domenica, Gennaio 12, 2025
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Ricerca CoEHAR tra gli studi di riferimento in Kazakistan per le Politiche di riduzione da danno da fumo

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Lo studio CoEHAR è il primo al mondo a descrivere gli effetti a lungo termine dell’uso quotidiano delle sigarette elettroniche sulla salute dei pazienti con BPCO.

Secondo l’OMS, la BPCO (Broncopneumopatia cronica ostruttiva) nel 2019 è stata la terza causa di morte dopo le malattie coronariche e l’ictus. Tra le cause principali, il fumo da sigaretta.

In Kazakistan, secondo le statistiche ufficiali, l’incidenza della BPCO è di 360-500 casi ogni 100mila abitanti. Tuttavia, nel biennio 2013-2015, è stato condotto uno studio epidemiologico indipendente sulle malattie respiratorie croniche ostruttive CORE (Chronic Obstructive Respiratory Diseases) che ha dimostrato come i casi di BPCO nel paese siano 17 volte superiore ai dati ufficiali e potrebbero raggiungere gli 1,5 milioni di casi.

Una delle scoperte più importanti dello studio del Centro di Ricerca catanese è stata che l’incidenza della BPCO è stata gradualmente ridotta di circa il 40% in chi ha smesso o diminuito in modo significativo il numero di sigarette convenzionali fumate dopo il passaggio alle sigarette riscaldate.

Sono stati infatti osservati miglioramenti costanti nella salute generale e nell’attività fisica in pazienti con BPCO che hanno ridotto significativamente il loro consumo giornaliero di sigarette grazie al passaggio alle sigarette elettroniche.

Ecco perchè la ricerca condotta dal Prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, apre nuovi scenari di politiche sanitarie e di Riduzione da danno da fumo nell’ex-repubblica sovietica

Nonostante la dimensione del campione relativamente piccolo, i risultati di questo studio suggeriscono come l’uso a lungo termine dei sistemi di tabacco riscaldato non rappresenta un problema di salute significativo per i pazienti con BPCO. Sebbene questa sia la prima volta che uno studio del genere viene effettuato, i risultati sono sorprendenti” ha affermato il Prof. Polosa.

La conclusione è coerente con la nostra conoscenza della composizione chimica del fumo di tabacco e della patogenesi della BPCO negli ultimi 30-40 anni. Siamo convinti che la sostituzione delle sigarette tradizionali con fonti non combustibili di nicotina e, in particolare, con i sistemi di riscaldamento del tabacco, porterà a miglioramenti significativi” ha poi aggiunto.

Commentando lo studio degli scienziati italiani Bakhyt Tumenova– a capo della Fondazione kazaka Aman-Saulyk impegnata da anni nella promozione di politiche sanitarie e di protezione sociale nel paese– ha sottolineato l’importanza di questo studio per implementare una politica di sostituzione delle sigarette convenzionali con le Ecig e come questo possa inaugurare un nuovo approccio nella prevenzione delle malattie tabacco-correlate tra i fumatori in Kazakistan.

I prodotti a base di tabacco causano una serie di malattie, tra cui il cancro ai polmoni e la BPCO, che possono causare gravi danni alla salute. Quando si utilizza il tabacco tradizionale, il fumatore assorbe non solo la nicotina, ma anche circa 6-8 mila diversi composti chimici che si formano durante il fumo, inclusi più di 100 composti molto pericolosi per la salute.

Questo studio ha confermato ancora una volta che la principale causa di danni ai polmoni negli esseri umani è il fumo di tabacco che si forma durante la combustione. Lo studio italiano ha inoltre dimostrato come i pazienti che sono passati ai sistemi di tabacco riscaldato nonostante abbiano continuato ad assorbire nicotina abbiano migliorato significativamente il decorso della malattia” ha sottolineato la Tumenova.

Tobacco Tax Equity Act: il fallimento della prospettiva USA

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Recentemente approdata al vaglio della Commissione del Senato americano, il “Tobacco Tax Equity Act of 2021” rappresenta l’ennesima iniziativa americana istituita con la motivazione pretestuosa di “salvare le future generazioni dallo spettro della dipendenza tabagica”.

L’iniziativa democratica, capeggiata del senatore Dick Durbin, propone un disegno di legge per aumentare l’aliquota fiscale sulle sigarette, fissandola a uno stesso livello per tutti i prodotti dell’industria del tabacco, sigarette elettroniche incluse.

Avevamo già trattato di una precedente decisione statunitense di istituire un nuovo e complesso sistema di approvazione per la produzione e la commercializzazione di tutti i prodotti contenenti tabacco.

Il nuovo iter da presentare all’FDA ha semplicemente aumentato la disparità tra i colossi dell’industria del tabacco, più avvezzi e con più mezzi disposizione per presentare una domanda efficace, e i piccolo produttori indipendenti di prodotti per il vaping.

La nuova proposta di introdurre un ulteriore scoglio per il mondo dei dispositivi elettronici, questa volta sotto forma di tassa, sembra ignorare completamente i risultati e le evidenze scientifiche che dimostrano, anche negli stessi Stati Uniti, l’efficacia delle sigarette elettroniche nei percorsi di smoking cessation.

Oltre al chiaro intento economico di aumentare le entrate federali, la legge vuole tutelare i più giovani dalle tattiche di adescamento del mondo del tabacco. Certo che, nel corso della storia, tuti gli esempi di proibizionismo non hanno fatto altro che aumentare l’appeal nel confronti di un qualcosa di “vietato”, incentivando la produzione sottobanco e la contraffazione.

Esempio ben noto, la polmonite da svapo che due anni fa negli USA aveva causato diversi morti, dovuta all’utilizzo di liquidi contraffatti e venduti sul mercato nero.

Tassazioni più elevate e leggi cavillose impediscono che prodotti molto più controllati e regolamentati possano affacciarsi sul mercato, favorendo quindi il monopolio dei grandi attori della produzione del tabacco.

L’atteggiamento oscurantista che aleggia sui dispositivi elettronici, che impedisce la diffusione di una corretta informazione scientifica in materia, invia un segnale sbagliato ai fumatori, i quali non si approcceranno dispositivi meno dannosi, ma continueranno a fumare, alimentando un vizio le cui conseguenze sulla salute sono note.

Ma quali sono le motivazioni alla base del dibattito americano sulla chiusura legislativa nei confronti dei prodotti a rischio ridotto?

Abbiamo cercato di chiarire gli aspetti della vicenda con Patricia Kovacevic, Global Legal and Regulatory Strategist.

Lawyer, global regulatory expert

Patricia, come si configura questa nuova iniziativa americana?

Negli USA ci sono state iniziative recenti per discutere la possibilità di introdurre una nuova tassa federale sui prodotti del vaping, e aumentare così anche le tasse esistenti sulle sigarette, oltre a recenti annunci da parte dell’FDA di raggiungere uno standard di produzione per le sigarette al mentolo.

I senatori democratici che hanno introdotto il cosiddetto “Tobacco Tax Equity Act of 2021” hanno invocato, così come da previsioni, la sicurezza dei bambini americani, insieme a maggiori introiti federali. La spesa eccessiva autorizzata dalla nuova amministrazione deve essere compensata con alcune entrate.

Secondo la mia opinione, non ci sarà un supporto sufficiente per questa iniziativa e, inoltre, tassare un prodotto con un profilo di rischio significativamente ridotto in un modo che suggerisca che lo stesso prodotto comporti un rischio per la salute significativo è una forma di intervento governativo sul mercato che manda il messaggio sbagliato ai fumatori, e li rimanda al fumo.

Ci sono molte forme di disinformazione e una di queste è la disinformazione per omissione. Non discutere onestamente e in maniere aperta i potenziali benefici per la salute pubblica di passare dalle sigarette a prodotti chiaramente meno dannosi, significa che le autorità, quelle di salute pubblica in particolare, stanno deludendo i propri cittadini, in qualunque nazione questo avvenga.

Qual è il focus di questi interventi?

Continua a sorprendere tutti noi impegnati nell settore dell’harm reduction come il focus di questi interventi non sia l’indirizzare i fumatori verso opzioni realistiche, immediate, meno dannose e raggiungere obiettivi che davvero siano utili e migliorano la qualità della vita dei fumatori, ma scegliere azioni remote e forse inapplicabili basate essenzialmente sul loro impatto mediatico. 

Ci sono così tante azioni immediate che le agenzie governative possono intraprendere, per incominciare, per fornire informazioni complete, accurate e non fuorvianti che rappresentino il quadro completo e consentano ai consumatori di prendere decisioni informate e riguadagnare la fiducia nei loro governi, ora più che mai. Fiducia che è stata recentemente erosa da misure discriminatorie e soggettive che hanno ripercussioni su tutto il pianeta.

Ricordiamoci che ci vuole molto tempo per ottenere la fiducia e una sola decisione sbagliata per perderla.

No Tobacco Day 2021: a Catania l’evento per i medici italiani

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Torna, come ogni anno ma di nuovo in presenza, l’evento promosso dal CoEHAR dell’Università degli Studi di Catania in occasione del World No Tobacco Day. L’appuntamento è per Lunedì 31 Maggio 2021 dalle ore 9.30 alle 13.30 presso il Policlinico Vittorio Emanuele di Catania (comparto 8, aula conferenze) per un convegno formativo che sarà visibile anche dalla piattaforma zoom e dai nostri canali social in diretta streaming.

Per l’edizione 2021 il titolo del convegno è “Covid e Fumo: strategie innovative per ridurre i danni correlati al fumo, un momento di riflessione che sarà occasione anche per informare e formare gli operatori sanitari italiani sulle strategie e gli strumenti utili per smettere di fumare.

Si può partecipare al convegno sia online, sia in presenza iscrivendosi dalla piattaforma ECMpa, con la possibilità di richiedere i crediti necessari per la formazione e l’aggiornamento su alcune tematiche specifiche in ambito sanitario.

Un evento speciale che vedrà la partecipazione anche del giornalista de “Le Iene” Matteo Viviani, impegnato in una lunga intervista con il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR.

L’edizione 2021 del No Tobacco Day del CoEHAR è realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Catania, il Centro per la Prevenzione e Cura al Tabagismo del Policlinico Vittorio Emanuele e, naturalmente come sempre, con Lega Italiana Anti Fumo e LIAF Magazine che racconterà in diretta tutti i contenuti del convegno con interviste a approfondimenti.

Tra gli speaker del convegno, gli scienziati più noti del Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da Fumo. Tra loro cardiologi, epidemiologi, oncologi, oculisti, dentisti, farmacologi, diabetologi, informatici e avvocati, tutti pronti ad affrontare il tema della riduzione del danno da ogni ambito di ricerca analizzato.

Interventi già confermati:

  • Sindaco della Città Metropolitana di Catania, Salvo Pogliese
  • Direttore Generale AOU Policlinico “G.Rodolico-S.Marco”, Gaetano Sirna
  • Presidente dell’Ordine dei Farmacisti , Giovanni Puglisi
  • Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurgi e Odontoiatri, Ignazio La Mantia
  • Presidente UNICEF Italia, Carmela Pace
  • Responsabile dell’U.O. Formazione e Aggiornamento AOU Policlinico “G. Rodolico – San Marco”, Angelo Gambera

INTRODURRANNO I LAVORI

  • Fondatore CoEHAR, Riccardo Polosa
  • Direttore CoEHAR, Giovanni Li Volti
  • Presidente LIAF Lega Italiana Anti Fumo, Ezio Campagna

Matteo Viviani, giornalista de “Le Iene” intervista il prof. Riccardo Polosa

INTERVENTI

  • Aldo Calogero – Strategie per ridurre i danni sulla salute sessuale legati al fumo 
  • Davide Capodanno – Fumo e malattie cardiovascolari
  • Antonio Longo – Patologie oculistiche e fumo
  • Filippo Caraci – Effetti neurobiologici e farmacologici della nicotina
  • Gaetano Bertino – Policlinico Smoke Free (le nuove frontiere)
  • Giancarlo Ferro – Regolamentazione italiana sul vaping
  • Margherita Ferrante – Tossicologia del fumo e dello svapo 
  • Nando Rapisarda – Policy aziendali per far smettere di fumare nei luoghi di lavoro
  • Nello Cimino – Vie urinarie e patologie correlate al fumo
  • Pasquale Caponnetto – Incentivi e motivazioni psicologiche per far smettere di fumare
  • Eugenio Pedullà – Smile Study: gli strumenti utili a ridurre i danni da fumo sulla salute dentale 
  • Gaetano Isola  Gli effetti del danno da fumo sulla salute orale
  • Sebastiano Battiato – Innovazioni tecnologiche per la smoking cessation 
  • Venera Tomaselli – Troina, il case study sul contenimento della pandemia 

Per iscriverti all’evento clicca qui: http://formazione.csmct.it/EcmPA/

FDA statunitense: le ECIG salveranno 400mila vite entro 2052

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Un recente studio americano finanziato dalla U.S Food and Drugs Administration (FDA) e dal National Cancer Institute (NCI) ha dimostrato come i prodotti alternativi alle sigarette aiuteranno a salvare circa 400 mila vite entro il 2052.

