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A Roma, World Vapers Alliance presenta i 7 passi per combattere l’epidemia di fumo 

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I rappresentanti della World Vapers Alliance presentano al nuovo governo un piano in 7 punti per combattere il fumo in Italia.

Foto: SigMagazine

Comunicato Stampa: World Vapers Alliance

Roma, 25 Ottobre — Oggi il più grande gruppo a difesa dei consumatori di sigarette elettroniche al mondo ha presentato al nuovo governo italiano una strategia in 7 fasi per ridurre il tasso di fumo. 

All’indomani della nomina del nuovo governo in Italia, World Vapers’ Alliance (WVA), insieme alla sua organizzazione partner italiana, ANPVU, ha consegnato ai rappresentanti della nuova maggioranza delle raccomandazioni per ridurre il tasso di fumatori e combattere le morti causate dal fumo. 

La “strategia in 7 fasi” è stata annunciata anche durante una conferenza stampa a Roma, mentre il nuovo governo riceveva il voto di fiducia del Parlamento. 

Alla conferenza stampa hanno partecipato il direttore della World Vapers’ Alliance Michael Landl, l’europarlamentare Gianna Gancia (Lega), Barbara Mennitti, caporedattore di SigMagazine, e la vicepresidente dell’Associazione Nazionale Vapers Uniti (ANPVU), Anna Corbosiero.

Sono convinta che il nuovo governo appena insediato abbia tutte le carte in regola per affrontare il tema della legislazione sul tabacco con un approccio scientifico e basato sui fatti. Nella proposta di revisione della Direttiva sui prodotti del tabacco, è necessario che il governo italiano insista su alcuni punti fondamentali riguardanti la normativa sulle sigarette elettroniche“, ha dichiarato l’europarlamentare della Lega Gianna Gancia. 

“In particolare, l’Italia dovrebbe mantenere un’ampia gamma di aromi, che aiuterebbe il consumatore nella transizione dal fumo tradizionale a quello elettronico, scoraggiando al contempo la formazione di un mercato parallelo illegale, e avere un sistema di tassazione più equo per evitare la nascita di un mercato nero”, ha concluso l’eurodeputata Gancia.

“Solo in Italia ci sono ancora più di 12 milioni di fumatori. I costi diretti e indiretti del fumo ammontano a quasi 26 miliardi di euro. Pertanto, il nuovo governo deve attuare un nuovo approccio: invece di stigmatizzare e proibire, l’Italia deve abbracciare l’innovazione come il vaping. Seguendo le evidenze scientifiche e l’esperienza dei consumatori, il nuovo governo italiano ha il potenziale per diventare un leader nella riduzione del danno da tabacco. La nostra “strategia in 7 fasi” offre una linea guida completa per raggiungere gli obiettivi di liberazione dal fumo”, ha dichiarato il direttore della WVA Michael Landl. 

Le raccomandazioni includono i seguenti punti: 

  • Abbracciare la riduzione dei danni del tabacco;
  • Promuovere il vaping come strumento per smettere di fumare;
  • Consentire il vaping nelle aree esterne non fumatori;
  • Abbassare la tassazione sui prodotti del vaping e adeguarla al rischio relativo;
  • Rifiutare i divieti sugli aromi;
  • Mantenere il vaping disponibile, applicando al contempo norme intelligenti per prevenire il vaping tra i minorenni;
  • Promuovere la riduzione del danno da tabacco nelle istituzioni e nelle legislazioni dell’UE.

La strategia in 7 fasi per la riduzione del danno in Italia fa parte della campagna europea della World Vapers’ Alliance sulla riduzione del danno, presentata con lo slogan #BackVapingBeatSmoking.

SIMI: al congresso di Medicina Interna si parla di riduzione del danno da fumo di tabacco

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Le strategie di riduzione del danno da fumo saranno oggetto di un intervento del prof. Polosa durante il Congresso nazionale della Società Italiana di Medicina Interna: focus dell’edizione di quest’anno, la gestione del paziente complesso e la possibilità di intraprendere nuove strategie per constatare anche i fattori di rischio modificabili, come il fumo.

Il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, in occasione del congresso nazionale SIMI, che si svolgerà a Roma dal 21 al 23 ottobre presso il Rome Cavalieri Hotel, condurrà il panel “Il concetto di Harm Reduction e le strategie per ridurre il fumo di tabacco”.

Il primo approccio del fumatore con uno specialista è un momento importante nella creazione di un percorso terapeutico che indirizzi il paziente verso scelte di salute consapevoli.

Creare un network informato di specialisti a livello nazionale e territoriale è una delle priorità per tutti coloro che si occupano di riduzione del danno da fumo, sulla scia degli esempi positivi condotti in Inghilterra.

Ancora oggi troppi medici non conoscono le possibilità offerte dal passaggio ai dispositivi senza combustione per i pazienti che non riescono a smettere di fumare da soli. Una soluzione alternativa di riduzione del danno che potrebbe aiutare i pazienti ad uscire da percorsi difficili di tabagismo. Dati internazionali e significativi dicono addirittura che ci sono ancora tantissimi medici che fumano sigarette convenzionali. Dobbiamo lavorare di più su prevenzione e informazione” – dice il prof. Polosa.

Il congresso nazionale SIMI

Dopo due anni di edizioni virtuali, il congresso nazionale SIMI torna a svolgersi in presenza presso il  Rome Cavalieri Hotel.

Il programma di quest’anno, includerà letture, simposi, mini-simposi, le Tane del GIS, il Gymnasium delle Scuole Ecografiche SIMI, comunicazioni orali e discussioni poster.

