sabato, Gennaio 11, 2025
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Pausa sigaretta per i dipendenti pubblici durante l’orario di lavoro

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“Lavoro come educatrice d’infanzia in un Asilo Comunale e purtroppo convivo con colleghe che durante l’orario di lavoro si assentano dalle cinque alle sei volte al giorno per fumare. Esiste un riferimento normativo da consultare?”.
Questo è il quesito che è pervenuto qualche giorno fa alla redazione di LIAF, suscitando la nostra attenzione.
A porre la domanda è stata la maestra di un asilo nido comunale che, quotidianamente, si trova costretta ad occuparsi da sola dei bambini della sua classe perché le colleghe, che dovrebbero rimanere con lei costantemente, si assentano più volte durante la giornata per uscire in giardino a fumare una sigaretta.
La risposta potrebbe sembrare ovvia dal punto di vista etico, ma da quello normativo non è così chiara.
Abbiamo interpellato il presidente di LIAF, la Prof.ssa Lidia Proietti, che è docente di Medicina del Lavoro presso l’Università degli Studi di Catania e già Direttore dell’Unità Operativa di Medicina del Lavoro presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Policlinico-Vittorio Emanuele” della stessa città.
“Nel caso in questione – ci spiega la Proietti – si tratta di pubblici dipendenti che si assentano spesso durante l’orario di lavoro per fumare. Se tali dipendenti non fumano nei luoghi di lavoro, in teoria, non possono essere sanzionati per il mancato rispetto della legge Sirchia: l’art. 51 della L.3 del gennaio 2003 (legge Sirchia) stabilisce, infatti, il divieto di fumo nei luoghi chiusi, per la tutela della salute dei non fumatori, in applicazione della normativa europea (2001/37/CE) concernente il tabacco e la difesa dal fumo passivo. Né possono essere sanzionati per il mancato rispetto del D. lgs. 81/2008, ossia il Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro”.
“Nella segnalazione della signora si configura invece – continua la Proietti – un grave illecito dovuto al frequente allontanarsi arbitrario e non autorizzato dal datore di lavoro. Fare pausa circa 5-6 volte durante il turno di lavoro comporta un aggravio del lavoro per il restante personale e un concreto rischio di una non adeguata assistenza ai piccoli. Secondo i calcoli, infatti, si tratterebbe di più di 1 ora al giorno di assenza per ciascun dipendente, considerato che la pausa per una sigaretta è in genere di circa 10 minuti, se non di più (spesso la sigaretta si associa al caffè). Si configura quindi anche un danno nei confronti del proprio datore di lavoro per ridotta produttività”.
“Tenuto conto di questo – conclude la Proietti – il riferimento normativo per il caso proposto dalla nostra maestra è il Contratto di lavoro delle educatrici di infanzia degli asili comunali, dove è fatto divieto di allontanarsi dal servizio se non per ragioni di lavoro e con permesso esplicito”.

 

Avvelenamento da e-cig? Le 5 sostanze più pericolose le abbiamo in casa!

