lunedì, Gennaio 13, 2025
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GFN: Il Forum Globale della Nicotina 2021

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Il Forum Globale della Nicotina (GFN) è il summit che ogni anno mette insieme esperti del tabacco e del vaping per discutere del futuro riguardante i rispettivi settori.

In ottemperanza alle restrizioni previste dall’emergenza Covid-19 e che impediscono a molte persone di viaggiare e partecipare alla conferenza, anche quest’anno l’evento si svolgerà online, tramite la nuova piattaforma GFN- TV che garantirà a chi volesse di partecipare.

Il tema di quest’anno avrà come focus “Il Futuro della Nicotina” e si svolgerà a Liverpool, giovedì 17 e venerdì 18 giugno, presso il Crowne Plaza Hotel, che si trova nel cuore riqualificato della città, sulle rive del Fiume Mersey.

Una serie di presentazioni saranno pubblicate in anticipo sul sito web dell’evento, per permettere ai relatori di prepararsi ai dibattiti e alle relazioni e per dare l’opportunità ai partecipanti di commentare e porre domande tramite una chat online.

Programma

In linea con il tema della conferenza – “Il Futuro della Nicotina” – ai relatori verrà chiesto di affrontare una serie di argomenti. Questi includeranno:

• Le tensioni che spesso esistono tra scienza e politica

• Chi usa la nicotina, perché ne fa uso?

• Tenendo conto della COP 9, perché la FCTC non è riuscita a mitigare la diffusione del fumo?

• I rischi e i benefici per la salute pubblica

• Gli ostacoli alla riduzione del danno da tabacco negli LMIC

• Dare ascolto e spazio alle voci dei consumatori

• Chi sta supportando o minando la regolamentazione del fumo

GFN Five

Oltre ai contenuti trasmessi e alle presentazioni preregistrate, il GFN quest’anno introduce un nuovo modo di contribuire alla conferenza.

I “GFN Five” includeranno delle brevi presentazioni multimediali, della durata massima di cinque minuti come presentazioni video PowerPoint, video descrittivi che dimostreranno nuove tecnologie e brevi interviste.

Le categorie di riferimento verteranno su:

• Scienza e innovazione

• Aspetti politici, legislativi e regolamentari

• Consumatori

I partecipanti possono registrarsi ora e iniziare a seguire tutti gli aggiornamenti sul Forum Globale della Nicotina su Twitter e Facebook.

Giornata Mondiale senza Tabacco 2021: impegnati a smettere!

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Il World No Tobacco Day 2021 si avvicina. Il 31 Maggio, come ormai i nostri lettori sanno bene, si celebra la Giornata mondiale contro il fumo organizzata dall’Oms con l’obiettivo di sensibilizzare il mondo sugli effetti che il fumo di sigaretta convenzionale ha sulla salute.

Se il focus dell’edizione dell’anno scorso erano i più giovani, in quanto fascia di popolazione sensibile e suscettibile alla manipolazione da parte dell’industria del settore, quest’anno il tema della giornata è l’aumento del numero di fumatori costretti a condizioni psicologiche destabilizzanti a causa della pandemia e la determinazione di alcuni di loro che intendono proprio adesso intraprendere un percorso di uscita dal tabagismo.

L’OMS infatti si pone l’obiettivo di supportare tutti i fumatori che durante la pandemia hanno promesso a se stessi di smettere di fumare di fornire supporto e sostegno per accompagnarli nel percorso di uscita.

Smettere di fumare o passare a prodotti meno dannosi è difficile, ma con il supporto e gli strumenti giusti puoi farlo! Stai perdendo molto più di quanto pensi continuando a fumare: la tua salute, la salute della tua famiglia e dei tuoi cari, i soldi che spendi, il tuo aspetto e molto altro ancora. Coloro che riescono a smettere sono veramente i vincenti“, questo il messaggio promozionale scelto per la campagna di sensibilizzazione 2021.

Più di 100 motivi per smettere di fumare

Smettere di fumare può essere difficile, soprattutto con l’ulteriore stress sociale ed economico derivante dalla pandemia, ma ci sono molte ragioni per smettere. I vantaggi di smettere di fumare sono quasi immediati:

  • Dopo soli 20 minuti di smettere di fumare, la frequenza cardiaca diminuisce.
  • Entro 12 ore, il livello di monossido di carbonio nel sangue scende alla normalità.
  • Entro 2-12 settimane, la circolazione migliora e la funzione polmonare aumenta.
  • Entro 1-9 mesi, la tosse e la mancanza di respiro diminuiscono.
  • Entro 5-15 anni, il rischio di ictus si riduce a quello di un non fumatore.
  • Entro 10 anni, il tasso di mortalità per cancro ai polmoni è circa la metà di quello di un fumatore.
  • Entro 15 anni, il rischio di malattie cardiache è quello di un non fumatore.