Il Congresso sarà preceduto da un Corso pre-meeting su “Urgenze in Medicina Interna” incentrato su temi pratici e di frequente riscontro nella clinica.

L’evento SIMI sarà anche teatro di discussione per la stesura di un piano di rinascita post-pandemia, con attenzione particolare al paziente cronico multimorbido, affinché non vengano commessi errori gravi e l’assistenza al paziente complesso e fragile nella fretta di operare cambiamenti, non ne risulti indebolita, anziché rafforzata e razionalizzata.

Per ricevere ulteriori informazioni, visitare il link

COLD TURKEY: riusciresti a smettere solo volendolo?

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cold turkey

Smettere di fumare con la sola forza di volontà è prima di tutto un atto di fede verso se stessi e le proprie possibilità: il metodo cosiddetto “cold turkey” però presenta degli innegabili svantaggi. Quali sono?

Nel classico video promozionale stile oltreoceano, un entusiasta motivatore saprebbe raccontarti per almeno un’ora il potere della forza di volontà nel raggiungimento di qualsiasi obiettivo, compreso smettere di fumare.

È indubbio che moltissime persone riescano a smettere di punto in bianco con un’abitudine o una dipendenza: scelte personali, cambi di vita, situazioni intense possono far scattare una lampadina nel cervello e costringere a ripensare chiaramente al proprio stile di vita.

Un metodo che in inglese viene definito “quitting smoking cold turkey”, ovvero la decisione repentina e immediata di smettere del tutto con una sostanza, in questo caso il fumo, senza ripensamenti. 

Una classica scena da blockbuster, dove l’aver toccato il fondo da parte del protagonista suscita un’improvvisa voglia di redenzione e cambiamento.

Un punto di svolta romantico venato da riflessi tipici dell’umanesimo, quando l’uomo era considerato il centro dell’Universo.

In realtà il cold turkey non è uno dei metodi più di successo in circolazione: secondo ricerche degli ultimi 25 anni, su un campione di 100 persone che provano a smettere con questo metodo, solo dai tre ai cinque riescono con successo a smettere per più di sei mesi.

Significa che circa il 95% delle persone che ci provano falliscono.

Chiaramente la forza di volontà gioca un ruolo fondamentale nelle nostre scelte di vita: senza, non abbatteremmo limiti, non ci spingeremmo sempre un passo più in là. 

Un atleta cercherà ogni giorno di battersi, uno scienziato non rimarrà a domandarsi se quello che ha imparato è sufficiente per il progresso tecnologico. 

Ma la dipendenza da un’abitudine o da una sostanza sottintende dei retroscena alquanto difficili da scardinare.

La dipendenza si inserisce gradualmente in questa relazione simbiotica tra “essere” e “fare” e mina la base della nostra forza di volontà.

Non parlando di fumo, ma per esempio di dipendenza da cibo, molto spesso viene da chiederci come mai i protagonisti di noti show televisivi raggiungano un limite estremo di peso, senza riuscire a fermarsi. 

Carenze emotive? Eventi traumatici? Assolutamente, ma nel caso di sostanze stupefacenti o del fumo, i componenti presenti agiscono apportando cambiamenti a livello strutturale in quelle aeree deputate al controllo delle proprie abitudini, dei processi decisionali e dell’apprendimento.

A rendere decisamente ostico il compito di un fumatore, esistono poi stimoli specifici che innescano la voglia di accendersi una sigaretta: ad esempio, fattori sociali, emotivi o abitudini che nel loro insieme rendendo l’abitudine al fumo un nemico assai resiliente.

Il COLD TURKEY: pro e contro

Il metodo del cold turkey, il taglio drastico nei confronti del fumo simboleggiato egregiamente dal gesto di una sigaretta spezzata o di uno sciacquone tirato, ci mette di fronte a statistiche poco incoraggianti.

Esistono altri metodi per smettere di fumare, come le terapie sostitutive a base di nicotina, dalle classiche gomme ai cerotti, oppure i farmaci (vareniclina) o i dispositivi elettronici a rilascio di nicotina.

Uno degli indubbi vantaggi di questo metodo risiede nel riuscire in breve tempo a liberarsi di una dipendenza, senza sostituirla e intraprendere un percorso più lungo.

Purtroppo, però, smettere tutto d’un colpo porterebbe ad un numero elevato di insuccessi, che a loro volta potrebbero generare un vortice di scoraggiamento che impedirebbe al fumatore di decidere di riprovarci, magari seguendo metodi più efficaci.

Come qualsiasi dipendenza, inoltre, l’interruzione drastica dell’uso di sigaretta genera sintomi da astinenza molto più intensi che tendono a svanire nel giro di una settimana, con un picco tra le 48 e le 72 ore dopo l’ultima sigaretta.

Depressione, irritabilità, desiderio di fumare, difficoltà nel dormire, problemi di concentrazione e appetito aumentato sono alcuni dei sintomi più comuni che si possono sperimentare anche con altri metodi per smettere, ma che nel caso di un’interruzione volontaria totale si manifestano prepotentemente e senza nessun paracadute.

Dunque se veramente il cold turkey è la vostra scelta, si deve partire preparati: è fondamentale avere una rete di supporto su cui contare a partire dai vostri curanti di riferimento. 

Ormai l’accesso ai social media permette di contare sul supporto a distanza di persone che sperimentano la stessa situazione e crea quel network di aiuto che aumenta le possibilità di successo.

Attività sportive e ricreative sono necessarie per distrarsi, così come avere a disposizione snack sani per non rischiare di lievitare di peso in maniera incontrollata, uno dei possibili effetti collaterali della cessazione. 

