lunedì, Gennaio 13, 2025
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Mister Ranieri invita chi vuole smettere di fumare a rivolgersi ad un esperto

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“Per smettere di fumare chiedi aiuto ad un esperto”: è questo il messaggio della nuova campagna sulla disassuefazione dal fumo promossa in 11 Paesi da Pfizer attraverso il sito web Cigaretteless, che raccoglie informazioni e strumenti utili per smettere di fumare.

“Dire addio alla sigaretta è possibile: chi si rivolge ad un medico triplica la probabilità di riuscire a smettere di fumare rispetto a chi prova da solo” – si legge sul sito.

Il video con protagonista il coach Claudio Ranieri, invita chi vuole smettere di fumare a rivolgersi a un Centro antifumo, triplicando così le probabilità di riuscire a raggiungere l’obiettivo. Quello che tante persone decise a dire stop alle sigarette non sanno, infatti, è che possono contare sul supporto degli oltre 290 Centri antifumo attivi in Italia, dove un’équipe formata da medici, psicologi, personale infermieristico e altre figure specializzate può seguire passo dopo passo il fumatore nel percorso di abbandono del fumo.

Giornata Mondiale della Salute: cambiare per un futuro più sano, senza fumo

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Il 7 aprile ricorre l’anniversario della Giornata Mondiale della Salute istituita dall’OMS per creare consapevolezza su tematiche specifiche riguardanti la salute.

Motto di quest’anno è “Costruire un mondo più sano e più giusto“: la recente pandemia da Covid-19 ha infatti acuito le disparità sociali, aumentando i tassi di povertà e creando un clima di incertezza sanitario-economica che ha favorito il divario tra classi sociali.

L’OMS stima infatti che la pandemia abbia portato sulla soglia della povertà oltre 100 milioni di persone.

La situazione attuale però può essere sfruttata per creare nuove opportunità: la crisi del sistema sanitario globale ha dimostrato la necessità di porre di nuovo l’attenzione sulla salute del singolo e sulle politiche che possono aiutare ad adottare uno stile di vita più sano.

La salute non è più solo appannaggio della comunità scientifica, ma un bene primario da difendere: perché dunque non cogliere questa occasione per lasciarsi alle spalle le cattive abitudini, come il fumo?

Smettere di fumare è una scelta che sin dall’inizio comporta un netto miglioramento delle condizioni di vita e della salute in generale, diminuendo i classici effetti collaterali delle sigarette convenzionali.

Ma lasciarsi alle spalle un’abitudine non è mai scontato: ecco perchè è importante rivolgersi a centri specializzati o ai professionisti della smoking cessation, che possono costruire un percorso su misura e fornire le indicazioni migliori per cambiare.

La redazione di LIAF in occasione di questa giornata ha realizzato un breve video che spiega quali sono i cinque motivi più importanti per smettere di fumare.

USA: durante il lockdown più fumatori ma anche più svapatori

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lockdown usa ecig

Comprendere le abitudini di fumatori e svapatori durante i periodi acuti di stress, attraverso ricerche e questionari, permette di capire quali fattori esasperano il ricorso alle sigarette e quali soluzioni possono essere d’aiuto.

I ricercatori del CoEHAR sono stati tra i primi al mondo a realizzare una questionario online che ha tracciato le abitudini di fumatori e svapatori durante il lockdown italiano di Marzo 2020.

Un periodo di forte stress, coinciso con alcune decisioni, per fortuna temporanee, di chiusura di alcuni esercizi commerciali essenziali, come i vapeshops.

Ad oggi, anche in altre nazioni sono stati pubblicati i risultati di questionari simili.

Ad Agosto 2020, infatti, è stata condotta una ricerca simile dai ricercatori del Massachusetts General Hospital, in USA, per monitorare i cambiamenti nelle abitudini di fumatori e svapatori durante il lockdown.

È chiaro che questo studio va inserito nel contesto legato al tabagismo negli Stati Uniti: sappiamo che in questo paese vi è una forte opposizione a qualsiasi forma di assunzione del tabacco, sigarette elettroniche incluse, rifiutando le prove scientifiche che indicano invece la relativa pericolosità dei dispositivi elettronici rispetto alle sigarette tradizionali.

Lo studio “Smoking and Vaping Among a National Sample of U.S. Adults During the COVID-19 Pandemia” è stato condotto su un campione di 1024 adulti con una storia di più di sei mesi di fumo o di uso di ecig.

