In una recente pubblicazione, il Dott. John Britton, Dott.Jacob George, Dott.ssa Linda Bauld, rispondono punto per punto a uno scritto pubblicato da ERS Tobacco Control Committee della European Respiratory Society.
Un nuovo articolo comparso su European Respiratory Journal “A rational approach to e-cigarettes – challenging: ERS policy on tobacco harm reduction” confuta le posizioni pubblicate dall’ERS Tobacco Control Committee riguardo la riduzione del danno in materia di tabagismo.
Il comunicato della European Respiratory Society ha suscitato notevoli perplessità a causa delle premesse fuorvianti da cui parte e delle considerazioni finali elaborate su un numero limitato di dati.
La risposta dei ricercatori di questo gruppo non si è fatta attendere e, di seguito, troviamo la confutazione punto per punto dell’elenco emesso dalla European Respiratory Society:
- Le teorie sulla riduzione del danno si basano sull’idea che che i fumatori non possano o non vogliono smettere. L’Europa ha uno dei tassi di fumatori più alto e le politiche di prevenzione e cura sono spesso inadeguate. I tassi sul fumo vengono associati a condizioni economiche svantaggiose, sottolineando come questo dato sia in realtà un sintomo di disparità sociale in materia di salute.
- Non è dimostrato che le ecig siano efficaci quanto le terapie sostitutive a base di nicotina. Quando i fumatori utilizzano terapie sostitutive a base di nicotina, anche in mancanza di una manifesta volontà a smettere, hanno il doppio delle possibilità di abbandonare per sempre il fumo. In un trial clinico, le ecig hanno dimostrato di essere due volte più efficaci delle terapie comuni, mentre in un recente studio neozelandese si sono rivelate addirittura quattro volte più efficaci dell’utilizzo del solo cerotto.
- La riduzione del danno si basa sull’idea che i fumatori sostituiscano le sigarette convenzionali con prodotti alternativi. La teoria sulla riduzione del danno non presume che tutti i fumatori passino alle ecig. La strategia si basa invece su una aspettativa iniziale, che trova riscontro in prove scientifiche e che porta alla considerazione che un’adeguata proporzione della popolazione possa switchare.
- La teoria sulla riduzione del danno si basa sull’idea che i prodotti alternativi siano generalmente innocui. Per definizione, le strategie di riduzione del danno si basano sulla riduzione più che sull’eliminazione completa del danno, ed i possibili rischi derivanti da un uso a lungo termine non sono ancora stati definiti.
- I prodotti alternativi a base di nicotina possono avere un impatto negativo in termini di salute pubblica anche se alla fine si dimostrano meno dannosi delle sigarette convenzionali. Questa considerazione purtroppo deve anche tenere conto che ci sia un numero crescente di giovani che diventano dipendenti dalla nicotina e possono proseguire diventando fumatori. I tassi di utilizzo tra i teenager in USA e UK stanno calando. Stesso discorso vale per i fumatori adulti, in maniera maggiore in quanto la popolazione più vecchia è più propensa all’utilizzo delle ecig. C’è da considerare inoltre che il modello comportamentale degli adulti influisce sui più giovani: meno adulti fumatori significa meno ragazzi fumatori.
- I fumatori vedono i prodotti alternativi a base di nicotina come una alternativa attuabile all’uso dei servizi e farmacoterapie di smoking cessation basate su prove scientifiche. Le nuove terapie dovrebbero essere ben accette, soprattutto se quelle tradizionali falliscono. È però incorretto pensare a una sola linea d’azione, visto che il supporto psicologico abbinato alle terapie sostitutive a base di nicotina aumenta i tassi di abbandono. Inoltre l’accesso a programmi e servizi è poco egualitario e rifiutare strategie di riduzione del danno potrebbe aumentare il divario sociale in termini di salute.
- La teoria della riduzione del danno si basa sull’assunto che non possiamo diminuire “l’epidemia” del tabacco. La riduzione del danno va ad implementare le strategie tradizionali, non le sostituisce. Sfruttando un approccio razionale e regolato alle sigarette elettroniche, la Gran Bretagna sta sperimentando un calo dei tassi di fumatori, da 20.2 nel 2011 al 14.7% nel 2018. L’ambizione dell’Inghilterra è quella di ridurre le statistiche sul fumo del 5% entro il 2030.
In conclusione, andare contro le ecig significa, in primo luogo, incentivare i fumatori a non abbandonare le sigarette convenzionali e morire prematuramente di cancro o malattie cardiovascolari o respiratorie. In secondo luogo, chi ha già cambiato potrebbe ricadere nel vizio. Terzo, l’argomento che il vaping non aiuti le persone a smettere, contrariamente alle prove che invece lo fa , rischia di minare la fiducia del pubblico nella scienza.
Giornalista praticante, collabora con LIAF, dove scrive di salute e attualità. Appassionata di sport, con un passato da atleta agonista di sci alpino, si diletta nell'indagare le nuove frontiere della comunicazione e della tecnologia, attenta alla contaminazione con generi e linguaggi diversi.