sabato, Gennaio 11, 2025
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UK: fumo responsabile di alti tassi di tumori tra i gruppi più svantaggiati

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cancer research UK

Estratto dal comunicato stampa di Cancer Research UK

Secondo le stime del centro di ricerca inglese, i casi di cancro dovuti al fumo tra i gruppi a basso reddito sono quasi il doppio rispetto a quelli registrati nei gruppi più benestanti.

Disparità socio sanitarie, stipendi minori, livelli di istruzione più bassi e campagne aggressive da parte delle multinazionali del tabacco: secondo il Cancer Research UK più di 27.000 casi di cancro ogni anno sono associati a condizioni di povertà o condizioni di vita sfavorevoli.

In questa fascia, la popolazione ha il 2.5 di possibilità in più di fumare e le persone incorrono in molte più difficoltà se decidono di smettere, contribuendo ad aumentare il divario sanitario con le classi più benestanti.

Secondo gli autori della ricerca, se tali disuguaglianze venissero rimosse e i tassi di fumo si attestassero su una media comune per tutti le fasce sociali, oltre 5000 casi di cancro si potrebbero prevenire ogni anno nel paese.

“Decenni di packaging sfarzoso e marketing da parte dell’industria del tabacco, in aggiunta all’individuazione di gruppi vulnerabili ci hanno portato a questo punto… la sanità pubblica e i servizi di prevenzione svolgono un ruolo fondamentale nel contrastare queste disuguaglianze sanitarie” ha dichiarato la professoressa Linda Bauld, esperta di salute pubblica.

Secondo la Bauld, i servizi di salute pubblica inglesi devono iniziare ad assumere un ruolo ancora più rilevante nella lotta all’ineguaglianza sanitaria e aggiunge che, proprio a causa della pandemia da Covid-19, si sono scoperte le mancanze del sistema inglese, permettendo di poter correggere il trend negativo in tempo.

Inghilterra smoke-free nel 2030?

Secondo le previsioni governative, l’Inghilterra dovrebbe raggiungere lo status di nazione smokefree entro il 2030: è chiaro che nel difficile percorso della lotta la tabagismo, le disparità socio-sanitarie rappresentano un impedimento non indifferente per la tabella di marcia.

Se infatti è vero che tra gli strati sociali più benestanti il goal può essere raggiunto in tempo, così non si può dire per i gruppi più svantaggiati, per cui le previsioni slittano addiritturra a dopo il 2040.

Il Chief Executive di Cancer Research UK, Michelle Mitchell, ritiene che queste stime risentano anche dei tagli ai servizi di informazione e di cessazione pubblici, come Stop Smoking Services. 

“Negli ultimi anni i finanziamenti per le attività di controllo del tabacco in Inghilterra sono stati tagliati in modo significativo, il che minerà l’obiettivo del governo per il 2030, a meno che questo trend non venga invertito”.

Il nuovo progetto del governo dovrebbe quindi non solo insistere sulle politiche di cessazione e sulle campagne di prevenzione, ma diventare un’opportunità per agire sulle differenze che non permettono di combattere efficamente la piaga del tabagismo nel paese.

OMS:”Sigarette elettroniche una minaccia” Polosa: “smettere con le fake news”

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato il nuovo rapporto 2021-WHO report on the global tobacco epidemic– che presenta i nuovi dati sulle sigarette elettroniche.

“La nicotina crea dipendenza. I sistemi di somministrazione elettronica di nicotina sono dannosi e devono essere regolamentati meglio.” A dirlo Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’OMS.

Che aggiunge: “laddove non sono vietati, i governi dovrebbero adottare politiche appropriate per proteggere i propri cittadini da tali dispositivi al fine di prevenire il loro uso da parte di adolescenti ed altri gruppi vulnerabili.”

Un ennesima doccia fredda quindi per tutti quei sostenitori internazionali della Riduzione del Danno da Fumo, nonché per quei fumatori che fino ad ora hanno potuto usufruire di tali dispositivi per smettere di fumare o passare ad alternative meno dannose.

Le conclusioni del report sono inoltre una dichiarazione di responsabilità tout-court che non tiene conto delle numerose ricerche scientifiche in questo campo.

A sostenere questa linea il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del Centro di Eccellenza per la Riduzione del Danno da Fumo (CoEHAR) e ricercatore più citato al mondo nel campo delle sigarette elettroniche.

“L’OMS continua ad ignorare che le conclusioni positive sulla sostituzione delle sigarette convenzionali con le sigarette elettroniche sono coerenti con quanto abbiamo appreso sulla composizione chimica del fumo di tabacco e sulla patogenesi delle malattie legate al fumo negli ultimi 40-50 anni” ha dichiarato Polosa a LIAF Magazine.