In USA molti correlavano fumo e svapo all’aumento del rischio di contrarre forme gravi di coronavirus: per questo motivo, il 26% di fumatori e ben il 41% di svapori ha dichiarato il tentativo di voler smettere di fumare.

Tra i fumatori, il 45% non ha riportato alcun cambiamento nelle proprie abitudini, mentre il 33% ammette di aver incrementato il consumo di sigarette a causa dello stress e dell’ansia dovuto alla situazione generale.

Tra gli svapatori, il 41% non ha avvertito alcun tipo di cambiamento nelle proprie abitudini, mentre il 23% ha riportato un aumento di consumo di ecig.

Mentre da un alto i ricercatori si auspicano un aumento dei servizi di assistenza per aiutare questi fumatori a smettere di fumare definitivamente, poco viene detto riguardo alla possibilità di consigliare ad un numero purtroppo alto di fumatori che non riesce a smettere di provare a switchare verso prodotti meno dannosi.

Purtroppo, la differente comunicazione e conseguente regolamentazione in materia di vaping tra stati crea un’alone di pregiudizi abbastanza difficile da scalfire, il che impedisce che gran parte dei fumatori possa passare alle ecig e, dunque, ridurre significativamente i rischi correlati alla lora abitudine.

Questionari di questo tipo, in ogni caso, rimangono un ottimo punto di osservazione per capire le abitudini di fumatori e svapatori nel mondo e creare programmi e percorsi ad hoc che possano aiutare tutti coloro che vogliono smettere di fumare .

Nuovo studio Cochrane: chi ha smesso durante il lockdown è più sereno

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Come sappiamo, l’anno che abbiamo vissuto ha causato non poche tensioni. Soprattutto a livello psicologico, è stato fortemente determinante.

Diversi gli studi condotti e tante le ricerche che hanno messo in evidenza le dinamiche che si sono venute a creare a causa del lockdown generalizzato. A cambiare, anche le abitudini della popolazione. Tra gli aspetti positivi, c’è chi ha voluto approfittare del momento per dedicarsi alla cura della propria persona e chi ha deciso di intraprendere uno stile di vita salutare.

E i fumatori, come si sono comportati? Esiste una correlazione tra il fumo e la salute mentale?

Sembrerebbe proprio di sì. A sottolinearlo l’ultima ricerca Cochrane coordinata da Gemma Taylor del gruppo Addiction & Mental Health dell’Università di Bath pubblicata dalla Cochrane Library lo scorso marzo, che rileva la riduzione dei livelli di ansia e depressione tra le persone che smettono di fumare.

La revisione Cochrane parte dall’analisi di 102 studi d’osservazione che hanno coinvolto quasi 170.000 soggetti.

E’ stato rilevato che le persone che hanno smesso di fumare per almeno 6 settimane hanno sperimentato meno depressione, ansia e stress rispetto alle persone che hanno continuato a fumare.

La ricercatrice e autrice dello studio, Gemma Taylor, ha misurato le variazioni dei sintomi di salute mentale nelle persone che hanno smesso di fumare in confronto con quelli osservati in chi non aveva rinunciato al vizio del fumo.

Il risultato? Secondo lo studio, i soggetti che hanno smesso di fumare sono arrivati a provare sentimenti più sani e positivi, migliorando il proprio benessere psicologico.

“Dai risultati ottenuti emerge che il legame tra cessazione del fumo e stato dell’umore sembra essere significativo e, soprattutto, non ci sono prove che le persone con disturbi della salute mentale sperimentano un peggioramento delle loro condizioni se smetteranno di fumare”, ha dichiarato l’autrice dello studio.

Che aggiunge: “Dopo l’anno che abbiamo avuto, alcuni fumatori potrebbero pensare che non sia il momento di smettere. È vero invece il contrario: per chi si lascia il fumo alle spalle si prospetta un futuro luminoso. Usare sostituti della nicotina, che siano cerotti, gomme da masticare o vaporizzatori, può aiutare ad affrontare eventuali sintomi di astinenza, che spariscono in qualche settimana. Certo è che una volta che avrete smesso di fumare non solo sarete più sani, ma anche più felici”.

