martedì, Gennaio 7, 2025
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Liaf e CoEHAR tra i giovani per parlare di danni da fumo e stop vaping per i minori

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Docenti dell’Università di Catania e medici del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania hanno incontrato oggi gli studenti del Liceo Statale Ettore Majorana per parlare di prevenzione antifumo ma anche di prospettive future di orientamento accademico. La scienza dell’Harm Reduction è in continuo divenire e raccontare agli studenti delle scuole le prospettive accademiche e formative di questa nuova scienza è un nuovo modo di raccontare la ricerca d’ateneo.

Oggi infatti, mercoledì 15 Febbraio, dalle ore 9 alle ore 11, gli esponenti più illustri del centro di ricerca catanese e della Lega Italiana Anti Fumo hanno parlato ai 170 ragazzi del Liceo catanese di quali sono i danni causati dal fumo e del perché iniziare a fumare è una scelta sbagliata.

Al centro dell’incontro uno spazio dedicato anche al vaping e alla diffusione dell’utilizzo di sigarette elettroniche tra i giovani. Ricordiamo che la vendita di questi strumenti è vietata ai minori. E non iniziare a svapare è la scelta più giusta per i giovani.

Sono intervenuti: il Prof. Giovanni Li Volti, Direttore CoEHAR; il Dr. Michele Compagnone, endocrinologo del Policlinico di Catania; la Prof.ssa Agata Zappalà, Docente di Fisiologia, Biometec – Università di Catania; la Dr.ssa Valeria Nicolosi, giornalista ed esperta di comunicazione sociale del CoEHAR, il Dr. Carlo Bellanca, specializzando in Farmacologia e Tossicologia Clinica – U.O. PID Tossicologia Clinica – Policlinico di Catania ed il Prof. Pasquale Caponnetto, Docente di Psicologia Clinica – Università di Catania.

AIOM, fumo-tumori: 40% di casi evitabili agendo sui fattori di rischio

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AIOM Schillaci fumo

Secondo i dati presentati durante il Convegno nazionale AIOM, il 32% dei decessi europei per tumori è associato a disparità socioeconomiche, che alimentano anche stili di vita poco sani: il 37% di chi affronta difficoltà finanziarie fuma. Interviene il Ministro Schillaci: “Stiamo definendo un aggiornamento della normativa sul fumo”.

Disparità socioeconomiche, carenza di personale, gap nell’adesione ai programmi di screening oncologico tra Nord e Sud del paese, divario tra istituzioni e cittadino: sono questi alcuni dei temi caldi toccati in occasione del Convegno nazionale “Close the care gap” organizzato da l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), alla vigilia del World Cancer Day.

Secondo il report presentato in occasione del convegno, povertà, mancanza di istruzione e diseguaglianza economica sono i fattori associati al 32% delle morti oncologiche negli uomini in Europa e al 16% di quelle che avvengono tra le donne del continente.

Nonostante il sistema sanitario italiano generi numeri generali legati ai servizi di prevenzione e trattamento dei tumori migliori rispetto a sistemai sanitari squilibrati come quello statunitense, il nostro paese si torva ad affrontare un’emergenza legata al divario di adesione al programmi di screening tra Sud e Nord. Inoltre, denuncia l’associazione, più del 50% del tempo di ogni visita oncologica è assorbito da adempimenti amministrativi. 

Diagnosi precoce e prevenzione sono le armi più forti che possono fare la differenza nella vita del paziente oncologico.

Al centro del convegno anche la mancanza di personale sanitario, in parte dovuta anche alla politica del numero chiuso delle università italiane. 

Disparità sociali ed economiche che influenzano anche l’attaccamento a stili di vita e abitudini poco sane, come il fumo: “Nel 2022, in Italia, sono state stimate 390,700 nuove diagnosi di cancro– dichiara Saverio Cinieri, Presidente di AIOM- il 40% dei casi può essere evitato agendo sui fattori di rischio modificabili. In particolare il fumo di tabacco è il principale fattore di rischio associato all’insorgenza di circa un tumore su tre e a ben 17 tipi di neoplasia, oltre a quella del polmone. Le differenze sociali nel fumo, che vedono più esposte le persone con minori risorse economiche o a basso livello di istruzione, nel nostro pese si mantengono nel tempo ampie e significative, a fronte di una riduzione che coinvolge di più gli individui meno svantaggiati”.

Secondo i dati AIOM, nella fascia di popolazione che ha affermato di essere andata incontro a grosse difficoltà economiche nel corso del 2021, il tasso di fumo si attestava al 37%,  analogamente ai dati ottenuti nel 2008, mentre fra coloro che non dichiaravano problematiche finanziarie la quota di fumatori è scesa dal 27% al 20% nello stesso arco temporale. 

Ad aprire il congresso ed intervenire sulla quesitone degli stili di vita poco sani, anche il Ministro Orazio Schillaci: “Oggi  abbiamo gli strumenti per colmare il care gap a cominciare dall’implementazione su tutto il territorio nazionale delle reti oncologiche attraverso l’integrazione tra ospedali e servizi territoriali per una presa in carico globale dei pazienti che hanno bisogni diversi e complessi. 

La mozione approvata qualche giorno fa dalla Camera dei Deputati conferma la validità  dell’impegno che il ministero ha già cominciato a mettere in campo per potenziare le attività di screening oncologico ed incentivare stili di vita sani e corretti. Intendo dire sui principali fattori di rischio: fumo, alimentazione scorretta e inattività fisica. Possiamo evitare il 50% delle morti per tumore e il 40% dei nuovi casi ma soprattutto assicurare uno stato di benessere che la nostra costituzione tutela. Per questo scopo stiamo predisponendo iniziative dirette a promuovere la cultura della prevenzione: partiremo delle scuole elementari per incoraggiare l’adozione stili di vita sani. Con lo stesso intento stiamo definendo un aggiornamento sulla normativa sul fumo”.

