lunedì, Gennaio 13, 2025
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Studio CoEHAR: una revisione sistematica di tutti le ricerche sugli effetti delle e-cig sulla salute

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La sigaretta elettronica influisce in maniera diversa sulla salute cardiovascolare e respiratoria rispetto alla sigaretta convenzionale?

I medici e i sostenitori della riduzione del danno da tabacco hanno opinioni contrastanti quando si tratta di quantificare gli effetti delle elettroniche sulla salute.

Questo è in parte dovuto ai dati riportati da studi effettuati con metodi di ricerca inadeguati e che deficitano nelle prove dirette degli effetti sulla salute. In parte perchè gli studi di settore diventano obsoleti non appena vengono pubblicati a causa della produzione, ogni anno, di oltre mille nuovi articoli sulle ecig.

E per questo che la Dott.ssa Renee O’Leary, in collaborazione con quattro ricercatori dell’Università di Catania, cerca di rispondere a questa domanda, come spiegato nel loro documento Respiratory and Cardiovascular Health Effects of E-Cigarette Substitution: Protocol for Two Living Systematic Reviews“.

L’obiettivo principale del protocollo è di esaminare le prove scientifiche sugli effetti delle sigarette elettroniche sugli esseri umani. Il progetto include la stesura di un documento per medici e operatori sanitari, una scheda informativa per le persone che usano le sigarette elettroniche e un documento per i legislatori.

A causa della mancanza di dati coerenti negli studi attuali sugli esiti respiratori e cardiovascolari della sostituzione delle sigarette elettroniche da parte dei fumatori, il documento valuterà e sintetizzerà criticamente anche tutti gli studi di settore.

Secondo i ricercatori CoEHAR “è necessario stabilire gli effetti delle sigarette elettroniche sulla salute respiratoria e cardiovascolare per fornire una revisione sistematica dei dati scientifici disponibili“.

Finora, le revisioni sistematiche si sono basate su test cellulari di citotossicità, misurazioni delle emissioni chimiche del vapore e studi sui bio-marcatori delle esposizioni chimiche, nessuno dei quali fornisce prove dirette degli effetti sulla salute dell’uso di Ecig.

Lo studio del CoEHAR, invece, riunirà tutti gli studi pubblicati sugli effetti respiratori e cardiovascolari delle sigarette elettroniche sull’uomo applicando la metodologia della living systematic review.

Come metodologia, la ricerca aggiornerà ogni tre mesi la revisione degli studi con eventuali nuove pubblicazioni. Ciò garantirà un approccio rigoroso che aiuterà a mantenere uno standard di altissima qualità e sempre aggiornato.

Il protocollo rappresenta un piano di ricerca unico nel suo genere per lo studio degli effetti dell’ecig sui fumatori. I risultati saranno di particolare interesse per i medici che cercano dati affidabili sugli effetti cardiovascolari e respiratori delle sigarette elettroniche. Questo, fornirà anche un database che per la prima volta catalogherà tutti gli studi precedenti in base alla qualità della ricerca” – ha dichiarato il capo del progetto, la Dott.ssa Renèe O’Leary.

Dreamods dona a LIAF parte del ricavato della vendita di liquidi certificati dall’Università di Catania

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Al cioccolato, al caffè, all’arancia, senza aromi o con aromi, con nicotina o senza nicotina. I liquidi utilizzati per le sigarette elettroniche sono così diffusi in commercio che ormai è possibile trovarne migliaia di varietà e tipologie diverse. Sebbene la regolamentazione per la vendita di questi prodotti, soprattutto in Europa, sia ormai molto rigida, l’attenzione alla qualità resta comunque una scelta del svapatore.

Uno studio, condotto all’interno dei laboratori dell’ateneo catanese, ha testato la presenza di metalli pesanti e di microplastiche nei liquidi Dreamods (grazie peraltro ad un brevetto dell’ateneo unico nel suo genere) e ne ha effettuato una valutazione tossicologica.

I risultati hanno dimostrato l’assenza di materiali pesanti ed un rischio tossicologico sotto la soglia: “I valori soglia contenuti all’interno dei liquidi di Dreamods sono quelli assolutamente tollerabili dalla salute umana secondo quando indicato dalle istituzioni sanitarie” – ha spiegato il prof. Giovanni Li Volti, Ordinario di biochimica presso l’Università degli Studi di Catania con una grandissima esperienza in analisi tossicologiche proprio sui liquidi utilizzati per lo svapo.

L’analisi condotta a microscopio elettronico, inoltre – ha aggiunto il prof. Li Volti – dice che il numero di materiali plastici presenti nei liquidi Dreamods è in alcuni casi inferiore a quello dell’acqua potabile acquistata al supermercato“.

“L’aspetto di certo più innovativo della ricerca è che i liquidi sono stati testati in condizioni di real life – ha spiegato il prof. Giovanni Li Volti – replicando esattamente gli effetti della cosiddetta svapata tramite l’utilizzo della smoking machine”.