Covid-19:la Spagna verso il divieto di fumo all’aperto

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La quarta ondata di Sars-Cov-2 spinge la Spagna ad un divieto generalizzato di fumo all’aperto per contrastare l’epidemia, mentre il numero di contagi aumenta in tutto il territorio nazionale.

In base alla nuova legge, è di fatto vietato ai fumatori di rimuovere le maschere facciali – che sono obbligatorie – per fumare in pubblico se non è possibile mantenere una distanza di due metri tra le persone, in quella che si ritiene essere la prima restrizione del genere in Europa.

Sotto accusa, l’aerosol prodotto dalle sigarette convenzionali ed elettroniche, erroneamente considerata come vettore del virus soprattutto in quei luoghi dove non è possibile mantenere la distanza di sicurezza.

Già durante l’estate scorsa due regioni spagnole a trazione turistica- la Galicia e le Canarie- avevano introdotto il divieto di fumo all’aperto per frenare i contagi da coronavirus, recependo la chiamata dell’ Organización Médical Colegial che aveva consigliato una risposta coordinata e sanzioni più dure per chi violava le regole.

Adesso è il ministero della Sanità spagnolo ad entrare in gioco suggerendo alle regioni di introdurre il divieto totale di fumo all’aperto su tutto il territorio nazionale.

E’ evidente che nel fumo ci sono particelle potenzialmente anche di virus, perché quando noi eliminiamo il fumo (di sigarette, di pipa, della e-cig) è chiaro che buttiamo fuori con aerosol anche particelle del virus se siamo positivi. Ma non c’è uno studio che dimostra che chi fuma trasmette di più Covid rispetto a chi ti respira vicino profondamente. Vietare di fumare all’aria aperta è eccessivo, stiamo attenti altrimenti qui si va sempre più verso divieti quando dovremmo andare in una altra direzione” ha dichiarato commentando la notizia Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova citato da AdnKronos

La Spagna, con una popolazione di 46 milioni di abitanti, è una delle nazioni europee insieme all’Italia con il maggior numero di contagi. Da Marzo 2020, si registrano infatti nel paese un totale di oltre 3 milioni di casi e 76 mila decessi a causa del Covid-19.

“La proliferazione di divieti generici non basati su evidenze scientifiche produce maggiori danni che benefici. Fumo e svapo non sono la stessa cosa. Si tratta di strumenti e condizioni di utilizzo diversi, così come di principi opposti. I fumatori sono soggetti che vanno aiutati a smettere, non pazienti da tenere relegati con divieti e bandi” ha affermato il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del Centro di eccellenza per la riduzione del danno da fumo dell’Università degli Studi di Catania (CoEHAR).

Una ricerca condotta proprio dal CoEHAR smentisce su tutta la linea l’approccio della Spagna. Considerando la brevità della svapata, il tempo di esposizione e i dati statistici su carica virale e tasso di infezione, svapare comporterebbe un aumento di solo l’1% del rischio di contagio rispetto alla normale respirazione a riposo” ha sottolineato lo scienziato catanese.

Che aggiunge: “un ulteriore studio del CoEHAR ha inoltre valutato l’effetto del fumo di sigarette sull’espressione della proteina che regola l’ingresso del virus nel corpo, suggerendo un possibile fattore protettivo della nicotina nei confronti dell’infezione.

Sulla stessa linea di Polosa anche l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di medicina personalizzata: “certamente l’abitudine consolidata al fumo può essere considerata elemento in grado di potenziare l’infiammazione correlata alla malattia Covid-19, ma individuare nel fumo passivo occasionale un’aumentata possibilità di rischio di contrarre il Sars-CoV-2 rimane ipotesi al momento priva di alcun fondamento.”

La pandemia ha alimentato un’ingiustizia sanitaria?

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La pandemia non solo ha impedito a molte persone di smettere di fumare ma ha forzato chi aveva smesso a ricominciare. Ad affermarlo diversi studi che sottolineano come i fumatori siano più a rischio di sviluppare condizioni cliniche gravi e addirittura la morte.

La pandemia ha alimentato un’ingiustizia sanitaria?

Diverse le provocazioni lanciate dalla rivista scientifica The Lancet – Respiratory Medicine.

Le vendite di sigarette negli Stati Uniti sono aumentate per la prima volta dopo decenni durante il 2020, e i dati hanno dimostrato che sono invece diminuiti gli svapatori.

