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FOOD Rec: l’app sviluppata dai ricercatori del CoEHAR premiata da IMPROVE

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food, culinary, technology and people concept - woman hands with smartphone photographing panini sandwich at restaurant

Un altro meritato riconoscimento internazionale per i ricercatori del CoEHAR: l’APP sviluppata per il progetto di ricerca FOOD Rec è stata premiata nell’area Application di IMPROVE, la conferenza internazionale di image processing e vision engineering

Catania, 5 Maggio 2021 – I progetti di ricerca del CoEHAR, Centro di Eccellenza per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania, ottengono un altro prestigioso riconoscimento internazionale: l’APP sviluppata per il progetto Food Rec, che analizza le abitudini alimentari dei fumatori, ha vinto il premio nella categoria Applications di IMPROVE, conferenza internazionale dedicata all’elaborazione delle immagini e alle applicazioni pratiche in ambito digitale.

A ricevere il premio il team del CoEHAR guidato dal prof. Sebastiano Battiato, project leader di FOOD Rec e professore ordinario di informatica dell’Università di Catania:

Sono orgoglioso che il progetto Food Rec abbia ottenuto un così importante traguardo internazionale. Il settore dell’applicazione digitale del rilevamento immagini è in continua crescita: sempre più spesso usare le app per analizzare ciò che vediamo e tradurlo in numeri permette di ricavare dati necessari per la comprensione di abitudini e atteggiamenti dannosi come il fumo.

Sviluppare applicazioni che possano aiutare nel quotidiano i tabagisti, ci aiuterà ad implementare le strategie e i percorsi di smoking cessation, contribuendo alla lotta contro il fumo”. 

Lo studio “Food Recognition for Dietary Monitoring during Smoke Quitting” ha fornito il punto di partenza del lavoro ed è stato utilizzato per il premio conquistato dal team etneo già capitanato da Riccardo Polosa e composto da: Alessandro Ortis, Pasquale Caponnetto, Oliver Giudice, Mazhar Hussainn e Roberto Leotta. 

FOOD RECOGNITION      

Il progetto di ricerca nasce con l’intento di sviluppare un sistema digitale di riconoscimento e analisi delle abitudini alimentari di soggetti fumatori, analizzando eventuali correlazioni con i processi di smoking cessation.

Le tecniche di computer vision aiutano nel riconoscimento delle tipologie di cibo e delle quantità assunte, correlando questi dati con l’analisi del numero e della frequenza dei pasti, le quantità di tempo che si trascorre a mangiare e, nel complesso, tutti i comportamenti ritualistici connessi a fumo e cibo.

IMPROVE

IMPROVE è una conferenza incentrata sulle tecniche di elaborazione delle immagini, sulla visione artificiale e le loro applicazioni pratiche. La conferenza riunisce scienziati e professionisti che lavorano allo sviluppo di nuove tecnologie e soluzioni innovative nel campo dell’elaborazione delle immagini e della visione artificiale in diversi contesti applicativi.

Candele mangiafumo

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Per rendere il più possibile accogliente la nostra casa non c’è niente di meglio che accendere una candela verso sera, quando sentiamo il bisogno di staccare la spina dopo il lavoro.

Il New York Times ha segnalato che ultimamente c’è stato un boom di acquisti di candele profumate e diffusori per l’ambiente perché svolgono un ruolo cruciale in questo periodo, creando un ambiente rilassante che aiuta a raggiungere uno stato mentale meditativo.

L’incorporazione di oli essenziali infonde fragranze che aiutano a calmare i nervi e restituire energie.

Entrando a casa di un fumatore, la sensazione è forte perché tutto odora di fumo, dai tappeti alle pareti, questi residui vengono definiti fumo di terza mano che creano un ambiente soffocante e irritante.

Si parla allora di candele mangiafumo che attraverso il processo di combustione ne catturano le particelle. Il tutto si ha quando la paraffina delle candele ha ridotte percentuali di olio e lo stoppino è di ottima qualità, possibilmente di puro cotone. Un’associazione di molecole brevettate e di profumi specifici inibiscono qualsiasi tipo di cattivo odore, in modo particolare anche la “puzza “ da sigaretta.

In questo caso  la candela vegetale, 100% cera di soia, associa alla neutralizzazione del cattivo odore di fumo il bergamotto mixato al cardamomo e al rosmarino.