Ma uno dei punti fondamentali di cui tenere conto è riconoscere quegli schemi emotivi, sociali e comportamentali che innescano irreversibilmente la voglia di fumare.

Quando ho voglia di fumare?

Generalmente, l’inizio della giornata, il fine pasto, prima di andare a letto o il post-sesso sono momenti critici per un fumatore. Così come la televisione, la guida per un lungo periodo e le pause dal lavoro. 

Se ci facciamo caso sono tutti momenti legati anche a specifici trigger emotivi o sociali.

Stress, ansia, solitudine, noia, eccitazione, felicità: potrebbe sembrare un guazzabuglio di emozioni, ma si parla di stati d’animo intensi che innescano la voglia di accendersi una sigaretta. Senza contare poi i trigger sociali, come feste, club, concerti, cene, insomma le occasioni di convivialità dove è semplice trovare altri fumatori.

Come andare oltre?

Beh, la soluzione più facile per non affrontare un scelta repentina sarebbe affidarsi ai professionisti della cessazione: saper gestire emozioni e occasioni e contare sul supporto non solo di chi ci conosce ma di esperti preparati, permette di creare un piano su misura.

Una possibile alternativa è passare alle sigarette elettroniche o ai prodotti a tabacco riscaldato: la mimica simile e la ritualità connessa al fumo rimangono invariate, ma attraverso dispositivi molto meno dannosi delle sigarette. 

Ma attenzione: non si tratta di sostituire un dipendenza con un’altra. Quando si decide di smettere, qualunque sia il metodo scelto, bisogna avere in mente un obiettivo finale e fissare una data può aiutare a raggiungere il risultato.

Il primo passo è sempre decidere di cambiare rotta. Una volta fatto, pazienza, forza di volontà e conoscenza di tutte le possibilità per smettere diventano i capisaldi del nostro percorso.

Smettere si può e sono migliaia le storie di chi ci riesce quotidianamente, per la salute propria e di chi ci circonda.

“Make it make sense”: basta confusione di termini, diamo un senso

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Leggiamo e pubblichiamo l’articolo firmato da Helen Redmond su Filter

Le sigarette elettroniche non contengono tabacco, eppure sono regolarmente chiamate “prodotti del tabacco.” La guerra della disinformazione contro la riduzione del danno da tabacco si basa su una serie di termini imprecisi e del tutto fuorvianti che lasciano il pubblico a chiedersi: “Make it make sense” ovvero “Dai un senso compiuto”.  

Quindi ben venga che un gruppo di ricercatori del Regno Unito, guidato dalla dott.ssa Sharon Cox, abbia creato una versione iniziale di un’ontologia del tabacco, nicotina e prodotti da svapo con l’obiettivo di ridurre l’ambiguità e la confusione nel campo. “Ontology” (in inglese) è il modo di classificare un insieme di concetti in una categoria precisa di in un’area disciplinare per mostrarne le proprietà precise e le relazioni tra i concetti.

La dott.ssa Cox ha spiegato: “Le persone usano gli stessi termini per riferirsi a cose diverse o usano termini diversi per indicare  la stessa cosa“. Grazie al finanziamento del Cancer Research UK, il suo gruppo sta ora sviluppando un’ontologia della sigaretta elettronica (E-CigO).

I nuovi dispositivi di somministrazione della nicotina hanno rivoluzionato il campo e reso necessario lo sviluppo di una nomenclatura logica e coerente. Attualmente viene utilizzato un numero vertiginoso di termini. C’è la riduzione del danno da tabacco (THR), i sistemi elettronici di somministrazione della nicotina (ENDS), i prodotti e-vapor, i prodotti alla nicotina a rischio ridotto e più sicuri (SNP) e i prodotti a tabacco riscaldato. Le “sigarette elettroniche” includono vaporizzatori “a sistema aperto”, che possono essere ricaricati con liquidi elettronici, e le ultime e già diffuse “usa e getta”. Altre opzioni THR includono snus, buste e pastiglie di sale alla nicotina per uso farmaceutico, e prodotti del tabacco riscaldati contenenti una lama in ceramica. 

<<Le persone che fumano avrebbero la stessa probabilità di utilizzare terapie sostitutive della nicotina se fossero etichettate come “prodotti del tabacco”?>> 

Se si stima che la combustione uccide 8 milioni di persone ogni anno, si capisce che una classificazione corretta e chiara ha parecchia importanza. Se i fumatori vogliono passare dalle sigarette convenzionali a quelle senza combustione, hanno bisogno di descrizioni chiare ed accurate. Inoltre, “l’etichettatura dei prodotti correlati al tabacco influenza l’interpretazione dei risultati della ricerca scientifica. La mancanza di chiarezza sui prodotti ha portato a incomprensioni e controversie sull’interpretazione dei dati”, hanno osservato i ricercatori .

Nel mondo controverso e divisivo del controllo del tabacco negli Stati Uniti, i termini standard possono essere completamente confusi e spesso completamente sbagliati. La Food and Drug Administration (FDA) statunitense classifica i vaporizzatori di nicotina come “prodotti del tabacco” perché la nicotina in essi contenuta è derivata dalla pianta del tabacco. Ma non classifica cerotti, gengive e inalatori (regolati come farmaci con un percorso completamente diverso dai vaporizzatori) in quanto tali, anche se la loro nicotina proviene dalla stessa fonte. Le persone che fumano avrebbero la stessa probabilità di utilizzare queste terapie sostitutive della nicotina se fossero etichettate come “prodotti del tabacco”?

