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Nuove frontiere nell’assistenza a persone affette da schizofrenia: il fumo per loro ha effetti devastanti

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Catania, 14 Novembre 2022 – Secondo un’analisi qualitativa che ha coinvolto il personale sanitario responsabile di accompagnare pazienti affetti da schizofrenia nei percorsi terapeutici, la dipendenza tabagica è altamente dannosa e diffusa tra i pazienti affetti da tali disturbi: medici, psicologi e personale sanitario in generale hanno una visione positiva degli strumenti senza combustione, ritenuti eccellente sostituto al fumo

Per tutti i fumatori smettere di fumare è un percorso duro e difficile ma per i pazienti affetti da schizofrenia “fumare” è a volte un “bisogno vitale” come “una fame continua e costante di sigarette” che difficilmente può essere saziata completamente.

In questo contesto, la sigaretta per i pazienti acquisisce un valore imprescindibile: fumare scandisce la quotidianità, rappresentando momenti di condivisione e socializzazione.

La persona affetta da disturbo dello spettro della schizofrenia, che spesso si sente esclusa e non accettata dalla società, cerca di attuare delle pratiche comportamentali socialmente accettabili per sentirsi più vicina a coloro che la circondano.

La sigaretta diventa così il mezzo attraverso il quale è possibile manifestare una maggiore vicinanza nei confronti del gruppo sociale, nonché un modo per raggiungere uno stato di calma e di concentrazione.

Lo racconta bene la nuova serie di Netflix “Tutto chiede salvezza” diretta da Francesco Bruni e tratta dal romanzo dall’omonimo titolo di Daniele Mencarelli, vincitore del premio Strega Giovani 2020.

Daniele, Nina, Madonnina, sono solo alcuni dei protagonisti di questa serie (interpretata tra gli altri da Federico Cesari, Ricky Memphis, Lorenzo Renzi, Andrea Pennacchi, Filippo Nigro e Carolina Crescentini) che racconta il periodo di ricovero in TSO (trattamento sanitario obbligatorio) di un giovane ventenne alle prese con disturbi e disagi personali che “richiedono salvezza”. 

Storie diverse accomunate da una dipendenza, ben analizzata in tutta la serie, che è quella da fumo di sigaretta. Una sigaretta regalata da Pino (l’infermiere), rubata, donata, cercata in ogni modo nel tentativo malsano di trovare pace è l’elemento che congiunge quasi tutti i protagonisti nel percorso di trovare pace. La stessa pace che “Madonnina” (uno dei protagonisti) trova in una scena importante del film che richiama al paradosso legato alla dipendenza da fumo “dammi pace”, ma con una sigaretta.

Purtroppo, l’alto consumo di sigarette ha effetti devastanti sulla salute dei pazienti, molto spesso non in grado di comprendere pienamente quanto il consumo elevato incida sulla loro salute: rispetto ai dati sulla popolazione generale, la dipendenza da sigarette è molto più diffusa tra i pazienti con tali problematiche.

Secondo uno studio pubblicato da Callaghan, le condizioni patologiche derivate dal fumo di tabacco comprendevano circa il 53% di tutte le morti nel campione considerato di pazienti affetti da tale patologia.

Una popolazione a rischio, spesso lasciata ai margini della società e affidata alle mani di operatori sanitari e medici di specifiche comunità terapeutiche, che hanno il gravoso compito di affiancare i pazienti non solo nei percorsi terapeutici, ma di indirizzarli anche nelle loro scelte di vita e di salute, cercando di fare breccia in un mondo estremamente solitario e alienante. 

Qual è dunque la percezione dei professionisti del settore sanitario nei confronti del fumo e quali sono le soluzioni efficaci che potrebbero aiutarli con i pazienti affetti da disturbi dello spettro della schizofrenia?

All’interno di setting psicoriabilitativi, i ricercatori del CoEHAR hanno condotto una ricerca qualitativa pubblicata sulla rivista internazionale Healthcare dal titolo Smoking addiction in patients with Schizophrenia Spectrum Disorders and its perception and intervention in Healthcare Personnel assigned to psycho-rehabilitation programs: A Qualitative Research

E’ stato possibile comprendere l’interazione tra fumo di sigaretta e comportamento dei pazienti e le ripercussioni in termini di qualità di vita.

Inoltre, è stato somministrato anche un questionario sull’utilità delle sigarette elettroniche come sostituto delle sigarette tradizionali.

