ECCA, DADAFO, ACVODA, NDS, WVO, sono solo alcune delle associazioni di svapatori che da tutta Europa, insieme alla LIAF, agli esperti in tabagismo e salute pubblica, alle associazioni di imprese del settore e-cig, hanno sottoscritto una lettera indirizzata al Mediatore Europeo – in UE conosciuto come Ombudsman – per denunciare un caso di abuso nella gestione della revisione della Direttiva sui Prodotti del Tabacco (TPD), con particolare riferimento all’Articolo 18 sulle sigarette elettroniche.
L’organo sotto accusa è la Commissione Europea, ritenuta colpevole di aver condotto in maniera faziosa, e contro ogni requisito di legge previsto dai Trattati Europei, il processo legislativo che ha portato alla proposta di un nuovo emendamento della TPD, in completa divergenza con la proposta votata l’8 ottobre 2013.
La lettera denuncia un sotterfugio adottato dalla Commissione Europea per bypassare gli articolati passaggi del processo legislativo previsto dall’UE per l’adozione di una Direttiva Europea. Facendo passare il nuovo testo prodotto dalla Commissione Europea come una proposta di modifica della già esistente Direttiva TPD, si evitano, infatti, ben quattro passaggi: una nuova consultazione con le parti interessate (svapatori, imprese, esperti); una nuova giustificazione basata su prove scientifiche; la valutazione d’impatto secondo i principi di sussidiarietà e proporzionalità; la valutazione e il voto da parte dei governi nazionali degli Stati Membri.
Tali passaggi, obbligatori quando si presenta la proposta di una nuova Direttiva, sono stati del tutto elusi dalla Commissione Europea, che ha pensato bene di imporre come piccola modifica un testo ben cinque volte più lungo del primo emendamento, e talmente diverso come impianto e ideologia da essere a tutti gli effetti una nuova proposta di legge.
Per i contenuti della nuova proposta, leggere qui:
Si riaccende in UE la battaglia per il futuro delle sigarette elettroniche
È un grave abuso procedurale quello denunciato dai numerosi firmatari della lettera, per di più condotto a porte chiuse in una negoziazione a tre – il cosiddetto “trialogo” tra Commissione, Parlamento e Consiglio europei – che non ha mai chiesto il parere fondamentale dei consumatori, vero perno di tutta la questione. Se lo scopo dell’Articolo 18 della TPD è salvaguardare gli utilizzatori di e-cig, i primi soggetti a dover essere interpellati sono proprio loro. Altrimenti sarebbe come fare un intervento chirurgico senza il paziente, o – per restare in casa – come avviare un percorso antifumo senza il fumatore.
L’Ombudsman è un organo indipendente e imparziale che chiede conto all’amministrazione dell’UE e conduce indagini su casi di cattiva amministrazione nell’azione di istituzioni, organi, uffici e agenzie dell’Unione europea. Quello che si chiede all’Ombudsman in questa lettera di denuncia non è di giudicare le misure che si intendono prendere all’interno della TPD riguardo alle sigarette elettroniche, né di dare un giudizio sui milioni di svapatori e imprese di e-cig che perderanno un’opportunità di salute o di lavoro per una normativa ingiustificata.
Quello che si chiede all’Ombudsman è di:
1. indagare sulla cattiva amministrazione di un processo legislativo che dovrebbe essere condotto a porte aperte, tenendo in considerazione le esperienze dei consumatori, gli interessi delle aziende e le evidenze scientifiche degli esperti
2. richiedere alla Commissione Europea di sottoporre il nuovo emendamento alla normale prassi prevista per la proposta di nuove leggi
3. vigilare sul rispetto, da parte degli organi di governo europei, dei principi e delle procedure previste dai Trattati, di cui la Commissione Europea dovrebbe essere garante.
Peccato che in Italia non esista una figura come quella dell’Ombudsman cui rivolgersi per l’abuso procedurale, da parte del nostro governo, che ha visto come protagonista la e-cig. In Italia, non solo non sono mai stati consultati gli esperti del mondo della scienza e della medicina, ma addirittura si fuorviano, quando non si ignorano, i dati scientifici provenienti dagli studi fatti sul territorio nazionale. Non solo non si tengono in considerazione le esperienze positive di migliaia di consumatori, si pensa persino di penalizzarli imponendo un’imposta sul consumo che farà lievitare il prezzo del prodotto del 58% e, di conseguenza, fallire centinaia di negozi e produttori di e-cig, oltre che indurre gli svapatori a riprendere a fumare.
I deputati italiani sono stati il perfetto esempio dell’anti-democrazia più schizofrenica quando sono passati, nel giro di pochissimi mesi, da un divieto a una tassa, dall’abolizione del divieto al ripensamento della stessa.
“In Italia non avremmo un Ufficio garante del cittadino, ma abbiamo un uomo cui rivolgerci – interviene il Presidente della LIAF, dott. Sebastiano Antonio Pacino – Ci impegniamo fin da ora a inviare una lettera di protesta al Presidente della Repubblica, entro pochissimi giorni, per la mala gestione della questione e-cig da parte del nostro Parlamento”.
Per consultare il testo della lettera originale inviata al Mediatore Europeo, cliccare qui: