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Living systematic reviews: al via il seminario coordinato dalla dott.ssa Renèe O’Leary

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Martedì 16 Novembre dalle ore 14 alle 18 si terrà su piattaforma ZOOM il seminario coordinato dalla dott.ssa Renèe O’Leary dal titolo: Living systematic reviews: a new standard for medical research questions”.

Introdurranno il seminario il prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR ed il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR. 

Per partecipare al seminario è possibile registrarsi entro venerdì 12 Novembre tramite questo link: 
https://insilicoscience.coehar.org/living-systematic-reviews-a-new-standard-for-medical-research-questions/

In Silico Science è un progetto di ricerca che produrrà con metodi innovativi revisioni sistematiche applicate alla ricerca sulla riduzione del danno da fumo, con particolare riferimento agli effetti cardiovascolari, respiratori e alla gestione del peso.

Una delle sfide della ricerca nel campo della riduzione del danno da fumo è che molti studi sono imperfetti. Inoltre, l’accelerazione del tasso di pubblicazione nel settore è tale che qualsiasi revisione sistematica diviene rapidamente obsoleta. Questo progetto produrrà revisioni sistematiche che valutano criticamente la qualità degli studi e producono revisioni e relazioni su studi di alta qualità aggiornate in tempo reale in un linguaggio semplice.

La lista dei delegati italiani alla Conferenza per la lotta al tabagismo (COP9)

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Dall’8 fino al 13 Novembre i lavori della nona sessione della Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la lotta al tabagismo.

La conferenza, che discuterà dello stato dell’arte delle politiche di controllo del tabacco a livello internazionale e le best-practices da seguire per implementare quelle esistenti, vedrà anche la presenza italiana tra i paesi impegnati nell’accordo quadro della Convenzione.

Tra i membri della delegazione, il Dr Sergio Iavicoli, direttore generale della comunicazione e dei rapporti europei e internazionali al Ministero della Salute e la Dott.ssa Daniela Galeone, Direttore del Dipartimento della Sanità Pubblica e dell’Innovazione del Ministero della Salute.

Il governo italiano ha adottato a partire dal 2006, anno del COP1, lo stesso schema di lottizazione che ha suddiviso i posti dedicati in base ai ministeri coinvolti: in primis il ministero della salute e i ministeri economici, seguiti poi da quello dell’agricoltura (1), e dalla rappresentaza diplomatica (1). 

In maniera curiosa, quest’anno si assiste invece ad una inversione del trend che vede rispetto all’anno scorso una minore rappresentanza del ministero dello sviluppo economico ed una corposa presenza diplomatica tra i delegati, tra cui per la prima volta in assoluto quella di un rappresentante del Consiglio dei Ministri.

Dunque una rinnovata presenza della politica ed una maggiore consapevolezza del bisogno di coerenza e armonizzazione nell’approccio internazionale rispetto alle politiche anti-fumo, nonostante l’assenza di esperti sul campo in grado di negoziare i temi trattati durante la Conferenza.

Con buona pace della Riduzione del Danno da Fumo e dell’implementazione di politiche favorevoli all’adozione di prodotti alternativi maggiormente sicuri per i fumatori.

Qui la lista completa:

Dr. S. Iavicoli

Direttore generale; Direzione comunicazione dei rapporti europei e internazionali al Ministero della Salute

Dr G. Pasquadibisceglie

Capo Ufficio; Direzione comunicazione dei rapporti europei e internazionali al Ministero della Salute

Dott.ssa Daniela Galeone,

Direttore del Dipartimento della Sanità Pubblica e dell’Innovazione del Ministero della Salute.

Dr P.Rosi

Funzionario del Ministero della Salute

Dr L.Spizzichino

Funzionario del Ministero della Salute

G.Ghebreigzabiher

Attaché permanente all’Unione Europea

C.Veneto

Presidenza del Consiglio dei Ministri- Dipartimento per le Politiche Europee

Dr P.Gasparri

Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali

Dr M.Di Pasquale

Agenzia delle Dogane e dei Monopoli

Dr G.Pietrafesa

Ministero dello Sviluppo Economico

Dr S. Le Noci

Attachè RPUE

Dr. M. Salaris

Consigliere presso il Ministero degli Esteri

INNCO: tutti meritano la Riduzione del Danno

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I delegati delle 37 organizzazioni facenti parti di  di INNCO si riuniranno a Londra l’8 novembre per sostenere il Regno Unito e la Riduzione del Danno da Tabacco.

