Una quarantena obbligata ci ha costretto a rimanere all’interno delle nostre abitazioni, facendoci riscoprire il gusto del tempo per noi stessi. E tra i tanti escamotages non poteva mancare il mettersi in pari con le serie TV su Netflix. Tra le tante ne abbiamo trovato una interamente dedicata allo svapo.
Agli addicted delle serie tv, sarà sicuramente capitato di seguire la propria serie preferita e vedere i personaggi con una sigaretta elettronica in mano. Che lo svapo sia ormai una tendenza è chiaro anche al mondo delle serie televisive: e così Netflix decide di dedicare un documentario all’argomento.
La serie televisiva in questione è Broken, che raccoglie quattro diversi documentari investigativi sui meccanismi del consumo di massa di prodotti molto diffusi. Dalla produzione alla commercializzazione, per informare su normative e regolamentazioni attuali, con ovviamente un focus sulla situazione USA.
Si investigano sia la catena produttiva che quella di vendita, riflettendo sui pro e i contro di determinate scelte di marketing.
Nel secondo episodio, Broken scende nello specifico e analizza l’industria delle sigarette elettroniche e il rapporto degli adolescenti con lo svapo.
Broken mostra come i social media hanno contribuito ad incrementare la dipendenza da svapo da parte degli adolescenti. Focus dell’intera puntata è l’epidemia connessa alle ecig, andata in onda solo un mese prima dell’ondata di patologie che sembravano essere connesse allo svapo negli USA.
Si sa, la situazione negli USA è piuttosto particolare: la differente e più blanda regolamentazione sulle percentuali delle sostanze da poter inserire all’interno delle sigarette elettroniche e la rapida diffusione di liquidi fai da te tra le strade, ha portato molti svapatori ad ammalarsi della cosiddetta EVALI, tra i quali molti giovani.
Nel corso della puntata sono dunque diversi gli interventi di funzionari e i legislatori, che auspicano e incentivano tattiche proibizioniste per combattere l’ubiquità dei prodotti da svapo aromatizzati.
Broken è una serie sulle promesse non mantenute e sugli effetti negativi della cultura delle materie prime: ci saranno sicuramente altre forme di intrattenimento che approfondiranno la storia della JUUL, dai programmi televisivi ai film biografici, fino ad arrivare ai podcast.
Ricordiamo però che la posizione di JUUL è sempre stata chiara e il suo scopo rimane quello di fornire prodotti alternativi alle sigarette convenzionali.
In un recente comunicato stampa dell’azienda si legge infatti:
“JUUL Labs ha adottato una serie di misure globali per contrastare la vendita non regolamentata dei suoi prodotti, inclusa la promozione delle leggi sul tabacco, che innalzano l’eta minima per l’acquisto di tabacco e prodotti per lo svapo a 21 anni, e hanno dimostrato di ridurre le possibilità di accesso ai minorenni a tali categorie di prodotti”
Il prodotto di Netflix non vuole comunque essere un attacco né ai produttori di sigarette elettroniche (almeno sembra) né al mondo dello svapo. Vengono mostrate, accanto a immagini dei corridoi delle scuole americane, scene di adolescenti nel Regno Unito o altre parti di Europa, luoghi dove la sigaretta elettronica è considerato uno strumento fondamentale per smettere di fumare.
Martina Rapisarda ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne e la Laurea Magistrale in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo presso l’Università degli Studi di Catania. Ama il cinema, le serie tv e il teatro. Ha fatto parte dell’associazione culturale “Leggo”. Ha lavorato presso il Centro CInAP dell’Università degli Studi di Catania, curandone la comunicazione, i social media e l’organizzazione degli eventi in ambito universitario. L’interesse per la scrittura, e per i temi che riguardano la salute prima di tutto, l’ha portata a collaborare con Liaf dopo un percorso di successo che si è concluso con l’abbandono definitivo della sigaretta convenzionale. Il suo ruolo all’interno del team è quello di copywriter.