Tutti i partecipanti hanno confermato l’impatto dannoso del fumo e le sue implicazioni negative, quali dita ingiallite e odore persistente e sgradevole su vestiti e nelle stanze, senza considerare effetti secondari particolarmente spiacevoli, come i mozziconi spesso causa di bruciature su vestiti, lenzuola, tende e divani.

E’ emerso inoltre come i pazienti abbiano poca resistenza fisica, siano molto stanchi durante la giornata e riportino fastidi collegati al fumo, come nausee e mal di testa.

Ma il dato più significativo riguarda la percezione dei pazienti sull’accendersi una sigaretta: purtroppo, non vi è una piena comprensione della quantità di sigarette fumate e dei danni che queste causano al fisico, aumentando esponenzialmente le chance di sviluppare patologie gravi, quali tumori e condizioni respiratorie debilitanti. 

Sebbene dalle interviste non sia emersa alcuna correlazione tra il fumo e un peggioramento dei sintomi della schizofrenia, si è rilevato che molti pazienti dimostrano alti livelli di dipendenza, maggiori rispetto ai tassi di diffusione nella popolazione generale. 

È emerso anche che la voglia di fumare cresce in periodi o momenti in cui il desiderio di nicotina è più alto, spesso coincidenti con stress, cambi di stagione o modifiche nelle terapie farmacologiche.

Sorprendentemente, nonostante nel nostro paese manchi una regolamentazione specifica nei confronti delle e-cig all’interno di percossi di cessazione o di percorsi terapeutici, tra gli operatori sanitari intervistati il giudizio rimane generalmente positivo: le sigarette elettroniche sono un ottimo sostituto del fumo tradizionale, non producendo cattivi odori, riducendo i problemi legati alla resistenza e non comportando fastidiosi effetti secondari, come bruciature di vestiti e lenzuola.

Aiutare queste persone a smettere o ridurre di fumare è un processo complesso e difficoltoso ma le nuove tecnologie possono cambiare la loro vita – afferma il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR – alcune delle strategie riportate dagli intervistati si concentrano sull’aiutare i pazienti a focalizzarsi su altro, attraverso momenti ricreativi o attività come dipingere o camminare, che aiutano a distrarsi”.

Secondo Pasquale Caponnetto primo autore dello studio, professore di Psicologia clinica del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Catania e membro del CoEHAR, per le persone non motivate a smettere: “L’uso di prodotti a basso rischio, come ad esempio sigarette elettroniche, associato a supporto psicologico basato sul colloquio motivazionale, può rappresentare una nuova frontiera nel promuovere health empowerment in questa popolazione fragile e non motivata a smettere. Nonostante permangano le perplessità in merito agli effetti prolungati dell’utilizzo dell’elettronica, gli intervistati ritengono che siano sicuramente meno dannose delle sigarette convenzionali e che siano validi sostituti a basso rischio per la salute”.

Smettere di fumare entro i 35 anni riduce il rischio di morte del 90%

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Articolo di Melania Torrisi

“Il fumo uccide”, un’affermazione che fin dalla giovane età amici o genitori ci hanno ripetuto almeno una volta nella vita, ma la ricerca statunitense comporta una svolta specialmente per gli under 35. 

La sigaretta, che contiene circa 5.000 sostanze dannose, si trasforma da un gioco ad un’abitudine condizionando la quotidianità della maggior parte degli esseri umani. I danni provocati da quest’ultima al nostro organismo sono irreversibili, non solo sull’apparato respiratorio, ma anche sul sistema cardiocircolatorio, determinando un deterioramento dei vasi sanguigni, ictus o ancora insufficienza cardiaca e aneurisma aortico.

In base a studi recenti è stato scoperto che smettere di fumare entro i 35 anni potrebbe ridurre il rischio di morte prematura.

L’analisi sviluppatasi dal Gennaio 1997 al Dicembre 2018, che vede protagonisti l’American Cancer Society di Atlanta, il Dipartimento di Nuffield dell’Università di Oxford e l’UKM Medical Molecular Biology Institute della Malesia, ha messo a confronto il tasso di mortalità e il vizio del fumo di un campione di popolazione di 550mila americani di età compresa tra i 25 e gli 84 anni. Questa ha rivelato che, durante il periodo di monitoraggio, i decessi verificatesi ammontano a ben 75mila, circa il 13,7% del totale del pubblico preso in considerazione. Per coloro, invece, che hanno deciso di interrompere questo comportamento, il dato risulta essere pari al 2,80% rispetto a chi non ha mai iniziato. 

