domenica, Gennaio 12, 2025
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Le ciliegie, la frutta che ci aiuta a smettere di fumare

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È tempo di ciliegie, un frutto che appartiene alla famiglia delle Rosacee, con innumerevoli proprietà per la nostra salute.

Di origine asiatica, sin dal VII secolo A.C. si è diffusa in Grecia e poi in Italia. I romani la chiamarono “Cerasus” il nome che porta ancora oggi. Se ne coltivano diverse varietà come le tenerine, amarene, visciole e in Sicilia le ciliegie dell’Etna DOP,  Durone, oltre la Mastrantonio, dal colore rosso brillante e bassa acidità.  

Il fumatore ha una particolare necessità di vitamina C per contenere l’effetto ossidante del fumo, la frutta, come le ciliegie, lo aiuta anche ad avere una dieta in grado di bilanciare gli effetti dell’aumento di peso nel processo di cessation.

25-30 ciliegie al giorno a digiuno ci permettono di perdere kili poiché soddisfano la voglia di dolce avendo poche calorie, con un’azione drenante di fegato e depurazione del sangue, aiutando il nostro organismo nelle difese immunitarie.

Sono dissetanti, e aiutano chi soffre di stipsi. Contengono antocianine, sostanza che aiuta i radicali liberi con un’azione protettiva sulla salute delle cellule incrementando il processo anti tumorale, la frutta, infatti, abbassa il rischio di avere un cancro al polmone, la malattia strettamente correlata alle sigarette.

Antocianine è quel pigmento rosso blu, tipico nelle ciliegie che si confermano alla base dell’alimentazione dei fumatori, poiché ripuliscono le arterie dalle tossine del fumo.

Depurative,  disintossicanti, diuretiche e antireumatiche. Le ciliegie, inoltre, racchiudono la melatonina l’ormone che regola il ciclo sonno veglia, importante fattore in chi decide di smettere di fumare, donando una qualità di vita migliore. Dentro le ciliegie troviamo acido folico, calcio, potassio, magnesio, fosforo e flavonoidi.

Un frutto apprezzato in tutto il mondo per forma, sapore e ingredienti che in modo naturale ci aiutano a vivere meglio. 

Covid-19 ed ecig: studio USA prova la non correlazione

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La comunità scientifica che, durante quest’anno, ha dibattuto molto sulla correlazione tra fumo e Covid-19, si è esposta con diversi studi anche sulla possibile correlazione tra l’uso di sigarette elettroniche e infezione SARS-CoV-2.

A fare ulteriore chiarezza ci pensa uno studio americano pubblicato su SAGE Journal: “Electronic Cigarette Use Is Not Associated with COVID-19 Diagnosis”. Da questo studio, durato quasi un anno, si evince che i fumatori di sigarette elettroniche non sono più esposti al virus Covid-19.

Lo scopo di questo studio è stato testare l’ipotesi se l’uso di sigarette elettroniche fosse associato a un rischio maggiore di contrarre il COVID-19. A sottoporsi allo studio i pazienti che durante l’anno 2019/2020 hanno cercato cure mediche presso la Mayo Clinic di Rochester, negli Stati Uniti.

Soggetti di studio

A partire dal 15 settembre 2019, i pazienti che si sono sottoposti allo screening di routine dello studio, appartenevano alla categoria dei fumatori e degli svapatori. Durante ogni visita medica di routine, il paziente è stato interrogato sull’uso presente o passato di sigarette elettroniche durante gli ultimi 30 giorni.

Dal 15 settembre 2019 al 30 novembre 2020, i pazienti che si sono sottoposti allo studio hanno rappresentato un totale di quasi 70 mila di età superiore ai 12 anni, tra di loro fumatori e svapatori. Lo studio si è basato sul periodo di osservazione, mentre i medici registravano il possibile uso attuale o passato delle ecig. L’età media dei soggetti di studio era di 51,5 anni e per più della metà, il 62,1%, era composto da donne. L’11,1% era un fumatore o uno svapatore e il 5,1% è risultato positivo al Sars-cov-2.


Conclusioni dello studio

Considerato lo scarso numero di prove sull’associazione ecig e COVID-19, si evince dallo studio americano che i fumatori che utilizzano solo la sigaretta elettronica non hanno una maggiore possibilità di contrarre il virus e che dunque non rischiano maggiormente. Questo dato viene sicuramente confermato anche dagli studi che sono stati condotti durante l’anno 2020, quando in piena pandemia, i fumatori duali (sigarette convenzionali ed elettroniche) rischiavano a metà tra i due gruppi.

