venerdì, Dicembre 27, 2024
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Domani appuntamento a Messina sulla riduzione del danno

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(ANSA) – MESSINA – Sono oltre 80mila ogni anno i morti in Italia per fumo e 7 milioni nel mondo: la collaborazione degli odontoiatri con pneumologi e chirurghi maxillo facciali si rivela indispensabile per affrontare le conseguenze del fumo sulla salute dei fumatori, colpiti da gravi patologie come il carcinoma orale e polmonare e altre attinenti al distretto respiratorio.

L’unica via efficace di prevenzione è smettere di fumare. Ma oggi chi non intende assolutamente smettere di fumare può minimizzare i danni con alcune alternative su cui gli specialisti vogliono confrontarsi e riflettere.

L’Ordine provinciale dei medici e odontoiatri di Messina e la CAO (Commissione Albo Odontoiatri) provinciale accolgono l’iniziativa promossa da COI AIOG (Cenacolo Odontostomatologico Italiano – Associazione Italiana Odontoiatria Generale), società scientifica accreditata al Ministero della Salute, promuovendo un incontro-dibattito dal titolo: “Salute orale e salute respiratoria: effetti del fumo e utilizzo dei dispositivi innovativi”.

“Un incontro con dibattito e tavola rotonda, che vuole essere propositivo in questo ambito – spiega la Cannarozzo – considerato che il fumo è causa di numerose patologie, talune a prognosi infausta, se non diagnosticate tempestivamente. Diventa necessario un approccio multidisciplinare e personalizzato al paziente, agendo prioritariamente sulla prevenzione dell’instaurarsi di scorretti stili di vita”.

Programma

D.SSA MARIA GRAZIA CANNAROZZO, Presidente Nazionale COIAIOG

PROF. GIOACCHINO CALAPAI, Docente di Farmacologia e Tossicologia Università di Messina

PROF. FRANCESCO SAVERIO DE PONTE, Responsabile Unità Operativa di Chirurgia Maxillo Facciale Università di Messina

PROF. GIUSEPPE LO GIUDICE, Coordinatore del CLOPD Università di Messina

PROF. ALFIO PENNISI, Capo Dipartimento Area Operativa Pneumologia Casa di Cura Musumeci Gecas Catania

PROF. RICCARDO POLOSA, Ordinario di Medicina Interna Università di Catania

Giornata Mondiale Antifumo: il CoEHAR apre le porte ai giovani

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giornata mondiale antifumo

Specializzandi, dottorandi, giovani ricercatori e studenti dell’Università Di Catania hanno coordinato l’annuale momento di incontro dedicato alla Giornata Mondiale Antifumo e organizzato dal COEHAR, raccontando esperienze vissute nei propri contesti di riferimento, tra scuola, università, ospedali e laboratori di ricerca. 

Il World No Tobacco Day 2024, ovvero al Giornata Mondiale Antifumo, si impegna a proteggere i giovani e ad attuare le strategie necessarie per creare un mondo libero dal fumo. 

Quando sentiamo parlare di noi, a volte proviamo la sensazione di non essere rappresentati per ciò che siamo davvero. Ci vengono imposte etichette che non sempre raccontano i nostri stili di vita. Rare volte siamo stati chiamati da istituzioni ed esponenti della comunità scientifica ad esporre il nostro pensiero sulla dipendenza da fumo o sull’utilizzo di strumenti senza combustione. È importante, invece, riconoscere che questa lotta non è individuale ma collettiva e richiede supporto ed educazione in ogni ambito. La nostra non è una  proposta di intenti ma una promessa di impegno per creare insieme un futuro senza fumo” – ha aperto così i lavori del seminario di CoEHAR lo studente di Medicina e Chirurgia, Andrea Comisi, che ha letto una lettera a nome di tutta la comunità studentesca. 

Quest’anno, la conferenza diretta dal prof. Riccardo Polosa e dal prof. Giovanni Li Volti, rispettivamente fondatore e direttore del Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da Fumo del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Catania, ha cambiato il proprio format rivolgendo massima attenzione al pensiero dei giovani. Alla platea formata da oltre 250 studenti, che si è riunita presso l’Aula Magna della Torre Biologica, grazie anche alla collaborazione delle associazioni di studenti e della Lega Italiana Anti Fumo, sono intervenuti 21 relatori tra giovani medici, ricercatori, specializzandi e studenti di area medica. 

In accordo con le linee guida dell’OMS, intendiamo proteggere i giovani dalla dipendenza da fumo ma vogliamo farlo ascoltando direttamente la loro opinione e i loro bisogni” – ha spiegato il prof. Li Volti che si è anche impegnato a formalizzare i contenuti nel dibattito con un documento condiviso. “Invieremo i risultati di questo confronto direttamente al tavolo dei rappresentanti del Ministero della Salute – ha aggiunto – per consentire loro di definire proposte di politica pubblica in linea con quanto sin qui emerso”. 