In questa ricerca, il fumo viene associato a una mortalità sostanzialmente maggiore tra fumatori attuali di sesso femminile e maschile rispetto a quella dei non fumatori, ma cessare di fumare comporta dei rischi sostanzialmente invertiti per tutti i gruppi presi in esame.

Infatti, dire addio definitivamente alla sigaretta prima dei 45 anni farebbe si che il trend del tasso di letalità venga ridotto di circa il 90% rispetto a quello del fumatore duraturo; per quanto concerne la fascia che comprende l’età tra 45-65 anni l’abbassamento sarebbe, invece, di circa il 66% del rischio in questione. 

Il Prof. Pierce, facente parte degli scienziati dello studio in questione e docente dell’Università della California di San Diego, presso il Dipartimento di Medicina di Famiglia e Salute Pubblica, ritiene che il 30-50% dei fumatori statunitensi appartenenti alla campionatura ha provato ad eliminare il vizio, ma che solamente il 7,5% è riuscito nell’ardua impresa. Anche l’OMS dichiara che ogni anno, nel mondo, più di 8 milioni di persone muoiono a causa del consumo di tabacco e che la maggior parte si verifica nei Paesi a basso e medio reddito. 

Dunque, se la ricerca in questione dice il vero ed abbandonare il fumo prima della fatidica data dei 35 anni può salvare qualche vita in più, ogni consumatore di sigarette nel suo piccolo dovrebbe provare a vincere questa sfida per niente impossibile, cercando così di vivere seguendo uno stile sano e di prevenzione, sia dal punto di vista fisico che salutistico, evitando di incorrere in malattie più o meno gravi nell’età avanzata. 

Credete in voi stessi, vogliatevi bene e smettete di fumare finché siete in tempo, la vostra salute va messa al primo posto.

Studio Replica: aerosol ecig più sicuro e meno dannoso del fumo

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Replica ecig aerosol

La fase 3 del progetto Replica è nel pieno della sua attività: i ricercatori del CoEHAR replicano con successo uno studio di Rudd del 2020 e i dati ottenuti non solo confermano che gli effetti citotossici, mutageni e genotossici dell’aerosol delle sigarette elettroniche sono lievi se non nulli, ma la ricerca catanese colma anche i gap metodologici presenti nello studio originale. 

Le linee guida internazionali prevedono che, per attestare il potenziale tossicologico delle sigarette elettroniche, si debbano utilizzare una serie di test in vitro specifici.

Purtroppo, diverse metodologie di ricerca hanno prodotto con il tempo una serie di risultati dissimili tra loro, a scapito sia dei fumatori, che dovrebbero beneficiare delle strategie di riduzione del danno, sia delle decisioni dei politici e delle autorità di salute pubblica, frastornati da dati contrastanti.

Un gap che i ricercatori del progetto Replica hanno voluto colmare riproducendo in maniera indipendente alcuni tra gli studi più rilevanti del settore, non solo per confermare o meno i risultati delle ricerche, ma per validare ulteriormente i dati ottenuti.

Durante la terza fase del progetto, gli scienziati si sono concentrati su alcuni tra i più noti studi internazionali pubblicati per valutare il potenziale tossicologico dei prodotti privi di combustione paragonato a quello delle sigarette convenzionali.

L’ultima ricerca riprodotta è stato lo studio di Rudd e colleghi del 2020: il lavoro aveva come scopo quello di valutare la citotossicità, la mutagenesi e genotossicità indotte dall’aerosol di una sigaretta elettronica utilizzabile con i pod rispetto al fumo di sigaretta.

I ricercatori di Replica, con lo studio “Cytotoxicity, Mutagenicity and Genotoxicity of Electronic Cigarettes Emission Aerosols Compared to Cigarette Smoke: the REPLICA project”, non solo hanno confermato i risultati della ricerca originale, dimostrando effetti citotossici, mutageni e genotossici delle e-cig lievi, se non assenti, ma coprendo anche i gap metodologici e le limitazioni dello studio originale, dovute a sistemi di esposizione in vitro all’aerosol e al fumo di sigaretta non capaci di riprodurre le condizioni di esposizione in vivo, usate dagli autori dello studio originale.

