mercoledì, Gennaio 15, 2025
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No alla sigaretta post pasto

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Se la sigaretta post pasto è una delle preferite dei fumatori è anche una delle più pericolose appena dopo quella della mattina. Infatti diversi studi hanno dimostrato che fumare una sigaretta dopo mangiato, equiparerebbe a fumarne dieci in una volta.

Questa malsana abitudine provoca danni notevoli ai polmoni, alla digestione, permettendo al corpo di assorbire più carcinogeni del normale, con il rischio di sviluppare il cancro intestinale e quello ai polmoni.

Altri studi hanno dimostrato anche, che il tabacco, inibisce l’assorbimento di vitamine e minerali da parte dell’organismo. In tutto ciò gioca un ruolo importante la nostra psiche, considerandolo un rituale rilassante e appagando la routine quotidiana.

Ma perché dopo mangiato si sente il bisogno e si deve per forza fumare una sigaretta? Lo abbiamo chiesto al prof. Pasquale Caponnetto, coordinatore del CPCT e ricercatore del CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo), che così ci ha risposto:

“Per il fumatore le sigarette scandiscono il tempo delle giornate, l’inizio e la fine di ogni cosa. La sigaretta mattutina dà il la alla giornata e quella dopo pranzo ci dice che ci aspetta il pomeriggio da affrontare, così come ogni sigaretta dopo i pasti principali e tipicamente dopo il caffè, ci dicono che la fase delle soddisfazioni orali è finita. Molto è legato al piacere sensoriale e all’appagamento gustativo associato alla delizia di fumare che vive ogni fumatore che all’interno di un processo di disassuefazione dovrebbe essere guidato verso un pensiero ed un comportamento divergente, atto ad implementare le alternative sensoriali miranti a dare soddisfazioni e piaceri alternativi e se possibili più potenti dell’illusorio piacere di gustare una “puzzosa” e “disgustosa” sigaretta”.

Allora se vogliamo evitare che questa abitudine della sigaretta post pasto ci danneggi ancor più rapidamente, aspettiamo almeno un’ora e trenta minuti dopo aver mangiato per accendere una sigaretta, e già che ci siamo se ne approfittiamo per provare a smettere definitivamente, sarebbe anche meglio.  

E se postare sui social aiutasse a smettere di fumare?

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social media and smoking cessation

Ormai i social media sono parte integrante della nostra quotidianità: da un lato rappresentano un nuovo modo di comunicare ed interagire, più veloce e meno stigmatizzato dai canoni delle conversazioni, dall’altro permettono di sviluppare una vasta gamma di interessi personali, oltreché essere uno strumento indispensabile per lavoro e studio.

E proprio questa estrema digitalizzazione potrebbe rivelarsi utile per targetizzare le campagne antifumo, andando ad interagire proprio quella fasce di età che, a seconda dello strumento digitale considerato, più utilizzano la piattaforma.

Gruppi, pagine, canali di ex-fumatori: il mondo digitale si trasforma e abbatte alcune della barriere che la campagne antifumo si trovano ad affrontare, in primis la possibilità di raggiungere il maggior numero di persone, indipendentemente dal fattore antropologico o geografico.

Il fattore aggregativo assume una connotazione diversa: possiamo interagire e trovare sostegno nelle persone fisicamente a noi più lontane, al sicuro negli ambienti famigliari.

Cadono anche i muri che dividevano i pazienti o coloro che vogliono smettere di fumare dagli esperti del settore: la possibilità di associare un contenuto visivo a un testo scritto, di commentare una notizia, avvicina le persone.

Quali sono i canali social più usati?

Facebook

La forza di Facebook, primo grande predecessore dell’aggregazione sui social, risiede nella possibilità di entrare a far parte di “gruppi”, all’interno dei quali i membri condividono passioni o suggerimenti. E non stupisce sapere che si trovano centinaia di gruppi e di pagine espressamente dedicate a sostenere chi sta cercando di smettere di fumare. Questo genere di supporto permette di accedere a contenuti motivazionali ogni giorno diversi, contando sul sostegno di persone che sono riuscite a mettere oppure stanno cercando di farlo. 

