Nuovo lavoro del team CoEHAR pubblicato su Eurupean Respiratory Journal.
Secondo gli esperti, lo studio di Miyashita e colleghi – dal titolo “Il vapore di sigarette elettroniche aumenta l’aderenza degli pneumococchi all’epitelio delle vie aeree” – presentava delle incoerenze che andavano dimostrate.
Per capire bene la vicenda bisogna però fare un passo indietro nel tempo. Nei primi mesi del 2018, infatti, una ricerca scientifica di un gruppo di ricercatori londinesi, capitanati da Lisa Miyashita, ha pubblicato lo studio sulla prestigiosa rivista scientifica European Respiratory Journal suscitando molto scalpore poiché suggeriva che l’utilizzo delle sigarette elettroniche aumenterebbe la suscettibilità alle infezioni da Pneumococco.
Tuttavia, lavorando allo stesso tipo di valutazione, il team di ricercatori del prof. Riccardo Polosa (tra cui Massimo Caruso e Lia Emma) in collaborazione con il gruppo del noto microbiologo del Dipartimento BIOMETEC dell’Università degli Studi di Catania, il prof. Pio Maria Furneri, ha studiato dettagliatamente il report di Miyashita e ne ha riscontrato una serie di criticità, raccogliendole nel lavoro pubblicato in questi giorni dalla stessa rivista (ERJ) dal titolo “Il vapore di sigarette elettroniche aumenta l’aderenza degli pneumococchi all’epitelio delle vie aeree in condizioni di esposizione abnormi”.
Innanzitutto, lo pneumococco è un microbo che si trova generalmente nella gola o nel naso spesso senza provocare alcun sintomo. A volte però la sua presenza può causare l’insorgere di malattie non invasive (come otiti, sinusiti e bronchiti) o talvolta anche gravi (come polmoniti e meningiti) soprattutto se si considerano soggetti immunodepressi, come riferito dalla dr.ssa Virginia Fuochi, collaboratrice del prof. Furneri.
“L’approfondita analisi dei metodi e dei risultati che hanno portato i ricercatori londinesi alle conclusioni infauste – ha spiegato Furneri – ha evidenziato che lo studio era stato impostato in maniera da esporre le cellule ad uno stimolo abnormale ed abnorme. Questo – ha aggiunto – ha esposto le cellule a stimoli eccessivamente stressanti, non paragonabili a quelli cui è sottoposto uno svapatore (neanche uno estremo!)“.
Inoltre, il team di microbiologi ha notato che il ceppo di pneumococco scelto da Miyashita e colleghi è un ceppo poco adatto a questo tipo di studi, poiché presenta una scarsa ripetibilità nella capacità di crescita, come pur confermato da precedenti studi condotti dallo stesso gruppo di Miyashita con questi batteri.
“Peraltro – ha aggiunto Massimo Caruso – dal lavoro è emerso che gli effetti osservati sulle cellule di epitelio nasale erano acuti e transitori, tanto che l’espressione del marcatore di danno nasale, scelto dai ricercatori inglesi, non mostrava differenza significativa tra un gruppo di soggetti sani non fumatori ed un gruppo di soggetti sani svapatori“.
Le conclusioni di Miyashita e colleghi sono in netto contrasto con le osservazioni sull’uomo riportate da numerosi trial clinici, tra i quali spiccano proprio quelli del team CoEHAR. Ed il punto resta sempre lo stesso, come sottolineato più volte dal direttore Polosa: “E’ necessario applicare standard di ricerca internazionali condivisi dall’intera comunità scientifica e regolamentati da un comitato autorevole”.
Valeria Nicolosi è giornalista, esperta in progettazione e comunicazione pubblica (sociale e istituzionale). Laureata in Programmazione delle Politiche Pubbliche nell’Università degli Studi di Catania, è anche masterizzata in Comunicazione Pubblica nell’Università IULM di Milano. L'amore e l'interesse nei confronti della formazione dell'opinione pubblica l’hanno portata a collaborare come consulente per LIAF con l’obiettivo di aiutarli a definire azioni utili per la diffusione e la sensibilizzazione della cultura antifumo. Valeria è oggi press office di LIAF e collabora anche con istituzioni ed enti pubblici diversi.