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Lockdown e distanziamento sociale

LOCKDOWN E DISTANZIAMENTO SOCIALE NON BASTANO: PER ARGINARE L’EPIDEMIA DA COVID-19 DOBBIAMO PUNTARE SULL’ASSISTENZA DOMICILIARE E COMUNITARIA

L’uso irrazionale dei Lockdown può causare effetti inattesi negativi a livello sociale, economico e sanitario. Essi da soli non sono una soluzione duratura al contenimento della pandemia, per via della possibilità di innescare un circolo vizioso di blocchi consecutivi. Una recente collaborazione internazionale tra ricercatori europei, inglesi, russi ed americani ha comparato gli effetti delle attuali politiche di contenimento del Coronavirus dimostrando che per avere effetti a lungo termine dobbiamo puntare sulla medicina del territorio e sull’assistenza domiciliare.

Link: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2214750020304431

Catania, 10 dicembre 2020Oltre 25 ricercatori, divisi in più di 15 differenti centri di ricerca e laboratori, hanno pubblicato uno studio che analizza i modelli di gestione dell’epidemia più diffusi: molti governi si sono focalizzati sulle misure di distanziamento e sulla riorganizzazione del sistema sanitario in funzione della pandemia. E sebbene gli interventi siano stati importanti ciò non ha impedito di dover ricorrere a misure estreme, quali i cicli di lockdown che hanno avuto effetti socio-sanitari ed economici devastanti.

LO STUDIO

All’inizio della pandemia, molti governi si sono focalizzati sul varare strategie che potessero contenere il rapido diffondersi del virus con le misure di distanziamento sociale ed il potenziamento del sistema sanitario ma l’elevata trasmissione virale ha richiesto misure più severe, concretizzatesi in una serie di lockdown con conseguenze così devastanti da non riuscire ancora a valutarne la reale portata.

Tali misure altamente restrittive hanno effetti nel breve periodo ma devono essere valutate come strategie per guadagnare tempo, riorganizzare il sistema sanitario e sviluppare piani a lungo termine di prevenzione nella popolazione. Nel lungo periodo, infatti, potrebbero comportare un aumento delle morti a causa del protrarsi della pandemia e un incremento della mortalità nelle fasce di età più elevate della popolazione.

Risultano compromessi anche i trattamenti delle altre patologie, con i pazienti spaventati di recarsi in strutture ad alto rischio di contagio: in Inghilterra, sono state saltate circa 1 milione di mammografie comportando oltre 8600 possibili casi di cancro al seno non identificati.

I RISULTATI

Quali sono dunque le strategie che potrebbero essere di aiuto per fronteggiare un’epidemia cosi difficile e virulenta?

  • Potenziare la sanità primaria e comunitaria: rivolgersi al medico di famiglia significa ottenere tassi di ospedalizzazione più bassi e maggiori garanzie di equità.
  • Rafforzare l’educazione e la prevenzione a livello comunitario tramite l’identificazione dei gruppi più vulnerabili.
  • Controllare a livello farmaceutico le comorbidità che giocano un ruolo nello sviluppo dell’infezione da coronavirus.
  • Pianificare le strategie più efficaci per ridurre le disparità sanitarie.

Accanto a tali soluzioni, si potrebbero garantire servizi più validi di assistenza domiciliare e telefonica, istituendo gruppi di personale sanitario che coadiuvino il lavoro svolto dal personale ospedaliero. Inoltre, i ricercatori suggeriscono di alleviare la pressione dell’analisi e della raccolta di test dagli ospedali, garantendo test rapidi per il personale medico, test di massa periodici per la popolazione e sistemi di distanziamento per i gruppi di popolazione più vulnerabili.

“Dobbiamo riuscire ad abbracciare un approccio più olistico, che riconosca il valore dell’assistenza primaria, comunitaria e domiciliare e permetta di arginare effetti devastanti a livello economico, sociale e sanitario” –commenta così il fondatore del CoEHAR, prof. Riccardo Polosa.

Appare ovvio che una pandemia di tale portata abbia messo a dura prova il sistema sanitario, le strutture e lo staff medico, a cui è stato richiesto un enorme sacrificio. Accanto alle misure già prese in considerazione, dobbiamo iniziare a valutare l’idea di allentare la pressione sul sistema ospedaliero per permettere alle strutture di gestire solo i casi più gravi. 

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