Avere a propria disposizione un pubblico che condivide i nostri stessi fallimenti o applaude i successi garantisce il rafforzamento positivo di un abitudine, e dunque spiana la strada del percorso intrapreso.

Instagram

Immagine, foto, emoticon: ormai la comunicazione verbale si nutre e si espande grazie alla possibilità di associare una foto al testo. Colpisce chi legge e veicola un messaggio in maniera più diretta, garantendone la interiorizzazione.

La memoria fotografica, molto spesso inconsapevolmente attivata dalle immagini da cui siamo bombardati, sopperisce alla voglia di leggere un articolo di giornale o una notizia.

La community di instagram, inoltre, attraverso un’identità in cui si riconosce, permette di condividere anche attraverso le storie, le proprie esperienze, raggiungendo un target di età che va maggiormente dai 16 ai 35 anni con un pubblico interattivo e più pronto a trasformare gli incipit in azioni di cambiamento. 

Canali YouTube 

La comunicazione attraverso il video è diretta ed intuitiva: non stupisce dunque che molti ex fumatori decidano di convogliare il proprio messaggio attraverso questa piattaforma. La possibilità di utilizzare la mimica, la gestualità e le immagini, oltre che impostare il proprio discorso utilizzando strumenti di editing, permette di arrivare può facilmente rispetto alle forme scritte. 

Il potere dell’animazione risiede anche nel tono che si può utilizzare: un filmato divertente e scanzonato, con effetti sonori o interludi musicali cattura, avvince e fa riflettere. 

Nella nostra esperienza, molti esperti di sigaretta elettronica utilizzano in contenuti video, in forma breve su instagram e in forma più lunga su youtube, per valutare prodotti o dare consigli sui percorsi di smoking cessation.

TWITTER

Twitter molto spesso viene associato al mondo giornalistico e dell’informazione. Twittare velocemente e ovunque con un numero di caratteri limitato sembra cozzare con la complessità di un percorso di cessazione. In realtà, la possibilità di assistere in diretta al commento di una notizia, o allo scambio di opinioni diverse tra esperti del settore dell’Harm reduction, vincolati al numero di caratteri da usare e al tono sicuramente più stringato, permette alla news di circolare in maniera più facile e, considerata l’autorevolezza dei profili presenti su questo particolare social, i tweet di medici, esperti ed opinion leader riscuotono quasi sempre particolare successo.

Linkedin

Linkedin è il social del lavoro. Ci si chiede dunque cosa possa centrare un social più serioso con un percorso emotivo e difficile come quella legato all’abbandono del fumo. Ebbene, molte istituzioni aggiornano i propri profili con notizie e informazioni di qualsiasi natura. I personaggi del mondo dell’Harm Reduction e della cessazione da fumo, condividono dati e ricerche, anche circa i dispositivi a rischio ridotto, come le ecig, ormai oggetto di una costante e fruttuosa evoluzione scientifica. 

Tutte le forme di cui abbiamo parlato sono da valutare come opportunità a nostra disposizione. Come canali di informazione spesso riconoscibili e autorevoli che, se analizzati nella giusta prospettiva, e selezionati nel modo corretto, possono contribuire ad accompagnarci in un buon percorso di cambiamento. 

Non dimentichiamoci però che non parliamo di aiuti professionali: dobbiamo credere nella forza di un approccio mirato, costruito ad hoc su di noi, da professionisti della smoking cessation, che ci aiutino ad individuare le strade a noi più congeniali, anche attraverso l’utilizzo di strumenti alternativi. 

I social media sono una risorsa in più, una freccia nel nostro feretro.

Insomma cosa aspettate a postare?

Si può vietare ai condomini di fumare?

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vietato fumare

Gli inquilini del condominio fumano troppo. Posso vietarglielo?”

“I nuovi inquilini nell’appartamento a fianco minacciano la mia salute. Sono arrivati a febbraio, hanno iniziato a fumare sul loro balcone in prossimità della ringhiera di confine col mio e da allora io non sono più libero di aprire la mia finestra senza che il loro fumo entri in casa mia”.

Cosa posso fare?