“Il passaggio da fonti combustibili a fonti non combustibili di nicotina si traduce in benefici per la salute. Questo è il motivo per cui al CoEHAR stiamo coordinando diversi programmi di ricerca innovativi per esplorare a fondo i benefici ed i rischi delle sigarette elettroniche” ha aggiunto.

“Ancora una volta è chiaro come le istituzioni internazionali non siano interessate al punto di vista degli utilizzatori di prodotti alternativi mentre vi è un disperato bisogno di sviluppare un nuovo approccio nella lotta al fumo. I consumatori devono essere al centro di ogni discussione sulle politiche di Riduzione del Danno da Tabacco.”

BeachBot: il robot che elimina i mozziconi di sigaretta sulle spiagge

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beachbot
immagine dal sito TechTics

Il robot è in grado di raccogliere 10 mozziconi di sigaretta in 30 minuti a un algoritmo sviluppato appositamente per il progetto. La prossima dimostrazione pratica è prevista per l’11 agosto.

Sole, mare, il rumore delle onde: la vita da spiaggia concede una immersione totale nel relax. Ma le spiagge risentono dell’invasione estiva, sopratutto per la mole di rifiuti che l’esteta al mare comporta. 

Ogni anno, campagne informative e preventive cercano di sensibilizzare i turisti a lasciare le spiagge così come le hanno trovate.

Tra rifiuti che più si trovano tra i granelli di molte località marittime troviamo i mozziconi di sigaretta: secondo stime recenti, circa 14,5 trilioni di sigarette finiscono nei rifiuti ogni anno e impiegano all’incirca 14 anni per dissolversi.

La storia di BeachBot nasce sulla spiaggia di Scheveningen, in Olanda, quando un bambino di 4 anni, mentre scava nella sabbia, tira fuori un piccolo tesoro e lo mostra al padre. Un movimento accigliato, una spiegazione sul perché non si dovrebbero raccogliere certe cose da terra e l’episodio termina li.

Ma il dubbio non abbandona il padre: quel ritrovamento, un mozzicone di sigaretta, sarà il motore scatenante del progetto.

Qualche anno più tardi, Edwin Bos, il padre della nostra storia, insieme al collega  imprenditore Martijn Lukaart, crea la società TechTics, nata con lo scopo di risolvere problemi sociali grazie alla tecnologia. 

Tra i progetti, BeachBot, un robot capace di scannerizzare i rifiuti sula spiaggia e raccoglierli grazie a una sorta di pettine.

La prima dimostrazione si è svolta lo scorso settembre proprio sula spiaggia di Scheveningen, dove BeachBot ha raccolto circa 10 mozziconi in 30 minuti (la durata della batteria è di circa 1 ora).

AI: come funziona il BeachBot?

I due soci, insieme al team di TechTics, lavorando a stretto contatto con la Delft University of Technology, hanno sviluppato il primo algoritmo basato sull’intelligenza artificiale in grado di individuare specificatamente i mozziconi di sigaretta.

Il robot, però, deve essere “educato”: per farlo, TechTics deve mostrare a BeachBot le immagini di migliaia di mozziconi di sigaretta in diverse condizioni

La crescita del database avverrà anche grazie alla collaborazione della comunità: molte immagini verranno acquisite tramite l’app Microsoft Trove.

L’app permette agli sviluppatori di AI di utilizzare una quantità di foto notevole, attraverso un mercato trasparente: la comunità invia una foto che, se riconosciuta come valida, viene pagata circa 25 centesimi di dollaro.

Tech tics conta di cogliere almeno 200 foto valide attraverso l’app Trove.

La parte più interessante del nostro progetto è l’interazione tra l’uomo e il robot, attraverso la quale il pubblico può rendere il robot più interessante” racconta Bos, che lancia però un avvertimento “Crediamo che la nostra soluzione robotica, alla fine, non sia la soluzione finale del problema dei mozziconi, perché il problema principale con la spazzatura risieda proprio nel comportamento umano. Dobbiamo essere sicuri di mantenere le nostre spiagge pulite insieme!”.

NO al fumo: la testimonianza del regista Daniele Gangemi

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Daniele Gangemi

Ai microfoni di LIAF, il regista Daniele Gangemi ci racconta della sua lotta contro il fumo.

Lavori stressanti, scadenze impellenti e una stile di vita frenetico sono elementi che influenzano le abitudini dei fumatori.

Un’esperienza di cui si fa portavoce il regista, sceneggiatore e direttore del fotografia Daniele Gangemi, che ha raccontato a LIAF la sua vittoria contro il fumo.