Pasquale Caponnetto, ricercatore del CoEHAR e docente di Psicologia Clinica e delle dipendenze dell’ Università di Catania, ha così commentato lo studio: “Da anni, proprio come noi all’Università di Catania, il team coordinato dalla prof.ssa Taylor studia i fenomeni di associazione fumo e disagio psichico. Questo studio abbatte il tabù che smettere di fumare enfatizzi il disagio psichico sottostante e anzi promuove il messaggio concreto che smettere di fumare è un inizio per una nuova salute fisica e mentale”.

Leggi anche: Fumo e pandemia: come combattere l’abitudine?

Pensi ad una gravidanza? Ecco perché meglio smettere subito di fumare

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Nei confronti di una vita che sta per arrivare, come quella di un bambino, smettere di fumare è un obbligo. Smettere all’inizio di una gravidanza, è ancora meglio. Riuscirci seguendo il metodo migliore, come quelli naturali, sarebbe l’ideale.

Sapendo, ormai, quanto incida il fumo passivo, a smettere di fumare dovrebbero essere entrambi i genitori, ma la gravidanza, per una donna, significa andare incontro all’inizio di un periodo molto particolare. Anche per questo sarebbe un bene avere il parere dei medici e degli esperti della smoking cessation.

Fumare in gravidanza? No, grazie.

Ma perché non bisogna fumare durante la gravidanza? Il fumo, che è nemico per eccellenza della salute di tutti, lo è anche del feto e della fertilità. Secondo degli studi, le donne che fumano anche molto più degli uomini, non sempre riescono nell’ardua impresa di smettere del tutto. Ci sono delle donne che riescono a smettere solo durante il periodo dell’allattamento, ma sarebbe indicato smettere molto prima.

Quali sono i rischi che si corrono? Tra i rischi più comuni c’è quello dell’aborto, della gravidanza extrauterina e la morte prematura ma anche una lenta e scorretta crescita del feto.

Il percorso della smoking cessation è un percorso molto lungo e difficile, ma dal momento che i rischi sono diversi e molto gravi, è il primo passo da compiere per affrontare serenamente la gravidanza anche quando non è ancora arrivata.

Rinunciare al fumo immediatamente si può. Farlo naturalmente, pure. Come? Approfittando dell’arrivo della primavera per uscire a fare delle passeggiate all’aperto, praticando sport e cambiando in meglio la propria routine, traendo così dei benefici sia per la mamma che per il nascituro.

Leggi anche: Donne e fumo, prevenire si può

IEVA: che sfide attendono il mondo del vaping prima del COP9?

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ieva cop9

Ogni due anni, la Conferenza delle Parti (COP) si riunisce per modificare le linee guida della Framework Convention on Tobacco Control, un vero e proprio insieme di norme e suggerimenti per mitigare la diffusione del fumo e tentare di porre un freno al numero di morti per patologie fumo correlate.

Il COP9 previsto in Olanda è stato rimandato a Novembre e, sebbene non sia chiaro in che modo sarà organizzato per via delle restrizioni previste dalla pandemia, si sa che l’apertura o meno della Convenzione alle strategie di riduzione del danno influenzerà le decisioni in materia di regolamentazione a livello globale.

Per questo motivo la IEVA, la Independent European Vape Alliance, ha promosso lo scorso 30 Marzo un webinar che ha avuto come speakers tre esperti di politiche pubbliche internazionale sull’Harm Reduction. “Quali sfide attendono il mondo del vaping nei prossimi mesi?” – si sono chiesti.

A partecipare all’incontro, Harry Shapiro, autore del Global State of Tobacco Control, Atakan Befrits, membro di INNCO e Peter Beckett, esperto europeo di politiche di harm reduction.

“Il vaping viene accomunato al fumo tradizionale, con la conseguenza che i fumatori che decidono di smettere sono dubbiosi se approcciarsi o meno ai dispositivi a rischio ridotto, preoccupati dei possibili risvolti per la loro salute” – questo l’assunto di lancio del meeting.

Ad aggravare la situazione, in questi mesi, è stata la circolazione di notizie e studi relative alla diffusione della pandemia che citano tra i fattori di rischio di contrarre il Covid-19 anche il fumo ed il vaping. Notizie, però, basate – come spesso spiegato dai ricercatori del CoEHAR – su studi fatti senza seguire standard basilari di riferimento e che hanno avuto come esito negativo quello di dissuadere molti tabagismi dal passare a soluzioni meno dannose rispetto al fumo di sigarette convenzionali.