Per rispondere a questa domanda abbiamo chiesto aiuto ad uno dei nostri esperti della Lega Italiana Anti Fumo, il prof. Nando Rapisarda, docente di Medicina del Lavoro presso l’Università degli Studi di Catania e medico del Policlinico Vittorio Emanuele.

Prof. Venerando Rapisarda

Anche essendo pienamente d’accorso sulla nocività del fumo passivo per la salute dell’uomo, bisogna sempre ricordare che le norme sul divieto di fumo di sigaretta non si applicano alle abitazioni private. A meno che l’azione degli altri non arrechi danno ai terzi. Pertanto, nel caso specifico si consiglia di parlare amichevolmente con i propri vicini. Laddove la soluzione al problema non dovesse arrivare si potrà rivolgere, più semplicemente, all’amministratore del condominio che potrebbe applicare delle restrizioni, specie per le aree di pertinenza condominiale. Molto importante, inoltre, rimanere cauti sull’estendere divieti chiaramente definiti per ambienti di lavoro, verso gli ambienti di vita. Anche perché un eventuale danno deve essere sempre provato.

Non si potrà, in questi casi, vietare di fumare, ma è possibile pensare a delle alternative e applicarle per evitare che il fumo entri in casa. Come individuare i punti d’ingresso del fumo passivo e proporre ai vicini un compromesso o usare dei sistemi di termocondizionamento.

Condividiamo il contenuto della risposta affinché i nostri consigli e i nostri suggerimenti siano di supporto e di aiuto per molti di voi che potrebbero, in futuro, ritrovarsi nella stessa spiacevole situazione.

Quali prospettive per la riduzione del danno da fumo sotto l’Amministrazione Biden?

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Il neo-presidente statunitense Joe Biden e la vice-presidente Kamala Harris assumeranno le rispettive cariche in un momento di grande divisione sociale, mentre la pandemia continua a colpire duramente gli Stati Uniti.

Non sorprende, quindi, che i danni provocati dal tabacco siano stati trascurati, messi in secondo piano dalla politica e dall’emergenza sanitaria in corso. Eppure quasi mezzo milione di americani -un numero maggiore delle vittime causate dal Covid-19 fino ad oggi- muoiono ogni anno per cause legate al fumo.

La nuova amministrazione Biden-Harris avrà come obiettivo primario quello di promuovere la salute pubblica basata su prove scientifiche. Tuttavia, mentre la riduzione del Danno da Tabacco rimane controversa, la maggiore sicurezza per la salute delle sigarette elettroniche e dello snus sono solidamente dimostrati.

Qualsiasi obiezione alle politiche di Tobacco Harm Reduction sembrano quindi basarsi su di un opposizione ideologica. Atteggiamento che, in modo preoccupante, sia Biden che Harris hanno reiterato anche in settori non legati al tabacco.

I sostenitori della Riduzione del danno da tabacco, negli Stati Uniti, hanno subito numerose sconfitte legislative durante la Presidenza Trump. A livello nazionale, a partire da Gennaio 2020, vi è stato un parziale divieto degli aromi per gli svapo. A livello locale, invece, sussistono ancora diverse restrizioni e divieti sulle vendite di svapo online.

Le cose andranno meglio o peggio con la nuova amministrazione a Washington?

Il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, risponde alla domanda in un articolo precedentemente pubblicato da FilterMag.

Sebbene l’ideologia e la politica continueranno a massimizzare il rischio (e ridurre al minimo i benefici) associati alla sigaretta elettronica, in un mondo perfetto Biden dovrebbe affidarsi all’imparzialità della scienza su come lo svapo può ridurre gli effetti nocivi del tabacco. Biden ha bisogno di ascoltare tutti gli attori in gioco (e in particolare i consumatori) e allontanarsi da chi continua a diffondere paura, confusione e dubbi”.

“La nuova amministrazione dovrebbe prima di tutto nominare un leader carismatico per la Food and Drug Administration, e non solo un altro burocrate. Successivamente, si dovrebbero rivedere tutti i requisiti pre-mercato per i prodotti a basso rischio di tabacco e nicotina. Nella loro forma attuale, questi regolamenti fungono da barriera all’ingresso per tutte le società ad eccezione delle multinazionali del tabacco, che hanno risorse finanziarie tali da passare attraverso il processo di approvazione”.