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Lo scorso 23 marzo 2014, il New York Times ha riportato la notizia che il liquido alla nicotina utilizzato nelle sigarette elettroniche sia altamente nocivo.
Matt Richtel, autore dell’articolo, dipinge la ricarica di nicotina liquida per le e-cig come la sostanza più pericolosa a memoria d’uomo, e riporta alcuni dati dell’American Association of Poison Control Centers (AAPCC), secondo cui il numero di segnalazioni per ingestione o contatto accidentale di liquido per e-cig è salito a 1.351 nel 2013, aumentando del 300% rispetto al dato del 2012.
Due giorni dopo l’uscita dell’articolo di Richtel, l’AAPCC – che possiede il database (NDPS) di tutti i casi di esposizione umana a veleni raccolti su segnalazioni telefoniche ai centri antiveleno americani – ha rilasciato un comunicato stampa sull’incremento del numero di segnalazioni riguardanti le e-cig nel 2013.
Tuttavia, se si legge con attenzione il comunicato, queste segnalazioni non sono tutte riferite solo al liquido alla nicotina, ma in generale a tutti i prodotti e-cig, incluse le cartucce. Inoltre queste segnalazioni non sono ancora state verificate, procedimento che solitamente avviene a fine anno quando si pubblica il report annuale che contiene i numeri definitivi. Tale avvertimento dell’AAPCC voleva più che altro essere un sollecito rivolto agli adulti americani affinché badino a tenere e-cig e liquidi alla nicotina al di fuori dalla portata dei bambini, e utilizzino il prodotto seguendo le istruzioni specifiche riportate sulle confezioni.
L’ultimo report disponibile è riferito al 2012; in quell’anno sono state effettuate 3.373.025 di chiamate al centro antiveleni. Di queste chiamate, poco più di due milioni denunciavano esposizioni umane, mentre le restanti erano solo richieste di informazioni o falsi allarmi. Ma forse il dato più eclatante è che i risultati del report mostrano come le prime 5 più frequenti cause di avvelenamento accidentale siano: gli antidolorifici (11,6% dei casi), i cosmetici/prodotti per la cura personale (7,9%), le sostanze per la pulizia domestica (7,2%), i sedativi/ipnotici/antipsicotici (6,1%) e i corpi estranei/giocattoli (4,1%). Anche alcune chiamate relative alla sigaretta elettronica sono state registrate fra i dati raccolti dal report, ma il numero di casi segnalati è davvero basso – pari a 459 (di fatto 447 casi riguardavano il dispositivo della sigaretta elettronica e/o la cartuccia contenente la nicotina, mentre solamente 12 si riferivano alla nicotina contenuta nel liquido dell’e-cig). Si evince chiaramente che solo lo 0,01% del totale delle chiamate registrate nel 2012 era connesso alla sigaretta elettronica. A confronto, il numero di chiamate per prodotti contenenti tabacco è stato molto più elevato, pari a 8.200 (di cui 5.881 legate alla sigaretta convenzionale). Peccato che di tutto questo il giornalista del New York Times non fa menzione. Se avesse letto anche il report del 2012 sarebbe stato in grado di dare la logica spiegazione per l’incremento delle segnalazioni dovute a e-cig nel 2013.
Per LIAF, questa spiegazione la fornisce il prof. Riccardo Polosa, responsabile scientifico della LIAF. “Nel 2013, il numero di e-cig vendute negli USA si è praticamente triplicato rispetto all’anno precedente. È ovvio quindi aspettarsi che il numero di segnalazioni aumenti di conseguenza. Comunque sia, il numero di segnalazioni rappresenta solo una percentuale irrisoria rispetto al volume del venduto. Semmai il vero problema è che qualche adulto sembra essere incapace di utilizzare correttamente questi prodotti e di tenerli a distanza dai bambini.”
La prof.ssa Lidia Proietti, presidente LIAF ed esperta di Igiene e Medicina del Lavoro, ha così commentato “Se aumentasse il numero di iscritti alle piscine, state certi che il numero di segnalazioni per esposizione ai prodotti chimici contenuti nell’acqua delle vasche si moltiplicherebbe in misura esponenziale. La strumentalizzazione dell’avvertimento dell’AAPCC dimostra ancora una volta l’ennesimo tentativo, da parte delle agenzie di stampa, di diffondere terrore nei confronti di un prodotto che rappresenta invece uno strumento importante di aiuto per tutti coloro che vogliono smettere di fumare.”

