sabato, Novembre 23, 2024
HomeNewsGerry Stimson: a che punto è la riduzione del danno da fumo?

Gerry Stimson: a che punto è la riduzione del danno da fumo?

Un’interessante intervista pubblicata sulla rivista FILTER ci riporta all’anno 1986, quando Margaret Thatcher era il primo ministro nel Regno Unito, e i ministri venivano informati su una significativa minaccia che gravava sulla salute pubblica: l’HIV.

Diversi gli scienziati e i medici che da allora, dedicano la propria carriera alle persone che fanno uso di eroina e altre sostanze stupefacenti. “Grazie alla mia esperienza, mi sono ritrovato a sviluppare e valutare l’approccio alla riduzione del danno, prima ancora che fosse conosciuto come tale nel Regno Unito. Il mio lavoro si è sempre concentrato sulle persone che si iniettavano droghe e rischiavano di contrarre l’infezione da HIV”, racconta Gerry Stimson, professore all’Imperial College di Londra e direttore della Fondazione britannica sanitaria Knowledge Action Chance.

Sin dal 1987, il Dipartimento di Salute Pubblica inglese sviluppa programmi sperimentali e lancia campagne di ricerca sull’HIV.

La premessa che guidava le campagne era che il rischio di infezione da HIV fosse maggiore dei rischi derivanti dall’uso di droghe. Oggi non si intende questo quando si parla di harm reduction? La risposta del Regno Unito all’HIV è stato un successo per la salute pubblica.

“Dopo più di 20 anni, fino alla fine degli anni 2000, mentre ancora si lavorava per la prevenzione dell’HIV e nella riduzione dei danni causati dalla droga, ho conosciuto persone che fumavano per la nicotina, ma morivano per il catrame”, aggiunge.

Fino a quando poi qualcuno non ha parlato dello svapo ed è stato subito chiaro che quest’innovazione potesse offrire una soluzione per la riduzione del danno da fumo, essendo le sigarette elettroniche prodotti più sicuri, che consentono un comportamento più sicuro.

A poco a poco, lo svapo ha iniziato a crescere in popolarità, nel Regno Unito e altrove. In seguito, anche insieme ai prodotti a tabacco riscaldato, si stava aprendo un fronte completamente nuovo nella riduzione del danno. Anche se ancora, molte delle grandi aziende produttrici di tabacco, si oppongono al vaping.

Un rapporto condotto nel Regno Unito per conto di Public Health England ha dimostrato che lo svapo sia per il 95% meno dannoso rispetto al fumo di sigarette convenzionali. E questo è sicuramente uno dei motivi fondamentali per cui stiamo assistendo al calo delle vendite di sigarette a cui non si era mai assistito prima.

“Da quando ho iniziato a lavorare in questo campo, concependo e sviluppando il progetto Global State of Tobacco Reduction, ci sono state drastiche diminuzioni nel Regno Unito grazie dell’uso delle sigarette elettroniche”, dichiara Stimson.

Nel frattempo, la Svezia ha il più basso livello di fumatori a causa della popolarità dello snus e il più basso livello di decessi correlati al tabacco. In Norvegia, il fumo è praticamente scomparso; tra le giovani donne, l’1% fuma mentre il 14% usa lo snus. Dal 2016, quando i prodotti del tabacco riscaldato (HTP) sono stati introdotti nel mercato giapponese, le vendite di sigarette sono crollate di un incredibile 33%.

Il lavoro svolto durante l’ultima presentazione, Burning Issues: The Global State of Tobacco Harm Reduction 2020, mostra che a livello globale 98 milioni di persone assumono nicotina da prodotti più sicuri invece che da tabacco combustibile. Di questi, 68 milioni sono vapers, 20 milioni sono utenti di HTP e 10 milioni sono consumatori di tabacco o snus.

I luoghi in cui questa rivoluzione è già in atto sono tutte nazioni ricche. Questo significa che quando hanno la possibilità di farlo, le persone smettono di fumare e passano a prodotti più sicuri. Le persone scelgono di migliorare la propria salute.

Questo potrebbe ritenersi un successo ma siamo ancora lontani dal definirlo veramente così. L’80% dei fumatori nel mondo vive in paesi a basso e medio reddito (LMIC), dove le misure di controllo del tabacco sono spesso attuate solo in modo insufficiente o parziale, i tassi di fumo sono alti o in fase di stallo, la crescita della popolazione aumenta il numero di fumatori e i sistemi sanitari non sono in grado di trattare efficacemente le malattie legate al fumo o di offrire sostegno ai fumatori per smettere. Anche i produttori di prodotti più sicuri non servono bene questi paesi, mantenendo fasce di prezzo che sono fuori dalla portata della maggioranza.

1,1 miliardi di persone fumano in tutto il mondo. Quel totale è rimasto invariato per due decenni. L’OMS prevede un miliardo di decessi correlati al fumo e le stime suggeriscono che attualmente ci sono solo nove consumatori di prodotti sicuri per ogni 100 fumatori.

L’OMS, come per la prevenzione dell’HIV, deciderà di integrare la riduzione del danno come una questione di salute pubblica e individuale? La riduzione del danno è una delle tre strategie chiave per il controllo del tabacco, ma nel 2005, quando è stato redatta, nessuno immaginava le scelte che sarebbero state offerte ai consumatori di nicotina, solo 15 anni dopo.

Molte persone, in passato, hanno fatto delle scelte per migliorare la propria salute e il proprio benessere. Oggi, dovrebbero continuare a scegliere bene perché è in questo che risiede tutta l’importanza della riduzione del danno. Sarebbe una svolta contro ogni malattia.

Ricordiamo che anche il CoEHAR ha di recente pubblicato un interessante paper che analizza alcune “verità” sull’Harm Reduction. Firmato da Renèe O’Leary con la collaborazione del prof. Riccardo Polosa, il documento in queste settimane è stato ripreso da autorità governative ed organi di stampa.

Martina Rapisarda ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne e la Laurea Magistrale in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo presso l’Università degli Studi di Catania. Ama il cinema, le serie tv e il teatro. Ha fatto parte dell’associazione culturale “Leggo”. Ha lavorato presso il Centro CInAP dell’Università degli Studi di Catania, curandone la comunicazione, i social media e l’organizzazione degli eventi in ambito universitario. L’interesse per la scrittura, e per i temi che riguardano la salute prima di tutto, l’ha portata a collaborare con Liaf dopo un percorso di successo che si è concluso con l’abbandono definitivo della sigaretta convenzionale. Il suo ruolo all’interno del team è quello di copywriter.

Ultimi articoli