“La Health e Human Services dovrebbe inoltre istituire un comitato per regolamentare l’uso dei prodotti, mentre la riduzione del danno da tabacco dovrebbe essere considerata una vera e propria strategia”.

Quanto preoccupa la mutazione inglese del SARS-CoV-2?

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covid19 mutazione

Negli ultimi giorni, la notizia della diffusione di una variante più contagiosa del Covid-19 in Inghilterra ha destato molta preoccupazione, soprattutto dopo che tale variante è stata rilevata anche negli USA, in un ragazzo 22enne del Colorado, senza precedenti di viaggio oltreoceano.

Il panico ha iniziato a serpeggiare, portando alla decisione di chiudere i voli per l’Inghilterra.

Ma cosa rappresenta questa mutazione? È davvero così pericolosa?

Innanzitutto, una delle caratteristiche principali di tutti virus a base di RNA è quella di mutare in continuazione sfruttando le cellule che infettano e, molto spesso, questi cambiamenti non creano problemi. 

I virus a base di RNA, come il coronavirus causa del Covid-19, sono molto vulnerabili alle mutazioni poiché le molecole di RNA sono meno stabili di quelle di DNA.

Solitamente queste mutazioni non hanno conseguenze rilevanti per la salute umana, assumendo un interesse maggiore, al contrario, per gli scienziati, che le studiano per monitorare la diffusione del virus tra la popolazione.

Altre volte, invece, come sembra stia avvenendo in questo caso, le mutazioni aumentano la trasmissibilità del virus.

Tornando alla variante inglese, ormai rilevata anche in altri paesi come USA, Italia, Spagna, gli scienziati ne parlano come più virulenta. Perché?

Innanzitutto, nell’area inglese di diffusione si è evidenziato un aumento di casi: e questo non perché improvvisamente gli abitanti hanno iniziato a non osservare le norme di distanziamento e protezione. In secondo luogo, questa variante pare implichi una carica virale più alta. In terzo luogo, l’andamento dei tassi di contagio della variante rispecchia quello della mutazione rilevata in Sud Africa, associata a un aumento di casi.

Insomma piccoli indizi che, nell’insieme, confermano l’ipotesi per la quale la mutazione rappresenta un rischio aggiunto.

Ma dobbiamo davvero avere paura?

Molti sono preoccupati che il vaccino non sia efficace nei confronti di questa variante. Certo è un’eventualità da considerare, ma molte rassicurazioni ci arrivano da esperti e scienziati i quali affermano che il vaccino manterrebbe la sua efficacia anche nei confronti della variante inglese della SARS-CoV-2. Inoltre, questa variante non è più pericolosa e quindi basta affrontarla con le stesse strategie che da mesi sono state messe in atto per la SARS-CoV-2, ovvero attendendosi alle norme di distanziamento sociale e all’utilizzo dei dispositivi di sicurezza personale.

A tale proposito, il fondatore del CoEHAR, Riccardo Polosa, ha dichiarato:

“La nuova variante inglese del coronavirus non deve preoccuparci più di tanto: stiamo parlando del solito nemico, ora dotato di una mimetica leggermente diversa. Ma non per questo più letale. Indossare la mascherina, evitare gli assembramenti e rispettare il distanziamento rimangono le nostre migliori armi di difesa. Dobbiamo avere pazienza e accettare il fatto che questo nuovo stile di vita ci accompagnerà ancora per diversi mesi”.

Le piante antifumo sono amiche della nostra salute

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piante

Le piante amiche della nostra salute.

Considerate elemento di arredo, le piante nelle nostre case, hanno da sempre conquistato architetti, design e naturalmente noi tutti, intrepidi pollici verdi, per abbellire una stanza o semplicemente per avere un po’ di natura intorno a noi.

Tuttavia, loro, possono essere dei validi alleati non solo per il lato estetico ma anche per la nostra salute, soprattutto per i fumatori.

Ormai è risaputo che l’odore delle sigarette nelle nostre abitazioni, si trasferisce dappertutto, vestiti, tappeti , libri e muri, il cosiddetto fumo di terza mano.