E’ un dato di fatto, dal 1964 ad oggi l’incidenza del fumo da tabacco negli Stati Uniti è diminuita tra la popolazione statunitense di oltre il 50% grazie alle politiche di controllo del tabacco e – in particolare- grazie all’aumento delle tasse sulle sigarette, le politiche anti-fumo, le campagne mediatiche contro il tabacco e le restrizioni all’accesso da parte dei giovani.

Tuttavia, potrebbe non bastare. Lo studio della FDA mostra come i modelli di simulazione utilizzati- nonostante indichino una diminuzione costante nell’incidenza del fumo attraverso le politiche attuali- sottolineano come questa prevalenza del tabagismo non scenderà al di sotto del 10% per almeno altri due decenni.

Situazione che però potrebbe modificarsi drasticamente, grazie all’impatto benefico dei prodotti alternativi alle sigarette convenzionali.

Lo studio ha infatti comparato, tramite simulazione, differenti scenari in cui si prendevano in considerazione un lasso di tempo in cui non vi era la diffusione di prodotti alternativi con un altro intervallo in cui questi dispositivi si sono diffusi maggiormente.

Incidenza dei prodotti alternativi alle sigarette convenzionali sui fumatori di sesso maschile a partire dal 2012

In particolare è stato preso in esame il periodo 1993–2012, prima che l’uso di prodotti alternativi diventasse comune, per poi compararlo con il periodo 2012-2018 al fine di valutare l’efficacia di tali dispositivi con la prevalenza generale di fumatori nella popolazione generale.

Incidenza dei prodotti alternativi alle sigarette convenzionali sui fumatori di sesso femminile a partire dal 2012

I risultati del modello hanno quindi suggerito che i prodotti alternativi alla sigaretta convenzionale hanno avuto un ruolo importante nel ridurre l’incidenza del fumo, specialmente nelle fasce di età più giovani.

Per il periodo 2012-2018 i ricercatori hanno stimato come che la prevalenza del fumo negli adulti sia diminuita in termini relativi del 9,7% per gli uomini e del 10,7% per le donne con un impatto maggiore localizzato principalmente nel range di età tra i 18-44 anni.

See Through The Symptoms: la campagna per non trascurare le malattie nei non fumatori

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See Through The Symptoms, la nuova campagna lanciata da tre associazioni britanniche con l’obiettivo di sensibilizzare anche i non fumatori, invita i medici a non trascurare malattie come il tumore del polmone.

Lo scopo della campagna è quello di migliorare la capacità dei medici di base di cogliere i segni precoci del carcinoma polmonare nei non fumatori, e spingerli a considerare il cancro ai polmoni come una diagnosi plausibile anche nelle persone che non hanno mai fumato.

Quando si parla di tumore del polmone si intende una patologia – la settima causa più comune di morte nel mondo- strettamente collegata al fumo. L’85% delle persone che ne soffrono è o è stato un accanito fumatore. Ma resta quel 25% di casi tra i non fumatori.

Il messaggio promosso dalla campagna è: “Se chi fuma rischia molto di più, chi non fuma non è a rischio zero”.

Jenny Abbott, presidente di EGFR Positive UK, una delle tre associazioni coinvolte nel progetto, insieme ad ALK Positive UK e alla Ruth Strauss Foundation, ha spiegato al The Guardian: “il carcinoma polmonare nei non fumatori può essere difficile da diagnosticare, ma l’incidenza della malattia nelle persone che non hanno mai fumato è in aumento. Il fatto che tante persone vengano diagnosticate quando la malattia è a uno stadio avanzato indica che la questione è sottovalutata dai medici di base”.

Tra le voci, anche quella di Silvia Novello, docente di Oncologia Medica all’Università di Torino e presidente di Walce, Women Against Lung Cancer in Europe, associazione di pazienti nata 15 anni fa per sensibilizzare e informare le donne e i medici su un tumore, il carcinoma polmonare, senza differenze particolari tra fumatori e non fumatori.

Ma quali sono gli altri fattori di rischio da non sottovalutare?

Sicuramente oltre al fumo di sigaretta il fumo passivo, che spesso e volentieri non viene considerato come causa ma che in realtà ha un effetto devastante sulla salute.

L’invito della campagna britannica See Through The Symptoms sottolinea inoltre come il tumore al polmone non sia una patologia che colpisce solo gli uomini ma anche le donne, è suggerisce di non abbassare mai la guardia.