In conclusione, lo studio ha messo in evidenza come l’uso di ecig non sembri aumentare la predisposizione all’infezione da SARS-CoV-2. Questo risultato suggerisce l’ipotesi che qualsiasi effetto di fumo di sigaretta convenzionale sulla suscettibilità e predisposizione al virus non sia mediato dalla nicotina. Il futuro lavoro dei ricercatori della Mayo Clinic di Rochester, dovrebbe continuare a fare chiarezza sul vaping e, nello specifico, di come l’uso della sigaretta elettronica potrebbe moderare i risultati del COVID-19.

Negli scorsi mesi anche il CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania, ha valutato se le particelle emesse durante lo svapo possano aumentare il rischio di contagio da coronavirus.

Studiare e comprendere quali sia il ruolo delle diverse attività respiratorie nella trasmissione del virus, è di fondamentale importanza per migliorare le strategie dirette al contrasto della diffusione dell’infezione e per informare correttamente la popolazione”, ha spiegato il prof. Riccardo Polosa, autore dello studio.

Leggi anche: Che ruolo ha la nicotina nella possibilità di contrarre il Covid-19?

Global Burden of Disease 2019: gap regolamentativi da colmare

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global burden of disease 2019

Negli ultimi 30 anni, le morti connesse al fumo di sigaretta sono più di 200 milioni. Un numero esorbitante che, dagli anni 90 ad oggi, ha posto la piaga del tabagismo sotto i riflettori delle politiche sanitarie e regolamentative di molti paesi. 

Oltre all’evidente costo sociale del tabagismo, con effetti diretti sulla salute e sull’ambiente, il fumo di sigarette ha rappresentato dagli anni ’90 una spesa non indifferente per i sistemi sanitari mondiali, che supera il trilione di dollari. 

Nello studio Spatial, temporal, and demographic patterns in prevalence of smoking tobacco use and attributable disease burden in 204 countries and territories, 1990–2019” pubblicato sulla rivista The Lancet, si sono incrociati i dati del Global Burden of Disease del 2019 con quelli del 2015, tracciando l’andamento delle epidemia tabagica negli ultimi trent’anni.

Sebbene molto sia stato fatto, e sebbene l’ampliamento della politiche di controllo le tabacco abbia avuto un impatto significativo riducendo la prevalenza del fumo sia tra gli uomini (27.5%) sia tra le donne (37.7%), l’aumento della popolazione mondiale ha innalzato il numero di fumatori.

Globalmente, nel 2019, l’uso di tabacco è responsabile di circa 7.69 milioni di morti e rappresenta il fattore di rischio di morte principale per gli uomini (20.2%). Sul totale di oltre 7 milioni di morti, circa 6.6 milioni avvengono tra i fumatori attuali.

LO STUDIO

I dati ottenuti da questionari e analisi nazionali sui tassi di fumo e sulle politiche di cessazione di 204 paesi sono stati selezionati e analizzati per comprendere l’evoluzione del fenomeno tabagico dal 1990 al 2019.

Oltre 3625 questionari nazionali sono stati presi in considerazione: l’86% dei paesi (171 su 200) considerati ha avuto almeno cinque questionari relativi al consumo di tabacco dal 1980 al 2019, mentre il 71% ha dati che coprono un arco temporale limitato, dal 2015 ad oggi. I criteri considerati nello studio riguardano, tra glia altri, età,sesso, distribuzione gegografica e completano quelli relativi alle abitudini di fumo tra l popolazione (come quantità di sigarette fumate, status di fumatori).

RISULTATI

Ad oggi, si stima ci siano oltre 1.4 miliardi di fumatori nel mondo. Valutando l’uso di tabacco tra uomini e donne di età maggiore di 15 anni, l’incidenza è del 32.7% tra i maschi e del 6.62% tra le femmine. 

Il tasso di incidenza del fumo tra il sesso maschile ha superato il 20% in oltre 151 paesi e in 42 paesi per le donne.

A sorprendere, e preoccupare, l’aumento del tasso di fumatrici donne, sopratutto in Serbia, Cile, Croazia, Bulgaria e Grecia. Mentre per gli uomini di età superiore ai 15 ani, si osservano tassi di fumo elevati in Indonesia, Armenia, Giordania e Georgia.

Questi dati rappresentano purtroppo un nostro insuccesso” commenta Giovanni Li Volti, Direttore del CoEHAR “A causa dell’aumento demografico mondiale, aumenta il numero di fumatori globali. Anche se, parallelamente, va osservato che il numero di persone che smettono di fumare fortunatamente sta aumentando. Da una parte, i dati sono legati a una mancanza da parte di molti governi di norme severe per la regolamentazione sul tabacco. Dall’altra, esiste una scarsa campagna di informazione e prevenzione tra la popolazione.