Ricordiamo che, proprio sulla questione “stretta sul fumo”, già annunciato dal Ministro in audizione in commissione salute al parlamento, anche il prof. Riccardo Polosa è intervenuto chiedendo alle autorità di essere ascoltato sui temi che riguardano le migliori strategie di riduzione del danno da applicare alle politiche di sanità pubblica nazionale volte proprio a combattere la diffusione del fumo di sigaretta convenzionale.

Fumo: differenza sostanziale tra fumo e vaping e centinaia di studi scientifici confermano la riduzione del danno come approccio efficace per i Governi  

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Catania 18 Gennaio 2023 – Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci riprende la Legge Sirchia e annuncia un aumento dei divieti sulla base di quelli già presenti.

Riccardo Polosa, docente di Medicina Interna e fondatore del CoEHAR dell’Università di Catania interviene cosi:

“Il punto è che la Legge Sirchia compie 20 anni e come ogni strumento di tutela e prevenzione va aggiornato e rivisto, non ampliato. Venti anni fa gli strumenti di riduzione del danno non esistevano nemmeno. E oggi si insiste con una legge desueta che non è contestuale alla realtà, applicandola male peraltro. Se si guardasse di più alla scienza, il Ministero avrebbe una nuova occasione di riscrivere una legge e un nuovo percorso di lotta al tabagismo. Dalla Legge Sirchia in poi l’aumento di divieti e la mancata attivazione di politiche attive per sensibilizzare i fumatori a smettere hanno lasciato un vuoto. A guardare i dati del Ministero, si registra un numero di fumatori in meno, non di più. E se si vuole agire, si deve sensibilizzare. Basti pensare che l’ultima campagna antifumo italiana risale al 2015 anche se sappiamo che la sensibilizzazione antifumo è l’azione più efficace per incidere sui cambiamenti degli stili di vita. Il numero di studi scientifici che dimostrano il minor danno delle sigarette elettroniche e dei dispositivi a rilascio di nicotina senza combustione rispetto alle convenzionali sigarette da combustione è altissimo. Stiamo parlando di ricerche scientifiche internazionali che dimostrano il 90% di danno in meno dei dispositivi a rischio ridotto. Numeri che andrebbero almeno ascoltati e valutati in Commissione Sanità e Affari Sociali. L’Università di Catania, con il CoEHAR che rappresento, è l’ateneo più produttivo al mondo in questo campo. Per i fumatori che non riescono a smettere di fumare da soli, e per i soggetti affetti da particolari patologie, il passaggio da prodotti da combustione verso prodotti che ne sono privi, dimostra efficacemente e scientificamente una riduzione importante e sostanziale del danno. In altri Paesi, come Germania ed Inghilterra in primis, un approccio propositivo nei confronti della riduzione del danno ha dimezzato il numero di fumatori, il 50% in meno grazie al passaggio ai sistemi senza combustione. Ricordiamolo”

BPCO – una review del CoEHAR fornisce il consiglio meno dannoso per i fumatori che non riescono a smettere

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In una nuova revisione scientifica pubblicata su Expert Review of Respiratory Medicine il team diretto dal prof. Riccardo Polosa ed in collaborazione con i ricercatori del Guy’s & St Thomas’ Hospitals di Londra mostra le opzioni esistenti per i fumatori con Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) che hanno difficoltà a smettere di fumare.

Link: https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/17476348.2023.2167716?src

La BPCO è la terza principale causa di morte a livello mondiale, e causa più di 3 milioni di morti ogni anno. A livello globale, sono più di 65 milioni le persone colpite da BPCO (broncopneumopatia cronico ostruttiva), con più di 3 milioni di pazienti affetti solo in Italia.

Rallentare la progressione della malattia, ridurre le riacutizzazioni respiratorie e migliorare la qualità della vita sono esigenze insoddisfatte nella gestione dei pazienti. La cessazione del fumo è l’unico metodo provato utile a migliorare le condizioni della malattia ma è scoraggiante che la maggior parte dei programmi per smettere di fumare non sembrino funzionare per la stragrande maggioranza dei fumatori con BPCO e che, addirittura, molti pazienti continuino a fumare nonostante i loro sintomi.

Considerato che sono disponibili solo informazioni limitate sull’impatto dei prodotti senza combustione sulla BPCO, un gruppo di ricerca del CoEHAR, guidato dal suo fondatore, il professor Riccardo Polosa, ha scritto questo articolo di revisione per valutare le prove esistenti dagli studi effettuati sull’uomo (e non sugli animali) circa gli effetti sulla salute respiratoria dovuti al passaggio all’utilizzo di prodotti senza combustione per i pazienti con BPCO che fumano sigarette convenzionali. 

L’obiettivo principale è fornire ai medici prove sugli effetti del passaggio all’utilizzo di questi prodotti e promuovere raccomandazioni utili all’alfabetizzazione sanitaria nei pazienti con BPCO.

I pazienti con BPCO che hanno difficoltà a smettere di fumare dovrebbero infatti prendere in considerazione la possibilità di sostituire le sigarette convenzionali con prodotti senza combustione come le sigarette elettroniche o i prodotti a base di tabacco riscaldato. Sebbene non privi di rischi, è riconosciuto che questi prodotti rilasciano emissioni tossiche molto inferiori rispetto alle sigarette combustibili” – afferma il professor Riccardo Polosa. “La nostra revisione è un riferimento importante per i soggetti interessati all’impatto del fumo, alla cessazione o alla eventuale sostituzione” – aggiunge Polosa.