TikTok e antifumo: quando i social aiutano

tiktok

Sono una piattaforma di svago, di condivisione e di networking. Ma che succede quando i social diventano un luogo dove informarsi e sensibilizzarsi sul tema del fumo?

Ne abbiamo parlato con diversi influencer che trattano il tema del fumo e della prevenzione tra i giovani.

“Dopo un primo periodo dove trattavo vari argomenti, mi sono concentrato sul campo medico con lo scopo di fare informazione scientifica: un’informazione che sia comprensibile a tutte le persone, di ogni estrazione sociale e culturale, così da sfatare miti in ambito medico, rispondendo anche e soprattutto a curiosità che tutti ci siamo domandati almeno una volta nella vita e riportando dati e informazioni corrette sulla realtà scientifica dei fatti”.

Per quanto riguarda il tema del fumo di sigaretta ritengo sia mio dovere come futuro medico sensibilizzare su questo problema troppo sottovalutato soprattutto dai giovani e giovanissimi. Per tale motivo ho deciso di fare vari video che trattassero la tematica del fumo nelle sue varie sfaccettature, dai tipi di dispositivi atti al fumo (sigaretta, sigaro, e-cig e riscaldatori di tabacco) alle patologie che ne possono derivare, passando dagli effetti che le varie sostanze contenute nel fumo comportano sulle varie strutture corporee“.

Federico Previtera, classe 1996, laureando in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Pavia. Il suo profilo TikTok @fedprevitera

“Abbiamo deciso di aprire il progetto Fast Medicine per portare la medicina nella quotidianità del maggior numero di persone possibili, in modo particolare in quella dei più giovani. Ci siamo chiesti quale fosse il modo più innovativo e meno “battuto” per divulgare rapidamente e su larga scala e quindi abbiamo scelto TikTok per la sua popolarità tra i giovanissimi.”

“I pregiudizi erano tanti riguardo questa piattaforma: che posto avrebbero trovato dei video di divulgazione medico-scientifica tra un balletto e l’altro? Poi però ci siamo dovuti ricredere. I ragazzi avevano bisogno di questo tipo di contenuti e noi dovevamo solo convertire il nostro linguaggio, la forma, per renderli adatti a questa piattaforma. La combinazione è stata vincente, e oggi siamo molto fieri di quello che abbiamo creato e della piccola comunità che ci sostiene. Oggi la community dei medici si è allargata su TikTok e siamo felici di farne parte”.

Gabriele e Francesco sono due giovani medici originari di Modena. Il loro canale TikTok è @Fast_medicine

“Sono ormai sei anni che ho smesso di fumare e circa due anni che ho abbandonato anche la sigaretta elettronica. Ho aperto il mio canale su TikTok principalmente perché voglio condividere la mia esperienza e provare a spiegare a quante più persone possibili come sono riuscito a smettere grazie a tre semplici cose: la volontà, un libro e un obiettivo ben fisso in testa“.

Ecco i link ai suoi video su TikTok:

https://vm.tiktok.com/ZMegK3g7p/

https://vm.tiktok.com/ZMegEJmBr/

https://vm.tiktok.com/ZMegKtrUG/

Andrea Sarracino e un ex fumatore. Il suo canale TikTok è @andre.sarracino

I cerotti alla nicotina sono strumenti utili per smettere di fumare?

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cerotti nicotina

La nicotina, sebbene dimostrato non sia causa delle patologie connesse al fumo di sigaretta, è sicuramente causa delle dipendenza tabagica.

Tra i metodi per smettere di fumare, le terapie tradizionali sostitutive della nicotina sono tra quelle più efficaci e consentono di attenuare i sintomi da astinenza, compensando la dose quotidiana di nicotina che viene a mancare non fumando più. 

Tra i vari dispositivi che possono essere acquistati in farmacia senza ricetta, ci sono i cerotti alla nicotina, da utilizzare sempre sotto controllo medico, che ne stabilisce tempi e dosi di somministrazione.

Rispetto ad altre terapie, il cerotto permette il rilascio della nicotina in maniera costante durante tutta la giornata, più lentamente rispetto alle compresse o alle gomme da masticare. Di contro, la necessità di fumare del tabagista non è un desiderio costante: ecco perchè, ormai, i cerotti vengono abbinati ad altri strumenti o terapie.

I cerotti vengono consigliati nei Centri Antifumo? Meglio utilizzarli da soli o insieme ad altre terapie?

Abbiamo intervistato a questo proposito il dott. Fabio Lugoboni, Responsabile Medicina delle Dipendenze dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Verona.

