sabato, Gennaio 11, 2025
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Esperti a Oms: “Non si prendano posizioni su rischi non documentati”

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Quattro esperti internazionali di patologie fumo correlate rispondono all’allarme lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità circa i rischi delle sigarette elettroniche e la loro efficacia.
In un lettera – firmata da Umberto Veronesi e Carlo Cipolla, dell’Istituto Europeo di Oncologia Milano, Riccardo Polosa dell’Università degli Studi di Catania e Umberto Tirelli, del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano – gli scienziati invitano l’Oms a non rifuggire le potenzialità e l’efficacia delle e-cig e propongono invece di implementarne gli studi.
“Rinnoviamo l’invito all’OMS a non criminalizzare la sigaretta elettronica – scrivono – e a non lanciare allarmi basati su supposizioni, ma al contrario, promuoverne lo studio scientifico e l’utilizzo nella lotta al cancro e le malattie cardiovascolari. E’ inevitabile – continuano nella lettera – che la sigaretta elettronica sia invisa alle multinazionali del tabacco e ai produttori di tabacco, e la loro forza di lobby a livello mondiale si sta indirizzando accanitamente in questa direzione”.
Il potere economico, politico e sociale di questi colossi del mercato delle “bionde” non dovrebbe, secondo gli scienziati: “Spingere istituzioni mondiali e nazionali preposte alla salute dei cittadini a prendere posizioni contro la sigaretta elettronica sulla base di possibili rischi (del vapore, degli aromi e così via) non scientificamente documentati”.
Per il prof. Riccardo Polosa: “Le forme di regolamentazione proposte dall’Oms sono praticamente sproporzionate”. Nel suo personale commento, spiega che i rischi delle e-cig, cui si riferisce la proposta dell’Oms: “Sono veramente risibili, soprattutto se confrontati a quelli derivanti dal tabacco combustibile ”.
Secondo il professore, la citazione selettiva e superficiale (oltre che poco critica) delle evidenze scientifiche ha portato l’Oms: “Ad una totale mancanza del riconoscimento degli effetti positivi della ecig su milioni di utilizzatori. Quello che serve – spiega infatti – è una regolamentazione proporzionata che non distrugga il valore aggiunto che questi prodotti stanno portando agli (ex)fumatori che li utilizzano da tempo”.
Sulla base del concetto di “riduzione del danno”, fortemente sostenuto da esperti di tutto il mondo, il vapagismo sta confermando e il suo ruolo positivo nella vita dei fumatori quale alternativa concreta al tabagismo. E questo per il prof. Polosa: “Non può essere considerato un aspetto di poco conto”.
Nel protocollo sulla sigaretta elettronica che l’Istituto Europeo di Oncologia sta elaborando e che sarà pubblicato a fine anno, annunciano, “non si è verificato un solo singolo caso di tossicità o effetto collaterale”, in presenza invece di “una significativa efficacia nella disassuefazione dal fumo”.
“La sigaretta elettronica è uno strumento efficace per contrastare la gravissima tragedia del cancro al polmone – si legge nel testo della lettera – Se per ipotesi tutti fumatori di sigarette tradizionali passassero alla sigaretta senza tabacco si otterrebbe a breve una riduzione drastica del cancro polmonare, che nel tempo diventerebbe una malattia rara”.

La BBC vieta l’uso delle sigarette elettroniche nei propri uffici: una questione di “etichetta”, non di salute pubblica

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La BBC è stata duramente criticata da ECITA, l’associazione britannica che riunisce le industrie del settore e-cig, e dai due più noti esperti mondiali di vapagismo Polosa e Farsalinos per aver deliberatamente ignorato la scienza nel momento in cui ha deciso di vietare ai propri dipendenti di svapare all’interno dei propri uffici. Questo divieto è un fatto “spregevole” – hanno dichiarato gli esperti.
La critica è arrivata dopo che il responsabile del personale della BBC, Diane Dumas, ha risposto all’associazione ECITA con una scusa che ha lasciato tutti perplessi: “Comprendo che il divieto non ha una base medico-scientifica. Più che per un ‘problema di salute e sicurezza’, il divieto vuole essere semplicemente ‘un codice di comportamento’ basato esclusivamente sull’estetica e sul galateo”.
“In termini di codici di comportamento, qualunque organizzazione può dettare le proprie preferenze – ha commentato il prof. Riccardo Polosa dell’Università degli studi di Catania – Tuttavia, che la BBC vieti ai suoi dipendenti l’uso del più popolare sostituto della sigaretta convenzionale (che è tra le principali cause di morte nel mondo) è un fatto spregevole. La BBC sta dando un pessimo esempio negando la questione salute e sicurezza ed ignorando le evidenze scientifiche”.
“Le leggi antifumo vietano di fumare tabacco nei luoghi di lavoro per via del grave rischio che il fumo passivo rappresenta per la salute dei non fumatori. Studi scientifici hanno ripetutamente dimostrato che l’inalazione passiva di vapori dalle sigarette elettronicche non è in alcun modo comparabile al fumo passivo della sigaretta convenzionale. Eventuali decisioni dovrebbero essere basate su prove scientifiche piuttosto che su ideologie o preferenze personali” – ha poi affermato il prof. Konstantinos Farsalinos dell’Onassis Cardiac Center di Atene.
La BBC ha fatto sapere ad ECITA di aver consultato il suo personale prima di prendere la decisione, e sostiene che la scelta sia dovuta al fatto di voler mantenere un atteggiamento “coerente” in merito ad una questione sulla quale l’opinione pubblica internazionale è ancora nettamente divisa.
Secondo Katherine Devlin, Presidente di ECITA: “La BBC si sta muovendo su un terreno pericoloso, quello della fobia e del pregiudizio. Non si sarebbero mai sognati di permettere al personale omofobico di rifiutarsi di lavorare con gli omosessuali per paura di contrarre l’AIDS. Per lo stesso motivo, non dovrebbero consentire al personale vapofobico di buttare gli svapatori fuori dell’edificio”.
“La BBC è nota in tutto il mondo per i suoi valori di tolleranza e coraggio nell’andare sempre alla ricerca della verità, e ha bravissimi giornalisti scientifici. Perché sta ignorando i propri valori e le proprie competenze?” – ha aggiunto la Devlin.
Secondo ECITA, le organizzazioni devono affrontare la questione dell’uso della sigaretta elettronica all’interno dei propri locali con una duplice strategia di educazione e giusto compromesso. La BBC riconosce che ECITA ha adottato un approccio “costruttivo” nel proporre una soluzione più ragionevole per accogliere gli svapatori e fugare i timori del personale con le evidenze scientifiche. Tuttavia la BBC ritiene che sia “troppo presto” per rivedere la propria politica, e preferisce attendere altre prove.
“Una politica sbagliata non lo diventerà di meno con il passare del tempo. Così facendo, si costringeranno migliaia di persone a svapare in aree per fumatori, dove saranno esposti al fumo passivo delle sigarette convenzionali” – ha concluso la Devlin.
Quando la BBC ha annunciato il divieto, il suo ufficio stampa ha giustificato la decisione affermando che essa fosse il risultato di una consultazione con la British Medical Association, ossia l’associazione professionale e sindacale dei Medici nel Regno Unito.
“È obbligo del datore di lavoro tutelare la salute e la sicurezza dei propri dipendenti. Peccato però che la decisione presa dalla BBC non sia in linea con questa normativa – aggiunge la prof.ssa Lidia Proietti, presidente LIAF ed esperta in Medicina del Lavoro – Anzi, questo divieto sortirà l’effetto opposto: il pericolo di ricaduta nel vizio, per coloro che erano riusciti a smettere grazie all’e-cig, sarà ancora più elevato. Costringerli a uscire fuori per svapare, magari accanto ai fumatori in pausa sigaretta, va contro ogni logica di ‘diritto del lavoratore’ ”.

