sabato, Novembre 23, 2024
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UNICEF e LIAF: milioni di bambini a rischio nelle piantagioni di tabacco

Fumare una sigaretta regala una piacevole, ma effimera, sensazione di piacere. Quando fumi di certo non pensi a come quel prodotto è stato creato. Ma dietro ad un pacchetto di sigarette convenzionali esiste un’industria che mette a rischio le categorie più vulnerabili, anche i minori.

L’articolo 32 della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza recita: “Gli stati parte riconoscono il diritto di ciascun bambino, bambina, ragazzo e ragazza ad essere protetto contro lo sfruttamento economico e non essere costretto ad alcun lavoro che rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo…

Indonesia, Malawi, Zimbabwe, Filippine sono Paesi in cui crescere significa iniziare a lavorare sin da piccoli per collaborare al mantenimento economico della famiglia. Nel mondo, sono 152 i milioni di bambini vittime di sfruttamento, di cui circa 73 milioni sono costretti a lavori pericolosi e dannosi per lo sviluppo e la salute. Una piaga, quella del lavoro minorile, che affonda le sue radici nella necessità, nella fame e nel bisogno: domanda e offerta, in una logica dura da spezzare.

Spesso si tratta di lavori massacranti, in alcuni settori più di altri. E tra questi, ad esempio, i lavori svolti nelle piantagioni di tabacco da migliaia di ragazzini, e il cui ricavato alimenta un’industria da miliardi di dollari l’anno.

Qualche anno fa, Human Rights Watch denunciava l’impiego di lavoratori adolescenti nelle piantagioni di tabacco in USA (North Carolina, Tennesse, Virginia e Kentucky). Ragazzi di 16 e 17 anni che venivano assunti senza sapere quale fosse il prezzo che pagavano in termini di salute. 

Ma spostiamoci verso aree più lontane da noi, come l’Indonesia. In una intervista pubblicata sempre da Human Rights Watch a parlare è Ayu, una ragazzina di 13 anni. Ora, l’Indonesia è uno stato con una regolamentazione tra le più importanti per quanto riguarda il lavoro minorile nel sud-est asiatico. Sappiamo che la logica stringete della domanda e dell’offerta purtroppo sfugge alle maglie legali nelle aree più lontane e rurali, dove la fame e il bisogno sono una realtà quotidiana. Ma le condizioni di lavoro che Ayu racconta testimoniamo una vita dove la necessità rende prigionieri ragazzi che molto spesso abbandonano lo studio per aiutare le proprie famiglie. 

Paesi lontani tra loro, alcuni più sviluppati altri meno. Ma ciò che colpisce è un fattore comune: tutte le storie, da quella americane a quelle indonesiane o brasiliane, parlano di sofferenza e dolore. 

I ragazzi costretti a lavorare nelle piantagioni, senza dispositvi di sicurezza adeguati, sperimentano nausea, vomito, vertigini. Senza parlare dello stato di intossicazione prodotto da pesticidi e agenti chimici utilizzati per massimizzare la produzione.

L’esposizione a sostanze tossiche ha sia effetti immediati sul corpo, che risvolti più subdoli sullo sviluppo fisico e cognitivo di questi ragazzi. A ciò, si somma la stanchezza e il pericolo di lavorare ore ed ore in condizioni di umidità e caldo insopportabili.

E se questo era lo scenario qualche anno fa, la situazione attuale potrebbe essere peggiorata: secondo un report di UNICEF e ILO, la pandemia e la conseguente estrema povertà potrebbero aver aumentato i numeri riguardanti lo sfruttamento minorile.

Ma come possiamo tutelare i bambini e i ragazzi che crescono in contesti simili? E come possiamo proteggerli se cresciuti in contesti a rischio dipendenza?

Abbiamo intervistato la Presidente Nazionale UNICEF Italia, Carmela Pace, prima donna a ricoprire questa carica nella storia dell’organizzazione in Italia.