La revisione

Questo articolo di revisione evidenzia la necessità di studi clinici di follow-up a lungo termine, progettati con cura, adeguatamente controllati, per valutare il vero potenziale delle tecnologie di somministrazione di nicotina senza combustione per la cessazione prolungata del fumo e la riduzione del danno derivante, in particolare tra i fumatori con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). I risultati appropriati di questi studi dovrebbero includere, tra gli altri, cambiamenti nella funzione polmonare, sintomi respiratori, qualità della vita correlata alla salute, esacerbazioni della BPCO, capacità funzionale fisica, imaging toracico (ad esempio tomografia computerizzata ad alta risoluzione) nonché biomarcatori facilmente accessibili associati alla gravità e alla progressione di questa malattia.

Sistema cardiovascolare: ecig non comporta alcun rischio aggiunto

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ecig sistema cardiovascolare review

Secondo un’analisi condotta dal team di ricercatori di In Silico Science e compiuta sulla letteratura scientifica di settore in merito agli effetti sul sistema cardiovascolare, usare sigarette elettroniche non sarebbe più dannoso del fumare sigarette. Numerose, però, le problematiche metodologiche riscontrate negli studi

Ormai il fumo elettronico è sdoganato a livello sociale, ma ancora permangono teorie per cui lo svapo in realtà comporterebbe danni alla salute rilevanti tanto quanto il fumo combusto. Sempre più studi cercano dunque di valutare gli effetti nel breve e nel lungo termine dell’uso di ecig, generando una mole di dati non indifferente in merito agli effetti sul sistema polmonare e cardiovascolare.

Quali sono quindi i risultati a livello internazionale quando si valuta l’effetto del fumo elettronico su parametri relativi al sistema cardiovascolare, come pressione sanguigna o battito cardiaco?

Una domanda a cui ha dato risposta il team di ricerca di In Silico Science, un progetto del CoEHAR di Catania, che si occupa di revisionare la letteratura di settore per valutare la robustezza delle prove in merito alle ecig.

Un processo di revisione che non riguarda semplicemente il dato numerico sugli studi valutati, ma soprattutto la qualità della ricerca stessa, moto spesso condotta attraverso studi dal design o dalla metodologia carente.

Il team guidato dall’esperta di riduzione del danno e revisioni sistematiche dott.ssa Renée O’Leary ha analizzato 25 studi  per un totale di 1,810 fumatori: ricerche scelte e selezionate nei diversi database internazionali e che dovevano necessariamente riportare test cardiovascolari e analisi condotte su soggetti che avevano sostituito il fumo combusto con quello elettronico e che garantivano una comparazione con le normali sigarette.

Gli autori hanno scoperto che quasi i due terzi dei test analizzati hanno dimostrato che le sigarette elettroniche non recano alcun danno aggiuntivo alla salute di un fumatore, nello specifico per quanto riguarda frequenza cardiaca, pressione sanguigna e test cardiovascolari. 

Seocndo due studi clinici, inoltre, l’uso di ecig potrebbe al contrario comportare potenziali benefici. Ad esempio, i partecipanti con ipertensione hanno sperimentato una riduzione clinicamente significativa della pressione arteriosa sistolica dopo un anno di utilizzo di sistemi elettronici di somministrazione della nicotina.

La nostra review fornisce dati dettagliati e aggiornati sulle possibili implicazioni in termini di salute cardiovascolare derivanti dall’uso di sigarette elettroniche” ha affermato la dott.ssa O’Leary, autrice dello studio “I risultati infatti supportano l’idea che l’uso di ecig non aggiunga alcun rischio cardiovascolare e rileva che i fumatori che decidono di passare al fumo elettronico potrebbero trarre benefici. Però, come emerso da altre review, abbiam osservato lacune metodologiche negli studi analizzati, in larga parte dovute al design e alla struttura delle ricerche, che non rispecchiano le normali condizioni di svapo, e limitazioni come campioni di studio troppo ridotti o una mancanza nell’accertamento di una pregressa abitudine tabagica”.

Per quanto riguarda i possibili effetti dello svapo sulla frequenza cardiaca, 8 studi in acuto non hanno trovato alcun incremento significativo con le ecig. 

Tre studi in acuto hanno rilevato un incremento della frequenza con le ecig contenenti nicotina, ma in uno studio l’aumento non era significativamente diverso da quello rilevato per il fumo combusto e nell’altro, invece, l’aumento era significativamente inferiore rispetto alla sigaretta tradizionale. 

Otto studi su nove di follow up non hanno riscontrato aumenti significativi. Diciannove studi hanno valutato i risultati di test condotti sulla pressione sanguigna, otto studi in acuto e 11 di follow up. 

Quindici studi non hanno rilevato cambiamenti significativi. Due studi hanno dimostrato che il fumo combusto innalza significativamente la pressione sanguigna mentre le ecig no. 

Solamente uno studio di quelli compresi nella review ha comparato i dati sulla pressione sanguigna degli utilizzatori duali e di quelli esclusivi, riscontrando che gli utilizzatori esclusivi incorrono in miglioramenti significativi sulla frequenza cardiaca e sula pressione sanguina rispetto agli utilizzatori duali.

Da un puntosi vista di progettazione e di ricerca, molti studi presentano problemi relativi ai soggetti studiati: campioni di un singolo genere o appena entrati nell’età adulta o che dichiarano schemi di consumo del tabacco troppo leggeri o troppo pesanti. La temporalità dell’abitudine al fumo o allo svapo e la pregressa abitudine tabagica sono fattori di cui tenere conto nella valutazione degli effetti sulla salute umana.

