sabato, Gennaio 11, 2025
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Faccia da fumatore, così il fumo rovina la pelle

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“Faccia da fumatore” con questo termine, in inglese smoker’s face, si identificano tutti coloro che sigaretta in bocca portano i segni evidenti di chi per anni ha fumato.
Tutta la pelle del nostro corpo ne risente, ma il viso in modo particolare, dimostrando dieci anni in più per colpa di un enzima prodotto dal fumo che ne degrada il collagene.

Secondo numerosi studi le polveri sottili e le impurità presenti nell’aria si depositano nell’epidermide penetrando in profondità, valorizzando i segni caratteristici dell’invecchiamento con discromie, colorito spento, rughe e secchezza, messe ancor di più in risalto in chi fuma.

Il cosiddetto stress ossidativo viene combattuto da uno stile di vita sano, sostanze antiossidanti come frutta e verdura di stagione, un’attività fisica costante, una buona qualità del sonno e soprattutto dire stop alla sigaretta.
Uno step fondamentale è la pulizia profonda del viso, la sera prima di andare a dormire, quella beauty routine serale che non va mai trascurata, per eliminare le micro particelle e impurità che si depositano durante l’arco della giornata.

Alcuni componenti del fumo di sigaretta vengono assorbiti così da causare danni al tessuto connettivo e anche di tipo vascolare.

Diminuendo il flusso delle arterie e dei capillari nella pelle c’è il rischio di ischemia cronica del derma. La pelle del viso va protetta tutto l’anno con filtri solari ad alto SPF.

Molte donne che fumano hanno in viso, un acne particolare con pori dilatati e accumuli di grasso, ma il segno più evidente è la bocca dei fumatori con il codice a barre particolarmente evidenziato.

Le fumatrici sembrano più vecchie eppure basta solo smettere per riprendere colorito, risanare occhiaie e rughe, ritrovare un viso più giovane e bello da vedere. I risultati della cessation antifumo regalano la possibilità di motivarsi, dicendo “grazie” allo specchio.

ISPM 2021: premiati a Taormina i futuri project managers dell’Harm Reduction

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Si è conclusa la seconda edizione di ISPM, la Summer School per Project Managers targata CoEHAR ed ECLAT, con la collaborazione eccezionale di PMI Southern Italy Chapter.

Entusiasmo, competenze e voglia di condividere le proprie esperienze: queste le emozioni più gettonate. La settimana appena trascorsa, infatti, è stata ricca di momenti importanti, dalle lezioni in aula, agli eventi serali: i 30 studenti di ISPM 2021 hanno avuto modo di condividere emozioni e conoscenze in una delle location più prestigiose della Sicilia.

Un’edizione che tutti aspettavano con trepidazione, rimandata a causa del diffondersi della pandemia ed ostacolata dalle regole di protezione dal virus in vigore in tutti i Paesi del mondo. Ma la sfida è stata vinta. Lo sforzo organizzativo senza precedenti, le misure di sicurezza standardizzate e la determinazione degli studenti a voler raggiungere Catania hanno avuto la meglio. La seconda edizione di ISPM a Giardini Naxos è stata un successo.

Sette giorni in aula, tra lezioni e progetti, alternati da momenti di socializzazione e condivisione immersi nelle bellezze e nei sapori di Catania e Taormina.

Tra i 30 vincitori del bando per partecipare ad ISPM 2021, solo 10 studenti non sono riusciti a raggiungere fisicamente l’aeroporto di Catania. Tuttavia, anche per loro ISPM è stata la scuola del “problem solving”.

I ragazzi, infatti, hanno presieduto alle lezioni in remoto per tutto il tempo grazie al supporto di personale tecnico specializzato che ha consentito loro di seguire le varie attività e di interagire con i colleghi simultaneamente.

A sottolineare l’alto livello di competenze messe in campo anche quest’anno, la partnerhsip con il PMI Southern Italy Chapter, convalidata dalla presenza della presidentessa Paola Mosca e degli speaker Edoardo Grimaldi, Paolo Fidelbo e Lorenzo Vetrano.

Tra gli altri speakers inoltre: Rosario Faraci, dell’Università di Catania; Huseyin Kebapci, esperto di proprietà intellettuale e Renèe O’Leary, ricercatrice del CoEHAR.

Alcuni momenti di questa seconda edizione di ISPM

Realizzare un progetto in ambito di salute pubblica era il compito dei cinque gruppi di lavoro, da presentare alla fine della settimana.

