sabato, Novembre 23, 2024
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L’understatement: perché non smettere di fumare in maniera ironica?

Un interessante articolo di Ricky Farina pubblicato di recente su Il Fatto Quotidiano spiega in che modo si può smettere di fumare attraverso l’understatement.

Penso che la sigaretta abbia un gusto più intenso quand’è l’ultima. Anche le altre hanno un loro gusto speciale, ma meno intenso. L’ultima acquista il suo sapore dal sentimento della vittoria su sé stesso e la speranza di un prossimo futuro di forza e di salute. Le altre hanno la loro importanza perché accendendole si protesta la propria libertà e il futuro di forza e di salute permane, ma va un po’ più lontano.

Così scriveva Italo Svevo su Zeno Cosini e la sua ultima sigaretta, nel romanzo La coscienza di Zeno. Così si può, forse, smettere di fumare, praticando l’understatement.

Understatement è un termine inglese che tradotto in italiano significa “minimizzare”, avere un atteggiamento ironico, di superficie ma non superficiale. Ma cosa significa nella pratica?

Significa, in generale, avere eleganza d’animo anche in situazioni negative. Nel caso specifico di nostro interesse, possiamo fare il seguente esempio: “non ho smesso di fumare, ho solamente rimandato la prossima sigaretta” (a proposito della Coscienza di Zeno Cosini).

Questo è understatement: non avere un’ottica radicale, ma ironica

Per Ricky Farina l’understatement è un atteggiamento che appartiene allo spirito. Non si tratta, spiega, di disconoscere l’importanza di un fatto bensì di minimizzarlo prendendone le distanze.

Com’è possibile applicare questo atteggiamento al vizio del fumo?

Ricky racconta diversi aneddoti, tra questi la storia dell’amico Gatto (ex dirigente della Philips), che si ammala di un male incurabile: ciò che gli dispiace maggiormente è non poter vedere crescere la propria bambina, invece del pensiero di morire. Questo è quello che lui stesso definisce understatement.

Così il filmaker decide di smettere di fumare. Per una questione di cortesia nei confronti delle proprie cellule. Perché continuare a danneggiarle? È ovvio che smettere di fumare non garantisce l’immortalità, ma perché “aiutare” la morte? Questo atteggiamento ironico e distaccato, lo ha aiutato a non fumare per oltre sei mesi.

Finiremo tutti dentro a un grande portacenere“, afferma Ricky. Ma quello che dovremmo augurarci è finire l’ultima sigaretta e non finire e basta.

Adesso che son qui, ad analizzarmi, sono colto da un dubbio: che io forse abbia amato tanto la sigaretta per poter riversare su di essa la colpa della mia incapacità? Chissà se cessando di fumare io sarei divenuto l’uomo ideale e forte che m’aspettavo? Forse fu tale dubbio che mi legò al mio vizio perché è un modo comodo di vivere quello di credersi grande di una grandezza latente.

Ripensando allora al protagonista della Coscienza di Zeno che abbiamo citato prima: non era forse anche quella una forma ironica di understatement?

Martina Rapisarda ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne e la Laurea Magistrale in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo presso l’Università degli Studi di Catania. Ama il cinema, le serie tv e il teatro. Ha fatto parte dell’associazione culturale “Leggo”. Ha lavorato presso il Centro CInAP dell’Università degli Studi di Catania, curandone la comunicazione, i social media e l’organizzazione degli eventi in ambito universitario. L’interesse per la scrittura, e per i temi che riguardano la salute prima di tutto, l’ha portata a collaborare con Liaf dopo un percorso di successo che si è concluso con l’abbandono definitivo della sigaretta convenzionale. Il suo ruolo all’interno del team è quello di copywriter.

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