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La Crociata Antifumo a Catania: analisi dei primi cinque anni

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Nel giorno di giovedì 10 maggio 2007, nella sala Etna del Grand Hotel Excelsior di Catania, il Club Rotary Etna Sud Est ha invitato il Prof. Riccardo Polosa, Presidente della Lega Italiana Anti Fumo (LIAF), a esporre sui rischi per la salute legati al fumo di sigaretta per mezzo di una conferenza dal titolo accattivante: “La Crociata Antifumo a Catania: analisi dei primi cinque anni”. Il Prof. Polosa ha dato avvio alla sua entusiasmante conferenza con una carrellata di immagini relative alle malattie, talora mortali, imputate al fumo di sigaretta. L’accento è stato posto volutamente sull’orrore evocato da immagini che ritraggono persone ospedalizzate per via di un vizio che talora impone un dazio troppo salato; la vita stessa. Ma anche sui danni che vengono causati dal fumo di sigaretta nei confronti della sfera sessuale di uomini e donne. Questi danni sono stati messi in risalto dai dati di una recente ricerca in collaborazione con il Prof. Aldo Calogero dell’Istituto di Andrologia dell’Università di Catania sugli effetti del fumo di sigaretta sulla funzione spermatica.

Tra percentuali che segnalano il preoccupante incremento della diffusione del fumo tra le donne, la drammatica evidenza che gli adolescenti usano sempre più di frequente il tabacco quale strumento di aggregazione sociale tra i pari grado (viene sottolineato in particolare il rischio registrato nella fascia di età tra i 10 e i 15 anni), ed i tristemente noti danni derivati da nicotina e derivati, si illustrano le iniziative della LIAF che già da diversi anni lotta per una società migliore liberata dal fumo di sigaretta. In particolare, il Prof. Polosa ha descritto un recente progetto di prevenzione socio-sanitaria incentrato sul ruolo attivo della famiglia come “struttura” capace di tutelare il diritto del minore a crescere in un ambiente domestico sano e non inquinato dal fumo di sigaretta.

Il pubblico in sala ha colto al volo il chiaro messaggio lanciato dal Prof. Polosa: quello che serve in una società soggiogata dalle apparenze è un modello. Purtroppo, chiarisce il Presidente LIAF, è penoso constatare che questi modelli comportamentali ideali risultano latitanti. Perché un fumatore dovrebbe accettare il consiglio di smettere da un medico a sua volta fumatore? Le cifre denunciano che in Italia la percentuale di medici che fuma risulta pari al 40%, percentuale che risulta di molto più elevata se confrontata con la percentuale di fumatori nel loro complesso. Questa denuncia è stata puntualmente suffragata dai risultati di una ricerca pubblicata lo scorso anno in collaborazione con la Prof.ssa Lidia Proietti dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Catania che ha valutato l’atteggiamento nei confronti del fumo di sigaretta in 2000 operatori sanitari di due importanti aziende sanitarie cittadine.

Ma accanto a medici che sottostimano i rischi del fumo ce ne sono altri che si impegnano quotidianamente a proteggere le generazioni future. Il Prof. Polosa e la sua equipe si avvalgono di collaborazioni con enti nazionali ed internazionali per aiutare coloro che (purtroppo) la nostra società non ha ancora imparato a riconoscere come malati ed hanno approntato strategie diversificate per affrontare con successo questi problemi. Queste sono illustrate nel dettaglio nel sito ufficiale della LIAF: www.liafmagazine.it

La LIAF vuole continuare a perseguire finalità dirette alla prevenzione e alla identificazione precoce di patologie correlate al fumo di sigaretta attraverso programmi che promuovono la ricerca scientifica e l’educazione del pubblico. Ma per essere più efficaci servono leggi, accordi di cooperazione, e finanziamenti. A conclusione della sua conferenza il Presidente LIAF ha invitato i soci del Rotary Etna Sud-Est ed il loro Presidente Maurizio Passanisi a sottoscrivere e co-finanziare la prossima grande iniziativa antifumo cittadina prevista in occasione della Giornata Mondiale Senza Tabacco prevista per il 31 Maggio 2007.