Conferenza stampa: LIAF lancia un appello al Ministro Lorenzin

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LIAF convoca la stampa per presentare i risultati della petizione popolare in difesa della sigaretta elettronica.
Mercoledì 23 Aprile alle ore 10.30 nei locali del Rettorato dell’Università di Catania, al Palazzo Centrale, si terrà la conferenza stampa per presentare la nuova iniziativa della LIAF – Lega Italiana Anti Fumo: una lettera aperta indirizzata al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.
Si tratta di un appello rivolto alle massime istituzioni del Paese per chiedere di vigilare sulla nuova regolamentazione della sigaretta elettronica e soprattutto per consentire ai milioni di fumatori italiani di scegliere liberamente come e quando smettere di fumare. Il direttore scientifico di LIAF, il prof. Riccardo Polosa, insieme al suo team di ricercatori, presenterà alla stampa il risultato della petizione popolare in difesa della sigaretta elettronica, che ha già raggiunto quasi 6000 firme.
L’incontro sarà anche occasione per illustrare i risultati degli ultimi studi condotti dal Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo di Catania, pubblicati e diffusi in ambito internazionale. Evidenze scientifiche che dimostrano tangibilmente come la sigaretta elettronica possa rappresentare un valido strumento per smettere di fumare o almeno di ridurre il numero di sigarette fumate, con notevoli benefici in termini di riduzione del rischio.
La missiva, indirizzata al Ministro Lorenzin, sarà firmata dai rappresentanti istituzionali di LIAF e dell’Università degli Studi di Catania. Un modo concreto per rilanciare un dialogo costruttivo tra Politica, Istituzioni e Scienza.
Interverranno:
– Prof. Giacomo Pignataro – Rettore dell’Università degli Studi di Catania
– Prof.ssa Lidia Proietti – Presidente LIAF
– Prof. Riccardo Polosa – Direttore scientifico LIAF
– Dott. Pasquale Caponnetto – Responsabile del Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo – AOU Policlinico – Catania
Per firmare la petizione popolare, clicca qui: https://www.liafmagazine.it/petizione.php

Valori di rischio: 100 sta alla bionda, come 4 sta alla sigaretta elettronica

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Un recente studio internazionale del Drug Science (Comitato scientifico indipendente sulle droghe), confrontando i danni provocati dai vari prodotti contenenti nicotina, ha stimato che la sigaretta elettronica ha un indice di rischio pari a 4, dove quello delle bionde tradizionali è considerato 100.
Contrariamente ai timori espressi da autorità di sanità pubblica il rischio rappresentato dalle e-cig è solo una frazione delle sigarette convenzionali, a dimostrazione del fatto che non tutti i prodotti contenenti nicotina sono ugualmente pericolosi.
Come si evince dai dati elaborati nello studio, i prodotti combustibili come sigarette e cigarilli risultano molto più dannosi rispetto a tutti gli altri. Cerotti, gomme e inalatori contenenti nicotina non sono completamente esenti da rischi, ma a confronto dei prodotti combustibili la minaccia che possono rappresentare per la salute pubblica è irrilevante. Le e-cig sono collocate in questo gruppo a bassa pericolosità, con un indice di rischio pari a 4, considerato 100 quello delle “bionde”. Per le e-cig non sono stati ascritti rischi di mortalità o malattie correlate, né economici o incidentali.
Il prof. Riccardo Polosa, tra i 12 esperti autori dello studio, ha così commentato questo nuovo studio: “Che non tutti i prodotti contenenti nicotina sono ugualmente pericolosi è un fatto noto a tutti. Ma per la prima volta è finalmente disponibile una scala del rischio oggettiva che illustra in modo immediato e intuitivo il reale livello di pericolosità di questi prodotti. LIAF è orgogliosa di offrire al mondo uno strumento utilissimo per i consumatori, per i medici, e per i legislatori. Quale prodotto usare, quale raccomandare, quale regolamentare, quale bandire, contro quale esercitare restrizioni commerciali: a queste e ad altre domande questo studio risponde, in un’ottica di politica innovativa del controllo della diffusione del tabacco e della riduzione del danno espositivo”.