1) Quali dati esistono in merito allo sfruttamento del lavoro minorile in Italia e negli altri paesi del Mondo?

A livello globale, 152 milioni di bambini – 64 milioni di bambine e 88 milioni di bambini – sono coinvolti nel lavoro minorile, vale a dire 1 su 10; questa proporzione aumenta nei paesi più poveri del mondo, dove poco più di 1 bambino su 4 è coinvolto nel lavoro minorile. Secondo un recente studio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e dell’UNICEF, a causa della pandemia da COVID-19 milioni di bambini in più rischiano di essere spinti verso il lavoro minorile.

Per quanto riguarda l’Italia non ci sono dati aggiornati su questo fenomeno e sarebbe necessario avviare un’indagine a livello nazionale per inquadrare il fenomeno nel nostro paese. 

Come UNICEF Italia riteniamo opportuno ricordare che quando un bambino viene sfruttato perde l’istruzione, le famiglie, talvolta anche la vita. Il lavoro minorile interferisce con l’istruzione ed è pericoloso per lo sviluppo fisico, mentale, sociale e/o morale di un bambino. Sono ancora troppi i bambini privati della loro infanzia, vittime, loro malgrado, di una realtà spietata che li costringe a diventare improvvisamente adulti e li espone a pericoli inimmaginabili. 

2) Qual è la politica di UNICEF nel tutelare i bambini che provengo da situazioni famigliari a rischio (come per esempio contesti di dipendenza)?

I bambini sono bambini sempre a prescindere da dove provengano o si trovano e i loro diritti devono essere rispettati. I bambini dovrebbero vivere e crescere in contesti sicuri dove poter essere ascoltati, compresi e guidati al fine di sviluppare il proprio potenziale e diventare degli adulti consapevoli. 

Ciò che non dovrebbe mai succedere è che un bambino che vive in un contesto a rischio venga dimenticato, lasciato indietro. L’UNICEF lavora con le Istituzioni, le comunità, i governi in tutto il mondo affinchè nessun bambino venga lasciato solo, sia protetto e siano rispettati i suoi diritti. 

3) UNICEF ha mai attivato delle collaborazioni con organizzazioni internazionali che si occupano di controllo del tabacco?

Nelle sue partnership e collaborazioni l’UNICEF ha degli standard di selezione molto elevati, orientati al rispetto dei diritti dei bambini e dell’ambiente. Sulle aziende operanti nel settore del tabacco, l’UNICEF ha delle linee guida molto rigorose che escludono la possibilità di collaborazioni. 

La Convenzione dei diritti dell’infanzia sottolinea il diritto del bambino a godere del “più alto standard di salute raggiungibile” e include obblighi dettagliati per gli Stati, molti dei quali sono rilevanti per proteggere i bambini dagli effetti nocivi del tabacco.

4) Quale messaggio positivo la vostra Presidente vuole lanciare per promuovere la tutela e la salvaguardia dei bambini che crescono negli ambienti a rischio? 

Ci sono milioni di bambini che vivono in condizioni di forte insicurezza e a rischio in Siria, in Yemen, in Repubblica Democratica del Cogno, solo per fare alcuni esempi. I bambini sono quelli che spesso pagano il prezzo più alto di scelte che non hanno fatto, di violenze a cui non dovrebbero essere esposti o guerre che non hanno mai voluto. È nostro dovere essere presenti e vigili e assicurare ad ogni bambino la giusta opportunità di vita. Noi dell’UNICEF operiamo in oltre 190 paesi e territori in tutto il mondo. L’obiettivo della nostra organizzazione è di raggiungere fino all’ultimo bambino e non lasciare indietro nessuno. 

chiara nobis

Giornalista praticante, collabora con LIAF, dove scrive di salute e attualità. Appassionata di sport, con un passato da atleta agonista di sci alpino, si diletta nell'indagare le nuove frontiere della comunicazione e della tecnologia, attenta alla contaminazione con generi e linguaggi diversi.

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