Le piante ci vengono in aiuto, come ad esempio la Tillandsia cyanea. Arriva dall’America centrale ed oltre ad essere molto bella con i suoi colori e fiori dal rosa acceso al fucsia, questa pianta ha la caratteristica di catturare le polveri dell’aria, assorbendole durante la combustione. Da qui l’idea di utilizzarla per eliminare l’odore sgradevole delle sigarette, evitando di aprire finestre e risparmiando anche sul riscaldamento interno.

Molte piante sono da considerarsi depuratori naturali dell’ambiente, con una capacità di assorbire dal 50% al 90% delle sostanze inquinanti presenti nell’aria.

Un’altra pianta benefica è il Ficus Benjamin, già testata contro l’odore di fumo di sigaretta e dal grande valore ornamentale. La Nolina o pianta mangiafumo, come dice il suo nome popolare (il nome botanico è Beaucarnea Recurvata). La Dracena, una delle pianta di appartamento più diffuse e rigeneranti dell’aria. Il Pothos aureo che trattiene nelle sue foglie il particolato prodotto dallo smog che può entrare in casa nelle zone trafficate, aprendo le finestre.

Il Cactus Peruvianus specie originaria dei deserti del centro e Sud America, contrasta l’elettromagnetismo. La Calathea Crocata o maranta, l’Edera con la stessa funzione efficace nei processi antinquinamento, anche nelle specie di piccola taglia che si possono coltivare in casa in inverno.

Il Clorophytum, o Clorofito, o Falangio che assorbe l’ossido di carbonio, la Kenzia efficace nell’assorbimento di benzene e formaldeide, l’Aloe vera ottima per depurare l’aria eliminando il monossido di carbonio e il Ficus che assorbe l’umidità.  

Non ci sono più scuse per escludere dalle nostre abitazioni le piante da interno, poiché come abbiamo visto,  non solo sono belle e decorative ma soprattutto giovano alla nostra salute!

2021: innanzitutto smetto di fumare!

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“Dal 1 gennaio smetto di fumare”.

Sapevate che smettere di fumare è il “buon proposito” più scelto dalla maggior parte dei fumatori per iniziare il nuovo anno in maniera diversa?

Si può stare bene anche senza fumo e a dirsi è molto semplice, ma guarire dal tabagismo resta il proposito meno rispettato durante l’anno.

Il fumo è e resta una delle cause principali di malattie respiratorie, e in un momento così complesso per la salute pubblica, è importante evitare ogni rischio.

È fondamentale essere consapevoli che i buoni propositi possono fare la differenza, soprattutto quando si sceglie di cambiare le proprie abitudini.

Gli esperti del nostro centro antifumo CoEHAR, vi propongono 10 consigli utili per realizzare il vostro grande desiderio: smettere di fumare con successo in questo inizio del 2021!

1) La motivazione a smettere e l’autoefficacia sono il primo passo, il più importante.

Le linee guida internazionali sul trattamento del tabagismo hanno dimostrato che maggiore è il supporto di cui dispone un fumatore motivato a smettere, più è alta la probabilità di smettere in modo definitivo.

2) Una consulenza medica o psicologica con un esperto antifumo è il secondo passo.

Sappiamo bene che le tecniche di smoking cessation – utilizzate soprattutto nei numerosi Centri Antifumo dislocati nelle varie aziende ospedaliere italiane – sono fondamentali nella fase di scelta del metodo più efficace per smettere di fumare

3) Action plan: “It’s a good day!”

Molti studi sulla motivazione a smettere di fumare suggeriscono che tra i primi passi da fare per smettere c’è quello di stabilire il “Count down” per il giorno giusto in cui smettere. Definire una data, un giorno preciso del calendario, e organizzarlo al meglio, sia tecnicamente che soprattutto psicologicamente, è un ottimo stimolo per iniziare il cambiamento. Inoltre, per rendere ancora più efficace il metodo, è opportuno comunicare la notizia del “good day” anche a familiari, amici e colleghi, condividendo con loro il piano di azione e le mosse da seguire per metterlo in pratica.