Il pubblico ha manifestato il suo interesse con un dibattito conclusivo che è durato a lungo e che ha sancito la promessa di una stretta e duratura collaborazione tra LIAF e Rotary Club.

Sigarette light e tumore del polmone: qual è la verità

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Non è una novità che chi fuma ha un rischio maggiore di sviluppare un cancro del polmone rispetto a chi non ha mai fatto uso di tabacco, ma che fumare sigarette a diverso contenuto di catrame non faccia alcuna differenza  in termini di rischio cancerogeno non era noto a molti. Questo concetto è stato ribadito di recente dalla prestigiosa rivista medica British Medical Journal che ha pubblicato un articolo che evidenzia come il rischio di tumore al polmone non varia tra persone che fumano sigarette ad alto o basso contenuto di catrame. I risultati dello studio si sono basati su oltre 900.000 soggetti di età superiore ai 30 anni studiati in un arco di tempo di 6 anni. Gli scienziati hanno preso in considerazione sigarette a diverso contenuto di catrame (7 mg o meno, da 8 a 14 mg e da 15 a 21 mg); per tutti questi soggetti il rischio di sviluppare cancro del polmone si è rivelato sovrapponibile. Solo chi fuma sigarette senza filtro con contenuto di catrame superiore a 22 mg ha un rischio decisamente più elevato.

Pertanto la riduzione del contenuto di catrame al di sotto dei 15 mg (tipica della sigaretta “light”), che negli anni ’80 era stata massicciamente pubblicizzata quale soluzione ai danni derivanti dal fumo di sigaretta, non determina alcuna riduzione del rischio di tumore al polmone.  Piuttosto, la riduzione dei livelli di catrame (e di nicotina) nelle sigarette “light” ha provocato una modifica nelle modalità di inalazione del fumo e di presentazione dei tumori polmonari. Con le sigarette “light” i fumatori per sedare la propria dipendenza da nicotina sono stati spinti ad aspirare più profondamente il fumo di sigaretta e le localizzazioni tumorali si sono spostate dai grossi bronchi alle diramazioni più periferiche. Si è ipotizzato che con aspirazioni più profonde del fumo fino alla periferia dei polmoni sia aumentato il numero delle localizzazioni periferiche del tumore. In ogni caso, questa differente localizzazione dei tumori non ha ricadute a livello di prognosi, che rimane comunque infausta.

Possiamo pertanto concludere una cosa già comunque nota, fumare è un danno irreversibile per la salute. Si può decidere se ammalarsi con sigarette light o normali tanto non esiste una sigaretta poco dannosa rispetto ad un’altra. Già da tempo d’altra parte non viene più riportata  la dicitura di sigaretta “light” o super “light” perché che il rischio potesse essere uguale, anche sulla scorta dei recenti studi pubblicati, da sospetto è diventata certezza. Molti preferiscono magari credere che sia ancora un dato non confermato, speriamo che queste poche cifre riportate insinuino qualche dubbio in più e che le sigarette forti o leggere vengano considerate per quello che realmente sono: un rischio.

Legge Sirchia: il parere del Ministro Livia Turco

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188365 Roma Livia Turco Moratoria su aborto (EIDON) (Agenzia: EIDON) (NomeArchivio: PHPIM39i.JPG)
Nella gara per la lotta al tabagismo il testimone è passato dal ministro Sirchia al ministro Turco che, prima di arrivare al traguardo di una applicazione piena ed efficace della legge antifumo, deve ancora superare non pochi ostacoli. In un recente articolo comparso su La Stampa del 8 gennaio 2007, il ministro della Salute Livia Turco ha sottolineato che sebbene la legge Sirchia sia stata efficace nel ridurre i fastidi ed i rischi da fumo passivo per i non fumatori, non ha ridotto in modo significativo il numero dei fumatori nel nostro paese. La legge antifumo ha avuto solo l’effetto di far cambiare le abitudini dei fumatori che si sono velocemente adattati a fumare fuori dai locali pubblici e dagli uffici.

Tuttavia, la finalità ultima di una legge contro il fumo è quello di portare ad un miglioramento della qualità di vita non solo di coloro che sono vittime passive del fumo di sigaretta ma anche degli stessi fumatori inducendoli a smettere per salvaguardare la loro salute. Purtroppo sottolineare che il fumo è causa di morte non basta, i dati sulla mortalità legata al fumo di sigaretta non convincono, le scritte intimidatorie sul pacchetto non sono sufficienti.