Inoltre, i ricercatori hanno riscontrato differenze nella tipologia di device per il vaping studiati, sottolineando come i dati provenienti dalle prime tipologie di ecig potrebbero non trovare riscontro con i modelli attualmente in circolazione. In aggiunta, diversi studi non considerano la pregressa abitudine tabagica dei soggetti e altri invece utilizzano protocolli di svapo che non riproducono la reale esperienza dei consumatori. 

2023? Vi spieghiamo perché è l’anno giusto per smettere

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2023 smettere di fumare

Con l’avvento del 2023, la motivazione e i venti del cambiamento ci spingono verso nuovi approcci e risoluzioni, soprattutto per quanto riguarda alcune la nostra salute, combattendo contro alcune bestie nere come il fumo di sigaretta. Ma come rendere una buona idea un progetto di successo?

Festeggiare il nuovo anno, si sa, è da sempre uno dei motivi principali che spingono le persone a prendere decisioni che cambino in positivo la propria vita.

Complici tre anni in cui i paradigmi mondiali sono stati ribaltati, quest’anno la top ten dei propositi non vede più il classico “smetto di fumare” in cima alla lista, scalzato da propositi che privilegiano invece un miglior bilanciamento tra la vita lavorativa e la vita personale. 

Ma anche per questo 2023, la laute fisica e mentale sono tra i grandi temi affrontati, compresa sembra necessità di abbandonare quelle abitudini che invece ci spingono verso la direzione opposta.

Ma perché il 2023 dovrebbe essere un anno differente dagli altri?

Sappiamo infatti, secondo un dato statistico inglese di qualche anno fa, che su 100 fumatori che scelgono di smettere con l’anno nuovo, solo 13 riescono.

Ma è anche vero che chi smette a gennaio ha molte più probabilità di dire addio al fumo per sempre.

Eppure quest’anno, i venti del nuovo anno sembrano garantire molte più chances: innanzitutto, usciamo da anni complessi, dove è tornata alla ribalta più che mai la voglia di investire sulla salute, orientandoci verso scelte consapevoli.

Il tempo, questa grande unità di misura contro cui combattevamo strenuamente, è tornato ad essere un alleato, che, se giustamente valorizzato, può definire degli standard qualititativi di vita molto più elevati.

Ed è questa la spinta principale che dobbiamo sfruttare: recuperato, almeno parzialmente, un equilibrio tra tempo e impegno, possiamo investire su piccoli propositi che rappresentano un cambiamento radicale, in primis dire addio al fumo.

Un esempio? Prendiamo il tempo come unità di misura e metro dei nostri progressi da quando decidiamo di spegnere l’ultima sigaretta della nostra vita:

  1. In 20 minuti cala la pressione e rallenta il battito cardiaco 
  2. In 12 ore i livelli di monossido di carbonio si riassettano 
  3. In 24 ore i polmoni iniziano a liberarsi dei depositi del fumo
  4. In soli due giorni scendono i livelli di nicotina nel sangue e migliorano gusto e olfatto
  5. In un periodo che va dalle due settimane ai 3 mesi si assistono a cambiamenti significativi: migliora l’umore, la qualità del sonno, la circolazione sanguigna e la respirazione. Addio a tosse e catarro. torna la voglia e le condizioni fisiche per poter effettuare attività fisica liberamente
  6. Dopo 10 anni il rischio di tumore ai polmoni è pari a quello di un non-fumatore.

Ciò che colpisce, è che tenere duro per pochissimo tempo significa già aver compiuto un passo enorme in avanti

Ma come riuscire a rendere il 2023 l’anno giusto?

Innanzitutto, si deve necessariamente prendere coscienza della propria decisione: le feste sono finte, siamo tornati alla routine quotidiana ma con ancora quell’aurea di libertà che si respira dopo le ferie natalizie: inserire un piccola nuova abitudine potrebbe essere meno difficile del previsto.

Anche al lavoro, si rinuncia più facilmente. Una pausa sigaretta in meno si potrebbe giustificare con il dover riprendere task lasciati indietro.

Rivolgersi a servizi di cessazione come ASL e centri antifumo, inoltre, mette in contatto con esperti del settore che sapranno creare un percorso ad hoc basato che sulle esigenze del singolo.

Che state aspettando? Il 2023 è davvero il vostro anno. Dite addio al fumo e investite nel vostro futuro!

Aumenta il consumo di Ecig

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ecig medici salute umana

Nel 2021 il 2,8% delle persone di 14 anni e più (circa 1 milione e mezzo) ha dichiarato di utilizzare la sigaretta elettronica (il 3,4% dei maschi e il 2,3% delle femmine), mentre il 2,1% ha preferito i prodotti a tabacco riscaldato non bruciato (HnB), come mini-sigarette o capsule riscaldate da appositi dispositivi a temperature più basse di quelle raggiunte nelle sigarette convenzionali. 
I ragazzi sono i maggiori fruitori della sigaretta elettronica: tra i 18 e i 34 anni, la quota di utilizzatori è del 5,2% (circa il 6% dei maschi e il 4,5% delle femmine), mentre il 4,6% fa uso di prodotti a tabacco riscaldato non bruciato. Sono alcuni dei dati che emergono dall’indagine multiscopo ‘Aspetti della vita quotidiana’ realizzata dall’Istat, che dal 2014 ha iniziato a rilevare l’uso della sigaretta elettronica e, dal 2021, quello dei prodotti a tabacco riscaldato.

Il consumo di prodotti come la sigaretta elettronica e di quelli a tabacco riscaldato non bruciato (HnB) è un fenomeno emergente degli ultimi anni, coinvolge una porzione limitata della popolazione, soprattutto quella giovanile, ma sta dunque lentamente crescendo nel tempo.