Sabato 24 Settembre la commissione di valutazione (presieduta dalla presidentessa di PMI-SIC, Paola Mosca e composta dalla coordinatrice di ISPM, Daniela Saitta; dal direttore del CoEHAR, Giovanni Li Volti; dall’amministratore di ECLAT, Antonio Pacino e dallo speaker Huseyin Kebapci) ha ascoltato le presentazioni dei partecipanti ed è rimasta particolarmente impressionata dalla precisione e dall’approfondimento dei temi trattati.

Ma, come spesso accade, il vincitore può essere solo uno: ad aggiudicarsi il premio con il miglior progetto in termini di chiarezza, pianificazione, fattibilità e valutazione è stato il gruppo “Cups and Sticks”.

La cerimonia conclusiva, svoltasi di fronte ai docenti, ai ragazzi e agli esponenti del CoEHAR e di ECLAT, ha segnato il compimento di un percorso impegnativo, ma stimolante: “Tutti i gruppi hanno dimostrato quanto importante sia mettersi in gioco e condividere esperienze con diversi gradi di formazione. È stata una settimana particolarmente impegnativa, ma nessuno si è tirato indietro e tutti i ragazzi hanno portato a termine il proprio progetto, cimentandosi con contenuti nuovi e diversi. ISPM è ormai una realtà consolidata del settore, sinonimo di competenza e internazionalizzazione” – così ha concluso Daniela Saitta.

I vincitori: il gruppo “Cups and Sticks” con la commissione valutatrice

Il fumo danneggia l’udito?

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La correlazione tra il fumo e l’udito è confermata da diversi studi, infatti anche l’apparato uditivo ne risente con diverse patologie e l’esposizione al fumo di sigaretta è uno dei maggiori fattori di rischio per perdere l’udito.

Abbiamo approfondito l’argomento con il prof. Gaetano Paludetti, primario del Dipartimento di Otorinolaringoiatra dell’Università Cattolica di Roma.

Il fumo apporta dei danni al sistema uditivo? Quali e come.

Soltanto nella metà degli anni ottanta l’Organizzazione mondiale della Sanità stimava una prevalenza delle ipoacusie pari a circa 42 milioni di casi nel mondo. Da allora, questo valore si è più che decuplicato e sembrerebbe destinato a superare la soglia dei 900 milioni nelle prossime due o tre decadi.

Negli ultimi anni, la ricerca sperimentale di base e quella clinica hanno permesso non solo di caratterizzare sempre meglio quei fattori di rischio da tempo noti, quali il trauma acustico, l’ototossicità da farmaci, solventi organici volatili o metalli pesanti,  ma anche individuare numerose altre condizioni di rischio legate allo stile di vita generale e/o ai comportamenti individuali voluttuari, come il consumo di alcool, tipo di alimentazione, sedentarietà, fumo di tabacco.

Per quanto attiene alla abitudine tabagica, molti studi hanno dimostrato che in tutte le fasce di età ma in modo particolare in età medio-adulta (48/79 anni), il rischio di ipoacusia neurosensoriale risulta essere da 1,3 a 2,1 superiore nella popolazione dei fumatori rispetto ai non fumatori ed appare correlato alla quantità e durata negli anni dell’abitudine tabagica. Recentemente inoltre, stanno emergendo dati interessanti anche sulla possibilità che l’abitudine tabagica influisca negativamente sull’entità di un danno acustico legato primitivamente ad “altri” fattori di rischio. Ciò sembra particolarmente vero per le ipoacusie indotte da esposizione a trauma acustico.

I dati infatti suggeriscono che nei pazienti con storia di esposizione professionale a rumore, il fumo di sigaretta si associa ad un rischio di ipoacusia da 1.7 a 2,4 volte maggiore rispetto ai non fumatori. Inoltre, la relazione tra questi due fattori di rischio sembra essere di tipo sinergico. Ciò significa che l’azione di uno dei fattori considerati, non solo apporta direttamente una quota di danno al sistema uditivo, ma determina anche una particolare “vulnerabilità” di questo alla simultanea azione dell’altro. Altri Autori hanno studiato l’impatto peggiorativo del fumo di sigaretta sulla più importante causa di ipoacusia neurosensoriale acquisita nell’adulto, la ”presbiacusia”, termine con il quale si indica quella condizione di danno uditivo progressivo legato al fisiologico invecchiamento del sistema uditivo.