Il COP9 invita tutte le parti a considerare l’applicazione di misure normative come quelle a cui si fa riferimento nella Framework Convention on Tabacco Control per proibire o limitare l’uso dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina” – ha dichiarato Peter Beckett durante l’incontro promosso da IEVA.

Come sottolineato da Harry Shapiro durante il suo intervento, si assiste al fallimento della strategia di controllo della convenzione dell’OMS: “Nel mondo, 8 milioni di persone muoiono per patologie fumo correlate: più che per l’HIV, la tubercolosi e la malaria combinate“.

L’OMS ammette che il 70% dei fumatori nel mondo non ha accesso ai servizi, e i tassi di fallimento delle terapie sostitutive a base di nicotina e dei farmaci rimane alto. Questo perché approvare le leggi è economico, aiutare concretamente le persone lo è meno“, ha aggiunto Shapiro.

Un altro argomento trattato è stata la “guerra ai consumatori di nicotina da parte delle autorità“, negata ripetutamente in nome dei diritti dei consumatori. È un dato di fatto: “Durante i processi decisionali e legislativi i diritti dei consumatori e dunque i consumatori stessi sono poco rappresentati. Come INNCO, abbiamo il diritto di discutere il futuro dei consumatori e di partecipare ai processi decisionali”, ha dichiarato Atakan Befrits.

Il messaggio di cui si fa portavoce la IEVA è chiaro: il futuro della cessazione passa attraverso l’adozione di strategie alternative che possano fornire un aiuto concreto a tutti quei fumatori che non riescono o non vogliono smettere di fumare da soli.

I Centri Antifumo in Italia: cosa sono e perchè sono stati istituiti?

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La storia dei Centri Antifumo in Italia rappresenta indirettamente la storia delle politiche di Riduzione del Danno da fumo da Tabacco nel Belpaese.

Dalla loro istituzione alla fine degli anni ’80, questi centri si sono contraddistinti per il supporto dato a tutti quei fumatori che cercano di smettere.

Da allora e soprattutto dal 2005 – con l’introduzione della Legge Sirchia – l’Italia ha fatto importanti passi in avanti sia nella produzione di normative tese a regolamentare il fumo sia per la protezione di soggetti non fumatori. Ma non di certo nella valutazione dei risultati. Le carenze in questo settore non mancano. E se da un lato ci si è impegnati per tutelare la salute dei fumatori nei luoghi pubblici, dall’altro si è dimenticato di aiutare chi vuole smettere davvero di fumare definitivamente.

Perchè sono stati istituiti i Centri Antifumo?

I CA nascono nell’ambito degli interventi globali tesi a supportare la lotta contro il fumo di tabacco con una particolare attenzione nell’ambito del supporto ai fumatori che intendono smettere di fumare.

A livello internazionale, il quadro normativo di riferimento è dato dalla Convenzione per la lotta al tabagismo approvata nel Maggio 2003 a Ginevra sotto gli auspici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

In particolare, l’art. 14 della Convenzione afferma il bisogno di “offrire misure che promuovano la cessazione dal fumo di tabacco e adeguati trattamenti per la dipendenza dal tabacco. Misure che dovranno includere diagnosi e trattamento della dipendenza dal tabacco e servizi di counselling per la cessazione.

Cosa fanno i CA?

In Italia, i CA sono attivi all’interno del Sistema Sanitario Nazionale coadiuvato da organizzazioni non governative. Essi forniscono servizi che offrono supporto specialistico per aiutare i tabagisti a smettere di fumare.

In linea generale, si accede previo pagamento di un Ticket sanitario o in modo gratuito. Tra i servizi offerti, interventi di tipo farmacologico, counselling individuale o di gruppo, terapie alternative con una prima valutazione del fumatore da un punto di vista medico e/o psicologico.

Ma quanti sono i centri antifumo attivi in questo momento in Italia?

Sul sito del Ministero è disponibile un elenco completo dei centri antifumo aggiornato a Maggio 2019.

Tra questi figura anche il Centro per la Prevenzione e Cura al Tabagismo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania, coordinato dal prof. Pasquale Caponnetto e considerato uno dei centri più attivi nell’ambito della ricerca internazionale in questo campo.