Ottimo l’odore di lavanda ed eucalipto, la prima per un ambiente calmo e rilassante, il secondo grazie al suo aroma balsamico.

La riprova che una candela è davvero “mangiafumo “ dipende dalla tipologia di fiamma, se questa esce fuligginosa non pulita allora non riesce ad assimilare bene, in caso contrario, fiamma vivace e limpida, via all’assorbimento dei fumi di sigaretta.

UNA CANDELA FAI DA TE. Se volete potete creare una candela mangiafumo fai da te: fate fondere delle vecchie candele bianche e aggiungete al composto qualche goccia di olio essenziale al limone, o alla menta, o al muschio bianco. Mettete il tutto in una ciotola, aggiungete lo stoppino e fate raffreddare. Infine, accendete la candela che, con il suo profumo fresco, assorbirà il cattivo odore del fumo.

ANAFE/CoEHAR/LIAF: rapporto SCHEER incompleto

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scheer anafe

IGNORATO IL VANTAGGIO DELLA SIGARETTA ELETTRONICA

Prof. Riccardo Polosa: “Le conclusioni prodotte dallo SCHEER omettono, in maniera sorprendente, qualsiasi valutazione scientifica

Roma, 04 maggio 2021– “Nel 2021, con ormai numerosi studi scientifici indipendenti a supporto e con il parere favorevole di molteplici autorità sanitarie di tutto il mondo, riteniamo inaccettabile non considerare i vantaggi delle sigarette elettroniche nel processo di cessazione dal fumo tradizionale e tantomeno non analizzare i loro rischi e benefici in maniera comparata rispetto alle sigarette“. Questo il commento di Umberto Roccatti, Presidente di ANAFE Confindustria, l’Associazione nazionale dei produttori di fumo elettronico, in merito alla pubblicazione del parere definitivo dello SCHEER (Scientific Commitee on Health,Environmental and emerging risk) organo consultivo della Commissione europea.

Pur integrando all’interno del suo parere definitivo alcune osservazioni avanzate da ANAFE – prosegue Roccatti – lo SCHEER ha continuato ad avere un approccio conservativo e di massima precauzione, oltre che ad analizzare gli effetti dello svapo solo in termini assoluti, senza procedere a un paragone rispetto alle tradizionali sigarette; che ancora oggi sono la causa di circa 700.000 decessi ogni anno nell’Unione europea.

Inoltre, le conclusioni del report risultano ancor troppo parziali se si considera che quasi tutti i dati e le basi scientifiche richiamate provengono dal mercato USA, dove la regolamentazione è estremamente meno stringente rispetto a quella europea e dove le abitudini di consumo di tali prodotti si sono evolute in maniera sensibilmente differente rispetto al Vecchio Continente. In Europa, infatti, la sigaretta elettronica è già stata riconosciuta da alcune autorità, in primis da quelle di salute pubblica inglese, un valido strumento per la cessazione”.

Pertanto, in considerazione di questo caos di informazioni, abbiamo deciso di promuovere insieme a LIAF (Lega Italiana Antifumo) una petizione che sarà lanciata nei prossimi giorni su Change.org per chiedere al Governo italiano, e in particolare al Ministero della Salute, di farsi portavoce a livello europeo affinché possa essere promossa un’analisi comparata tra svapo e sigarette tradizionali, che una volta per tutte fornisca ai cittadini e ai consumatori informazioni chiare e adeguate sull’impatto sanitario delle sigarette elettroniche.

Per raggiungere, infatti, l’ambizioso obiettivo fissato dalla Commissione Ue – che prevede una riduzione, entro il 2040, della popolazione fumatrice europea dall’attuale 25% al 5% -è necessario fornire ai cittadini- soprattutto ai fumatori che non vogliono o non riescono a smettere di fumare (oggi l’80% del totale) – proposte ricevibili basate su dati scientifici aggiornati e relativi al contesto europeo, che permettano una scelta consapevole circa l’utilizzo dei nuovi prodotti senza combustione e in particolare delle e-cig”. Conclude Roccatti.

“Numerose ricerche scientifiche indipendenti hanno dimostrato che l’uso delle e-cig è di gran lunga meno dannoso del fumo”.

