Il ministro delle finanze israeliano Avigdor Lieberman ha recentemente annunciato quello che si profila ad oggi il più grande balzello fiscale per i prodotti da svapo a livello mondiale. Il nuovo schema è impostato infatti con il fine di tassare i prodotti da svapo nella stessa misura delle sigarette convenzionali. Sorprendentemente però, non è stato preso in considerazione alcun aumento delle tasse per le sigarette combustibili.
Il nuovo disegno di legge fisserà una tassa all’ingrosso del 270% per gli e-liquids, che faranno balzare il prezzo ad 11,39 nuovi shekel israeliani (3,27 euro) per millilitro con una tassa minima di 21,81 NIS (6,27 euro). I dispositivi elettronici saranno invece soggetti ad un incremento del 360% della tassa di acquisto del prezzo comune all’ingrosso, che in ogni caso non sarà inferiore a 32,72 NIS (9,31 Euro) per unità.
La decisione segue la dichiarazione congiunta tra Ministero delle Finanze, Agenzia delle Entrate e Ministero della Salute che sottolinea come la tassazione “mira a ridurre il consumo di sigarette elettroniche, che provocano un aumento del rischio di malattie cardiache e respiratorie”.
Un ulteriore comunicato stampa da parte del ministro delle Finanze ha affermato che “la decisione è importante per ridurre il rischio esistente delle sigarette elettroniche. In Israele, circa 8.000 donne e uomini muoiono ogni anno a causa del fumo di prodotti del tabacco, di cui circa ottocento a causa del fumo passivo”.
Tuttavia, mentre le autorità israeliane hanno giustificato la tassa come uno sforzo aggiuntivo per frenare il crescente numero di fumatori e svapatori, molti esperti internazionali sostengono che avrà l’effetto opposto.
“Insistere sul fatto che i rischi cardiovascolari e respiratori delle sigarette elettroniche siano simili alle sigarette convenzionali non ha senso. Indica una totale ignoranza rispetto alla questione. Tali affermazioni sono in disaccordo con ciò che abbiamo appreso negli ultimi 50 anni sulla composizione chimica del fumo di tabacco e sulle cause alla base delle malattie legate al fumo. Oltretutto, ignorano anche la vasta letteratura scientifica che afferma come le sigarette elettroniche siano fino al 95% più sicure”, ha sottolineato il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del Centro di Eccellenza per l’Accelerazione della Riduzione del Danno (CoEHAR) dell’Università degli Studi di Catania.
“Israele continua nell’implementazione dell’approccio standard delle politiche di controllo del tabacco dettate dall’OMS. Le stesse che hanno contribuito troppo poco alla lotta contro il fumo. Questo nuovo schema di tassazione limiterà solo l’accesso dei consumatori a prodotti a base di nicotina più sicuri, attenuando così qualsiasi prospettiva di un ulteriore calo dei fumatori in quel paese.”
“Sondaggi e anni di esperienza accanto ai pazienti mostrano come la maggior parte dei fumatori sia disposta a smettere e, per questo, tentano numerose volte di farlo. Tuttavia, come chiaramente mostrato in Israele, gli attuali approcci convenzionali di cessazione si aspettano che i fumatori si astengano completamente dal tabacco e dalla nicotina invece di offrire prodotti meno dannosi,” ha affermato Polosa.
Il disegno di legge arriva dopo la decisione dello scorso anno da parte delle autorità israeliane di vietare le sigarette elettroniche nei luoghi pubblici.
Secondo un rapporto del ministero della Salute, il numero dei fumatori nel Paese è stimato in un milione e duecentomila, con un tasso del 22,5% tra i 21enni e più.
Antonino D'Orto, giornalista, laurea in Comunicazione e Relazioni internazionali è impegnato da anni nella comunicazione istituzionale ed Ufficio Stampa. Per LIAF Magazine si occupa di Esteri, Riduzione del Danno da Fumo, geopolitica sanitaria.