Un traguardo importante per una delle aziende più importanti del settore dello svapo che ha sede proprio in Sicilia e che ha scelto di donare alla Lega Italiana Anti Fumo una parte del ricavato della vendita dei liquidi Dreamods certificati dall’Università degli Studi di Catania al fine di sostenere l’attività di sensibilizzazione e promozione della cultura antifumo in Italia e nel mondo.

La mission di Dreamods – hanno dichiarato i rappresentanti dell’azienda – è quella di garantire al fumatore che vuole smettere di fumare un prodotto di qualità, sicuro e certificato. Crediamo fortemente che i cambiamenti sociali del futuro spettino alle imprese ed a coloro i quali, per trovare benefici autentici e duraturi per la propria salute, hanno abbandonato le sigarette tradizionali per abbracciare un era senza fumo. Autentici pionieri in mezzo a voci contrastanti sui benefici delle sigarette elettroniche abbiamo creduto in un miglioramento di qualità della vita, oggi più che mai tangibile. Abbiamo lavorato e continueremo a farlo insieme all’Università di Catania ed alla LIAF, investendo risorse economiche dell’azienda, proprio perché siamo intenzionati a scrivere la nuova strada della cambiamento in favore di chi vuole smettere davvero di fumare”,

Combattere l’endometriosi grazie a uno stile di vita sano e senza fumo

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endometriosi

L’endometriosi è una malattia debilitante che, in Italia, colpisce circa 3 milioni di donne.

La molteplicità dei possibili sintomi, la diagnosi tardiva e la mancanza di una cura definitiva rendono difficile convivere con questa patologia che, per il 40% delle donne che ne è affetto, è sinonimo di infertilità o problemi nella procreazione.

È per questo che il mese di marzo è stato scelto come mese dell’endometriosi, per informare e sensibilizzare le donne sui metodi che ad oggi possono farci convivere con questa malattia.

L’endometriosi può infatti colpire già in età adolescenziale ed ha la massima incidenza sulla popolazione femminile tra i 30 e i 40 anni di età. È una patologia che determina la crescita delle cellule della parete uterina interna all’esterno dell’utero, spesso nell’area pelvica.

Ad oggi non esiste una cura definitiva e chi ne è affetto deve ricorrere ad un mix di integratori, terapie a base di ormoni e diete particolari, che rallentano la crescita della malattia. È dunque importantissimo che le donne sappiano della possibilità di sviluppare questa patologia, dove la diagnosi precoce gioca un ruolo fondamentale.

Il disagio psicologico spesso legato all’endometriosi, che tra gli altri sintomi provoca dolori durante il ciclo, perdite ematiche e dolori durante i rapporti sessuali, può spingere le donne a ricorre ad abitudini sbagliate che possono peggiorare la situazione.

È per questo che delle terapie utili a combattere questa malattie si basano sulla diminuzione del consumo di certe categorie di alimenti che introducono nell’organismo alte quantità di estrogeni, oltre che comportare un aumento dello stato infiammatorio generale.

Da un lato, è importante che le donne conoscano la malattia: i controlli regolari dal medico sono l’arma più efficace per impedire una diagnosi tardiva.

In secondo luogo, adottare uno stile di vita sano, dall’alimentazione all’abbandono delle cattive abitudini, riduce l’esacerbazione dell’endometriosi: smettere di fumare contribuisce significativamente al benessere psicofisico generale aumentando al qualità della vita.

Maggiori informazioni posso essere reperite sul sito della Fondazione Italiana Endometriosi.

Pazienti con BPCO possono migliorare la patologia passando a strumenti a rischio ridotto

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Catania, 23 marzo – Il nuovo studio di ricerca scientifica triennale condotto dai ricercatori del CoEHAR dell’Università di Catania e guidato dal professore Riccardo Polosa, identifica gli effetti a lungo termine sui pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) che passano a prodotti a tabacco riscaldato.

“La mia esperienza clinica mi dice che la maggior parte dei fumatori di BPCO non ha una buona ragione per smettere – afferma Polosa – dai risultati chiave dello studio si evidenzia che l’uso di prodotti a base di tabacco riscaldato (HTP) ha ridotto di più il numero di esacerbazioni acute della BPCO del 40% e ha causato miglioramenti clinicamente significativi. C’è una chiara indicazione che le nuove tecnologie senza combustione possono essere un rimedio enorme per la BPCO e questo è importante per i medici e i pazienti”.

Il 4 marzo Publich Health England ha annunciato che, nonostante la diffusione di strumenti riduzione dei danni da fumo, il fumo di sigarette convenzionali rimane la principale causa singola di morte e malattie prevenibili, nonché una delle principali cause di disuguaglianze di salute.