La classifica dei prodotti contenenti nicotina: e-cig fra i meno pericolosi

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In tutto il mondo, le autorità sembrano orientate a limitare la commercializzazione della sigaretta elettronica, se non a bandirla del tutto. Il proverbio “La prudenza non è mai troppa” sembra ispirare le loro decisioni, e con sondaggi che indicano un 44% di persone incerte circa il grado di sicurezza delle e-cig non deve sorprendere che i legislatori siano così diffidenti. E se invece l’essere troppo prudenti li trattenesse dal vincere la decennale lotta contro il tabagismo e dal salvare milioni di vite umane?
Un nuovo studio condotto da un team di esperti in diverse aree della salute pubblica, del diritto e dell’economia, pubblicato questa settimana nella rivista European Addiction Research, e sovvenzionato da LIAF e da Euroswiss Health, è giunto a una conclusione che insegna come i proverbi talvolta non dovrebbero essere presi troppo sul serio.
Nello scorso luglio, il Comitato scientifico indipendente sulle droghe – Drug Science – ha convocato presso la Royal Society di Londra un pool di esperti internazionali con competenze professionali variegate, dalla psicologia alla tossicologia, dalla farmacologia alla clinica, dal diritto all’economia, per confrontare i diversi profili di rischio degli attuali prodotti contenenti nicotina.
La metodologia utilizzata sfrutta le differenti competenze e conoscenze degli esperti (procedimento di “conferencing process”) che vengono collettivamente rielaborate da software informatici dedicati. Questo modo di procedere è stato già utilizzato con successo dai decisori britannici per risolvere importanti questioni di salute pubblica tra cui quella dello stoccaggio delle scorie nucleari e quello della diffusione delle droghe leggere e pesanti.
Gli esperti hanno preso in considerazione in totale 14 fattori di rischio per 12 prodotti, tra cui sigarette, narghilè, tabacco da masticare, E-cig, e cerotti alla nicotina. Tra i diversi fattori di rischio, oltre alla mortalità e alla morbilità correlate all’uso del prodotto, sono stati anche considerati la dipendenza, l’incidenza sul reddito, le avversità familiari, l’avvelenamento accidentale, gli incendi domestici e persino il rischio di conflitti internazionali e il contrabbando. Ovviamente, questi fattori non hanno lo stesso peso per i diversi prodotti contenenti nicotina, come dimostrano le valutazioni individuali ponderate e considerando il loro impatto sia sul singolo che sulla collettività. Il risultato è una classifica di questi prodotti basata su stime del loro livello di rischio.
Contrariamente ai timori espressi da autorità di sanità pubblica, giornalisti e politici, il rischio rappresentato dalle e-cig è solo una frazione di quello delle “bionde” a dimostrazione del fatto che non tutti i prodotti contenenti nicotina sono ugualmente pericolosi. Infatti, il loro rischio relativo si riduce in misura impressionante lungo una ripida pendenza, al cui estremo più alto si collocano le sigarette convenzionali.
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Come si evince dai dati elaborati nello studio, i prodotti combustibili come sigarette e cigarilli risultano molto più dannosi rispetto a tutti gli altri. Cerotti, gomme e inalatori contenenti nicotina non sono completamente esenti da rischi, ma a confronto dei prodotti combustibili la minaccia che possono rappresentare per la salute pubblica è irrilevante. Le e-cig sono collocate in questo gruppo a bassa pericolosità, con un indice di rischio pari a 4, considerato 100 quello delle “bionde”. Il valore 4 è principalmente imputabile al rischio di perpetuare nel tempo una dipendenza. Nessun rischio di mortalità o malattie correlate, né rischi economici o incidentali sono stati ascritti alla e-cig.
Il primo autore dello studio, il prof. David Nutt dell’Imperial College di Londra, ha dichiarato che: “Ogni metodo che permette di ridurre drasticamente il numero di vittime da fumo di tabacco è un grande trionfo per la salute pubblica. Questo studio indica che passando da prodotti ad alto rischio, come le sigarette convenzionali, a prodotti a basso rischio, come l’e-cig o i cerotti, si può ridurre in modo sostanziale l’impatto sul danno sostenuto dal singolo e dalla collettività.”
Il prof. Riccardo Polosa, tra i 12 esperti autori dello studio, ha così commentato: “Che non tutti i prodotti contenenti nicotina sono ugualmente pericolosi è un fatto evidente a tutti. Ma finalmente ora è disponibile una scala del rischio oggettiva che ne illustra in modo immediato e intuitivo il loro reale livello di pericolosità. LIAF è orgogliosa di offrire al mondo uno strumento utilissimo per i consumatori, per i medici, e per i legislatori. Quale prodotto usare, quale raccomandare, quale regolamentare, quale bandire, contro quale esercitare restrizioni commerciali: a queste e ad altre domande questo studio risponde, in un’ottica di politica innovativa del controllo della diffusione del tabacco e della riduzione del danno espositivo.”
Il documento, pubblicato nella rivista European Addiction Research, è consultabile gratuitamente qui: http://www.karger.com/Article/FullText/360220