La LIAF guida l’FDA sulla imminente regolamentazione delle e-cig negli US

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L’FDA statunitense sta approntando una nuova regolamentazione per le sigarette elettroniche nel contesto dell’attuale Food, Drug & Cosmetic Act, tenendo conto della riduzione del rischio di questi prodotti nei confronti delle sigarette convenzionali. A tale proposito, LIAF ha inviato oggi un commento ufficiale, corredato di un corposo report tecnico-scientifico, per favorire l’adozione di misure razionali ed equilibrate che possano favorire la diffusione di un prodotto dal grande potenziale per il miglioramento della salute pubblica.
Nonostante decenni di sforzi per ridurre l’uso del tabacco, il fumo di sigaretta continua ad essere la principale causa di malattie e morte prevenibili nel mondo. Negli Stati Uniti, per affrontare questo problema di salute pubblica, la Food and Drug Administration (FDA, ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) regolamenta sigarette, tabacco per sigarette, sigarette rollate e tabacco non combustibile nelle sue varie forme (es. tabacco da masticare) sotto la Food, Drug & Cosmetic Act. Da parecchi mesi, l’FDA intende includere sotto la stessa normativa anche le sigarette elettroniche, i sigari, il tabacco da pipa e da narghilè, ecc.
Se tale proposta venisse accettata, l’FDA avrebbe il potere di stabilire e implementare rigidi strumenti normativi anche per le e-cig, come ad esempio inutili e costosi test di qualità e limitazioni alla commercializzazione e alla pubblicità ingiustificate per un prodotto che non contiene tabacco.
L’FDA, a differenza degli enti governativi italiani, ha però uno strumento di consultazione pubblica per cui chiunque può inviare, in forma elettronica o cartacea, un commento su una qualsiasi proposta di legge. Un commento ricco di informazioni costruttive che comunica in modo chiaro e supporta le proprie affermazioni ha ovviamente molte probabilità di avere un impatto sul processo decisionale.
È per questo che LIAF, tramite il suo responsabile scientifico, prof. Riccardo Polosa, ha inviato un commento ufficiale su questa regolamentazione in itinere con l’auspicio che possa guidare l’FDA nell’adozione di misure razionali ed equilibrate che possano favorire la diffusione di un prodotto dal grande potenziale per il miglioramento della salute pubblica.

