Che un cambio di rotta fosse già nell’aria si era intuito fin dalle prime dichiarazioni del neo-presidente Joe Biden. Adesso, però, è realtà. Per la prima volta nella storia del Paese il Congresso statunitense ha stanziato fondi specifici per programmi di Harm Reduction tesi alla protezione dei tossicodipendenti. Un risultato storico accelerato dalla pandemia, che negli Stati Uniti ha visto un aumento esponenziale dei casi di morte per overdose.
Programmi di assistenza ai tossicodipendenti sono da sempre sotto attacco da differenti fronti interni alla società americana, e hanno limitato negli ultimi decenni qualsiasi tentativo di implementazioni di tali politiche.
Il Presidente statunitense Joe Biden è stato il primo inquilino della Casa Bianca ad aver fatto delle politiche di riduzione del danno una priorità sul fronte delle droghe e tossicodipendenze.
L’American Rescue Act include 30 milioni di dollari specificatamente per la Riduzione del Danno e sebbene sia una somma limitata di denaro, racchiude un significato altamente simbolico per il futuro. Ma soprattutto è un cambio di mentalità che modifica le basi su cui fino ad ora si è affrontato il problema.
Da un approccio repressivo si passa ad uno di supporto: chi fa uso di droghe non viene criminalizzato a priori ma aiutato e supportato per un percorso di riabilitazione.
Una linea di pensiero che si rispecchia in maniera più ampia per tutta una serie di dipendenze tra cui quella dalla nicotina e, in particolare, per i tabagisti affetti da disturbi mentali.
Un contesto nella quale si inserisce il progetto Genesis, coordinato dal prof. Pasquale Caponnetto dell’Università degli Studi di Catania, che cercherà di aiutare i fumatori affetti da schizofrenia a smettere di fumare dando loro supporto con alternative meno dannose rispetto alla sigaretta convenzionale.
Le sigarette elettroniche negli ultimi anni hanno continuato ad aumentare in popolarità e consenso tra tutti quei fumatori che cercano alternative più sicure alla sigaretta tradizionale.
Mentre la sicurezza di questi dispositivi è migliorata notevolmente dalla loro introduzione sul mercato più di 10 anni fa, anche il numero di studi che esaminano l’efficacia di questi prodotti come alternative meno dannose alla sigaretta convenzionale è corposo.
In differenti studi, il prof. Pasquale Caponnetto ha evidenziato come le persone affette da schizofrenia sono maggiormente dipendenti dall’assunzione di nicotina e dall’abitudine al fumo (arrivano a fumare fino a 60 sigarette al giorno) e riscontrano conseguenze molto più gravi.
Nonostante la difficoltà ad inquadrare le motivazioni sottointese alla maggiore incidenza, Caponnetto ha più volte evidenziato come il passaggio a strumenti alternativi, come le sigarette elettroniche, rappresenti per questi pazienti una soluzione meno dannosa per ridurre i danni fumo correlati e per migliorare la loro qualità di vita.
I progressi nella riduzione della prevalenza del fumo nelle persone con diagnosi di salute mentale sono state negli anni molto più lenti rispetto a quelle della popolazione generale.
In primo luogo, perché nelle persone con schizofrenia le conseguenze psicosociali derivanti dalla cessazione del fumo sono molto più accentuate, sfociando in una recidività maggiore. Ma anche e soprattutto perché le strategie di sanità pubblica tese a limitare l’incidenza del fumo tra la popolazione non sono altrettanto efficaci tra le persone con disturbi mentali.
La decisione del Presidente Joe Biden, seppur simbolica, apre nuovi scenari a livello internazionale che possono apportare benefici non solo a chi soffre di dipendenze da droghe, ma anche per i centinaia di milioni di fumatori in tutto il mondo che cercano di smettere di fumare non trovando adeguate politiche di supporto.
Antonino D'Orto, giornalista, laurea in Comunicazione e Relazioni internazionali è impegnato da anni nella comunicazione istituzionale ed Ufficio Stampa. Per LIAF Magazine si occupa di Esteri, Riduzione del Danno da Fumo, geopolitica sanitaria.