Allora perché la FDA non ha corretto questo ovvio termine improprio? Non farlo ha consentito alle organizzazioni anti-vaping come la Campaign for Tobacco Free Kids (CTFK) di perpetuare, implicitamente, la menzogna secondo cui i vaporizzatori contengono tabacco. I gruppi anti-vaping hanno armato questa potente bugia per creare confusione, aumentare il sostegno pubblico per i divieti di svapo, approvare restrizioni su vendite e aromi e scatenare una guerra alla droga contro i consumatori di nicotina. CTFK ha sfruttato questa categorizzazione errata per inquadrare la fine dello svapo giovanile come una lotta per ridurre il consumo di tabacco da parte dei giovani. “Suona davvero brutto quando dici che i giovani usano un prodotto del tabacco”, ha detto Cox in un’intervista .

Nel 2019 il CDC ha contribuito alla disinformazione dilagante quando alcune persone si sono ammalate per una misteriosa lesione polmonare. In origine l’agenzia la chiamò “lesione polmonare associata allo svapo” (VAPI), poi adottò il termine irritante e altrettanto impreciso, EVALI. È integrato nell’etichetta che una delle cause di questa condizione polmonare è correlata ai vaporizzatori di nicotina. Ma la colpa era nelle cartucce di THC, adulterate con acetato di vitamina E acquistate per strada. Non c’erano e non ci sono prove che qualcuno si fosse ammalato o fosse morto a causa dell’uso di vaporizzatori di nicotina.

Una lettera dell’agosto 2021 firmata da 75 esperti multidisciplinari chiedeva al direttore del CDC, la dott.ssa Rochelle Walensky, di rinominare la malattia. Hanno scritto: “… il nome EVALI è inefficace e fuorviante in quanto non fornisce agli operatori sanitari o al pubblico chiarezza e specificità riguardo alle fonti di rischio di questa malattia”. Suggerendo la definizione più appropriata: “Adulterated THC Vaping Associated Lung Injury” (ATHCVALI). Walensky rispose no.

E come mostra questo sondaggio, Juul (il capro espiatorio preferito dai media), è stato accusato di EVALI.

La creazione di un’ontologia accurata consentirà alle persone di scegliere alternative più sicure, prevenendo le malattie legate al fumo e la morte prematura.

Chelsea Boyd ha affermato in un articolo per Filter: “L’incapacità del CDC di distinguere tra le sigarette elettroniche che rilasciano nicotina e quelle che forniscono composti di cannabis, insieme all’insistenza sul fatto che siano coinvolti prodotti legali a base di nicotina, nonostante la mancanza di prove convincenti pubblicamente disponibili, rende difficile credere che le sue azioni non siano motivate politicamente”. Boyd ha ragione. L’HIV era originariamente chiamato “deficit immunitario correlato ai gay” (GRID). Ora ci sono appelli per rinominare “monkeypox” per evitare qualsiasi insinuazione razzista.

La disinformazione sui vaporizzatori danneggia le persone che fumano. Uno studio ha suggerito che la legislazione derivante da dichiarazioni errate su EVALI e sui vaporizzatori in Massachusetts ha portato a un aumento del consumo di sigarette. Un altro studio ha concluso che i messaggi dei CDC su EVALI hanno contribuito a far si che “una parte sostanziale dei consumatori crede che le sigarette elettroniche siano più dannose delle sigarette“. Quante volte bisogna dirlo? Non lo sono. Una revisione ufficiale del Regno Unito delle prove pubblicate quest’anno ha affermato ancora una volta: “A breve e medio termine, lo svapo rappresenta una piccola parte dei rischi del fumo“.

Un importante esempio dell’utilizzo di una serie di terminologie chiare può essere trovato nel rapporto Burning Issues: The Global State of Tobacco Harm Reduction 2020 , pubblicato da Knowledge-Action-Change (KAC). Gli autori non descrivono più i dispositivi per lo svapo della nicotina come “sigarette elettroniche”, scrivendo: “Il termine è fuorviante per gli operatori sanitari, i politici e il pubblico in generale, poiché associa strettamente questi nuovi prodotti alle sigarette”. Invece, il rapporto usa il termine “prodotti a base di nicotina più sicuri. Abbandonando il termine EVALI, gli autori ne hanno creato uno nuovo: “danno polmonare correlato alla vitamina E” (VITERLI).

Un altro nuovo giornale propone intanto di abbandonare la parola “fumatore”. La creazione di un’ontologia che classifichi in modo accurato e inequivocabile l’ampia gamma di prodotti a base di nicotina più sicuri è di vitale importanza e attesa da tempo. Questo consentirà alle persone di scegliere alternative più sicure, prevenendo le malattie legate al fumo e la morte prematura.

#BackVapingBeatSmoking: la WVA al Parlamento Europeo

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WVA Back Vaping Beat Smoking

La World Vapers’ Alliance lancia la campagna Back Vaping.Beat Smoking con un incontro con i membri del Parlamento Europeo a Strasburgo e un’installazione artistica di protesta

Regolamentazione e lotta alla disinformazione: sono questi i due capisaldi dell’azione della World Vapers’ Alliance, che ha lanciato il tour della nuova campagna informativa Back Vaping. Beat Smoking.

Il tour on the road toccherà diversi paesi europei, tra cui Francia, Polonia, Repubblica Ceca, Italia, Portogallo e Belgio, attraverso eventi, incontri con i rappresentanti politici e installazioni artistiche in grado di trasmettere il vero senso dell’iniziativa.

La campagna ha preso il via proprio a Strasburgo, dove la World Vapers’ Alliance (WVA) ha recapitato al Parlamento europeo un messaggio chiaro, ovvero che lo svapo può salvare 19 milioni di vite in Europa.