Gli adolescenti risultano particolarmente insensibili a questi messaggi. A tale proposito, il ministro Turco ha chiesto la collaborazione del ministro della Pubblica Istruzione Fioroni per avviare una campagna di educazione alla salute nella scuola. L’obiettivo è rendere i giovani ed i giovanissimi consapevoli dei rischi del fumo di sigaretta e far vedere loro che ci sono modi diversi dalla sigaretta per divertirsi. Inoltre, sulla scia delle recenti direttive dell’organizzazione mondiale della sanità (OMS), si vuole introdurre in Italia (come già sta avvenendo in Gran Bretagna) il divieto di vendita di sigarette ai minori di 18 anni.

Il nuovo corso alla lotta contro il fumo, promette il ministro Turco, non sarà costellato da ulteriori divieti ma da alleanze strategiche come quelle con il mondo del lavoro. Si profila un programma governativo di incentivi ad aziende (sull’esempio di quanto accade nel gruppo Luxottica che mette a disposizione dei propri dipendenti programmi aziendali antifumo) che sostengono con programmi dedicati i dipendenti che vogliono smettere di fumare.

Il ministro Turco promette maggiore attenzione delle Istituzioni per una puntuale e uniforme applicazione della legge antifumo, per la promozione di centri specializzati nella diagnosi e cura del tabagismo. In particolare, gli interventi sul sistema sanitario devono essere integrati con il coinvolgimento attivo e responsabile dei medici di famiglia e con l’attivazione di incentivi sanitari per il fumatore che voglia smettere (es. rimborsabilità dei farmaci antifumo e prestazioni gratuite o con un ticket ridotto).

Dato che la rinuncia alla sigaretta è ardua per la gran parte dei fumatori, la promozione ed il potenziamento dell’attività dei centri antifumo presenti sul territorio nazionale risulta necessaria in questi casi al fine di fornire interventi più specifici e prestazioni sempre più qualificate. Siamo pertanto grati al Sig. ministro della Salute, dichiara il Presidente della LIAF – Prof. Riccardo Polosa, per la sua manifesta volontà di prendere misure serie per una efficace lotta contro il fumo.

31 maggio 2006: giornata mondiale senza tabacco

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Puntualmente il 31 Maggio, viene indetta dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la Giornata Mondiale senza Tabacco 2006; una data importante per la tutela della salute. Anche in occasione di questa commemorazione, la Lega Italiana Anti Fumo (LIAF) ha confermato il suo impegno nel campo della prevenzione dei danni causati dal fumo di tabacco riproponendo una iniziativa che ha avuto grande successo l’anno scorso. “PUOI DIRE NO ALLA SIGARETTA! PROVARE PER SMETTERE” è lo slogan adottato per il 2006 dalla LIAF per sottolineare al meglio come i danni causati dal fumo di sigaretta conducano invariabilmente a variazioni importanti dello stato di salute generale e della qualità di vita. L’obiettivo, ancora una volta, è quello di sensibilizzare la popolazione perché comprenda l’importanza della prevenzione dei tumori e delle malattie fumo-correlate e affinché sostenga modelli comportamentali positivi per una società migliore liberata dal fumo di sigaretta.

Con questa finalità, è stato organizzato uno screening gratuito per i fumatori al fine di valutare il loro grado di dipendenza alla nicotina e il livello di monossido di carbonio nell’aria espirata. Il camper della LIAF  ha stazionato per l’intera giornata del 31 Maggio nella centralissima Piazza Stesicoro di Catania ed un team composto da medici del Centro Antifumo Universitario dell’Ospedale Ascoli-Tomaselli e da volontari della LIAF ha offerto assistenza a quasi 400 fumatori che ne hanno fatto richiesta.

Questa importante iniziativa stata patrocinata dall’Istituto Superiore di Sanità (OssFAD), dal Comune e dalla Provincia di Catania, dall’Università di Catania, e dall’Azienda Ospedaliera Garibaldi – S.Luigi/S.Currò – Ascoli/Tomaselli. Sponsor ufficiali dell’evento: Paipo e SensorMedics.