4) Il Vaping e la sigaretta elettronica

Passare alla sigaretta elettronica rappresenta secondo i nostri studi un ulteriore metodo efficace per smettere o ridurre di fumare. Combinare il supporto del counselling antifumo alla scelta del tipo di e-cig da utilizzare per un più efficace risultato è un alternativa valida per uscire dalla dipendenza dalla sigaretta classica. Molti Paesi hanno adottato lo strumento come metodo ufficiale nella lotta al tabagismo.

Grazie agli studi condotti dai ricercatori del CoEHAR, il Centro per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania diretto dal prof. Riccardo Polosa è stato possibile dimostrare che le e-cig rappresentano un metodo sicuro anche per far smettere o ridurre di fumare pazienti fumatori affetti da particolari patologie come: ipertensione arteriosa, asma, BPCO, Schizofrenia. Diversi studi hanno inoltre dimostrato che passare dalle normali bionde all’uso di e-cig apporta benefici notevoli nel loro trattamento.

5) La combinazione tra counselling e farmaci

Non tutti riescono a smettere solo grazie alla motivazione a farlo e per questo si ritrovano a fine gennaio ancora con una sigaretta in mano. Quando si deve intraprendere un percorso di cambiamento per smettere di fumare è importante ricordare che ogni fumatore è un paziente a sé. Ognuno ha le proprie esigenze e necessità per smettere con efficacia. Spetta allo specialista poi consigliare il metodo migliore. In questi casi, di solito, l’utilizzo combinato di farmaci e consulenza one-to-one aumenta il tasso di cessazione del 10% – 25% rispetto al solo counselling . Per i pazienti che non possono smettere di colpo, la prescrizione di farmaci solitamente include: vareniclina, bupropione e la terapia sostitutiva della nicotina come gomme cerotti etc.

6) Smettere di colpo o gradualmente?

A questa domanda ci sono state diverse risposte nel tempo, la più gettonata pare comunque essere: “smettere di colpo”. Secondo il prof. Riccardo Polosa: “La verità è che bisogna adattarsi alla realtà culturale e agli stili di vita del luogo di riferimento. Gli studi condotti nei nostri centri antifumo hanno spesso dimostrato che per natura ad esempio gli italiani tendono a smettere di fumare gradualmente e lo fanno così con successo”.

7) NRT – Terapia sostitutiva della nicotina

Per i tabagisti l’aspetto più utile della terapia sostitutiva della nicotina è imparare a rinunciare all’atto fisico del fumo evitando i fastidiosi (e spesso duri) sintomi di astinenza. I prodotti attualmente sul mercato come NRT includono: i cerotti, gli spray nasali, le gomme, le compresse sublinguali e gli inalatori. 

8) Terapie alternative come l’ipnosi o agopuntura

L’ipnosi e l’agopuntura sono ormai terapia alternative al tabagismo ben note ed utilizzate. Il parere dei nostri esperti è comunque positivo, basta precisare che più alto è l’adattamento psicologico al tipo di strumento utilizzato per smettere, più sicuro è il raggiungimento dell’obiettivo. Se i pazienti sono entusiasti di una certa modalità, questo li rende più ricettivi per il successo. Tuttavia è da precisare che tali terapie non vengono riconosciute come efficaci dalle linee guida internazionali.

9) L’alimentazione

Quello che spesso non consideriamo è che alla base dei principi attivi che si trovano in un farmaco ci sono di norma alimenti che si trovano in natura. C’è un gruppo di “alimenti antifumo” che possano effettivamente essere di grande aiuto nell’impresa di liberarsi dal vizio. Pomodori, peperoni, peperoncini, melanzane e patate ad esempio contengono nicotina e mangiarli può rappresentare una buona prassi di terapia sostitutiva.

10) “La serenità”

Infine chiudiamo con una soluzione economica e rilassante: la voglia di fumare si sconfigge con la serenità. Un modo alternativo per smettere di fumare può essere quello di far leva sui meccanismi inconsci e sulla concentrazione di ritrovare serenità. L’importante è pensare fuori dagli schemi abituali che ci hanno abituato a credere che per smettere bisogna soffrire nel nome della forza di volontà. La serenità ci porterà a trovare la soluzione più idonea per smettere ed il metodo più adatto alle nostre esigenze.