I rappresentanti della WVA si sono incontrati con diversi membri del Parlamento europeo per presentare la “Direttiva sui prodotti per lo svapo”, discutendo sulle decisioni che permettano ai prodotti a rischio modificato di essere ritenuti un valido strumento di salute pubblica.

In occasione dell’incontro, la WVA ha inoltre rivelato un’installazione artistica di protesta davanti alla sede del Parlamento europeo.

Back Vaping. Beat Smoking viene lanciata mentre la legislazione europea sul tabacco, la cosiddetta Direttiva sui prodotti del tabacco (TPD), è in fase di revisione da parte dei legislatori europei.

La World Vapers’ Alliance ha partecipato al bando sull’udienza pubblica della commissione europea per la presentazione delle prove in merito ai divieti sugli aromi e l’eccessiva regolamentazione.

La World Vapers’ Alliance funge così da cassa di risonanza per le voci della comunità europea dello svapo a Strasburgo e in tutta Europa, per fare in modo che lo svapo sia riconosciuto come un efficace strumento di riduzione del danno con il potenziale per salvare la vita di 19 milioni di fumatori in Europa.

Michael Landl, direttore della World Vapers’ Alliance ha dichiarato:

Sostenendo lo svapo, possiamo battere il fumo e salvare 19 milioni di vite attraverso una regolamentazione ragionevole. Il bando da parte dell’unione Europa ha registrato un numero record di 24.000 risposte, a dimostrazione del fatto che i consumatori vogliono adottare il principio della riduzione del danno da tabacco e lo svapo ha dimostrato di essere ad oggi uno degli strumenti più di successo in questo settore.

L’Unione Europea deve porre fine alle attuali discussioni in merito ai divieti degli aromi e lo svapo deve essere mantenuto accessibile e a prezzi ragionevoli. È giunto il momento che l’Unione Europea approvi pienamente il principio della riduzione del danno da fumo e renda il vaping lo strumento principale della sua azione”.

La campagna è stata lanciata oggi a Strasburgo, in Francia, con l’installazione artistica di protesta Don’t Let 19 Million Lives Fall e si diffonderà in dieci città in sei paesi tra ottobre e novembre 2022.

Ospiteremo eventi e proteste in Francia, Polonia, Repubblica Ceca, Italia, Portogallo e Belgio per attirare l’attenzione su uno degli atti legislativi più cruciali per il futuro dello svapo. È tempo che i politici ascoltino i consumatori e la scienza“, ha affermato il direttore della WVA, Michael Landl.

La WVA ha anche lanciato una petizione contro le normative dannose per lo svapo come i divieti sugli aromi o l’elevata tassazione dei prodotti del vaping. Le firme saranno consegnate ai membri del Parlamento europeo al termine del tour a novembre.

(Dal comunicato stampa dell’associazione)

Maxi review UK su 400 studi internazionali: ecig meno dannose 

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uk review 400 ecig

Una review indipendente condotta dai ricercatori inglesi del King’s College di Londra su oltre 400 studi internazionali conferma che i prodotti privi di combustione, come le ecig, sono meno dannosi rispetto alle sigarette convenzionali

La domanda “le ecig sono meno dannose delle sigarette convenzionali?” non ha più margine di interpretazione: numerose review internazionali dimostrano che i prodotti a rischio modificato presentano una minor percentuale di rischio rispetto alle sigarette tradizionali.

Ultima in ordine di tempo a confermare l’asserzione, una review indipendente dei ricercatori del King’s College di Londra, che hanno portato a termine una delle più vaste e, fino ad ora, più approfondite review in materia di fumo elettronico.

I ricercatori inglesi hanno incluso nel report, commissionato dall’Office for Health Improvement and Disparities del Dipartimento della salute e dell’assistenza sociale, oltre 400 studi condotti a livello mondiale. 

I risultati?

Sebbene il vaping non sia totalmente privo di rischi, soprattutto per chi non ha mai fumato, comporta una piccola percentuale di rischio nel breve e medio termine se paragonato al ben più tossico fumo di sigaretta.

La review ha indagato diversi aspetti legati al vaping, compresi tipologie diversi di soggetti e di prodotti utilizzati, gli effetti sulla salute (sia in termini assoluti che quando paragonati al fumo convenzionale) e la percezione dei consumatori in merito ai rischi relativi.

Secondo i ricercatori, i fumatori che decidono di passare al vaping sperimentano una “riduzione sostanziale” nell’esposizione alle sostanze tossiche causa di cancro, patologie polmonari e cardiovascolari, ma avvertono comunque chi non ha mai fumato di non iniziare con nessuna delle alternative del consumo di tabacco.

Uno tra i maggior volumi di ricerca evidenziati dalla review, e dove quindi vi erano più prove a sostegno, riguarda i biomarcatori di esposizione: i livelli di nitrosammine specifiche del tabacco, composti organici volatili e altri componenti tossici implicati nelle principali malattie causate dal fumo sono stati trovati a livelli significativamente più bassi tra i vapers.

Tra chi svapa, i livelli complessivi di nicotina erano inferiori o simili a quelli dei fumatori.

Un dato interessante emerso dal report è sicuramente quello relativo alla percezione da parte dei consumatori dei rischi connessi allo svapo: nel 2021, solo il 34% degli adulti che fumavano percepiva che lo svapo era meno dannoso del fumo, mentre solo l’11% dei fumatori adulti sapeva che la nicotina non era la causa principale dei rischi per la salute legati al fumo di tabacco.