La LIAF guida l’FDA sulla imminente regolamentazione delle e-cig negli US

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Nonostante decenni di sforzi per ridurre l’uso del tabacco, il fumo di sigaretta continua ad essere la principale causa di malattie e morte prevenibili nel mondo. Negli Stati Uniti, per affrontare questo problema di salute pubblica, la Food and Drug Administration (FDA, ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) regolamenta sigarette, tabacco per sigarette, sigarette rollate e tabacco non combustibile nelle sue varie forme (es. tabacco da masticare) sotto la Food, Drug & Cosmetic Act. Da parecchi mesi, l’FDA intende includere sotto la stessa normativa anche le sigarette elettroniche, i sigari, il tabacco da pipa e da narghilè, ecc.
Se tale proposta venisse accettata, l’FDA avrebbe il potere di stabilire e implementare rigidi strumenti normativi anche per le e-cig, come ad esempio inutili e costosi test di qualità e limitazioni alla commercializzazione e alla pubblicità ingiustificate per un prodotto che non contiene tabacco.
L’FDA, a differenza degli enti governativi italiani, ha però uno strumento di consultazione pubblica per cui chiunque può inviare, in forma elettronica o cartacea, un commento su una qualsiasi proposta di legge. Un commento ricco di informazioni costruttive che comunica in modo chiaro e supporta le proprie affermazioni ha ovviamente molte probabilità di avere un impatto sul processo decisionale.
È per questo che LIAF, tramite il suo responsabile scientifico, prof. Riccardo Polosa, ha inviato un commento ufficiale su questa regolamentazione in itinere con l’auspicio che possa guidare l’FDA nell’adozione di misure razionali ed equilibrate che possano favorire la diffusione di un prodotto dal grande potenziale per il miglioramento della salute pubblica.
Riportiamo qui di seguito la traduzione del commento inviato.
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La Lega Italiana Antifumo (LIAF) ha il dovere morale di inviare un commento alla FDA in merito alla sua imminente regolamentazione sui tabacchi, avendo essa come missione la diffusione della “cultura del non fumo”. La LIAF sostiene attualmente una campagna a favore di prodotti alternativi che non richiedono combustione di tabacco, come le sigarette elettroniche (e-cig), per il loro potenziale nella riduzione del danno fumo-correlato.
Le e-cig sono prodotti semplici ma rivoluzionari. Sebbene emettano vapore, che assomiglia al fumo, non v’è alcuna combustione di tabacco, pertanto chi le usa regolarmente eviterà migliaia di sostanze chimiche tossiche tipicamente presenti nel fumo di sigarette convenzionali.
Le evidenze scientifiche indicano che l’uso di e-cig è un’alternativa di gran lunga meno dannosa del fumo. Anche se alcuni prodotti chimici tossici vengono rilasciati nel vapore elettronico, i loro livelli sono infinitamente minori rispetto a quelli rilasciati dal fumo di tabacco. Sondaggi, dati clinici, chimici e tossicologici sono stati spesso travisati o male interpretati dalle autorità sanitarie e regolatorie, tanto da farla apparire molto più pericolosa di quanto non lo sia in realtà. È ovvio che un certo rischio residuo associato all’uso delle e-cig può essere presente, ma questo è insignificante rispetto alle conseguenze devastanti del fumo. Inoltre, le e-cig vengono utilizzate dai fumatori come sostituto delle sigarette convenzionali o dagli ex fumatori per evitare la ricaduta nel vizio; in tal senso, qualsiasi valutazione del rischio non può prescindere da quello derivante dal continuare a fumare o dall’avere una recidiva.
Chiaramente, LIAF sa che sono necessarie ulteriori ricerche in numerosi settori chiave (ad esempio, nel design dell’atomizzatore e dei materiali dello stoppino per ridurre ulteriormente le emissioni tossiche, o nella tossicologia degli ingredienti per determinare il rischio relativo degli aromi da inalazione) e che i regolamenti devono semplicemente mirare a ridurre al minimo la diffusione delle e-cig tra i non fumatori e i giovani, e a garantire che i consumatori comprino prodotti che soddisfano elevati standard di qualità e sicurezza.
Tuttavia, qualunque decisione in questo senso non deve ne compromettere la varietà di scelta per i consumatori e ne minare la competitività dei prodotti a rischio inferiore (e-cig) a favore di quelli molto più dannosi (sigaretta convenzionale). I consumatori meritano e devono prendere decisioni informate, e la ricerca è sicuramente orientata a promuovere questa linea. In particolare, LIAF ritiene che i dati attuali sulla valutazione della sicurezza e del rischio delle e-cig siano sufficienti a scongiurare misure eccessivamente restrittive quale conseguenza dell’irrazionale applicazione del principio di precauzione.
Alleghiamo quindi una nostra valutazione critica sui dati da un totale di 107 studi clinici e di laboratorio relativamente ai potenziali rischi derivanti dall’uso della sigaretta elettronica, rispetto ai conosciuti e comprovati effetti devastanti derivanti dal fumo di sigarette di tabacco. Auspichiamo che l’FDA trovi questo documento utile per affinare le proprie normative sulle sigarette elettroniche.
Cordialmente,
Prof. Riccardo Polosa (1)
Responsabile Scientifico LIAF
Note:
(1) Riccardo Polosa, Professore Ordinario di Medicina Interna all’Università di Catania è stato valutato sulla rivista scientifica BMC Public Health come la più produttiva e influente voce autorevole sulle sigarette elettroniche, nel mondo. Vedasi tabella 6 in: http://www.biomedcentral.com/content/pdf/1471-2458-14-667.pdf

La “doppia faccia” del nuovo Decreto tabacchi: temuta escalation di prezzi per il fumo elettronico