L’anno appena trascorso ha sicuramente cambiato il mondo, e cambiato anche il ruolo che ognuno di noi può avere nel mondo. Pensiamo al ruolo che ha avuto la scienza, e al ruolo che hanno avuto i ricercatori. Se è vero che non vedevamo l’ora di dire addio al 2020, è altrettanto vero che anche le nostre scelte sono importanti, e scegliere bene lo è ancora di più.

Oms: “Impegnati a smettere”, la campagna globale contro il tabacco

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L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), come ogni anno, lancia una campagna globale contro il tabacco, dal titolo “Impegnati a smettere”.

Mentre la seconda ondata di infezione da Covid-19 colpisce il mondo e un nuovo lockdown è in vista, aumentano le tensioni psicologiche sulle persone e, nello specifico, sui fumatori.

La campagna di quest’anno ha come obiettivo quello di aiutare almeno 100 milioni di persone a smettere di fumare attraverso la realtà delle comunità di recupero.

L’iniziativa dell’OMS servirà a creare ambienti più sani che favoriscono le politiche contro la dipendenza dal tabacco, incrementare l’accesso a tutti i servizi utili per chi vuole smettere, aumentare la consapevolezza del pubblico nei confronti delle strategie dell’industria del tabacco e promuovere iniziative volte ad aiutare gli utilizzatori del tabacco.

Tra le iniziative, l’organizzazione si impegnerà a istituire comunità digitali per permettere a chiunque di trovare il sostegno sociale di cui hanno bisogno.

In che modo? Concentrando una maggiore attenzione sui paesi nei quali vive la maggioranza degli utilizzatori di tabacco. Considerato che non tutti hanno la possibilità di accedere agli strumenti necessari per smettere di fumare, l’OMS ha come scopo quello di garantire nuove risorse, come la creazione di comunità virtuali in cui le persone possono trovare supporto. Una delle novità più interessanti di Commit to quit prevede il supporto un operatore sanitario digitale, disponibile in inglese 24 ore su 24 e che sarà presto in grado di supportare anche altre lingue. L’operatore gestito da un’intelligenza artificiale fornirà informazioni accurate e aiuterà le persone a fare un piano per smettere di fumare.

In un momento così complesso per la salute pubblica, è bene evitare ogni rischio, e il fumo è causa di malattie respiratorie.

Fare sport è tra i vantaggi delle sigarette elettroniche

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Un ex fumatore che all’età di 50 anni modifica la propria abitudine al tabacco, passando alle sigarette elettroniche, riprende l’attività sportiva con più facilità e previene così le malattie fumo correlate, mantenendosi in forma.

Tra i vantaggi del fumare la sigaretta elettronica, soprattutto per un ex fumatore, c’è infatti la predisposizione a riprendere l’attività sportiva. Il passaggio dalle sigarette convenzionali alle elettroniche comporta moltissimi vantaggi e il fare sport, rientra tra questi.

Il fumatore che prova a fare sport ma senza riuscire a smettere di fumare, rischia delle crisi asmatiche e di andare quindi incontro a delle difficoltà respiratorie. Questa condizione si manifesta quando il fumatore consuma sigarette da oltre 10 anni.

Il vaping, vince anche dove le terapie ufficiali hanno fallito. Secondo degli studi recenti, il 91% dei vapers, ormai ex fumatori, ha dichiarato di aver provato sensazioni di piacere passando dal fumo al vaping e che questo ha contribuito significativamente nella scelta di abbandonare la sigaretta convenzionale.

In un periodo particolare come quello che stiamo affrontando, è bene avere consapevolezza di quanto possa risultare importante prendersi cura del proprio corpo. Praticare l’attività sportiva, ma anche trovare valide alternative come gli strumenti a rischio ridotto, sono benefici da non sottovalutare per mantenersi in salute.

Da una epidemia ad una pandemia, adesso pensiamo al futuro

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Carissimi amici, 

Per il mondo della Riduzione del danno da Fumo questo 2020 è stato il passaggio da una epidemia ad una pandemia. 