Esistono studi pubblicati in merito all’efficacia dei cerotti alla nicotina nei trattamenti di cessazione?

Certamente. I cerotti sono strumenti, e a volte sono usati come termine di paragone con cui confrontare i trattamenti più recenti, per dimostrarne l’efficacia. 

Quali sono le indicazioni che vengono fornite nei Centri Antifumo sull’uso dei cerotti?

I cerotti vengono consigliati, anche se la letteratura ha cambiato le indicazioni classiche: parliamo infatti di uno strumento over the counter, che viene ottenuto da qualsiasi persona in farmacia senza ricetta. Ormai la letteratura è orientata nel dire che per i fumatori medio-forti, il cerotto da solo non è efficace. Il cerotto da infatti una copertura stabile, simile ad una irrorazione a gocce a goccia, per 24 o 18 ore a seconda della tipologia. Naturalmente il fumatore ha bisogno di un fabbisogno di nicotina diverso durante al giornata: questo fabbisogno di nicotina crea una discrepanza e tante volte si preferisce associare al cerotto degli strumenti che diano nicotina al bisogno, come gli spray orali o le gomme o le pipette.

Dunque un’azione combinata con altri strumenti?

Se ne vogliamo aumentare l’efficacia, si. Anche le linee guida internazionali concordano nell’associare il cerotto ad altri strumenti. Questo comporta però un aumento dei costi: i cerotti costano più o meno come un pacchetto di sigarette al giorno, ma se ci aggiungiamo un ulteriore trattamento,  chiaramente il costo diventa più rilevante. Sappiamo che i fumatori sono molto disponibili a spendere per le sigarette, un po’ meno per curarsi.

Che feedback ci provengono dai fumatori che usano i cerotti?

L’efficacia è discreta. Ci sono strumenti più efficaci, come la vareniclina. Nel nostro centro, il più grosso del Triveneto, è raro che raccomandiamo solo l’uso del cerotto. O usiamo il cerotto combinato con altri strumenti oppure consigliamo vareniclina o citisina, farmaci che agiscono sui recettori della nicotina.  Ci sono persone, però, che hanno usato il cerotto con successo e chiedono che venga reimpiegato. Nel paziente ordinario non è la mia prima scelta.

Attualmente, i fumatori forti che utilizzano il cerotto vengono lasciati fumare per qualche giorno, due o tre circa, per avvicinarsi più gradualmente al momento di abbandono totale della sigaretta. 

C’è anche un problema connesso al tipo di cerotto: alcuni cerotti vengono proposti per le 18 ore altri per le 24 ore. A favore delle 24 ore, vi è il fatto che il fumatore forte non si sveglia con l’impellente bisogno di fumare. Quello che vale per 18 ore crea diversi problemi da considerare: è sconsigliato tenerlo di notte perché la nicotina è eccitante, mentre il non tenerlo durante il riposo si traduce nella necessità di fumare al risveglio. Ecco perchè consigliamo sempre l’uso del cerotto combinato.

Fumatori negli ospedali UK: fornito vaping starter pack per smettere

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Una nuova sperimentazione inglese mira ad aiutare il maggior numero di fumatori possibili, distribuendo negli ospedali uno starter pack per il vaping

Nel Regno Unito, le sigarette elettroniche sono considerate a tutti gli effetti un valido strumento per promuovere percorsi di smoking cessation che partano dall’utilizzo di strumenti meno rischiosi delle sigarette convenzionali.

Sono ormai numerose le ricerche inglesi che diffondono dati solidi relativi all’utilizzo delle ecig per smettere, attestando il minor rischio dei dispositivi elettronici su una percentuale di ben il 95% in meno rispetto alle sigarette convenzionali.

In autunno, parità un nuovo trial clinico che mira ad aiutare concretamente i fumatori, anche chi non aveva ancora considerato di smettere. 

Come? Fornendo gratuitamente dei vaping stater pack.

Il trial, condotto dall’Università di Oxford e dai ricercatori dell’University of East Anglia, consisterà nel fornire a tutti i pazienti fumatori che si recano in ospedale per qualunque ragione, un vaping starter pack per principianti, contenente una sigaretta elettronica, liquido sufficiente per una settimana e le informazioni per il più vicino centro antifumo.

In alternativa, i partecipanti riceveranno delle informazioni scritte sui servizi di cessazione locali.

Il trial clinico durerà in tutto 30 mesi e valuterà lo status dei fumatori al follow up di uno, tre e sei mesi.

