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Smettere dopo 20 anni? Le storie di chi ci è riuscito 

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smettere di fumare interviste storie
smettere di fumare interviste storie

Parlare dei danni del fumo è diverso che riuscire a rappresentare in maniera concreta e completa le sfide quotidiane che vengono affrontate da chi decide di smettere dopo anni durante i quali la sigaretta è stata un sostegno, un vezzo, un supporto.

Un articolo a cura delle studentesse Alessia Cali e Irene Campisano 

Abitudini, input mentali e fisici, sensazioni fallaci di pseudo-benessere, accompagnate però da reazioni fisiche che dicono il contrario: essere fumatori significa vivere un ossimoro, indipendentemente dal numero di sigarette fumate al giorno.

Significa avere bene in mente la consapevolezza che smettere potrebbe cambiare la situazione, ma vivendo un divario interiore tra ciò che il nostro corpo cerca di dirci attraverso alcuni segnali (alito cattivo, fiato corto, pelle invecchiata) e ciò che invece accade a livello interiore, quando ricerchiamo un piacere effimero accendendo una sigaretta.

Capire cosa significa affrontare un percorso di cessazione è la chiave per aumentare la consapevolezza che accendersi una sigaretta è una decisione che ha ricadute profonde.

A raccontarcelo Luigi e Francesca, 52 anni lui 71 lei, tabagisti per vent’anni, che hanno deciso di raccontare non solo come è iniziata la loro avventura con la sigaretta, ma anche il preciso momento in cui hanno capito che la strada che stavano percorrendo poteva essere senza ritorno. 

Quello che colpisce di entrambe le storie è la consapevolezza di dover intraprendere una scelta per sé stessi o per chi ci circonda: cambiare è difficile all’inizio, ma poi con costanza e forza di volontà ci si riesce.

Di seguito riportiamo le interviste integrali a Luigi e, a seguire, quella di Francesca.

A che età hai provato la prima sigaretta? 

Avevo tra i 16 e i 18 anni, ma ho effettivamente iniziato a fumare all’età di 18 anni.

Come e perché hai iniziato a fumare?  

Vedevo gli altri miei coetanei fumare, e quindi per curiosità ho deciso di provare anche io, in realtà non so bene il motivo del perché fumassi, so che ero influenzato dagli altri ma non so dare una risposta riguardo al perché.

Ogni quanto fumavi? 

Fumavo tutti i giorni.

Quante sigarette al giorno?  

Inizialmente dalle 5 alle 6 sigarette al giorno, poi prima di decidere di smettere ero arrivato a fumarne anche 10.

Come era il tuo stato di salute? 

Dopo un po’ di anni sentivo che il mio fiato iniziava a diventare sempre più corto, veniva difficoltoso anche solo fare una partita a calcio, infatti avevo, a volte, la sensazione che mi mancasse l’aria. 

Per quanti anni hai fumato, prima di decidere di smettere? 

Più o meno quindici anni, ho smesso più o meno all’età di 33/35 anni. 

Perché hai deciso di smettere? 

Avevo iniziato a capire che ne ero sempre più dipendente. Ad esempio, inizialmente la mattina non fumavo, e poi ho iniziato a fumare. Ma una sera in particolare mi ha portato a capire di dover smettere: durante la visione di una partita in Tv, senza neanche rendermene conto, avevo fumato tre pacchetti di sigarette da dieci. L’indomani mattina mi sentii malissimo, e da lì ho capito di dover smettere.

Quanto tempo hai impiegato prima che ci riuscissi? 

Prima che riuscissi a smettere del tutto saranno passati sei mesi, ma la voglia di fumare continuava a persistere fin quando non si è placata del tutto.

Quanto è stato difficile? 

Difficile sicuramente, soprattutto il non poter fumare mi rendeva nervoso, e cercavo altri vizi a cui appigliarmi, come il masticare chewing gum. Ma, poi ho trovato qualcosa a cui legarmi, ovvero lo sport. Mi faceva stare bene, e non pensavo più alla sigaretta.

Quali sono stati i cambiamenti nella tua vita? 

Smettendo di fumare i soldi spesi in sigarette riuscivo a spenderli in modo sicuramente più utile, quindi a livello economico sicuramente. E anche le mie abitudini sono cambiate, ho iniziato a fare sport, e ciò migliora ancora oggi la mia salute fisica e mentale.

Hai notato dei risvolti positivi? 

Certamente, oltre a quello economico, sicuramente quello fisico. Ho iniziato a notare che correndo o giocando durante una partita a calcio la mia resistenza era aumentata, e il mio fiato era migliorato. Ho iniziato a notare questi cambiamenti, più o meno, solo dopo un mese da quando avevo smesso.