Fumo e impotenza

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Il fumo di sigaretta non solo e’ un noto fattore di rischio per lo sviluppo di tumori, ma sembra anche essere causa di impotenza. Due recenti studi scientifici rivelano che gli uomini che preferiscono le ‘bionde’ rischiano una piu’ elevata incidenza di problemi di erezione rispetto ai non fumatori. Nel primo studio condotto negli Stati Uniti su 1329 uomini di eta’ compresa tra i 40 ed i 79 anni, si è riscontrato che il fumo di sigaretta amplifica notevolmente il rischio di impotenza con una incidenza del 10-15%. Veniva fatto notare che nei soggetti gia’ in trattamento per patologie cardiovascolari la probabilità di una impotenza completa risultava pari al 56% tra i fumatori e al 21% tra i non fumatori. Inoltre, nel sottogruppo di soggetti sottoposti a terapia medica antiipertensiva, quelli che fumavano avevano una incidenza di impotenza completa del 20%, mentre i non-fumatori avevano un rischio di impotenza dell’8%, comparabile con quello della popolazione generale (9%).

La seconda indagine e’ stata effettuata in Australia su oltre 8000 uomini di eta’ compresa tra i 16 ed i 59 anni. Anche in questo caso, risulta che i fumatori riferiscono problemi di erezione piu’ frequentemente rispetto ai non fumatori. E questi problemi risultano essere tanto più frequenti quanto maggiore è il numero di sigarette fumate al giorno. Gli esperti hanno stimato che gli uomini che fumano fino a 20 sigarette al giorno hanno il 24% di probabilità in più rispetto ai non fumatori di incontrare difficoltà a mantenere un’erezione. Coloro che invece fumano oltre un pacchetto di sigarette nelle 24 ore hanno un rischio di impotenza del 39% più elevato rispetto ai non fumatori.

Questi studi, segnalano una forte associazione tra fumo e impotenza, associazione che diventa più forte al crescere del numero di sigarette fumate. Tuttavia non sono in grado di spiegarne il nesso causale. Probabilmente il fumo di sigaretta esercita un effetto dannoso a livello vascolare nell’organo di riproduzione maschile riducendone il flusso sanguigno. E’stato dimostrato che smettere di fumare migliora la perfusione di diversi organi e tessuti. Inoltre, il fumo di tabacco sembra avere anche effetti dannosi diretti nei confronti del tessuto erettile del pene. L’elasticità del tessuto erettile e quindi la sua capacità di dilatarsi sembra diminuire sensibilmente nei forti fumatori, che spesso hanno una erezione molto meno duratura.

Pertanto, per tutti i fumatori con disfunzione erettile, smettere di fumare rappresenta la prima forma di terapia. La prospettiva di migliorare le proprie prestazioni sessuali costituisce una fortissima motivazione a smettere e va illustrata sistematicamente a tutti i fumatori uomini.

Fumo di sigaretta: note statistiche aggiornate

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I fumatori nel mondo sono un miliardo e cento milioni: trecento milioni nei paesi industrializzati e 800 in quelli in via di sviluppo. Ogni anno muoiono quattro milioni di persone nel mondo per le malattie conseguenti al consumo di tabacco e per il 2030 sono previsti oltre 10 milioni di morti all’anno. I dati dell’Istituto Superiore di Sanità indicano che in Italia il fumo di tabacco causa oltre 80.000 morti all’anno; 20.000 decessi nella fascia d’età compresa tra i 35 e 65 anni. Ventisei italiani su cento sono fumatori, più uomini (31%) che donne (22%), prevalentemente nella fascia d’età compresa tra i 25 e 44 anni. Questi fumano mediamente dalle 15 alle 24 sigarette al giorno. Preoccupano in particolare le tendenze che riguardano gli adolescenti e le donne: dal 1993 al 1999 i fumatori maschi di 14-16 anni d’età sono aumentati del 33%, le fumatrici addirittura del 70%. Lo studio europeo Espad 2000 condotto su 10.000 giovani tra i 15 e 20 anni, ha rilevato che solo il 34% dei ragazzi e il 30% delle ragazze non ha mai fumato una sigaretta. L’abitudine di fumare degli adolescenti sembra dipendere molto dall’esempio dei genitori. Inoltre, quasi la metà dei bambini italiani risulta esposta al fumo passivo dei familiari tra le mura domestiche. Il fumo passivo aumenta il rischio di malattie respiratorie specialmente nei bambini.