I cinque ospedali coinvolti sono dislocati tra Inghilterra e scozia: Norfolk and Norwich University Hospital, Royal London Hospital and Homerton University Hospital a Londra, Leicester Royal Infirmary and il Royal Infirmary di Edimburgo.

I reparti di pronto soccorso in Inghilterra ricevono 24 milioni di persone ogni anno, di cui circa un quarto sono fumatori“, spiega il dott. Ian Pope, co-leader dello studio e parte della Norwich Medical School dell’University of East Anglia.

Essere al pronto soccorso rappresenta una possibilità per i fumatori per ricevere il supporto corretto per smettere, una possibilità che non solo aumenta le chances di miglioramento e recupero, ma anche permette di prevenire patologie future”.

Regno Unito e svapo: l’eccezionalità britannica

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Se un approccio innovativo nell’ambito della sanità pubblica riuscisse a debellare alcune patologie e rendere benefici alla società, non ci si aspetterebbe che il governo di quel paese la adottasse su larga scala e che fosse recepita anche in altre nazioni?

La risposta probabilmente è si.

Invece, il braccio di ferro che si consuma tra Regno Unito e resto del mondo racconta un altra storia, con Londra che da anni rappresenta l’esempio di come l’attuazione di efficaci politiche di Riduzione del Danno da Fumo possano rappresentare un punto di svolta, e il resto del mondo che continua nel suo approccio cauto.

Lo scontro non si limita solo sul piano dei regolamenti e delle leggi nazionali, ma riguarda una visione opposta di concepire le politiche di Tobacco Harm Reduction e le sue applicazioni all’interno dei vari sistemi sanitari nazionali.


Sinergia tra governo e aziende


A differenza della maggior parte dei membri dell’Unione Europea e a livello globale- in cui seppur con differenti gradazioni- vi è una costante contrapposizione tra enti pubblici e aziende produttrici di tabacco, negli anni il governo britannico ha coinvolto l’industria in una serie di accordi volontari che regolavano la pubblicità, le etichette e il livello di catrame e nicotina delle sigarette, al fine di tutelare e sensibilizzare i consumatori.

Questi accordi nel tempo hanno man mano sostenuto e portato avanti una tradizione tutta britannica di ricerca di soluzioni attraverso il consenso con l’industria ed hanno permesso una sintesi ottimale tra il dovere del governo di promuovere la salute pubblica con il bisogno di assicurare le proprie entrate fiscali derivanti dal monopolio sul tabacco.


Un attitudine, quella nei confronti dell’Harm Reduction, esemplificata dalla dichiarazione rilasciata da Martin Dockrell- Capo del Tobacco Issues presso il Public Health England, un’agenzia del Dipartimento della salute del Regno Unito- nel Settembre 2019: “Se sei un fumatore e non hai smesso di fumare, prova a svapare.


UK e svapo

Nel Regno Unito, a differenza di tante altre nazioni, non vi sono particolari restrizioni per lo svapo da un punto di vista commerciale come, ad esempio, la vendita delle sigarette elettroniche e degli aromi. Così come sotto un’ottica di accettazione sociale, con la maggior parte dei luoghi pubblici del Regno Unito che permettono lo svapo.

Sebbene non ci siano leggi scritte, tuttavia, ci sono ancora luoghi in cui non è consentito usare sigarette elettroniche. La scelta se consentire o meno lo svapo è quella del proprietario dell’immobile. Per questo motivo, alcuni ristoranti, bar, ecc, hanno scelto di includere le sigarette elettroniche nelle loro politiche anti-fumo anche se, nel caso di trasgressione da parte dell’individuo, non vi è alcuna sanzione pecunaria ma, semplicemente, un avvertimento o in casi estremi l’allontanamento.

È anche importante notare che lo svapo generalmente non sia possibile su aerei, autobus o treni nel Regno Unito così come nelle metro delle grandi città come Londra.

Secondo stime recenti, per la prima volta insieme al declino della sigaretta convenzionale anche l’uso corrente di sigarette elettroniche è diminuito di anno in anno, dal 7,1% al 6,3% della popolazione adulta in Gran Bretagna, pari a 3,2 milioni di persone.

Oltre la metà (58,9%) degli attuali svapatori sono ex fumatori e la percentuale è cresciuta di anno in anno, mentre la percentuale di vapers che fumano anche (noti come utenti doppi) è scesa al 38,3% nel 2020. Oltretutto, anche la percentuale di fumatori adulti che non avevano mai provato le sigarette elettroniche è diminuita rapidamente dal 2010 al 2014 e ha continuato a diminuire, ma gradualmente, dal 2015 in poi.