Il fumo di sigaretta sembra svolgere un ruolo peggiorativo anche su questa condizione, aggravandone significativamente l’entità del deficit uditivo correlato, in particolar modo quando siano contemporaneamente presenti altri fattori concausali peggiorativi come le patologie del sistema cardiovascolare, le dislipidemie, diabete, obesità, esposizione a sostanze ototossiche o il già citato trauma acustico. I meccanismi alla base del danno cocleare indotto dal fumo di sigaretta non sono ancora definitivamente caratterizzati. La combustione del tabacco comporta la produzione di molteplici molecole organiche reattive e specie radicaliche libere, rapidamente inalate. È verosimile che molte di queste sostanze, una volta assorbite nel torrente ematico, raggiungano il distretto cocleare ove produrrebbero un ampio spettro di danno citolitico su base infiammatoria, ossidativa ed apoptotica. Infatti lo studio dei modelli animali ci ha indicato che il fumo di tabacco induce una condizione disenergetica endococleare comunemente indicata come condizione di “Stress Ossidativo” o ”Squilibrio Ossidoriduttivo”, espressione con cui si indica l’insieme di tutte quelle alterazioni metaboliche che si verificano nelle cellule dei tessuti esposti ad una produzione  eccessiva di agenti ossidanti, come i radicali liberi dell’ossigeno (ROS) o dell’azoto (RNS). Gli effetti che ne conseguono sono costituiti da numerose alterazioni e fenomeni di morte cellulare a carico di tutte le principali strutture cocleari necessarie per l’udito, tra cui le cellule ciliate, i neuroni del Ganglio Spirale e la Stria Vascularis. È inoltre ipotizzato che l’assorbimento cronico di nicotina possa direttamente turbare la fisiologia cocleare a causa di una alterata sovra-espressione del recettore nicotinico. Infine, altri meccanismi di danno colcare sembrano legati agli effetti ipossiemici e al vasospasmo prodotti dagli elevati livelli di carbossiemoglobina.

A rischio di sordità sono anche i fumatori passivi?

Sembrerebbe proprio di sì. Anche riguardo il rischio di ipoacusia legato all’esposizione passiva al fumo di tabacco abbiamo già numerosi riscontri epidemiologici importanti, in particolar modo per la popolazione in età pediatrica ed adolescenziale, spesso esposta al fumo genitoriale. Nel 2011 nell’Università di New York vennero pubblicati i primi dati relativi ad una possibile associazione tra ipoacusia neurosensoriale e fumo passivo negli adolescenti. Dallo studio di una popolazione in età compresa tra i 12 e i 19 anni, emerse chiaramente che il fumo passivo aumenta l’incidenza di ipoacusia neurosensoriale monolaterale, rispetto a quanto osservato nei soggetti non esposti (11,82% vs 7.53%). Altri studi hanno poi confermato una associazione piuttosto simile anche nella popolazione adulta. In epoca più recente diversi Autori hanno invece focalizzato l’attenzione sul rischio da esposizione a fumo passivo in epoca prenatale e neonatale. Un recente studio condotto nella città di Kobe in Giappone (2018) su 50734 neonati, ha indicato che il rischio di ipoacusia neurosensoriale aumenta di 1,3 volte nei bambini esposti a fumo passivo in epoca post natale (fino ai 4 mesi di vita), di 1,7 volte in quelli esposti in epoca prenatale e di ben 2,4 volte nei bambini esposti in entrambi i periodi.  Riguardo il rischio fetale, non conosciamo ancora in dettaglio il modo in cui l’esposizione passiva interferisce con l’anatomo-fisiologia del sistema acustico. Si presume comunque che il danno uditivo derivi dalla condizione ipossica fetale e da alterazioni della fisiologica architettura placentare indotte dalle molteplici sostanze contenute nel fumo di tabacco.

Alcuni consigli per tutelare l’apparato auricolare.

Questo è un argomento molto complesso. È sempre importante, quando possibile, identificare specifici fattori di rischio individuali, in modo da poter adottare efficaci misure preventive o terapeutiche. Il tema della prevenzione, è da sempre caro all’Otologia sperimentale e clinica e sta trovando pieno supporto nelle recenti stime fornite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (2018) secondo cui almeno il 50% dei pazienti ipoacusici nel mondo “avrebbe potuto” giovarsi di una adeguata prevenzione. Esiste una prevenzione cosiddetta primaria, il cui scopo è quello di prevenire il deficit uditivo prima che questo si manifesti. Nella prevenzione secondaria l’obiettivo è invece quello di identificare il deficit uditivo quanto prima possibile, in modo da minimizzarne i possibili effetti. La prevenzione terziaria ha lo scopo di riabilitare adeguatamente un paziente affetto da ipoacusia permanente.

In ambito preventivo primario, un adeguato counselling genetico in età fertile, lo screening in gravidanza per le infezioni del complesso TORCH, le vaccinazioni obbligatorie e quella anti meningococcica (per la prevenzione delle meningiti), rappresentano per il bambino uno strumento di prevenzione importante. Ridurre le fonti di rumore ambientale, e proteggersi adeguatamente da queste, sono principi validi “sempre” e per “chiunque”.