La testimonianza di Daniele, ex fumatore che è arrivato a fumare anche 4 pacchetti di sigarette al giorno, è una fonte di ispirazione per tutti coloro che fanno fatica ad abbandonare le cattive abitudini.

Donare il sangue: chi fuma può farlo?

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Anche se siamo in agosto in vacanza e il Covid ha rallentato le donazioni di sangue, ricordiamo che ogni due secondi nel mondo, qualcuno ha bisogno di sangue, soprattutto nel periodo estivo per il maggior flusso di turisti presenti.

Incidenti stradali, trapianti e interventi chirurgici rappresentano alcune delle circostanze più comuni dove una trasfusione può rendersi necessaria, nei servizi di primo soccorso e di emergenza, nelle cure di malattie oncologiche ed ematologiche, in forme di anemia cronica, immunodeficienze e emofilia.

Ogni ricerca, ogni cura, sarebbe vana senza il contributo fondamentale dei donatori di sangue.

Per offrire il proprio contributo bisogna avere: età minima 18 anni e massima 65 per sangue intero, 60 per donazioni in aferesi, un peso di almeno 50 kg, buone condizioni generali di salute con abitudini e stili di vita corretti, 6 ore minimo senza aver consumato pasti pesanti. La donazione è una pratica clinica sicura: tutto il materiale impiegato (aghi, tubicini e sacche) sono sterili e monouso, per cui non esiste il rischio di contrarre infezioni. La cadenza è calcolata in modo da non creare squilibri all’organismo, tra l’altro alcuni studi suggeriscono che stimolando questo ricambio, si favorisce la riduzione degli zuccheri e dei grassi nel sangue, prevenendo il rischio di diabete e malattie cardiovascolari. Il sangue è uguale per tutti, anche se i gruppi sanguigni sono distribuiti in modo differente nelle varie etnie e popolazioni. Per questo possono donare le persone di ogni comunità.

Ma i fumatori possono donare il sangue?

Sì, il fumo di sigaretta non è una controindicazione. L’unica accortezza sarebbe quella di astenersi, dal fumare, nelle ore precedenti alla donazione. Alla lunga, però, il fumo può incidere su alcune caratteristiche generali del potenziale donatore, per esempio alterando pressione arteriosa e frequenza cardiaca. Infatti, se i valori vanno troppo fuori norma, si rischia di avvertire qualche disturbo nel recupero successivo alla donazione. Insomma, conviene smettere di fumare e avere l’opportunità di salvare una vita.

Perchè si guarda il dito e non la luna: il ruolo della nicotina

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Demonizzare la nicotina senza evidenze scientifiche è un ostacolo al miglioramento delle politiche di riduzione del danno da tabacco in tutto il mondo. La nostra missione è salvare milioni di vite dalle sigarette convenzionali e dal catrame, quindi dovremmo fornire le migliori informazioni disponibili su questo argomento. Riccardo Polosa, fondatore CoEHAR

La sigaretta uccide: una evidenza scientifica ed inconfutabile. Così come inconfutabile è lo sforzo che governi e istituzioni internazionali compiono ogni giorno al fine di eradicare questa terribile piaga.

Guardiamo i numeri: a livello globale ci sono circa 1.3 miliardi di persone che fumano e otto milioni che muoiono ogni anno per malattie collegate al fumo di sigaretta. Il costo sociale e pecuniario per gli Stati è altissimo sia per l’assistenza sanitaria che per le conseguenze intrinseche al consumo di tabacco per i cittadini.

Tuttavia, se da una parte il vizio del fumo continua a mietere vittime per l’esposizione diretta e indiretta alla sigaretta dall’altra esistono alternative che potrebbero alleviare ed, in parte, risolvere la questione.

La sigaretta tradizionale contiene nicotina, un componente naturale del tabacco, ma anche e soprattutto numerose sostanze chimiche che una volta entrate nel processo di combustione diventano nocive per il corpo umano. Come evidenziato da studi scientifici internazionali è infatti il processo di combustione – e non la nicotina – ad essere la causa principale delle patologie legate al consumo di sigarette. In particolar modo, per quanto riguarda le conseguenze cliniche a livello cardio-circolatorio e tutte quelle patologie respiratorie acute.

Secondo esperti internazionali la lotta al fumo dovrebbe essere focalizzata verso la combustione piuttosto che la nicotina che – di per sè – non ha particolari controindicazioni sulla salute. La demonizzazione della nicotina da parte dei governi, istituzioni internazionali, e istituti filantropici ha infatti acuito il problema piuttosto che risolverlo.

