L’11 febbraio si celebra la Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, per ricordarci che la parità di genere nel campo scientifico è ancora lontana da essere raggiunta.
Nonostante la parità di genere sia uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030 per l’agenda ONU, donne e ragazze continuano ad essere escluse dalla partecipazione a pieno titolo nelle materie scientifiche.
Secondo un report pubblicato lo scorso anno da ELSEVIER, l’Italia vede una partecipazione femminile nei campi scientifici al di sopra della media UE, con percentuali di impiego che si avvicinano al 40%. Se guardiamo però il quadro generale, le donne che possono proseguire la loro carriera all’interno di laboratori e centri di ricerca afferenti alle diverse materie scientifiche sono pari al 30%.
Secondo studi inglesi, il gap uomo-donna in in merito allo studio delle materie scientifiche si manifesta intorno ai 6 anni: un limite piuttosto basso se si considera che a quell’età la maggior parte dei bambini affronta principalmente le nozioni base di qualsiasi materia.
Pregiudizi di genere, l’ambiente circostante e il contesto culturale determinano pesantemente le decisioni future di studio di gran parte delle bambine, spesso cresciute nell’ottica che le materie scientifiche siano meno alla loro portata.
Sebbene i dati confermino una diminuizione del trend, le donne ricercatrici devono poi fronteggiare le differenze di trattamento sul luogo di lavoro, dove contratti sottopagati e lo spauracchio di ritorsioni in merito alla decisione di avere una famiglia diventano fenomeni all’ordine del giorno.
Al fine di ottenere pieno ed equo accesso e partecipazione alla scienza per le donne e le ragazze e raggiungere ulteriormente l’uguaglianza di genere e l’emancipazione di donne e ragazze, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato l’11 febbraio come Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza.
Purtroppo, ancora oggi, stereotipi e pregiudizi rendono le carriere delle donne un percorso a ostacoli. Solo il 16,5% delle giovani tra i 25 e i 34 anni si laureano in facoltà scientifico-tecnologiche, a fronte di una percentuale più che doppia per i maschi (37%).
Le donne rappresentavano un ricercatore su tre (33%) nel 2018. Hanno raggiunto la parità (in numero) nelle scienze della vita in molti paesi e in alcuni casi dominano persino questo campo.
Tuttavia, le donne rimangono una minoranza nella tecnologia dell’informazione digitale, nell’informatica, nella fisica, nella matematica e nell’ingegneria. Questi sono i campi che stanno guidando la rivoluzione digitale e, quindi, molti dei lavori di domani.
Le donne della scienza antifumo
Nel campo della riduzione del danno da fumo, sono sempre di più le voci di donne che rappresentano eccellenze nel settore della ricerca (spesso anche molto giovani) premiate per le grandi doti di analisi e precisione.
Di seguito vi proponiamo un elenco di alcuni dei nomi più illustri nel campo della ricerca scientifica sulla riduzione del danno da fumo, tra loro molte giovani ragazze:
- Marewa Glover, Director of the Centre of Research Excellence on Indigenous Sovereignty and Smoking
- Sree Sucharitha, Professor, Department of Community Medicine, Tagore Medical College Hospital, Chennai, India
- Caitlin Notley, professor at Norwich Medical School at the University of East Anglia in Norwich, England
- Carrie Wade, Director of Harm Reduction Policy, R Street Institute
- Sharon Cox, Senior Research at University College London
- Louise Ross, vice-chair of the New Nicotine Alliance
- Pooja Patwardhan, Medical Director Centre for Health Research and Education UK
- Renee O’Leary, project leader In Silico Science, CoEHAR, University of Catania
- Tatiana Betson, Toxicology manager at BAT
- Patricia Kovacevic, General Counsel and Chief Compliance Officer at Nicopure Labs
- Eliana Golberstein, Chemist and a Pharmacist from New Zealand with studies in Public Health in the Taipei Medical University
- Marilena Maglia, Clinical and health psychologist and researcher at the CoEHAR University of Catania and LIAF Italian Antismoking League
- Lynne Dawkins, Professor of Nicotine and Tobacco Studies, London South Bank University
- Karolien Adriaens, Faculty of Psychology and Educational Sciences, Leuven
- Anastasia Barbouni, Professor of Public Health and Disease prevention, Department of Public and Community Health, School of Public Health, University of West Attica, Athens
- Rosalia Emma, Lab manager and Data manager Replica project, CoEHAR, University of Catania
- Amaliya Amaliya, PhD in Dentistry-Periodontology, Universitas Padjadjaran
- Venera Tomaselli, Associate Professor of Social Statistics, University of Catania
- Margherita Ferrante, Professor of General and Applied Hygiene, University of Catania
- Cother Hajat, Professor of Public Health, Epidemiology and Medical Advisor, Royal College of Physicians, London
- Emma Stein, Environmental, Social and Governance (ESG) Communications
- Jennifer di Piazza, PhD, Doctoral Lecturer at Hunter College School of Nursing and a Board Certified Psychiatric Nurse Practitioner
- Maria Salvina Signorelli, Psychiatrist, Psychotherapist, University of Catania