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Li Volti: “Il 90% dei fumatori passerebbe al vaping se fosse correttamente informato”

In un’intervista apparsa sull’Ashtray Blog, e di cui riportiamo la versione integrale, il prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR, spiega al giornalista James Dunworth i risultati ottenuti grazie al progetto Replica, che ha dimostrato che le sigarette elettroniche sono molto meno tossiche rispetto alle sigarette tradizionali

Intervista originale

Il progetto Replica è uno dei principali progetti di ricerca portati avanti dal centro di ricerca catanese, creato con lo scopo di riprodurre alcuni tra gli studi più importanti nel settore delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato, replicando in maniera indipendente noti studi internazionali in cinque laboratori diversi nel mondo.

Il prof. Li Volti ha voluto spiegare gli ultimi traguardi raggiunti dal progetto, dati accessibili da scienziati e giornalisti in tutto il mondo, sottolineando quanto ancora la disinformazione sia imperante nel settore.

“Il 90% dei fumatori attuali passerebbe a prodotti meno dannosi se credesse che siano sicuri e se fosse correttamente informato. Ogni giorno leggiamo delle morti da Covid sui giornali, ma vorrei ricordare che ogni anno nel mondo muoiono 5 milioni di persone per i prodotti del tabacco”

Giovanni LI Volti

Un altro problema, secondo il Direttore del CoEHAR, è che molti ricercatori e medici, pur di evitare di essere associati all’industria del fumo qualora sostenessero il vaping, consigliano ai fumatori semplicemente di smettere. Ma solo il 15% dei fumatori è in grado di farlo

Prof. Giovanni Li Volti, mi può parlare del progetto Replica?

Come suggerisce il nome, il progetto Replica mira a replicare alcuni tra i più importanti studi che paragonano i dati sulle sigarette convenzionali a quelli sui dispositivi elettronici. Molti di questi studi sono stati compiuti dall’industria del tabacco.

Leggendo questi lavori, le persone hanno avuto il timore che ci potesse essere alla base un conflitto di interessi. Noi abbiamo dunque voluto riprodurre tali studi e vedere che risultati si potevano ottenere, rimuovendo il possibile conflitto di interesse alla base.

Gli esperimenti sono stati condotti seguendo il modello di un “ring study”, ovvero coinvolgendo 5 differenti laboratori in tutto il mondo: la Temple University (USA), la University of Patras (Grecia), la University of Kragujevac (Serbia), la University of Sultan Qaboos in Oman e l’Università di Kazan Rush (Indonesia).

Per rimuovere qualsiasi pericolo di parzialità ed errore usando il protocollo sbagliato, abbiamo coinvolto 5 differenti laboratori. La parte più difficile di questo lavoro è stata armonizzare la ricerca in cinque paesi diversi, con tutti i problemi legati alla pandemia e alla strumentazione e ovviamente alla coordinazione di un gruppo geograficamente così distante.

Se parlassi a uno svapatore, o a un fumatore che sta prendendo in considerazione l’idea dello switch, quali gli diresti essere i risultati più importanti di questo studio?

I risultati più importanti li ritroviamo nella differenze evidenziate quando si comparano le sigarette tradizionali ai prodotti a tabacco riscaldato o alle sigarette elettroniche. Innanzitutto, bisogna effettuare una comparazione considerando la stessa quantità di nicotina, che è qualcosa che non sempre scienziati e giornalisti considerano. Devi essere sicuro di usare gli stessi dispositivi.

Bisogna anche assicurarsi che il sistema si clinicamente rilevante. Significa esporre le cellule epiteliali al vapore, in quanto sono queste che sono direttamente esposte ai componenti tossici inalati.

Inoltre, in alcuni studi si espongono le cellule a circa 500 svapate, ma questo non può essere clinicamente rilevante. Ovviamente otterrò dati di tossicità facendolo, ma questa non è l’esperienza reale degli svapatori.

Se infatti consideriamo che tu sei uno svapatore, quanto svapate fai? Quante ne fai adesso, al seocndo: ovviamente non ne fai 500?

Dunque sarà necessario usare un metodo standardizzato di esporre le cellule al vapore in maniera analoga alla tua esperienza reale. Questa è la prima cosa da vedere in uno studio ed è quello che abbiamo fatto negli studi replicati.