Il decennale scontro tra le aziende produttrici di tabacco e chi lotta contro il fumo di sigaretta ha pesantemente influenzato la ricerca scientifica producendo conclusioni contrastanti riguardo la tossicità dei loro prodotti. Una situazione che ha aiutato la creazione di una narrativa che ha demonizzato l’uso della nicotina” ha dichiarato Charles Gardner, esperto di comunicazione istituzionale e amministratore delegato dell’International Network of Nicotine Consumer Organizations (INNCO), ONG internazionale che sostiene e rappresenta i diritti di oltre novanta milioni di consumatori in trentacinque paesi.

La scarsa conoscenza scientifica dei sostituti delle sigarette e le false credenze, prive di fondamento scientifico, che la nicotina sia la causa del cancro e delle malattie polmonari ha poi minato qualsiasi possibilità per gli utenti di fare una scelta informata, mentre milioni di fumatori vedono negata la possibilità di smettere a causa di questa falsa credenza” ha poi aggiunto.

La guerra globale contro i prodotti alternativi a base di nicotina, come ad esempio le sigarette elettroniche, continua però senza sosta con ulteriori restrizioni, divieti, e tasse su tutti i prodotti che contengono nicotina.

Le varie agenzie a protezione della salute pubblica continuano a sostenere come tutte queste misure abbiano il solo scopo di eradicare l’epidemia di svapo tra i giovani, mentre gli attivisti a sostegno della Riduzione del Fumo da Tabacco affermano come la demonizzazione della nicotina porti ad un unico risultato: quello di eliminare la possibilità per molti svapatori di smettere di fumare e riportare milioni di persone al fumo di sigaretta tradizionale

Secondo uno studio pubblicato sul Journal of General Internal Medicine, che ha esaminato più di 1.000 medici tra settembre 2018 e febbraio 2019 riguardo la loro conoscenza sul tabagismo e l’uso del tabacco, l’80% degli intervistati riteneva che fosse la nicotina a causare direttamente il cancro. Di questi, l’83% dei medici credeva fermamente che la nicotina contribuisse direttamente alle malattie cardiache mentre l’81% pensava che contribuisse alla malattia polmonare ostruttiva cronica (BPCO).

Convinzione che ha quindi negli anni portato al rifiuto categorico di qualsiasi prodotto contenente nicotina, tra cui tutti quei prodotti smoke-free alternativi alla sigaretta convenzionale.
Come evidenziato dal Prof. Riccardo Polosa, fondatore del Centro di Eccellenza per la Riduzione del Danno da Fumo (CoEHAR)

Dal nostro punto di vista, l’errata percezione della nicotina è il principale ostacolo alla creazione di un ambiente più sicuro per tutti i fumatori che intendano smettere. Demonizzare la nicotina senza evidenze scientifiche è un ostacolo al miglioramento delle politiche di riduzione del danno da tabacco in tutto il mondo. La nostra missione è salvare milioni di vite dalle sigarette convenzionali e dal catrame, quindi dovremmo fornire le migliori informazioni disponibili su questo argomento“.

Dubbi sul vaping? IEVA lancia il sito Vapingfacts per aiutare i fumatori

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comunicato stampa IEVA

L’associazione che riunisce i produttori europei nel settore del vaping, la IEVA, ha promosso la creazione e la pubblicazione del sito vapingfacts.eu, il cui nome richiama l’omologa iniziativa del governo neozelandese.

Lo scopo? Creare una piattaforma accessibile a tutti, che spieghi con semplicità e chiarezza il mondo dei prodotti legati al vaping, come funzionano e quali sono i potenziali benefici per i fumatori che decidono di utilizzarli per abbandonare gradualmente le sigarette convenzionali.

Il sito è diviso in sei sezioni, ognuna delle quali affronta un aspetto particolare legato alle sigarette elettroniche e ai prodotti a tabacco riscaldato, dai benefici per la salute, alla regolamentazione vigente passando per le regole del mercato.

Un sito rivolto sia agli operatori del settore, sia ai fumatori in cerca di informazioni, sia ai professionisti dell’informazione, che possono trovare in un unico portale anche i link degli studi scientifici più importanti e rilevanti del settore.

Più sono i fumatori che comprendono il mondo del vaping, più è probabile che scelgano alternative meno dannose delle sigarette convenzionali. Ecco perché siamo contenti del lancio del sito vapingfacts, una risorsa pensata sia per i fumatori adulti che per chi si occupa di legislazione e regolamentazione e abbia necessità di capire i fondamentali del vaping”, così commenta il lancio Dustin Dahlmann, presidente di IEVA.