Se nel 2014 erano circa 800mila le persone di 14 anni e più che facevano uso della sigaretta elettronica, nel tempo si è assistito a un aumento, specialmente a partire dal 2017, fino ad arrivare nel 2021 a quasi un milione e mezzo di persone. L’aumento nel tempo ha riguardato sia gli uomini che le donne, con livelli tra gli utilizzatori di entrambi i sessi che nell’arco di quasi 10 anni si sono più che raddoppiati. 

In questa edizione dell’indagine, l’Istituto nazionale di statistica ha messo sotto la lente di ingrandimento un campione di circa 25mila famiglie distribuite in circa 800 comuni italiani: hanno risposto 19.829 famiglie e oltre 45mila persone.

Dallo studio è emerso un uso a volte combinato dei prodotti: un consumatore su quattro, infatti, usa sia la sigaretta elettronica, sia i prodotti a tabacco riscaldato non bruciato. Inoltre, tre utilizzatori su quattro di sigaretta elettronica e/o prodotti a tabacco riscaldato non bruciato sono anche fumatori.

La rilevazione ha poi messo in luce come la sigaretta elettronica sia utilizzata soprattutto tra i maschi di età compresa tra i 25 e i 34 anni (6,2%) e come l’uso della sigaretta elettronica decresca progressivamente al crescere dell’età, quasi scomparendo tra la popolazione di 65 anni e più.

Polosa apre il 2023 con un altro primato

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Il consorzio CoEHAR inizia il 2023 con un primato. Il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, anche per l’anno appena trascorso è stato indicato come uno degli scienziati più produttivi al mondo nel campo della ricerca applicata agli strumenti antifumo.

Polosa è il docente con più pubblicazioni scientifiche dell’ateneo di Catania e risulta nella top ten di tutti gli atenei del Sud Italia come autorità più produttiva nel suo ambito scientifico. A ribadirlo, anche nel 2022, la classifica ufficiale di Plos Biology.

Updated science-wide author databases of standardized citation indicators” è l’articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista Plos Biology che ogni anno rende pubblici i dati relativi all’impatto delle pubblicazioni scientifiche di 100.000 ricercatori nel mondo, in termini di rapporto tra citazioni, ricerche e impatto sulla carriera.

Secondo questo studio, il prof. Polosa anche per il 2022 è tra gli scienziati più citati al mondo. I nomi indicati nella lista vengono rigorosamente classificati in 22 campi scientifici e 126 sottocampi. Una ricerca attenta e minuziosa che ormai da anni vede il primato dello scienziato catanese ancora presente nella Top List internazionale.

Un primato, peraltro, che si associa ad un altro incredibile risultato scientifico del team del CoEHAR di Catania che chiude il 2022 con un numero da record: il gruppo di scienziati affiliati al Centro di ricerca etneo è infatti riuscito a realizzare, in soli 4 anni, ben 128 pubblicazioni scientifiche su riviste prestigiose e tutte dedicate al tema dell’Harm Reduction.

Un autorevole riconoscimento che mi accompagna ormai da anni grazie soprattutto al grande lavoro svolto dai numerosi ricercatori dell’ateneo di Catania che collaborano ogni giorno con colleghi provenienti da ogni parte del globo. Abbiamo inaugurato una linea di ricerca scientifica che ha già ottenuto risultati epocali aiutando milioni di persone a cambiare approccio e stile di vita. Non abbiamo intenzione di fermarci. La riduzione del danno è un principio che va applicato ad ogni ambito di ricerca e può rappresentare la vera svolta rivoluzionaria per la cura di numerose malattie e per la diffusione di nuovi standard di ricerca scientifica” – così Riccardo Polosa ha commentato la notizia.

ANAFE: bene stabilizzazione tasse su Ecig

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consultazione europea fumo ecig

Roma, 29 dicembre 2022. La Legge di bilancio 2023, da poco approvata in via definitiva dal Senato, ha finalmente previsto la stabilizzazione della tassazione sulle sigarette elettroniche, prevedendo che a decorrere dal 1° gennaio 2023 l’imposta di consumo sui liquidi da inalazione sia la stessa applicata nel 2022. Un intervento necessario non solo per garantire un gettito erariale fisso da parte del settore ma, soprattutto, per evitare il concreto rischio di ulteriore depauperazione di un asset importante del Made in Italy che, altrimenti, avrebbe subito la quinta modifica normativa in sei anni. Questa la posizione di ANAFE, l’Associazione Italiana Produttori Fumo Elettronico aderente a Confindustria.

“Esprimiamo soddisfazione per la stabilizzazione delle tasse e per questo ringraziamo per l’impegno politico mantenuto, in particolare, il Vice Premier Matteo Salvini, il Vice Ministro al MEF Maurizio Leo e il Sottosegretario di Stato Federico Freni. Il settore del fumo elettronico è stato l’unico a subire un crescente ed esponenziale aumento di tassazione in piena crisi pandemica: in particolare per i liquidi da inalazione sono stati previsti aumenti fino al +150% per quelli con nicotina e +300% per i senza nicotina. Finalmente da oggi il settore può tornare a pianificare investimenti e ad assicurare a tutti gli occupati della filiera (15.000 lavoratori diretti e circa 35.000 indiretti) continuità nella produzione e nelle attività di ricerca e sviluppo. Ma soprattutto, da oggi l’industria del fumo elettronico può concentrarsi maggiormente sul principale problema del mercato, ovvero il contrabbando di prodotti contraffatti, che non rispettano i requisiti di legge e sono potenzialmente rischiosi per la salute”. Così Umberto Roccatti, Presidente di ANAFE Confindustria, che ha poi aggiunto: “Accogliamo, inoltre, positivamente l’indirizzo del nuovo Esecutivo che, in discontinuità rispetto al passato, ha deciso di interrompere una politica fiscale esclusivamente svantaggiosa e punitiva nei confronti dei prodotti innovativi a rischio ridotto. E dunque nei confronti di circa 2 milioni di individui tra persone che usano la sigaretta elettronica per provare a smettere di fumare e coloro che, non riuscendo a smettere, scelgono un prodotto meno dannoso per la salute. Con la rideterminazione dell’accisa sui tabacchi lavorati, infatti – per la prima volta dopo molti anni – il nostro Paese ha scelto di non incentivare più a livello fiscale il consumo di prodotti certamente nocivi come le sigarette tradizionali. Si tratta di una scelta di buon senso a tutela di tutti i consumatori e che, tra le altre cose, risulta in linea con quanto già previsto in altri Paesi europei”.