Nel Regno Unito, 86 (25%) dei 329 fumatori attuali ha riferito in un sondaggio nazionale di aver fumato più del solito. Un sondaggio del CDC ha rilevato che il 40,9% degli intervistati ha riportato almeno una condizione di salute mentale o comportamentale avversa, inclusi sintomi di ansia o depressione, e il 13,3% ha iniziato ad assumere psicofarmaci per far fronte allo stress e alle emozioni causate dalla pandemia.

Senza il supporto appropriato per smettere, è probabile che le persone siano state meno motivate a smettere di fumare. La mancanza di un sostegno concreto come un supporto telefonico di assistenza psicologica, l’incremento dell’ansia dovuto all’isolamento sociale, sono tutti fattori che hanno alimentato il tentativo di smettere. Il tempo trascorso a casa, ha spinto molti ex fumatori a ricominciare.

Spesso gli individui che fumano provengono da contesti difficili, come i contesti a basso reddito o sono persone con problemi di salute mentale, tutti fattori che aumentano i rischi per la salute posti dal Covid-19. È necessario fare di più per superare questo tipo di ostacoli e per facilitare l’accesso alle risorse per smettere di fumare. Specialmente in queste comunità a rischio è fondamentale fornire un supporto adatto e accessibile a tutti, per incoraggiare coloro che vorrebbero smettere di fumare.

Tuttavia, questi problemi hanno riguardato solo alcuni paesi. Ad esempio l’India, ha vietato la vendita di tabacco durante il lockdown di aprile 2020, mentre altri miravano a ridurre l’uso del tabacco attraverso misure come il divieto dell’uso delle pipe ad acqua nei luoghi pubblici.

Sebbene queste azioni siano state applicate su base temporanea, hanno evidenziato il potenziale per rafforzare le politiche per ridurre il consumo di tabacco in tutto il mondo. Le persone che fumano tabacco hanno avuto la priorità nell’elenco dei vaccini rispetto alle persone che potrebbero essere a più alto rischio di infezione da SARS-CoV-2 (ad esempio gli insegnanti) in uno stato degli Stati Uniti (NJ, USA).

Analogamente a molti altri problemi di salute, la prevenzione e la cessazione da fumo e il trattamento per le malattie legate al fumo sono passati in secondo piano nell’elenco delle priorità dell’ultimo anno.

Negli ultimi 5 anni sono state implementate molte misure innovative per smettere di fumare, ad esempio app per smartphone. La pandemia ha offerto l’opportunità di elaborare dei metodi di smoking cessation basati sulla tecnologia come parte del passaggio alla telemedicina e con un supporto fornito a distanza. Molti di questi interventi possono essere adattati alle esigenze dell’individuo, consentendo una portata più ampia possibile.

La pandemia Covid-19 ha causato maggiori danni ai gruppi più vulnerabili della nostra società. Dare la priorità alla smoking cessation e all’harm reduction, supportando i gruppi di pazienti ad alto rischio, è essenziale per aumentare la probabilità di smettere di fumare con successo e per arrivare ad avere un mondo libero dal fumo.

Gastrite e fumo: quanto ne sappiamo?

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gastrite

La maggior parte delle cause che provocano la gastrite sono da ricercare nel nostro stile di vita quotidiano. Se dovessimo stilare una lista delle cause principali, al primo posto ci sarebbero sicuramente le cattive abitudini. Tra queste, troviamo quella del fumo, tra le più dure a morire.

Il presidente SIGE, Federazione Italiana delle Società delle Malattie dell’Apparato Digerente, prof. Antonio Benedetti ci spiega quali sono i fattori di rischio che aumentano la correlazione tra la comparsa o l’aggravarsi della gastrite e l’abitudine al fumo.

Il fumo può causare la comparsa della gastrite? Esiste una correlazione?

Sì, sicuramente il fumo rientra tra le cattive abitudini che possono facilitare la comparsa di gastrite. La correlazione si basa sull’azione della nicotina, il principale componente farmacologicamente attivo del fumo di sigaretta. La nicotina va da una parte a potenziare i fattori che aggrediscono la mucosa gastrica, come la secrezione acida o il reflusso biliare duodeno-gastrico, e dall’altra a ridurre l’azione dei fattori protettivi nei confronti di stimoli pro-infiammatori. Ciò non fa che facilitare la comparsa ed il perpetuarsi di infiammazione della mucosa gastrica ed un possibile danno che può anche arrivare al danno ulcerativo della mucosa. Inoltre, il fumo e la nicotina possono aumentare il rischio di infezione da H. pylori, un patogeno che può colonizzare la mucosa gastrica, predisponendo esso stesso all’insorgenza di gastrite, di ulcera peptica e nel lungo termine anche del cancro gastrico.

Spesso si pensa che fumare faccia male solo a cuore e polmoni. Quali sono gli effetti del fumo sull’apparato digerente?