Il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, Centro di Ricerca Internazionale per la Riduzione del danno da fumo dell’Università degli Studi di Catania, ha infatti, affermato: “Le conclusioni prodotte dallo SCHEER omettono, in maniera sorprendente, qualsiasi valutazione scientifica della riduzione del danno da fumo e dimostrano l’inosservanza da parte della Commissione di tutte le basilari norme di condivisione e ascolto.

Migliaia di studi scientifici hanno già dimostrato che, per chi non riesce a smettere di fumare da solo, il passaggio a prodotti privi di combustione riduce il danno da fumo correlato fino al 95%. Sappiamo che per i soggetti affetti da alcune patologie (come ipertensione arteriosa, diabete, BPCO e addirittura schizofrenia) il passaggio alle elettroniche rappresenta la soluzione più efficace per ridurre e smettere completamente di fumare”.

Ezio Campagna

Milioni di fumatori nel mondo hanno scelto di passare allo svapo come soluzione meno dannosa. “Questi strumenti garantiscono al fumatore un’esperienza sensoriale simile a quella del fumo ma senza i danni provocati dalla combustione e la presenza degli aromi risulta efficace anche nel processo di cessazione”. Ha concluso il Presidente della Lega Italiana Anti Fumo, Ezio Campagna.

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GTNF/Polosa: “Un rigoroso approccio scientifico nei confronti dell’Harm Reduction è una risorsa”

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GTNF in focus the 2021

Quali sono i dati scientifici a disposizione riguardo i principali prodotti di erogazione di nicotina a rischio ridotto e, in particolare, per le sigarette elettroniche?

Un gruppo di esperti in Harm Reduction e di scienziati ne ha discusso martedì scorso, durante il meeting virtuale In Focus:Tobacco Harm Reduction organizzato dal World Forum on Tobacco and Nicotine (GTNF).

Il panel è stato anche un’opportunità ed una finestra aperta per il pubblico al fine di evidenziare il ruolo fondamentale della scienza nel fornire dati neutri e scevri da pregiudizi, con l’obiettivo di aiutare i consumatori a scelte consapevoli in grado di migliorare la propria salute.

All’evento hanno partecipato alcuni dei nomi più illustri del panorama internazionale, tra cui l’Ambasciatore James K. Glassman, intervenuto a favore della tutela delle scelte dei consumatori: “I consumatori vogliono prodotti che possano migliorare le loro vite, indipendentemente da tutti gli ostacoli che i governi possono creare. Le scelte dei consumatori semplicemente non possono essere negate“, sottolineando al contempo la necessità di combattere la disinformazione e la circolazione di informazioni errate o distorte sulle strategie di Harm Reduction.

Il Dott. Neil Mckeganey, direttore del Centre for Substance Use Research all’Università di Glasgow, ha annunciato il lancio dello studio “The Big Vape Survey“, che verrà condotto nel Regno Unito su un campione di 30.000 fumatori di età pari o maggiore di 30 anni: “Lo scopo dello studio è valutare l’efficacia comparata di diversi dispositivi a rischio ridotto in merito alla capacità di cambiare le abitudini di fumatori adulti, valutando quanto velocemente avviene lo switch dal fumo a questi dispositivi, quando avviene la riduzione nel numero di sigarette fumate e qualsiasi cambiamento in merito alla voglia di smettere di fumare“.

Ad intervenire a nome del CoEHAR, il fondatore Riccardo Polosa, Professore di Medicina Interna presso l’Università di Catania, a testimonianza dell’attenzione che la ricerca del centro catanese sta ricevendo a livello internazionale.

Il professore ha messo in dubbio tutte quelle ricerche scientifiche che stabiliscono un legame certo tra sigarette elettroniche e l’incidenza delle malattie polmonari ostruttive croniche e dell’asma, specificando che l’uso intermittente non è l’ideale modo per valutare un presunto effetto dannoso delle sigarette elettroniche, soprattutto perché tali studi escludono la storia del fumo della coorte studiata. Questi risultati, secondo lo scienziato, lascerebbero perplessi i consumatori sul continuare ad utilizzare questi prodotti o abbandonarli del tutto.

