Roma, 29 dicembre 2022. La Legge di bilancio 2023, da poco approvata in via definitiva dal Senato, ha finalmente previsto la stabilizzazione della tassazione sulle sigarette elettroniche, prevedendo che a decorrere dal 1° gennaio 2023 l’imposta di consumo sui liquidi da inalazione sia la stessa applicata nel 2022. Un intervento necessario non solo per garantire un gettito erariale fisso da parte del settore ma, soprattutto, per evitare il concreto rischio di ulteriore depauperazione di un asset importante del Made in Italy che, altrimenti, avrebbe subito la quinta modifica normativa in sei anni. Questa la posizione di ANAFE, l’Associazione Italiana Produttori Fumo Elettronico aderente a Confindustria.
“Esprimiamo soddisfazione per la stabilizzazione delle tasse e per questo ringraziamo per l’impegno politico mantenuto, in particolare, il Vice Premier Matteo Salvini, il Vice Ministro al MEF Maurizio Leo e il Sottosegretario di Stato Federico Freni. Il settore del fumo elettronico è stato l’unico a subire un crescente ed esponenziale aumento di tassazione in piena crisi pandemica: in particolare per i liquidi da inalazione sono stati previsti aumenti fino al +150% per quelli con nicotina e +300% per i senza nicotina. Finalmente da oggi il settore può tornare a pianificare investimenti e ad assicurare a tutti gli occupati della filiera (15.000 lavoratori diretti e circa 35.000 indiretti) continuità nella produzione e nelle attività di ricerca e sviluppo. Ma soprattutto, da oggi l’industria del fumo elettronico può concentrarsi maggiormente sul principale problema del mercato, ovvero il contrabbando di prodotti contraffatti, che non rispettano i requisiti di legge e sono potenzialmente rischiosi per la salute”. Così Umberto Roccatti, Presidente di ANAFE Confindustria, che ha poi aggiunto: “Accogliamo, inoltre, positivamente l’indirizzo del nuovo Esecutivo che, in discontinuità rispetto al passato, ha deciso di interrompere una politica fiscale esclusivamente svantaggiosa e punitiva nei confronti dei prodotti innovativi a rischio ridotto. E dunque nei confronti di circa 2 milioni di individui tra persone che usano la sigaretta elettronica per provare a smettere di fumare e coloro che, non riuscendo a smettere, scelgono un prodotto meno dannoso per la salute. Con la rideterminazione dell’accisa sui tabacchi lavorati, infatti – per la prima volta dopo molti anni – il nostro Paese ha scelto di non incentivare più a livello fiscale il consumo di prodotti certamente nocivi come le sigarette tradizionali. Si tratta di una scelta di buon senso a tutela di tutti i consumatori e che, tra le altre cose, risulta in linea con quanto già previsto in altri Paesi europei”.