Abbiamo già parlato dell’aumentata secrezione acida gastrica nei pazienti fumatori. A questa si aggiunge il ridotto tono dello sfintere esofageo inferiore, sempre causato dal fumo di sigaretta, che facilita il passaggio del contenuto acido gastrico a livello esofageo, causando sintomi come bruciore retrosternale e rigurgito acido, tipici della malattia da reflusso.

Anche a livello intestinale il fumo sembrerebbe determinare uno stato pro -infiammatorio attraverso la riduzione delle difese della parete intestinale.

Ciò può portare, in alcuni soggetti predisposti geneticamente, allo sviluppo di malattie infiammatorie corniche intestinali, come il Morbo di Crohn, nella cui storia naturale l’esposizione al fumo di sigaretta aumenta sia il rischio di riacutizzazione di malattia, sia il ricorso alla chirurgia.

Non dobbiamo infine dimenticare come il fumo di sigaretta sia uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo del cancro del colon-retto, del cancro gastrico e del cancro esofageo, delle neoplasie del tratto digerente la cui incidenza, prevalenza e mortalità nella popolazione è al giorno d’oggi ancora elevata.

Dispositivi a rischio ridotto: possono aiutare chi soffre di gastrite o ulcera e non riesce a smettere di fumare?

Nella categoria “dispositivi a rischio ridotto” rientrano una grande varietà di prodotti, diversi per composizione e caratteristiche, per cui risulta difficile fare una generalizzazione. Solitamente contengono nicotina, il cui rilascio e concentrazione dipendono sia dalle caratteristiche del prodotto, sia dalla composizione del liquido utilizzato. Sebbene sembri che con tali dispositivi nel lungo periodo il rilascio di nicotina risulti comparabile a quello delle sigarette standard, la produzione ed il rilascio di numerose sostanze tossiche o potenzialmente tali rispetto a quelle prodotte con le tradizionali sigarette, risulta ridotto. Tutto questo può significare che il fumatore che abbandona completamente il fumo tradizionale per l’e-cig può trarre un beneficio per la riduzione dello stato pro-infiammatorio causato dalla fumo convenzionale, ma gli effetti dati dalla nicotina a livello gastrico potrebbero rimanere i medesimi.

Quindi, i dispositivi a rischio ridotto, contenendo nicotina, possono giocare un ruolo importante nell’aiutare il fumatore tradizionale ad abbandonare il fumo di sigaretta, tuttavia gli effetti globali sul sistema gastro-intestinale devono ancora essere approfonditi.

I danni legati al fumo di sigaretta sono molti e ben noti, ma nonostante ciò sono molti gli italiani che continuano a fumare o che hanno tentato di smettere e non ci sono riusciti. Quali sono i consigli da seguire per mantenere un apparato digerente sano?

Uno stile di vita sano, una adeguata idratazione ed una dieta bilanciata sono sicuramente fondamentali per mantenere in salute il nostro apparato digerente.

Il nostro intestino, infatti, è il nostro “secondo cervello” e risente di tutti gli stimoli, sia positivi che negativi, che provengono dall’ambiente esterno. Una dieta ricca di grassi, un regime di vita stressante o agenti come il fumo, possono alterare l’equilibrio del nostro microbiota e la sensibilità del nostro intestino, portando ad uno stato pro-infiammatorio che può determinare la comparsa di sintomi come gonfiore, dolore addominale, alterazione della peristalsi e del tono dell’umore. Tutto questo deriva dalla stretta connessione e costante comunicazione presente tra il nostro intestino ed il nostro sistema nervoso centrale.

Smettere di fumare riduce il rischio di tumore alla vescica fino al 70%

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Frequente stimolo a urinare quando non ce n’è bisogno, dolore o bruciore durante la minzione ma anche fastidi intimi e prurito: i disturbi urinari non sono per nulla rari, specie nelle donne possono manifestarsi con maggiore intensità proprio con i primi caldi primaverili, con un impatto notevole sulla qualità della vita.

Ai microfoni di LIAF, è intervenuto sul tema il prof. Sebastiano Cimino, Professore Associato e Direttore della Clinica Urologica dell’Università degli Studi di Catania.

Le infezioni delle vie urinarie nelle donne fumatrici possono essere causate dall’abitudine al tabagismo?

Secondo il mio parere e secondo gli attuali studi presenti in letteratura scientifica non è possibile parlare di un nesso di causalità tra fumo ed infezione delle vie urinarie nella donna. Tuttavia il fumo di sigaretta può interferire con svariati meccanismi fisiologici del nostro organismo e quindi in maniera indiretta far aumentare la suscettibilità a contrarre infezioni.