È significativo che sia ben noto che il fumo di sigaretta è un fattore di rischio significativo per chi soffre di BPCO, causando oltre 3 milioni di morti ed essendo la quarta causa di morte a livello globale. PHE ha annunciato che dispositivi alternativi per la somministrazione di nicotina meno dannosi potrebbero svolgere un ruolo cruciale nella riduzione di questo onere per la salute.

Punti salienti:

  • Lo studio dimostra che l’uso a lungo termine dell’HTP nei pazienti con BPCO ha esiti clinici come il tasso di esacerbazione, la tolleranza all’esercizio e le misure di qualità della vita.

L’uso di HTP ha ridotto il numero di esacerbazioni acute della BPCO di oltre il 40% e ha causato miglioramenti clinicamente significativi nella QoL e nella capacità di esercizio, mentre non sono stati osservati cambiamenti nei pazienti che hanno continuato a fumare.

  • BPCO attualmente rappresenta circa il 6% di tutti i decessi e si prevede che entro il 2030 diventerà il killer numero uno tra le 10 principali cause di morte a livello globale.
  • È improbabile che l’uso a lungo termine di HTP da parte dei pazienti con BPCO sollevi significativi problemi di salute durante il normale utilizzo.
  • Data la dipendenza dal fumo, molti fumatori non possono o non vogliono smettere e le percentuali di smettere di fumare tra i pazienti con BPCO sono estremamente modeste, anche negli ospedali terziari. Ciò mostra la necessità di una riduzione del danno da tabacco, un’alternativa allo scenario “esci o muori”.

Lo studio

Smettere di fumare è l’unico intervento noto che può migliorare la BPCO e salvare vite umane, ma smettere non è facile. La sostituzione delle sigarette di tabacco combustibile con alternative di somministrazione di nicotina prive di combustione come i prodotti a tabacco riscaldato (HTP) può portare a miglioramenti nella malattia.

Perché?

I pazienti con BPCO che fumano fanno meglio a smettere di fumare. Un approccio alternativo per i pazienti con tale patologia che hanno difficoltà a smettere di fumare è quello di sostituire le sigarette convenzionali con prodotti alternativi e meno dannosi. Ma non sono disponibili dati. Questo è il primo studio per valutare misure oggettive e soggettive della salute cardio-respiratoria nei pazienti con BPCO che sono stati utenti quotidiani di HTP. La conoscenza degli impatti a lungo termine sulla salute dell’uso di HTP in questa popolazione di pazienti è necessaria per informare i pazienti con BPCO e i loro medici.

Gli individui con COPD hanno una scarsa qualità della vita e muoiono prematuramente per complicazioni cardio-respiratorie. La BPCO uccide oltre 3 milioni di persone ogni anno. L’esposizione continua a sostanze chimiche combustibili nel fumo di sigaretta è un fattore di rischio significativo.

Metodo di studio

Il professore Ricardo Polosa ha monitorato i parametri di salute per 3 anni nei pazienti con COPD che hanno sostanzialmente attenuato o cessato il consumo di sigarette dopo il passaggio agli HTP. I risultati sono stati confrontati con quelli ottenuti da una coorte di pazienti con BPCO di pari età che hanno continuato a fumare. Sono stati inclusi pazienti con BPCO che frequentano regolarmente ambulatori in quattro ospedali italiani. L’abitudine quotidiana del fumare, le esacerbazioni annualizzate della malattia, gli indici di funzionalità polmonare, i risultati riportati dai pazienti (punteggi CAT) e la distanza percorsa a piedi di 6 minuti (6MWD) dal basale sono stati misurati nei pazienti con BPCO che utilizzavano HTP a 12, 24 e 36 mesi. Questi sono stati confrontati con un gruppo di pazienti con COPD di pari età e sesso che hanno continuato a fumare.

Conclusioni dello studio

Sono stati osservati miglioramenti costanti nei sintomi respiratori, tolleranza all’esercizio, qualità della vita e tasso di esacerbazioni della malattia in pazienti con BPCO che si sono astenuti dal fumare o hanno ridotto sostanzialmente il consumo di sigarette passando all’uso di HTP.

Link allo studio

La maggioranza dei fumatori globali vive nei Paesi a Medio e Basso reddito: lo studio

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Diciassette anni dopo l’adozione della Convenzione quadro per la lotta al tabagismo – firmato sotto gli auspici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – implementare politiche efficaci in grado di ridurre la piaga del fumo a livello mondiale rimane ancora una sfida incompiuta.

Nonostante gli sforzi a livello internazionale, il numero globale di fumatori (pari a 1,3 miliardi) rimane invariato da oltre due decenni. Ad un calo della prevalenza di fumatori nei paesi più ricchi si riscontra un aumento del numero di tabagisti nei paesi a medio e basso reddito uniti ad una imponente crescita demografica.

L’80% di fumatori vive in Paesi a medio e basso reddito, in particolar modo nel Sud-Est Asiatico, Africa, Medio Oriente e nell’area Mediterranea. In paesi come Cina, India e Indonesia i fumatori nazionali rappresentano il 46% di tabagisti globali.

