Intervistato in diretta Live da Brent Stafford su Regulator Watch, il professor Riccardo Polosa ha risposto a tutte le domande in merito alle notizie che in questi giorni si stanno diffondendo sui possibili danni causati dalle Ecig
Come sapete, a partire dall’estate 2019, le ecig sono entrate nell’occhio del ciclone: la diffusione di una patologia polmonare negli USA, la cosiddetta EVALI, ha creato un’ondata di panico le cui ripercussioni sono arrivate fino in Europa.
Per Polosa, bisogna risalire al 2013, quando un gruppo di pazienti che avevano switchato da sigaretta convenzionale ad elettronica ha espresso timori sulle ripercussioni a lungo termine della loro scelta.
“Già allora sapevo che sarebbe stato difficile rispondere – ha detto Polosa – ma ci siamo riusciti in parte. Grazie ad uno recente studio che ha analizzato un gruppo di svapatori che non aveva mai fumato, e dopo 3 anni di continui follow up, abbiamo dimostrato che non un singolo paziente ha riscontrato danni o alterazioni nella spirometria o variazioni riscontrabili con una TAC”.
- E se invece parliamo di nicotina possiamo cosa possiamo affermare di certo?
“Non si muore per la nicotina ma per il catrame e non ci sono prove che sia la nicotina a causare il cancro. Noi sappiamo solo che svapare nicotina può creare una accelerazione del battito cardiaco, soprattutto se assunta in dosi elevate ma questo non ha mai ucciso nessuno”.
- Come commenta il caso EVALI in USA?
“Non un singolo caso è stato riscontrato quest’estate in Europa. La ragione è molto semplice: in USA, sostanze che normalmente non dovrebbero essere presenti nei liquidi hanno alterato l’equilibrio delle sostanze tensioattive che mantengono aperti gli alveoli polmonari. Il risultato? Un collasso immediato degli alveoli che non riescono più a scambiare gas e sostanze necessari per il corretto funzionamento dei polmoni”.
Una situazione, peraltro, degenerata a causa dell’atteggiamento sensazionalistico dei media americani e della autorità preposte.
“Quello che mi sconcerta – ha continuato Polosa – è stato l’atteggiamento delle autorità di salute pubblica americana. Un esempio? Quando finalmente il CDC si è deciso a rilasciare le informazioni sulle reali cause della EVALI hanno aspettato il venerdì prima delle vacanze invernali per comunicarlo. Avrebbero dovuto rilasciare informazioni prima e con un target ben determinato”.
In Europa il caso EVALI ha generato un ritorno di immagine negativo: le persone hanno iniziato ad essere spaventate, traducendosi in una inflessione negativa nel mercato del vaping.
“È stato curioso assistere ai tentativi di trovare casi simili in Europa, per alimentare una sorta di paura globale. Effettivamente l’unico caso di EVALI rilevata in Europa è stato un cittadino americano che volava sul continente”.
Cosa possiamo concludere ad oggi?
“La prova più forte la vediamo nei nostri pazienti che passano alle elettroniche e nelle loro testimonianze di una qualità di vita migliorata e di una riscoperta sensazione di benessere generale“.
Giornalista praticante, collabora con LIAF, dove scrive di salute e attualità. Appassionata di sport, con un passato da atleta agonista di sci alpino, si diletta nell'indagare le nuove frontiere della comunicazione e della tecnologia, attenta alla contaminazione con generi e linguaggi diversi.