Credo che si dovrebbe fare chiarezza e parlare con chi si occupa di comunicare i dati relativi alla dipendenza tabagica per capire come riportare in maniera efficace i dati e i risultati della ricerca, per aumentare il grado di consapevolezza su uno stile di vita che causa di milioni di morti”.

Il primato negativo, però, spetta a 10 paesi che presentano tra i più alti tassi di fumo tra popolazione osservati: Cina, India, Indonesia, USA, Russia, Bangladesh, Giappone, Turchia, Vietnam e Filippine.

Dal 1990, si osserva una diminuzione del fumo tra gli uomini in 135 paesi (66%), mentre tra le donne osserviamo un dato significativo solo in 68 paesi (33%). La diminuzione più importante si è manifestata in Brasile, dove i tassi sono scesi di oltre il 70% sia per gli uomini che per le donne.

Nel 2019, si contano oltre 8 milioni di morti attribuibili al fumo. Il fumo è responsabile di circa il 20.2% di tutte le morti tra gli uomini e del 5.8% tra le donne. 

Le politiche di controllo del tabacco hanno ridotto la prevalenza del fumo del 27.5% per il sesso maschile e del 37.7% per quello femminile.

COME INVERTIRE LA ROTTA?

Innanzitutto, prima di analizzare le possibili soluzioni, bisogna osservare che, negli ultimi 30 anni, è aumentata la popolazione globale, il che influisce anche sulle percentuali di fumatori. 

Dall’altro lato, pero, è necessario che le politiche di prevenzione e di sensibilizzazione, procedano di apri passo con le scelte e le strategie di salute pubblica dli paesi, garantendo non solo l’accesso ai trattamenti sanitari ma anche ad alternative che possano efficacemente contrastare il fumo di sigaretta.

A livello mondiale, il calo del fumo tra i pesi più sviluppati è stato compensato dall’aumento nei paesi in via di sviluppo, come l’India o i paesi africani” ci spiega Costanza Nicolosi, esperta di regolamentazione “Esistono gap regolamentativi in molti paesi, che vanno di pari passo con gap nella percezione dei danni del fumo: le sigarette vengono ancora viste come rito di passaggio per i giovani e la dannosità di questa scelta non viene compresa. Trovo allarmante che i tassi di fumo tra le donne siano aumentati.

La tassazione da sola non può fare miracoli. Contro comportamenti socioculturali di queso tipo, fortemente addictive, ci devono essere misure più efficaci, che agiscano sulle prevenzione, laddove possibile, e sul sostegno ai fumatori che non riescono a smettere. La tassazione, come viene provato anche in teorie puramente economiche,  alla lunga comporta effetti controproducenti”.

“Ben: Respira”, il documentario sulla vita di un ex fumatore firmato Amazon Prime Video

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“Respira. Continuavo a ripetermelo in testa ma il corpo non ascoltava, come se si fosse scordato un atto così semplice ma vitale: respirare”.

Così scrive Benjamin Mascolo che annuncia l’uscita del documentario in arrivo su Amazon Prime Video e che parlerà della storia della sua vita, intitolato “Ben: Respira”. Una bellissima notizia che i fan apprendono direttamente dal profilo Instagram del cantante emiliano, ex membro del famoso duo musicale Benji & Fede.

“A 7 anni dal ricovero in ospedale eccomi qui a tentare quello che i dottori definirono impossibile: tornare a correre più forte di prima e tagliare il traguardo della mia prima maratona. Questi 42 interminabili chilometri saranno anche una metafora che mi permetterà di farvi entrare nella mia vita in un viaggio tra amore, famiglia, amicizia, musica, successi e insicurezze”.

La storia di Benj, oggi ventisettenne, è la storia di un ex fumatore che sei anni fa a causa di uno stile di vita sbagliato e il troppo fumo di sigaretta, finì per due interminabili settimane intubato in terapia intensiva con una rara malattia chiamata istiocitosi polmonare. All’epoca ventunenne e allarmato dalle dichiarazione dei medici di non poter praticare sport mai più, decise di cambiare totalmente stile di vita, iniziando con lo smettere definitamente di fumare.

“Sfidate voi stessi, i vostri limiti, le vostre abitudini e nessun altro. Solo così raggiungerete i risultati più importanti”. Un messaggio così forte e profondo può arrivare solo da una persona che ha vissuto qualcosa di sconvolgente. 