In queste regioni, anche la mortalità da fumo è la più alta al mondo.

Per questo, un recente studio condotto dall’International Network of Nicotine Consumer Organisations (INNCO) – organizzazione internazionale che promuove il Tobacco Harm Reduction (THR) – ha sottolineato l’assoluta necessità di politiche specifiche tese alla riduzione da danno da Fumo in questi paesi e soprattutto, all’implementazione di quelle esistenti.

Perchè le attuali politiche di Riduzione da Danno da Fumo sono efficaci nei paesi ricchi ma non negli altri? Questa la domanda principale alla base della pubblicazione del paper “Why Bans of Low-Risk Nicotine Alternatives to Smoking in Low- and Middle-Income Countries (LMICs) Will Do More Harm Than Good” da parte dell’INNCO.

In primo luogo, secondo lo studio, i divieti generalizzati sui sistemi elettronici di rilascio della nicotina (ENDS) producono un danno per le nazioni in questione. Nel documento di sintesi, infatti, si afferma che i divieti sui prodotti a vapore e di tabacco riscaldato sono una soluzione semplicistica che aggrava di gran lunga i problemi derivanti dalle sigarette convenzionali.

In particolare, non si prenderebbe in considerazione le particolarità regionali e nazionali di ogni paese inserendoli tutti in un unico calderone.

Le persone che fumano sono individui con i propri bisogni e diritti, che vivono in modo diverso
circostanze. I politici troppo spesso trascurano questo aspetto, raggruppandoli in un gruppo amorfo, in particolare quelli che vivono nei Paesi a medio e basso reddito. Le variazioni regionali richiedono considerazioni locali”
ha dichiarato Samrat Chowdhery, Presidente dell’INNCO.

In aggiunta, anche l’impostazione proibizionista si è già dimostrata da tempo obsoleta, irrealistica, e controproducente per una efficace politica di riduzione da danno da fumo.

Come evidenziato dall’INNCO, i divieti in questi paesi si applicano solo ai prodotti alternativi a basso rischio e non sui prodotti come le sigarette convenzionali, negando di fatti ai fumatori l’accesso ad alternative più sicure per la salute senza nessuna motivazione basata sulla realtà dei fatti.

Lo studio sottolinea inoltre come la convinzione generalizzata che la mancanza di ricerca e di capacità di gestione e controllo riguardanti i prodotti alternativi a basso rischio in questi paesi non sia un motivo valido per vietarne la commercializzazione a-priori.

Per tali motivi, l’INNCO stima che in molti paesi tali politiche mettano a rischio la lotta contro il fumo a meno che non si utilizzi un approccio maggiormente pragmatico che utilizzi lo Harm Reduction in tutte le sue forme e, in particolar modo, tramite l’adozione di prodotti a combustione ridotta.

Mentre il mondo si sta muovendo verso l’uguaglianza e la parità, ecco che arriva un’organizzazione ben finanziata che dice, mentre va bene in Occidente, le persone nei paesi in via di sviluppo non dovrebbero avere accesso a questi prodotti. Stanno imponendo la propria volontà a questi paesi.” cosi’ Chowdhery citato dal magazine di settore FilterMag.


Tabacco meglio non iniziare: la salute lotta contro il fumo

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“Tabacco meglio non iniziare” è il progetto educativo al quale hanno aderito 125 alunni dell’I.I.S Alfieri di Asti in collaborazione con l’Asl del territorio.

Il progetto è stato voluto dal Dipartimento Benessere e Salute, coordinato dalla prof.ssa Veselinovska Elizabeta (docente dell’IIS Alfieri), in collaborazione con il Dipartimento di Prevenzione S.S. Promozione Educazione alla Salute e Screening dell’Asl di Asti, coordinato dalla dottoressa Emanuela Gobbo.

Il progetto, pensato all’interno di una realtà come quello della scuola, ha l’obiettivo di promuovere la cultura antifumo nei delicati ambienti scolastici, spesso luoghi prescelti dagli adolescenti per l’ingresso al tabagismo.

La collaborazione tra il mondo sanitario e quello della scuola rappresenta una base importante dalla quale partire per sviluppare azioni che si basano su metodologie partecipative di inclusione, co-progettazione e formazione che garantisca validi interventi come quelli di promozione della salute.

L’obiettivo educativo del progetto è la sensibilizzazione dei giovani studenti circa i danni prodotti dal fumo di sigaretta e far mantenere una condizione di non fumatore.

Disegni, manifesti, parole e canzoni, le creazioni realizzate dagli studenti durante la didattica a distanza dei mesi di novembre e dicembre. Ad ogni singolo alunno (cinque classi prime e una classe quarta dell’indirizzo in grafica pubblicitaria) è stato chiesto di sviluppare una ricerca inerente all’argomento e di presentarlo in PowerPoint.