I partecipanti, provenienti da Nord e Sud America, Europa, Africa e Asia vista, prenderanno parte all’evento in vista della nona Conferenza dei Parti (COP9) della Convenzione quadro dell’Organizzazione mondiale della sanità sul controllo del tabacco (WHO FCTC), che inizierà quel giorno.

La Rete Internazionale delle Organizzazioni dei Consumatori di Nicotina (INNCO) è un’alleanza senza scopo di lucro di 37 organizzazioni guidate da volontari in tutto il mondo.

Lo scopo di INNCO è sostenere i diritti di 98 milioni di adulti che usano prodotti a rischio ridotto per evitare forme tossiche di tabacco. 

INNCO è finanziato dai contributi individuali di migliaia di ex fumatori e da sovvenzioni della Fondazione Smoke-Free World (FSFW)

INNCO è indipendente: mission, scopo e obiettivi vengono impostati dai membri che ne fanno parte, senza coinvolgimento né dell’industria, né dei governi. 

Le organizzazioni di INNCO sono guidate da volontari non retribuiti (ex fumatori) che, come condizione per l’adesione, accettano di non ricevere finanziamenti o indicazioni da parte dell’industria di settore. 

Anche l’evento londinese dell’8 novembre sarà guidato e organizzato dai membri INNCO.

“Siamo ex fumatori che utilizzano prodotti a rischio ridotto per salvare le nostre vite”, ha affermato Charles Gardner, PhD, direttore esecutivo di INNCO. Il Dr. Gardner ha aggiunto: “Una disinformazione globale si sta diffondendo in tutto il mondo quanto l’unica cura dovrebbe essere quella di abbracciare prove e politiche basate sull’importanza delle Riduzione del Danno, come nel Regno Unito”.

Per maggiori informazioni, clicca qui.

Leggi anche COP9/Riccardo Polosa: “La mancanza di interesse dell’OMS per lo sviluppo globale dei prodotti a rischio ridotto mi preoccupa molto”

COP9/Riccardo Polosa: “La mancanza di interesse dell’OMS per lo sviluppo globale dei prodotti a rischio ridotto mi preoccupa molto”.

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Con l’approcciarsi della nona sessione della Conferenza delle Parti (COP9) della Convenzione Quadro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la lotta al tabagismo (WHO FCTC) molti temi rimangono indefiniti, tra questi la mancanza di una discussione pubblica sulla riduzione del danno da tabacco e la segretezza degli argomenti che saranno discussi durante il summit.

Si tratterà di un summit basato sulla censura dei media, su un approccio non scientifico, e sull’indifferenza nei confronti dei recenti sviluppi delle politiche di controllo del tabacco a livello internazionale. La FCTC sembra aver perso di vista il suo scopo originale: garantire una vita sana e sicura per tutti, ovunque si trovino nel mondo.

Sviluppato all’interno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità 15 anni fa, l’FCTC è un accordo basato sul consenso tra i firmatari e che afferma il diritto di tutti ad avere la migliore salute possibile. Una risposta alla globalizzazione dell’epidemia di tabacco, che prende in esame anche fattori complessi come gli investimenti diretti esteri (IDE), la liberalizzazione e il commercio transfrontaliero.

L’OMS continua a negare l’efficacia dei prodotti per la somministrazione di nicotina a basso rischio come mezzo per combattere il fumo in tutto il mondo, nonostante la riduzione del danno sia anche uno dei principali obiettivi del trattato.

E’ giunto il momento di superare l’influenza dei miliardari filantropi che negli ultimi anni hanno pesantemente condizionato gli organismi di regolamentazione internazionali”

Piuttosto che concentrarsi sulla riduzione del fumo e della dipendenza, la FCTC demonizza infatti i fumatori. Secondo il recente annuncio dell’OMS, non ci sarà una discussione sul tema delle alternative più sicure alla nicotina alla COP9 FCTC di quest’anno, che si svolgerà dall’8 al 13 novembre 2021, e che il dibattito verrà posticipato al prossimo COP10 nel 2023.

