venerdì, Novembre 22, 2024
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Perché lo smoking da uomo ha il nome del vizio di fumare?

Il famosissimo smoking da uomo, l’abito da sera per eccellenza, ha a che fare con l’abitudine degli uomini di fumare?

Per rispondere a questa domanda, è necessario risalire alla nascita di quello che a tutti gli effetti, per design e usi comuni, può essere considerato lo smoking da uomo così come lo intendiamo oggi.

Il termine “smoking” viene da smoking jacket (“giacca da fumo”), una veste da camera che nell’Ottocento veniva rigorosamente indossata dagli uomini nelle stanze per soli fumatori, con lo scopo di preservare l’abito dall’odore del tabacco. In Inghilterra l’abito da sera non si chiama smoking ma ‘black tie’, e ‘tuxedo’ è invece il termine in uso in America dove fu indossato per la prima volta nel 1929, dall’industriale Griswold Lorillard al Tuxedo Club nel New Jersey, da qui infatti l’origine del nome.

La diffusione di questo capo d’abbigliamento è da collegarsi alla Guerra di Crimea e ai contatti con la popolazione turca, soprattutto per alcune loro abitudini, tra cui quella di accompagnare dopo il pasto un buon alcolico con una fumata di tabacco.

Gli uomini presero l’abitudine di indossare una giacca da fumo anche per evitare che il cattivo odore del tabacco arrivasse alle donne. Per galanteria e buona educazione.

Da sottolineare che in quegli anni non erano ancora noti gli effetti dannosi del fumo di sigaretta convenzionale, erano gli anni in cui anzi fumare significava essere attraente, di talento, elegante. Fu solo dopo molti decenni che le gravi conseguenze del fumo di sigaretta convenzionale vennero resi noti dalle organizzazioni di salute pubblica mondiali. E solo dopo anche le compagnia cinematografiche furono costrette a rivedere le loro politiche ed i loro prodotti. Ma di quel tempo ignaro delle conseguenze, ci resta almeno l’abito da uomo più famoso al mondo. Fu così, infatti, che lo smoking, sin dalle sue prime manifestazioni per i membri che componevano l’alta nobiltà, diventò l’abito per eccellenza della mondanità e dell’eleganza, ancora oggi molto gettonato.

Martina Rapisarda ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne e la Laurea Magistrale in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo presso l’Università degli Studi di Catania. Ama il cinema, le serie tv e il teatro. Ha fatto parte dell’associazione culturale “Leggo”. Ha lavorato presso il Centro CInAP dell’Università degli Studi di Catania, curandone la comunicazione, i social media e l’organizzazione degli eventi in ambito universitario. L’interesse per la scrittura, e per i temi che riguardano la salute prima di tutto, l’ha portata a collaborare con Liaf dopo un percorso di successo che si è concluso con l’abbandono definitivo della sigaretta convenzionale. Il suo ruolo all’interno del team è quello di copywriter.

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