Tra le presentazioni e gli approfondimenti sul tabagismo, importanti le tematiche affrontate dai ragazzi. Dalle dipendenze connesse alla nicotina al fumare in tempo di Covid-19, fino ai consigli più utili per smettere di fumare.

Come sintesi del progetto è stato realizzato anche un video su YouTube dallo studente Ali El Kaouam in cui le opere grafiche e pittoriche realizzate dai compagni si rincorrono a suon di rap.

Mentre qui è possibile visualizzare il resto delle creazioni realizzate dagli studenti.

Per noi di LIAF ogni comportamento utile a diffondere e promuovere la cultura antifumo è motivo di grande attenzione soprattutto nelle scuole, da dove i ragazzi iniziano a formare le loro opinioni ed il loro stile di vita.

La sigaretta che fa male ai nostri animali domestici

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Si discute spesso sui danni che il fumo passivo causa a chi ci sta attorno, ma ci dimentichiamo che non sono solo gli umani a subire le conseguenze di questa cattiva abitudine. Soprattutto in quest’ultimo anno, dove in tanti sono costretti lavorare da casa, gli animali domestici sono costretti a convivere con il fumo.

I padroni spesso li tengono in braccio o seduti accanto nel divano, essendo così più a rischio poiché direttamente a contatto con le sostanze nocive.

Dal risultato di molteplici studi, è emerso che sigari e sigarette sono molto pericolosi anche per loro, non solo perché inalano il fumo ma anche perché ingeriscono le sostanze tossiche leccando oggetti in giro per casa. 

Le principali cause di patologie fumo correlate negli animali sono l’inalazione e il contatto diretto con i residui ambientali, poiché il fumo passivo possiede un elevata concentrazione di sostanze cancerogene che si depositano sul suolo, sui mobili, sui tessuti e sul pelo degli animali. 

La malattia della pelle più frequente nei cani, esposti al fumo passivo, è la dermatite atopica che causa perdita del pelo, arrossamento, irritazione e prurito generale. 

Un altro aspetto da non sottovalutare è l’ingestione di mozziconi: soprattutto i cani e i cuccioli, attirati dalla saliva umana impregnata nei mozziconi, tendono ad ingerirli.

I rischi del fumo che corrono gli animali sono gli stessi che corriamo noi umani” ci spiega Carla Rocchi, Presidente nazionale ENPALe specie più a rischio sono quelle più deboli, quelle di piccoli dimensioni, o i soggetti anziani o malati: questi corrono gli stessi rischi in proporzione che corrono le persone”.

Esistono statistiche a livello italiano sui danni le fumo negli animali?

“A mia conoscenza no, anche perché è difficile che i veterinari siano attrezzati per rilevare tale tipo di dati. Auspicandosi un’assistenza pubblica veterinaria in futuro, questo sarebbe un compito istituzionale importante da promuovere”.

Quali sono gli accorgimenti da seguire?

“A parte l’ovvio, ovvero smettere di fumare, l’accorgimento è non fumare in stanze piccole con vicino i nostri animali, e prestare attenzione agli animali anziani o con patologie. Tutti gli animali con il naso camuso hanno difficoltà respiratorie per natura e dunque sono particolarmente sensibili al fumo. E comune i danni rilevano per tutte le specie, volatili compresi. Se si fuma bisogna almeno avere l’accortezza di arieggiare gli ambienti”.

Fumo passivo e danni sugli animali

I cani, in genere, sono più esposti al rischio di tumori al naso e ai polmoni, mentre i gatti corrono il rischio di tumori orali,  oltre a patologie respiratorie come irritazioni e infiammazioni seguiti da varie forme di asma, bronchiti croniche e polmoniti. Anche gli occhi vengono colpiti da congiuntiviti e prurito.  

I cani più a rischio sono quelli a muso lungo e quelli di piccola taglia, come Yorkshire e barboncini,  predisposti a malattie cardiache e respiratorie. Attenzione anche alle neoplasie polmonari nei cani a naso breve o schiacciato, quali boxer, buldog e carlini.  

Per comprendere i danni del fumo sugli animali abbiamo intervistato Meir Levy, medico veterinario nazionale dell’ ENPA.

Il mozzicone di sigaretta se ingerito che tipo di problemi comporta per i pets ?          

Il mozzicone di sigaretta è un cumulo di veleni e di sostanze tossiche e, se ingerito, nonostante le dimensioni, può provocare vomito, perdita di saliva, febbre,  sintomi però che non causano una vera e propria intossicazione tale da recarsi da un veterinario. Infatti il mozzicone sarà poi espulso naturalmente .            

Il fumo passivo quali altre patologie comporta ?        