È bene infine tener conto anche di altri “consigli” generali che, sulla base di quanto abbiamo appreso negli ultimi decenni riguardo la fisiopatologia del sistema uditivo, è importante ribadire. Molti micronutrienti e composti vitamici fra i quali vitamina A, B2, B9, B12, C, D ed E, acidi grassi omega-3, magnesio, selenio e potassio sembrano svolgere un ruolo importante nella preservazione dell’udito. Al contrario, ridotti livelli di HDL, ipercolesterolemia, elevata trigliceridemia e diete alimentari ipercaloriche o eccessivamente ricche di carboidrati e zuccheri semplici si associano ad aumentato rischio di danno uditivo. In generale quindi, è auspicabile controllare periodicamente lo stato di salute generale con particolare riguardo all’assetto cardio-metabolico e alle dislipiedemie.

Favorire uno stile di vita e una dieta sani, evitando regimi dietetici ipercalorici, prediligere l’assunzione di alimenti ricchi di sostanze antiossidanti (frutta, verdure) e minerali (magnesio, potassio, ferro), moderare il consumo di alcolici ed astenersi dal fumo di sigaretta certamente contribuiscono a garantire un elisir di lunga vita dell’udito.

SHARPER 2021: Catania capitale mondiale della ricerca antifumo

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SHARPER (SHAring Researchers’ Passions for Evidences and Resilience), è l’obiettivo dei sette progetti sostenuti dalla Commissione Europea e coordinato dalla società Psiquadro che ha l’obiettivo di coinvolgere i cittadini nella scoperta del mestiere di ricercatore e del ruolo che i ricercatori hanno nel costruire il futuro della società attraverso l’indagine. A coordinare l’edizione catanese della ERN anche per quest’edizione è l’Università di Catania che insieme con il Consiglio Nazionale delle Ricerche, è stato presente con diversi Istituti dell’Ateneo e con vari enti legate ad UniCT. Un evento in cui ricerca, scienza, tecnologia e intrattenimento hanno costituito l’occasione per dialogare, emozionarsi e divertirsi con i ricercatori e scoprire la passione che li anima.

L’evento che si è svolto a Catania ha segnato il tanto atteso ritorno degli eventi dal vivo, Piazza Università è stata ancora una volta il cuore della manifestazione, con stand, mostre e seminari, anche Palazzo Platamone messo a disposizione dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Catania ha ospitato stand ma anche momenti di spettacolo, sempre all’insegna della scienza e della ricerca.

Ancora una volta il CoEHAR – Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania e la LIAF Lega Italiana Anti Fumo sono stati tra i protagonisti dell’evento.

L’intervista della giornalista Valeria Nicolosi a Giovanni Li Volti, Massimo Caruso e Pasquale Caponnetto, figure di riferimento del centro catanese, ha fatto luce sulle frontiere della ricerca antifumo in Italia e nel mondo.

Lo stesso Caponnetto che ha condotto un mini talk dal titolo “Harm Reduction: dalla dipendenza verso l’indipendenza”, ha spiegato quali sono gli strumenti più efficaci per smettere di fumare secondo gli studi più recenti ed esposto i progetti di internazionalizzazione che il CoEHAR sta conducendo insieme ad altri 100 ricercatori nel mondo.

I ricercatori del CoEHAR presenti presso il Cortile Platamone hanno approfittato dell’evento catanese per invitare tutti i fumatori del territorio etneo a partecipare ai progetti del Centro di Ricerca che aiutano a smettere di fumare definitivamente.

Se vuoi smettere anche tu, invia email a: [email protected]

CAPHRA:”Bloomberg utilizza milioni di dollari per influenzare le politiche sanitarie nelle Filippine”

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Un dossier della Coalition of Asia Pacific Tobacco Harm Reduction Advocates (CAPHRA) ha messo in evidenza l’ingerenza di Bloomberg Philantropies nelle politiche anti-fumo del paese asiatico.

Secondo un recente rapporto di CAPHRA, almeno sette ONG filippine avrebbero ricevuto fondi da Bloomberg Philanthropy per demonizzare l’uso della nicotina nel paese. La notizia, arriva dopo la decisione del Parlamento nazionale di indagare sui legami finanziari tra Bloomberg Philanthropies e la FDA delle Filippine nella promozione di politiche contro il fumo e il controllo del tabacco.

Il governo filippino negli ultimi anni ha incontrato tantissime difficoltà per mantenere i servizi sanitari pubblici alla popolazione. La pandemia del 2020 ha colpito il paese su più livelli e, con l’economia ridotta di quasi il 10% nel 2020, il governo è stato costretto nel bilancio nazionale a dare priorità dall’assistenza sanitaria ad altre aree.