Cosa diresti ad un fumatore, vale la pena iniziare a fumare? 

Gli direi che non ne vale la pena, vengono spesi soldi per una cattiva abitudine che non ti da nessun vantaggio né a livello fisico né mentale, oltre ai problemi di salute, infatti, la dipendenza è una delle cose peggiori, quando ho smesso era come se sentissi la mancanza qualcosa.

Se tornassi indietro, rifaresti la scelta di smettere di fumare? 

Assolutamente sì, sono felice della scelta che ho fatto.

La storia di Francesca

A che età hai provato la prima sigaretta?  

Ho iniziato all’età di 18-19 anni, prima solo sporadicamente, solo una sigaretta ogni tanto, poi mi sono sposata e con mio marito, anche lui fumatore, ed ho iniziato a fumarne 3/4 al giorno.

Come e perché hai iniziato a fumare?   

Non so dare una risposta del perché ho iniziato a fumare, magari volevo solo provare, ero curiosa. Con il tempo, però, è diventata più un’abitudine. Di conseguenza non avevo davvero una motivazione per cui fumare.

Ogni quanto fumavi?

Fumavo tutti i giorni, soprattutto dopo il caffè.

Quante sigarette al giorno?

Fumavo 3/4 sigarette al giorno all’incirca.

Come era il tuo stato di salute?

Il mio stato di salute era buono, forse perché non ne ho mai abusato.

Per quanti anni hai fumato, prima di decidere di smettere?  

Ho fumato per circa 20 anni, quando ho smesso ne avevo 39.

Perché hai deciso di smettere?

Il motivo è molto semplice, mio marito anche lui fumatore, ha avuto un infarto; quindi, una volta uscito dall’ospedale ha deciso di smettere subito di fumare, così ho fatto anche io. L’ho fatto per lui, anche se c’è voluta tanta forza di volontà, non volevo che aspirasse fumo passivo, o che sentisse l’odore del fumo, così facendo gli avrei soltanto reso più difficile il continuare nel suo intento, ovvero quelli di non fumare.

Quanto tempo hai impiegato prima che ci riuscissi?  

In realtà subito, ho smesso subito dopo la sua uscita dall’ospedale. Avevo comprato un pacchetto di sigarette, in verità, prima di tornare a casa, ma poi ci ho ripensato, quel pacchetto non è mai stato aperto, ho ritenuto fosse meglio così per tutti.

Quanto è stato difficile? 

Non è stata molto dura, la forza di volontà è tutto soprattutto in situazioni del genere. Certo, quando ne sentivo l’odore, mentre gli altri fumavano era difficile.

Quali sono stati i cambiamenti nella tua vita?

Sicuramente è cambiata in meglio, anche se non ho notato grandi cambiamenti anche a livello fisico, però sappiamo tutti che la sigaretta fa male, ma anche a livello economico, ho capito che non ne vale la pena.

Cosa diresti ad un fumatore, vale la pena iniziare a fumare?  

Assolutamente no, non ne vale la pena. Lo ricordo sempre alle persone che amo, ai miei figli che fumano. La sigaretta non risolve i problemi né aiuta a stare più tranquilli ed essere meno nervosi, anzi al contrario.

Se tornassi indietro, rifaresti la scelta di smettere di fumare?

Si certo lo rifarei, anzi se avessi avuto la possibilità di tornare indietro non avrei ma deciso di iniziare. Ma purtroppo negli anni 80/90 non c’era tutta questa informazione, non conoscevo tutti i rischi che poteva comportare. Quindi l’informazione ad oggi è davvero molto importante.

Emoji su Whatsapp: perchè l’app potrebbe essere contro il fumo?

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Secondo un’interessante teoria, l’associazione tra gruppi di emoji sul famoso servizio di messaggistica istantanea potrebbe non essere del tutto casuale.

Tra i disagi causati dal fumo di sigaretta, ce n’è uno che riguarda in maniera particolare le persone che ci stanno vicino. La puzza di sigaretta, che precede il tabagista, è tra i principali fastidi che chi non fuma può subire.

E se anche lo smartphone, il braccio armato della comunicazione e delle relazioni sociali odierne, avesse qualcosa da ridire in merito?

Sì, stiamo parlando di tecnologia. Sappiamo che tra i tanti aiuti per avviare la propria crociata contro il fumo, se ne trovano diversi anche sul versante tecnologico, in particolare se parliamo di cellulari.

Esistono infatti varie applicazioni per smartphone che si propongono come validi strumenti per aiutare i fumatori a smettere definitivamente di fumare.

Ma i telefonini potrebbero essere portatori di una valida, quanto inaspettata, campagna antifumo, soprattutto per i più giovani.

