Ogni due anni, la Conferenza delle Parti (COP) si riunisce per modificare le linee guida della Framework Convention on Tobacco Control, un vero e proprio insieme di norme e suggerimenti per mitigare la diffusione del fumo e tentare di porre un freno al numero di morti per patologie fumo correlate.
Il COP9 previsto in Olanda è stato rimandato a Novembre e, sebbene non sia chiaro in che modo sarà organizzato per via delle restrizioni previste dalla pandemia, si sa che l’apertura o meno della Convenzione alle strategie di riduzione del danno influenzerà le decisioni in materia di regolamentazione a livello globale.
Per questo motivo la IEVA, la Independent European Vape Alliance, ha promosso lo scorso 30 Marzo un webinar che ha avuto come speakers tre esperti di politiche pubbliche internazionale sull’Harm Reduction. “Quali sfide attendono il mondo del vaping nei prossimi mesi?” – si sono chiesti.
A partecipare all’incontro, Harry Shapiro, autore del Global State of Tobacco Control, Atakan Befrits, membro di INNCO e Peter Beckett, esperto europeo di politiche di harm reduction.
“Il vaping viene accomunato al fumo tradizionale, con la conseguenza che i fumatori che decidono di smettere sono dubbiosi se approcciarsi o meno ai dispositivi a rischio ridotto, preoccupati dei possibili risvolti per la loro salute” – questo l’assunto di lancio del meeting.
Ad aggravare la situazione, in questi mesi, è stata la circolazione di notizie e studi relative alla diffusione della pandemia che citano tra i fattori di rischio di contrarre il Covid-19 anche il fumo ed il vaping. Notizie, però, basate – come spesso spiegato dai ricercatori del CoEHAR – su studi fatti senza seguire standard basilari di riferimento e che hanno avuto come esito negativo quello di dissuadere molti tabagismi dal passare a soluzioni meno dannose rispetto al fumo di sigarette convenzionali.
“Il COP9 invita tutte le parti a considerare l’applicazione di misure normative come quelle a cui si fa riferimento nella Framework Convention on Tabacco Control per proibire o limitare l’uso dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina” – ha dichiarato Peter Beckett durante l’incontro promosso da IEVA.
Come sottolineato da Harry Shapiro durante il suo intervento, si assiste al fallimento della strategia di controllo della convenzione dell’OMS: “Nel mondo, 8 milioni di persone muoiono per patologie fumo correlate: più che per l’HIV, la tubercolosi e la malaria combinate“.
“L’OMS ammette che il 70% dei fumatori nel mondo non ha accesso ai servizi, e i tassi di fallimento delle terapie sostitutive a base di nicotina e dei farmaci rimane alto. Questo perché approvare le leggi è economico, aiutare concretamente le persone lo è meno“, ha aggiunto Shapiro.
Un altro argomento trattato è stata la “guerra ai consumatori di nicotina da parte delle autorità“, negata ripetutamente in nome dei diritti dei consumatori. È un dato di fatto: “Durante i processi decisionali e legislativi i diritti dei consumatori e dunque i consumatori stessi sono poco rappresentati. Come INNCO, abbiamo il diritto di discutere il futuro dei consumatori e di partecipare ai processi decisionali”, ha dichiarato Atakan Befrits.
Il messaggio di cui si fa portavoce la IEVA è chiaro: il futuro della cessazione passa attraverso l’adozione di strategie alternative che possano fornire un aiuto concreto a tutti quei fumatori che non riescono o non vogliono smettere di fumare da soli.
Giornalista praticante, collabora con LIAF, dove scrive di salute e attualità. Appassionata di sport, con un passato da atleta agonista di sci alpino, si diletta nell'indagare le nuove frontiere della comunicazione e della tecnologia, attenta alla contaminazione con generi e linguaggi diversi.