“Il Dipartimento della sanità pubblica nelle Filippine è vulnerabile perché soffre di una persistente mancanza di fondi. Quando Bloomberg o le ONG collegate all’organizzazione finanziano progetti legati alla salute pubblica, si mettono in una posizione in grado di influenzare aree chiave come le politiche di controllo del tabacco”, ha dichiarato a LIAF Magazine Nancy Loucas, coordinatrice esecutiva di CAPHRA.

Lo scorso marzo, la Food and Drug Administration delle Filippine ha ammesso di aver ricevuto fondi da un’organizzazione collegata a Bloomberg Philantropy al fine di redigere regolamenti specifici sulle sigarette elettroniche e sui prodotti del tabacco riscaldato, suscitando proteste tra i sostenitori della riduzione del danno da tabacco. A seguito della dichiarazione, in un rapporto approvato da un comitato del governo filippino, i legislatori hanno chiesto un’indagine per dimostrare i collegamenti finanziari tra Bloomberg e la FDA delle Filippine.

Il rapporto, approvato dalla House Committee on Good Government and Public Accountability, ha confermato il collegamento tra FDA e Bloomberg Philanthropies e le loro pratiche illegali. Secondo la legge delle Filippine, Bloomberg e il suo associato alla FDA possono ora essere perseguitati per le loro azioni, anche se pochissimi credono che ciò accadrà.

“Purtroppo, se la FDA delle Filippine o altri rami del governo desiderano seguire l’indicazione di Bloomberg, sono perfettamente in linea con le direttive dell’OMS. Quindi le loro azioni sono giustificate con il pretesto di seguire ciò che suggeriscono gli organismi di regolamentazione internazionali”, ha affermato Loucas.

Questa non è la prima volta che il miliardario americano Michael Bloomberg viene criticato per il suo controverso piano d’azione verso i Paesi a reddito medio basso (LMIC). Per anni, Bloomberg ha trasferito fondi a organizzazioni non profit, università e attivisti per diffondere panico e disinformazione sullo svapo, e spingere i governi a vietare non solo le sigarette combustibili ma anche i prodotti alternativi a basso rischio.

Un precedente articolo dell’ International Network of Nicotine Consumer Organisations (INNCO) ha definito le pratiche seguite da Bloomberg Philanthropies su LMIC come “colonialismo filantropico”, in cui i finanziamenti vengono utilizzati come strumento per spingere i governi a seguire un’agenda particolare.

Tuttavia, il dibattito sulle ecig e sul diritto dei fumatori ad avere alternative più sicure alla sigaretta tradizionale non si limita solo a una questione di salute pubblica, ma si inserisce in un più ampio dibattito di giustizia sociale per i paesi più poveri.

Come ha sottolineato Loucas: “molti responsabili politici dell’Organizzazione mondiale della sanità e di altri organismi internazionali dimenticano che l’obiettivo più importante per la salute pubblica dovrebbero essere le persone. È facile guardare le statistiche o documenti, ma il punto principale è che si tratta delle persone e del loro diritto di fare una scelta informata. La nostra salute non è in vendita”.

Le attività di Bloomberg continuano a sostenere la strategia del “quit-or-die” negando a milioni di persone di allontanarsi da prodotti potenzialmente letali. Un approccio che sconvolge non solo la vita dei fumatori che cercano di smettere dalle sigarette convenzionali, ma lascia indietro i più vulnerabili tra la popolazione mondiale.

“Purtroppo” -come affermato dal coordinatore esecutivo di CAPHRA- “non è una questione di salute pubblica, ma di denaro e di rilevanza”.

GTNF2021/Polosa:”Il libro delle dipendenze deve essere riscritto “

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L’edizione 2021 di GTNF è giunta al termine. Come ogni anno, gli argomenti discussi hanno riguardato un’ampia varietà di temi che vanno dall’innovazione tecnologica al cambiamento guidato dalla scienza nel mondo della riduzione del danno da tabacco.

Tra i relatori dell’edizione 2021, il Prof. Riccardo Polosa, Professore Ordinario di Medicina Interna all’Università di Catania e fondatore del Centro di Eccellenza per l’Accelerazione della Riduzione del Danno (CoEHAR).

Durante la sessione “Open Mic” – che ha affrontato le principali questioni che sostenitori, scienziati e persone del settore stanno affrontando per migliorare le politiche THR in tutto il mondo – il Prof. Polosa ha risposto a diverse domande del pubblico in sala e degli ospiti collegati online.

Tra queste, la minaccia rappresentata dalla disinformazione, il ruolo della ricerca scientifica nel fornire un messaggio chiaro a governi e pazienti, le ragioni dietro la dipendenza da nicotina e la motivazione che spinge i fumatori a continuare nelle loro abitudini.