La teoria che Whatsapp sia contro le sigarette, e il fumo in generale, nasce dall’osservazione della disposizione delle emoji all’interno dell’applicazione di messaggistica. Avete mai notato che la maggior parte delle emoji sono disposte in modo da mettere vicine quelle che hanno una particolare correlazione? Questa impostazione nasce per facilitare il più possibile la persona nella ricerca quando scrive un messaggio.

La teoria è interessante perché alla base di questa osservazione c’è la vicinanza tra due emoji correlate sulla base di un principio di correlazione concettuale: nel caso della sigaretta, l’emoji è associata a quella della bara, che richiama a sua volta il concetto di morte.

Altro fattore interessante è che, dopo l’ultimo aggiornamento dell’applicazione, si è aggiunta un’altra icona ad arricchire il tutto: una lapide. Sembrerebbe non esserci alcun dubbio sul messaggio che si vuole veicolare.

Messaggi ironici e leggeri come questi veicolati da app ormai famosissime come Whatsapp potrebbero riuscire ad accendere una sana riflessione sui danni fumo correlati?

The cigarette is over: la fine artistica e culturale della sigaretta

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The cigarette is over

Si è inaugurata il 10 marzo la mostra The cigarette is over, il progetto artistico promosso da Inside Art, con la sponsorizzazione di ANAFE e LIAF, che ha coinvolto alcuni giovani artisti della RUFA, Rome University of Fine Arts. L’artista più rappresentativo è stata premiato nel corso della serata iniziale: a vincere il giovane Lorenzo Finardi, con l’opera Brucia come la carta

Il rapporto che unisce l’arte alla rappresentazione del consumo di tabacco ha origini di molto precedenti ai moderni esempi delle pubblicità progresso: sin dal Cinquecento infatti, il fumo ha trovato largo spazio nelle opere pittoriche di grandi esponenti dell’arte, soprattuto se provenienti dall’area dei Paesi Bassi.

Almeno inizialmente, però, tali rappresentazioni identificavano il fumo come un’abitudine scostumata, da riservarsi agli esponenti degli strati inferiori della società: spesso i soggetti ritraevano contadini, ubriaconi o frequentatori di taverne, ritratti con lunghe pipe accese. 

Fu solo dopo qualche secolo, verso il Settecento, che l’atto del fumare fu associato a figure più elevate, borghesi, in una sorta di celebrazione auto-distruttiva di un pratica che, ad oggi, sappiamo essere letale.

Una menzione a parte deve essere fatta per Vincent van Gogh, che spesso nei suoi quadri inseriva l’elemento della sua amata pipa, che gli costò la cessione di un sua opera pur di ripagare i debiti con un tabaccaio locale.

Uno dei suoi quadri più significativi, Teschio con sigaretta accesa, che potrebbe trovare spazio all’interno delle più moderne pubblicità antitabacco.

Dunque, che l’arte sia un’accompagnamento verso la fine concettuale e artistica della sigaretta, lo hanno dimostrato i giovani partecipanti alla mostra The cigarette is over, un’esibizione artistica realizzata da Inside Art, con la partecipazione di ANAFE e LIAF.

I giovani artisti della RUFA, Rome university of Fine Arts, hanno messo in mostra presso lo spazio espositivo Fondamenta Gallery la loro personale interpretazione della parabola discendente della sigaretta, oggi espressione di antivalori , come la sporcizia ambientale, l’antisocialità, l’omologazione e lo scarso amor proprio.

Strumenti diversi, dalla fotografia al video, dalle installazioni che uniscono forma e suono alle rappresentazioni site specific.

Un’interessante visione che accompagna lo spettatore nel chiedersi se il calo di fumatori o comunque la riduzione dell’appeal della sigaretta sia associabile anche alla perdita dei riferimenti culturali a cui la sigaretta era associata.

Gli artisti che hanno esposto le loro opere durante la mostra sono sono Sara Antonellis; il collettivo composto da Claudia Coppola, Agnese De Luca, Federica De Salvatore, Alessandra Florea e Andrea Ferretti; Lorenzo Finardi; Janneke Leenders; Mirko Pizzichini e Nicole Scilipoti; Clarissa Secco; Nonnoburro e Matilda Volpini.

Oggi abbiamo conferma che soprattutto i giovani stanno cambiando percezione e che l’arte rimane un veicolo di diffusione potentissimo, con un’eco enorme” racconta Umberto Roccatti, presidente di Anafe.

Non è solo più consapevolezza della salute, ma il fumo è un qualcosa di socialmente non più accettabile. È confortante vedere le opere di questi giovani che intendono il fumo come qualcosa di non più emancipante. Nelle opere esposte c’è solitudine, c’è amarezza e cupezza, e questo è evidente. Penso sia un bene che si inizi ad instaurare questo tipo di percezione”.