Il seminario CoEHAR è stato suddiviso in aree tematiche per consentire a tutti un confronto ed un dibattito aperto e partecipato. Dalla pratica clinica, testimoniata dagli specializzandi di Medicina d’emergenza e d’urgenza impegnati in prima linea negli ospedali della città, si è passati al dibattito sul fumo come dipendenza psicologica ma anche comportamentale e alle conseguenze che questo ha nei rapporti sociali e nelle relazioni di coppia. Senza tralasciare il grande supporto che le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, stanno dando alla ricerca di strategie efficaci per la cessazione. Tra le aree di confronto anche: l’approccio che i medici devono avere nei confronti dei pazienti fumatori, l’impatto che il fumo ha sulla salute e sull’aspetto fisico, l’alimentazione giusta per sconfiggere la voglia di fumare, l’influenza nei contesti sociali di riferimento, le malattie infettive correlate all’abitudine tabagica, l’uso dei prodotti alternativi, l’efficacia delle strategie di riduzione del danno ed, infine, la necessità di più informazione esaustiva e meno fake news e bias nella ricerca scientifica. 

La ricerca sulla riduzione del danno da fumo – ha concluso il prof. Riccardo Polosa – vede impegnati centinaia di giovani su più ambiti disciplinari, dall’innovazione tecnologica, sino alla pratica clinica. Eccellenze e talenti che da Catania si stanno muovendo in giro per il mondo per esportare e disseminare i risultati di tutti i progetti di ricerca coordinati dal CoEHAR”. 

EURISPES: il 68,6% dei fumatori non ha mai provato a smettere

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eurispes

Il 36.esimo Rapporto Italia pubblicato da Eurispes delinea un quadro preciso sulla situazione attuale dei fumatori italiani: solo il 31,4% di loro afferma di aver provato a smettere, mentre ben il 15,5% afferma di non volerci assolutamente provare

Dati estrapolati dal Rapporto Italia Eurispes

Il Rapporto Italia pubblicato nei gironi scorsi da Eurispes dedica una sezione ai Centri Antifumo e alla LILT, Lega Italiana per la lotta contro i tumori, strutture che si impegnano nella lotta al fumo di sigaretta attraverso iniziative e strumenti diversificati.

Sebbene il numero di fumatori di sigarette tradizionali sia in diminuzione a fronte di una crescita del mercato dei prodotti privi di combustione, emergono evidenti difficoltà per i fumatori a smettere, sia per difficoltà oggettive che per mancanza di intenzione: “ben il 68,6% non ha mai provato a smettere di fumare, solo il 31,4% afferma di averci provato. Sull’intenzione di smettere di fumare in un prossimo futuro, solo il 12,2% dei rispondenti si propone di smettere di fumare entro sei mesi. Ben il 15,5% afferma di non voler assolutamente smettere”.

Interessanti i dati in merito al consumo e utilizzo dei prodotti privi di combustione: “il 62,7% degli utilizzatori di tali prodotti ritiene che lo Stato dovrebbe considerare l’utilizzo della sigaretta elettronica tra i fumatori che altrimenti continuerebbero a fumare in ogni caso. Secondo il 91,9% degli utilizzatori di prodotti a tabacco riscaldato, lo Stato, nel caso in cui fosse scientificamente provata l’esistenza di prodotti senza combustione meno dannosi rispetto a quelli tradizionali, avrebbe il dovere di promuovere campagne di informazione ed è altrettanto alta la percentuale di quanti vorrebbero una riduzione della tassazione su tali prodotti (90,1%)”.

Anche per quanto riguarda le limitazioni sui prodotti alternativi, la maggioranza del campione nel report Eurispes (71,6%) ritiene che si dovrebbe allentare la presa su tali strumenti sottoponendoli a meno divieti.

Sugli schemi di consumo pregressi emerge che “prima di adottare i prodotti a tabacco riscaldato l’87% degli intervistati fumava sigarette tradizionali, l’8,8% la sigaretta elettronica, il 2,7% altri prodotti tradizionali del tabacco e solo l’1,5% non utilizzava alcun prodotto. Si evince dunque che quasi tutti i consumatori di tabacco riscaldato lo scelgono in alternativa o in aggiunta ad un prodotto da fumo usato in precedenza (98,5%), mentre sono pochissimi quelli che vi si accostano come primo approccio”.