“I risultati di questo studio non solo confermano i risultati ottenuti dai colleghi, coprendo al contempo alcune limitazioni del lavoro originale” ha dichiarato Rosalia Emma, prima autrice dello studio “ma i dati in nostro possesso ci permettono di delineare un profilo di sicurezza maggiore delle sigarette elettroniche rispetto al fumo di sigaretta, rendendo questi dispositivi ottimi strumenti da impiegare all’interno di percorsi che si basino sulle strategie di riduzione del danno”.

Così come nello studio originale, i ricercatori hanno utilizzato una batteria di test diversi, come previsto dalle linee guida internazionali: il test AMES, utilizzato per valutare la mutagenicità, il test IVM per valutare la genotossicità, combinati con il Neutral Red Uptake, per la valutazione della citotossicità.

I test elencati sono stati utilizzati per comparare i dati di una sigaretta elettronica utilizzabile con i pod pre-caricati e una sigaretta convenzionale.

Nonostante alcune differenze metodologiche, come l’utilizzo di sigarette di riferimento diverse, a causa della mancata reperibilità di quelle originali non più prodotte, e sistemi di esposizione in vitro all’aerosol e al fumo differenti, dovute anche all’utilizzo di macchinari all’avanguardia all’interno del network di laboratori del cento di ricerca catanese, sono stati ottenuti risultati simili allo studio originale.

Lo studio di Replica ha quindi confermato non solo gli alti profili di citotossicità, mutagenicità e genotossicità del fumo di sigaretta e dei suoi componenti, ma, allo stesso tempo, effetti citotossicci e genotossici bassi o addirittura assenti nel vapore delle sigarette elettroniche, confermando l’idea che l’aerosol delle sigarette elettroniche sia più sicuro e meno dannoso del fumo di sigaretta convenzionale e supportando, dunque, le strategie di riduzione del danno che prevedono l’utilizzo di questi prodotti per aiutare i fumatori a smettere.

Riduzione del Rischio in Italia: se ne discute a Roma con il nuovo Governo

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La riduzione del rischio come strategia di salute pubblica nell’eliminazione del fumo di sigaretta“, se ne discuterà a Roma questo mercoledì 9 Novembre nell’ambito di un convegno promosso da Motore Sanità nella “Sala Cristallo” dell’Hotel Nazionale a Piazza Montecitorio.

Tra i partner di questo importante e decisivo momento di confronto, anche il CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania.

Come per tutte le dipendenze anche per il tabagismo è necessario attivare delle strategie di sostegno per smettere di fumare: in primis aiutare i fumatori a smettere definitivamente, ridurre gradualmente per chi non è in grado di farlo da solo e passare a prodotti meno dannosi per i fumatori che non riescono a smettere.

Allo stato attuale delle conoscenze l’approccio della riduzione del rischio non è ancora adottato quale strategia di salute pubblica in Italia. Sarebbe auspicabile invece poter disporre di sempre maggiori studi indipendenti. La realtà dei fumatori globali e nazionali induce ad un riesame sul potenziale minor impatto in termini di salute dei prodotti alternativi rispetto al tabacco combusto.

Oltre agli illustri esperti in ambito scientifico (come il prof. Riccardo Polosa, il prof. Fabio Beatrice ed il prof. Umberto Tirelli) interverranno anche gli esponenti del nuovo Governo: Maurizio Casasco, Onorevole XIX Legislatura; Marcello Gemmato, Sottosegretario Ministero della Salute; Francesco Zaffini Senatore della XIX Legislatura; Ketty Vaccaro, Responsabile Area Welfare e Salute Censis (Centro Studi Investimenti Sociali).

Scarica il programma

Le Strade del Respiro: a Roma il congresso su asma e BPCO

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Si svolgerà a Roma sabato 5 novembre, la prima edizione del congresso nazionale Le Strade del Respiro, dedicato ad asma e BPCO. Tra i partecipanti, il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR ed esperto internazionale sulle strategie alternative per ridurre il danno da fumo in pazienti con tali patologie 

Le patologie polmonari quali asma e BPCO hanno un tasso di incidenza elevato tra la popolazione, causa di un peggioramento sensibile nelle condizioni e nella qualità di vita dei pazienti che ne soffrono.

Condizioni cliniche che risentono anche delle abitudini e delle scelte poco salutari che si compiono nella vita di tutti i giorni: tra queste, il fumo di sigaretta, ormai riconosciuto essere uno dei fattori esterni più importanti nel decorso, in negativo, delle sindromi respiratorie.