E-cig: super-tassa sospesa fino a nuovo giudizio: “San Riccardo è il protettore dello svapo”

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“Profili di irragionevolezza”. Questa in breve la motivazione che ieri, giovedi 3 aprile, ha spinto il TAR Lazio a confermare la sospensione cautelare delle norme contenute nel decreto attuativo DM 16.11.2013, tra cui la accisa del 58,5% sul prezzo di vendita delle sigarette elettroniche e dei prodotti accessori, rinviando il tutto al giudizio della Corte Costituzionale. Con l’ordinanza, il TAR ha sospeso anche il rigido regime autorizzativo di produzione e distribuzione delle e-cig, che di fatto le parificava in tutto e per tutto alle sigarette convenzionali.

 

LIAF concorda in pieno con il giudizio espresso dal TAR Lazio e aveva già denunciato in un precedente articolo e in una lettera al Presidente della Repubblica tutti gli abusi procedurali relativi a questa vicenda.

 

In attesa che la Corte Costituzionale si pronunci, il mercato delle e-cig può tornare a riprendere i propri ritmi continuando a garantire 5000 posti di lavoro che in un periodo di crisi come quello attuale non sono pochi.

 

“Una prima significativa vittoria dopo mesi di dure battaglie – commenta la prof.ssa Lidia Proietti, presidente della LIAF – che ci fa nutrire buone speranze in una riapertura delle trattative con il Governo. Speriamo che il tavolo tecnico cui siamo stati invitati dal Ministero della Salute ci permetta di dare voce ai milioni di svapatori italiani che si sono affrancati dal fumo, o lo stanno facendo, grazie alla sigaretta elettronica”.

 

“Giorno 3 aprile, San Riccardo, ha portato fortuna all’e-cig” ha commentato scherzosamente ieri il Prof. Polosa, non nascondendo una punta di orgoglio nel sottolineare che il punto messo a segno si è realizzato anche in virtù degli sforzi continui sostenuti dal suo team di ricercatori e di decine di esperti internazionali di tabagismo e salute pubblica nel fare chiarezza con le evidenze scientifiche. “Naturalmente il confronto dialettico, scientifico, e normativo non si conclude qui, ma finalmente si intravede uno spiraglio per una politica di controllo che sia veramente equilibrata e che punti sull’innovazione di questi prodotti. Auspichiamo che anche la Corte Costituzionale voglia tenere conto delle sempre più numerose evidenze scientifiche che dimostrano sicurezza ed efficacia della e-cig oltre che al suo straordinario potenziale nella riduzione del rischio da letali malattie fumo-correlate”.

 

