Dati alla mano, la terza edizione del report Global State of Tobacco Harm reduction traccia un quadro chiaro sui prodotti alternativi a rilascio di nicotina: nonostante più di 100 milioni di persone siano ormai consumatori abituali, le morti tabacco-correlate superano ancora gli 8 milioni l’anno e la strenua opposizione dei governi e di alcune agenzie di salute pubblica sembrano tracciare un percorso in salita per i fumatori che non riescono a smettere
Opportunità storica o una faccia diversa di una stessa medaglia? Secondo the Right Side of History:Global State of Tobacco Harm Reduction la risposta non è mai stata più chiara e viene confermata dai più di 100 milioni di consumatori di dispositivi alternativi a rilascio di nicotina, dalle sigarette elettroniche ai sacchetti alla nicotina passando per lo snus, e che ormai hanno deciso di abbandonare il fumo combusto.
Purtroppo, le previsioni del report, sebbene trovino conferma nell’ormai innegabile mole di risultati ottenuti in campo scientifico, non delineano previsioni rosee per un’apertura nel breve periodo da parte di istituzioni e agenzie di salute pubblica.
Il report traccia infatti un’accurata radiografia della riduzione del danno in ambito del consumo del tabacco, partendo dall’invenzione per eccellenza e più rappresentativa dei prodotti emergenti, ovvero la sigaretta elettronica, fino alle aperture da parte di numerosi governi, come quello inglese.
“L’ascesa dei prodotti da svapo, nati in piccole start-up, spesso in Cina, ha causato sconvolgimenti, preoccupazioni e confusione tra i principali attori dell’industria del tabacco” spiega nell’introduzione Gerry Stimson, direttore di Knowledge•Action•Change. “Grandi aziende che producono miliardi di sigarette all’anno sono state spiazzate. Questa nuova tecnologia non è emersa dalle loro strutture di ricerca e sviluppo, né può essere rivendicata dalla sanità pubblica.
Ma le prove contano – e ce n’è una montagna crescente relativa al rischio notevolmente ridotto associato a prodotti a base di nicotina più sicuri. Fortunatamente, un certo numero di paesi ha potuto vedere i vantaggi di consentire alla propria popolazione di fumatori di passare dai pericoli del fumo di sigaretta a prodotti molto più sicuri”.
Nonostante i numeri del fronte della riduzione del danno stiano crescendo, sono ancora troppi i fumatori attratti dalla sigaretta: con oltre 1,1 miliardi di fumatori nel mondo e più di 8 milioni morti fumo correlate ogni anno, l’emergenza da fumo è ancora lontana dall’essere sotto scacco.
Eppure il potenziale dei prodotti privi di combustione è sotto gli occhi di tutti e rappresenta una delle più valide alternative che oggi abbiamo per poter definitivamente cambiare il mondo della dipendenza tabagica: un esempio lampante è quello del Giappone, dove l’avvento dei prodotti a tabacco riscaldato ha fatto crollare le vendite delle sigarette del 47% tra il primo quadrimestre del 2016 e lo stesso periodo del 2022.
Oltre a scontrarsi però con l’indotto provocato dalla vendite delle sigarette, che conta per il 90% dei profitti dell’industria del tabacco, come si legge nel report, “l’avvento dei nuovi prodotti rappresenta anche una minaccia per i profitti dell’industria farmaceutica e per un mercato di 50 miliardi di dollari di prodotti sostitutivi della nicotina e medicinali. Per molti anni, l’industria farmaceutica ha sponsorizzato attività internazionali di controllo del tabacco e relative eventi sanitari.
Nel dicembre 2020, la più grande azienda sanitaria del mondo Johnson & Johnson e Cipla, un’importante azienda farmaceutica multinazionale indiana, sono state entrambe nominate “partner” e “aziende del settore privato che hanno offerto supporto” per la campagna “Commit to Quit” dell’OMS”.
A ciò si aggiungono i profitti per i governi: in 18 paesi, lo stesso governo detiene una partecipazione significativa o addirittura di monopolio nell’industria nazionale del tabacco. A ciò si aggiungono le preoccupazioni per le migliaia di lavoratori impiegati nell’industria del tabacco e per coloro impegnati nella produzione di forme locali e orali di consumo del tabacco, come avviene in India o in alcune zone dell’Asia.
Quali sono quindi le prospettive future per i prodotti privi di combustione?
Negli ultimi 40 anni, i tassi del fumo sono scesi soprattutto nei paesi ad alto reddito grazie ad un mix di restrizioni, tassazioni elevate e campagne preventive. Livelli che si stanno però attestando, complice anche l’innalzamento della popolazione mondiale. I tassi poi rimangono alti soprattutto nei paesi a basso e medio reddito e tra gli strati più svantaggiati della popolazione.
Si prevede che entro il 2100 raggiungeremo quota 1 miliardo di morti fumo-correlate. Ci sono voluti più di 60 anni per stabilire la correlazione tra sigarette e tumore, e questa è una delle motivazioni principali che utilizzano i detrattori del vaping, secondo i quali è impossibile conoscere gli effetti in termini di salute dei nuovi prodotti a rilascio di nicotina nel lungo periodo.
Ma le prove esistono e soprattutto sappiamo quanto fumare comporti in termini di vite umane e salute. La conclusione del Global State of THR non lascia spazio a dubbi: “Una cosa è certa: non possiamo aspettare altri 60 anni prima che la riduzione del danno da tabacco venga integrata nella salute pubblica globale”.
Giornalista praticante, collabora con LIAF, dove scrive di salute e attualità. Appassionata di sport, con un passato da atleta agonista di sci alpino, si diletta nell'indagare le nuove frontiere della comunicazione e della tecnologia, attenta alla contaminazione con generi e linguaggi diversi.