Dopo essere sicuri di parlare di dati staticamente rilevanti, siamo passati a comparare tra loro due o tre dispositivi. Posso affermare che le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato sono il 90% più sicuri delle sigarette tradizionali. Io non fumo, ma se fumassi non avrei esitazione a cambiare passando a questi dispositivi.

Come si confrontano questi dati con le stime di Public Health England (ecig 95% più sicure delle sigarette convenzionali)?

Questa è una domanda interessante. È come quando vuoi misurare lunghezza del tavolo della cucina perché tua moglie decide che è ora di cambiarlo.

Abbiamo tutti sperimentato problemi simili, in altri campi e settori della vita. Ci sono diverse modalità per misurare lo spazio a disposizione. 

Si potrebbe usare un comune metro. Oppure usare un laser, o le mani, sapendo che sono all’incirca lunghe 20 cm.

È la stessa cosa quando misuriamo la tossicità. Non c’è un metodo standardizzato o uno migliore di altri, dunque il metodo migliore è usare tecniche differenti con principi base differenti in modo tale da poter replicare la possibile tossicità. Noi abbiamo deciso di replicare gli studi utilizzando un metodo chiamato “neutral red uptake”.

Si tratta di un metodo standardizzato usato dall’industria e consigliato sia dal FDA sia dalla Commissione Europea per fornire un profilo di tossicità.

Possono però sussistere eventuali parzialità, come in tutti i protocolli, così abbiamo aggiunto altri tre metodi, ognuno con una modalità diversa di rilevazione della tossicità. Uno è privo di etichette, e dunque misuriamo solo l’impedenza elettrica alla sorgente. Se le cellule si staccano significa che stanno morendo. Se l’elettricità che passa attraverso le cellule decresce possiamo misurarla. Abbiamo così una curva temporale della tossicità dopo l’esposizione al dispositivo o alla sigaretta elettronica.

Quindi utilizziamo l’analisi citofluorimetrica che misura cellula per cellula. Abbiamo un nome per ciascuna delle celle e posso dirti se ciascuna cellula è viva, se morirà in pochi istanti o se è completamente morta. Tutte queste tecniche hanno dato gli stessi risultati.

Non voglio essere troppo tecnico, ma penso che il messaggio più importante qui sia che tecniche differenti hanno dato gli stessi risultati, anche se con alcune differenze scientifiche. Ma il messaggio finale non cambia, e possiamo confermare che le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato sono molto meno tossici delle sigarette tradizionali

Dunque non pensa che la stima “95% più sicure del fumo tradizionale” di Public Health England sia un’esagerazione?

No, il 5% non fa una grossa differenza. Dipende dal metodo che utilizzi per misurarla. 

Per esempio, l’analisi citofluorimetrica è un metodo molto sensibile. Potresti arrivare al 95% se usassi il “neutral red”, che è un ottimo metodo per attestare la tossicità, ma è meno sensibile.

Ho cercato di dare un’indicazione media sulle differenti tecniche, ma quando leggi numeri del genere devi sempre fare riferimento ai metodi usati. Ma penso che il messaggio sia chiaro. Questi dispostivi sono meno tossici delle sigarette.

Nel comunicato stampa si legge che circa l’80% della tossicità del fumo di sigaretta proviene da elementi non nicotinici, duque ciò mi suggerisce che il rimanente 20% provenga invece da elementi nicotinici corretto?

La differenza sta nella temperatura. La temperatura è molto più alta nelle sigarette tradizionali e ciò comporta la produzione di molti più composti tossici, inclusi quelli nicotinici.

Ovviamente la nicotina non è priva di rischi. Ci sono indicazioni che la nicotina potrebbe essere causa di un relativa tossicità. Ecco perché non consideriamo il vaping o i prodotti a tabacco riscaldato risk free. Ma sicuramente sono molto, molto meno tossici del fumo di sigaretta.

In generale, la scelta migliore rimane sempre quella di non utilizzare nessuno di questi dispositivi, ma se non ci si riesce, l’alternativa migliore rimane sempre quella di passare al vaping o ad altri dispositivi elettronici. Inoltre vorrei ricordare ai miei colleghi che le persone non muoiono per la nicotina: tanti muoiono e si ammalano per una eccessiva cautela.