E-cig: lettera aperta al Ministro della Salute Canadese

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In Canada, “Food and Drug Act” è la normativa che regola la vendita e il commercio di alimenti, farmaci, cosmetici e dispositivi terapeutici. Anche i prodotti elettronici che dispensano nicotina per inalazione ricadono nel Food and Drug Act, dunque non possono essere importati, commercializzati o venduti in Canada senza essere approvati dalla normativa. Di converso, le sigarette elettroniche che non contengono nicotina si possono vendere liberamente.
Il dato di fatto è che i negozi di sigarette elettroniche continuano a proliferare nello Stato, e migliaia di fumatori continuano ad acquistare e usare e-cig con nicotina. Mentre il Governo canadese sembra non avere la volontà di ostacolare la crescita di imprese tecnologicamente innovative che si rivolgono alle necessità di migliaia di cittadini, né di vigilare sul rispetto della legge, il Ministero della Salute (Health Canada), invece, ha tutta l’intenzione di applicare un controverso divieto sulle e-cig contenenti nicotina, chiedendo:
– a decine di aziende di smettere di vendere tali dispositivi
– ai provider di siti Internet di non fornire più spazi per siti web a negozi online di e-cig
– alle società di carte di credito, o di terzi come PayPal, di non gestire le transazioni dei rivenditori.
Il fatto che ne abbia l’intenzione non significa però che abbia la volontà politica e le risorse adeguate a risolvere definitivamente la questione. Il Ministero, infatti, non si decide a disciplinare definitivamente le e-cig contenenti nicotina, per cui, mentre ne sostiene la loro illegalità, non vi contrappone una legge chiara per l’ottenimento dell’approvazione alla vendita.
Questa situazione paradossale ha così creato un’enorme zona grigia normativa, per cui cartucce e liquidi contenenti nicotina sono illegali ma continuano a essere venduti, costringendo molti fumatori canadesi a violare la legge per utilizzare un’e-cig che li aiuti ad astenersi dal fumo.
E’ per questo motivo che 12 esperti internazionali di tabagismo e salute pubblica hanno inviato una lettera aperta al Ministro della Salute Canadese, Rona Ambrose, chiedendole di sfruttare gli ampi poteri garantiteli dagli ultimi emendamenti del Food and Drug Act del 2012 per rivedere la propria posizione sulle e-cig contenenti nicotina, in modo da fare rientrare dispositivi, cartucce e liquidi nella legalità, e di permettere cosi che migliaia di fumatori possano avere la possibilità perlomeno di ridurre drasticamente i danni causati dal tabacco.
Ecco alcuni estratti della lettera tradotti in italiano:
“Crediamo fortemente che sia arrivato il tempo che la politica di controllo del tabacco vada oltre gli usuali approcci di educazione, cessazione totale dalla nicotina e prevenzione. (…) La politica di controllo del tabacco deve essere radicalmente innovata per incontrare le necessità di quei fumatori che non riescono a smettere, nonostante i loro sforzi, implementando strategie efficaci di riduzione del danno espositivo. La riduzione del danno da fumo di tabacco può essere ottenuta fornendo ai fumatori fonti più sicure di nicotina che rappresentino validi ed efficaci sostituti della sigaretta convenzionale. (…) Non c’è alcun dubbio che le sigarette elettroniche siano un riconosciuto esempio di tali sostituti.”
Dopo aver affermato che le e-cig non possono assolutamente essere considerate tossiche quanto la sigaretta convenzionale, per via del fatto che in esse non vi è combustione, e dopo aver rilevato che la percentuale minima di sostanze chimiche rinvenute in alcuni liquidi è esattamente la stessa percentuale riscontrabile nelle approvate terapie sostitutive della nicotina attualmente in commercio (NRT – buproprione, vareniclina), i 12 firmatari della lettera aggiungono che “come per altri interventi sanitari, non si può parlare di assenza di rischi o di standard di assoluta sicurezza, ma della massima riduzione praticabile dei rischi e della sostituzione di prodotti con alternative più sicure”. E ancora: “Non stiamo dicendo che non vi sono assolutamente rischi di conseguenze indesiderate, ma come con altri interventi sanitari vi è una fortissima preponderanza di prove scientifiche a favore di tale intervento”.
La richiesta al Ministro Rona Ambrose è dunque chiara: “Rendere possibile il commercio delle sigarette elettroniche con vari livelli di nicotina per fornire ai fumatori efficaci sostituti della sigaretta di tabacco, permetterà senza dubbio di salvare innumerevoli vite e milioni di dollari in spese sanitarie”.
Il prof. Riccardo Polosa, responsabile scientifico della LIAF e tra i firmatari della lettera, così commenta: “Abbiamo ripetutamente denunziato con articoli, petizioni e lettere alle autorità, il paradosso normativo che vige in Italia così come in Canada a causa di uno sproporzionato uso del principio di precauzione. Bisogna far capire alle istituzioni di tutto il mondo che la nuova frontiera delle politiche di controllo alla diffusione del tabacco deve passare attraverso la riduzione del rischio e la reversibilità del danno fumo-correlato. E le sigarette elettroniche hanno lo straordinario potenziale di prestarsi a tale fine.”
Il testo originale della lettera al Ministro della Salute Canadese è consultabile qui: Open letter to the Minister of Health on electronic cigarettes