L’artista Lorenzo Finardi e il Presidente di ANAFE, Umberto Roccatti

A vincere il premio il giovane Lorenzo Finardi, con l’opera Brucia come la carta, una fotografia raffigurante un uomo fatto di giornali intento ad accendersi una sigaretta destinata, come la miccia di una bomba, a distruggerlo.

La tela è stata volutamente bruciata in alcuni punti per simboleggiare il lento deterioramento del soggetto.

Un’opera che, per Roccatti, ha lasciato intravedere “una certa potenza comunicativa“.

“Arte e fumo di sigaretta sono da sempre, purtroppo un binomio mal sposato ma un divorzio civile è ancora possibile. La soluzione è utilizzare il potere incisivo e multiculturale dell’arte per veicolare un messaggio positivo antifumo: la bionda non rappresenta più nessun simbolo di stile.

Dobbiamo utilizzare l’arte e le occasioni di ritrovo pubblico per invitare i fumatori a smettere definitivamente e per lanciare ai ragazzi il messaggio che provare a iniziare è assolutamente sbagliato.

Sappiamo anche, come detto più volte, che per chi non riesce a smettere di fumare da solo, il passaggio alle sigarette elettroniche è una soluzione a rischio ridotto che può aiutare a cambiare stile di vita. Eventi come quello di oggi rappresentano il futuro della comunicazione antifumo ed è su questa strada che continueremo a lavorare” – ha aggiunto il Presidente di LIAF, Ezio Campagna.

La mostra rimarrà visibile fino al 19 marzo e visitabile gratuitamente tutti i giorni dalle 10 alle 18 previo appuntamento inviando un’e-mail a [email protected].

Denti meno bianchi causa fumo? Smettere può invertire il trend

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odon denti

Se fosse proprio quella sigaretta in più ad aver rovinato l’aspetto di un semplice sorriso? Secondo uno studio dei ricercatori del CoEHAR, i denti dei fumatori sono molto meno bianchi rispetto a chi non ha mai fumato. Ma smettere può invertire la tendenza

Sin dall’antichità, la necessità di prendersi cura del proprio sorriso ha richiesto capacità di inventiva e di adattamento: sono giunti fino a noi reperti risalenti all’epoca egizia, e anche precedenti, che ritraggono antiche tecniche odontoiatriche.

Basilari, chiaramente, ma che denotano la volontà di prendersi cura dei propri denti con miscele di erbe e spezie, per contrastare l’alito cattivo e limitare la diffusione di batteri nel cavo orale.

Sebbene esistano testimonianze storiche di precursori dello spazzolino in Cina già attorno al 1500, per ottenere un prodotto più resistente dobbiamo saltare direttamente al XIX secolo.

Eppure, nonostante la lotta per avere denti più bianchi sia stata una vera e propria conquista del genere umano, ad oggi esistono cattive abitudini che ne pregiudicano la salute e il colore.

Quali? Il fumo in primis.

Secondo una ricerca condotta dai ricercatori del CoEHAR, intitolata “Repeatability of dental shade by digital spectrophotometry in current, former, and never smokers“, condotta in collaborazione con i ricercatori dell’Università di Bologna coordinati dal prof. Giovanni Zucchelli, docente di Paradontologia, i denti dei fumatori sono significativamente meno bianchi di quelli dei non fumatori.

Tuttavia, l’aspetto del sorriso migliora dopo aver smesso di fumare.

L’obiettivo finale di migliorare il colore dei denti può diventare un motivo molto più convincente per smettere di fumare, soprattutto tra coloro che ritengono che la questione dell’aspetto dei loro denti sia di fondamentale importanza (aspetto generale rovinato a causa dello scolorimento dei denti e delle macchie di catrame o di tabacco).

In genere, la valutazione del colore dei denti viene eseguita “ad occhio”, mediante il confronto visivo con scale di colore predefinite: un metodo soggettivo ed impreciso.

Durante lo fase di ricerca è stata invece utilizzata la tecnica della spettrofotometria digitale di ultima generazione è stata utilizzata per misurare con grande precisione gli indici di tonalità del bianco dei denti, al fine di confrontarli tra fumatori, ex-fumatori e non fumatori.

Siamo orgogliosi dei risultati della nostra ricerca che dimostrano che i denti dei fumatori sono molto meno bianchi di quelli dei non fumatori. Inoltre, l’indice di tonalità del bianco dentale degli ex-fumatori si è collocato in una posizione intermedia tra fumatori e non fumatori” – spiega il prof. Giovanni Zucchelli, docente di Paradontologia dell’Università di Bologna.

Le discromie dentali causate dal fumo di sigaretta non sono permanenti e il processo può essere invertito smettendo di fumare.