Dipende dall’intensità e da quanto grande sia l’ambiente che circonda l’animale , che comunque si allontanerebbe sempre dal fumo in quanto sgradevole. Può provocare irritazioni agli occhi e secchezza, alla mucosa nasale e orale, con conseguenti rinite e tracheite. Il fumo passivo intenso viene subito dai nostri amici portando anche a vere e proprie bronchiti , soprattutto se parliamo di cuccioli o animali di piccole dimensioni.             

Cosa consiglia ai proprietari fumatori di animali domestici?             

Naturalmente quello di smettere di fumare, almeno provarci, e se proprio si deve, di farlo vicino alla finestra e arieggiare sempre la casa, poiché i residui e le sostanze tossiche rimangono attaccate a mobili, oggetti divani ecc….             

Consigli su come proteggere i nostri amici

Sarebbe meglio evitare di fumare in presenza di fido e svuotare sempre tutti i posacenere, arieggiare spesso gli ambienti e lavarsi sempre le mani dopo aver fumato.

Ricordiamoci, infine, che il fumo fa male a noi ma, come abbiamo visto, anche ai nostri migliori amici e la decisione di smettere di fumare diventa un atto d’amore personale e soprattutto nei confronti dei nostri pets.

OMS: allarme danni da fumo passivo in gravidanza e durante la crescita

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oms fumo passivo

Un nuovo report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, “Tobacco control to improve child health and development: thematic brief”, mette in guardia sui rischi che corrono bambini, adolescenti e donne incinta se in contatto con il fumo passivo.

Uno studio allarmante, pubblicato col preciso scopo di informare sugli alti tassi di bambini ed adolescenti a rischio a causa dell’esposizione al fumo.

Secondo le stime pubblicate, il fumo passivo ucciderebbe circa 1.2 milioni di persone ogni anno e circa 65000 di queste morti riguardano adolescenti e ragazzi sotto i 15 anni di età. 

Fumo passivo durante la gravidanza

È ormai assodata la connessione tra fumo e possibili complicazioni alla nascita: fumare in gravidanza infatti raddoppia il rischio di morti infantili improvvise e difetti di nascita.

Nel comunicato stampa si sottolinea che l’esposizione al fumo passivo durante la gravidanza è collegato al 23% di rischio di morti infantili e il 13% di malformazioni congenite.

Un problema particolarmente diffuso nei paesi a basso e medio reddito, dove molti uomini fumano anche durante la gravidanza delle proprie compagne. anche l’utilizzo di altre forme di tabacco è collegato a morti infantili, nascite premature o nascite di bambini sottopeso.

Fumo e bambini

Le preoccupazioni dell’OMS riguardano anche i ragazzi che crescono in ambienti dove il fumo è diffuso: questi soggetti sono a rischio di incorrere in infezioni polmonari gravi come bronchioliti e polmoniti, oltre che sviluppare patologie dell’orecchio medio e asma.

In contesti particolari questi bambini corrono il rischio di morire entro il loro quinto compleanno.

I danni non solo fisici, ma anche psicologici. In primis, i comportamenti assorbiti durante l’età giovanile aumentano le possibilità che gli stessi siano riprodotti anche in età adulta: una maggiore abitudine al fumo ovviamente comporta il peggioramento dello stato di salute generale.

Ima ben più allarmanti sono i possibili disturbi dell’apprendimento: i ragazzi esposti al fumo sin dalla tenera età corrono il rischio di problemi nello sviluppo cerebrale, con conseguenti difficoltà durante gli studi.

Ma perchè questi ragazzi fumano?

Sono diverse le attrattive che il fumo esercita sui più giovani e che li spingono a provare la loro prima sigaretta.

In primo luogo, esiste un fattore imitativo, sia nel gruppo sia a casa: i ragazzi con genitori che fumano o che crescono in ambienti  dove gli adulti hanno questa abitudine hanno il 70% di possibilità in più di aver provato una sigaretta prima dei 15 anni.

In secondo luogo, permane semper l’idea che il fumo sia qualcosa di proibito, di vietato, una trasgressione purtroppo facile da soddisfare.

Ecco perchè il report consiglia come armi a protezione della salute e dello sviluppo dei ragazzi il divieto di pubblicità dei prodotti dell’industria del tabacco, la promozione di ambienti 100% Smoke free e l’aumento della tasse sulle sigarette.

L’esposizione al fumo passivo mette in pericolo la salute, la sopravvivenza e lo sviluppo dei bambini sia prima che dopo la nascita” ha dicato Bernadette Daelmans, Child Health and Development percosso il Department of Maternal, Newborn, Child and Adolescent Health and Ageing dell’OMS Non esiste un’esposizione sicura al fumo di tabacco. Il fumo danneggia gravemente la salute di un bambino e può spingerlo successivamente all’uso del tabacco, il che aumenterà il rischio di gravi danni alla salute per tutta la vita”.

Giornata mondiale salute orale: passare alle elettroniche potrebbe cambiare il sorriso dei fumatori?