Ansia e Fumo, due patologie per le quali esiste rimedio

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“Quando ho cominciato a pensare di voler smettere di fumare, ho sentito scoppiare dentro di me una specie di terremoto”. Era l’ansia che si faceva strada e: “Improvvisamente ho cambiato subito idea”. E’ la frase tipica di un fumatore che vuole intraprendere un percorso per smettere di fumare ed improvvisamente viene assalito da fastidiosi stati di ansia. Secondo gli studi condotti dal Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo dell’Università di Catania, la decisione di voler smettere di fumare è spesso seguita da un incremento dei livelli di ansia. Ma questo stato può risultare positivo solo se moderato. Secondo la dott.ssa Marilena Maglia, infatti: “Livelli d’ansia moderati sono facilitanti perché aumentano l’attenzione e la costanza, ed inevitabilmente i risultati finali sono raggiungibili più facilmente. Al contrario, stati di ansia più gravi possono avere come conseguenze improvvise effetti fisiologici debilitanti e ricadute”. Ma perché si soffre di ansia di astinenza da Fumo? Secondo il dott. Pasquale Caponnetto, i fattori che influenzano maggiormente la presenza di uno stato ansioso riguardano la difficoltà e l’importanza attribuita alla sigaretta e lo stato di equilibrio interiore, tra cui soprattutto i livelli di autostima ed autoefficacia. Smettere di fumare, dunque, sarebbe direttamente proporzionale alla nostra “sicurezza personale”. Più ci crediamo imbattibili, più saremo in grado di farcela. La presenza di stati di ansia elevati ostacola il raggiungimento dei nostri obiettivi. Cosa fare allora per combattere l’ansia? Talvolta può bastare un corso di yoga. In alcuni casi, invece, è necessario l’aiuto di un esperto per imparare tecniche specifiche di respirazione, rilassamento mentale e muscolare. Ma ricordate, l’ansia è una patologia che può essere diagnosticata solo da clinici tramite colloqui, osservazione e la somministrazione di test validi ed attendibili. Se leggera, l’ansia può essere produttiva e stimolante, può aiutarci a raggiungere con successo i nostri traguardi, e può anche agevolare il nostro percorso di liberazione dal fumo di sigaretta. Solo se in aumento ed ingestibile, allora si consiglia di consultare uno specialista.

Speciale “For Men” di Marzo: “I 7 metodi più curiosi per smettere di fumare”

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“27 modi per smettere di fumare” – è il titolo dello speciale pubblicato sulla rivista “For Men” di Marzo e firmato da Manuela Stefani e Roberta Maresci. Una ricerca interessante per consigliare agli “aitanti” lettori della testata – specializzata sullo stile di vita degli uomini – quali e quanti sono i metodi utilizzati in questo momento nel mondo per riuscire a smettere di fumare. Come ci raccontano le due giornaliste: “Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno muoiono in Italia circa 70 mila persone a causa del fumo. Per chi fuma il rischio di morire di enfisema è duplicato, quello di ictus è raddoppiato, quello di infarto aumenta da 2 a 4 volte e cresce anche il rischio di disfunzioni erettili”. Chi smette di fumare giorno per giorno migliora la propria salute e ottiene benefici. “Già dopo 20 minuti, ad esempio, la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca tornano nella norma, dopo 2 giorni l’organismo si è liberato dalla nicotina e ricomincia a recuperare gusto e olfatto e dopo 1 anno il rischio cardiovascolare si è dimezzato rispetto a quello di chi continua a fumare”. Nel frattempo la tecnologia avanza e le strategie per smettere di fumare aumentano, “For Men” ne presenta 27 e noi ne abbiamo selezionato 7 per Voi. Si tratta dei più curiosi ma anche dei meno costosi. Acqua – bere acqua è un buon metodo per smettere di fumare e se si beve dal rubinetto di casa è anche il metodo più economico e “limpido”. App – esistono diverse applicazioni che supportano costantemente il paziente che vuole smettere di fumare. Su questi dispositivi sono in corso studi scientifici, ma la loro diffusione è già abbastanza importante e spesso è possibile scaricarle gratuitamente dai vari store. Frutta e verdura – le patate, i pomodori, i peperoni e le melenzane contengono nicotina quindi mangiarle può aiutare a ridurre il fumo. Libri di autoaiuto – leggere libri che stimolano e raccontano come smettere di fumare a volte può aiutare a ridurre il vizio. Liquirizia – masticare una bacchetta di liquirizia contiene nicotina ma sostituisce anche la gestualità della sigaretta. Può aiutare ma può anche far aumentare la pressione arteriosa. SMS – farsi mandare messaggini stimolanti dal proprio medico o dal proprio consulente – o meglio ancora da uno degli specialisti del Centro Anti Fumo più vicino a casa tua – può aiutare a smettere di fumare stimolando la forza di volontà e infondendo sicurezza nel paziente. Videogiochi – come affermato da uno dei consulenti scientifici di LIAF, il dott. Pasquale Caponnetto dell’Università degli Studi di Catania, esiste un videogame Super Smoky che attraverso un avatar mostra i danni del fumo nell’arco di 20 anni ma non esistono ancora studi in merito all’efficacia di questo strumento e comunque il costo si aggira intorno ai 30/50 euro.