Per quanto riguarda l’abitudine tabagica in Inghilterra tra gli adulti, si evidenzia come i tassi del fumo siano diminuiti con l’aumento del vaping, ma la stessa tendenza non si sta verificando tra i più giovani.

Secondo il rapporto, il fumo tra gli 11 e i 18 anni di età è passato dal 6,3% nel 2019 al 6% nel 2022, mentre lo svapo è passato dal 4,8% all’8,6%.

Nell’ultimo anno, i tassi di svapo sono raddoppiati tra i giovani tra i 16 e i 18 anni, ma l’aumento più sorprendente riguarda l’uso dei nuovi dispositivi per il vaping usa e getta, che ora sono utilizzati da più della metà dei giovani vapers, rispetto al 7,8% dell’anno scorso.

La pubblicità, il packaging e la commercializzazione di prodotti usa e getta per i giovani dovrebbero essere attentamente valutati e, laddove sia necessario, si devono adottare misure proporzionate per ridurre l’attrattiva verso i giovani“, dichiarano gli autori dello studio, che mettono in guardia dell’aumento nell’uso di questi dispositivi tra le fasce più giovani della popolazione. 

Dovremmo garantire ai fumatori adulti il giusto supporto, che includa informazioni accurate sul minor rischio del vaping rispetto al fumo e su come i dispositivi privi di combustione possano aiutarli a smettere di fumare, offrendo al contempo il giusto supporto educativo ai giovani che non avrebbero mai fumato, per scoraggiarli dall’iniziare a svapare, oltre che migliorare le norme sull’età di vendita e sulle restrizioni pubblicitarie”, ha affermato Lion Shahab, professore di psicologia della salute e co-direttore del Tobacco and Alcohol Research Group, presso l’University College di Londra

Se questo equilibrio può essere raggiunto, le sigarette elettroniche possono svolgere un ruolo importante nel relegare le sigarette convenzionali ai libri di storia nel Regno Unito“.

Polosa a GTFN: “Adesso il Governo si occupi di riduzione del rischio”

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Fonte: Adnkronos

“Un confronto aperto, qualificato, maturo, e non pregiudiziale non può che essere un vantaggio per i fumatori e per la società. Bisogna andare oltre la circolazione di notizie sensazionalistiche, che molto spesso non rispecchiano alcuna solidità scientifica”. Non ha dubbi Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, intervistato dall’Adnkronos in occasione della dodicesima edizione del Global Tobacco and Nicotine Forum, il meeting più importante al mondo dedicato alla discussione delle politiche e del futuro delle industrie del tabacco e della nicotina, in programma a Washington del 27 al 29 settembre.

“Il dato Istat a Maggio 2022 – ricorda Polosa – ci ha detto che i fumatori in Italia sono circa 10 milioni, ovvero quasi il 19% della popolazione. I dati sembrano inoltre indicare un lieve aumento rispetto al 2019, che probabilmente dipende dal difficile periodo legato alla pandemia, che ha inciso pesantemente nelle abitudini di fumatori ed ex-fumatori”. A fonte di questo dato allarmante, però, non si registrano risultati incisivi nella lotta al tabagismo e anzi, sebbene smettere di fumare rimane la migliore scelta possibile che non tutti i fumatori vogliono o riescono a perseguire, Polosa osserva come “si tende a snobbare l’unica vera innovazione nel campo del controllo del tabagismo: il vapagismo e l’uso di prodotti combustion-free a tabacco riscaldato”.

“In Inghilterra – spiega l’esperto – una politica liberale nei confronti della sigaretta elettronica ha determinato un crollo nel numero di fumatori in quel Paese. Cosa stiamo aspettando in Italia? Bisogna ripartire da una cultura della salute consapevole, che includa la riduzione del rischio come soluzione integrante del problema tabagismo. In tempi di nuovi riassetti politici, credo proprio che al prossimo governo sia dato il compito di ristabilire le linee guida delle politiche di salute pubblica e determinare finalmente la strada verso la corretta prevenzione e l’adozione di politiche della riduzione del rischio”, aggiunge.

“Le politiche di riduzione del danno non riguardano solamente il mondo del tabagismo, ma le vediamo applicate con successo in altri settori, anche nella vita di tutti i giorni”, ricorda Polosa citando alcuni esempi concreti: “L’uso del casco in motorino, o della cintura in macchina, sono un esempio comune di situazione di vita reale dove si cerca di mitigare il rischio derivante da una situazione”.

“Parliamo quindi di un approccio multisettoriale, che permette di mitigare le conseguenze dannose a livello sociale, di salute ed economico di un’azione. Strategie che da anni vengono impiegate per quanto riguarda il consumo e la dipendenza da sostanze stupefacenti”, aggiunge.

“Purtroppo, per quanto riguarda il mondo del tabagismo e del controllo del tabacco, esistono differenze abissali a livello mondiale: ci sono paesi, come l’Inghilterra, dove le sigarette elettroniche sono parte integrante dell’attività promossa dagli organi di salute pubblica e vengono consigliate dal personale sanitario, e paesi meno tolleranti, dove vige tutt’ora un approccio “o smetti o muori”, che ormai sappiamo non portare ai risultati sperati”, puntualizza l’esperto.

Anche sul fronte della ricerca scientifica ci sono risultati significativi e l’Italia è pioniera in questo campo, come spiega Polosa: “Ormai le evidenze scientifiche che dimostrano la ridotta tossicità dei dispositivi elettronici rispetto al fumo combusto sono solide e ciò dipende da diversi fattori: in primis, il progresso tecnologico ha portato alla creazione e alla commercializzazione di prodotti più efficaci, con un impatto sicuramente diverso in termini di salute rispetto ai primi prototipi. In secondo luogo, abbiamo a disposizione dati nel lungo periodo che dimostrano il potenziale di questi strumenti anche nella diminuzione nelle comorbidità di determinate patologie, come ad esempio malattie polmonari, quali la Bpco o l’asma o malattie cardiovascolari”.