Secondo la ricerca, la spettrofotometria digitale potrebbe risultare vantaggiosa anche per altre valutazioni, in quanto può misurare con precisione le alterazioni nelle tonalità del bianco dei denti.

In termini di salute pubblica, questi studi potrebbero avere un impatto enorme, secondo Riccardo Polosa, professore di Medicina e fondatore del CoEHAR dell’Università di Catania. Le persone che ritengono che problemi quali l’alito cattivo o l’aspetto del proprio sorriso siano questioni importanti, potrebbero essere fortemente influenzate da considerazioni estetiche nella loro decisione di smettere di fumare.

Per esempio, che differenze esistono nel sorriso di chi passa dalle sigarette convenzionali ai prodotti senza combustione? Passando a strumenti a rilascio di nicotina prive di catrame (come sigarette elettroniche o prodotti a tabacco riscaldato) è possibile migliorare la salute orale e il bianco dei denti dei fumatori?

Per dare risposta a queste domande, i ricercatori del CoEHAR stanno conducendo uno studio internazionale che mira a valutare l’impatto dell’utilizzo delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato sulla salute orale e sull’estetica del sorriso su un campione di oltre 600 persone.

Associazione SCOHRE: rischio norme europee troppo stringenti

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Al centro dell’ultimo incontro online promosso nei giorni scorsi da Scohre, l’Associazione Internazionale per il Controllo del Fumo e la Riduzione del Danno, “Un nuovo sguardo sulla salute pubblica” (A new gaze of public health), temi come la tassazione o il divieto dei prodotti tradizionali del fumo.

Fonte: adnkronos.com (link)

La sessione prevista per il 2 marzo e promossa in forma mista sia in presenza che online, era inserita all’interno del PANHELLENIC CONGRESS OF PUBLIC HEALTH 2022, evento durante il quale è stata messa in risalto la necessità di un approccio più ampio e meno frammentato alle politiche di riduzione del danno anche in Europa, dove il fumo di nuova generazione rischia di andare incontro a norme europee più stringenti.

A coordinare l’evento la prof.ssa Anastasia Barbouni, docente di salute pubblica e prevenzione delle malattie all’Università “West Attica” di Atene e il prof. Ignatios Ikonomidis, docente di cardiologia presso la National and Kapodistrian University di Atene.

Tra gli ospiti, alcuni tra i maggiori esperti di salute pubblica a livello internazionale: Dimitri Richter, capo del dipartimento di cardiologia presso l’Euroclinic Hospital di Atene, Karl Fagerström, professore emerito e membro fondatore di SCOHRE, e Andrzej Fal, presidente della Polish Society of Public Health.

Cosa ne sarà dell’utilità dei prodotti a basso rischio?

Ad emergere è la questione del ruolo dei dispositivi alternativi al fumo tradizionale nelle politiche di controllo del fumo come le sigarette elettroniche o i prodotti a tabacco riscaldato, che hanno un diverso profilo di rischio, indubbiamente più basso.

Andrej Fal, Presidente della Polish Society of Public Health e membro di Scohre, ha affermato: “Garantire a questi prodotti una tassazione inferiore rispetto a quella delle sigarette tradizionali può aiutare nel percorso di abbandono del fumo tradizionale”.

Secondo gli esperti, si pensa che possa risultare vincente seguire l’esempio della FDA (Food and Drug Administration) americana, che adotta già un riferimento alla riduzione del danno, ovvero un approccio che considera i prodotti alternativi alle sigarette tradizionali come mezzo meno tossico e nocivo per affrontare il problema della dipendenza dal fumo.

L’Europa dovrebbe fare lo stesso e non mantenere un approccio così frammentato.

Questo risulta essere un limite per i prodotti a rischio ridotto perché secondo gli esperti della Riduzione del Danno, tanti approcci tutti diversi risultano molto limitanti.

Richter riporta come validi esempi da seguire i casi del Regno Unito e della Svezia, dove nel primo caso le sigarette elettroniche vengono offerte come strumento complementare alle terapie sostitutive con la nicotina per smettere di fumare e nel secondo perché si parla del primo Paese europeo che ha raggiunto l’obiettivo di abbassare il tasso di fumatori sotto la soglia del 5 per cento, proprio grazie all’utilizzo dei prodotti da fumo alternativi.

Quello che si evince da quest’ultimo confronto è che mantenere una pressione fiscale elevata sui dispositivi alternativi al fumo tradizionale può disincentivare chi vuole smettere di fumare.

Fumo all’Università, un questionario della Statale di Milano racconta l’andamento dopo il Covid

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L’Università Statale di Milano ha pubblicato i risultati del questionario sulle abitudini al fumo in università somministrato agli studenti dell’ateneo milanese nei mesi scorsi.