Troppe parole e pochi risultati concreti: ecco le conclusioni del Convegno ISS a Roma

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“Un convegno arrivato tardi, in un momento di estrema criticità per il comparto della sigaretta elettronica, e i cui obiettivi rischiano di non essere raggiunti se non si procede a un coinvolgimento a 360° degli esperti di tutti i settori su cui incide questo prodotto” – è questo il commento del Prof. Riccardo Polosa a seguito del Convegno “Sigaretta elettronica: benefici e rischi per la salute e criteri di controllo” che si è svolto nel corso della giornata del 13 febbraio a Roma, nell’Aula Pocchiari dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
L’intento dell’ISS e di ACCREDIA (unico ente accreditatore riconosciuto dal Governo Italiano) è stato quello di promuovere l’aggiornamento delle conoscenze dei partecipanti in materia di tossicità e rischi potenziali al fine di tratteggiare adeguati criteri di certificazione per la qualità e sicurezza di questi prodotti.
Purtroppo ci si aspettava un maggiore spazio a una discussione critica dei diversi interessanti temi tecnico-scientifici affrontati dal nutrito gruppo di relatori. Molto interessante ad esempio l’intervento di Claudio Medana dell’Università di Torino relativamente al ruolo degli ingredienti contenuti nei liquidi per la possibile generazione di aldeidi e di Margherita Ferrante dell’Università di Catania relativamente alla importanza di considerare il rischio di un prodotto sostitutivo della sigaretta convenzionale non in termine assoluto, ma relativo.
“Si sarebbe dovuta prestare maggiore attenzione agli aspetti più concreti della valutazione del rischio di tossicità piuttosto che perdersi in un dedalo di fattori di rischio quanto mai improbabili” aggiunge Polosa.
Molto spazio è stato dedicato al ruolo di ACCREDIA in qualità di ente che potrà accreditare le funzioni svolte dai laboratori di prova per le sigarette elettroniche una volta che si saranno stabiliti i corretti parametri di qualità e gli standard di riferimento. Tuttavia, in un momento in cui il settore è ostaggio di una normativa iniqua ed inappropriata, viaggia in cattive acque e rischia i naufragare, risulta difficile comprendere qual sarà – se ci sarà – il ruolo degli attori impegnati in questo articolato processo di accreditamento.
“ACCREDIA e i laboratori che saranno accreditati potranno svolgere un ruolo di monitoraggio e di controllo di qualità molto importante, ma solo se una crescita del settore e-cig sarà garantita. Altrimenti gli sforzi della macchina burocratico-regolatoria saranno del tutto vani” – ha dichiarato a margine dell’incontro il presidente di LIAF, Lidia Proietti.