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Accise maggiorate, nuovi prodotti “da inalazione” (sigarette elettroniche di nuova generazione) e strane manovre del Ministero dell’Economia e delle Finanze dietro alla bozza del decreto legislativo sulla tassazione dei tabacchi che sarà discussa a Settembre in Parlamento. Se la bozza di legge, da una parte, propone per tutti i nuovi prodotti da inalazione una tassazione ridotta al 60% delle accise per i tabacchi lavorati, dall’altra crea una netta disparità fiscale per i prodotti da inalazione a base di liquido.
Il nuovo decreto tabacchi sembra foriero di buone notizie, ma in realtà nasconde, e in maniera subdola, l’ennesima pugnalata al settore delle sigarette elettroniche facendo solo gli interessi delle multinazionali di tabacco. Ecco, in sintesi, il contenuto della nuova proposta di legge del Ministero dell’Economia e delle Finanze sulla tassazione dei tabacchi e che ignora le esperienze degli 800 mila consumatori italiani che hanno scelto la strada del vapagismo per chiudere con il tabacco.
La nuova proposta, infatti, è improntata a regolamentare il tabacco non combustibile e gli altri prodotti contenenti nicotina in modo diverso dalle sigarette convenzionali tenendo conto del loro profilo a basso rischio. Questo consentirebbe inoltre di pubblicizzare liberamente i prodotti “da inalazione” (per intenderci, sigarette elettroniche e i nuovi prodotti a tabacco riscaldato) e ne eliminerebbe il divieto di uso nei luoghi pubblici. Ma non è tutto oro quello che luccica. Il decreto, infatti, rischia di far lievitare considerevolmente i prezzi del vapore elettronico, rendendolo nettamente meno competitivo nei confronti del fumo di tabacco.
Se la bozza di legge, da una parte, propone per tutti i nuovi prodotti da inalazione una tassazione ridotta al 60% delle accise per i tabacchi lavorati, dall’altra crea una netta disparità fiscale per i prodotti da inalazione a base di liquido. La proposta infatti equipara arbitrariamente 10 ml di liquido a 80 sigarette convenzionali, e dato che su 80 sigarette l’accisa è pari a 10,65 €, ne consegue che su una confezione di liquido elettronico da 10 ml graverebbe una tassa di 6,39 €. Per effetto di questa tassa il prezzo al pubblico come minimo raddoppia. E non finisce qui. Le negoziazioni sono ancora in corso e alcune voci sostengono che un’altra equiparazione, altrettanto arbitraria e altrettanto bizzarra, potrebbe essere adottata, stavolta rifacendosi al numero di “boccate”. Se, come sostengono i Monopoli di Stato, a 1 ml di liquido elettronico corrispondono 300 svapate, e ad una “bionda” 10 boccate, l’equivalenza determinerebbe una tassa di 2,41 € per singolo ml. Il che significa che su una confezione di liquido da 10 ml potrebbe pesare una tassa di 24,10 €. Dalla padella alla brace!
La proposta di legge prevede inoltre la regolamentazione di una nuova tipologia di prodotto di imminente commercializzazione in Italia, la sigaretta che scalda il tabacco e non brucia (i.e. “Heat no Burn”) ideata dalla Phillip Morris International. Il produttore di questa nuova tipologia assicura una riduzione complessiva del rischio tossicologico che si attesta tra il 70 e il 90%. Maggiori informazioni sui prodotti Heat no Burn (HnB) sono state diffuse oggi sul quotidiano Avvenire in una intervista rilasciata dal Prof. Polosa.
Commentando la proposta, il Prof. Riccardo Polosa, professore di Medicina Interna e Direttore del Centro per la prevenzione e Cura al Tabagismo dell’Università degli Studi di Catania, oltre che consulente scientifico LIAF, ha detto: “Prodotti da fumo riclassificati come prodotti per inalazione? Tutto questo è ridicolo. Oltre che dalla combustione, fumo viene generato anche da fenomeni chimici non combustibili. Ma il vero problema non è questo – ha aggiunto Polosa – La distinzione tra prodotti a base di tabacco (combustibile, riscaldabile, masticabile, da sciogliere in bocca) e prodotti che non contengono assolutamente tabacco (come le e-cig attualmente in commercio) è l’unica che comprendo e dovrebbe essere alla base di una tassazione razionale!”.
Anche Massimiliano Mancini, presidente di Anafe – Confindustria, l’associazione di categoria dei produttori di sigarette elettroniche, e Massimiliano Federici, presidente di Fiesel – Confesercenti, l’associazione dei rivenditori di sigarette elettroniche, hanno criticato la proposta. Entrambi sono preoccupati per la mancanza di trasparenza nel processo svolto per l’adozione del presente decreto e per il comportamento non responsabile che pervade la burocrazia italiana.
È lecito chiedersi come mai la bozza di decreto tende a favorire un prodotto contenente tabacco nei confronti di un altro (ovvero la sigaretta elettronica) che non solo non ne contiene, ma rappresenta uno strumento potenziale di salute pubblica.
La LIAF un’opinione ce l’ha. Un recente studio del Centro Studi Casmef dell’Università Luiss Guido Carli di Roma, che prende in esame i possibili effetti delle varie ipotesi di revisione dell’accisa sul tabacco, dimostra che all’aumentare delle accise sulle sigarette convenzionali non si è registrato l’atteso aumento delle entrate per l’erario, ma solo un’importante crescita dei “mercati paralleli” (ovvero mercato nero del tabacco di contrabbando). Lo studio conclude che qualsiasi scenario ipotizzato ha sempre e comunque un impatto negativo per l’erario nel triennio 2013-2015. Questo a dimostrazione del fatto che lo Stato italiano rimane in grave difficoltà finanziaria e non sa come fronteggiare le perdite derivanti dal calo delle vendite di sigarette convenzionali. La soluzione sarebbe stata quella di tassare anche le sigarette elettroniche, ma non ha funzionato per via del crollo del settore ancora poco maturo. Gli aspri scontri con il settore dello svapo ne sono un riflesso evidente.
La sigaretta che scalda il tabacco e non brucia rappresenta una soluzione al problema erariale. E non solo. La Philip Morris sta investendo 500 milioni di euro in Italia e darà lavoro a 600 persone. E si aggiudica un posto importante al tavolo negoziale. Heat no burn: riscalda ma non brucia, e il gioco è fatto. Il fumatore italiano medio tornerà a consumare tabacco ovunque, rasserenato dal rischio ridotto promesso dalla nuova tecnologia, e le tasche dello Stato torneranno a riempirsi grazie alle accise sul tabacco che graveranno sulla sigaretta a tabacco riscaldato, la quale usufruirà però di tutti gli effetti positivi derivanti dalla mancata applicazione dei divieti previsti per le sigarette tradizionali. Insomma ci guadagnano tutti, lo Stato, la Philip Morris, le aziende che investiranno nei nuovi prodotti HnB. E i fumatori che vogliono smettere? Per questo bisognerà attendere.

La doppia faccia del nuovo Decreto tabacchi: temuta escalation di prezzi per il fumo elettronico