Il 79,5% dei consumatori di prodotti a tabacco riscaldato afferma di aver abbandonato le sigarette tradizionali dopo essere passati ai prodotti senza combustione. L’85% dei consumatori di prodotti a tabacco riscaldato si dichiara in qualche misura concorde con il fatto che i fumatori che altrimenti continuerebbero a fumare dovrebbero essere incoraggiati dallo Stato e dalle Istituzioni sanitarie a considerare il passaggio a prodotti a tabacco riscaldato (45,9% “probabilmente sì” e 39,1% “assolutamente sì”)

Per quanto riguarda i centri antifumo, 244 strutture totali nel nostro paese, e la LILT, Lega Italiana per la lotta contro i tumori, articolata in 106 associazioni provinciali e circa 400 ambulatori, la fotografia scattata da Eurispes lascia intendere che, nonostante le iniziative e i trattamenti proposti, i risultati non possono dirsi soddisfacenti.

La maggioranza delle strutture (64% del totale) ha un numero di assistiti che non supera i 50 pazienti. La presa in carico di un numero di pazienti più consistente (51-100, 101-200, oltre 200) interessa complessivamente solo 23 strutture (36% del totale)”.

Per quanto riguarda i metodi proposti dalle strutture, “quasi tutti i Centri Antifumo e le LILT che hanno risposto al questionario adottano terapie farmacologiche a contrasto della dipendenza. Parallelamente a questo tipo di terapia farmacologica, la maggior parte dei Centri prevede un lavoro mirato sull’individuo, andando a modificare quelle che sono le abitudini e la routine attraverso counseling psico-educativo o con “comportamentisti professionisti”“.

Purtroppo, il percorso di follow up con il paziente è molto spesso assente, per mancanza di personale e fondi, e pertanto il successo di questi trattamenti non è rilevabile: “di conseguenza, il paziente o interrompe la terapia o ricomincia a fumare”.

E per quanto riguarda la possibilità di usare i prodotti alternativi all’interno di queste strutture?

Meno della metà degli intervistati ha manifestato una netta contrarietà all’utilizzo dei prodotti innovativi senza combustione; la maggioranza dei rispondenti si divide tra coloro che sono favorevoli, coloro che sono favorevoli ma, in concreto, non consigliano l’utilizzo di tali prodotti e, infine, coloro che sono possibilisti” denotando quindi quanto ancora sia nebuloso il tema delle nuove strategie di riduzione del rischio basate sui prodotti senza combustione”.

UK: Accantonato il divieto di fumo ai nati dopo il 2009

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Il disegno di legge di Rishi Sunak, il Primo Ministro inglese che ha ieri annunciato elezioni anticipate al 4 di Luglio, sarà messo da parte. Come ricorderete, infatti, poche settimane fa il leader britannico aveva annunciato un divieto di fumo a tutti i nati dopo il 2009 che aveva suscitato l’interesse della stampa mondiale. Oggi però pare non ci sia più abbastanza tempo per approvare la legge prima che il Parlamento si chiuda.

Sunak dice di restare comunque impegnato a creare una “generazione senza fumo” ed è probabile che il divieto figuri come manifesto elettorale.

Il Labour ha anche detto che introdurrà il divieto se vincerà le elezioni. In un aggiornamento ai parlamentari, il leader della Camera dei Comuni Penny Mordaunt non ha elencato il disegno di legge nell’attività attualmente prevista per aver luogo prima di venerdì. Ha aggiunto che le discussioni su quali altri conti da risparmiare sono “in corso” e la sua controparte laburista Lucy Powell ha detto che il disegno di legge è “a rischio”.

Secondo il piano del governo, l’aumento dell’età non dovrebbe iniziare prima del 2027 ma mancano solo due giorni all’approvazione della legislazione che deve ancora iniziare il suo percorso attraverso la Camera dei Lord.

Sunak ha sottolineato il divieto di fumo nel suo discorso di annuncio delle elezioni di mercoledì, in un segnale che figurerebbe nel manifesto elettorale dei Tory. Ha detto: “Faremo in modo che la prossima generazione cresca senza fumo”.

Global Action to End Smoking: nuovo approccio all’harm reduction 

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global action to end smoking

L’evento lancio della nuova Global Action to End Smoking, ex Foundation for a Smoke-Free World, ha acceso i riflettori sul nuovo corso della fondazione americana, che punta sul ridefinire l’approccio alle strategie di riduzione del danno, incentrandole sull’esperienza del fumatore e su nuovi progetti di ricerca

La Foundation for a Smoke-Free World cambia volto, presentandosi per la prima volta durante un evento di lancio a Washington lunedì 13 maggio: la nuova Global Action to End Smoking snellisce il proprio programma, implementando le linee guida con nuovi programmi a sostegno di ricerca ed educazione.