Tutti numeri che indicano come le politiche di Harm Reduction nel paese siano effettivamente funzionali ad una più ampia politica anti-fumo tesa a far divenire il paese smoke-free entro il 2030.

UK e resto del mondo

Con il Regno Unito ufficialmente fuori dall’UE da gennaio 2021, molti sostenitori dello svapo suggeriscono come il Regno Unito abbia ora una opportunità storica per evolvere il proprio approccio alla riduzione del danno da fumo. Infatti, non più sotto la direttiva comune dell’Unione Europea sulla regolamentazione del tabacco, il paese può potenzialmente migliorare la sua posizione già all’avanguardia e trasformarsi nel leader mondiale nella riduzione del danno da tabacco (THR).

“L‘uscita dall’Unione europea apre nuove opportunità per riformare tutte le politiche anti-fumo e porre una maggiore attenzione alla riduzione del danno da tabacco nel Regno Unito, senza vincoli legali nei confronti dell’UE, su cui in precedenza si è basata la legge britannica” così Gerry Stimson, uno dei principali esponenti del Tobacco Harm Reduction nel Regno Unito, ha scritto sull’International Journal of Drug Policy.

Cosi, mentre alcuni tra i sostenitori della Riduzione del danno da fumo nel paese si spingono oltre lanciando proposte radicali quali revocare il divieto di tabacco da fiuto e altri prodotti alternativi e regolamentarli così come consentire la pubblicità nei prodotti a basso rischio sempre all’interno di una comunicazione efficace di prevenzione, i segnali provenienti da Westminster sono incoraggianti.

All’inizio di aprile, un gruppo parlamentare che comprende una rappresentanza di tutti i partiti presenti in Parlamento, ha invitato il governo britannico a sfidare l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) a causa della sua opposizione allo svapo come alternativa al fumo in vista di una prossima conferenza globale sul controllo del tabacco. La proposta dei parlamentari inglesi era quella di tagliare i fondi all’OMS fino a quando non cambierà il proprio approccio nei confronti delle politiche di Harm Reduction. Una sfida che sembra essere stata accettata dal governo britannico.

Finlandia 2030: normative più restrittive sul tabacco

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La Finlandia doveva essere la prima nazione a raggiungere il traguardo di nazione smoke-free in Europa, ma la Svezia è arrivata per prima approvando l’uso dello snus.

Nonostante le restrizioni sul tabacco già relativamente rigide, il paese sta ora cercando di intensificare ulteriormente le restrizioni sul fumo per arrivare ad un tasso zero di fumatori entro il 2030.

Un recente rapporto dell’Istituto finlandese per la salute e il benessere (THL) ha esaminato l’uso di sigarette convenzionali (che sono ancora il tipo predominante di tabacco consumato in Finlandia), tabacco da fiuto, e sigarette elettroniche, durante il periodo che va dal 2000 al 2019. I risultati hanno evidenziato una riduzione nell’uso di sigarette e sigarette elettroniche e un aumento del consumo di tabacco da fiuto.

Nonostante le cifre promettenti, il Ministero degli Affari Sociali e della Salute ha comunque annunciato una proposta che rafforzerà ulteriormente le restrizioni sul fumo all’aperto a partire dal 1 gennaio 2022. I divieti includerebbero luoghi pubblici come fermate degli autobus, spiagge, parchi giochi per bambini e alcune terrazze all’aperto.

Già nel 2010, la Finlandia aveva annunciato l’intenzione di voler eliminare l’uso dei prodotti del tabacco entro la fine dell’anno 2040. A seguito delle misure emanate ai sensi della legge sul controllo del tabacco del 2016, il paese doveva essere il primo stato membro dell’UE a raggiungere questo obiettivo e diventare una nazione smoke-free entro il 2030.

Tuttavia, la vicina Svezia è arrivata per prima ed è nota per aver raggiunto questo status adottando una strategia di riduzione del danno approvando l’uso dello snus come metodo alternativo per smettere di fumare.

In tutta l’UE, questo prodotto è legale solo in Svezia, Danimarca e Norvegia e, dato che il suo consumo non richiede combustione, è considerato un efficace strumento di riduzione del danno da tabacco. In effetti, lo snus non ha solo portato la Svezia a vantare i tassi di fumo più bassi in Europa, ma soprattutto a segnalare i tassi più bassi di cancro al polmone in tutto il continente.

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