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Il nuovo decreto tabacchi sembra foriero di buone notizie, ma in realtà nasconde, e in maniera subdola, l’ennesima pugnalata al settore delle sigarette elettroniche facendo solo gli interessi delle multinazionali di tabacco. Ecco, in sintesi, il contenuto della nuova proposta di legge del Ministero dell’Economia e delle Finanze sulla tassazione dei tabacchi e che ignora le esperienze degli 800 mila consumatori italiani che hanno scelto la strada del vapagismo per chiudere con il tabacco.
La nuova proposta, infatti, è improntata a regolamentare il tabacco non combustibile e gli altri prodotti contenenti nicotina in modo diverso dalle sigarette convenzionali tenendo conto del loro profilo a basso rischio. Questo consentirebbe inoltre di pubblicizzare liberamente i prodotti “da inalazione” (per intenderci, sigarette elettroniche e i nuovi prodotti a tabacco riscaldato) e ne eliminerebbe il divieto di uso nei luoghi pubblici.  Ma non è tutto oro quello che luccica. Il decreto, infatti, rischia di far lievitare considerevolmente i prezzi del vapore elettronico, rendendolo nettamente meno competitivo nei confronti del fumo di tabacco.Se la bozza di legge, da una parte, propone per tutti i nuovi prodotti da inalazione una tassazione ridotta al 60% delle accise per i tabacchi lavorati, dall’altra crea una netta disparità fiscale per i prodotti da inalazione a base di liquido. La proposta infatti equipara arbitrariamente 10 ml di liquido a 80 sigarette convenzionali, e dato che su 80 sigarette l’accisa è pari a 10,65 €, ne consegue che su una confezione di liquido elettronico da 10 ml graverebbe una tassa di 6,39 €. Per effetto di questa tassa il prezzo al pubblico come minimo raddoppia. E non finisce qui. Le negoziazioni sono ancora in corso e alcune voci sostengono che un’altra equiparazione, altrettanto arbitraria e altrettanto bizzarra, potrebbe essere adottata, stavolta rifacendosi al numero di “boccate”. Se, come sostengono i Monopoli di Stato, a 1 ml di liquido elettronico corrispondono 300 svapate, e ad una “bionda” 10 boccate, l’equivalenza determinerebbe una tassa di 2,41 € per singolo ml. Il che significa che su una confezione di liquido da 10 ml potrebbe pesare una tassa di 24,10 €. Dalla padella alla brace!

La proposta di legge prevede inoltre la regolamentazione di una nuova tipologia di prodotto di imminente commercializzazione in Italia, la sigaretta che scalda il tabacco e non brucia (i.e. “Heat no Burn”) ideata dalla Phillip Morris International. Il produttore di questa nuova tipologia assicura una riduzione complessiva del rischio tossicologico che si attesta tra il 70 e il 90%. Maggiori informazioni sui prodotti Heat no Burn (HnB) sono state diffuse oggi sul quotidiano Avvenire in una intervista rilasciata dal Prof. Polosa.

Commentando la proposta, il Prof. Riccardo Polosa, professore di Medicina Interna e Direttore del Centro per la prevenzione e Cura al Tabagismo dell’Università degli Studi di Catania, oltre che consulente scientifico LIAF, ha detto: “Prodotti da fumo riclassificati come prodotti per inalazione? Tutto questo è ridicolo. Oltre che dalla combustione, fumo viene generato anche da fenomeni chimici non combustibili. Ma il vero problema non è questo – ha aggiunto Polosa – La distinzione tra prodotti a base di tabacco (combustibile, riscaldabile, masticabile, da sciogliere in bocca) e prodotti che non contengono assolutamente tabacco (come le e-cig attualmente in commercio) è l’unica che comprendo e dovrebbe essere alla base di una tassazione razionale!”.

Anche Massimiliano Mancini, presidente di Anafe – Confindustria, l’associazione di categoria dei  produttori di sigarette elettroniche, e Massimiliano Federici, presidente di Fiesel – Confesercenti, l’associazione dei rivenditori di sigarette elettroniche, hanno criticato la proposta. Entrambi sono preoccupati per la mancanza di trasparenza nel processo svolto per l’adozione del presente decreto e per il comportamento non responsabile che pervade la burocrazia italiana.

È lecito chiedersi come mai la bozza di decreto tende a favorire un prodotto contenente tabacco nei confronti di un altro (ovvero la sigaretta elettronica) che non solo non ne contiene, ma rappresenta uno strumento potenziale di salute pubblica.

La LIAF un’opinione ce l’ha. Un recente studio del Centro Studi Casmef dell’Università Luiss Guido Carli di Roma, che prende in esame i possibili effetti delle varie ipotesi di revisione dell’accisa sul tabacco, dimostra che all’aumentare delle accise sulle sigarette convenzionali non si è registrato l’atteso aumento delle entrate per l’erario, ma solo un’importante crescita dei “mercati paralleli” (ovvero mercato nero del tabacco di contrabbando). Lo studio conclude che qualsiasi scenario ipotizzato ha sempre e comunque un impatto negativo per l’erario nel triennio 2013-2015. Questo a dimostrazione del fatto che lo Stato italiano rimane in grave difficoltà finanziaria e non sa come fronteggiare le perdite derivanti dal calo delle vendite di sigarette convenzionali. La soluzione sarebbe stata quella di tassare anche le sigarette elettroniche, ma non ha funzionato per via del crollo del settore ancora poco maturo. Gli aspri scontri con il settore dello svapo ne sono un riflesso evidente.

La sigaretta che scalda il tabacco e non brucia rappresenta una soluzione al problema erariale. E non solo. La Philip Morris sta investendo 500 milioni di euro in Italia e darà lavoro a 600 persone. E si aggiudica un posto importante al tavolo negoziale. Heat no burn: riscalda ma non brucia, e il gioco è fatto. Il fumatore italiano medio tornerà a consumare tabacco ovunque, rasserenato dal rischio ridotto promesso dalla nuova tecnologia, e le tasche dello Stato torneranno a riempirsi grazie alle accise sul tabacco che graveranno sulla sigaretta a tabacco riscaldato, la quale usufruirà però di tutti gli effetti positivi derivanti dalla mancata applicazione dei divieti previsti per le sigarette tradizionali. Insomma ci guadagnano tutti, lo Stato, la Philip Morris, le aziende che investiranno nei nuovi prodotti HnB. E i fumatori che vogliono smettere? Per questo bisognerà attendere.

Interpretazioni distorte dei dati scientifici sull’uso delle sigarette elettroniche tra adolescenti: la denuncia degli esperti

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Secondo due noti ricercatori statunitensi, i Dott.ri Dutra e Glantz del Center for Tabacco Research and Education dell’Università di San Francisco in California, i risultati di una ricerca su un campione di adolescenti intervistati nel periodo tra il 2011 e il 2012, pubblicati sulla prestigiosa rivista Journal of American Medical Association Pediatrics (JAMA Pediatrics), indicano che le sigarette elettroniche invece di scoraggiare possono incitare al tabagismo nei giovani.