L’idea è dunque quella di combattere la grande disinformazione che aleggia in questo settore: secondo i dati dello studio Eurobarometer, voluto dalla Commissione Europea, nonostante il vaping sia considerato un efficace metodo di cessazione, la maggior parte dei cittadini europei con poca esperienza in materia ritengono che non possa aiutare if fumatori a smettere.

Con così tanta disinformazione sul mondo del vaping, e con così tante persone che ritengono che sia dannoso tanto quanto il fumo tradizionale, speriamo di chiarire alcuni punti oscuri in maniera semplice e diretta”.

Particolarmente interessante la sezione myth busters, dove si risponde, risultati alla mano, alle credenze più diffuse sulla sigarette elettronica, sulla nicotina e sui percorsi di cessazione.

Se sei un fumatore, questo è uno strumento che potrebbe aiutarti a chiarire le idee , prima di rivolgersi ai professionisti della cessazione.

Tossicità delle sigarette elettroniche: un nuovo studio del CoEHAR confronta diversi test di laboratorio per valutarne eventuali rischi

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Una ricerca del CoEHAR ha confrontato diversi metodi che permettono di valutare la potenziale tossicità dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina. Secondo i ricercatori italiani, al metodo più comunemente utilizzato, il cosiddetto neutral red uptake, è meglio associare altri strumenti (indicati nello studio) che definiscono meglio il profilo di tossicità dei dispositivi e consentono di evitare una valutazione approssimativa ed a volte errata.

Catania, 28 luglio 2021 – Valutare la potenziale tossicità dell’aerosol delle sigarette elettroniche per poterle effettivamente comparare al fumo di quelle tradizionali rappresenta una delle sfide più importanti nel campo della ricerca sulla Riduzione del danno da fumo. Attualmente, per valutare questo aspetto vengono utilizzati gli standard validi per i prodotti tradizionali a base di tabacco ma la rapida evoluzione tecnologica in questo campo, e la rapida ascesa sul mercato di nuovi prodotti, rende difficile l’adozione di protocolli standard e sempre efficaci per valutarne la tossicità.

Secondo i ricercatori del CoEHAR: “Sono necessari standard specifici per i test di laboratorio in modo che l’eventuale tossicità di tali strumenti possa esser valutata in maniera precisa ed ottenere prodotti sempre più sicuri”. 

Il nuovo studio condotto dai ricercatori CoEHAR e pubblicato su Regulatory Toxicology and Pharmacology, intitolato “Screening of different cytotoxicity methods for the assessment of ENDS toxicity relative tobacco cigarettes”, ha  paragonato il Neutral red uptake, un test comunemente utilizzato per la valutazione della tossicità dei prodotti contenenti nicotina, con altri test di citotossicità. 

Il punto fondamentale è capire quanto l’aerosol delle sigarette elettroniche si differenzi dal fumo tradizionale, per farlo occorre avere a disposizione parametri di ricerca definiti che ovvino alla naturale evoluzione tecnologica nel campo delle ecig” – ha spiegato il direttore del CoEHAR, prof. Giovanni Li Volti.  Nel paper sono stati indagati diversi metodi di valutazione della potenziale tossicità dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina. E paragonando diversi metodi per la valutazione delle tossicità, continua il direttore: “E’ stato confermato che le elettroniche sono più sicure rispetto ad altri dispositivi in commercio”. 

LO STUDIO

Per la ricerca, sono stati messi a confronto, in diversi regimi di esposizione, una sigaretta tradizionale, due tipologie di sigarette elettroniche e due diverse tipologie di prodotti a tabacco riscaldato.

La nicotina, per le sue proprietà chimiche, tende ad aumentare il pH intracellulare potendo così inficiare la valutazione effettiva della tossicità con i metodi di laboratorio routinari.

I ricercatori hanno deciso di abbinare al test neutral red uptake, altri test di citotossicità che non risentirebbero della variazione di pH.

Il primo test permette di valutare oltre alla tossicità cellulare anche la morte per apoptosi, ovvero la morte cellulare programmata, che il neutral red non riesce a misurare. Il secondo test si basa invece sulla capacità delle cellule sane a restare adese sul fondo dei dispositivi utilizzati per la coltura cellulare. 

Quest’ultimo test ha il grosso vantaggio di poter effettuare sullo stesso campione più misurazioni risolte nel tempo e quindi poter identificare eventuali tossicità a tempi brevi o più lunghi rispetto alle 24 ore, tempistica che viene invece utilizzata come standard anche per prodotti di cui non si conosce il comportamento una volta entrata nell’organismo. 