Tumori in aumento, 44 mila quelli al polmone

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unshaven man holding a cigarette with scissors, close up

Il Ministero della Salute presenta i nuovi dati sui tumori in Italia. Ed è subito allarme “stili di vita”. Al Ministero della Salute presentato il volume sui numeri delle neoplasie, frutto della collaborazione tra AIOM, AIRTUM, Fondazione AIOM, ONS, PASSI, PASSI d’Argento e SIAPeC-IAP.

Questi i numeri: nel 2022 in Italia sono stati stimati 390.700 (205.000 negli uomini e 185.700 nelle donne) nuovi casi di tumore, +14.100 in soli due anni. I cinque carcinomi più frequenti sono quelli della mammella (55.700), colon-retto (48.100), polmone (43.900), prostata (40.500) e vescica (29.200). Serve più impegno per sensibilizzare i cittadini: il 33% è in sovrappeso, il 24% fuma e i sedentari sono passati dal 23% nel 2008 al 31% nel 2021. Pesano i ritardi nell’assistenza accumulati durante la pandemia, ma si registra una ripresa dei programmi di prevenzione secondaria e degli interventi chirurgici in stadio iniziale.

I sistemi PASSI e PASSI d’Argento consentono di stimare la prevalenza di fumo, consumo di alcol, sedentarietà, eccesso ponderale o abitudini alimentari (come consumo di frutta e verdura) nella popolazione di 18-69 anni e nella popolazione ultra 65enne residente in Italia.

Abitudine tabagica

Nel 2021, in Italia, il 24% dei 18-69enni fuma e il 16% è un ex-fumatore. Fra i fumatori uno su 4 (22%) consuma più di un pacchetto di sigarette al giorno. L’abitudine tabagica è più frequente fra gli uomini rispetto alle donne, fra i più giovani, fra i residenti nel Centro-Sud ed è anche fortemente associata allo svantaggio sociale essendo più frequente fra le persone con molte difficoltà economiche o meno istruite. Negli ultimi anni la percentuale di fumatori si è comunque ridotta, lentamente ma significativamente, seguendo il trend in discesa che si osserva da almeno trenta anni. Fra il 2008 e il 2021 la quota di fumatori scende di circa 6 punti percentuali, dal 30% al 24%.

“Ancora una volta nessun accenno alle politiche di riduzione del danno – dice il direttore del CoEHAR dell’Università degli Studi di Catania, prof. Giovanni Li Volti – Il fumo di sigaretta convenzionale incide segnatamente su molti dei tumori evidenziati nel report. Utilizzare strumenti efficaci per aiutare i fumatori che non riescono a smettere da soli con strumenti efficaci, come i prodotti privi di combustione, ridurrebbe l’incidenza dei tumori e l’aggravamento della malattie e sarebbe un vantaggio in più anche per le politiche economiche del sistema sanitario italiano”. 

“Non ci illudiamo – spiega il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR – il peso delle morti per cancro e segnatamente per tumori fumo correlati come quelli del polmone e della vescica non si ridurrà negli anni a venire se non si metteranno in campo strategie di politica sanitaria innovative. Le attuali politiche di contrasto al tabagismo non bastano. E’ giunto il momento di un cambio di marcia in linea con le nuove sfide del XXI secolo. La riduzione del danno è un principio riconosciuto dalle più importanti autorità sanitarie internazionali incluse Inghilterra, Nuova Zelanda e Giappone. Una sua capillare adozione salverà milioni di vite nei prossimi anni”. 

Il comunicato stampa del Ministero
TUMORI: NEL 2022 IN ITALIA STIMATI 390.700 NUOVI CASI, +14.100 IN 2 ANNI
POST COVID, PIÙ SCREENING MA È ALLARME PER GLI STILI DI VITA SCORRETTI
Aumentano le diagnosi rispetto al 2020. I cinque carcinomi più frequenti sono quelli della mammella (55.700), colon-retto (48.100), polmone (43.900), prostata (40.500) e vescica (29.200). Serve più impegno per sensibilizzare i cittadini: il 33% è in sovrappeso, il 24% fuma e i sedentari sono passati dal 23% nel 2008 al 31% nel 2021. Pesano i ritardi nell’assistenza accumulati durante la pandemia, ma si registra una ripresa dei programmi di prevenzione secondaria e degli interventi chirurgici in stadio iniziale