Accendersi una sigaretta comporta per il paziente un peggioramento del quadro clinico e dell’aspettativa di vita: come riuscire quindi a ridurre l’impatto del fumo?

Secondo diversi studi pubblicati a livello internazionale, alcuni dei quali condotti a Catania dal CoEHAR, il Centro di Eccellenza Internazionale per la ricerca sulla riduzione del danno da fumo, per quei pazienti per cui smettere rappresenterebbe una svolta, ma che non riescono o non vogliono farlo, passare a strumenti alternativi di consumo della nicotina, come le ecig, rappresenterebbe un punto di svolta.

Ed è proprio di strategie alternative di disassuefazione dal fumo nel XXI secolo che parlerà il prof . Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, durante la  prima edizione del congresso Le strade del Respiro che si svolgerà a Roma sabato 5 novembre.

Con l’intervento “Disassuefazione dal fumo nella BPCO: quali sono le strade percorribili nel XXI secolo?”, il prof. Polosa presenterà le novità nel trattamento dei pazienti, basate anche sui risultati ottenuti dal centro di ricerca catanese. 

L’appuntamento è sabato alle ore 16 presso Le Meridien Visconti Rome.

Per ricevere ulteriori informazioni, visitare il link.

In Giappone è crollato il mercato delle sigarette convenzionali

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La metà del mercato delle sigarette in Giappone è stata cancellata in pochissimi anni. L’introduzione dei prodotti senza combustione ha distrutto la storia di uno di uno dei più grandi mercati del mondo. A vincere è la salute.

La multinazionale più importante del Giappone ha di recente rilasciato i risultati economici di proprio settore: la vendita di sigarette è scesa di più dell’18% nel 2022, un incremento che supera anche l’11% di vendite in meno del 2021.

Per dirlo in prospettiva, le vendite di sigarette in Giappone che erano 144,8 miliardi nei primi 9 mesi del 2016 sono 72,9 miliardi nello stesso periodo del 2022.

In Giappone il mercato di sigarette convenzionali si è dimezzato negli ultimi 6 anni. Una rivoluzione epocale che ci fa capire come il percorso mondiale verso un mondo Smoke Free stia correndo veloce verso la meta.

Secondo i dati economici di Japan Tobacco, il mercato complessivo del tabacco, compreso i prodotti a rischio ridotto, è diminuito drasticamente.

Nonostante l’ostilità di alcuni governi, la tassazione, i divieti e la mancanza di politiche pubbliche lungimiranti, la lotta alla combustione sta seguendo il suo percorso naturale. A vincere è la prospettiva dei fumatori che scelgono una strada più sana e intraprendono percorsi verso la cessazione definitiva. Il dato giapponese è emblematico” – ha detto il prof. Riccardo Polosa, commentando la notizia.

CNBC: Polosa a Dubai per parlare di salute e riduzione del danno

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Si è conclusa la kermesse internazionale organizzata dalla prestigiosa CNBS a Dubai e dedicata all’Harm Reduction. Tra gli illustri relatori, anche l’atteso intervento del prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR.

CNBC è leader mondiale nelle notizie economiche e di rilevanza sociale e fornisce copertura delle news in tempo reale a circa 400 milioni di persone nel mondo.

L’evento dedicato all’Harm Reduction si è tenuto al Conrad Hotel di Dubai e ha visto la partecipazione di esperti del mondo dell’Harm Reduction ma anche della ricerca clinica.

Tra loro: prof.ssa Tara Rampal, Medico Anestesista ed esperto di politiche pubbliche in Inghilterra; Prof. David Khayat, Direttore di Oncologia presso l’ospedale Pitié-Salpétrière di Parigi e il Dr. Harry Shapiro, Direttore di DrugWise in Inghilterra.

Per maggiori informazioni, clicca qui

Con il contributo del CoEHAR, in Spagna 170 esperti firmano la dichiarazione “Smoke-Free Spain”

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Il sostanziale fallimento dell’approccio tradizionale alla dipendenza da tabacco che causa oltre 55.000 morti l’anno in Spagna, ha portato 170 esperti a firmare la prima “Dichiarazione Internazionale per una Spagna libera da fumo”, nata con lo scopo di aiutare i fumatori e riconsiderare l’approccio dell’harm reduction.