La Repubblica Popolare Cinese rafforza la vigilanza su sigarette elettroniche e prodotti da tabacco

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Le normative cinesi sulla gestione del tabacco verranno riviste al fine di rafforzare la supervisione e l’amministrazione di tutti i nuovi prodotti del tabacco.” Cosi, lunedì scorso, le autorità di Pechino hanno annunciato una nuova stretta nella regolamentazione dei prodotti da tabacco di ultima generazione nel Paese.

La revisione sarà coordinata con la legge della Repubblica popolare cinese sulla protezione dei minori e altre leggi e regolamenti, secondo quanto pubblicato nei giorni scorsi dal quotidiano Global Times, noto organo di informazione sotto il controllo statale del governo di Pechino.

Come riportato dalle linee guida presentate dal Ministero dell’Industria e della Tecnologia dell’Informazione e dall’Amministrazione statale del monopolio del tabacco, il gigante asiatico intenderebbe regolamentare e catalogare anche le sigarette elettroniche e i prodotti da svapo alla stregua delle sigarette convenzionali.

I dati rilasciati dall’Electronic Cigarette Industry Committee del governo cinese all’inizio di quest’anno, indicano come la combinazione tra demonizzazione mediatica negli Stati Uniti e il divieto di vendita di sigarette elettroniche in Cina abbiano causato un calo della domanda globale dei prodotti per lo svapo.

Le due superpotenze influiscono in maniera fondamentale sullo sviluppo e commercializzazione di questi prodotti. Tuttavia, rispetto agli Stati Uniti, in Cina il bacino dei consumatori è rimasto sottosviluppato a causa del precario status normativo e dalla volontà, fino ad oggi, di mantenere il mercato delle sigarette convenzionali relativamente libero da balzelli economici che possano ridurre lo sviluppo economico del Paese. Questo nonostante il Paese del Dragone sia il più grande produttore mondiale di prodotti e componenti per le sigarette elettroniche.

La Cina è di gran lunga il principale produttore mondiale di sigarette elettroniche ma la comprensione delle politiche di Riduzione del Danno da Fumo da parte delle autorità è sorprendentemente scarsa. E non è tutto. L’elefante nella stanza è il potente ed influente cartello di monopolio statale del China Tobacco, che potrebbe non tollerare che le attività legate allo svapo crescano troppo” ha dichiarato a LIAF il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del Centro di Eccellenza per la Riduzione del Danno da fumo (CoEHAR) dell’Università di Catania.

La Cina, con i suoi 300 milioni di fumatori, rimane la nazione con il più alto numero di tabagisti al mondo. E anche per questi motivi che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel paese muoiono ogni anno più di un milione di persone per malattie legate al fumo.

La stretta legislativa si inserisce nel tentativo da parte delle autorità di Pechino di regolamentare una volta per tutte questo mercato. Resta da capire se sia una mossa tesa ad armonizzare lo sviluppo di alternative meno dannose alla sigaretta tradizionale o piuttosto una reazione protezionistica al fine di preservare il lucroso mercato interno del tabacco.

Aromaterapia: i benefici della lavanda per i fumatori

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lavanda

Poiché gli uomini potevano chiudere gli occhi davanti alla grandezza, all’orrore…Ma non potevano sottrarsi al profumo” così scriveva Patrick Suskind nel celebre romanzo “Il Profumo”.

Ed effettivamente il connubio uomo-odore ha origini antichissime, risale all’età ancestrale dell’uomo: la scoperta del fuoco ha portato gli uomini a sedervisi intorno, bruciando le piante che raccoglievano e da cui si sprigionavo odori diversi. Non solo: fiori e piante pestate o spremute venivano impiegate per produrre olii di varia genere. Da qui il passo verso l’applicazione medica di questi preparati fu breve.

Già in reperti storici sumeri si ritrova l’utilizzo di unguenti a scopo medicinale. Gli egizi preparavano il corpo dei defunti per il viaggio nell’aldilà cospargendo il corpo con unguenti che venivano anche lasciati nella tomba.

Ma la storia dell’aromaterpia così come la intendiamo oggi nasce con un curioso episodio avvenuto in territorio francese.

Si racconta infatti che nei primi le ‘900, il chimico Reneé Maurice Gattefossé si ferì per sbaglio durante degli esperimenti in laboratorio. Dopo aver provato tutti i rimedi della medicina tradizionale, provò ad applicare sulla ferita dell’olio essenziale di lavanda. La guarigione che ne seguì confermò al chimico le sue ipotesi sulle proprietà antisettiche della lavanda.