Lo studio rientra nell’ambito del progetto “La Statale smoke-free per stili di vita liberi dal fumo” condotto dalla prof.ssa Silvia Fustinoni, docente di Medicina del Lavoro dell’Ateneo, e dalla ricercatrice Laura Campo. Si tratta di una campagna per diffondere conoscenza e consapevolezza sull’abitudine al fumo da parte della sua comunità studentesca.

Il questionario, che ha avuto più di 7mila risposte è solo il primo step di questa campagna e i risultati sono stati di grande impatto.

Ecco come hanno risposto gli studenti:

Il 64% dei partecipanti si è dichiarato non fumatore, il 19% fumatore di sigarette tradizionali, il 10% ex-fumatore, il 3% utilizzatore di sigaretta elettronica o prodotti a base di tabacco riscaldato e il 4% utilizzatore duale.

Si sono osservate notevoli differenze tra le facoltà: si fuma di più a Scienze Politiche Economiche e Sociali (SPES) (35%) e Giurisprudenza (33,6%) e di meno a Medicina e Chirurgia (19%) e Scienze del Farmaco (20,2%).

La pandemia da Covid-19 ha cambiato le abitudini al fumo del 18% degli studenti: tra questi, il 58% ha smesso di fumare o ha diminuito il numero di sigarette convenzionali o elettroniche al giorno, mentre il 33% ha iniziato a fumare o ha aumentato il numero giornaliero di sigarette tradizionali o elettroniche.

Le sigarette elettroniche o i prodotti base di tabacco riscaldato sono utilizzate principalmente perché ritenute dai più giovani un’alternativa alla sigaretta tradizionale (43 e 46%), perché sono di moda o per curiosità (35 e 29%) e perché sono ritenute meno pericolose per la salute rispetto alla sigaretta tradizionale (43%).

Il 41% dei partecipanti ha dichiarato di essere stato esposto a fumo passivo nell’ultima settimana. Il fumo passivo di sigaretta tradizionale è ritenuto dannoso per la salute dal 94% dei rispondenti.

Altrettanto importante, oltre questi dati, è quello che emerge dal questionario riguardo le normative nazionali. Gli studenti sono a conoscenza delle normative nazionali sul fumo, ma risultano invece poco conosciute le normative che riguardano la scuola. Interessante, però, che partecipanti si sono dimostrati favorevoli ad accogliere nuove iniziative dell’Ateneo per proteggere la salute dei non fumatori e per aiutare chi vuole smettere di fumare.

No Tobacco Day 2022, iniziano i lavori

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Il World No Tobacco Day 2022 si avvicina. Il 31 Maggio, come ormai i nostri lettori sanno bene, si celebra la Giornata mondiale contro il fumo organizzata dall’Oms con l’obiettivo di sensibilizzare il mondo sugli effetti che il fumo di sigaretta convenzionale ha sulla salute.

Oltre all’impatto devastante che ha sulla nostra salute, il consumo di tabacco ha conseguenze estremamente gravi anche dal punto di vista ambientale e sociale. 

Lo slogan della campagna globale di quest’anno: “Il tabacco: una minaccia per il nostro ambiente”, ha lo scopo di sensibilizzare i fumatori sull’impatto ambientale del tabacco, dalla coltivazione, dalla produzione, dalla distribuzione e dai rifiuti. L’obiettivo sarà quello di dare ai consumatori di tabacco un motivo in più per smettere.

Con un contributo annuale di gas serra di 84 megatoni equivalenti di anidride carbonica, l’industria del tabacco contribuisce al cambiamento climatico e riduce la resilienza climatica, sprecando risorse e danneggiando gli ecosistemi.

Ogni anno vengono distrutti circa 3,5 milioni di ettari di terreno per la coltivazione del tabacco. La coltivazione del tabacco contribuisce alla deforestazione, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

“L’impatto ambientale dell’uso del tabacco aggiunge una pressione non necessaria alle già scarse risorse e agli ecosistemi fragili del nostro pianeta. Questo è particolarmente pericoloso per i paesi in via di sviluppo, poiché è lì che avviene la maggior parte della produzione di tabacco”, ha affermato il dottor Ruediger Krech, Direttore della promozione della salute. “Ogni sigaretta che fumi, sta letteralmente bruciando risorse, risorse da cui dipende la nostra stessa esistenza”.

L’industria del tabacco ha investito molto per “pulire” le loro pratiche dannose per l’ambiente segnalando l’impatto ambientale e finanziando progetti e organizzazioni di responsabilità sociale delle imprese ambientali. Per questo la riduzione del consumo di tabacco deve essere identificata come una leva fondamentale per il raggiungimento di tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile, non solo quelli direttamente correlati alla salute.