“Inoltre, le metodologie della ricerca di settore sono cambiate- aggiunge l’esperto -. Al Coehar abbiamo portato avanti un progetto che conta la partecipazione di svariati laboratori internazionali che hanno replicato in maniera indipendente e standardizzata alcuni tra i più noti studi del settore, per ovviare a uno dei principali punti deboli della ricerca di settore: la mancanza di replicabilità”.

“Siamo i primi al mondo ad aver valutato scientificamente i prodotti a rischio ridotto stabilendo imprescindibilmente alcuni criteri di efficacia che sono ormai ripetuti in tutti i Paesi”, continua Polosa: “Al Coehar siamo quasi a quota 100 pubblicazioni sul tema. L’Italia, con Catania in testa, ha scritto la storia di questo settore di ricerca e che le ecig siano molto meno dannose delle sigarette convenzionali è ormai un dato scientifico consolidato. Quello su cui adesso dobbiamo è l’azione sanitaria. Servono urgentemente interventi di salute pubblica che mirino a promuovere i prodotti a rischio ridotto come strumenti efficaci nella lotta al fumo”, conclude.

Presentati a Padova due nuovi progetti su salute mentale e fumo

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salute mentale Padova fumo

Pasquale Caponnetto, membro del CoEHAR, ha presentato durante il XXX congresso dell’Associazione Italiana di Psicologia di Padova due nuovi protocolli, Genesis e Ceasefire, sulla dipendenza tabagica, la salute mentale e i dispositivi a rischio modificato.

Comprendere i meccanismi psicologici alla base di una dipendenza è uno dei pilastri fondamentali per scardinarla: l’abitudine tabagica, ad esempio, innesca una serie di comportamenti rituali che sono difficili da eradicare, soprattutto tra coloro che fumano da parecchio tempo.

Il supporto e l’assistenza dei professionisti della salute mentale nei percorsi dedicati alle cessazione dal fumo di sigaretta sono necessari per aumentare le possibilità di riuscita.

Il Congresso dell’Associazione Italiana di Psicologia a Padova

Percorsi oggetto di diversi studi da parte del CoEHAR dell’Università di Catania.Nell’ambito del XXX congresso dell’Associazione Italiana di Psicologia che si svolge a Padova dal 27 al 30 settembre, il prof. Pasquale Caponnetto, docente a contratto di psicologia clinica delle dipendenze dell’Università di Catania e membro del CoEHAR, ha presentato alla platea di esperti italiani due nuovi protocolli firmati dal centro di ricerca catanese, gli studi Genesis e Ceasefire.

Lo studio Genesis offre uno strumento di Health Epowerment per una popolazione, quella dei pazienti schizofrenici, che fino ad ora non è stata supportata attivamente nei protocolli di smoking cessation.

Il progetto Ceasefire fornisce evidenze sull’uso di prodotti a tabacco riscaldato associato a supporto psicologico come ulteriore arma per il trattamento antifumo.

Protocolli innovativi, che mettono al centro la salute mentale del paziente e i meccanismi ambientali e comportamentali che innescano la dipendenza, soprattutto in popolazioni sensibili come i pazienti schizofrenici.

Entrambi i progetti  prevedono un trattamento combinato di assistenza psicologica e utilizzo di dispositivi di nuova generazione privi di combustione, sigarette elettroniche e dispositivi a tabacco riscaldato in primis.

Un’occasione, quella del convegno, per sensibilizzare i professionisti del settore a nuovi metodi di ricerca, rendendoli partecipi degli importanti traguardi raggiunti dal CoEHAR nel campo della salute mentale e dell’utilizzo dei prodotti elettronici a rilascio di nicotina, dispositivi che mimano l’esperienza del fumo di sigaretta con un profilo di rischio molto più basso rispetto al fumo convenzionale.

Per ulteriori informazioni, alleghiamo il link del Congresso

A Catania, anche “Sharper” sarà contro il fumo

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Il 30 Settembre l’Europa festeggia la ricerca. Si terrà infatti come ogni anno in molte città d’Europa la “Notte dei Ricercatori”, un’iniziativa promossa dalla Commissione Europea fin dal 2005 che coinvolge ogni anno migliaia di ricercatori e istituzioni di ricerca in tutti i paesi europei.

In Italia le città coinvolte sono: Ancona, Cagliari, Camerino, Catania, Genova, L’Aquila, Macerata, Nuoro, Palermo, Pavia, Perugia, Sassari, Terni e Trieste.

SHARPER è coordinato dalla società di comunicazione scientifica Psiquadro, in collaborazione con un consorzio che comprende l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – INFN, cinque Università: l’Università Politecnica della Marche, l’Università di Cagliari, l’Università di Catania, l’Università di Palermo, l’Università di Perugia, il museo Immaginario Scientifico di Trieste, l’associazione Observa Science in Society. Partecipano inoltre come partner associati l’Università di Camerino, l’Università di Genova, l‘Università di Macerata e l’Università di Sassari.

L’obiettivo è di creare occasioni di incontro tra ricercatori e cittadini per diffondere la cultura scientifica e la conoscenza delle professioni della ricerca in un contesto informale e stimolante

L’Università di Catania ha preparato un programma che spazia dai temi di frontiera della ricerca di base alle applicazioni tecnologiche nei campi più disparati. Interdisciplinarietà e sfide per il futuro sono il filo conduttore del programma.