Il rebranding della Fondazione americana crea le fondamenta per nuove attività a supporto della strategie di riduzione del danno, attraverso un approccio olistico e multisettoriale che metta al primo posto l’esperienza del fumatore o del consumatore di tabacco, troppo spesso stigmatizzato o lasciato da parte. 

L’obiettivo di Global Action to End Smoking è quello di riuscire a integrare le lezioni apprese dalle comunità che si dedicano alla ricerca e alla diffusione di informazioni scientifiche nel campo della riduzione del danno da fumo, relazionandole alla visione del fumatore e all’ambiente socio-economico in cui si muove, con un focus specifico sulle comunità emarginate e ai paesi a basso e medio reddito.

Tra le novità che si inseriscono in questa nuova dimensione, la creazione di un programma dedicato alla cessazione da fumo: il programma Cessation Education mira a diffondere informazioni olistiche e basate su evidenze scientifiche agli attori più importanti nel campo della sanità pubblica, compresi gli operatori sanitari e i consumatori, in particolare le persone che attualmente fumano e hanno il bisogno più urgente di smettere. 

La prima sovvenzione di questo progetto viene affidata a Urban Institute: gli esperti studieranno il disturbo da uso di tabacco e la dipendenza dalla nicotina tra gli individui a basso reddito in tutti i 50 stati degli Stati Uniti e nel Distretto di Columbia. Questo lavoro colmerà una lacuna nella ricerca sull’equità relativa all’erogazione efficace dei trattamenti per smettere di fumare e fornirà soluzioni tangibili progettate per ridurre i tassi di fumo e migliorare la salute pubblica per i più bisognosi.

L’evento di lancio di Global Action to End Smoking è stato anche l’occasione per un dibattito sulle prospettive future della riduzione del danno e l’approccio ai dispostivi a  rischio modificato: al panel hanno partecipato Cliff Douglas, presidente e CEO di Global Action to End Smoking; il dottor Leighton Ku, Direttore del Health Policy Research Center presso il  Milken Institute of Public Health, George Washington University, e il dottor Anthony Salandy, Senior Director of Development and Business Strategy presso National Harm Reduction Coalition.

La riduzione del danno è un approccio che può ridurre i tassi di overdose nel paese” spiega il dottor Salandy “Molto spesso pero l’harm reduciton non si focalizza sulla cessazione da fumo. Le strategie sulle quali si fondano gli interventi di riduzione del danno possano certamente inglobare la smoking cessation, a patto che mettano al centro l’individuo”.

Uno dei problemi più urgenti da indirizzare riguarda quello delle disparità sociali” aggiunge il dottor Ku “com’é possibile che le persone possano modificare abitudini non salutari se non possono avere accesso alle stesse categorie di trattamenti e farmaci?”.

Considerando che le politiche sanitarie hanno bisogno di tempo per attuare i cambiamenti necessari, secondo il CEO Cliff Douglas, è necessario porre il focus su alcuni aspetti fondamentali, tra cui la necessità di una distinzione tra i prodotti del tabacco, diversi per scopo e uso, e il fornire l’autonomia necessaria ai consumatori per attuare scelte consapevoli per la propria salute.

L’evento completo a questo link:

Fitoterapia: un aiuto naturale per chi vuole smettere di fumare

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fitoterapia

Oggi esistono diversi dispositivi e tecniche che aiutano a liberarti dalla dipendenza delle sigarette, ma ce n’è una che forse non tutti conoscono, la fitoterapia, che prevede l’uso di piante medicinali per contrastare il nervosismo causato dall’astinenza dal fumo e per ripulire l’organismo dalla nicotina. 

Quali sono, quindi, questi rimedi naturali?

A tal proposito, medici esperti in fitoterapia affermano che tisane a base di valeriana, tiglio e passiflora, da sorseggiare durante il giorno, sono utili per ridurre quel senso di ansia e stress provocato dall’astinenza da fumo. 

Le stesse proprietà tranquillanti e sedative sono state riscontrate anche in piante come il kava kava, la melissa e l’escolzia, che possono essere quindi ingerite per diminuire agitazione, irrequietezza e irritabilità, le quali insorgono nel momento in cui decidi di dire stop alle sigarette.

Un altro importante rimedio naturale utilizzato in fitoterapia è il cosiddetto iperico (o erba di San Giovanni) che, come dimostrato da uno studio condotto dal National Cancer Institute americano, può essere assunto sotto forma di infuso: grazie ai suoi principi attivi, che favoriscono il rilassamento e attivano i centri del piacere, si possono contrastare i sintomi indotti dall’astinenza da nicotina. 