L’OMS continua a ignorare le sigarette elettroniche, un dispositivo potenzialmente salvavita che può salvare milioni di vite ogni anno, anche se il tabacco uccide ancora otto milioni di persone all’anno. Alcuni di questi decessi sono direttamente collegati a malattie legate al fumo.

Sulla base di un ragionamento parziale e senza prove scientifiche, l’OMS ha imposto divieti ingiustificati su questi dispositivi salvavita, spingendo i paesi a bandire i sistemi di somministrazione elettronici di nicotina.

I recenti sviluppi nel Regno Unito, tuttavia, hanno cambiato l’approccio verso tali prodotti. In una decisione storica, The Medicines and Healthcare products Regulatory Agency ha dichiarato l’opportunità di utilizzare le sigarette elettroniche come prescrizione per il Sistema sanitario nazionale (NHS).

Uno sviluppo in qualche modo simile è stato osservato negli Stati Uniti, dove la Food and Drug Administration (FDA) ha recentemente approvato la vendita di sigarette elettroniche come alternativa meno dannosa alle sigarette convenzionali, segnando un momento decisivo per la Riduzione del Danno nel paese.

Il professor Polosa, fondatore del Centro di Eccellenza per l’Accelerazione della Riduzione del Danno (CoEHAR), è profondamente preoccupato che l’Organizzazione mondiale della sanità non stia considerando i recenti progressi internazionali verso l’adozione di prodotti a base di nicotina senza combustione molto più sicuri rispetto alle bionde tradizionali.

Per l’OMS non è ora di ripensare l’approccio adottato finora sui prodotti alternativi, se persino i governi nazionali stanno cercando di smarcare le loro politiche di salute pubblica dalle direttive dell’OMS? È giunto il momento di superare l’influenza di miliardari filantropi che negli ultimi anni hanno pesantemente condizionato gli organismi di regolamentazione internazionali che interessano la salute di milioni di persone.

Questo è ciò che la medicina clinica ci ha insegnato dopo vent’anni: i pazienti cercano di evitare lo stigma del fumo pur godendo delle caratteristiche rituali e sociali del fumo”

La FCTC trascura tutti i dati scientifici rilevanti e continua ad aderire a una filosofia “smetti o muori”. Tuttavia, questo approccio non è riuscito fino ad ora a raggiungere nessuno degli obiettivi del trattato.

Il professor Polosa contesta l’idea che i fumatori vogliano essere classificati come pazienti che necessitano di farmaci per contrastare la dipendenza dal fumo. E’ molto impegnativo quando si tratta di lavorare con i fumatori, poiché non vogliono pagare per i farmaci e non vorrebbero essere medicati.

La sigaretta elettronica è l’unico metodo sicuro per erogare nicotina senza la tossicità del fumo di sigaretta perchè per i fumatori mantiene il rituale del fumo. Molti fumatori sono inoltre ignari della psicologia che li spinge a voler smettere, ma senza rinunciare alle sigarette.

In futuro, vedremo se altri paesi seguiranno l’esempio del Regno Unito su prodotti alternativi più sicuri, constringendo l’OMS ad ammettere i propri errori”

Questo è ciò che la medicina clinica ci ha insegnato dopo vent’anni. “I pazienti stanno cercando di evitare lo stigma del fumo pur godendo delle caratteristiche rituali e sociali del fumo. E questo è un dato di fatto,” ha dichiarato Polosa.

Il CoEHAR e altre autorità sanitarie in Inghilterra, nonché gli organismi di regolamentazione a livello internazionale, hanno confermato che le sigarette elettroniche sono meno dannose delle sigarette convenzionali.

“Nonostante il Regno Unito abbia adottato le sigarette elettroniche come strumento per frenare l’incidenza del fumo tra i propri cittadini, è allarmante notare come l’OMS continui a commissionare ricerche di scarsa qualità e perpetui campagne di disinformazione contro Londra. In futuro, vedremo se altri paesi seguiranno l’esempio del Regno Unito su prodotti alternativi più sicuri costringendo l’OMS ad ammettere i propri errori,” ha affermato Polosa.