I risultati dello studio – ha aggiunto Li Volti – hanno confermato che il neutral red uptake è un ottimo test per la valutazione della tossicità dando risultati sovrapponibili a quelli citofluorimetrici. La tecnologia xCELLIGENCE ha invece permesso di definire la tempistica con cui si osserva tossicità ed ha mostrato profili diversi per i dispositivi testati”. 

In conclusione, lo studio suggerisce di associare al classico neutral red uptake anche altri profili risolti nel tempo in modo tale da poter definire con maggiore dettaglio il profilo di tossicità ed evitare di sovra o sottostimare la tossicità del prodotto testato.

Ecig e navi da crociera: è possibile svapare a bordo?

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Sigarette elettroniche e navi da crociera: è possibile svapare a bordo delle navi?

Se avete già prenotato le vostre vacanze a bordo di una nave e siete degli svapatori, possibilmente vi siete anche chiesti se sarà possibile svapare a bordo.

La regola dice che sulle navi da crociera non è possibile svapare, ma la buona notizia è che alcune compagnie, per evitare di creare disagio ai consumatori di prodotti alternativi a rischio ridotto come le sigarette elettroniche, permettono di farlo in determinate zone della nave.

Differenza importante è invece quella che si presenta tra un’azienda e l’altra, come per esempio Costa, Royal Caribbean e Msc.

La Costa Crociere dà la possibilità di portare con sé le proprie sigarette elettroniche anche in cabina e di conseguenza rende possibile lo svapo in apposite zone chiamate “Cigar Lounge”.

La Royal Caribbean che non fa alcuna differenza tra il fumo e lo svapo permette di fumare o svapare solo in punti specifici come la classica “l’area fumatori”.

La Msc che segue gli standard applicati per il fumo di sigarette convenzionali non permette di svapare in cabina, è possibile utilizzare la propria ecig solo nelle aree fumatori indicate da apposito posacenere.

Altre regole si applicano invece per quanto riguarda le escursioni a terra. In questo caso si applicano le norme o i possibili divieti del paese ospitante. È comunque sempre consigliato visitare il sito web delle varie compagnie.

E-Liquids tra mito e realtà

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Il mercato globale delle sigarette elettroniche è aumentato da circa $ 50 milioni (USD) nel 2005 ad oltre $ 20 miliardi nel 2019 ed è prevista una crescita fino a 34 miliardi di dollari entro il 2024.

Le sigarette elettroniche sono prodotti che riscaldano una soluzione, comunemente chiamata “e-liquid” per creare un vapore che viene inalato (svapato) in modo simile al fumo prodotto da una sigaretta convenzionale. Tali prodotti, che non producono combustione, comprendono un’ampia categoria di dispositivi e componenti che, una volta assemblati, vengono utilizzati in modo simile ai prodotti del tabacco.

 Il mercato globale delle sigarette elettroniche è aumentato da circa $ 50 milioni (USD) nel 2005 ad oltre $ 20 miliardi nel 2019 ed è prevista una crescita fino a 34 miliardi di dollari entro il 2024. L’aumento della popolarità di tali dispositivi è stata parallela ad una crescita nel numero di consumatori, obbligando le varie autorità nazionali e transnazionali a creare un quadro normativo che comprendesse tutti i prodotti da svapo.

Come i prodotti relativi al fumo, anche le sigarette elettroniche sono sottoposte a regolamentazione da parte dei governi che, in ogni parte del mondo, hanno delle legislazioni più o meno restrittive.  

Tra questi, una menzione particolare meritano i liquidi delle E-cigs, comunemente chiamati e-liquids. Gli e-liquids sono i prodotti più regolamentati tra tutti quelli che riguardano le alternative al fumo di sigaretta tradizionale ed hanno dei rigorosi requisiti di sicurezza a cui devono attenersi in relazione alla concentrazione di nicotina, etichette di avvertenza, additivi coloranti e persino sugli ugelli delle bottiglie.

Una regolamentazione ferrea che nasce dalla errata convinzione che la nicotina sia -di per sé- tossica e che quindi deve essere limitata nella distribuzione e vendita.

Nel Regno Unito, lo svapo è essenzialmente incoraggiato dalle agenzie governative di salute pubblica. La maggior parte degli altri paesi europei consente invece un mercato dello svapo regolamentato ma senza lo stesso entusiasmo degli inglesi. Negli Stati Uniti, la Food and Drug Administration (FDA) ha autorità sui prodotti heat-not-burn e sigarette elettroniche ed ha cercato di stabilire delle regole quanto più stringenti. Nel resto del mondo, come nel Sud-Est asiatico e America Latina, si assiste invece ad una serie di approcci che vanno dai divieti assoluti alla totale mancanza di regolamentazione di tali prodotti.