Il fumo di tabacco comporta principalmente un maggior rischio relativo di malattie polmonari, cardiovascolari e di numerosi tumori. Considerando  patologie, il fumo rappresenta la causa di circa il 60% di tutte le patologie respiratorie, del 50% dei tumori e del 30% delle malattie cardiovascolari. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, il fumo ha causato nel 1999 circa 2 milioni di ricoveri ospedalieri con un costo per la sanità pubblica di circa 5 miliardi di euro, pari all’8,3 % della spesa sanitaria pubblica e allo 0,4 % del Pil. I danni da fumo comportano infatti un alto costo sociale direttamente correlato alla morbilità e mortalità di malattia, ma anche indirettamente alla conseguente perdita di giornate lavorative.

Il fisco italiano, tra imposta e Iva, incassa circa il 75% del prezzo delle sigarette al consumo. Si calcola che lo Stato ogni anno incassi oltre 12mila miliardi di vecchie lire per la vendita del tabacco ma ne spenda oltre 23mila per curare le malattie dovute al fumo. Non ci sembra un buon affare.

Fumo minorile, la prima si accende a 11 anni

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I ragazzi italiani in una nuvola di fumo. Cominciano a undici anni e a quindici ne fuma uno su tre. E’ allarme. Su cento ragazzi di 11 anni, quattro già fumano. A 15 anni, a fumare sono in 33 su cento. Quel fil di fumo è diventato una nuvola, denuncia l’ultima indagine dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nelle scuole italiane. Inoltre un recente sondaggio commissionato dal MOIGE  fra giovani da 8 a 13 anni, rivela che tre ragazzi su quattro sono convinti che smettere di fumare sia molto facile; in realtà  conoscono i pericoli del fumo per la salute ma non sanno che il fumo dà dipendenza. Incredibile, nonostante i mass-media,  un ragazzo su quattro dice di non avere alcuna informazione sul fumo. In grande maggioranza hanno avuto la prima sigaretta da un amico. Trentasette su cento dicono che fumare fa sentire più grandi, diciassette confessano di fumare per imitare gli amici, sei dicono che accendere una sigaretta fa sentire più importanti. Un ragazzo su tre afferma che in sua presenza fumano non solo compagni di scuola ma anche insegnanti.

Una conferma del fumo precoce viene anche dall’ISTAT: su cento fumatori ed ex fumatori in Italia, 6 confessano di aver cominciato a fumare prima dei 14 anni. A tale proposito una curiosità: le fumatrici precoci prendono ad esempio la madre che fuma, i maschi a loro volta il padre che fuma. Inoltre risulta che quando in famiglia fumavano entrambi i genitori, i ragazzi hanno cominciato a fumare  ancor più precocemente.

Uno scenario di questo genere richiede una sollecita, continua ed intelligente opera di prevenzione che veda coinvolti genitori ed educatori. In questo ambito specifico la prevenzione non si deve esaurire con informazioni medico-scientifiche ma deve soprattutto spingere a comprendere le dinamiche dell’emulazione che portano l’adolescente ad “adottare” la sigaretta. Pertanto, una prima forma di prevenzione deve avvenire in seno alla famiglia responsabilizzando opportunamente i genitori nel loro ruolo di modelli educativi di riferimento. Attenzione però a non assumere atteggiamenti  troppo repressivi nei confronti degli adolescenti che potrebbero risultare controproducenti. Occorre innanzi tutto rendere i nostri ragazzi consapevoli ed il punto di partenza sembra essere qualcosa di molto semplice: fornire loro informazioni chiare.

