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Immunità di Gregge: non facile da raggiungere per uno studio francese

Una nuova ricerca condotta su allievi, insegnanti e staff di una scuola superiore in Francia ha preso in esame i casi di infezione da coronavirus e conseguente quadro clinico da COVID-19, per chiarire le tempistiche necessarie per poter parlare di immunità di gregge.

Il dilagare della diffusione del coronavirus ha reso necessarie rigide misure di contenimento in molti stati europei: capire le modalità e i tassi di trasmissione del coronavirus si è rivelato essere determinante per coadiuvare gli sforzi di tali misure, per meglio indirizzare gli sforzi degli organi di salute pubblica.

Lo studio in oggetto, condotto su un campione di allievi, inseganti, staff e familiari dei ragazzi di una scuola superiore a Oise (Francia), una delle aree maggiormente colpite a nord di Parigi, ha rilevato che dei 661 partecipanti, solo il 26% (172 casi) è risultato positivo per anticorpi anti SARS-CoV-2.

A tutti i partecipanti è stato chiesto di completare un questionario che indagava le condizioni mediche preesistenti, lo stato di salute generale, nonché le informazioni sociodemografiche più rilevanti a partire dal 13 gennaio 2020, includendo eventuali diagnosi per COVID-19.

In totale, 452 partecipanti hanno riportato sintomatologia da COVID-19 tra il 13 gennaio fino a una settimana prima dell’indagine, condotta tra il 30 Marzo e il 4 Aprile 2020. I sintomi più comuni sono stati riniti (38.3%), seguite da tosse (35.4%), mal di testa (30.9%), mal di gola, febbre, astenia e mialgia.

Tra i 172 partecipanti risultati positivi al test sierologico, il tasso di ospedalizzazione è stato del 5.3% (9 casi).

Curiosità: i fumatori hanno presentato un tasso di infezione quasi 4 volte inferiore rispetto ai soggetti non fumatori (7.2% contro il 28%). 

L’analisi di tale studio, il primo a studiare il tasso di infezione da coronavirus rilevando la presenza di anticorpi nel sangue, è fondamentale per meglio valutare la cosiddetta immunità di gregge.

L’immunità di gregge è una forma di protezione indiretta al contagio che si verifica quando una certa percentuale della popolazione (stimata nell’ordine del 60% per il SARS-CoV-2) ha prodotto anticorpi specifici contro il virus rendendola immune da quella infezione e interrompendo la catena di trasmissione del contagio. Così la restante porzione della popolazione che ancora non è venuta a contatto con il virus viene di fatto dotata una misura di protezione dal contagio.

Un tasso di pregressa infezione pari al 26% e in una zona dove il virus è circolato liberamente per settimane prima del lockdown francese, indica che il raggiungimento del 60% (indicativo per il raggiungimento della immunità di gregge) richiederà più tempo del previsto.

Chiamato a esprimere un breve commento il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da fumo dell’Università di Catania, ha così commentato: “Le osservazioni dello studio francese sono fondamentali per guidare correttamente le prossime mosse dei decisori politici e avviare strategie di uscita più o meno rapide dai lockdown”.

chiara nobis

Giornalista praticante, collabora con LIAF, dove scrive di salute e attualità. Appassionata di sport, con un passato da atleta agonista di sci alpino, si diletta nell'indagare le nuove frontiere della comunicazione e della tecnologia, attenta alla contaminazione con generi e linguaggi diversi.

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