Come ogni anno, anche il CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania, in collaborazione con la Lega Italiana Anti Fumo LIAF, saranno partner ufficiali dell’evento.

Nello specifico, a Piazza Università – Palazzo San Giuliano – LIAF accoglierà i fumatori che vogliono ricevere informazioni per smettere di fumare con i consulenti dedicati.

Alle ore 18.30 a Palazzo San Giuliano si terrà il CoEHAR Talk, un momento dedicato alla scienza e alla ricerca da condividere con gruppi di ricercatori e famiglie. A condurre il talk ci saranno il prof. Pasquale Caponnetto, coordinatore del CPCT Centro di Prevenzione e Cura al Tabagismo del Policlinico di Catania, ed il prof. Massimo Caruso, co-project leader del CoEHAR.

Stress ossidativo: quali sono gli effetti delle ecig?

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Una review indipendente del progetto Replica del CoEHAR ha paragonato gli effetti del fumo di sigaretta e dei prodotti a rischio ridotto sullo stress ossidativo, un fattore noto come il precursore delle cosiddette patologie fumo-correlate (condizioni cardiovascolari e polmonari, tumori).

Il panorama scientifico internazionale si orienta sempre di più verso una maggiore comprensione dei principi infiammatori causati dal fumo di sigaretta, soprattutto quando paragonati a quelli delle sigarette elettroniche.

Uno dei fattori principali alla base dell’insorgenza di specifiche patologie fumo-correlate è il cosiddetto stress ossidativo, termine che indica l’insieme delle alterazioni che si producono nei tessuti, nelle cellule e nelle macromolecole biologiche quando queste sono esposte ad un eccesso di agenti ossidanti.

Alterazioni che possono essere indotte sia da fattori endogeni che esogeni: il fumo di sigaretta, insieme all’inquinamento, è una delle principali cause esogene che comporta un’alterazione della stabilità metabolica, deviazione che porta alla condizione di stress ossidativo.

Le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato sono ormai inseriti all’interno delle strategie di riduzione del danno, ma, se paragonate alle sigarette, qual è il loro impatto in termini di stress ossidativo?

Valutare i rischi connessi permette non solo di ampliare la base scientifica a sostegno delle scelte di milioni di fumatori e svapori in tutto il mondo, ma contribuire ad una maggiore comprensione dei meccanismi di infiammazione.

È per questo che i ricercatori del progetto Replica, uno dei principali progetti portati avanti dal CoEHAR, hanno condotto una review indipendente e completa sulla letteratura di settore, paragonando gli effetti in termini di stress ossidativo del fumo di sigaretta con quelli delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato.

Secondo la review “The Impact of Tobacco Cigarettes, Vaping Products and Tobacco Heating Products on Oxidative, sebbene le ecig siano meno dannose delle sigarette convenzionali, sono emerse limitazioni sperimentali e procedurali negli studi analizzati.

Gli studiosi hanno inoltre notato lacune in merito agli effetti degli aromi artificiali utilizzati per le sigarette elettroniche e sulle conseguenze del loro utilizzo a lungo termine.

L’uso di una varietà di modelli in vitro e in vivo e i regimi di puffing non standardizzati sono questioni importanti per la valutazione degli effetti dei dispositivi elettronici ed è fondamentale determinare se e come le condizioni di esposizione possano essere trasposte a situazioni del mondo reale.

LA REVIEW

Lo stress ossidativo è coinvolto nella patogenesi di diverse malattie respiratorie, tra cui la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e le sue comorbidità, come l’asma, la fibrosi polmonare e la fibrosi cistica.

Sebbene gli effetti deleteri del fumo di sigaretta siano ben consolidati, è ancora in corso un dibattito sul potenziale effetto dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina sui livelli di stress ossidativo.

Negli ultimi anni sono stati pubblicati diversi studi in vitro e in vivo con conclusioni spesso diverse e talora in netto contrasto tra loro, segno che le limitazioni sperimentali possono condurre a risultati differenti che confondono la platea di consumatori e il regolatorio. 

Lo stress ossidativo e l’infiammazione derivanti dal fumo di sigaretta e dall’esposizione agli agenti inquinanti hanno un ruolo prevalente nel danno vascolare e nella disfunzione endoteliale.

È stata dimostrata una chiara relazione tra fumo e malattie cardiovascolari, tra cui aterosclerosi e ipertensione, malattie coronariche e insufficienza cardiaca.

Per quanto riguarda le ecig, la letteratura di settore evidenzia come, in realtà, ci sono dati limitati e contrastanti sui potenziali effetti sullo stress ossidativo correlato ai rischi cardiovascolari. 

Nonostante la rilevanza dei risultati riportati in questa revisione, sono emerse preoccupazioni per quanto riguarda i limiti sperimentali e procedurali notati, soprattutto per quanto riguarda i metodi di esposizione degli studi in vitro.

Inoltre, sono indispensabili ulteriori studi per valutare gli effetti degli aromi utilizzati nello svapo.

Alcuni di questi aromi sembrano possedere proprietà nettamente antiossidanti, mentre altri potrebbero avere un pericoloso potere pro-ossidante. Futuri studi dovrebbero valutare i diversi aromi ed il loro comportamento in base anche alle condizioni di utilizzo.

Ad oggi, le evidenze scientifiche disponibili costituiscono un puzzle di informazioni, che, nonostante i vari limiti discussi, mostra già un impatto ridotto degli ENDS sullo stress ossidativo rispetto al fumo di sigaretta, anche se non lo eliminano del tutto.