 

Catania senza fumo – 2

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La Lega Italiana AntiFu­mo (LIAF – Onlus) ha rilanciato il ciclo di conferenze “Catania Senza Fumo” con un secondo incontro organizzato presso gli studi televisivi dell’emittente TELECOLOR nell’ambito del programma di Nuccio Sciacca “Medicina e Società” andato in onda Giovedì, 3 Novembre 2005 in prima serata. Il tema dell’incontro è stato “FUMO DI SIGARETTA: DALLA PREVENZIONE ALLA CESSAZIONE”. Ospite d’onore della serata è stato il Prof. David Burns (il primo da sinistra nella foto; seguono nell’ordine il Prof. R. Polosa, il Prof. G. Di Maria, l’On. R. Stancanelli, e Nuccio Sciacca), Professore di Medicina Preventiva presso l’Università della California, nonché autore dei rapporti ufficiali sulla salute e sui rischi legati al fumo di sigaretta per il Dipartimento della Salute degli Stati Uniti, e Membro della Commissione Europea “Tabacco e Salute in Europa”. Insieme con il Prof. Burns, presenti in studio anche l’ On. Avv. Raffaele Stancanelli, Assessore regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e delle Autonomie Locali, il Prof. Giuseppe Di Maria, Direttore del Dipartimento di Medicina Interna e Specialistica dell’Università di Catania, e Responsabile del Reparto di Pneumologia Universitaria dell’Ospedale Tomaselli, e il Prof. Riccardo Polosa, Responsabile del Centro Antifumo Universitario di Catania, e Presidente della LIAF.

Che la dipendenza dal fumo di sigaretta sia un problema comune nelle varie parti del mondo lo ha sottolineato il Prof. Burns che ha parlato dell’atteggiamento apparentemente contraddittorio dei giovani americani che da piccoli condannano i genitori che fumano ma che poi, una volta raggiunta l’adolescenza, non riescono a resistere alle pressioni di una società esterna che li spinge a provare emozioni nuove e a sperimentare il senso di “appartenenza” ad un gruppo dove i giovani leader fumano. Anche i nostri giovani sperimentano le medesime esperienze, ma alla fine molti di loro si ritrovano con un serio problema di dipendenza alla nicotina che può risolversi solo a costo di grandi patimenti e che spesso richiede l’intervento di specialisti. Ecco allora che a poco vale tassare le sigarette o ad introdurre leggi e norme che vietano il fumo di sigaretta nei locali pubblici in quanto il vizio prevale sempre e comunque di fronte ad ogni aumento di spesa e a qualunque divieto. Tuttavia risulta controproducente “ghettizzare” il fumatore, piuttosto risulta più vantaggioso fargli capire i rischi che corre per la sua salute e che i suoi soldi serviranno solo ad arricchire le multinazionali del tabacco.

Dal dibattito in studio è emerso il confronto di due realtà, quella italiana e quella americana, che si trovano di fatto ad affrontare un problema universale come quello della dipendenza dalla nicotina fra giovani ed adulti in contesti sociali ed economici tuttavia molto diversi. Da qui l’importanza della partecipazione dell’ On. Stancanelli, che, in qualità di Assessore regionale della Famiglia e delle Politiche Sociali, ha fatto riferimento alla famiglia quale primo importante catalizzatore per la prevenzione del fumo di sigaretta nei giovani adolescenti ed ha indicato quali possano essere gli interventi possibili nello scenario siciliano e quali gli strumenti per attuarli concretamente (es. Legge 328). Il Presidente della LIAF si è detto disponibile a lavorare di concerto con l’Assessorato per la realizzazione di un progetto di largo respiro in cui il nucleo familiare ricopre un ruolo di primaria importanza nella prevenzione del fumo di sigaretta nei giovani adolescenti.

Nel corso della trasmissione è stato affrontato anche il ruolo dei Centri Antifumo sul territorio; ecco allora l’appello del Prof. Polosa affinché i politici si impegnino seriamente sulla creazione di nuovi Centri Antifumo accreditati, di modo che i fumatori che vogliano smettere di fumare possano avere la possibilità concreta fruire di questi servizi e di queste professionalità.

Nel corso del programma televisivo è stato anche trasmesso un sondaggio condotto per le strade della città di Catania e sono state passate in diretta alcune telefonate del pubblico a casa. In ambedue i casi è emerso che la gente smetterebbe di fumare principalmente per problemi di salute. Ecco allora l’impegno per un futuro prossimo di creare altri Centri Antifumo, di insistere con le campagne educative e di aiutare con tutti i mezzi a disposizione quelli che mostrano l’intenzione di voler contrastare l’abitudine di fumare.