Il CoEHAR e LIAF quest’anno torneranno in aula con un evento che metterà insieme esperti di ogni settore e di ogni ambito accademico. Ma non solo: novità in arrivo.

Presto su www.coehar.it

Riparte “LIAF nelle scuole”, ieri il primo incontro con gli studenti

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Catania 2 Marzo 2022 – Riparte il progetto LIAF nelle scuole. Dopo i due anni di pandemia che hanno impedito l’organizzazione di seminari in presenza, finalmente anche la promozione della salute torna tra gli adolescenti. Ieri mattina, infatti, alcuni rappresentanti della LIAF, insieme agli esperti del CoEHAR hanno tenuto il primo seminario post-pandemia presso il Liceo Linguistico e delle Scienze umane “F. de Sanctis” di Paternò, in provincia di Catania.

Presenti all’incontro il prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR; il dott. Toti Urso, project manager dell’Università di Catania; il prof. Massimo Caruso, ricercatore del CoEHAR; il prof. Pasquale Caponnetto, del CPCT del Policlinico di Catania e la ginecologa dr.ssa Elisa Caruso. Con loro, a moderare la giornalista, Valeria Nicolosi.

Obiettivo del ciclo di seminari “LIAF nelle scuole” è illustrare ai ragazzi i danni tangibili causati dal fumo su tutto il corpo e l’incidenza delle patologie fumo correlate sulla qualità della vita.

Vogliamo invitare i ragazzi a non iniziare a fumare e a smettere se hanno già iniziato. Ma vogliamo anche illustrare loro le possibilità che il mondo della ricerca può aprire per il futuro. Si tratta di un mondo in continua evoluzione che può condurre a percorsi accademici di successo su ogni ambito della conoscenza scientifica” – così il presidente LIAF, Ezio Campagna.

I vari lockdown, l’ansia e gli stati d’animo contrastanti provocati dal diffondersi della pandemia hanno riacceso le luci sull’allarme tabagismo sia per gli adulti, sia per i giovani.

La sigaretta convenzionale sprigiona una enorme quantità di sostanze tossiche che sono responsabili di molte gravi patologie” ha spiegato il prof. Li Volti. “Fare ricerca significa trovare risposte efficaci per debellare una delle piaghe peggiori dell’ultimo secolo e per trovare soluzioni alternative utili a far smettere di fumare milioni di persone” ha aggiunto.

Test e giochi di società condotti dal prof. Caponnetto hanno permesso ai ragazzi di partecipare al seminario in maniera attiva e coinvolgente.

Per partecipare al progetto “Liaf nelle scuole”: scrivere a [email protected]

Fumare compromette le tue relazioni sociali e sentimentali. Ecco perché

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Articolo di Irene Campisano e Alessia Calì, studentesse dell’Università di Catania

L’abitudine al fumo incide molto sulle relazioni sentimentali tra individui, per via dei suoi effetti negativi relativi all’alitosi, all’impotenza maschile e all’infertilità sia maschile che femminile. Viene in questo modo compromessa non solo la sfera fisica della vita di un individuo, ma anche la sfera sociale e relazionale e smettere di fumare non è che l’unica soluzione.

Il fumo è una delle principali cause dell’alito cattivo questo perché esso provoca cambiamenti all’interno della cavità orale, come la riduzione di produzione di saliva da parte delle ghiandole salivari che rende la bocca più secca, luogo ideale per la moltiplicazione di batteri.

Per questa ragione l’alitosi potrebbe influire sulla possibilità di baciare e la vita di coppia potrebbe esserne compromessa, soprattutto quando si tratta di una relazione tra un fumatore e un non fumatore. Il non fumatore potrebbe essere infastidito dall’alito del proprio partner, e la possibilità di conflitti di coppia potrebbe indurre il fumatore a smettere di fumare o passare all’uso di sigarette elettroniche.

Il fumo, oltre agli effetti già noti come il tumore ai polmoni, problemi cardiovascolari e invecchiamento precoce della pelle, incide anche sulle prestazioni sessuali soprattutto per gli uomini perché può causare impotenza e infertilità. 

Secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Catania, il fumo blocca la mobilità e altera il DNA  degli spermatozoi. Per constatare questa tesi i ricercatori hanno esposto per 24 ore degli spermatozoi prelevati da non fumatori al condensato di fumo di sigaretta, arrivando in questo modo a notare la non mobilità degli spermatozoi e l’alterazione del loro DNA. 

Quest’alterazione non compromette solo i processi di fecondazione ma può provocare anche ripercussioni negative sulla vitalità dell’embrione, come l’arresto dello sviluppo e la conseguente interruzione spontanea di gravidanza.