Il problema è che non solo le loro conclusioni non sono avvalorate dai dati del sondaggio, ma vanno in direzione diametralmente opposta. A smascherare questa ennesima “truffa” scientifica, i due ricercatori più produttivi e autorevoli del panorama scientifico internazionale sulle sigarette elettroniche, Riccardo Polosa, professore ordinario di Medicina Interna all’Università di Catania, e Konstantinos Farsalinos, cardiologo alla Onassis Cardiac Surgery Center di Atene.

Polosa e Farsalinos, in una lettera scientifica pubblicata oggi su JAMA Pediatrics, fanno innanzitutto notare che si tratta di una indagine di tipo cross-sezionale e non prospettico e pertanto qualsiasi associazione osservata tra uso di sigaretta elettronica e maggiore propensione al tabagismo non implica necessariamente una causalità. Inoltre, l’indagine non tiene conto di alcune caratteristiche della popolazione che possono giocare un ruolo cruciale nel determinare un nesso di causalità. Sebbene gli autori abbiano riconosciuto questa limitazione nel testo, hanno poi finito per stilare una conclusione che induce il lettore a pensare che le sigarette elettroniche possono indurre gli adolescenti a prendere il vizio del fumo.

Polosa e Farsalinos smontano in modo elegante il ragionamento di Dutra e Glantz utilizzando la loro stessa banca dati. Nel 2011 il sondaggio includeva anche la domanda se i partecipanti avessero mai provato strumenti per smettere di fumare negli ultimi 12 mesi. Gli interventi per smettere sono stati distinti come farmacologici (ovvero, gomme alla nicotina, cerotti o qualsiasi altro farmaco antifumo) e non farmacologici (ovvero, programma antifumo in una scuola o in una comunità, programma antifumo via telefono o internet, assistenza da parte di familiari o amici, ipnosi, agopuntura, o la sola forza di volontà). E’ stata quindi analizzata la forza delle associazioni tra questi interventi e l’abitudine di fumare, il non fumare, la frequenza d’uso delle sigarette negli ultimi 30 giorni e il numero complessivo di sigarette in coloro che le fumavano. Utilizzando la stessa analisi statistica di Dutra e Glantz (ovvero, una regressione logistica), Polosa e Farsalinos hanno dimostrato come gli interventi per smettere (sia di tipo farmacologico che di tipo non farmacologico) risultassero significativamente e fortemente associati alla propensione di essere tabagisti, alla maggiore frequenza e consumo complessivo di sigarette convenzionali, e alla minore probabilità di rimanere non fumatori.

Nonostante questi risultati, sarebbe inopportuno (oltre che imbarazzante) concludere che il ricorso a strumenti per smettere di fumare invece di scoraggiare possono incitare al tabagismo nei giovani. Questo è esattamente ciò che Dutra e Glantz hanno fatto nel loro articolo, criminalizzando così le sigarette elettroniche. La loro conclusione, secondo cui gli adolescenti che sperimentano sigarette elettroniche passano al fumo di sigaretta, non sta né in cielo né in terra ed è in contrasto con le più elementari regole interpretative di studi scientifici di questo genere. Non solo, le loro conclusioni sono in netto contrasto con i dati della letteratura scientifica e con i sondaggi LIAF condotti nelle scuole siciliane:

E’ scandaloso che esperti in materia di biostatistica possano aver travisato in modo così clamoroso i risultati di questa ricerca. Ma ancor più preoccupante il ruolo giocato da JAMA Pediatrics in tutta questa vicenda; come è possibile che una rivista scientifica del calibro di JAMA Pediatrics possa aver approvato la pubblicazione di questo studio? L’unica spiegazione che possiamo dare è che le conclusioni distorte degli autori sposavano in pieno le posizioni ideologiche anti-sigaretta elettronica degli editori della rivista.

Purtroppo questa incomprensibile presa di posizione non riguarda solo JAMA, ma ampie frange della comunità medico-scientifica internazionale.

“Noi scienziati dobbiamo essere cauti con le affermazioni sulle sigarette elettroniche, e non possiamo permettere che si diffondano argomentazioni confuse e fuorvianti per disinformare la società e le autorità di regolamentazione –  ha detto Farsalinos – È stata una chiara violazione del corretto svolgimento di un procedimento scientifico, e ci siamo sentiti obbligati a rispondere”.

“La scienza deve servire la verità, non gli interessi e le ideologie – ha commentato Polosa – È facile fare allarmismo ingannando chi non ha conoscenze adeguate per valutare le informazioni in modo critico, e trovo che sia molto disonesto che eminenti scienziati abusino della loro posizione e della loro conoscenza per disorientare cittadini, giornalisti e governi”.

La lettera di risposta di Farsalinos e Polosa è disponibile qui:

Allenati che ti passa!