Prescrizione per le ecig in Australia: i vapers sono forse pazienti?

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prescrizione vapers australia nicotina

Da inizio ottobre, i vapers australiani sono costretti ad acquistare ecig e liquidi contenenti nicotina previo possesso di una ricetta medica. Una decisione presa con il manifesto interesse di tutelare i più giovani. Nell’intervista ad ATHRA, abbiamo approfondito i risvolti di questa legge

Sensibilizzazione e prevenzione sono due parole chiave nella lotta a comportamenti dannosi per la salute umana. 

Percorsi che molto spesso impiegano anni per eradicare abitudini o vizi ereditati di generazione in generazione.

Un esempio? Sono serviti anni di campagne in materia di incidenti stradali, e pene severe, per trasformare l’iconica immagine di due giovani in Vespa in giro per l’Italia senza casco in quella di due ragazzi con più attenzione verso l’integrità fisica.

Un discorso valido per molti altri temi, come il fumo: inorridiamo al pensiero che la pubblicità progresso tipo degli anni ’40 in America ritraesse giovani massaie incitate dalla Lucky Strike a mantenere la linea scegliendo una sigaretta invece di un dolce.

Prevenzione e riduzione del danno: due approcci che dovrebbero andare di pari passo nella lotta ai grandi nemici della salute.

Eppure, per il vaping questo assioma non vale.

Mentre da un lato, sempre più prove scientifiche supportano l’utilità che gli strumenti a rischio ridotto possono portare a chi vuole smettere di fumare, pur se non scevre di rischi, dall’altro molti paesi si irrigidiscono in posizione filo “bloombergiane”.

Ultima in ordine di tempo, la decisione australiana di permettere l’acquisto dei prodotti del vaping contenti nicotina solo attraverso un’apposita prescrizione medica

La nuova legge Australiana: prescrizione medica per lo svapo

Un provvedimento che lascia alquanto stupefatti per due ragioni principali: innanzitutto la discriminazione degli svapatori rispetto ai fumatori, trattati diversamente per tutelare i più giovani.

In secondo luogo, la naturalezza nell’accomunare i prodotti per lo svapo a un medicinale, passando implicitamente il messaggio che approcciarsi a tali prodotti equivale ad assumere un medicinale senza ail controllo medico.

Nella fattispecie, il governo australiano, da sempre molto attento al fair play, ha deciso di sollevare i propri medici dal pronunciarsi in materia di vaping. 

Di fronte ad esempi più lungimiranti, come quello inglese, i medici australiani hanno passato la palla ai propri governanti, chehanno deciso di adottare un provvedimento che cala come un colpo di scure sugli svapatori.

Una legge che ghettizza di fatto chi decide di usare ecig, rischiando di aumentare l’appeal verso la trasgressione e il proibito, alimentando allo stesso tempo il mercato nero interno al paese.

E per rendere la situazione molto più paradossale, le sigarette tradizionali non subiscono alcun tipo di ritorsione.

Abbiamo intervistato il Consiglio Direttivo di ATHRA, l’Australian Tobacco Harm Reduction Association, per meglio comprendere l’iter che affronteranno i vapers australiani.

Quanti si stima siano i vapers australiani?

Si stima ci siano circa 500 mila vapers in Australia. Molti di loro importano i prodotti da oltreoceano.

La legge australiana è cambiata il primo di ottobre, rendendo l’importazione e la vendita illegale senza prescrizione medica. Il nostro riscontro è che molti vapers svapano per evitare di fumare le sigarette convenzionali e perché hanno trovato inutili altri metodi per smettere.

Pensate che questa decisione possa avere ripercussioni sui fumatori che non riescono a smettere con i metodi tradizionali?

In poche parole, si. Il nostro timore e che molti fumatori o vapers possono o ritornare a fumare oppure rivolgersi al mercato nero, con le conseguenze che possiamo immaginare.

Secondo voi, questa decisione potrebbe invece comportare dei benefici per i fumatori?