Il primo intervento del Prof. Polosa si è concentrato sul lavoro del Centro di eccellenza per l’accelerazione della riduzione del danno (CoEHAR) e sulla necessità di tecniche scientifiche chiare per misurare il miglioramento della salute quando i fumatori smettono di fumare.

“Come misuriamo il miglioramento della salute quando si smette di fumare? Al CoEHAR ci concentriamo sulla ricerca di metodi efficaci e innovativi per rispondere a questa domanda”.


Rispondendo a una domanda del pubblico in sala, che chiedeva della confusione e della mancanza di programmi di cessazione e di professionisti da contattare quando un fumatore vuole smettere, il Prof Polosa ha dichiarato:

“Diffondere informazioni scientifiche tra gli operatori sanitari è fondamentale per guidare le persone verso prodotti per la somministrazione di nicotina più sicuri”.

Il Prof. Polosa ha anche discusso del ruolo della nicotina e dell’incomprensione alla base dell’informazione scientifica che ancora oggi, nonostante le numerose evidenze, la “etichetta” come dannosa:

“Penso che semplifichiamo eccessivamente le ragioni alla base delle dipendenze del fumatore. Ogni persona ha una reazione diversa quando smette e ha un approccio diverso durante il programma di cessazione. Credo che il libro delle dipendenze debba essere riscritto”.

Vaping: necessari indicatori clinico-funzionali per quantificare la riduzione del danno da fumo e i relativi benefici

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vaping indicatori clinico funzionali

Nuovi indicatori appositamente studiati per stabilire l’entità della riduzione del danno in studi clinici di prodotti da tabacco a “rischio modificato” vengono studiati dal CoEHAR, con esiti promettenti.

Catania, 20 Settembre 2021 – Il panorama scientifico mondiale si arricchisce costantemente di testimonianze e di importanti lavori scientifici che confermano gli effetti positivi per la salute dei fumatori che non riescono a smettere da soli e passano al vaping.

I risultati di molte ricerche effettuate su pazienti fumatori che decidono di utilizzare le nuove tecnologie combustion-free (es. vaping e uso di tabacco riscaldato) dimostrano miglioramenti significativi non solo in termini di qualità di vita generale, ma anche per quanto riguarda i parametri clinico-funzionali di molte patologie, quali ipertensione, diabete, obesità, BPCO e asma.

Ciononostante, si continua a mettere in discussione i principi fondamentali su cui si poggiano le teorie di riduzione del danno applicate al fumo elettronico. 

E’ intuitivo che qualsiasi strategia combustion-free andrà a produrre significativi miglioramenti della salute, come ragionevolmente prevedibile in base a quanto noto sulla composizione chimica del fumo di sigaretta e sulla patogenesi delle malattie legate al fumo (e al catrame, non alla nicotina). Il problema è come quantificarli e in un lasso di tempo ragionevole (mesi, non anni).

In un articolo appena pubblicato dalla prestigiosa rivista medico-scientifica “Internal and Emergency Medicine” a firma del fondatore del CoEHAR – prof. Riccardo Polosa – si pone l’accento sulla necessità di riformulare gli indicatori di effetto sulla salute attualmente in uso in quanto poco funzionali per una efficiente e clinicamente rilevante quantificazione della riduzione del danno. 

Link paperhttps://link.springer.com/article/10.1007%2Fs11739-021-02837-2

L’articolo di Polosa prende spunto dall’attenta disamina di uno studio clinico condotto in Inghilterra su un largo campione di fumatori.

Nathan Gale e collaboratori, utilizzando i dati raccolti da 332 fumatori hanno valutato l’impatto dei prodotti a tabacco riscaldato sulla salute umana dimostrando un miglioramento di diversi indicatori rispetto a coloro che continuavano a fumare.

Sebbene il passaggio dal fumo di sigaretta ai prodotti combustion-free oggetto dello studio sia stato completo, i miglioramenti sono risultati molto modesti e come tali clinicamente irrilevanti.

“L’assenza di impatto clinico non mi sorprende per nulla – ha commentato Polosa – Quando si smette di fumare gli indicatori di salute tendono a migliorare, ma se il cambiamento viene quantificato da indicatori clinico-funzionali poco sensibili – come nello studio di Gale  e collaboratori – allora possono servire anni per diventare clinicamente rilevante”. 

L’articolo di Polosa è il primo al mondo ad evidenziare che oggi è possibile impiegare nuovi indicatori clinico-funzionali specifici per misurare e attestare una volta per tutte e in maniera rapida la riduzione del danno in studi clinici di prodotti tecnologici senza combustione.