Penso che un rigoroso approccio scientifico nei confronti dell’Harm Reduction non bisogna essere considerato un ostacolo ma una risorsa. Una risorsa che può generare una scienza credibile, che possa rompere le barriere e diminuire le divisioni tra i ricercatori” ha aggiunto il Prof. Polosa

Tra gli interventi dei panelist, importante sottolineare la necessità, secondo molti, che le scelte dei consumatori siano supportate dai risultati e dai dati di studi standardizzati: “Il punto di fondo è che non siamo creature razionali” ha dichiarato David M. Abrams, Professore presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Comportamentali della New York University “convinzioni forti e di matrice emotiva possono prevalere sulle raccomandazioni ed sulle evidenze scientifiche, ma dobbiamo essere precisi e scientifici perché in palio ci sono ile vite di circa un miliardo di fumatori nel mondo“.

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Asia e fumo: quando la politica è inefficace

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Con il 60% dei fumatori globali e il 50% delle morti tabacco-correlate a livello mondiale, l’Asia è da anni la cartina tornasole sull’efficacia di qualsiasi politica internazionale di Riduzione del Danno da Fumo.

Tuttavia, secondo un recente report del Global State of Tobacco Harm Reduction, la situazione sarebbe tutt’altro che rosea.

Asia e fumo: una sfida globale

Perchè il continente asiatico viene considerato la prima linea nella lotta contro il fumo? I numeri parlano chiaro.

Settecentoquantatrè milioni di tabagisti. Nazioni come Laos, Indonesia, Myanmar in cui il 70% della popolazione adulta fuma sigarette convenzionali. Circa 4 milioni di morti ogni anno per malattie fumo-correlate. E ancora, oltre 260 milioni di consumatori di prodotti da tabacco senza combustione, tra cui la combinazione altamente nociva di tabacco e betel.

Asia e Tobacco Harm Reduction

Con numeri di tale portata, il problema del fumo dovrebbe essere in cima alle agende dei governi della regione. La realtà è che la questione continua ad essere ampiamente sottovalutata.

Eppure, come sottolineato dal report, un’adozione più ampia di strategie di riduzione del danno potrebbe aiutare a risolvere la crisi del tabacco in Asia, portando importanti guadagni per la salute pubblica in una regione con il più alto tasso di fumatori al mondo.

Il continente invece affronta un profondo gap tra la necessità di implementare politiche di Riduzione dal Danno da fumo e una realtà in cui mancanza di informazioni, limitato accesso alle infrastrutture, assenza di efficaci politiche di contrasto al fumo sono la norma.

Negli ultimi decenni, mentre la maggior parte della politiche anti-fumo si spostava nei paesi in via di sviluppo, ci sono stati tentativi di ripensare le strategie di controllo del tabacco tenendo conto delle popolazioni a cui dovrebbero servire. Sfortunatamente, la maggior parte di questo sforzo è stato guidato da una mentalità paternalistica con tentativi di attuare politiche che non sarebbero mai state suggerite nelle nazioni occidentali, non perché non siano rilevanti ma perché non reggerebbero i test democratici e sui diritti umani di base” ha sottolineato Samrat Chowdhery, Presidente dell’International Network of Nicotine Consumer Organisations (INNCO).

Un buon esempio di ciò è la richiesta di avere dei divieti di svapo nei paesi in via di sviluppo. Il rapporto del Global State of Tobacco Harm Reduction è una contromisura gradita a tali approcci in quanto evidenzia la situazione di base in Asia e in Estremo Oriente. Soprattutto, è importante perché sottolinea il modo in cui le misure di riduzione del danno da tabacco possono aiutare ad affrontare queste lacune” ha poi aggiunto.

La regione tra disinformazione, divieti, interferenza filantropica.

Secondo il report del GSTHR ci sarebbe un offensiva su scala mondiale contro le politiche sulla Riduzione del Danno da fumo con governi e ONG internazionali pronti ad ostacolare l’implementazione e la diffusione di prodotti a rischio ridotto.

Ad aggiungersi al problema, anche lo scarso interesse dei produttori di tabacco locali che non hanno vedono di buon occhio la commercializzazione delle ecig.

Tra le raccomandazioni del report: “E’ importante che i legislatori esercitino l’autodeterminazione nelle proprie politiche sanitarie basandosi su prove scientifiche“.

Quale futuro per il THR in Asia?

Il report sottolinea come favorire l’accesso dei consumatori a prodotti alternativi al tabacco adeguatamente regolamentati porterebbe ad un miglioramento della salute pubblica mondiale. Oltretutto, l’accesso ad alternative più sicure aiuterebbe anche ad alleviare il carico sui sistemi sanitari liberando risorse altrimenti non disponibili.