No: riteniamo che questo cambiamento renderà più difficile per i fumatori smettere, in quanto pone delle barriere importanti ad alternative che sappiamo essere almeno il 95% meno dannose delle sigarette, mentre non ci sono limitazioni per l’acquisto di sigarette.

Avete storie di fumatori che, grazie al vaping, hanno smesso di fumare?

Abbiamo visto molti fumatori ammettere di aver provato a smettere e di aver fallito molte volte, e che, una volta provato il vaping, sono riusciti a dire addio alla sigaretta.

Molto spesso riescono anche a ricordare la data esatta. Inoltre, riportano di aver notato miglioramenti in termini di salute, specialmente per quanto riguarda le capacità respiratorie, dopo lo switch da convenzionali a vaping.

Fumo: le ecig aiutano a smettere, risponde il cardiologo Zoccai

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Qual è il legame tra il fumo e l’insorgenza di malattie cardiovascolari?

Abbiamo approfondito l’argomento con il cardiologo Biondi Zoccai, docente di Cardiologia del Dipartimento di Scienze e biotecnologie medico-chirurgiche dell’Università Sapienza di Roma.

Il professore aveva esposto le sue conclusioni in materia nel corso della prima giornata del convegno scientifico “The Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction“, promosso dall’Università di Tessalonica e dall’Università di Patrasso in Grecia.

Professore, oggi il fumo rappresenta ancora il più importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e per il cancro. Le sigarette elettroniche sono prodotti a rischio ridotto che possono migliorare i tassi di cessazione e aiutare nel percorso di distacco dalle sigarette tradizionali.

Quali sono gli effetti sul sistema vascolare dei prodotti senza combustione

I dati a lungo termine non sono ancora disponibili, quindi si possono fare solo supposizioni.

È verosimile che, rispetto a non fumare, il rischio di eventi avversi cardiovascolari (morte, infarto miocardico, ictus cerebrale) possa essere aumentato dai prodotti a rischio modificato, ma in modo proporzionalmente molto meno grave che con le sigarette convenzionali.

Anche se prematuro, è verosimile che i prodotti basati su vaporizzazione di liquidi possano essere leggermente meno dannosi di quelli basati sul riscaldamento del tabacco, in cui comunque una piccola quantità di tabacco è oggetto di combustione/tostatura.

l danno acuto o a breve-medio termine cardiovascolare dei prodotti a rischio modificato è legato soprattutto a stress ossidativo, disfunzione endoteliale, aumento della coagulabilità del sangue, ipertensione, e tachicardia.

Sicuramente sono effetti più blandi di quelli delle sigarette a combustione, ma non trascurabili.

Per questo l’approccio medico più corretto nei confronti di questi prodotti è sconsigliarne sempre l’uso, ma usarli pragmaticamente come strategia di supporto alla cessazione delle sigarette a combustione, facendo attenzione però che la dipendenza da sigarette a combustione non si trasformi in dipendenza da prodotti a rischio modificato/ridotto.

Dai suoi studi e dai report che ha riportato recentemente, si evince che il loro utilizzo deve essere preso in considerazione solo da soggetti con un basso rischio cardiovascolare. Perché?

Questa è una domanda importante. Diciamo che il loro uso è sempre sconsigliato, soprattutto se il rischio cardiovascolare è medio o alto, in chi non fuma.

Viceversa, in chi fuma sigarette a combustione, il rischio legato ai prodotti a rischio modificato è verosimilmente minore (appunto la logica del male minore), e quindi si può pragmaticamente sfruttare tali prodotti a rischio modificato in una logica di riduzione del rischio (un po’ come dare il metadone all’eroinomane per evitare i rischi dell’eroina).

Ovviamente, in questa logica di temporaneo exploiting dei prodotti a rischio modificato, bisogna tenere presente che gli effetti potenzialmente dannosi di essi (stress ossidativo, disfunzione endoteliale, aumento della coagulabilità del sangue, ipertensione, e tachicardia)

sono tanto più rischiosi per il singolo paziente quanto questo ha un rischio cardiovascolare aumentato (ad esempio il rischio sarà molto alto in un paziente che ha avuto da poche settimane un infarto miocardico, e sarà comunque non trascurabile in chi invece, ad esempio, ha un problema di claudicatio intermittens).