Menzione a parte merita la citisina, oggetto della ricerca della dottoressa Sara Trussardo, premiata al XV Congresso nazionale SITAB (Società italiana di Tabaccologia) a Napoli. Sostanza ricavata dalla pianta Citisus Laburnum e scoperta dai soldati russi durante la Seconda guerra mondiale, la citisina agisce come antagonista della nicotina, ingannando i suoi recettori e mitigando gli effetti dell’astinenza dalle sigarette. La ricerca della farmacologa ha coinvolto 120 fumatori e, a distanza di un anno, è stato dimostrato che in quasi il 47% dei partecipanti il desiderio compulsivo di ricorrere alle sigarette si era ridotto significativamente.

Le piante per spezzare l’abitudine

La fitoterapia può essere considerata anche un’ottima tecnica per spezzare quell’abitudine generata dal gesto di fumare. In particolare, con bastoncini di liquirizia o tavolette di equiseto avrai mani e bocca impegnate come quando fumi.

Fitoterapia: le piante per combattere i danni del fumo sull’organismo

Oltre ad agire a livello neuro-psicologico, esistono alcune piante che possono essere usate per combattere i danni provocati dal fumo.

Come ben sappiamo, infatti, il vizio del fumo causa problemi gravi all’organismo e soprattutto ai polmoni che si infiammano generando spesso malattie come asma, insufficienza respiratoria e bronchite cronica. Due rimedi naturali contro l’infiammazione e i danni polmonari provocati dal fumo sono la barberina, una molecola naturale presente all’interno di molte piante come l’idraste e il biancospino, e la tintura madre di carpino che, in particolare, libera i polmoni dal catarro riducendo quella tosse che, generalmente, si manifesta al mattino.

Oltre agli effetti dannosi sui polmoni, il fumo è anche uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo e la progressione di malattie al fegato e ai reni. In questo caso la linfa di vetula verrucosa e la tintura madre di cynaria possono essere usate per disintossicarsi.

Per concludere, se invece vogliamo fare qualcosa per i danni alla pelle provocati dal fumo, potremmo usare la fumaria, che agisce cercando di ridurre l’invecchiamento e l’ingiallimento della pelle, migliorando la circolazione a livello cutaneo.

Fumatori con diabete: un aiuto dalle terapie comportamentali

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diabete

Per i pazienti affetti da diabete, il fumo di sigaretta aggrava il decorso patologico della malattia e raddoppia le possibilità di incorrere in eventi cardiovascolari dannosi per la salute. Eppure smettere non è mai facile: le terapie comportamentali possono aumentare le probabilità di successo, ma quali sono le più efficaci?

Il diabete è una patologia che affligge oltre 400 milioni di persone nel mondo, comportando un cambiamento radicale nello stile di vita dei pazienti che ne soffrono. Purtroppo, tra i fattori di rischio modificabili che più influiscono sul decorso della malattia, il fumo rappresenta un ostacolo difficile da oltrepassare: i componenti sprigionati dalla combustione della sigaretta, infatti, non solo rappresentano un fattore di rischio per il pre-diabete e diabete mellito, ma ne complicano il decorso e impediscono un’auto-medicazione efficace.

Ma ad oggi, come si può aiutare chi fuma e al contempo soffre di diabete?

Purtroppo, non è semplice intervenire in questa specifica categoria di pazienti. Il diabete può scatenare stress, ansia o depressione a causa della modifica dello stile di vita dei pazienti. E il fumo, per molti, rappresenta una maniera di gestire questa condizione.

Come per tutti i fumatori, le terapie comportamentali, e l’eventuale combinazione con una terapia farmacologica sostituiva, potrebbero avere effetti positivi. Ma la letteratura scientifica in merito non è chiara, lasciando aperto un ampio campo di indagine.

Visto l’efficacia delle terapie comportamentali, a volte abbinate a interventi farmacologici, un gruppo di ricercatori ha voluto valutare quale fosse lo stato dell’arte della ricerca su questi approcci tra i pazienti fumatori affetti da diabete che desiderano smettere e quali interventi and oggi possono garantire una maggiore chance di successo. Sono state quindi valutate le 5 tipologie di intervento più conosciute.

I risultati sono stati inclusi nella review “Behavioural therapy for people with diabetes who smoke: a scoping review, pubblicata su Journal of  Primary Care and Community Health : ad oggi, emerge chiaramente come i pazienti che soffrono di diabete non siano oggetto di trattamenti mirati e che ci sia ampio spazio per progressi. Sembra, infatti, che terapie più strutturate e intensive possano giovare ai pazienti diabetici nel dire addio al fumo di sigaretta, mentre ancora poco si sa della possibile interazione tra le terapie comportamentali e quelle farmacologiche sostitutive della nicotina.