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Image of pretty young woman sitting in dental chair at medical center while professional doctor fixing her teeth

Il fumo è uno dei più acerrimi nemici della salute dentale. Fumare sigarette convenzionali aumenta l’incidenza delle patologie paradontali severe non solo negli adulti ma anche sui fumatori più giovani. I fumatori sono più soggetti ad accumulare placca, a sviluppare gengiviti, ad avere denti gialli e macchiati e non solo. Tra le patologie dentali legate al fumo ci sono anche quelle più gravi, ad esempio legate a tumori del cavo orale, e che possono anche condurre alla morte. 

In occasione della giornata mondiale della salute orale voluta da FDI – World Dental Federation il 20 Marzo, la redazione di LIAF ha intervistato il prof. Giovanni Zucchelli, ordinario dell’Università di Bologna e referente di Smile Study, uno dei nuovi progetti di ricerca avviati dal CoEHAR. 

Il tema della giornata mondiale della salute orale è: “Sii fiero della tua bocca. In altre parole, valorizzala e prenditene cura”. Prendersi cura della bocca significa adottare tutta una serie di comportamenti che ci portano a condurre uno stile di vita sano: assumere meno zuccheri e meno bevande gassate, avere una igiene dentale corretta e dire no al fumo di sigarette convenzionali.

Prof. Giovanni Zucchelli, Università di Bologna

Le macchie da fumo si formano molto rapidamente. Il fumo sporca lo smalto, rendendolo di color bruno-giallastro – ha spiegato il prof. Zucchelli – anche nell’arco di pochi giorni. Queste pigmentazioni possono essere rimosse attraverso una seduta di igiene professionale, ma se l’abitudine al fumo  persiste per lunghi periodi le macchie diventano intrinseche, cioè penetrano all’interno dello smalto. In questo caso, la soluzione resta solo quella dello sbiancamento dentale”.  

Il fumo influisce negativamente sulla salute gengivale dei fumatori sia giovani che adulti rendendoli più deboli e demineralizzati: “Fumare inoltre aumenta l’incidenza delle patologie parodontali severe anche in soggetti giovani e incrementa il rischio di peri-implantite (una condizione patologica che si manifesta attorno agli impianti dentali) che purtroppo è molto diffusa nei fumatori, senza alcuna differenza di età”

Il fumatore affetto da patologie gengivali parodontali e che deve essere sottoposto a chirurgia ha alterati processi di guarigione della ferita: I pazienti fumatori perdono più frequentemente i denti e la loro sostituzione con protesi su impianti ha un rischio di fallimento maggiore rispetto ai pazienti non fumatori. Ecco perché è indispensabile smettere di fumare durante alcuni trattamenti dal dentista”. 

Tuttavia, smettere di fumare potrebbe non essere semplice. Non tutti i fumatori riescono a smettere di fumare definitivamente da soli e molti scelgono di passare a soluzioni alternative meno dannose come le sigarette elettroniche. Secondo recenti studi, passare a prodotti senza combustione potrebbe risultare essere meno dannoso, soprattutto per preservare lo smalto dei denti ed evitare il “sorriso a denti gialli” ma anche per evitare che alcuni interventi fatti dal dentista diminuiscano la loro efficacia. 

A tal proposito, l’innovativo progetto di ricerca avviato dal CoEHAR dell’Università di Catania, in collaborazione con numerosi partner internazionali, intende valutare se i fumatori di sigarette che passano a sistemi privi di combustione subiscono miglioramenti misurabili nei parametri di salute orale e nell’aspetto estetico dei denti. 

Come si svolgerà lo studio Smile Study?

Il progetto prevede una sperimentazione clinica multicentrica della durata di 2 anni. I soggetti che parteciperanno allo studio saranno suddivisi in tre gruppi: fumatori di sigarette convenzionali, fumatori che passano a prodotti senza combustione e soggetti che non hanno mai fumato. 

I ricercatori coinvolti valuteranno le differenze sulla salute dentale tra i fumatori che passano alle elettroniche, quelli che continuano a fumare sigarette convenzionali e soggetti che non hanno mai fumato, in particolare monitorando l’impatto del passaggio alle sigarette elettroniche dei fumatori abituali. 

Se i risultati saranno quelli sperati, i fumatori che passeranno alle elettroniche riscontreranno evidenti miglioramenti nel sorriso e nella salute dentale e avranno una motivazione in più per smettere definitivamente di fumare. E questo è quello che i ricercatori auspicano. 

Le sigarette elettroniche aiutano a far smettere di fumare le persone affette da schizofrenia

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“Circa il 60-90% dei pazienti affetti da schizofrenia fuma sigarette, rispetto al 15-24% della popolazione generale”.

Da un nuovo studio diffuso su Nicotine & Tobacco Research, pubblicato da Oxford University Press, è emerso che l’utilizzo di sigarette elettroniche aiuta gli adulti affetti da disturbi dello spettro schizofrenico a smettere di fumare.