La guerra al fumo di sigaretta in Spagna sta entrando in una nuova e delicata fase. Nel paese mediterraneo, l’atteggiamento prevalente nei confronti dei fumatori che vogliono smettere si è basato negli ultimi decenni su due direttrici fondamentali, prevenzione e cessazione, “o smetti o muori”, insomma.

Guarda il video della presentazione

Una linea che ha portato il governo spagnolo a varare un piano antifumo per il periodo 2021-2025, chiamato “Comprehensive Plan for Prevention and Control of Smoking” per aggiornare la legge antifumo del 2005. 

Una strategia che prevede di ridurre la percentuale di fumatori al 10% tra il 2030 e il 2040, attraverso una serie di norme tra cui l’aumento della tassazione, la revisione di immagini e loghi sui pacchetti di sigarette e l’aumento delle restrizioni in luoghi pubblici e spiagge.

Peccato che la suddetta legge stia ancora terminando il lungo processo amministrativo e decisionale.

Nel frattempo, nel paese, secondo il sondaggio EDADES del 2019/2020, la Spagna ha una percentuale di fumatori del 32.3% nella popolazione tra i 15 e i 64 anni, non tanto dissimile dal dato del lontano 2005, poco prima dell’introduzione della prima legge antifumo spagnola, quando i dati si attestavano al 32.8%.

Una situazione di stallo che sostanzialmente sigla il fallimento delle politiche antifumo cosiddette tradizionali, basate principalmente su una line aggressiva e autoritaria che chiede ai fumatori la semplice astinenza, attraverso norme he rendano difficile l’acquisto e l’uso delle sigarette.

Ed è in questa delicata fase che un gruppo di 170 esperti spagnoli ed internazionali ha voluto firmare e inviare alle autorità spagnole la “Dichiarazione Internazionale per una Spagna libera dal fumo”. Un documento essenziale che chiede di rivedere le norme sul controllo del tabacco e riconsiderare approcci non tradizionali, che si basino anche sulle strategie di riduzione del danno per aiutare coloro che non possono o non vogliono smettere di fumare.

Un documento che ha visto il supporto di diversi membri del CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania, non nuovo ad iniziative similari.

Come si legge nel testo, i firmatari ritengono “che le autorità spagnole abbiano un’occasione d’oro per applicare nuove misure nella lotta contro le malattie causate dal fumo che stanno dando risultati significativi nei paesi in cui sono già applicate”.

Less harm: International Declaration for a Smoke-Free Spain

Il testo integrale contiene una serie di proposte che tengano conto della reale situazione dei fumatori e delle possibili strategie alternative che possano dare risultati postivi nella lotta al fumo.

  1. Cessazione e prevenzione devono continuare ad essa i pilastri della lotta al fumo di sigaretta, ma da sole non possono più bastare.
  2. Circa 4.5 milioni di fumatori non riescono a smettere nonostante i diversi tentativi e solo il 35% riesce a rimanere astinente con i metodi convenzionali. Per ammortizzare l’impatto di questi danni, si deve tenere conto dell’utilizzo di strumenti e strategie che riducano il danno da fumo, come sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato.
  3. Bisogna dare ascolto alla scienza e ai risultati della ricerca e non a opinioni, preconcetti o titoli sensazionalistici.
  4. Servono più training per i professionisti del settore sanitario e più informazioni per i fumatori.
  5. I prodotti delle strategie di harm reduction necessitano di regolamentazioni diverse.
  6. Bisogna stringere le normative in merito al consumo di tabacco.
  7. E’ importante seguire l’esempio di nazioni che si sono già aperte alle strategie di riduzione del danno, come l’Inghilterra. 
  8. E’ necessario promuovere ed implementare la ricerca di settore.

Il sostegno alla ricerca anti-fumo passa anche dalle aziende

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Il logo LIAF nel liquido Tstar continua ad avere successo. Parte del ricavato della vendita del liquido è già stato destinato alla ricerca contro il fumo. L’obiettivo è creare una giusta collaborazione tra prodotti a rischio ridotto e azioni concrete per la di riduzione del danno da fumo.

Una missione che molti produttori hanno abbracciato con entusiasmo contribuendo attraverso i propri canali e le proprie filiere produttive a sostenere l’attività di LIAF anche nei territori di appartenenza.