Ecco una lista delle regolamentazioni sui principali mercati internazionali secondo le nostre ricerche;

I liquidi elettronici tra divieti ed assenza di regolamentazione

UNIONE EUROPEA

A livello internazionale l’Unione Europea è sicuramente una delle istituzioni regolamentatrici ad avere la più restrittiva legislazione nei confronti degli e-liquids.

Numerose le caratteristiche che i liquidi elettronici devono rispettare per entrare nel mercato europeo.

Sicuramente la più importante tra le varie specifiche è la concentrazione massima di nicotina, che non deve superare i 10 ml per flacone e che comunque non deve oltrepassare i 20mg/ml. Inoltre, non deve contenere sostanze cancerogene, additivi coloranti, o qualsiasi altro additivo in forma incombusta. La bottiglia di e-liquid deve includere un beccuccio lungo almeno 9 mm con tappi a prova di bambino per limitare il flusso del liquido all’interno.

Ad aggiungersi alle caratteristiche strutturali vi sono poi i requisiti minimi di prova che importatori e produttori devono fornire tra cui i dati tossicologici degli e-liquids, che implica un test condotto da laboratori terzi, dove si evidinziano la purezza degli ingredienti, il contenuto di cannabidiolo, la sicurezza per i bambini e altri test specifici relativi al tipo di prodotto.

I requisiti da avere sono relativi anche ai serbatori ed imballaggi, che devono riportare delle etichettature con avvertenze, un messaggio informativo, uno sulla salute ed uno sul pericolo per i bambini.

STATI UNITI

Un altro importante mercato è quello statunitense che, come quello europeo, richiede ai produttori e importatori una serie di normative e standard minimi da seguire. Per i prodotti come gli e-liquids, il governo degli Stati Uniti impone alle autorità competenti che siano sicuri sotto determinati aspetti di sanità pubblica.

Prima di immettere qualsiasi liquido elettronico sul mercato statunitense bisogna innanzitutto registrare la società ed i prodotti all’interno di uno speciale elenco della Food and Drug Administration (FDA), ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, dipendente dal Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti d’America.

Successivamente, la FDA avvia un processo di revisione in cui i dati scientifici di non tossicità dei liquidi dovranno essere affiancati da ulteriori test specifici in base al prodotto. L’intero iter non dovrà superare i sei mesi per le grosse aziende e che si estende fino ai nove mesi per i produttori più piccoli. Un requisito ulteriore chiesto dalle autorità statunitensi riguarda le avvertenze sui rischi nelle confezioni, che dovranno rispettare i format e gli standard approvati dalla FDA.

Infine, come per le autorità sanitarie europee, anche il Child Nicotine Poisoning Prevention Act (CPSC) applica ulteriori regole per prevenire danni ai bambini dall’ingerimento accidentale di nicotina e regola l’imballaggio di tali liquidi al fine di essere sicuro per i bambini.

SUD-EST ASIATICO

I paesi del sud-est asiatico variano considerevolmente in termini delle loro risposte alle politiche sui e-liquids. Singapore, Brunei e Thailandia hanno imposto misure rigorose che vietano preventivamente qualsiasi dispositivo heat-not-burn all’interno del proprio territorio. Laos e Cambogia hanno addirittura agito con leggi ad-hoc per vietare l’importazione, distribuzione e vendita della sigaretta elettronica e tutte le componenti associate ancora prima che il mercato delle sigarette elettroniche potesse essere stabilito. Indonesia e Myanmar non hanno addirittura nessuna legislazione sulle sigarette elettroniche, mentre le Filippine, Taiwan, Malesia, Hong Kong e Vietnam hanno restrizioni sulla pubblicità, accessibilità e fruizione di tali dispositivi tra i consumatori.

AMERICA LATINA

In America Latina, lo svapo è illegale o non vi sono leggi specifiche che regolino i liquidi elettronici. Lo svapo è per esempio vietato nei principali paesi della regione, come Argentina, Brasile, Messico e Venezuela, mentre in paesi come Perù e Colombia non esistono leggi che ne regolamentino l’importazione e vendita. Nell’intera regione sono solo cinque i paesi- Cile, Ecuador, Honduras, Paraguay e Costa Rica- in cui la vendita di sigarette elettroniche e prodotti correlati è legale ed è consentita.

Ma gli e-liquids sono tossici?

Numerosi studi portati avanti dal Centro di Eccellenza per la Riduzione del Danno da Fumo (CoEHAR) hanno evidenziato come l’utilizzo degli e-liquids sia notevolmente meno dannoso per le cellule.

Diversi studi del centro catanese si sono focalizzati sull’esposizione delle cellule epiteliali bronchiali umane (NCI-H292) al fumo di sigaretta e all’aerosol dell’ENDS al fine di misurare e valutare gli effetti di citotossicità del fumo e dell’aerosol.

