sabato, Ottobre 5, 2024
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E se il tuo cuore perdesse battiti perché fumi?

Il fumo di sigaretta è tra i principali fattori di rischio modificabili per l’insorgere di malattie cardiovascolari, ad oggi tra le principali cause di morte in Italia. La buona notizia è che il danno per cuore e arterie è reversibile e si può invertire il trend negativo per la salute: basta smettere di fumare.

Quando si parla di malattie cardiovascolari, si intendono una serie di condizioni patologiche che incidono sulla salute dei vasi sanguigni e del cuore. In Italia, così come in gran parte dei paesi occidentali, le patologie cardiovascolari sono tra le principali cause di morte o di invalidità. Secondo i dati ISTAT del 2021, nel nostro paese, le malattie cardiovascolari hanno rappresentato il 30,8% di tutti i decessi (27,7% per gli uomini e 33,7% per le donne).

Queste malattie sono spesso prevenibili in quanto non sono specificatamente legate a elementi come età dell’individuo, sesso o un’eventuale familiarità, ma dipendono anche da fattori modificabili come l’obesità, la mancanza di attività fisica, l’abuso di alcol e il fumo.

Ed è proprio il fumo di sigaretta che rappresenta oggi uno tra i più importanti fattori modificabili per un gran numero di patologie, in primis le malattie che coinvolgono il cuore e i vasi sanguigni.

Ma cosa succede al nostro sistema cardiovascolare quando fumiamo?

Il fumo danneggia gravemente le arterie, rendendole meno elastiche e creando di conseguenza una circolazione più difficoltosa. Inoltre, fumare sigarette può comportare un aumento dei livelli del cosiddetto colesterolo “cattivo” o LDL, riducendo allo stello tempo i livelli di quello “buono” o HDL. Questo può comportare nel tempo l’insorgere dell’arteriosclerosi, ovvero la formazione di vere e proprie placche sulle pareti arteriose che, in caso di distacco, possono condurre a fenomeni gravi, come infarti del miocardio, ictus o trombi.

Studi epidemiologici diversi confermano che si parla di un rischio di almeno 3 volte maggiore per i fumatori di incorrere in cardiopatie coronariche rispetto ai non fumatori. Non solo, ma il rischio cresce sia con l’aumentare dell’età, sia con l’abitudine tabagica: più sigarette si fumano e per più anni si indugia in questa abitudine, più saranno gravi le ripercussioni sul sistema cardiocircolatorio. Tirando una somma, un fumatore “perde” almeno 8 anni di vita rispetto a un non fumatore. E tutto questo solo a causa di una sigaretta.

Tra le sostanze che maggiormente influiscono sull’insorgere di malattie a danno del cuore, vi sono la nicotina e il monossido di carbonio.  La nicotina aumenta la pressione arteriosa, incrementando la produzione di adrenalina, che comporta a sua volta un lavoro più gravoso per il cuore, che è costretto a pompare il sangue più velocemente. Allo stesso tempo, la nicotina favorisce la coagulazione del sangue.

Il monossido di carbonio, invece, diminuisce la quantità di ossigeno che viene trasportato agli organi e ai tessuti del corpo. Insieme, queste due sostanze formano un cocktail micidiale che, se protratto nel tempo, comporta eventi irreversibili con esiti a volte fatali.

Un quadro particolarmente rilevante soprattutto per coloro che convivono con altre patologie, come malattie respiratorie o diabete: il fumo diventa un fattore di rischio anche per queste condizioni pregresse, aggravando il quadro clinico del paziente.

Come possiamo accorgerci se qualcosa non va?

Prestiamo attenzione ai piccoli segnali che il nostro corpo ci invia: difficoltà respiratorie, palpitazioni, ritmi cardiaci poco regolari, gonfiori agli arti. Se uno di questi sintomi dovesse reiterarsi nel tempo o colpire con una maggiore intensità, ci si dovrebbe subito rivolgere al proprio medico o a una struttura sanitaria.

È possibile invertire il processo?

La notizia positiva è che la situazione è reversibile: come dicevamo, infatti, il fumo è un fattore di rischio evitabile, pertanto smettere si traduce in miglioramenti nel giro di poco tempo. Già dopo un anno, il rischio di malattie cardiovascolari diminuisce e dopo cinque si rientra in parametri più che accettabili. Bisogna aspettare però un lasso di tempo più lungo, almeno 10-15 anni, affinché la situazione per cuore e arterie si normalizzi. Ma tutto parte da una singola decisione: smettere è una delle armi principali per azzerare gli effetti dannosi della sigaretta. 

Dire addio al fumo non è l’unica scelta che abbiamo: se decidiamo di smettere possiamo accelerare il processo di “guarigione” grazie a un’attività fisica costante e moderata, che contribuisce al ripristino delle funzioni ottimali del nostro corpo.

Anche l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale: una dieta mediterranea varia con un limitato apporto di sodio migliora la salute. Si quindi a frutta, verdura, legumi e pollame; da evitare, invece, cibo molto zuccherati, insaccati e carni rosse.

Accanto a questi radicali cambiamenti nello stile di vita, ci si deve attenere a una regola d’oro: la prevenzione. Effettuare check up regolari con il proprio medico significa mantenere e limitare la possibilità che insorgano gravi malattie cardiocircolatorie. È importante quindi tenere monitorata la pressione arteriosa, il battito cardiaco e gli esami del sangue.

E se non riuscissi a smettere?

È importante in questo caso tenere a mente che smettere rientra nell’interesse della propria salute. È comprensibile che, soprattutto in presenza di un’abitudine che si è protratta per molti anni, sia difficile smettere, anche dopo che ci si è rivolti al proprio medico e si sono seguiti i metodi tradizionali di cessazione.  

In tali casi, è possibile valutare l’utilizzo dei prodotti elettronici a rischio modificato. Questa particolare categoria di prodotti non va a intendersi come uno sostituto della sigaretta tradizionale, bensì come un mezzo alternativo per riuscire a ottenere un cessazione duratura, mantenendo inalterate, perlomeno in un primo momento, tutte le abitudini e i rituali legati alla sigaretta.

A differenza del fumo, però, questi prodotti permettono di assumere nicotina, che ricordiamo essere causa di dipendenza e non di patologie specifiche, come quelle cardiocircolatorie, sotto forma di vapore, che viene prodotto a una temperatura inferiore rispetto a quella di combustione.

Le sostanze tossiche sprigionate dai dispositivi elettronici sono così di molto inferiori a quelle delle sigarette tradizionali, e di conseguenza implicano un effetto diverso in termini di rischi per la salute. Suggeriamo sempre di rivolgersi a specialisti della cessazione e al proprio medico per valutare le proprie esigenze e il quadro clinico di riferimento

chiara nobis

Giornalista praticante, collabora con LIAF, dove scrive di salute e attualità. Appassionata di sport, con un passato da atleta agonista di sci alpino, si diletta nell'indagare le nuove frontiere della comunicazione e della tecnologia, attenta alla contaminazione con generi e linguaggi diversi.

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