La review si è concentrata sull’analizzare le terapie comportamentali più importanti per i percorsi di cessazione, ovvero il metodo delle 5A, la terapia cognitivo-comportamentale, il colloquio motivazionale, la gestione della contingenza, l’health coaching e il counselling. Su un totale di 1615 studi analizzati sia nella struttura che nei risultati, è emerso che solo 8 rientravano perfettamente nel campo di indagine (3 per il metodo delle 5A, 4 per quello dell’intervista motivazionale e 1 per il counselling). Un gap che dimostra come un certo numero di interventi psicologici, in particolare gli interventi cognitivo comportamentali, che hanno dimostrato di essere efficaci nel supportare la cessazione del fumo nella popolazione e nella gestione delle malattie croniche, non sono ancora stati studiati in relazione alle persone che vivono con il diabete.

Per aumentare le probabilità di successo per i pazienti affetti da diabete che desiderano smettere di fumare, sono necessari interventi strutturati e intensivi, basati su evidenze scientifiche all’avanguardia risultato di studi mitologicamente rilevanti, e che siano costruiti intorno ai bisogni della persona e di tutti coloro che la assistano, compresi interventi educativi e formativi sia ai caregiver che agli assistenti sanitari. 

In conclusione, come dichiarato dal prof. Pasquale Caponnetto, ricercatore di psicologia clinica presso la Sezione di Psicologia del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Catania: “Per aumentare la probabilità di successo delle persone affette da diabete che desiderano smettere di fumare, sono necessari interventi strutturati e intensivi, basati su evidenze scientifiche all’avanguardia, derivanti da studi con una metodologia studiata e standardizzata e costruiti attorno alle esigenze dell’individuo e di tutti coloro che lo assistono, compresi interventi educativi e formativi sia per i caregiver informali che per gli operatori sanitari. E questo studio dimostra ancora una volta che, al di là degli strumenti utilizzati per aiutare le persone a smettere di fumare, il supporto psicologico aumenta sempre le possibilità di smettere di fumare“.

Le ricerche future devono inoltre valutare l’approccio combinato delle terapie comportamentali e delle terapie sostitutive della nicotina: i pochi studi inseriti a riguardo, non davano risultati chiari in merito all’uso combinato di entrambi gli approcci, sottolineando la necessità di investire in questa settore di ricerca.

Royal College of Physicians: prove solide di riduzione del danno per le ecig

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Royal College of Physicians ecig

Il Royal College of Physicians ha valutato i risultati disponibili sull’uso delle ecig, dagli effetti sulla salute fino al problema dello svapo giovanile, pubblicando un report con oltre 50 raccomandazioni che ha concluso che le ecig rappresentano un valido aiuto per smettere di fumare, a fronte di un danno minore, ma che molto si deve ancora fare per ridurre l’appeal sui più giovani e sui non-fumatori e per minimizzarne l’impatto ambientale

Il Royal College of Physicians ha appena pubblicato una review sulle sigarette elettroniche, valutandone l’efficacia e le possibilità che esse rappresentano nel ridurre il danno e le disparità causate dall’uso del tabacco.

I risultati vengono sintetizzati in oltre 50 raccomandazioni, che indagano i trend sull’uso del tabacco combusto e dei prodotti  per lo svapo, i diversi effetti sulla salute delle persone che fumano, svapano o non fanno nessun uso di tabacco, i dilemmi di etica legati all’uso delle ecig, il danno ambientale e il ruolo dell’industria nella diffusione e regolamentazione delle sigarette elettroniche.

Il report del Royal College of Physicians conclude che :

  • Rispetto al report pubblicato nel 2016, le prove dell’efficacia delle sigarette elettroniche come ausilio per smettere di fumare sono diventate molto più solide.
  • L’uso delle sigarette elettroniche da parte dei giovani e dei non fumatori è aumentato considerevolmente negli ultimi anni.
  • Sono necessarie misure correttive immediate per frenare il vaping giovanile senza compromettere l’uso da parte dei fumatori adulti come ausilio per smettere di fumare.
  • Il governo dovrebbe commissionare una serie di aggiornamenti periodici sulle prove sull’uso e sugli effetti dei prodotti nicotinici per guidare la politica.

In merito all’efficacia delle sigarette elettroniche come strumento di cessazione, i ricercatori sottolineano come le ecig dovrebbero essere consigliate come metodo efficace per tutti coloro che cercano di smettere di fumare, insistendo soprattutto su quei gruppi della popolazione che potrebbero trarne maggiori vantaggi, come i pazienti affetti da disturbi mentali o in condizioni economico-sociali svantaggiose.