Non smetti di fumare a causa delle nicotina, perché ti piace, perché la nicotina ti da soddisfazione. Questo non crea così tanto danno. Il problema sono i componenti combustibili. Ma se parliamo di vaping, abbiamo circa 400 componenti tossici in meno. Se vogliamo essere più specifici, possiamo parlare di radicali liberi, nitrati e carbonili. Valutando questi 400 composti tossici, si nota che sono estremamente ridotti nelle ecig e questi sono quelli ritenuti che vengono ritenuti responsabili della tossicità del fumo convenzionale.

Il 90% dei fumatori passerebbe al vaping se lo credesse essere sicuro e se fosse correttamente informati. Leggiamo di morti da covid ogni giorno nei giornali, ma dobbiamo ricordarci anche che ogni anno muoiono 5 milioni di persone a causa dei prodotti del tabacco.

Il problema è che quasi ogni giorno leggiamo storie negative sui media. Ieri il problema era che il vaping danneggiava la vista, il mese scorso era causa invece di disfunzione erettile.

Questo è il problema. Molti fumatori cambierebbero se fossero davvero informati. Purtroppo i giornalisti non indagano correttamente. E non solo i giornalisti, ma anche gli scienziati. E nel frattempo, molti medici non consigliano il vaping.

Se sei obeso, il dottore ti dice di seguire una dieta. Se hai la glicemia alta a causa del diabete, il dottore ti prescrive l’insulina. Se sei dipendente dall’eroina, ti potrebbero dare il metadone, passando a un prodotto meno dannoso. Ma se fumi, ti dicono semplicemente di smettere, come se fosse facile. Ma non lo è.

Molti miei colleghi non lo fanno forse perché temono di essere accusati di ricevere denaro dall’industria del tabacco. O forse non lo fanno perché non ci credono o perché non sono correttamente informati sulla relativa sicurezza dei prodotti alternativi. Sicuramente questi prodotti non sono sicuri al 100%, ma sono molto molto più sicuri delle sigarette.

Dovrebbero comparare l’harm reduction alla guida. Perché metti la cintura quando lo fai? Ci sono comunque dei rischi, ma in caso d’incidente ci sono meno probabilità di un danno elevato.

E qui il principio è lo stesso. Svapi o usi prodotti a tabacco riscaldato perché puoi ridurre il rischio, così come indossi un casco quando vai in bicicletta, metti la cintura in macchina o usi il preservativo quando sei a letto con un partner che non conosci.

State sviluppando standard di ricerca che potranno essere usati per studi tossicologici futuri, e presumo che questo sia dovuto alla variabilità che hai osservato nel corso degli anni?

Uno degli obiettivi del progetto Replica, a parte quello di riprodurre determinati studi, era rendere tutte queste informazioni disponibili e accessibili. Ecco perché parliamo di open science.

E noi siamo andati anche oltre perché siamo stati trasparenti nell’interpretazione dei risultati, una pratica che non è molto comune. Solitamente gli scienziati non condivido i dati grezzi a meno che non glielo si chieda. Ma noi abbiamo pubblicato tutti i risultati del progetto replica online, così che i giornalisti e gli scienziati di tutto il mondo possano vedere che protocolli usiamo.

Tuttavia, date le parzialità a cui abbiamo assistito, implicite od esplicite ed esplorate nel recente ECIG SUMMIT, quanto ampiamente pensi che questi standard verranno adottati e quanto significativi pensi saranno per la ricerca futura?

Assolutamente; la cosiddetta “bad science” è causa di un sacco di danni per il vaping. Un esempio? Un paper pubblicato recentemente su vaping ed impotenza. Non andrò nei dettagli, ma non si trattava di un studio trasversale: non era sicuramente il modo migliore per indagare l’impatto di una patologia in uno specifico gruppo di pazienti.

Ovviamente, quando hanno pubblicato i risultati hanno ottenuto molta attenzione perché possiamo dire che si trovavano dal lato politicamente corretto del dibattito scientifico. Se scrivi che le ecig sono tossiche ottieni un sacco di attenzione. Ma se trovi qualcosa che dice che il vaping è meno tossico, nessuno se ne interessa. Proprio perché ti trovi dal lato opposto rispetto al politicamente corretto. Quando non sei da questo lato non è piacevole.