Prof. Sebastiano Cimino

Il fumo, e nello specifico alcune sostanze in esso contenute, possono anche alterale la normale flora batterica vaginale predisponendo così allo sviluppo di vaginosi batterica, patologia spesso asintomatica, ma che può causare importanti discomfort (è dimostrato che le vaginosi sono due volte più comuni nelle donne fumatrici rispetto che nelle non fumatrici, e soprattutto nelle giovani donne).

Tornando invece all’argomento infezioni delle vie urinarie possiamo menzionare alcuni studi che hanno analizzato lo sviluppo di resistenza batterica agli antibiotici: questa si è dimostrata essere più frequente nelle donne fumatrici e con infezioni delle vie urinarie ricorrenti. Quest’ultimo aspetto può sicuramente influire negativamente sull’efficacia della terapia farmacologica in pazienti affette appunto da infezioni delle vie urinarie.

Quali sono i rischi maggiormente correlati al fumo?

In ambito urologico il fumo rappresenta il principale fattore di rischio nel tumore della vescica e delle alte vie urinarie. Lo si riscontra infatti approssimativamente nel 50% dei casi di tumori vescicali e nel 20-30% dei tumori a cellule renali.

I soggetti fumatori presentano un rischio di sviluppare tali neoplasie triplicato rispetto ai soggetti non fumatori.  Questo elevato rischio si viene a determinare in quanto attraverso i reni, e quindi attraverso la produzione di urine, si effettua l’escrezione (eliminazione) di numerose sostanze cancerogene contenute nel fumo di sigaretta, come ad esempio idrocarburi ed amine aromatiche. Il contatto cronico di queste sostanze con le cellule che rivestono le vie escretrici determina alterazioni e danni al DNA delle cellule e il modificarsi delle stesse in senso neoplastico.

Se si smette di fumare, in quanto tempo si possono osservare i primi risultati?

Ricollegandoci alle patologie tumorali, che per ordine di importanza sono quelle più studiate, possiamo affermare che il rischio di tumore alla vescica e di recidiva di malattia dopo trattamento chirurgico aumentano di pari passo al numero di sigarette fumate al giorno e agli anni di fumo.

Ovviamente anche l’età alla prima esposizione al fumo si associa negativamente al rischio di tumore alla vescica. Per i fumatori che non hanno sviluppato un tumore vescicale, lo smettere di fumare determina una riduzione del rischio di avere un tumore primario alla vescica del 30% dopo 1-4 anni e del 60 -70% dopo 25 o più anni.

Molti fumatori credono che smettendo di fumare possano “ritornare” alle stesse percentuali di rischio di un non fumatore in tempi brevi, ma in realtà questo processo richiede molto tempo e comunque, anche dopo molti anni, non si potrà tornare al pari di un soggetto non fumatore.

Già dopo 10 anni dalla sospensione si osserva una riduzione degli effetti nocivi sugli out come clinici dei pazienti con tumore della vescica non muscolo invasivo primario o recidivante. Si è tuttavia osservato che i principali  effetti benefici correlati alla cessazione dell’abitudine tabagica si osservano quando questa si realizza 20 anni prima della diagnosi. Possiamo quindi concludere dicendo che, anche se il processo richiede molto tempo, lo smettere di fumare riduce il rischio di tumore alla vescica e può anche ridurre il tasso di recidive dei tumori vescicali superficiali. In tale prospettiva anche l’urologo ha dunque il dovere di scoraggiare l’abitudine tabagica e promuovere programmi di prevenzione soprattutto a partire dalla giovane età.

Si possono riscontrare danni alle vie urinarie anche tra i giovani fumatori?

Oltre alle patologie tumorali, che interessano in maggiore percentuale una fascia di età più alta, è stato dimostrato come il fumo possa influenzare altre patologie urologiche riscontrate anche in pazienti più giovani. Lo stress ossidativo ed il danno vascolare indotti dal fumo possono contribuire, assieme ad altri fattori, alla patogenesi della disfunzione erettile.

Il fumo può interferire con i normali processi di ovogenesi e spermio genesi conducendo quindi a quadri di infertilità sia nell’uomo che nella donna; determina condizioni di tosse cronica che peggiorano le perdite urinarie in pazienti affetti da incontinenza da sforzo; influisce negativamente sulla sintomatologia nelle cistiti interstiziali e aumenta il rischio di formazione di calcoli urinari.

È stata inoltre osservata una correlazione tra fumo e sintomi delle basse vie urinarie: il rischio relativo di vescica iperattiva, nicturia, aumentata frequenza urinaria giornaliera risulta essere maggiore tra la popolazione di fumatori ed ex fumatori rispetto ai non fumatori e nello specifico, tra i fumatori si presentano maggiormente nei gruppi più giovani. Tutti questi sintomi inoltre aumentano contestualmente all’incremento del numero medio di sigarette fumate giornalmente.