Ora che questa sia la vera storia non è dato sapere. Ma quello che e certo è che qualche decennio dopo, tutte le scoperte di Reneé vennero stampate nel libro “Aromatherapie: Les huiles essentielles, hormones végétales”, dove per la prima volta comparve il termine aromaterapia.

Aromaterapia e smoking cessation

L’aromaterapia può essere un valido aiuto per chi decide di smettere di fumare, agendo direttamente sul senso dell’olfatto: quest’ultimo infatti, attraverso odori e fragranze combatte irritabilità e ansia, riducendo le cause di astinenza.

Certi tipi di essenze e profumi, diffusi nell’ambiente in cui viviamo, possono agire in modo da contrastare il nsotro il bisogno della sigaretta.

Come? Attraverso la fragranza che stimola quelle identiche aree del cervello che il fumo è in grado di soddisfare. Inoltre gli oli essenziali aiutano a purificare e profumare l’aria,allontanando la puzza di sigaretta e rendendo la casa più salubre.

La lavanda

Il fiore rilassante per eccellenza è quello di lavanda: come accennato prima, le proprietà della lavanda sono conosciute da secoli. Il nome Lavandula Officinalis deriva infatti dal latino “lavare”, alludendo l’uso cosmetico ne veniva fatto in epoca antica.

Il suo aroma pulito e familiare ha un che di rassicurante e se a questo si sommano gli effetti calmanti dei suoi piccoli fiori blu, si capisce perché negli ultimi tempi la lavanda sia tornata di gran moda. Questo piccolo arbusto è presente allo stato selvatico in molte aree della nostra penisola, oltre ad essere coltivato in Toscana , Liguria e Piemonte nelle zone dei vecchi vigneti.

Le virtù della lavanda sono tante: rigenera, illumina, drena e sgonfia e viene usata spesso efficacemente in cosmesi e semplici ricette fai da te.

Per capire come usare la lavanda e gli olii essenziali e come possono aiutare if fumatori che vogliono smettere, abbiamo chiacchierato con Beatrice Baccon, erborista e farmacista, che ha perfezionato in Svizzera la sua formazione come creatrice di fragranze. Oltre all’attività da freelance, si occupa di formazione in campo olfattivo e di cultura dell’olfatto.

Beatrice, il profumo da sempre è associato all’identità della persona. Nei tuoi studi e grazie alla tua esperienza, hai rilevato l’importanza del profumo nella vita quotidiana?

Il profumo è parte integrante del nostro quotidiano. Non siamo abituati a porre attenzione alle emozioni che l’olfatto ci dà, ma se ci facessimo caso ci renderemmo conto che gli odori sono presenti in ogni nostra azione: a partire dal caffè del mattino, per arrivare ad un abbraccio dato alla persona amata. Tutti i nostri gesti, senza l’olfatto non sarebbero la stessa cosa e non susciterebbero le stesse emozioni; mai come in questo momento storico abbiamo capito e sperimentato come l’anosmia (la perdita totale o parziale del senso dell’olfatto) possa influenzare in maniera negativa la nostra vita. 

Gli stimoli olfattivi sono elaborati da due diverse zone cerebrali: il sistema limbico e il talamo.

Il collegamento diretto con il sistema limbico fa sì che l’olfatto sia coinvolto nell’umore, nelle emozioni, negli istinti, ma anche nei sistemi di memorizzazione: è scientificamente dimostrato come le informazioni memorizzate in associazione ad uno stimolo olfattivo siano ricordate più facilmente. La stessa cosa vale per i ricordi, se la nostra memoria ha associato un odore al ricordo, questo sarà più vivido nella nostra memoria.

I profumi e gli aromi innescano emozioni e ricordi, c’è un modo di usarli per combattere anche le cattive abitudini?

Il modo migliore è iniziare ad apprezzare nel concreto ciò che l’olfatto ci dà; i primi passi potrebbero essere annusare i profumi dei piatti prima di portare il cibo alla bocca o apprezzare l’odore di casa propria quando si rientra la sera, che sa di comfort, di intimità e benessere.