Roma, 19 dicembre 2022 – Nel 2022, in Italia, sono stimate 390.700 nuove diagnosi di cancro (nel 2020 erano 376.600), 205.000 negli uomini e 185.700 nelle donne. In due anni, l’incremento è stato di 14.100 casi. Il tumore più frequentemente diagnosticato, nel 2022, è il carcinoma della mammella (55.700 casi, +0,5% rispetto al 2020), seguito dal colon-retto (48.100, +1,5% negli uomini e +1,6% nelle donne), polmone (43.900, +1,6% negli uomini e +3,6% nelle donne), prostata (40.500, +1,5%) e vescica (29.200, +1,7% negli uomini e +1,0% nelle donne). La pandemia ha determinato, nel 2020, un calo delle nuove diagnosi, legato in parte all’interruzione degli screening oncologici e al rallentamento delle attività diagnostiche, ma oggi si assiste alla ripresa dei casi di cancro come in altri Paesi europei. Che rischia di peggiorare, se non si pone un argine agli stili di vita scorretti: il 33% degli adulti è in sovrappeso e il 10% obeso, il 24% fuma e i sedentari sono aumentati dal 23% nel 2008 al 31% nel 2021. Dall’altro lato, va letta positivamente la ripresa dei programmi di screening, tornati nel 2021 ai livelli prepandemici, in particolare quello mammografico raggiunge la copertura del 46%, per il colon-retto del 30% e per la cervice uterina del 35%. Alla riattivazione dei programmi di prevenzione secondaria corrisponde un incremento del numero di interventi chirurgici per cancro del colon-retto e della mammella, anche in stadio iniziale. E nell’assistenza oncologica assume un ruolo di primo piano la vaccinazione anti Covid. Il rischio di morte, tra le persone con storia di cancro e positività all’infezione da SARS-CoV-2, è 2-3 volte superiore tra quelle non vaccinate rispetto alle vaccinate.

E’ il censimento ufficiale, giunto alla dodicesima edizione, che descrive gli aspetti relativi alla diagnosi e terapia delle neoplasie grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), Fondazione AIOM, Osservatorio Nazionale Screening (ONS), PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), PASSI d’Argento e della Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica (SIAPeC-IAP), raccolto nel volume “I numeri del cancro in Italia 2022”, presentato oggi in una conferenza stampa a Roma, al Ministero della Salute, con l’intervento del Ministro, Prof. Orazio Schillaci.

“L’aumento a 390.700 del numero assoluto dei casi nel 2022 pone interrogativi per i quali attualmente non ci sono risposte esaurienti – afferma Saverio Cinieri, Presidente AIOM -. Queste stime per l’Italia per il 2022 sembrano indicare un aumento del numero assoluto dei tumori, in gran parte legato all’invecchiamento della popolazione, in apparente contrasto con l’andamento decrescente dei tassi di incidenza osservato se, ipoteticamente, si considera invariata l’età dei cittadini. Questi dati aggiornati invitano sempre di più a rafforzare le azioni per contrastare il ritardo diagnostico e per favorire la prevenzione secondaria e soprattutto primaria, agendo sul controllo dei fattori di rischio a partire dal fumo di tabacco, dall’obesità, dalla sedentarietà, dall’abuso di alcol e dalla necessità di favorire le vaccinazioni contro le infezioni note per causare il cancro, come quella contro l’HPV”.

“Il volume costituisce un supporto di grande valore per il Servizio Sanitario Nazionale, per il Ministero della Salute e, indubbiamente, per i pazienti oncologici, ai quali, mai come adesso, è necessario offrire le pratiche migliori di prevenzione, cura e assistenza – spiega il Ministro della Salute, Prof. Orazio Schillaci, nella prefazione del libro -. Come emerge dall’analisi, a seguito di decenni caratterizzati da notevoli progressi, la pandemia di Covid-19 ha determinato una battuta d’arresto nella lotta al cancro, causando in Italia, nel complesso, un forte rallentamento delle attività diagnostiche in campo oncologico, con conseguente incremento delle forme avanzate della malattia. Questi ritardi sicuramente influiranno sull’incidenza futura delle patologie neoplastiche. Inoltre, per quanto riguarda i fattori di rischio comportamentali, i dati raccolti durante il biennio 2020-2021 segnano un momento di accelerazione per lo più in senso peggiorativo. Si tratta di un dato che non può non destare preoccupazione se si considera che il 40% dei casi e il 50% delle morti oncologiche possono essere evitati intervenendo su fattori di rischio prevenibili, soprattutto sugli stili di vita”.

È infatti necessario sensibilizzare i cittadini sulle regole di prevenzione primaria. “I dati PASSI sugli stili di vita confermano la non ottimale aderenza dei cittadini ad uno stile di vita sano – afferma Maria Masocco, Responsabile scientifico dei sistemi di sorveglianza PASSI e PASSI d’Argento, coordinati dall’Istituto Superiore di Sanità -. Dall’analisi delle serie storiche dei fattori di rischio comportamentali, emerge che non ci sono stati grandi miglioramenti negli ultimi 15 anni e, ad eccezione dell’abitudine al fumo di sigaretta che continua la sua lenta riduzione da oltre un trentennio, il consumo di alcol a rischio, la sedentarietà e l’eccesso ponderale, complessivamente, peggiorano o restano stabili. Non solo. In piena pandemia, durante il biennio 2020-2021, questi trend hanno subito modifiche per lo più in senso peggiorativo. L’impatto della pandemia sugli stili di vita è più visibile nel 2020 e sembra, in parte, rientrare nel 2021. Ma gli sforzi per sensibilizzare i cittadini sull’importanza della prevenzione primaria non devono fermarsi”.