Ben: Respira, il docu-film che non vediamo l’ora di vedere, porterà gli spettatori in un lungo viaggio attraverso la vita di Benji, partendo dall’esperienza traumatica della malattia di un giovane ragazzo e scoprendo le ambizioni e la sua determinazione e forza di volontà che lo hanno portato oggi ad essere un vincente nella lotta contro il tabagismo.

Report ETHRA: si smette di fumare grazie ai prodotti a rischio ridotto

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ethra report 2020

Smettere di fumare grazie ai prodotti a rischio ridotto è ormai un dato di fatto per molti fumatori europei: questo ciò che emerge dal report dell’ETHRA, l’associazione europea che si occupa di sensibilizzare la popolazione sulle alternative più sicure al tabagismo.

Dire addio alla sigaretta diventa l’inizio di un percorso dove il focus è sia il risultato sia l’attenzione maggiore verso la propria salute: in questo scenario, i prodotti a rischio ridotto riscuotono sempre maggior successo.

Dal questionario dell’ETHRA, uno tra i più estesi sul consumo di prodotti a base di nicotina emerge come, in Europa, stia crescendo sempre di più la consapevolezza che esistono alternative più sicure e salutari che possono efficacemente aiutare chi vuole smettere di fumare.

Lanciato online negli ultimi mesi del 2020, il questionario ha visto la partecipazione di oltre 35.000 tra fumatori, ex fumatori e utilizzatori di prodotti alternativi come sigarette elettroniche, snus e prodotti a tabacco riscaldato.

Oltre 27.000 partecipanti al questionario hanno completamente smesso di fumare. Tra coloro che fumavano, l’83.5% degli svapatori e il 73.7% degli utilizzatori di snus hanno smesso completamente.

Il report dimostra che il costo ridotto rispetto al fumo tradizionale, la disponibilità di diversi aromi e dei prodotti e il ridotto impatto in termini di salute  sono le motivazioni che spingono i fumatori ad approcciarsi a questi strumenti.

Purtroppo, tra chi utilizza nicotina, la sigaretta è ancora molto diffusa: più del 67%  dei fumatori attuali che hanno risposto al questionario vogliono smettere, ma sono molti gli ostacoli che incontrano nel loro cammino.

Tra gli ostacoli principali, l’impossibilità di accedere a dispositivi a rischio ridotto. Il divieto di vendita di snus in Europa, ad eccezione della Svezia, ad esempio, rappresenta una di queste barriere: il 31% dei fumatori sarebbe interessato a provarlo se fosse legale.

Il 24.3% di quelli che fumano e vogliono smettere riportano come deterrente il prezzo elevato dei prodotti a rischio ridotto. Percentuale che sale al 44.% in quei paesi dove la tassazione sui prodotti del vaping è elevata (Estonia, Finlandia e Portogallo).

Sulla base dei risultati, l’ETHRA si auspica che molte delle politiche restrittive, delle tassazioni elevate, dei limiti sulle concentrazioni di nicotina nei liquidi da svapo possano essere riviste, alla luce di questo trend positivo che vede chi vuole smettere sempre più consapevole che esistono alternative più sicure che possono fare la differenza tra successo e insuccesso nei percorsi di cessazione.

PUNTI CHIAVE DEL REPORT:

  • Tra gli ex fumatori, il 73.7% di chi usa snuss e l’83.5% degli svapatori ha smesso di fumare
  • L’harm reduction è la ragione principale per chi ha usa snus (75%) o svapa (93%). A seguire, la seconda motivazione è rappresentata dallo smettere di fumare per il 60% di chi usa snus e 90% degli svapatori
  • Più del 31% degli attuali fumatori proverebbe lo snus se fosse legalmente accessibile in Europa
  • Più del 67% dei fumatori vorrebbe smettere di fumare. Circa il 24.3% dei fumatori europei è scoraggiato dai prezzi elevati delle alternative a rischio ridotto. Percentuale che sale al 34.5% nei 12 paesi EU con una tassazione sul vaping e al 44.7% nei tre paesi con tasse sul vaping alte (Finlandia, Portogallo ed Estonia)
  • In Finlandia ed Estonia, a causa delle tasse sul vaping, e in Ungheria, a causa del monopolio statale, molti persone trovano difficile smettere di fumare e ricorrono all’acquisto di prodotti alternativi al fumo sul mercato nero o all’estero. In questi tre paesi solo il 45% degli svapatori usa una fonte locale per comprare i liquidi, rispetto al 92.8% degli svapatori nei paesi senza tassazione sul vaping
  • Per gli utilizzatori duali, la tassazione elevata rappresenta un ostacolo alla cessazione. Nei 12 paesi che hanno una tassa sul vaping, la percentuale di duali che non riescono a  passare all’uso esclusivo dei dispositivi elettronici è del 28.1%, contro il 8.6% di duali nei 16 paesi senza accise sullo svapo
  • 2/3 degli svapatori (65.9%) utilizza liquidi con una concentrazione di nicotina sotto i 6 mg/ml. Un trend in larga parte dovuto alle limitazioni sulle concentrazioni a livello europeo. Se il limite di concentrazione fosse alzato, il 24% degli svapatori dichiara che consumerebbe meno liquidi e il 30.3% di svapatori e fumatori pensa che smetterebbe completamente
  • Se il limite dell’acquisto di un flacone da 10 ml venisse abolito, l’87% degli svapatori acquisterebbe bottiglie più grandi per abbattere i costi e l’89% li acquisterebbe per ridurre il consumo di plastica. Solo il 35.5% dichiara che continuerebbe a comprare i soliti flaconi e aggiungere la nicotina per conto proprio
  • Se l’Europa applicasse una tassa sui liquidi da svapo, oltre il 60% degli utenti cercherebbe fonti alternative non tassate
  • Se gli aromi venissero aboliti, oltre il 71% degli svapatori cercherebbe delle alternative
  • La stragrande maggioranza degli svapatori supporta l’accesso pubblico ai database dell’UE sui prodotti da svapo: 83% per gli ingredienti dei liquidi, 56% sulle caratteristiche dei circuiti integrati

Sigarette elettroniche: Umberto Roccatti rieletto Presidente di Anafe Confindustria

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Roma, 1 ott. (askanews) - L`assemblea generale di Ieva - Independent European Vape Alliance - nel corso dell`assemblea generale tenutasi ieri a Bruxelles ha nominato Vicepresidente Umberto Roccatti, attuale Presidente di Anafe Confindustria, l`Associazione Nazionale Produttori Fumo Elettronico. Ieva rappresenta in ambito comunitario le imprese attive nel settore del vaping, dai produttori ai distributori fino ai rivenditori al dettaglio. L`associazione ha l`obiettivo di sostenere e tutelare gli interessi del settore presso le istituzioni e gli stakeholder dell`Unione Europea, con un particolare focus sulle azioni di promozione della cultura del rischio ridotto, strategia di tutela della salute per quei fumatori adulti di sigarette tradizionali che non riescono o non vogliono smettere di fumare. La nomina di Roccatti ai vertici di Ieva testimonia come, anche in ambito internazionale, venga apprezzato e condiviso l`approccio di Anafe, soprattutto nel dialogo istituzionale, e come sia di preminente importanza il mercato italiano, che nel corso degli anni è diventato un punto di riferimento anche sotto il profilo regolatorio per tutta l`Unione europea. "Sono davvero lieto di poter rappresentare il settore del fumo elettronico a livello europeo e di poter contribuire a promuovere proposte che da un lato tutelino i consumatori e dall`altro favoriscano lo sviluppo di prodotti a rischio ridotto. Inoltre, in questa mia nuova veste, porterò con me tutta l`esperienza che Anafe ha maturato a livello nazionale negli ultimi anni nonché i punti di forza della normativa italiana, che oggi può essere definita all`avanguardia sia da un punto di vista fiscale sia per la regolazione del mercato", ha commentato con entusiasmo Roccatti, che poi ha aggiunto: "Nei prossimi ossimi mesi si scriverà la nuova direttiva Europea che ridefinirà la normativa relativa alle sigarette elettroniche e ai liquidi da inalazione. È dunque importantissimo per Ieva, di cui Anafe è membro fondatore, intervenire e confrontarsi con gli attori istituzionali europei affinché possa essere definito un nuovo e migliore quadro legislativo in cui operare, che possa auspicabilmente guardare all`esperienza regolatoria italiana come punto di riferimento"

Sigarette elettroniche, Umberto Roccatti rieletto Presidente di Anafe Confindustria

Nel Direttivo Giorgetti (Vaporart), Mazzoletti (Juul Labs), Esposito (Vapeitalia) e Cirincione (TNT Vape)

Roma, 14 giugno 2021. L’assemblea generale di ANAFE – l’Associazione Nazionale Produttori Fumo Elettronico aderente a Confindustria – ha riconfermato Umberto Roccatti Presidente per il prossimo triennio. Un segnale di continuità con quanto fatto finora dall’AD di Puff che comincia il suo secondo mandato con obiettivi precisi, in particolare in ambito salute, proseguendo nell’azione di persuasione per il riconoscimento del principio del rischio ridotto delle sigarette elettroniche da parte della comunità medico-scientifica e degli stakeholder istituzionali. Proprio su questo tema, l’Associazione, insieme a Liaf (Lega Italiana Anti Fumo) ha recentemente lanciato una petizione su Change.org in cui si chiede al Ministero della Salute italiano di farsi portavoce a livello europeo di promuovere un’analisi comparata tra gli effetti sanitari dello svapo e quelli delle tradizionali sigarette, con l’obiettivo di superare l’attuale approccio di massima precauzione e di fornire informazioni chiare e complete ai consumatori europei.