Abbiamo lasciato il 2019 con la gestione dell’epidemia di “EVALI” che negli Stati Uniti ha diffuso paura e confusione a causa anche degli sforzi intenzionali e fuorvianti delle organizzazioni internazionali come FDA e CDC che hanno volutamente disinformato i vapers sui danni dello svapo di nicotina quando invece sin dall’inizio era chiaro che la causa dell’EVALI era legata all’uso di cartucce di THC contaminate con vitamina e acetato. 

In realtà, proprio con l’arrivo della pandemia di COVID-19 il mondo ha capito che l’ideologia non deve mai essere usata per guidare la scienza. 

I principi fondamentali dell’etica della salute pubblica derivano da una comunicazione chiara e dall’analisi certa delle cause che sono alla radice del problema e che potrebbero prevenire migliaia di morti. 

Le notizie delle ultime ore che arrivano dal Governo italiano, con l’approvazione dell’emendamento che introduce un aumento sproporzionato della tassazione sui liquidi per sigaretta elettronica mi riportano ancora a questa domanda: quando impareranno i politici ad ascoltare la scienza e non le ideologie o gli interessi di mercato? 

Ci sono centinaia di studi che dimostrano che lo svapo è meno dannoso del fumo di sigaretta convenzionale. Portare i commercianti ad aumentare inevitabilmente il prezzo di questi prodotti sul mercato significa proibire a milioni di italiani di passare ad una soluzione meno dannosa per la propria salute. E per il sistema sanitario italiano, già sotto pressione per l’epidemia di COVID-19, questo significa aumentare gli accessi alle strutture sanitarie e allentare la diffusione di uno strumento di prevenzione utile ed efficace contro le malattie fumo correlate. Lo svapo, in maniera storica e rivoluzionaria, ha dimostrato di essere lo strumento più efficace per l’abbandono definitivo delle bionde. 

Anche in ambito internazionale, le agenzie di sanità pubblica devono fermare l’intensificazione delle politiche proibizioniste e riguadagnare rapidamente la fiducia del pubblico che stanno inevitabilmente perdendo. Per farlo, devono dimostrare un approccio imparziale alle prove, comunicando chiaramente con i fatti i modi migliori per prevenire le malattie

Il Global State of Tobacco Harm Reduction (GSTHR) 2020 è stato l’ultimo di una serie di rapporti storici dell’agenzia di sanità pubblica Knowledge Action Change (KAC). Gli autori di Burning Issues hanno rivelato una stima per il numero globale di svapatori e fumatori dimostrando che c’è una urgente necessità di aumentare la riduzione del danno da fumo se si vuole realizzare il pieno potenziale di salute pubblica. 

La sfida del 2021 è accelerare al massimo la transizione globale verso i prodotti meno dannosi. Tuttavia, la portata della diffusione del vaping dimostra la loro grande accettazione da parte dei consumatori di tabacco come alternativa per smettere di fumare. 

Proprio di recente insieme ai ricercatori del CoEHAR abbiamo pubblicato un documento che indaga sul futuro della riduzione del danno: uno studio che punta al futuro. Vuole essere un ponte tra l’attivismo anti-tabacco che vuole eliminare definitivamente il fumo e il contributo che possono dare i prodotti dello svapo. L’obiettivo comune deve essere quello di un approccio volto a ridurre i danni che derivano dai prodotti della combustione, con l’obiettivo finale di eliminare ogni dipendenza dal fumo. 

Il COVID-19 non ha mai fermato l’attività scientifica del CoEHAR che anche in questi mesi ha condotto importanti studi sul tema delle riduzione del danno.

I nostri ricercatori in tutto il mondo stanno compiendo grandi sforzi per garantire al mondo le risposte che si aspetta dalla scienza. Non ci siamo fermati e non ci fermeremo.

A tutti i ricercatori, e a chi combatte la pandemia dentro e fuori gli ospedali, il nostro Grazie più grande. Il 2020 ha cambiato il mondo, ha rivoluzionato il nostro stile di vita e ci lascerà di certo grandi cambiamenti storici. 

Adesso pensiamo a scrivere una nuova storia insieme.

A tutti voi, i miei più sinceri Auguri di Buon Natale 

Prof. Riccardo Polosa