Fino ad ora l’adozione di politiche “quit or die” nel campo della prevenzione non hanno minimamente preso in considerazione una terza via, ovvero quello dell’utilizzo di prodotti alternativi alla sigaretta convenzionale come i snus e le sigarette elettroniche. Eppure, se si togliesse la combustione dalla ritualità del fumo, questo potrebbe salvare milioni di persone” ha affermato Harry Shapiro, esperto internazionale di Riduzione del danno da Fumo ed autore del report.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità dovrebbe mostrare nuovamente la sua leadership in tale campo e influenzare positivamente tutte quelle nazioni che non possiedono un forte sistema sanitario nazionale. In particolar modo, incoraggiando tutte queste nazioni a adottare prodotti alternativi al fumo tradizionale. Questo non significa cancellare le politiche portate avanti fino ad ora ma utilizzare tutte le armi a disposizione per arrivare ad un fine condiviso: fare smettere la gente di fumare” ha enfatizzato l’esperto.

Kōwhai: un aiuto dalla cultura Maori per smettere di fumare

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kowhai maori nuova zelanda

In Nuova Zelanda, l’impegno per promuovere una cultura della cessazione che si basi sulle strategie di harm reduction ha dato il via ad alcuni progetti governativi che consigliano le ecig come strumento utile per smettere.

Oltre alle campagne Vaping Facts and Quit Strong, l’approccio del governo neozelandese si muove su due direttrici: da un lato ridurre la percentuale di nicotina nelle sigarette di oltre il 90% e, notizia di qualche giorno fa, vietare il commercio di sigarette ai minori nati dopo il 2004

L’obiettivo? Una nazione smoke free. 

Per raggiungerlo, l’attenzione del governo si sposta verso la popolazione Maori, dove le percentuali di fumatori sono insolitamente alte.

Secondo le stime del 2020, infatti, il 28% della popolazione Maori fuma, con una percentuale più alta tra le donne che tra gli uomini (32%).

Per aiutarla, un aiuto sembra provenire dal mondo vegetale. È già da diversi anni che si conoscono gli effetti della citisina, un alcaloide vegetale proveniente dalla pianta del Maggiociondolo. 

Uno studio pubblicato sulla rivista internazionale Addiction e condotto dai ricercatori dall’Università di Auckland, ha valutato gli effetti di questa sostanza diffusa in una pianta tipica del territorio neozelandese, conosciuta i lingua maori come Kōwhai, ufficiosamente uno dei simboli della Nuova Zelanda insieme al ben più famoso kiwi.

La pianta produce dei bellissimi fiori gialli e, oltre all’uso ornamentale, è anche impiegata nella medicina tradizionale Maori per combattere dolori muscolari e articolari.

Secondo lo studio, il 12% di coloro che ha assunto pillole a base di citisina non hanno più fumato, anche al follow up dei sei mesi, a dispetto dell’8% curato con la terapia promossa dal governo a base di vareniclina.

Eliana Golberstein, Chief Scientist presso Myriad Pharmaceuticals, ci aiuta a comprendere l’importanza di questo studio per la popolazione Maori.

Kōwhai significa giallo in lingua Maori, dal colore dei fiori della pianta, diffusa ovunque nella Nuova Zelanda e molto conosciuta dai locali. Quello che non si conosceva era l’aiuto farmaceutico della citisina nei percorsi di smoking cessation” ci spiega la ricercatrice “la citisina ha alcune affinità con i recettori attivati dalla nicotina.

A differenza della vareniclina, la citisina ha un costo inferiore, oltre che avere un’origine naturale. Per quanto riguarda la cultura Maori questo è fondamentale: secondo la tradizione, l’albero di kōwhai favorisce il giusto bilanciamento tra danno e guarigione. Un aiuto della terra neozelandese ai propri nativi”.

Qual è l’obiettivo delle campagne di cessazione neozelandesi?

La Nuova Zelanda ha l’obiettivo di diventare smoke free entro il 2025, ma con i trend attuali sicuramente non sarà così. Fortunatamente, nel 2020 è stato approvato il Vaping Bill, che permette di regolamentare il vaping in modo che i benefici dello svapo possano essere distribuiti tra la popolazione a rischio, riducendo allo stesso tempo l’appeal sui più giovani.