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L’attività fisica è utile per combattere la depressione e aiuta a smettere di fumare. E’ il risultato di uno studio scientifico condotto dai ricercatori dell’ Université de Montpellier.
Ề noto che i fumatori che presentano sintomi depressivi hanno un bisogno di fumare doppio rispetto agli altri fumatori. Un recente studio dell’Università francese evidenzia come l’attività fisica possa essere un aiuto tutto naturale per raggiungere il doppio obiettivo di smettere di fumare e combattere i sintomi depressivi.
Negli Stati Uniti l’abitudine al fumo è in declino, ma la depressione, tuttavia, è in continua salita. La tutela della salute psichica è da tempo riconosciuta come componente fondamentale della stato di salute generale di una persona e la relazione tra salute psichica e salute fisica è sicuramente un tema assai complesso.
Lo studio di Bernard dell’Università di Montpellier rileva il modo in cui la salute fisica può essere correlata alla sofferenza psichica, come quella che avverte chi soffre di sintomi depressivi. “La nostra speranza è che questo studio sensibilizzi ricercatori e clinici sul ruolo promettente dell’attività fisica come elemento di cura per la depressione e la dipendenza da sigaretta ” – ha affermato l’autore principale.
Bernard ed i suoi colleghi hanno seguito un gruppo di partecipanti per 18 mesi così da far completare, ad alcuni, un piano di allenamento di base che comprendeva attività semplici come lunghe passeggiate. Quelli che si erano esercitati avevano molta più probabilità di smettere alla fine dei 18 mesi ed esibivano inoltre una riduzione dei sintomi astinenziali post allenamento.
Il team di ricerca non ha studiato la neurotrasmissione dei partecipanti allo studio, ma la scienza ha già dimostrato più e più volte che l’attività fisica consente il rilascio di una molteplicità di sostanze chimiche nel cervello che favoriscono lo star bene quali ad esempio le endorfine. Anche se l’attività fisica comporta uno sforzo, l’allenamento procura nei soggetti alti livelli di entusiasmo. L’attività fisica aiuta anche a promuovere la creatività e a preservare la salute degli organi in età avanzata.
Nel 2010 gli americani hanno speso più di 11 miliardi dollari per l’acquisto di antidepressivi. Mentre questi farmaci aiutano a contenere i sintomi, non sempre risolvono la causa principale della depressione di una persona. “Purtroppo, afferma il coautore dello studio, il Prof. Grégory Moullec della Concordia University, l’evidenza non è ancora abbastanza forte per convincere i governi ad investire di più in cure comportamentali piuttosto che su campagne a favore dei farmaci”. Si tratterebbe di una politica sanitaria diversa che ancora in pochi hanno il coraggio di seguire. Infatti, continua lo studioso canadese: “C’è ancora scetticismo circa gli effetti dell’attività fisica rispetto alle strategie farmacologiche. Ma se continuiamo a condurre studi ambiziosi, utilizzando una metodologia di alto livello, riusciremo a sapere quali interventi siano più efficaci degli altri. La ricerca è ciò che condurrà alla verità”.
Fonte: Bernard P, Ninot G, Moullec G, et al. Smoking Cessation, Depression, and Exercise: Empirical Evidence, Clinical Needs, and Mechanisms. Nicotine and Tobacco Research. 2013.

E-cig – Polosa, Tirelli e Veronesi: “Sono molto meno dannose delle sigarette tradizionali”

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 Globalmente 1,3 miliardi di persone fumano e l’Oms stima che nel 21° secolo vi saranno fino a un miliardo di morti premature legate al tabacco, tutte completamente prevenibili. Tale tributo di morte e malattie richiede che siamo implacabili nella nostra ricerca di tutti i possibili modi pratici ed etici per ridurre questo fardello.
Negli ultimi tre decenni la politica del controllo del tabacco ha divulgato con successo i danni associati al fumo, ha incoraggiato misure per ridurre il fumo e ha ridotto drasticamente il fumo in alcune parti del mondo soprattutto i paesi industrializzati (ma allo stesso tempo in molti paesi in via di sviluppo il fumo è ancora in aumento).
Ma nei paesi industrializzati molte persone continuano a fumare – quasi il 20% della popolazione adulta del Regno Unito, quasi il 30% in paesi come la Spagna, la Francia e l’Italia. La maggior parte dei fumatori vuole smettere di fumare, ma molti trovano difficile rinunciare alla nicotina, o semplicemente non vogliono. “Le sigarette elettroniche, che hanno la stessa gestualità delle sigarette convenzionali, possono avere successo nel liberarsi dalle sostanze cancerogene delle sigarette convenzionali che derivano dalla combustione di tabacco e carta, assenti nelle sigarette elettroniche”, riferiscono Riccardo Polosa, Professore di Medicina Interna dell’Università di Catania, Umberto Tirelli Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano e Umberto Veronesi Direttore Scientifico dell’IEO – Istituto Europeo di Oncologia di Milano. “C’è da rimanere sbigottiti – aggiungono – di fronte alle recenti dichiarazioni delle Società Scientifiche di area respiratoria. Come è possibile insistere nel sostenere che le e-cig siano dannose quando nei paesi in cui l’uso è molto diffuso, come in Gran Bretagna e Francia, si registrano importanti passi avanti intermini di migliorata salute pubblica?”.
“La prova che l’inalazione di aerosol di e-cig possa danneggiare i polmoni è inesistente – proseguono Polosa, Tirelli e Veronesi-. Piuttosto, sembra vero il contrario. Studi clinici e sondaggi di ricerca hanno dimostrato che i fumatori con malattie dell’apparato respiratorio (es. asma e BPCO) che sono passati all’uso regolare di e-cig ne hanno tratto un sostanziale beneficio, con miglioramenti in termini di sintomatologia respiratoria e funzione polmonare. Questo dato è importante dato che i pazienti con asma e BPCO – particolarmente vulnerabili alle sostanze irritanti a livello respiratorio – non lo sono per gli aerosol di e-cig”.
“Una riflessione va fatta: a differenza delle sigarette di tabacco commercializzate affinché un non fumatore diventi fumatore, le e-cig vengono vendute come alternative per tutti quei fumatori decisi ad affrancarsi dal fumo di tabacco. Che i non fumatori non rappresentano un target commerciale per questi prodotti è chiaramente dimostrato dai corposi dati epidemiologici statunitensi, anglosassoni e francesi. Pertanto, è improprio considerarle come una nuova minaccia per la salute pubblica. La gente ‘fuma per la nicotina, uno stupefacente tra i più difficili da liberarsi, ma muore a causa del fumo’, che deriva dalla combustione e dalle sostanze cancerogene, almeno 70, aspirate nei polmoni”, hanno dichiarato Umberto Tirelli e Umberto Veronesi.
Per contrastare alcuni interventi contro le sigarette elettroniche, 53 scienziati da tutto il mondo – tra i quali gli italiani Veronesi, Tirelli e Polosa – hanno scritto ai vertici dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per ricordare che parificare le molto meno rischiose e-cig alle sigarette convenzionali rischia di inviare un messaggio erroneo ai milioni di fumatori di sigarette elettroniche che hanno smesso di fumare o che continuano a fumare ma senza il contatto con le sostanze cancerogene alla base del tumore del polmone e di tante altre malattie oncologiche e non.
“Milioni di fumatori stanno scoprendo qualcosa che funziona e che può dare loro vantaggi immediati in termini di benessere e autostima, oltre che un significativo miglioramento a lungo termine della salute e delle aspettative di vita”, concludono i tre esperti.