Nei nostri studi in vitro abbiamo dimostrato che l’esposizione di cellule bronchiali (dell’apparato respiratorio) ai vapori di sigarette elettroniche riduce sostanzialmente la tossicità cellulare rispetto al fumo di sigaretta classica. In particolare, il nostro gruppo di ricerca ha condotto uno studio multicentrico in cui abbiamo replicato alcuni lavori condotti dalle aziende del tabacco. In questo studio non abbiamo osservato nessuna riduzione della vitalità delle cellule esposte alle e-cig rispetto alle cellule esposte all’aria. Una netta differenza, invece, è stata osservata con le cellule esposte al fumo di sigaretta in cui la mortalità delle cellule si attesta intorno al 70-80% rispetto all’aria” ” ha affermato Rosalia Emma, assegnista di ricerca presso il dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche dell’Università degli Studi di Catania specializzata in in studi tossicologici in vitro ed in metodi di esposizione al fumo e vapore di sigarette elettroniche mediante strumenti automatizzati (“smoking/vaping machine”).

Un atteggiamento, quindi, che non sembra avere basi scientifiche anche considerando la crescente popolarità delle sigarette elettroniche ed e-liquids tra i consumatori ed i benefici che potrebbero derivare dalla minore tossicità delle ecigs per tutti quei fumatori che intendano smettere.

Da un punto di vista scientifico- sottolinea la dott.ssa Emma– è relativamente sicuro affermare come le sigarette elettroniche presenti in commercio siano meno tossiche delle sigarette convenzionali. Infatti, a differenza delle sigarette convenzionali dove la temperatura di combustione del tabacco raggiunge 800-950 °C, le sigarette elettroniche, non contenendo tabacco ma liquidi a base di PG/VG ed aromi, raggiungono temperature tra i 200-320 °C. Di conseguenza le e-cig non rilasciano prodotti della combustione (come il catrame) e contengono meno sostanze tossiche rispetto alle sigarette classiche

 USA vs UE: due mercati, la stessa confusione

Anche il differente approccio tra Stati Uniti ed Unione Europea sulle restrizioni agli e-liquids hanno incrementato la confusione. I limiti nelle percentuali di nicotina e aromi sono differenti tra i due mercati, con un quadro normativo da parte di Bruxelles molto più restrittivo e mirato alla sicurezza dei componenti dei liquidi. 

“I comuni prodotti da svapo utilizzati dai fumatori europei per smettere di fumare non hanno nulla a che vedere con i prodotti presenti sul mercato nero statunitense e che stanno causando un serio problema di salute pubblica“  ha affermato il professore  Riccardo Polosa, fondatore del Centro di Eccellenza per la riduzione del danno da fumo (CoEHAR) nonché Coordinatore europeo sul gruppo di lavoro sui “Requisiti e metodi di prova per le emissioni di sigarette elettroniche”.

Negli Stati Uniti non vi sono limiti alla concentrazione di nicotina, al contenuto massimo per flacone, o restrizione o componenti nei liquidi a meno che non siano palesemente tossici. Ma il problema principale risiede nell’informazione: nel 2019 delle morti e ospedalizzazioni per problemi respiratori inizialmente attribuiti all’utilizzo delle ecig ha provocato un processo di isteria collettiva verso le sigarette elettroniche e una conseguente ulteriore restrizione nel processo normativo in tutto il mondo.

In realtà, le autorità sanitarie statunitensi hanno successivamente appurato come le persone ricoverate e quelle decedute avessero inalato liquidi contenenti olio di THC acquistati in maniera illegale. Una indagine ad-hoc ha poi evidenziato come le morti e le intossicazioni fossero state causate dall’acetato di vitamina E utilizzato come solvente per il THC e dal myclobutanil, un funghicida che ad alte temperature si trasforma in acido cianidrico.  

“È necessario ora più che mai – continua Polosa – un controllo attento sui prodotti da vaporizzazione a base di cannabis, non di certo su quello delle sigarette elettroniche che, per legge, in Europa è già monitorato. La Commissione Cen/Tc 437 (Electronic cigarettes and e-liquids), di cui sono coordinatore è nata in seno alla Comitato europeo di normazione (Cen) ed ha il compito di sviluppare standard tecnici di qualità e sicurezza per la produzione e la vendita di sigarette elettroniche in Europa. Al centro del dibattito dei cinquanta esperti europei, tra cui i delegati di Uni Ente Italiano di Normazione, vi è stata anche la questione statunitense e i passi da fare per evitare un nuovo caso simile.“