Quando hai due fronti diversi, devi dare voce ad entrambi ed entrambi devono avere prove a supporto. Come nel caso dei novax. Ci sono moltissime persone che non vogliono essere vaccinate ma non ci sono basi scientifiche che possano argomentare perché non dovresti vaccinarti.

Non c’è dibattito scientifico basato su prove scientifiche tra persone che ammettono che questi dispositivi sono meno tossici rispetto alle sigarette convenzionali e persone che dichiarano che i rischi sono gli stessi e che non si dovrebbe usarli. Invece, il secondo gruppo dice ai fumatori che dovrebbero smettere come se fosse facile. Forse solo il 15% dei fumatori riesce a smettere, ma il rimanente 85%? Non riescono e quindi potrebbero finire con avere un cancro ai polmoni o incorrere in patologie cardiovascolari.

Da quando il vostro centro ha iniziato a studiare il vaping , i dati sono aumentati di anno in anno. Questo insieme di prove in aumento come ha interagito con la vostra visione sulla relativa sicurezza del vaping e la vostra fiducia in questa visione?

Uno dei problemi principali che si fanno le persone riguarda l’impatto del vaping nel lungo periodo. Ci chiedono sempre, come possiamo sapere se in 10, 15 o 20 anni non riporteremo dei danni con questi dispositivi. Certo parliamo di una categoria di prodotti relativamente recenti, e serve tempo per misurane la tossicità. Ora, però, siamo in grado di valutarne l’impatto su uno specifico campione.

Molte delle persone coinvolte in studi precedenti, infatti, sono tabagisti che hanno fumato per 20 anni prima di passare ale sigarette elettroniche. Molti di questi hanno sviluppato patologie, ma come si può valutare se tali patologie siano il risultati dei 20 anni precedenti di fumo o degli ultimi 4 o 5 anni di svapo?

Ma ora finalmente abbiamo dati su persone che non hanno mai fumato, ma hanno solo svapato. Questo è il giusto campione da studiare. Possiamo misurare la tossicità da un punto di vista clinico nel lungo periodo. E gli studi possono dimostrare che questi prodotti sono meno tossici rispetto alle sigarette tradizionali.

Ma non è corretto affermare che in termini di dati nel lungo periodo, abbiamo solo studi su persone che hanno usato questi dispositivi per 4 o 5 anni?

Ad oggi, abbiamo dati su svapatori esclusivi che vanno indietro di dieci anni: uno di questi studi è diretto dal prof. Polosa e un altro invece è chiamato Deletus Project, coordinato dal CoEHAR di Catania, il centro che dirigo.

Abbiamo voluto raccogliere prove su un campione di svapatori che non hai mai fumato ed ovviamente difficile raggiungere quella specifica popolazione. Abbiamo dovuto coinvolgere persone da tutta Europa in modo da avere un’analisi statistica rilevante.

Ovviamente, un altro problema è che quando le persone iniziano a svapare senza aver mai fumato, si potrebbe incappare in una forte opposizione. Ma come sapere che queste persone non avrebbero iniziato a fumare in ogni caso? Abbiamo prove scientifiche a riguardo? No, è solo pura ideologia e non posso accettarla. Io ho due figli. Spero che consumeranno mai nicotina, ma se dovessero farlo sarei felice se usassero un dispositivo elettronico rispetto a una sigaretta convenzionale.

E riguardo alle persone che hanno svapato per oltre 10 anni? Cosa ci dicono le prove?

Quello a cui assistiamo è un grande decremento delle patologie associate, delle patologie cardiovascolari e di altre patologie polmonari come l’asma.

Qualcosa altro che vorrebbe aggiungere?

Si, ricordiamoci che quando leggiamo questi studi più negativi dobbiamo saper leggere tra le righe. Indaghiamo i material, i metodi e i pazienti, e nello specifico guardiamo se le persone coinvolte nello studio hanno un trascorso da fumatori. Se le risposte a questi punti sono affermative ci sono alte probabilità di parzialità nello studio.

Inoltre non dimentichiamoci che c’è una grande percentuale di persone che ancora fumano e che potrebbero passare ai prodotti alternativi se fossero correttamente informate. Dunque dobbiamo raggiungere quelle persone. Se possiamo, abbiamo il 90% di possibilità di ridurre le lore chance di avere malattie croniche .

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