Per quanti riguarda i possibili effetti collaterali per la salute derivanti dall’uso dei prodotti per il vaping, è stata effettuata una revisione dei biomarcatori di esposizione e dei danni derivanti dalle sigarette elettroniche, analizzando i risultati pubblicati tra il 2021 e il 2023 e confrontando i dati sulle persone che svapano, quelle che fumano, gli utilizzatori duali e coloro che invece non usano nessuno dei due strumenti. 

Nonostante per molti dei biomarcatori analizzati sono stati riscontrati livelli di sostanze nocive più basse negli svapatori rispetto ai fumatori, i ricercatori concludono che sia necessario creare una standard di ricerca più efficace, con metodologie di studio uniformate sul metodo di valutazione del danno e sulla rilevazione di specifici biomarcatori, per poter trarre conclusioni veritiere. Sono necessari studi con campioni più vasti sia su svapatori con una pregressa storia di fumo alle spalle, sia su svapatori che non hanno mai fumato.

Per quanto riguarda uno degli argomenti più caldi del momento, ovvero la possibilità che l’avvento delle sigarette elettroniche possa portare a un aumento del loro consumo tra persone che non hanno mai fumato e soprattutto tra i più giovani, il report del Royal College of Physicians insiste che si debba trovare un giusto bilanciamento tra l’impedire che queste categorie possano accedere al vaping, ma allo stesso tempo non demonizzare tali prodotti agli occhi di coloro che invece poi li utilizzano per smettere di fumare.

Inoltre, bisogna informare adeguatamente le persone sui danni del fumo e dello svapo, insistendo però sul concetto di danno relativo minore causato dalle sigarette elettroniche e impedendo che chi non riesce o non vuole smettere venga convinto a non passare a dispositivi meno dannosi.

Per quanto riguarda la dipendenza giovanile nello specifico, i ricercatori del Royal College of Physicians concludono che si dovrebbe incentivare l’introduzione di pacchetti privi di qualsiasi attrattiva, di diminuire il numero di aromi presenti sul mercato, e di introdurre avvertimenti e indicazioni sul brand all’interno dei punti vendita.

Eventuali strategie di tassazione e regolazione del prezzo, dovrebbero agire sulla possibilità di acquisto dei prodotti meno costosi e più attraenti per i giovani, lasciando però a un prezzo più accessibile quei prodotti maggiormente usati dai fumatori e da chi desidera smettere, come ad esempio i prodotti ricaricabili.

Si propone inoltre di aumentare il prezzo tramite l’introduzione di una tassa di consumo e un prezzo minimo unitario, vietando gli acquisti multipli ma assicurandosi che rimangano un’opzione meno costosa per gli adulti che li utilizzano per smettere di fumare e limitando i materiali promozionali in punto vendita e la visibilità del prodotto, e limitando la promozione sui social media.

Infine, per quanto riguarda il ruolo dell’industria del tabacco, il report si auspica che vengano introdotte regolamentazioni stringenti che impediscano a queste grosse realtà internazionali, che traggono profitto dalla vendita del tabacco, di non giocare un ruolo nello sviluppo delle politiche nazionali.

CoEHAR, UNICT: non è dimostrato collegamento tra svapo e insufficienza cardiaca

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Coehar svapo e insufficienza cardiaca

I numerosi studi condotti nel campo della riduzione del danno da fumo hanno riscontrato interesse da ogni parte del globo. L’eccellenza e l’indipendenza dei nostri ricercatori, l’attenzione a metodologie e conclusioni ed il forte impatto scientifico nella comunità internazionale ci consentono oggi di garantire l’autorevolezza dei nostri studi su ogni ambito di ricerca”  così il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, introduce l’ultimo dei numerosi meeting internazionali che si stanno svolgendo a Catania in queste settimane per la formulazione di nuovi ed importanti progetti di ricerca sulla riduzione del danno da fumo

Non a caso, grazie ai risultati di una recente revisione sistematica condotta nell’ambito del progetto “In Silico Science”, coordinato dalla dott.ssa Renée O’Leary, la ricercatrice canadese appartenente al CoEHAR, è stato dimostrato che le sigarette elettroniche non aumentano i rischi cardiovascolari. 

Rispondendo alle notizie che circolano in merito ad uno studio condotto dall’American College of Cardiology, che ha ipotizzato dei collegamenti tra ‘svapo’ ed insufficienza cardiaca, il prof. Riccardo Polosa ha spiegato

In primo luogo, questa notizia di rilevanza mondiale deriva da un riassunto presentato a una conferenza, e non da un articolo sottoposto a revisione peer-review. Nessuno ha potuto visionare i dettagli dello studio, il che rende la sua diffusione alla stampa non solo poco etica, ma anche cinica, sebbene tale pratica sia tipica delle organizzazioni sanitarie americane durante conferenze sponsorizzate dalle aziende farmaceutiche. Il comunicato stampa afferma: “Uno studio associa l’uso delle sigarette elettroniche a un maggior rischio di insufficienza cardiaca“.