Per quanto riguarda il tabagismo, una volta allenato l’olfatto a rendere più intense le nostre emozioni, un aiuto fondamentale è dato dal rendersi conto di quanto la nostra percezione olfattiva è più intensa e netta quando si sta alcune ore senza fumare e i nostri neuroni olfattivi non sono occupati dall’odore di sigaretta. 

Un altro aiuto è dato dal finger food: se mangio con le mani dopo aver fumato una sigaretta parte del profumo del cibo, che è parte integrante del piatto, saranno coperti dall’odore della sigaretta che mi è rimasto sulle dita.

La lavanda dal caratteristico profumo floreale ed aromatico, aiuta a combattere la puzza di fumo creando al tempo stesso un ambiente tranquillo e rilassato, ci da una ricetta fai da te? 

In inverno la cosa più semplice è aggiungere qualche goccia di olio essenziale di lavanda alle vaschette del termosifone o all’umidificatore.

In estate ci si può autoprodurre un esfoliante per il corpo a base di sale grosso, olio di mandorla o di vinaccioli e qualche goccia di olio essenziale di lavanda. Ricordiamoci sempre che impiegando gli oli essenziali sul corpo, questi vanno sempre veicolati in un olio vegetale o in una crema base e mai usati puri.

E per combattere l’odore di fumo in casa e sui vestiti?

L’odore di fumo in casa si può facilmente contrastare arieggiando gli ambienti per almeno una mezz’ora dopo aver fumato; nell’ultimo anno hanno poi preso piede i purificatori d’aria domestici che sono una valida alternativa. 

Per quanto riguarda mobilio e tendaggi, si può invece fare poco, se non lavarli e pulirli il più frequentemente possibile ed utilizzare in casa dei contenitori contenenti sostanze adsorbenti tipo il carbone vegetale, per far sì che parte dell’odore venga assorbito.

Sia per quanto riguarda la casa, che gli indumenti, possiamo distrarre il nostro naso e coprire l’odore di fumo con profumatori e spray a base di sostanze stimolanti per il nostro olfatto, come la menta piperita, lo zenzero, il pepe, il rosmarino, il limone.

Certi odori e aromi aiutano il benessere psicofisico: quali sono?

Questo dipende molto dall’ambiente socio-culturale in cui siamo nati e cresciuti e dalla storia personale. Abbiamo appena visto come le emozioni e i ricordi collegati all’olfatto non siano mediati. Per ognuno di noi un odore può assumere un’accezione positiva o negativa in base al ricordo o all’esperienza a cui lo colleghiamo, anche se nel corso dei secoli, nelle diverse culture, più o meno volontariamente si sono poi catalogati alcuni odori come positivi o negativi.

Questo tipo di concetto è più chiaro se si riporta un esempio: nella cultura occidentale si associa l’odore dei detersivi al pulito, di conseguenza alla sicurezza e ad una sensazione di comfort. Chi ha dovuto nella sua vita frequentare ospedali e laboratori analisi non assocerà più questo odore ad emozioni positive, ma all’esatto opposto.

L’aromaterapia può quindi aiutare a contrastare le emozioni negative, a patto che gli odori non siano collegati dal singolo ad esperienze spiacevoli.

Che ruolo ha la nicotina nella possibilità di contrarre il Covid-19?

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Lo scorso maggio, veniva dimostrato da una pubblicazione dei ricercatori del CoEHAR che: l’assunzione di nicotina derivata dalla modalità di svapo, potrebbe – ma sono necessari ulteriori studi per confermarlo – avere un’azione protettiva in termini di possibilità di contrarre l’infezione da coronavirus.

Secondo l’articolo “Smoking and SARS-COV-2 Disease: Dangerous Liaisons or Confusing Relationships?” firmato dai massimi esperti del CoEHAR, ad oggi, non esistono dati o prove sperimentali che suggeriscano un impatto significativo del fumo nel complesso meccanismo di correlazione tra l’enzima ACE-2 e il virus SARS-COVID-2.

Il direttore del CoEHAR, Giovanni Li Volti, in una nuova intervista rilasciata ai microfoni di LIAF, spiega le novità introdotte da questo nuovo studio e ne sottolinea l’importanza scientifica per tutto il mondo della ricerca.

Resta confermato – spiega Li Volti – che per chi ha delle patologie già a rischio (come ad esempio la BPCO o altre malattie fumo correlate) e fa uso di sigarette il decorso della malattia contratta resta comunque più difficoltoso che per gli altri“.