GUARDA L’INTERVISTA AL PROF. CIMINO IN OCCASIONE DEL NO TOBACCO DAY 2021

Stati Uniti: svolta alla Casa Bianca per le politiche di Harm Reduction?

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Li chiamano “morti invisibili“: sono tutte quelle persone che terminano la loro esistenza a causa di overdose.

Nonostante sia ormai una piaga sociale che negli Stati Uniti uccide decine di migliaia di persone ogni anno, il problema non ha mai avuto una seria risposta da parte delle amministrazioni che si sono succedute nelle ultime decadi.

Harm Reduction a Stelle e Strisce

Quando si discute di Harm Reduction, si intende un insieme di pratiche tese a limitare i danni provocati da una specifica sostanza come il fumo da sigaretta, l’alcool, o tutto quello che potrebbe arrecare danno per il corpo umano.

Di particolare importanza, sotto questo punto di vista, rivestono tutte quelle politiche che riguardano l’utilizzo di sostanze stupefacenti e, in particolare, di tutte quelle droghe che creano un alto tasso di dipendenza e sono potenzialmente letali.

Negli Stati Uniti, casi di overdose e crisi di astinenza negli ultimi anni hanno registrato un aumento del 35% con un picco di 70.630 casi registrati nel 2019. Un incremento che non trova riscontri in nessuna altra causa di morte nel Paese.

Fino ad oggi, le amministrazioni avvicendatesi alla Casa Bianca si sono fermamente rifiutate di sostenere la Riduzione del Danno provocato dalle droghe non solo a livello nazionale ma anche internazionale.

Washington ha avuto negli ultimi anni una influenza piuttosto negativa verso la Commissione sugli stupefacenti in sede ONU. In particolare, sotto la pressione del Dipartimento di Stato americano, termini come “riduzione del danno” sono state cancellate dai vari report prodotti dall’istituzione internazionale.

Perchè tanta reticenza nei confronti dell’Harm Reduction?

La storia dell’Harm Reduction negli Stati Uniti è particolarmente complessa, con gli ultimi due decenni che hanno visto una feroce resistenza all’implementazione di qualsiasi politica nel Paese.

Questo ha origine soprattutto nella demonizzazione di particolare droghe psicoattive che sono associate a determinati gruppi etnici/razziali. Ma anche ad una lunga tradizione di condanna morale e religiosa nei confronti delle droghe, tanto che lo stesso codice civile ha incorporato tali codici comportamentali.

L’insieme di queste due dinamiche- tra moralismo intollerante e stigmatizzazione di determinati gruppi sociali– ha prodotto una criminalizzazione del consumo di droghe ed una risposta repressiva piuttosto che preventiva.

Cosa potrebbe cambiare con la nuova Presidenza di Joe Biden?

Il neo-presidente Biden ha da subito chiarito che limitare le morti per overdose e la dipendenza da droghe è una priorità. In uno dei primi provvedimenti della sua Amministrazione, sono stati infatti stanziati 4 miliardi di dollari per implementare quei servizi di prevenzione vitali per i tossicodipendenti.

In aggiunta, il Presidente statunitense ha messo fin da subito in chiaro che non dovrebbe esserci l’incarcerazione per possesso di droghe ma la riabilitazione attraverso terapie specifiche.

Tra le priorità dell’Amministrazione Biden-Harris per il primo anno- secondo il recente comunicato stampa della Casa Bianca– la copertura sanitaria totale che aiuti le persone con dipendenza ad ottenere il giusto supporto medico e psicologico, l’implementazione dell’uguaglianza etnica/razziale nell’approccio alle politiche di Harm Reduction, migliorare gli sforzi sull’Harm Reduction basandosi sulle evidenze scientifiche, mettere in atto politiche di prevenzione sull’uso di sostanze stupefacenti tra i giovani, ridurre i canali di approvvigionamento internazionali di sostanze illecite.

Un approccio coraggioso e per certi versi rivoluzionario che potrebbe anche cambiare tutta l’impostazione delle politiche internazionali di Harm Reduction.

Gli Stati Uniti ed il resto del mondo

Senza ombra di dubbio, le scelte politiche a Washington influenzano in un verso o in un altro le istituzioni internazionali. Il nuovo approccio della nuova Amministrazione Biden cambia sicuramente le carte in tavola per un ripensamento di tutte le politiche di Harm Reduction a livello mondiale.

Tra gli esempi più eclatanti, le politiche di riduzione del danno da tabacco.

Secondo un rapporto del Global State of Tobacco Harm Reduction, le politiche di controllo dell’uso di tabacco presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono pesantemente influenzate dai miliardi di dollari provenienti dalle fondazioni statunitensi al fine di implementare le proprie campagne contro la riduzione del danno da tabacco, mentre la disinformazione scoraggia i fumatori dal passare a prodotti più sicuri.