Due sono le campagne attive in Nuova Zelanda ad oggi: Vaping Facts, una campagna unica nel suo genere lanciata nel 2019 per combattere la disinformazione sul mondo del vaping, e Quit Strong, nata con l’intento di accelerare i percorsi di smoking cessation usando le ecig come strumento per raggiungere l’obiettivo finale di creare il primo paese smoke free nel mondo“.

Kate Wang, imprenditrice nel settore del vaping, per Forbes è tra le donne più ricche al mondo

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Kate Wang è una delle 57 miliardarie self-made cinesi. La sua è una storia di successo che riguarda l’Harm Reduction. Kate, infatti, in pochi mesi ha trasformato una semplice idea nata nel 2017 in un colosso di sigarette elettroniche nel mercato cinese.

La notizia è stata riportata di recente su un articolo di Forbes, dal quale apprendiamo che secondo la China Insights Consultancy, kate Wang ha saputo far diventare RLX il colosso che ha conquistato oltre il 60% del fiorente mercato cinese delle sigarette elettroniche.

Tutto questo accade, tra l’altro, in un momento storico come quello attuale, un periodo di sfiducia dovuto alla pandemia globale che espone a un rischio maggiore fumatori e svapatori, ma nonostante ciò, si è verificato ugualmente un aumento di ricavi, dal 2018 (primo anno di attività) al 2020, grazie ai cinesi che hanno iniziato o continuato a fumare le sigarette elettroniche.

“Nel 2017 le sigarette elettroniche erano ovunque negli Stati Uniti: Juul Labs con sede a San Francisco aveva ottenuto più di 100 milioni di finanziamenti nella fase iniziale e stava guadagnando terreno. Ma era ancora un fenomeno raro in Cina, dove meno dello 0,5% degli oltre 300 milioni di fumatori del Paese usavano i vaper”, spiega la Wang.

Ma qual è la storia di Kate Wang? La storia della Wang, madre e lavoratrice, ha inizio a Pechino, quando per aiutare il padre che fumava due pacchetti di sigarette al giorno, capì che bisognava trovare un alternativa meno dannosa e cosi iniziò ad interessarsi di sigarette elettroniche. Brillante e intuitiva, la Wang rilanciò un mercato di vaporizzatori diverso dagli altri concorrenti, che attirava anche le persone più anziane e difficile da convincere a smettere, esattamente come suo padre.

Tuttavia, le autorità di regolamentazione cinesi hanno classificato le ecig come prodotti appartenenti alla categoria tabacco e questo le porterebbe potenzialmente sotto il controllo del monopolio di stato, China Tobacco. La quota di mercato duramente conquistata da RLX potrebbe sfumare se le autorità decidessero di regolare i vaper allo stesso modo delle sigarette, piuttosto che come dispositivi tecnologici ibridi.

Una storia che si ripete in Cina come in altre parti del mondo e che non si basa su evidenze scientifiche ma su quote di mercato e calcoli sistemici.

Il CoEHAR tra i contributor del Beating Cancer Plan

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Il CoEHAR di Catania raggiunge un altro importante traguardo internazionale, grazie all’apporto fornito nella stesura del report BECA, il Beating Cancer Report della Commissione Speciale sul cancro del Parlamento Europeo.

Il Parlamento Europeo ha deciso di istituire una commissione speciale per sviluppare il nuovo Eurpean Beating Cancer Plan, un piano per combattere efficacemente il cancro, una piaga che solo nel 2020 ha mietuto oltre 1.3 milioni di persone in tutta Europa.

Il report – recentemente pubblicato – è stato redatto tenendo conto delle difficoltà emerse con il dilagare dell’epidemia da Covid-19 che ha determinato un sovraccarico del sistema sanitario europeo causando uno slittamento nei percorsi di prevenzione e di trattamento di molte patologie. 

Alla luce di questa situazione, la strategia del piano europeo prevede di sviluppare una linea d’azione che si muova lungo quattro direttrici: prevenzione, diagnosi precoce, diagnosi e trattamento e miglioramento della qualità della vita.

Tra le raccomandazioni del report, contrastare i comportamenti o le abitudini che possono aggravare il decorso patologico significa aumentare le probabilità di sconfiggere la malattia.