Sul piano fiscale, invece, ANAFE continuerà a lavorare con l’obiettivo di un ribilanciamento dell’imposizione fiscale, aumentata in piena pandemia con l’ultima legge di bilancio, raggiungendo proporzioni insostenibili per il mercato. “È paradossale, oltre che irragionevole, che il nostro sia stato l’unico settore ad aver subito un innalzamento di tasse che tocca livelli che arrivano fino al +300%. Si tratta di un carico fiscale assolutamente non sostenibile dalle piccole e medie imprese del comparto e che rischia di eliminare dal mercato internazionale un segmento di eccellenza e qualità del Made in Italy” – ha commentato Roccatti. Sul piano degli impegni internazionali, prosegue Roccatti, “continueremo ad adottare un dialogo aperto, ma risoluto con le istituzioni nazionali ed Europee in vista degli importanti appuntamenti dei prossimi mesi che avranno un impatto significativo sul settore. Penso in particolare alla decisione del Consiglio europeo sulla TED (Tobacco Excise Directive), all’avvio del processo di revisione della TPD (Tobacco Products Directive) e alla cd. COP9, la Conferenza delle parti della Convenzione quadro per il controllo del tabacco (Fctc) dell’Organizzazione mondiale di sanità. Infine, tra gli obiettivi associativi, permane un’attenzione particolare alla filiera, per garantire insieme alla neocostituita Anafe Retail (il progetto nato per supportare e valorizzare i negozi di rivendita di sigarette elettroniche e liquidi da inalazione), massima garanzia degli operatori economici di settore e la tutela dei consumatori finali.

Ricerca USA: ” gli studi non replicabili hanno maggiori probabilità di essere pubblicati su riviste scientifiche”

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Gli studi che non possono essere replicati e con scarsa attendibilità scientifica sono citati 153 volte in più rispetto ad altri grazie ai loro contenuti accattivanti per i media. Questi i sorprendenti risultati di un nuovo studio della Rady School of Management dell’Università della California di San Diego.

Lo studio afferma inoltre che i documenti con risultati non verificati da altre ricerche hanno un’influenza maggiore nel tempo.

Gli autori Marta Serra-Garcia, Professore di Economia e management alla Rady School e Uri Gneezy, professore di economia comportamentale affermano: “Sappiamo che gli esperti possono prevedere quali documenti verranno replicati. Quindi ci chiediamo perché queste ricerche non replicabili vengono accettate per la pubblicazione?

Se i risultati più eclatanti sono quelli più interessanti per i media e piattaforme social come Twitter, sempre alla ricerca di nuovi contenuti, questo comunque non li rende maggiormente veri o affidabili“, ha aggiunto il prof. Gneezy.

La riproducibilità dei risultati sperimentali è una parte essenziale del metodo scientifico. Molte teorie, seppur significative, non vengono validate dalla comunità internazionale a causa dell’assenza di replicazione dei risultati.

Sempre secondo lo studio californiano, le ragioni alla base di questa tendenza potrebbero essere la pressione esercitata su giornali e giornalisti nel pubblicare risultati interessanti, situazione che si ripercuote anche per gli accademici in cerca di fondi e prestigio.

Come suggeriscono i ricercatori citando il libro di S. Richie, Science Fictions: How Fraud, Bias, Negligence, and Hype Undermine the Search for Truth, alla base potrebbe esserci anche un compromesso da parte del team di revisione delle riviste scientifiche, “sotto pressione per ricevere sovvenzioni e favorire certe pubblicazioni”.

Quando si tratta di Tobacco Harm Reduction, la pubblicazione su riviste prestigiose di articoli scientifici con alla base dati empirici errati influisce sulla buona scienza e sull’affidabilità delle ricerche, con un impatto reale sulla vita di milioni di fumatori.

La confusione e le informazioni contrastanti sui rischi per la salute dei prodotti a rischio ridotto sono le cause principali dell’irragionevole pregiudizio da parte dei governi e delle fondazioni filantropiche.