Un cambio di direzione da parte di Washington, in questo senso, potrebbe sicuramente incoraggiare il perseguimento di politiche di Harm Reduction non solo contro il fumo, ma anche verso altre sostanze nocive, tra cui sicuramente le sostanze stupefacenti.

Arabia Saudita: il governo vara nuove norme anti-fumo nel Paese

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In Arabia Saudita è stretta sulla vendita di tabacco ai minori e la possibilità di fumare nelle aree dove sono presenti bambini.

Anche importare e vendere giocattoli o caramelle che abbiano la forma di sigaretta, o immagini che possano incoraggiare i minori a fumare, sono da oggi vietati per legge.

La nuova direttiva introduce inoltre una tassa sui prodotti da tabacco al fine di contrastare la dipendenza da fumo, aumentando il prezzo della shisha (un particolare tipo di tabacco aromatizzato che si fuma attraverso la pipa ed ha grande popolarità nei paesi arabi) del 100%.

Secondo osservatori del mondo arabo, se fumare shisha e sigarette in èta adolescenziale è abbastanza tollerato nelle società mediorientali, in Arabia Saudita ha una forte condanna sociale e religiosa, anche se ciò non toglie l’elevato numero di fumatori nel paese.

La visione wahabita, che è una particolare corrente ultraortodossa dell’Islam preponderante in Arabia Saudita, generalmente vieta l’utilizzo di qualsiasi sostanza dannosa per l’uomo come alcool, droghe o fumo” afferma Valerio Buemi, arabista, docente a contratto alla Sapienza Università di Roma ed esperto del Paese.

Le autorità saudite da anni cercano di dissuadere la popolazione dal fumare attraverso la condanna religiosa ma con scarsi risultati. Queste nuove misure anti-fumo muovono la questione da un piano prettamente di condanna sociale ad uno legale, in cui gli adulti dovranno riconsiderare i loro atteggiamenti di fronte ai minori.”

Recenti studi indicano come l’Arabia Saudita sia al terzo posto a livello mondiale per fumo tra i giovani, con un impressionante 19.3% di adolescenti fumatori.

Con questa mossa il paese spera di abbassare il consumo del tabacco tra la popolazione dal 21% al 5% entro il 2030.

Ad affiancarsi a questi divieti, con la nuova legge, il Ministero della Salute saudita ha anche istituito delle cliniche anti-fumo al fine di facilitare gli accessi ai servizi terapeutici e implementare insieme agli operatori sanitari tutti quei servizi in grado di aiutare i fumatori a smettere.

Il Comitato Nazionale Antifumo del paese lavora da anni per un controllo più rigoroso del tabacco in Arabia Saudita, e ha approvato una prima legge antifumo nel 2015 per combattere il fenomeno.

Da allora, regolamenti anti-tabacco sono stati implementati nel 2016, quando è stato vietato per legge di fumare in aree e spazi pubblici come moschee, ministeri, fabbriche di proprietà del governo, sedi di autorità pubbliche e loro succursali, scuole, ospedali, luoghi di lavoro.

Nel 2017, l’Arabia Saudita si è unita ad altri membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nella campagna per aumentare la consapevolezza del pubblico sui pericoli del consumo di tabacco stanziando un considerevole budget per finanziare i vari programmi di controllo del tabacco nel paese.

Quali sono gli alimenti che contengono nicotina?

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nicotina

Si dibatte molto spesso dei danni che comporta l’assunzione di nicotina ma – in realtà – è la dipendenza da questa sostanza a creare seri problemi. Si muore – infatti – per il catrame e per le sostanze tossiche sprigionate durante il processo di combustione e non per la nicotina in sé.

Ma la nicotina che si trova anche in natura e spesso nelle nostre tavole che ruolo ha esattamente nella smoking cessation?

Lo abbiamo chiesto al prof. Massimo Caruso, ricercatore del CoEHAR dell’Università di Catania ed esperto anche di nutrizione.

La nicotina può essere assunta in piccole dosi anche in natura, in particolare da una famiglia di piante cui appartiene anche la pianta del tabacco: le solanaceae. Una naturale integrazione di nicotina può ridurre gli effetti iniziali dell’astensione da sigaretta, pur se a dosi molto più basse del tabacco. Ecco perché la nicotina si usa durante i processi di smoking cessation“.

Quali sono gli alimenti che contengono nicotina?