È ovvio che, solo in apparenza paradossalmente, il rischio delle sigarette a combustione è enorme nei pazienti a rischio cardiovascolare elevato, e quindi anche in questi una logica di shift temporaneo (in previsione di cessazione totale) a sigarette elettroniche può essere comunque ragionevole.

 Quali sono i suoi consigli per tutelare al meglio l’apparato cardiovascolare?

Le strategie preventive per tutelare la propria salute cardiovascolare sono una dieta bilanciata di tipo mediterraneo, un’attività fisica aerobica plurisettimanale, il controllo periodico della pressione arteriosa e dei livelli di colesterolo LDL nel sangue.

Nel fumatore di sigarette a combustione, smettere di fumare è la terapia migliore, equivale a regalarsi (o meglio a non togliersi) oltre 10 anni di vita.

Pragmaticamente, il mio consiglio nel fumatore di sigarette a combustione è di cercare di smettere di fumare da solo, oppure fare riferimento a un centro antifumo.

La terapia nicotinica sostitutiva e altri farmaci, anche se non scevri da possibili effetti collaterali, sono molto utili nei pazienti che hanno  difficoltà a smettere di fumare.

Se queste strategie falliscono, è ragionevole proporre al fumatore di sigarette a combustione di passare alle sigarette elettroniche a vapore (oppure temporaneamente alle sigarette a riscaldamento di tabacco, più appealing per vari aspetti di ritualità e sapore, e poi, se non si riesce a raggiungere l’astinenza, comunque alle sigarette elettroniche a vapore, verosimilmente meno tossiche delle precedenti).

In ogni caso è importante evitare che una dipendenza si trasformi in un’altra, quindi, dal punto di vista medico, l’uso di prodotti a rischio modificato deve essere limitato nel tempo e mirato comunque alla totale cessazione di qualunque prodotto del tabacco e/o contenente nicotina.

FDA, decisione storica per il vaping

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L’FDA statunitense ha approvato per la prima volta la vendita di una sigaretta elettronica negli Stati Uniti come strumento meno dannoso rispetto al fumo di sigaretta convenzionale.

Una decisione che, dopo mesi di dibattito acceso tra le autorità di salute pubblica e le aziende produttrici, ha finalmente aperto uno spiraglio verso un dialogo più incisivo tra i decisori pubblici e le autorità scientifiche.

A segnare il goal finale della partita è stata la Vuse, una sigaretta elettronica commercializzata da R.J. Reynolds.

Le autorizzazioni odierne sono un passo importante per garantire che tutti i nuovi prodotti del tabacco senza combustione siano sottoposti alla solida e scientifica valutazione pre-mercato della FDA” – cosi si legge nel comunicato stampa.

Per la prima volta, l’autorità statunitense ha affermato che i prodotti senza combustione: “potrebbero avvantaggiare i fumatori adulti che passano alle elettroniche a ridurre l’esposizione a sostanze chimiche dannose”.

Secondo questo principio, il rischio connesso all’utilizzo da parte dei minori potrebbe essere combattuto con la prevenzione e l’informazione. Sebbene si ribadisca ancora la necessità di continuare con gli studi su questi prodotti, resta ormai evidente che il passaggio al vaping rappresenti una opportunità di salute pubblica per milioni di fumatori di sigarette convenzionali.

Monitoreremo la commercializzazione dei prodotti, compreso se l’azienda non rispetta eventuali requisiti normativi o se emergono prove credibili di un uso da parte di individui che in precedenza non utilizzavano prodotti del tabacco, compresi i giovani” – spiegano le autorità.

In vista delle nuove richieste di approvazione, inoltre, l’FDA ci tiene a precisare che le aziende produttrici devono dimostrare all’agenzia che la commercializzazione dei loro prodotti è appropriata anche come strumento di prevenzione per la salute pubblica.