Affidarsi allo “scandalo”, guidati da giornali che utilizzano titoli esagerati e imprecisi riguardo le loro scoperte nell’ambito della Riduzione del Fumo da Tabacco, è un atto criminale nei confronti di centinaia di milioni di fumatori che cercano di smettere per salvare le loro vite.

Le istituzioni pubbliche, sia a livello nazionale che internazionale, insistono nel distorcere il rapporto rischio/beneficio delle sigarette elettroniche e delle relative alternative senza combustione alle sigarette convenzionali”- ha sottolineato il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del Centro di Eccellenza per l’Accelerazione of Harm Reduction (CoEHAR) nonchè lo scienziato più prolifico al mondo nel campo delle sigarette elettroniche.”

Prof. Riccardo Polosa fondatore del CoEHAR

Un problema che può essere facilmente risolto stabilendo solidi protocolli di ricerca che imitano le normali condizioni d’uso, e reti internazionali collaborative che condividono progetti di ricerca utilizzando gli stessi protocolli . Quando risultati identici sono riprodotti in modo coerente da differenti laboratori che utilizzano lo stesso protocollo, non si avrà nessun dubbio sulla qualità di tale ricerca. Questo è ciò di cui il mondo ha bisogno in questo momento” ha aggiunto lo scienziato catanese.

Per questo il Centro di Eccellenza per l’Accelerazione della Riduzione del Danno da Fumo (CoEHAR) dell’Università di Catania ha posto l’innovazione, la ricerca peer-review, e la globalizzazione delle idee sulla THR al centro delle sue azioni.

All’interno del consorzio CoEHAR, il progetto REPLICA intende replicare le ricerche più rilevanti disponibili a livello internazionale sulle sigarette elettroniche e fornire alla comunità scientifica studi basati su dati solidi e affidabili. Grazie a una rete di cinque laboratori accademici in Indonesia, Oman, Russia, Serbia, Grecia e Stati Uniti, il CoEHAR agisce da hub che coordina la ricerca sul campo.

Prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR e capo progetto Replica

Stiamo assistendo a una crisi della Replicazione degli studi scientifici perché questo tipo di ricerche non sono molto comuni. Non attraggono finanziamenti e non vi è ritorno in termini di prestigio per gli scienziati che svolgono la ricerca. Inoltre, gli studi di replicazione sono molto difficili da realizzare, soprattutto in termini di coordinamento dei protocolli e di armonizzazione della ricerca effettuata” ha affermato il Prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR e capo progetto di REPLICA.

Come progetto REPLICA, il nostro obiettivo principale è confermare o confutare gli studi prodotti dai laboratori delle industrie del tabacco che potrebbero avere pregiudizi o conflitti di interesse nei confronti delle sigarette elettroniche. Quindi forniamo – oltre ai nostri risultati – i dati grezzi delle nostre ricerche alla comunità scientifica internazionale al fine di condividere e migliorare le nostre conoscenze comuni su questo campo

Il Centro di Eccellenza per l’Accelerazione della Riduzione del Danno (CoEHAR) dell’Università degli Studi di Catania è da anni in prima linea per frenare la diffusione delle fake news, in particolare per quanto riguarda i dati scientifici disponibili sull’efficacia delle sigarette elettroniche come strumento per smettere di fumare.

Come per la crisi degli studi sulla replicazione, gli scienziati impegnati nella Riduzione del Danno da fumo soffrono di mancanza di comunicazione. L’intera comunità di scienziati dovrebbe uscire dalla loro torre d’avorio e iniziare a discutere i propri risultati con la società. Stiamo perdendo la battaglia contro il fumo da sigaretta perchè non riusciamo a spiegare le nostre ricerche” ha sottolineato Li Volti.

I ricercatori del CoEHAR si preparano per l’edizione 2021 del Global Forum of Nicotine

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Global Forum of Nicotine 2021

Il Global Forum of Nicotine, la conferenza internazionale sui prodotti a rischio ridotto giunta alla sua ottava edizione, si terrà a Liverpool il 17 e 18 giugno 2021.

Come ogni anno, il GFN sarà l’evento più importante per studiosi, ricercatori e scienziati che si occupano di strategie di riduzione del danno: la conferenza rappresenta un’opportunità imprescindibile per confrontarsi e presentare i risultati delle proprie ricerche, alimentando un sano dibattito sulle prospettive delle alternative al fumo di sigaretta.

Quest’anno, la formula dell’evento sarà mista: accanto a un programma in presenza al Crowne Plaza Hotel di Liverpool, i partecipanti potranno seguire l’evento da casa, interagendo durante le apposite sessioni di Q&A. 