E-cig – Polosa, Tirelli e Veronesi: “Sono molto meno dannose delle sigarette tradizionali”

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Come riportano gli esperti, studi clinici e sondaggi di ricerca hanno dimostrato che i fumatori con malattie dell’apparato respiratorio che sono passati all’uso regolare di e-cig ne hanno tratto un sostanziale beneficio. Per questo 53 scienziati di tutto il mondo hanno scritto all’Oms per ricordare che parificare le e-cig alle sigarette convenzionali rischia di inviare un messaggio erroneo ai fumatori.
Globalmente 1,3 miliardi di persone fumano e l’Oms stima che nel 21° secolo vi saranno fino a un miliardo di morti premature legate al tabacco, tutte completamente prevenibili. Tale tributo di morte e malattie richiede che siamo implacabili nella nostra ricerca di tutti i possibili modi pratici ed etici per ridurre questo fardello. Negli ultimi tre decenni la politica del controllo del tabacco ha divulgato con successo i danni associati al fumo, ha incoraggiato misure per ridurre il fumo e ha ridotto drasticamente il fumo in alcune parti del mondo – soprattutto i paesi industrializzati (ma allo stesso tempo in molti paesi in via di sviluppo il fumo è ancora in aumento).
Ma nei paesi industrializzati molte persone continuano a fumare – quasi il 20% della popolazione adulta del Regno Unito, quasi il 30% in paesi come la Spagna, la Francia e l’Italia. La maggior parte dei fumatori vuole smettere di fumare, ma molti trovano difficile rinunciare alla nicotina, o semplicemente non vogliono. “Le sigarette elettroniche, che hanno la stessa gestualità delle sigarette convenzionali, possono avere successo nel liberarsi dalle sostanze cancerogene delle sigarette convenzionali che derivano dalla combustione di tabacco e carta, assenti nelle sigarette elettroniche”, riferiscono Riccardo Polosa, Professore di Medicina Interna dell’Università di Catania, Umberto Tirelli Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano e Umberto Veronesi Direttore Scientifico dell’IEO – Istituto Europeo di Oncologia di Milano. “C’è da rimanere sbigottiti – aggiungono – di fronte alle recenti dichiarazioni delle Società Scientifiche di area respiratoria. Come è possibile insistere nel sostenere che le e-cig siano dannose quando nei paesi in cui l’uso è molto diffuso, come in Gran Bretagna e Francia, si registrano importanti passi avanti intermini di migliorata salute pubblica?”.
https://www.liafmagazine.it/page.php?id=209-le-societa-scientifiche-respiratorie-contro-le-e-cig-polosa-attacco-gratuito-accecati-da-un-costrutto-ideologico
“La prova che l’inalazione di aerosol di e-cig possa danneggiare i polmoni è inesistente – proseguono Polosa, Tirelli e Veronesi-. Piuttosto, sembra vero il contrario. Studi clinici e sondaggi di ricerca hanno dimostrato che i fumatori con malattie dell’apparato respiratorio (es. asma e BPCO) che sono passati all’uso regolare di e-cig ne hanno tratto un sostanziale beneficio, con miglioramenti in termini di sintomatologia respiratoria e funzione polmonare. Questo dato è importante dato che i pazienti con asma e BPCO – particolarmente vulnerabili alle sostanze irritanti a livello respiratorio – non lo sono per gli aerosol di e-cig”.
https://www.liafmagazine.it/page.php?id=193-e-cig-e-asma-migliori-condizioni-respiratorie-negli-asmatici-fumatori
“Una riflessione va fatta: a differenza delle sigarette di tabacco commercializzate affinché un non fumatore diventi fumatore, le e-cig vengono vendute come alternative per tutti quei fumatori decisi ad affrancarsi dal fumo di tabacco. Che i non fumatori non rappresentano un target commerciale per questi prodotti è chiaramente dimostrato dai corposi dati epidemiologici statunitensi, anglosassoni e francesi. Pertanto, è improprio considerarle come una nuova minaccia per la salute pubblica. La gente ‘fuma per la nicotina, uno stupefacente tra i più difficili da liberarsi, ma muore a causa del fumo’, che deriva dalla combustione e dalle sostanze cancerogene, almeno 70, aspirate nei polmoni”, hanno dichiarato Umberto Tirelli e Umberto Veronesi.
Per contrastare alcuni interventi contro le sigarette elettroniche, 53 scienziati da tutto il mondo – tra i quali gli italiani Veronesi, Tirelli e Polosa – hanno scritto ai vertici dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per ricordare che parificare le molto meno rischiose e-cig alle sigarette convenzionali rischia di inviare un messaggio erroneo ai milioni di fumatori di sigarette elettroniche che hanno smesso di fumare o che continuano a fumare ma senza il contatto con le sostanze cancerogene alla base del tumore del polmone e di tante altre malattie oncologiche e non.
https://www.liafmagazine.it/page.php?id=201-53-esperti-scrivono-all-oms-le-e-cig-aiutano-a-ridurre-i-danni-tra-loro-gli-italiani-polosa-tirelli-e-veronesi
“Milioni di fumatori stanno scoprendo qualcosa che funziona e che può dare loro vantaggi immediati in termini di benessere e autostima, oltre che un significativo miglioramento a lungo termine della salute e delle aspettative di vita”, concludono i tre esperti.
(Fonte: Quotidianosanità.it)