A riportare la notizia in queste ore tutti i quotidiani più importanti al mondo:

BBC

CNN

New York Times

Inghilterra: il servizio sanitario prescriverà le elettroniche per smettere di fumare

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Catania 29 Ottobre 2021 – Una decisione che potrebbe avere ripercussioni anche al di fuori del Regno Unito. Così oggi le maggiori testate giornalistiche inglesi hanno riportato la notizia che i medici potranno prescrivere le sigarette elettroniche come dispositivi per smettere di fumare. 

The Medicines and Healthcare products Regulatory Agency” ha pubblicato le nuove linee guida che le aziende produttrici di sigarette elettroniche devono conseguire per l’approvazione dei propri prodotti nel Regno Unito. In precedenza i produttori dovevano richiedere una licenza medica per commercializzare elettroniche. Oggi si legge: “I prodotti destinati alla somministrazione di un medicinale possono essere regolamentati come dispositivi medici o medicinali, a seconda della presentazione e dell’uso del singolo prodotto”

Molti commentatori ritengono che questa scelta potrebbe cambiare l’atteggiamento di diffidenza che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e le sue agenzie hanno avuto finora nei confronti dei prodotti alternativi per la somministrazione di nicotina. Essere sponsorizzati dalle Big Tobacco è stata spesso la principale critica mossa dalle agenzie sanitarie internazionali ai sostenitori della riduzione del danno da tabacco in tutto il mondo.

Il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, commentando la notizia ha affermato: Siamo di fronte ad un passo pionieristico verso una più ampia accettazione e adozione di prodotti senza combustione più sicuri per la sostituzione totale della sigaretta. Questo sviluppo positivo nella lotta contro il fumo dovrebbe essere seguito a livello globale da altre autorità sanitarie.

Il National Health Service britannico (NHS) ha affermato che le sigarette elettroniche non sono completamente prive di rischi. Tuttavia, le revisioni di esperti e i dati scientifici disponibili concordano sul fatto che le sigarette elettroniche regolamentate sono decisamente meno dannose della sigaretta convenzionale.

Nel mondo 1,3 miliardi di persone fumano ancora sigarette convenzionali, otto milioni muoiono ogni anno per malattie legate al fumo di sigaretta. L’onere sociale e finanziario per le nazioni è molto alto sia per l’assistenza sanitaria nazionale che per i risultati intrinseci che il consumo di tabacco ha per i cittadini. L’abitudine al fumo continua a mietere vittime per l’esposizione diretta e indiretta alle sigarette convenzionali, mentre resta sfuggente l’adozione di alternative che possano mitigare e, in parte, risolvere il problema.

In Italia si muore meno di cancro ma il vizio del fumo aumenta tra le donne

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I punti salienti che sono emersi dal volume «I numeri del cancro in Italia 2021», censimento ufficiale delle neoplasie nel nostro Paese presentato qualche giorno fa a Roma all’Istituto Superiore di Sanità, confermano la diminuzione della mortalità per cancro più bassa della media europea. Tra le buone notizie: miglioramenti e sopravvivenza soprattutto negli uomini.

Grazie ai progressi compiuti dalla ricerca scientifica, le percentuali di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi migliorano per tutte le neoplasie attestandosi al 59% negli uomini e al 65% nelle donne. Giordano Beretta, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, ha spiegato che l’analisi della sopravvivenza consente di monitorare la prevenzione e l’efficacia delle terapie, e in Italia aumentano sempre più le persone vive dopo la diagnosi, nel 2020 erano circa 3,6 milioni, il 6% della popolazione, con un incremento del 36% rispetto al 2010.

Qual è la correlazione con il fumo?

Oggi un caso di cancro su tre è dovuto al fumo.

Dai dati raccolti emerge che nel nostro Paese si muore di cancro meno rispetto alla media europea (-13% negli uomini e -10% nelle donne). Dal 2015 a oggi, nei maschi sono diminuite del 18,4% le morti per neoplasie dello stomaco, del 15,6% quelle del polmone, del 14,6% alla prostata e del 13,6% del colon-retto. Aumentano nella popolazione femminile i decessi per i carcinomi della vescica (+5,6%) e del polmone (+5%), strettamente legati al fumo di sigaretta, mentre calano quelli allo stomaco (-25%), colon-retto (-13,2%), ovaio (-9%) e mammella (-6,8%).