“I ricercatori del Centro di eccellenza per l’accelerazione della riduzione del danno (CoEHAR) dell’Università di Catania stanno esaminando attentamente una serie di utili indicatori clinico-funzionali per quantificare in modo rapido e puntuale gli effetti sulla salute associati allo smettere di fumare. I risultati appena pubblicati sono molto forti e in linea con quanto ci si deve aspettare quando al fumo di sigaretta si sostituisce un prodotto senza combustione. Miglioramento dello stato di salute su tutta la linea!” – ha concluso il prof. Polosa.

SHARPER 2021: la Notte dei Ricercatori anche per il CoEHAR

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SHARPER (SHAring Researchers’ Passions for Evidences and Resilience), è uno dei sette progetti sostenuti dalla Commissione Europea e coordinato dalla società Psiquadro, che ha l’obiettivo di coinvolgere i cittadini nella scoperta del mestiere di ricercatore e del ruolo che i ricercatori hanno nel costruire il futuro della società attraverso l’indagine.

L’appuntamento annuale, promosso dalla Commissione Europea, quest’anno si svolgerà venerdì 24 settembre 2021 e ancora una volta il CoEHAR – Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania e la LIAF Lega Italiana Anti Fumo saranno tra i protagonisti dell’evento.

In linea con le tematiche dell’edizione 2020, SHARPER rinnova l’attenzione verso il rapporto tra ricercatori e le sfide dei Sustainable Development Goals. All’indomani della crisi globale innescata dalla pandemia, emerge con sempre maggiore evidenza il ruolo dei ricercatori come mediatori consapevoli tra le comunità di cittadini e le sfide imposte dalla contemporaneità, tradotte dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile in prospettive per il futuro: dal diritto alla salute a un’educazione di qualità per tutti, dall’urgenza delle questioni climatiche alle tematiche legate al gender gap. Approfondire la riflessione sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile rappresenterà anche l’occasione per proiettare il progetto nell’orizzonte temporale a lungo termine dell’Agenda 2050.

L’edizione 2021 segna il tanto atteso ritorno degli eventi dal vivo, per recuperare quel dialogo informale e immediato, ma sempre rigoroso, che caratterizza l’evento, conservando e implementando i formati digitali che nel 2020 hanno aperto nuove prospettive di interazione con il pubblico. In particolare, dopo il successo dello scorso anno, si arricchisce la maratona online, evento corale che ha visto le città coinvolte dare vita a un vero e proprio palinsesto della comunicazione scientifica; quest’anno SHARPER rafforzerà la dimensione europea del format, includendo nella maratona dei collegamenti con le Notti organizzate in altre nazioni.

Tra gli eventi online, l’intervista della giornalista Valeria Nicolosi che discuterà con Giovanni Li Volti, Massimo Caruso e Pasquale Caponnetto delle frontiere della ricerca antifumo in Italia e nel mondo. Lo stesso Caponnetto, inoltre, condurrà alle ore 19:00 un mini talk dal titolo “Harm Reduction: dalla dipendenza verso l’indipendenza” che si terrà presso le aule del Rettorato dell’Università di Catania.

I ricercatori del CoEHAR invece saranno presenti presso il Cortile Platamone (Palazzo della Cultura), in via Via Vittorio Emanuele II, a partire dalle 16:00, per darvi informazioni su come smettere di fumare e partecipare alle nostre ricerche.

Per ulteriori informazioni clicca qui.

Da domani al via GTNF 2021

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Come ogni anno, dal 21 al 23 Settembre prende il via l’incontro annuale di GTNF per parlare della Riduzione del danno da tabacco e delle sue implicazioni sulle politiche di salute pubblica. Sin dal suo inizio a Rio De Janeiro nel 2008, l’evento è diventato uno dei più autorevoli luoghi di confronto e scambio di idee e opinioni tra esperti, rappresentanti del governo, scienziati.

Il GTNF 2021 “Continuing Change: Innovation and Sustainability” -a cui quest’anno si potrà partecipare sia online sia in presenza a Londra- tratterà diversi argomenti, con un focus sui cambiamenti storici che attraversano le politiche di riduzione del danno da tabacco così come del ruolo della Riduzione del Danno nella definizione delle politiche di sanità pubblica a livello internazionale. Quest’anno, uno spazio particolare anche per i consumatori, per discutere su come ampliare e rafforzare la loro voce nei confronti dei governi.

Esperti di calibro mondiale sull’Harm Reduction aggiorneranno il pubblico e discuteranno delle ultime ricerche sulla Riduzione del danno da tabacco -ed in particolar modo- la disinformazione nei media riguardo le evidenze scientifiche disponibili.