La LIAF da anni ormai si schiera a fianco di tutti i fumatori per combattere contro i danni causati dalla dipendenza tabagica e per sostenere una sana adesione a stili di vita salutari.

Vogliamo dare il nostro contributo per sostenere la promozione di questo settore come ambito di ricerca innovativa per la riduzione del danno collegato al fumo di sigaretta convenzionale – ha dichiarato Ivan Cernetti, responsabile dell’azienda – lavoriamo per contribuire alla sconfitta della combustione e vedere migliaia di fumatori affezionati ai nostri prodotti che smettono completamente di fumare ci inorgoglisce e ci entusiasma“.

Ricordiamo che il liquido NOBILE è stato presentato da Tstar e LIAF in occasione di Vapitaly 2022, la convention più grande dedicata al mondo del fumo elettronico e vetrina non solo delle presentazioni di novità del mercato ma anche di intensi dibattiti sul futuro della sigaretta elettronica.

Le leggi che tutelano la salute dei non fumatori nei luoghi di lavoro

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Fumare in ufficio o comunque nei luoghi in cui è vietato non è mai reato; lo può diventare, però, non adottare i dovuti provvedimenti nel caso in cui il divieto venga violato.

Qualche giorno fa abbiamo ricevuto una singolare richiesta di aiuto da parte di un dipendente degli uffici pubblici della Regione Siciliana. La richiesta: Sono un funzionario della Regione Siciliana e sono qui a richiedere il vostro intervento in quanto cardiopatico causa fumo passivo. Ancora oggi i miei due colleghi di ufficio fumano in stanza e io non so più che fare anche perchè gli altri colleghi non sono complici passivi“.

Prof. Rapisarda

Oggi, il prof. Venerando Rapisarda, docente di Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi di Catania e membro del CoEHAR, risponde secondo come segue:

Se è stato denunciato al responsabile che qualcuno fuma in ufficio e questi non ha fatto nulla, questo potrebbe essere denunciato a sua volta per omissione o rifiuto di atti d’ufficio. Secondo il codice penale, il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni.

Quindi, il responsabile o il dirigente che non fa rispettare il divieto di fumo negli uffici rischia un processo penale se non adempie al suo compito. Tuttavia, il reato appena menzionato si applica solamente a chi ricopra la carica di pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio, qualifica che difficilmente potrebbe rivestire il datore di lavoro privato. In questa ipotesi, cioè se il divieto di fumo non viene rispettato in un ufficio privato, allora si potrebbe fare causa al datore o al responsabile che non fa rispettare il precetto, potendo giungere a chiedere il risarcimento del danno derivante da fumo passivo.

La salute dei non fumatori, sul luogo di lavoro, è tutelata dai seguenti provvedimenti di carattere normativo, cronologicamente elencati: 

  • a. legge n. 584 dell’11 novembre 1975; 
  • b. direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 14 dicembre 1995; 
  • c. art. 52, comma 20, della legge n. 448 del 2001;
  • d. art. 51 della legge 16 gennaio 2003, n. 3;
  • e. accordo Stato-Regioni del 24 luglio 2003;
  • f. decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 23 dicembre 2003;
  • g. art. 19 del decreto-legge 9 novembre 2004, n. 266.

Nelle strutture pubbliche e private soggette al divieto di fumare, i soggetti incaricati della vigilanza, dell’accertamento e della contestazione delle infrazioni:

  • vigilano sull’osservanza dell’applicazione del divieto;
  • accertano le infrazioni, contestando immediatamente al trasgressore la violazione;
  • redigono in triplice copia il verbale di contestazione;
  • forniscono l’indicazione dell’autorità cui far pervenire scritti difensivi;
  • notificano il verbale ovvero.

 La violazione del divieto di fumo non comporta una sanzione penale ma una amministrativa di tipo pecuniario. La denuncia andrà fatta alla persona designata come responsabile all’interno della struttura. 

Ogni cartello che segnala il divieto di fumare riporta, oltre alla legge di riferimento e all’importo da pagare nel caso di trasgressione, anche il nominativo di colui che è tenuto a garantire il rispetto del divieto stesso.

In particolare, i dirigenti preposti alle strutture della pubblica amministrazione sono tenuti ad individuare i soggetti cui spetta vigilare sull’osservanza del divieto di fumare, accertare e contestare le infrazioni; ove non vi abbiano provveduto, spetta ad essi stessi esercitare tale attività di controllo e di successiva sanzione.