Ad influire sono soprattutto gli stili di vita e le cattive abitudini degli italiani.

Se dovessimo considerare i 34.000 decessi per tumore al polmone, 21.700 per il colon-retto, 12.900 per il pancreas, 12.500 per la mammella e 8.500 per lo stomaco, diremmo che oltre un terzo di queste neoplasie non si svilupperebbe di fronte ad uno stile di vita sano e curato.

Non fumare, fare movimento, seguire una corretta alimentazione sono fondamentali nella lotta ai tumori perché rappresentano l’arma più potente per sconfiggerli.

Quasi il 30% dei cittadini è sedentario. Dal 2008 la sedentarietà nella popolazione adulta è aumentata, in particolare al Sud, dove è passata dal 35% nel 2008 a valori che raggiungono quasi il 45% nel 2019. Più di 4 adulti su 10 sono in eccesso ponderale, ovvero il 31,5% in sovrappeso e il 10,8% obeso, con un trend in crescita per l’obesità, non solo nel Sud ma anche al Nord. La pandemia ha fatto segnare, nel 2020, una battuta d’arresto anche nel calo del numero dei fumatori, progressivamente registrato fra il 2008 e il 2019.

Questo rallentamento è sostenuto in particolare dalle donne con più di 35 anni, fra le quali, per la prima volta dal 2008, si registra un’inversione di tendenza con un aumento, modesto ma non trascurabile, della quota di fumatrici. Anche la quota di chi tenta di smettere di fumare scende dal 36% del 2019 al 31% durante la pandemia, in particolare dal 39% al 31% fra le donne.

A rincuorarci, dal rapporto annuale sui ‘Numeri del cancro’, emerge come – nonostante la furia di Sars-Cov-2 – in Italia oggi si muoia di cancro meno rispetto alla media europea.

Disturbo da uso di sostanze, alcol e fumo in gravidanza. Che fare?

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Da non perdere assolutamente il prossimo 17 novembre, il Webinar dal titolo “Disturbo da uso di sostanze, alcol e fumo in gravidanza. Che fare?”, dal taglio prettamente pratico e con esperti di alto valore ed esperienza, affronterà il tema della gravidanza e degli eventi perinatali nel Disturbo da Uso di Sostanze (DUS).

Il Webinar rientra tra le iniziative di formazione gratuita promosse dall’Unità di Medicina delle Dipendenze di Verona rivolte agli operatori del settore.

Il Servizio di Medicina delle Dipendenze è un servizio pubblico dell’Azienda Ospedaliera di Verona che si occupa di dipendenze da sostanze e dipendenze comportamentali. Il programma terapeutico può essere di tipo ambulatoriale o di ricovero a seconda della specifica situazione. Il Servizio esegue solo ricoveri in regime di elezione: i ricoveri devono pertanto essere adeguatamente programmati.

L’Unità Operativa di Medicina delle Dipendenze è stata fondata nel 2000 dal Prof. Paolo Mezzelani ed attualmente diretta dal Dott. Fabio Lugoboni. Inserita nel Policlinico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona è pienamente operativa dal gennaio 2002 ed è l’unica in Italia ad avere posti letto interamente dedicati alla cura di qualsiasi tipo di dipendenza sia lecita che illecita. 

Informazioni sull’evento:

Moderatori: Fabio Lugoboni Angelo Pietrobelli

  • 14.15: Introduzione
  • 14.30: Disturbo da Uso di Sostanze in gravidanza. Ina Hinnenthal.
  • 14.50: La gestione dell’uso di oppioidi e benzodiazepine in gravidanza e neonatologia. Alessandra Pistelli.
  • 16.10: Uso di alcol in gravidanza e di Disturbo dello Spettro Fetale Alcolico. Patrizia Riscica.
  • 16.30: Il fumo in gravidanza. Biagio Tinghino.
  • 16.50: La gestione di cocaina e cannabinoidi. Brunella Occupati.
  • 17.10: La Depressione Post-Partum. Giuseppe Imperadore.
  • 17.30: Discussione. Discussant: Guido Mannaioni.