Come detto in precedenza, il fumo è anche una delle principali cause d’impotenza. 

Esso peggiora la qualità dell’erezione, danneggia la fase di mantenimento dell’erezione e allunga il periodo refrattario.

Secondo il Massachusetts Male Aging Study, che è stato il primo studio effettuato su scala globale sulla popolazione, il fumo di sigaretta aumenta il rischio di disfunzione erettile a causa di danni ai vasi sanguigni che comportano un ridotto afflusso di sangue. 

In particolare l’impotenza è uno dei problemi maggiormente riscontrati in Cina essendo il paese con più fumatori a livello mondiale. Questo quanto emerse mesi fa dopo l’incontro in Cina tra il prof. Polosa, il prof. Jannini ed un gruppo di sessuologi e andrologo dell’Università cinese.

L’impotenza potrebbe essere la causa della carenza d’intesa sessuale all’interno di una coppia che, molte volte, viene considerata uno dei pilastri più importanti in una relazione.

Le sostanze tossiche che sono contenute all’interno della sigaretta incidono anche sulla fertilità femminile, perché provocano una riduzione degli ovociti; di conseguenza una donna che fuma impiega più tempo a rimanere incinta rispetto ad una donna non fumatrice.

Inoltre, il fumo danneggia il DNA degli ovociti maturi ed è in grado di invecchiare le ovaie anche di 10 anni.

Nelle donne incinte, poi, il vizio del fumo aumenta il rischio di aborti, di nascite e morti premature, di riduzione del latte materno con presenza di nicotina in esso.

Una donna incinta che fuma, infatti, mette fortemente a rischio la salute del suo bambino; questo perchè fumando sottrae ossigeno al feto, facendogli giungere monossido di carbonio e impedendogli un’assunzione adeguata di nutrienti.

Data l’infertilità che il fumo causa sia negli uomini che nelle donne e le problematiche provocate dal fumo durante la gravidanza, nel caso in cui si desideri formare una famiglia le possibilità si riducono di molto.

Le relazioni sociali sono alla base della vita di individuo, ma il fumo potrebbe compromettere relazioni stabili e durature allontanando chi si ama. L’invito che si dà è sempre quello di smettere di fumare per salvaguardare non solo sè stessi ma anche le persone che si hanno vicino e che si amano.

Codacons segue il CoEHAR e scrive al Ministero della Salute: più controlli sul fumo

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L’ultimo studio dei ricercatori del CoEHAR, condotto grazie alla collaborazione con esperti delle Università di Pavia e di Milano, ha portato alla luce il ruolo che il fumo riveste nell’interferire con la risposta immunitaria, soprattutto per quanto riguarda la quantità e la velocità di abbassamento del numero di anticorpi indotti dal vaccino per il Covid-19.

Secondo la ricerca, tra i campioni di soggetti fumatori, i risultati hanno mostrato una risposta anticorpale più bassa o un abbassamento più veloce delle immunoglobuline G, le IgG, gli anticorpi specifici prodotti in risposta al vaccino.

Un dato che ha avuto una forte risonanza sul territorio nazionale, tanto che il Codacons, riprendendo lo studio del CoEHAR, ha indirizzato un appello al Ministero della Salute, insistendo sulla necessità di una forte campagna informativa che ragguagli sui rischi del fumo e richiedendo di intensificare i divieti e i controlli sul fumo in tutta Italia.

Di seguito, riportiamo il testo del comunicato stampa:

Cronaca Nazionale: secondo un recente studio dei ricercatori CoEhar (Centro di eccellenza per la riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania, in collaborazione con le Università di Pavia e Milano, per i fumatori la pandemia è stata più rischiosa per i non fumatori, con aumento del rischio di finire in terapia intensiva e morire, ma non solo.

Il fumo di sigaretta ha anche un impatto negativo sulla risposta ai vaccini Anti-Covid.

Secondo i ricercatori, i fumatori hanno mostrato un titolo anticorpale più basso o un abbassamento più rapido delle IgG (le immunoglobuline G) indotte dal vaccino rispetto ai non fumatori.

Codacons: “Serve una campagna informativa significativa a livello Regionale e Statale anti fumo di sigaretta. I rischi ormai sono ben noti a livello scientifico sul fumo di sigaretta e le patologie ad esso correlate, ma questo recente studio ha messo in luce anche la maggiorazione di rischio per i fumatori correlato al Covid-19 ed ai vaccini – denuncia il Presidente Nazionale del Codacons, Marco Donzelli – chiediamo al Ministero della Salute di promuovere delle giornate informative per la popolazione, e ci mettiamo a disposizione per informare i consumatori sui rischi. Servono anche ulteriori divieti e controlli per tutelare la popolazione.”