  • Cioccolato (da 0.000230 a 0.001590 mg/kg, dipende dal tipo di cioccolato)
  • Patata (contiene nicotina in minime quantità: 7,1 nanogrammi di nicotina per grammo di cibo; 1 microgrammo di nicotina per 140 grammi)
  • Pomodori verdi: 42,8 ng di nicotina per grammo di cibo; 1 microgrammo di nicotina per 23,4 grammi
  • Pomodori cotti: 4,3 ng di nicotina per grammo di cibo; 1 microgrammo di nicotina per 233,0 grammi
  • Salsa di pomodoro: 52,0 nanogrammi di nicotina per grammo di cibo; 1 microgrammo di nicotina per 19,2 grammi

Un microgrammo di nicotina equivale allo stare seduti in una stanza con un leggero odore di fumo per 3 ore. Ogni sigaretta contiene circa 7 milligrammi di nicotina, di cui circa 1 milligrammo viene assorbito” – ha spiegato Caruso.

Prendendo come esempio la melanzana, la quantità di nicotina contenuta in 10 chilogrammi di melanzana è equivalente alla quantità assorbita da una sigaretta.

La melanzana è l’alimento più ricco di nicotina e bisogna considerare che per via digerente l’assimilazione della nicotina è molto ridotta rispetto a quella polmonare.

Sebbene intorno al ruolo della nicotina si sia detto di tutto, e sebbene molte informazioni siano poco chiare e confuse va spiegato che, se in un percorso di cessazione da fumo bisogna puntare sulla disintossicazione e l’attenuazione del desiderio di nicotina, è molto importante chiarire che si muore per il catrame e non per la nicotina. La pericolosità delle sostanze sprigionate durante il processo di combustione è subdola e lenta ma spesso letale.

Queste sostanze, più di 90, a causa della combustione, rilasciano particelle che cambiano la loro composizione e diventano molto pericolose. A differenza della nicotina che ha un effetto immediato, gli effetti negativi del catrame non si riscontrano subito. Motivo per cui i danni sono visibili solo dopo anni di fumo di sigarette.

Hai smesso ma sogni ancora di fumare? Ecco perché

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C’è chi afferma che i sogni siano desideri nascosti, per riprendere la visione psicoanalitica Freudiana e chi invece afferma siano l’elaborazione di qualcosa che ci è accaduto, un trauma o un evento significativo, per riprendere la visione Jungana.

Da uno studio americano si apprende che esiste una correlazione tra il fumo e il sonno e che mette in evidenza la difficoltà degli ex fumatori ad addormentarsi. Dunque, tra i danni del fumo, anche quello di peggiorare la qualità del sonno.

Ma esiste anche una correlazione tra il fumare e il sognare?

Ne abbiamo parlato con il prof. Pasquale Caponnetto, ricercatore del CoEHAR e docente di Psicologia Clinica e delle Dipendenze Disfor dell’Università degli Studi di Catania: “Quando una persona prova a smettere di fumare accusa come primo sintomo, dovuto all’astinenza, l’insonnia ed ecco perché la qualità del sonno peggiora”.

Molti fumatori – ha aggiunto Caponnetto – tendono a concludere la propria giornata di lavoro fumando un’ultima sigaretta, altri fumano per conciliare il sonno, o perché la sigaretta rappresenta spesso nella routine di quella persona ciò che favorisce il passaggio tra lo stato di veglia e lo stato del sonno, un po’ come l’orsacchiotto per i bambini“.

Kamil Pulino è uno studente della facoltà di psicologia dell’ateneo di Catania e ci racconta: “Ho smesso di fumare tre anni fa ma sin da subito ho cominciato a sognare di fumare una sigaretta. Durante la notte mi svegliavo perché sentivo il peso dei sensi di colpa, avevo paura di ricadere nel vizio. Non riuscivo a credere di potercela fare. Evitare di fumare proprio in quei momenti mi ha aiutato molto“.

Ma perché il sonno coincide con la voglia di fumare? E perché molti fumatori quando smettono di fumare continuano a sognare di farlo?

Una delle cose che abbiamo osservato – aggiunge il prof. Caponnetto – è che gli ex fumatori che hanno iniziato un percorso di cessazione dal fumo, sognano spesso di ritornare a fumare e arrivano a provare anche dei sentimenti di timore. Il timore di ricadere in quella cattiva abitudine. In realtà, è come se l’inconscio continuasse a lavorare per farli smettere di fumare. Molti di loro immaginano quella sensazione di ricaduta ma non sanno che è una sorta di incoraggiamento per non riprendere. Si dice inoltre che smettere di fumare non sia un’attività superficiale ma che sia un’attività così importante e profonda che rappresenta una forma di cambiamento che coinvolge anche i processi psicologici più profondi.

Il sognare di fumare – conclude Caponnetto – non è in se un elemento di preoccupazione, anzi, se ben gestito, può rappresentare un elemento di prevenzione per la ricaduta.