Come emerge dall’indagine che ha coinvolto10 anatomie patologiche per i tumori della mammella e 12 per il colon-retto, il numero di carcinomi della mammella operati nel 2020 è risultato inferiore del 4,7% (-151 casi) rispetto al 2019, per poi risalire nel 2021 (+ 441 casi, +14,5%). Nel 2020, il numero di carcinomi del colon-retto operati è risultato inferiore del 10,8% (-238 casi) rispetto al 2019, mentre è cresciuto di 233 casi (+11,9%) nel 2021 rispetto al 2020. “Questa edizione contiene l’aggiornamento al 2021 dell’indagine contenuta nella scorsa edizione sull’impatto dell’infezione da SARS-CoV-2 sugli interventi chirurgici dei tumori della mammella e del colon-retto – evidenzia Guido Mazzoleni, Azienda Sanitaria di Bolzano, Registro Tumori di Bolzano, Referente SIAPeC-IAP -. I risultati aggiornati fanno emergere, in generale e per entrambi i tumori, un aumento dei casi operati nel 2021 rispetto al 2020 e un incremento della percentuale dei tumori pTis, cioè in stadio iniziale, nel 2021 rispetto agli anni precedenti, sia nella mammella che nel colon-retto, a conferma di una ripresa degli screening oncologici. Va, inoltre, segnalato un aumento in entrambe le neoplasie delle categorie N0 e N1a, verosimile indicatore di una presa in carico più precoce dei tumori diagnosticati”.

Nel 2021 si osserva, infatti, un ritorno ai dati pre-pandemici anche per quanto riguarda la copertura dei programmi di prevenzione secondaria. Per la mammografia il valore medio italiano, che nel 2020 si era attestato al 30%, nel 2021 ritorna in linea (46,3%) con i valori di copertura (cioè la proporzione di donne che hanno effettuato la mammografia sul totale della popolazione avente diritto) del periodo 2018-2019. Per lo screening colorettale (ricerca del sangue occulto nelle feci) il valore complessivo si attestava intorno al 30%, per ridursi al 17% nel 2020 e risalire al 30% nel 2021. Lo screening cervicale presentava valori pre-pandemici intorno al 38-39%, un calo al 23% nel 2020 e un livello di copertura del 35% nel 2021. “Questi dati ci consegnano un Paese a due, se non a tre velocità, ma anche con notevoli capacità di rispondere alle emergenze – sottolinea Paola Mantellini, Direttrice Osservatorio Nazionale Screening -. La maggior parte delle attività di screening non è stata ferma durante la pandemia, ma il Covid-19 ha messo in risalto ancora di più le fragilità di questi programmi, già evidenti in epoca pre-pandemica. L’obiettivo non è recuperare i ritardi indotti dall’emergenza sanitaria, ma ottenere livelli di copertura ottimali che, in determinate aree del Paese e per alcuni programmi, non si sono raggiunti nemmeno prima della pandemia. Perché più i livelli di copertura saranno elevati, maggiore sarà la nostra capacità di diagnosticare la malattia in fase precoce. È infatti importante segnalare che, all’interno di ogni singola macro-area, ci sono Regioni con maggiore capacità di ripresa ed altre in evidente difficoltà anche nel 2021”.

Un capitolo del libro è dedicato all’impatto del Covid sui pazienti con tumore. “In Italia, la pandemia ha causato un aumento della mortalità dei pazienti oncologici, soprattutto nei maschi, in età avanzata, con tumore diagnosticato da meno di 2 anni e nelle neoplasie ematologiche – spiegano Fabrizio Stracci,(Presidente AIRTUM) e Diego Serraino (Direttore, SOC Epidemiologia Oncologica e Registro Tumori del Friuli Venezia Giulia, Centro di Riferimento Oncologico, IRCCS, Aviano) -. È fondamentale che i pazienti fragili, tra cui rientrano quelli oncologici, si vaccinino. Infatti uno studio su tutti i residenti in Friuli Venezia Giulia e nella provincia di Reggio Emilia ha evidenziato che il rischio di morte tra gli individui con storia di cancro e di positività all’infezione da SARS-CoV-2 è 2-3 volte superiore tra i non vaccinati rispetto ai vaccinati”.

A fronte dei 2 milioni e mezzo di cittadini che vivevano in Italia nel 2006 con una pregressa diagnosi di tumore, si è passati a circa 3,6 milioni nel 2020, il 37% in più di quanto osservato solo 10 anni prima. L’aumento è stato particolarmente marcato per coloro che vivono da oltre 10 o 15 anni dalla diagnosi. Nel 2020, circa 2,4 milioni di persone (65% del totale) hanno ricevuto la diagnosi da più di 5 anni, mentre 1,4 milioni (39% del totale) da oltre un decennio. Sono oltre un quarto (27%) le persone guarite tra quelle che vivono dopo una diagnosi di tumore.

“Nella stragrande maggioranza dei casi, una persona libera da malattia oltre i 10 anni dal termine del trattamento può, in assenza di recidiva, essere considerata guarita – conclude Giordano Beretta, Presidente Fondazione AIOM -. Fanno eccezione a questa regola alcuni tumori in cui il tempo di guarigione è più lungo e le neoplasie insorte nell’età infantile e adolescenziale, in cui possono bastare 5 anni. Il fatto che una persona, a cui è stata diagnosticata una patologia oncologica, possa essere considerata guarita rappresenta un radicale cambiamento di paradigma, che diventa anche un elemento motivante per l’adesione agli screening, una volta che si sia compreso che la guarigione è tanto più facile quanto più precoce è la diagnosi. In Italia i pazienti oncologici guariti, però, rischiano ancora di incontrare concrete difficoltà quando, ad esempio, cerchino di stipulare un’assicurazione sulla vita o richiedano un mutuo o un finanziamento bancario. Ecco perché è fondamentale attuare, anche in Italia, una legge sul ‘Diritto all’Oblio’, seguendo l’esempio di altri Paesi europei”.