Il Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza e il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin hanno recentemente confermato le norme antifumo già annunciate a luglio nel Disegno di Legge Lorezin.
Dall’inizio di questo anno scolastico non sarà quindi possibile fumare nelle scuole neanche all’aperto. Il divieto viene esteso anche alle sigarette elettroniche.
La normativa invia ai giovani un messaggio molto forte in termini di prevenzione antifumo e coinvolge insegnanti e personale amministrativo. Si auspica che così facendo anche la scuola possa diventare promotrice di stili di vita sani.
Secondo il Rapporto Annuale sul Fumo del 2013 dell’Istituto Superiore di Sanità il 21,9% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni e il 19,1% delle ragazze fuma. Il 14% dei giovani inizia a fumare prima dei 15 anni, il 46,2% tra i 15 e i 17 anni, il 24,7% tra i 17 e i 20 anni. La motivazione principale è l’emulazione degli altri giovani per sentirsi grandi e parte del gruppo.
Un recente sondaggio americano rivela che il fenomeno ecig è in crescita tra gli studenti delle scuole superiori. Coloro che riferiscono di aver provato le ecig sono passati dal 3.3% del 2011 al 6,8% del 2012. Comunque il 76,3% di chi ha provato le ecig aveva comunque già cominciato con le ‘bionde’. Il sondaggio non è in grado di chiarire se l’utilizzo delle ecig per i giovani sia motivo di iniziazione al fumo o alternativa modaiola alle sigarette convenzionali.
Tuttavia un recente sondaggio italiano, condotto per conto della LIAF in una scuola media e in un liceo della città di Ragusa in Sicilia, non sembra confermare quanto affermato dai colleghi statunitensi. Infatti sebbene la larga maggioranza del campione (130 studenti in totale) conoscesse questo dispositivo e lo percepisse come meno dannoso per la salute rispetto alle sigarette convenzionali, solo il 5% l’aveva provato (9 persone) e fra questi tre fumavano regolarmente sigarette. Questi dati fanno presupporre che la sigaretta elettronica sebbene sia conosciuta tuttavia è poco o per nulla usata tra la popolazione adolescenziale. Il fenomeno, in dinamica evoluzione, merita comunque un continuo monitoraggio.
«Non bastano semplicemente norme restrittive per incentivare stili di vita più sani – commenta il Dott. Pasquale Caponnetto, Psicologo Clinico e Ricercatore del Centro Antifumo dell’Università di Catania – è fondamentale integrare tali normative con progetti concreti antifumo sia a scuola che a casa».
«È interessante notare che secondo la normativa i trasgressori che fumeranno a scuola saranno multati – spiega il Prof. Riccardo Polosa Responsabile Scientifico LIAF – mi chiedo chi controllerà e recupererà i soldi delle multe. Secondo un’inchiesta LIAF infatti ad oggi non c’è traccia di multe elevate a carico dei fumatori e degli eventuali proventi. Sarebbe interessante usare questi soldi per finanziare progetti antifumo».