Il fumo di sigaretta rappresenta un fattore di rischio per il cancro e la possibilità insorgenza di tumori fumo correlati. 

 “È un privilegio e un grande riconoscimento poter contribuire alla pianificazione di politiche pubbliche volte a contrastare e ridurre e l’abitudine al fumo. Il cancro è una malattia che si può combattere solo grazie a diagnosi precoci e trattamenti innovativi. Una patologia il cui decorso è aggravato da comportamenti dannosi, come il fumo di sigaretta. Auspichiamo – ha spiegato il fondatore del CoEHAR Riccardo Polosa – che questo possa essere un altro passo in avanti per il riconoscimento e l’applicazione definitiva delle strategie di riduzione del danno nella battaglia contro il fumo. E non siamo in pochi a dirlo”. 

BECA

Un progetto ambizioso, che si propone non solo di creare un network che permetta di facilitare la condivisione di conoscenze e di dati in merito alla ricerca sul cancro, ma anche promuovere iniziative mediche e sanitarie transnazionali.

L’epidemia da Covid-19 ha enfatizzato il profondo squilibrio sanitario europeo e le difficoltà di continuare la normale attività di prevenzione e diagnosi legata ad altre patologie in un sistema compromesso.

Lo stress causato dalla situazione, la diffidenza, e l’incapacità di accedere ai plessi ospedalieri hanno impedito a migliaia di persone di compiere i normali controlli di routine e i dati in merito alla mortalità del cancro dei prossimi anni ci diranno se la situazione è peggiorata.

Ma un dato positivo è emerso anche durante questo periodo così drammatico: la necessità di proporre soluzioni alternative, ha facilitato l’implementazione di procedure e sistemi sanitari tecnologici che negli anni a venire contribuiranno alla ricerca e alla cura di una patologia che rappresenta una delle principali cause di morte nel mondo.

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Quanto incide il fumo sulle allergie primaverili

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Con l’arrivo della bella stagione tornano anche le allergie dovute alla fioritura di fiori e piante tra aprile e settembre. I sintomi più comuni di queste allergie cosiddette primaverili coinvolgono le mucose del naso, gli occhi e le vie aere (starnuti ripetuti, congestione con sensazione di naso chiuso, secrezione abbondante, prurito e riduzione dell’olfatto, lacrimazione, tosse secca e stizzosa e difficoltà a respirare). Altri sintomi che possono comparire sono stanchezza e difficoltà di concentrazione.

Uno studio pubblicato sul “Journal of Clinical Immunology and Allergy” e condotto dal prof. Riccardo Polosa dell’Università di Catania ha valutato l’effetto del fumo sulla insorgenza di patologie allergiche. Lo studio dimostra che lo sviluppo di sintomi asmatici in questi pazienti si correla bene con il numero di sigarette fumate.

Il fumo sembra incidere già nell’età fetale causando anomalie nello sviluppo dall’apparato respiratorio e poi, nell’adolescenza, determinando un maggiore rischio dell’insorgenza dell’asma. Il fumo di sigaretta aggrava la frequenza e l’intensità delle manifestazioni acute delle allergie. I pazienti affetti da rinite allergica, se fumano, hanno un elevata probabilità che la loro patologia evolva in asma bronchiale.  

Ne abbiamo parlato con il prof. Massimo Caruso, ricercatore del CoEHAR dell’Università di Catania.

Quanto incide il fumo sulle allergie di questo periodo?

Quando si parla di allergia stagionale parliamo principalmente di allergia ai pollini e dunque di allergie respiratorie. È quindi chiaro che i soggetti fumatori accusano tutta una serie di piccoli o grandi danni alle vie respiratorie, dalle alte alle basse vie. Le alte vie che comprendono naso e gola, e le basse che arrivano fino ai bronchi. Il danneggiamento alle vie respiratorie dei fumatori comporta l’annullamento del meccanismo di protezione che ognuno di noi ha, permettendo ai pollini di entrare e portando così all’asma o alla broncocostrizione.

Come sappiamo il fumo è pieno di sostanze irritanti e un fumatore sa che spesso il fumo esce dal naso, per cui tutte le vie respiratorie dal naso alla gola, fino all’intero albero bronchiale, sono oggetto di infiammazione. I fumatori che diventano così molto più suscettibili agli eventuali allergeni, arrivano a una reattività bronchiale e ad avere delle reazioni molto più rapide e gravi di un soggetto allergico non fumatore.