Per privilegiare e favorire l’interattività dell’evento, quest’anno i poster che solitamente venivano mostrati durante la conferenza sono stati sostituiti da presentazioni e video interviste della durata di cinque minuti, i cosiddetti GFN Five, in modo da permettere anche a chi non presente di dare il proprio apporto tal conferenza.

I ricercatori del Coehar hanno accettato di mettersi in gioco, sottoponendosi a veloci interviste per presentare, in meno di cinque minuti, i risultati delle proprie ricerche.

Il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, ha presentato i dati dello studio su pazienti fumatori affetti da BPCO, la broncopneumopatia cronico ostruttiva: l’innovativa ricerca ha voluto studiare gli effetti delle sigarette elettriche su pazienti che non volevano o non riuscivano a smettere fai fumare. I risultati hanno dimostrato un miglioramento sostanziale delle esacerbazioni della malattia e della qualità della vita generale.

Il Direttore del CoEHAR Giovani Li Volti, project leader del progetto Replica, e Massimo Caruso, co-project leader dello stesso progetto, hanno offerto una visione a 360° sui primi importanti traguardi ottenuti dal progetto di ricerca, già premiati alla conferenza internazionale dell’SRNT.

Intervistato anche il Professor Pasquale Caponnetto, con una presentazione sul trial clinico GENESIS, un’innovativo studio che valuterà l’effetto dei dispositivi a rischio ridotto su pazienti schizofrenici.

Al seguente link, il programma dell’evento.

Il caso San Francisco: divieto di liquidi per i minori

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san francisco

Quando si vogliono proteggere i minori vietando la vendita di prodotti come i liquidi per le sigarette elettroniche può anche accadere che il numero dei minori che inizia a fumare aumenti. Questo quanto accaduto con il caso di San Francisco.

Nel 2018, la stragrande maggioranza dei residenti della città vota per vietare la vendita di liquidi per sigarette elettroniche. A gennaio 2019, quando il divieto entra in vigore, anche i rivenditori si allineano alla decisione della comunità.

All’epoca, importanti organizzazioni di Sanità Pubblica hanno apprezzato il risultato. Secondo la dott.ssa Melissa Welch portavoce dell’American Heart Association, che per prima ha esortato gli elettori ad approvare il divieto, questo era il primo passo verso la fine della vendita di tabacco agli adolescenti.

Contro tutte le previsioni l’azione repressiva ha invece peggiorato – piuttosto che migliorare – la situazione.

Un nuovo studio pubblicato su JAMA Pediatrics ha rivelato come San Francisco sia diventata la prima città degli Stati Uniti a vietare la vendita di tutte le sigarette elettroniche ed ha, allo stesso tempo, aumentato le probabilità di fumare per gli studenti delle scuole superiori, rispetto agli altri distretti scolastici.

Abigail S. Friedman del Dipartimento di politica e management sanitario presso la Scuola di Salute Pubblica dell’Università di Yale e autrice dello studio, ha affermato che per questi individui così come per gli aspiranti vapers con preferenze simili, vietare gli aromi significherebbe privarli di scegliere lo svapo rispetto al fumo.

Oggi, stando ai principi sui quali si basa l’Harm Reduction, sappiamo quanto sia letale il fumo di sigaretta convenzionale. Solo negli Stati Uniti, l’uso di tabacco combustibile è responsabile di circa 480.000 decessi all’anno.

Il Royal College of Physicians del Regno Unito ha stimato che i danni delle sigarette elettroniche difficilmente superano il 5% di quelli associati al fumo convenzionale, e potrebbero essere sostanzialmente inferiori a questa cifra.

“Se il divieto di vendere liquidi e privare gli adolescenti dell’uso di prodotti alternativi come le sigarette elettroniche ha sicuramente uno scopo preventivo verso i giovani- ha dichiarato la dott.ssa Sheila Vakharia, vicedirettore del Dipartimento di ricerca e impegno accademico per la Drug Policy Alliance (DPA)- passare da una normativa flessibile ad una maggiormente rigorosa preclude drammaticamente l’accesso a tutte le categorie di persone che prima ne usufruivano”.

A San Francisco i giovani passano al fumo perché con il divieto totale non vi è più la possibilità di utilizzare le sigarette elettroniche.

Nessuna persona ragionevole incoraggerebbe gli adolescenti che non fumano sigarette convenzionali a provare lo svapo. Ma per quelli che hanno già iniziato a fumare, questa è sicuramente una soluzione meno dannosa.