Introduzione

La prevalenza di fumatori tra le persone con disturbi mentali è da due a quattro volte superiore rispetto alla popolazione generale. Le persone con disturbi dello spettro schizofrenico fumano di più e dipendono maggiormente dalle sigarette tradizionali rispetto a quelle senza malattie mentali.

Come risultato delle alte percentuali di fumatori, le persone con disturbi mentali sono soggetti tra i quali emergono alti tassi di morbilità e mortalità per malattie fumo correlate rispetto alla popolazione generale. Pertanto, smettere di fumare è particolarmente importante per questa categoria di pazienti.

I progressi nella riduzione delle percentuali di fumatori nelle persone con disturbi mentali sono stati molto lenti rispetto alla media della popolazione generale.

Smettere di fumare per le persone con schizofrenia è impegnativo, principalmente perché – nelle persone affette da disturbi di questo genere – le conseguenze neurobiologiche e psicosociali indesiderabili che derivano dalla cessazione sono più pronunciate e provocano una ricaduta precoce.

Studi clinici randomizzati sui trattamenti per smettere di fumare (vareniclina, bupropione, terapia sostitutiva della nicotina) utilizzati per pazienti schizofrenici hanno mostrato un’efficacia limitata e a breve termine. Di conseguenza, c’è un urgente bisogno di interventi alternativi e più efficienti per ridurre o prevenire la morbilità e la mortalità nei fumatori con disturbi dello spettro schizofrenico. Un’alternativa realistica è incoraggiare queste persone a eliminare o ridurre sostanzialmente la loro esposizione agli agenti tossici del fumo di tabacco passando a prodotti a rischio ridotto (come le sigarette elettroniche).

Mentre il numero degli studi che esaminano l’efficacia delle Ecig per smettere di fumare e prevenire le ricadute nella popolazione generale è ora abbastanza consistente, molti meno studi sono stati condotti tra le persone affette da schizofrenia ed è per questo che abbiamo deciso di condurre questa ulteriore ricerca.

Ricerca

I ricercatori dell’Università di Catania, in collaborazione con i colleghi dell’Università di Stirling, della City University di New York e del WeillMedical College della CornellUniversity, hanno valutato la fattibilità dell’utilizzo di una sigaretta elettronica alla nicotina ad alta concentrazione per modificare l’abitudine al fumo nelle persone affette da schizofrenia.

In questo studio 40 adulti con disturbi dello spettro schizofrenico che hanno fumato e non intendevano ridurre o smettere hanno partecipato a uno studio di 12 settimane utilizzando sigarette elettroniche caricate con baccelli di nicotina al 5% con una visita di follow-up a 24 settimane.

I ricercatori hanno misurato la frequenza del fumo, la riduzione del fumo, la riduzione dell’aria espirata dal monossido di carbonio, la cessazione del fumo e l’astinenza continua 24 settimane dopo l’inizio dello studio.

Risultati:

• Circa il 40% dei partecipanti aveva smesso di fumare sigarette tradizionali entro la fine delle 12 settimane.

• I ricercatori hanno osservato una riduzione complessiva e sostenuta del 50% del fumo o una completa astinenza dal fumo nel 92,5% dei partecipanti alla fine delle 12 settimane.

• I ricercatori hanno anche osservato una riduzione complessiva del 75% del consumo medio giornaliero di sigarette da 25 a 6, entro la fine delle 12 settimane.

• Dopo sei mesi, 24 settimane dall’inizio dello studio, il 35% dei partecipanti aveva smesso completamente di fumare sigarette di tabacco convenzionali, pur continuando a utilizzare le sigarette elettroniche.

• I ricercatori qui hanno anche misurato una significativa diminuzione del consumo giornaliero di sigarette, confermata anche alla fine delle 24 settimane.

• Gli autori dello studio riferiscono che il 57,5% dei partecipanti ha ridotto il consumo di sigarette di oltre il 50%.

• Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che la pressione sanguigna media, la frequenza cardiaca e il peso misurabili dei partecipanti sono diminuiti in modo misurabile tra l’inizio dello studio e il follow-up di 12 settimane.

• I sintomi positivi e negativi della schizofrenia non erano significativamente differenti dopo aver usato le sigarette elettroniche per tutta la durata dello studio.

• Alla fine dello studio, il 61,9% dei partecipanti ha riferito di sentirsi più sveglio, meno irritabile e sperimentato una maggiore concentrazione e ridotto la fame.

“Il fumo è la causa principale del divario di mortalità di 15-25 anni tra gli utenti dei servizi di salute mentale e la popolazione in generale – ha detto uno degli autori del documento, Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania – questo studio dimostra che il passaggio a sigarette elettroniche alla nicotina ad alta resistenza è un metodo per smettere di fumare molto efficace e fattibile per i fumatori che soffrono di schizofrenia. E migliora anche la loro qualità di vita!”