In un momento così complesso per la comunità scientifica internazionale che è impegnata su più fronti a trovare cure e soluzioni per combattere la diffusione del COVID, Catania Conversation (CC) è il nuovo progetto del CoEHAR che mette insieme giornalisti, scienziati e opinion leader esperti nella riduzione del danno da fumo con l’obiettivo di condividere informazioni e dati scientifici sul controllo della pandemia e sulla diffusione del tabagismo nel mondo per trovare le strategie più efficaci per combatterlo.
Mentre la seconda ondata di infezione da Covid-19 colpisce il mondo e un nuovo lockdown è in vista, aumentano anche le tensioni psicologiche sulle persone. Cosa abbiamo imparato dalla pandemia da un punto di vista psicologico?
A rispondere a questa domanda per Ask the Expert di Catania Conversation (CC) è Pasquale Caponnetto, professore di Psicologia Clinica al DISFOR dell’Università di Catania e ricercatore del CoEHAR.
Prof. Caponnetto, quali sono state le conseguenze delle restrizioni causate dalla pandemia Covid-19 sulla popolazione e nello specifico sui fumatori?
I risultati di ricerche precedenti che ho condotto durante la primissima fase dell’epidemia Covid-19 hanno evidenziato alcune dinamiche significative. Abbiamo analizzato il comportamento del fumo e abbiamo notato che i fumatori non hanno modificato tanto il consumo, ma il modo in cui hanno acquistato i prodotti. Molti fumatori accumulavano scorte, come accadde con farina e amido e altri beni di prima necessità. Un meccanismo di protezione sulle cose a cui erano più attaccati, che ha evidenziato come i fumatori avessero paura di restare senza. Da un punto di vista psicologico, spiega la necessità di rimanere attaccati a qualcosa che ti dà una routine quotidiana e una ritualità nella vita. Nei momenti di eccessiva felicità o eccessiva infelicità, questo strumento protettivo può dare sollievo in caso di estremo isolamento. Era un meccanismo di attaccamento a qualcosa che consideri fondamentale. Il fumatore è molto attaccato alla sigaretta, questo è un fattore che non possiamo ignorare nel trattamento dei fumatori. La sigaretta rappresenta la normalità della vita quotidiana.
Secondo i risultati della sua ricerca, i consumatori di sigarette tradizionali hanno un maggiore interesse a smettere di fumare rispetto ai vapers. Pensa che le sigarette elettroniche o altri sostituti delle sigarette a combustione evitino conseguenze peggiori nei fumatori?
I risultati dello studio hanno evidenziato un diverso atteggiamento dei fumatori verso i prodotti a basso rischio e le alternative che possono facilitare la riduzione dei trattamenti fino alla cessazione totale. Da una parte abbiamo riscontrato questo comportamento di accumulo e dall’altra ci sono le persone che pensavano di smettere di fumare. I risultati migliori provengono dai fumatori di sigarette elettroniche in quanto ex fumatori che hanno già in parte domato la dipendenza dalle sigarette tradizionali.
Qual è la lezione che possiamo imparare da questa pandemia globale riguardo ai comportamenti umani e al fumo? Cosa può aiutare a migliorare le politiche dell’harm reduction?
Con il lockdown e la chiusura forzata, le persone hanno avuto il tempo di riflettere veramente su ciò che è cruciale nella vita sia dal punto di vista cognitivo che emotivo. Le persone adesso riescono ad apprezzare cose che normalmente davamo per scontate. Ciò che dobbiamo considerare nelle politiche dell’harm reduction da ora è che quando una situazione anormale è in corso, crea un cambiamento negli stili di vita. Che di conseguenza ha portato a comportamenti atipici. Alla fine, vedremo i risultati di questa situazione in effetti post-traumatici.
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