Gli autori si sono presi notevoli libertà, affermando o insinuando che l’associazione rilevata sia di natura causale. Tuttavia, il loro stesso comunicato stampa ammette limiti importanti:

<<Sebbene il disegno osservazionale prospettico dello studio permetta di supporre un nesso di causalità’, non consente di determinare con certezza una relazione causale tra l’uso di sigarette elettroniche e l’insufficienza cardiaca>>.
 

Il disegno dello studio permette di speculare sulle possibili cause dell’associazione, ma non di stabilire un chiaro nesso di causalità.

Quando uno studio si basa sull’ “uso nel passato” delle sigarette elettroniche come variabile di esposizione, dovremmo essere particolarmente cauti. Inoltre, il paradosso e’ che quando si prende in considerazione l’ “uso corrente” delle sigarette elettroniche, l’associazione scompare completamente. Mi aspetterei l’esatto contrario.


Altro punto fondamentale: la maggior parte dei partecipanti erano ex-fumatori. Questo rende estremamente difficile distinguere l’effetto dello svapo da quello del fumo.

Pertanto, le spiegazioni più plausibili per questi risultati includono:

  • Un adeguamento incompleto per altri fattori di stile di vita (es. dieta, alcol, esercizio fisico, ecc.) che potrebbero essere correlati allo svapo.
  • Un adeguamento insufficiente per la loro storia di fumo (che non è una variabile semplice sì/no) e che potrebbe interagire con lo svapo in modo molto complesso.
  • Un adeguamento incompleto per altri fattori di rischio (es. grado di ipertensione, obesita’, presenza di diabete) che potrebbero essere correlati al rischio di insufficienza cardiaca.
  • Una causalita’ inversa, in cui la persona inizia a svapare per ridurre rischi per la salute reali o percepiti.
  • Gli autori sostengono di “aggiustare per il fumo ecc. ecc.” ma, in pratica, non dispongono delle informazioni necessarie per farlo adeguatamente.

A meno che non riescano a eliminare queste possibili spiegazioni, e al momento non possono, gli autori non dovrebbero nemmeno cominciare a parlare di nesso di causalità. Questi atteggiamenti poco seri minano la credibilità’ della comunità’ scientifica e spaventano inutilmente la popolazione.

UK, si del Parlamento sul Tobacco and Vapes Bill

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parlamento uk vaping

Il Parlamento inglese vota a favore del divieto generazionale di Rishi Sunak: vietata la vendita dei prodotti del tabacco ai nati dopo il 2009

Fonte: comunicato World Vapers Alliance

Il parlamento inglese ha votato a favore del Tobacco and Vapes Bill, che vieterà la vendita di tabacco a chiunque abbia meno di 15 anni.

Il disegno di legge implica che chiunque nato dopo il 2009, non potrà acquistare sigarette o prodotti a base di tabacco senza combustione. Il Parlamento ha anche espresso parare positivo su eventuali restrizioni sugli aromi delle sigarette elettroniche e sull’imballaggio dei prodotti.

Sebbene l’intenzione di contrastare la crescente epidemia di fumo tra la popolazione sia lodevole, il divieto sui prodotti privi di combustione sta sollevando preoccupazioni. È dimostrato che questi prodotti sono molto meno dannosi delle sigarette: insieme alle sigarette elettroniche, ai vari aromi e ad altri prodotti contenenti nicotina, come le bustine, sono stati cruciali nell’aiutare milioni di fumatori a smettere. Il disegno di legge sta creando un pericoloso precedente di disparità nella legislazione nei diversi gruppi sociali e rischia di essere applicato ad altri prodotti meno dannosi che sono stati cruciali nel combattere il fumo”, ha dichiarato Michael Landl, direttore della World Vapers Alliance.

Chiediamo ai membri del Parlamento che hanno votato a favore del disegno di legge di riconsiderare il loro voto. Approvare un tale disegno di legge comporta molte conseguenze non intenzionali come l’espansione del mercato nero delle sigarette o delle sigarette elettroniche e dei loro aromi e la possibilità di spingere i giovani verso il fumo”, ha aggiunto Landl.

Ci sono alcuni esempi in cui i legislatori hanno cercato di implementare divieti generazionali che non hanno avuto successo, come in Bhutan dove il divieto generazionale ha portato a una enorme crescita del mercato nero e ha dovuto essere alla fine revocato. Non mettiamo a rischio la salute della popolazione britannica e concentriamoci su approcci educativi e basati sul rischio“, ha concluso Landl.