Il cancro è la seconda causa di morte nel mondo. Conoscere l’esposizione ai fattori di rischio gioca un ruolo importante quando si parla di prevenzione. Soprattutto dal momento in cui la metà dei decessi a causa del cancro è strettamente connessa a cause che sappiamo essere predicibili. L’uso di alcol e tabacco è ancora oggi tra le principali cause, a seguire l’obesità.
A confermarlo uno studio di cui fanno parte diversi medici dell’ateneo catanese pubblicato su The Lancet e che ha rilevato come 4,45 milioni di decessi per tumore siano associati a uno dei 34 fattori di rischio ritenuti prevenibili. Secondo il Global Burden of Disease (GBD) programma di ricerca sull’impatto delle principali malattie nel mondo, questo dato a livello globale rappresenta il 44,4%.
Sebbene alcuni tipi di tumore non siano prevenibili, si può lavorare per creare e supportare un ambiente che riduca al minimo l’esposizione ai noti fattori di rischio del cancro. Lo studio, finanziato dalla Bill and Melinda Gates Foundation, non è il primo a giungere a questa conclusione ma l’ampiezza e la specificità lo contraddistinguono.
Ma quali sono gli aspetti più interessanti che sono emersi dallo studio?
Il primo è stato individuare il collegamento tra 23 forme di tumori e 34 diversi fattori di rischio e suddividerli in diverse categorie come quella ambientale e occupazionale, comportamentale o metabolica. La suddivisione dei dati per anno, fascia di età, sesso, causa e luogo ha consentito ai ricercatori dello studio di determinare quali abitudini sono state associate al maggior numero di decessi per cancro.
Ad avere importanza anche altri aspetti come quello di genere e quello geografico. Uomini e donne possono sviluppare diversi tipi di tumore o possono essere esposti ai rischi in modo diverso date le differenze anatomiche e biologiche.
Secondo i ricercatori c’è un nesso anche fra i decessi prevenibili dovuti al cancro e le fasce di povertà nel mondo. L’essere esposti ai rischi più comuni cambia tra le popolazioni a reddito più alto e quello a basso reddito. I primi tre fattori di rischio – fumo, consumo eccessivo di alcol e obesità – sono coerenti a livello globale e tra le nazioni più ricche, le nazioni più povere invece vedono il sesso non sicuro come il secondo fattore di rischio più alto. Nei paesi con meno risorse, le persone hanno maggiori probabilità di essere esposte al papillomavirus umano (HPV) e hanno meno probabilità di avere un accesso adeguato al trattamento e alle cure.
Ma ci siamo mai chiesti cosa significa prevenzione quando parliamo di tumori? Forse l’aspetto più importante dello studio si concentra proprio su questo punto. Prevenzione del cancro dovrebbe significare trovare dei validi modi per vivere una vita più sana.
Il 44% di rischio di ammalarsi di cancro potrebbe essere prevenuto se si prendesse sul serio ciò che bisogna fare per promuovere comportamenti più salutari. La ricerca che ha passato in rassegna 204 nazioni fra il 2010 e il 2019, mette in evidenza i progressi che possono essere compiuti quando grandi gruppi di epidemiologi, psicologici, medici e altri scienziati si uniscono per lavorare insieme e raccogliere questi dati. Modificare le abitudini potrebbe portare alla salvezza di milioni di persone.
Martina Rapisarda ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne e la Laurea Magistrale in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo presso l’Università degli Studi di Catania. Ama il cinema, le serie tv e il teatro. Ha fatto parte dell’associazione culturale “Leggo”. Ha lavorato presso il Centro CInAP dell’Università degli Studi di Catania, curandone la comunicazione, i social media e l’organizzazione degli eventi in ambito universitario. L’interesse per la scrittura, e per i temi che riguardano la salute prima di tutto, l’ha portata a collaborare con Liaf dopo un percorso di successo che si è concluso con l’abbandono definitivo della sigaretta convenzionale. Il suo ruolo all’interno del team è quello di copywriter.