Catania senza fumo

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ct_senza_fumo_bigLa Lega Italiana AntiFu­mo (LIAF – Onlus), in collaborazione con la GlaxoSmithKline Consumer Healthcare, ha organizzato presso l’Auditorium del Monastero dei Benedettini di Catania il primo incontro del ciclo di conferenze “Catania Senza Fumo” (nella foto la locandina dell’evento). Scopo di questo ciclo di conferenze è quello di mantenere elevato il livello di attenzione del pubblico sugli ef­fetti dannosi del fumo di sigaretta. La prima conferenza ha visto protagonista un nome prestigioso della lotta al tabagismo, lo scienziato svedese Karl Fagerstrom (nella foto il primo da sinistra, con accanto al centro il Presidente della LIAF, Prof. Riccardo Polosa e il Dott. Andrea Lo Niglio, Manager della GlaxoSmithKline Consumer Healthcare), stimato docente di psicologia dell’Università di Uppsala, socio fondatore della Society for Research on Nicotine and Tabacco, e detentore della prestigiosa WHO’s Tabacco Free World Medal. E’ da sottolineare che il Prof. Fagerstrom gode di fama internazionale anche per il noto test di valutazione della dipendenza nicotinica che porta il suo nome. Il noto studioso oltre ad elencare e descrivere i danni causati dal fumo di sigaretta, ha posto l’attenzione sulle profonde alterazioni del funzionamento cerebrale determinate dalla nicotina. Ha dedicato inoltre parte della sua relazione alle attuali e future strategie farmacologi che in ambito di cessazione dal fumo di sigaretta e a soluzioni alternative per il trattamento del tabagismo; secondo lo studioso è possibile che tra un paio di anni saranno disponibili vaccini diretti contro la nicotina anche se le prime sperimentazio­ni ne hanno rivelato alcuni limiti. Risulta verosimile che i problemi di ordine tecnico saranno presto superati dall’industria farmaceutica, ma bisogna considerare che, per la stessa natura della dipendenza nicotinica, il vaccino potrà risul­tare vantaggioso in termini di prevenzione di ricadute in quei fumatori che hanno già smesso, ma che risultano a rischio di ritornare vittime del vizio.

La relazione del Prof. Fagerstrom è stata seguita da una vivace tavola rotonda moderata dal noto giornalista Mario Petrina, alla quale ha anche preso parte il Presidente della LIAF, Prof. Riccardo Polosa il quale in corso di discussione ha parlato degli attuali programmi terapeutici per i fumatori facendo spesso riferimento alla sua esperienza diretta presso il Centro Antifumo Universitario di Catania.

Il sindaco di Catania socio onorario LIAF

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In riconoscimento del continuo impegno contro il fumo sostenuto dalla amministrazione catanese della giunta Scapagnini, la Lega Italiana Anti Fumo (LIAF) ha voluto riconoscere al primo cittadino di Catania il titolo di socio onorario dell’associazione. La premiazione del sindaco Umberto Scapagnini si è svolta nella Sala Giunta di Palazzo degli Elefanti in occasione della recente conferenza stampa indetta per la “Giornata mondiale senza tabacco” in presenza del presidente della LIAF Prof. Riccardo Polosa (nella foto con il sindaco Scapagnini) e di numerosi altri rappresentanti del mondo della medicina, della stampa e della cultura.

 

“Questa è una campagna strategica – ha dichiarato il sindaco Scapagnini – che associa agli effetti della legge quelli derivati dalla scienza per fare in modo che si riduca la dipendenza dal fumo, con opportuni strumenti e tanta forza di volontà. L’amministrazione comunale, sempre attenta alla salute dei catanesi, non poteva non sostenere questa campagna con forza e convinzione”.

Il presidente della LIAF, ha sottolineato come le iniziative antifumo avviate a Catania siano risultate le più rilevanti e capillari che siano mai state avviate in Italia a livello comunale e ha auspicato che gli sforzi congiunti dell’amministrazione comunale e della LIAF possano contribuire fattivamente  a migliorare la qualità di vita dei catanesi, fumatori e non.