Che ruolo ha il fumo passivo sui soggetti affetti da allergie?

Il discorso è molto simile perché sappiamo bene che i danni causati dal fumo passivo non sono tanto diversi da quelli causati dal fumo attivo. Anche i soggetti non fumatori ma che sono vittime del fumo passivo, risentono di un’aumentata sensibilità e reattività. In questo caso il problema potrebbe essere minore, ma rende comunque più suscettibili questi soggetti. Come dicevamo prima, l’allergia colpisce le vie aree danneggiandole e rendendole ipersensibili, motivo per cui i soggetti a rischio perché privi di protezione, vanno incontro a una reazione allergica molto grave. 

2034: la Scozia punta allo smoke free, aprendo il dibattito sulle ecig

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smoke free scozia 2034

Il progetto del governo scozzese di creare un paese smoke free nasce nel 2013 dall’analisi dei numeri sul fumo di sigaretta tra la popolazione. Un’idea non basata sull’intento di stigmatizzare chi fuma o chi non riesce a smettere: la necessità è quella di provocare un costante e graduale cambiamento, fino ad arrivare a una nuova concezione nuova.

Quale? Che il fumo non sia necessario, che sia qualcosa di cui fare a meno. 

Ogni anno, secondo le stime ufficiali, circa 15000 nuovi fumatori tra i 13 e i 24 si approcciano alla sigaretta in Scozia. Una scelta che preoccupa: un fumatore che inizia presto ha molte più probabilità di diventare un accanito tabagista in età adulta e, di conseguenza, più probabilità di andare incontro a gravi danni alla propria salute fisica. 

Ed è qui che l’approccio scozzese riqualifica un insieme di iniziative antifumo, dalla prevenzione all’awareness fino alle strategie alternative, che riducano l’appeal del fumo sui più giovani, con un obiettivo preciso in mente: cambiare le abitudini per cambiare l’approccio, aiutando i giovani a non essere più così attratti dal fumo.

Arrivare così entro il 2034 con una percentuale di fumatori sul territorio scozzese pari o inferiore al 5%.

Dal 2013, ovviamente, le attività e le collaborazioni collegate al piano originale si sono modificate e, attualmente, il dibattito si è spostato verso la possibilità, o meno, di prendere in considerazione l’aiuto che le sigarette elettroniche possono apportare alla causa generale.

Nel 2017, il NHS Health Scotland pubblicava in una nota in collaborazione con altre 21 organizzazioni che il vapingera sicuramente meno dannoso del fumo tradizionale”.

Un passo avanti, per un governo vicino, almeno geograficamente, al Regno Unito, dove gli studi sulle sigarette elettroniche e la loro applicazione in ambito di cessazione e riduzione del danno da anni consentono agli operatori sanitari di consigliarle come valida, e meno dannosa, alternativa al fumo.

Il fronte scozzese è chiaramente diviso tra  chi si dichiara apertamente sfavorevole, preoccupato per le possibili conseguenze sui minori e per la prospettiva di sostituire una dipendenza con un’altra, e chi invece sostiene che sia sbagliato privarsi di una possibilità così valida.

Ad intervenire a favore delle ecig è invece il professore Neil McKeganey, Founding Director del Centre for Drug Misuse Use Research: “Non esiste in commercio un prodotto che sia così tossico e che causi così tante morti e patologie come le sigarette convenzionali! (…) Penso che siamo obbligati a considerare quale ruolo possano avere le ecig nella riduzione dei tassi di fumo”.

La disinformazione che aleggia intorno alle sigarette elettroniche riduce di molto la velocità con cui questi prodotti sono efficacemente introdotti nei programmi ufficiali di cessazione, nonostante le prove della loro efficacia e della relativa minor dannosità siano ormai evidenti.

L’identificazione tra il fumo tradizionale e lo svapo crea un insanabile gap tra le evidenze scientifiche e la diffusione delle stesse tra al popolazione. Se nella mente si collegano entrambe le tipologie di fumo alla stessa matrice, non si supererà mai l’empasse ideologica.

È per questo che la promozione di una sana cultura della cessazione è un impegno quotidiano e costante, che deve essere abbracciato a più livelli per poter efficacemente arrivare a porre le basi di una costante diminuizione del numero dei tabagisti nel mondo.