Parte dell’incontro approfondirà inoltre gli ultimi sviluppi tecnologici del settore con commentatori e analisti che discuteranno delle opportunità sui mercati globali per le sigarette elettroniche e i prodotti correlati.

Tra i partecipanti il Prof. Riccardo Polosa, scienziato di primo piano nel campo delle sigarette elettroniche e fondatore del Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo (CoEHAR); Clive Bates, direttore di Counterfactual Consulting e fondatore del Blog “The Counterfactual”; Derek Yach, fondatore e presidente della Fondazione Smoke-Free World; Samrat Chowdhery, ex presidente dell’International Network of Nicotine Consumer Organizations; Sudhanshu Patwardhan, direttore della politica presso il Centro per la ricerca e l’istruzione sanitaria. Joe Murillo, direttore normativo presso Juul Labs; Ian Monteith, direttore delle operazioni globali contro il commercio illecito presso JTI; David O’Reilly, direttore della ricerca scientifica per BAT.

L’elenco completo dei partecipanti: https://gtnf.org/2021-speakers

L’agenda per GTFN 2021: https://gtnf.org/agenda

Per iscriversi all’evento: https://virtual.gtnf.org/#register-events

Tumori al polmone: la ricerca scientifica che usa metafore ispirandosi alla musica

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Il risultato di una ricerca internazionale pubblicata sulla rivista Nature Genetics afferma che le cause dell’insorgenza dei tumori polmonari nei non fumatori vanno ricercate nell’accumulo di mutazioni genetiche, provocate da processi naturali sviluppati nell’organismo e che portano una cellula ad impazzire e sviluppare la neoplasia. 

Lo studio si ispira per la prima volta alla musica: piano, mezzo-forte, forte.

La descrizione delle mutazioni che scatenano il tumore dei polmoni in chi non ha mai fumato sono diverse da quelle finora identificate nei fumatori, dipendono da processi naturali interni alle cellule e la loro scoperta, frutto di una ricerca internazionale, segna un importante passo in avanti verso terapie personalizzate e diagnosi più precise.

Questo studio introduce per la prima volta una importante novità. La comunicazione scientifica cambia linguaggio e utilizza metafore riconoscibili che possono meglio far comprendere i risultati della scienza. Nello specifico, i ricercatori hanno assegnato ai tre sottotipi nomi ispirati alla musica, in riferimento al livello di rumore, ossia di quantità di mutazioni che li scatenano. Così ‘piano‘ corrisponde al gruppo più numeroso, che ha così tante mutazioni da essere difficile da trattare e nel quale la formazione del tumore avviene molto lentamente, nell’arco di anni. Il sottotipo ‘mezzo-forte‘ presenta le mutazioni nel gene Egfr, di solito alterato in molte forme di tumore del polmone, e comporta uno sviluppo più rapido della malattia. Il sottotipo ‘forte‘, infine, è originato da un meccanismo genetico più simile a quello visto nei tumori dei fumatori e si sviluppa velocemente. Sulla base di queste differenze diventa ora possibile calibrare diagnosi e terapie.

La ricerca è stata coordinata dall’italiana Maria Teresa Landi, che dopo il dottorato in Epidemiologia Molecolare nell’università di Milano, da molti anni si è stabilita negli Stati Uniti, dove lavora nella Divisione di Epidemiologia e Genetica del National Cancer Institute dei National Institutes of Health, a Bethesda. Importante la partecipazione italiana nella ricerca, con le fondazioni Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, Ca’ Granda Ospedale Maggiore di Milano e Regina Elena di Roma, Università di Bari.

Lo studio che si ispira alla musica

Degli oltre due milioni di persone cui ogni anno viene diagnosticato il tumore del polmone, la maggior parte sono fumatori e si calcola che solo una piccola parte, fra il 10% e il 15%, non abbia mai fumato. Che alcuni si ammalassero per l’esposizione al fumo passivo o ad altri fattori ambientali, dal radon a inquinanti, era noto. Ciò che non lo era ad oggi, il meccanismo che fa ammalare chi non fuma. I primi dati arrivano adesso dalla ricerca coordinata da Landi e basata sulla sequenza del Dna di tumori prelevati da 232 pazienti che non avevano mai fumato e con il tumore del polmone, il 75% dei quali donne e dall’età media di circa 65 anni.

“Quello che stiamo vedendo è che ci sono diversi sottotipi di carcinoma ai polmoni nei non fumatori che hanno caratteristiche molecolari e processi evolutivi distinti”, ha osservato la Landi. “In futuro – aggiunge – potremmo essere in grado di avere trattamenti diversi basati su questi sottotipi”.