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3rd Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction: Novel products, Research & Policy

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Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction, evento che si tiene ogni anno ad Atene, è una conferenza in cui vengono discussi i benefici e i rischi associati all’uso alternativo di prodotti del tabacco.

Quest’anno, giunto alla sua terza edizione, si terrà online dal 24 al 25 settembre 2020: https://www.nosmokesummit.org/

L’obiettivo del summit scientifico è quello di offrire a scienziati provenienti da diversi paesi l’opportunità di presentare le loro ricerche e di sottoporle ai medici. Un momento importante e che dà, allo stesso tempo, la possibilità di condividere con ospiti illustri le ultime innovazioni riguardo i prodotti alternativi al tabacco.

Tra i temi in programma: le politiche del controllo del tabacco, le pratiche di smoking cessation, le sigarette elettroniche come valide alternative per smettere di fumare, comunicazione del rischio per la salute pubblica.

Ospite di questa edizione anche il professore Massimo Caruso, ricercatore del CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo) del Policlino di Catania, che ha presentato il progetto Replica presentando gli strumenti per la ricerca utilizzati all’interno dei laboratori del CoEHAR e tra i più innovativi al mondo.

Ricordiamo che, tramite la conduzione dei “Replication studies” nei laboratori di Catania e dei partner internazionali, il CoEHAR mira a replicare e confermare le più rilevanti ricerche pubblicate riguardanti studi in vitro.

Di questo e molto altro si parlerà anche durante la giornata di domani, per conoscere il programma completo dell’evento virtuale: https://www.nosmokesummit.org/programme/


Proibizionismo vs. liberalismo nella lotta al tabagismo

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proibizionismo

I ruggenti anni ’20: una definizione che ci rimanda immediatamente all’epoca degli speak easy newyorkesi, alla nascita del gangsterismo e al contrabbando di liquori. Un periodo storico vicino abbastanza da poter essere delineato nella nostra testa, ma lontano quanto basta per assumere i contorni di un storia, come spesso succede con i grandi avvenimenti del nostro passato.

Le decisione del governo USA di limitare l’abuso di alcol fu causa, all’epoca, di disordini e problematiche sociali. Il divieto di acquistare alcolici aveva incentivato la popolazione a ricercare un bene che, da un giorno all’altro, non era più accessibile, contribuendo alla produzione e al commercio illegali.

Facciamo un salto avanti di circa 90 anni: oggi, se parliamo di sigaretta elettronica, pensiamo a un mondo i cui contorni svaniscono avvolti una nuvola di vapore, tenuti saldamente legati da titoli sensazionalistici dei media che avvertono dei pericoli di questi strumenti. 

Più di dieci anni fa, mentre la lotta al tabagismo raggiungeva il suo apice e la sigaretta diventava oggetto di una campagna di demonizzazione, causa di malattie e morti, iniziava a prendere piede una tecnologia il cui funzionamento si basava su un’idea completamente diversa, combustion-free. L’abbattimento delle sostanze tossiche generate dalla combustione per via della sostituzione della sigaretta classica in favore delle nuove tecnologie “combustion-free” per la erogazione di nicotina rappresenta la nuova frontiera per la salute dei fumatori che non vogliono o non riescono a smettere. Tutti coloro che per anni si sono battuti contro il fumo di sigaretta dovrebbero celebrare questi nuovi strumenti.

E invece, anni di lotta al fumo di sigaretta hanno dato vita alle basi ideologiche per puntare il dito anche contro le elettroniche. Ogni scusa e’ buona per demonizzare le sigarette elettroniche. Particolarmente negli USA.

L’approccio americano al fumo è equiparato a quello che si ha con una malattia: trovata la causa, proponiamo una cura. Alla base, la concezione semplicistica che l’essere umano non sia in grado di controllare l’impulso verso una dipendenza.

Notate qualche analogia con i ruggenti anni 20?

Un atteggiamento che contrasta però apertamente con l’esperienza europea, dove le sigarette elettroniche non vengono considerate l’ennesima tentazione della lobby dell’industria del tabacco, bensì un valido strumento nei percorsi di smoking cessation, plasmando un nuovo approccio all’universo tabacco.

Molto spesso ci dimentichiamo che il fumatore, e in generale l’essere umano, tenda verso la ricerca del piacere: non siamo semplicemente schiavi di istinti, ma ricerchiamo qualcosa che ci appaghi, seppur brevemente e chi allontani da ansie e stress.

Concederci una scelta, invece che privarci di un’alternativa, aumenta le nostre chances di approcciare il problema in maniera più rilassata, disponendoci al cambiamento. 

Ovvio che se parliamo di tabagismo, un eventuale percorso di abbandono deve essere sostenuto da un aiuto più concreto, che scavi e smantelli i meccanismi psicologici e comportamentali creatisi. Ma se consideriamo le scelte americane, gli effetti quei sono stati?

La nascita di un mercato illegale di vendita di prodotti da svapo negli Stati Uniti, figlio di una regolamentazione meno rigida, insieme all’impossibilità per le piccole aziende del settore di poter accedere alla produzione regolamentata, è stata una delle cause nello scoppio dell’EVALI, la malattia polmonare associata all’utilizzo di liquidi contraffatti. E non solo: il timore che gli aromi dei liquidi potessero attirare i più giovani, senza considerare le statiche reali sul fumo adolescenziale nel paese, ha portato diversi stati a limitare o addirittura vietare il commercio di prodotti da svapo.

Qui ci scontriamo con il paradosso della scelta: le energie che si dovrebbero impiegare per contrastare il fenomeno del tabagismo, investendo su una maggior formazione non solo del pubblico ma anche degli operatori del sistema sanitario, vengono utilizzate per combattere uno strumento di cui ad oggi abbiamo prove che dimostrano sia meno dannoso.

Come tragica conseguenza, mentre vengono vietate le sigarette elettroniche, le sigarette tradizionali continuano ad essere vendute senza grossi cambiamenti.

Il fallimento del modello proibizionista dovrebbe far comprendere la necessità di un approccio più liberale, olistico quasi: il mondo si sta muovendo verso una concezione del benessere a 360°, più healthy, per usare un inglesismo. Dunque perché non immaginare un futuro dove il percorso di advocacy di questi anni nel campo della riduzione del danno, rileghi la sigaretta a prodotto di nicchia e favorisca la nascita e lo sviluppo di dispositivi meno dannosi?

Non toccare il fumo! Il senso del tatto nella smoking cessation

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tatto e fumo

Tondo, quadrato, ruvido, liscio: molto spesso ci dimentichiamo come le immagini mentali del mondo in cui viviamo siano in realtà plasmate dal tatto molto prima che dalla vista. Sin dai primi mesi di vita, toccare diventa una necessità primaria, un modo per imparare cosa possiamo o non possiamo fare.

Un meccanismo di difesa atavico: allungare il braccio significa creare una distanza di sicurezza tra noi e un ostacolo, lontani quanto basta per poter fare dietrofront. Di fronte allo sconosciuto, vista e tatto ci permettono di inquadrare la situazione.

“Il termine tatto deriva direttamente dal latino tactus, – us der, di tangere (toccare). Una parola che indica la funzione psichica dell’esperire le consistenze, le temperature e quanto ad esse collegabili. Il tatto riceve forte interesse ed assorbe intensamente il soggetto durante l’infanzia; mentre rimane come ambito conoscitivo fondamentale nelle persone adulte” – ci spiega Pasquale Caponnetto, docente di Clinica della Dipendenze DISFOR dell’Università degli studi di Catania oltre che coordinatore del Centro Antifumo del Policlinico Vittorio Emanuele – Il tatto corrisponde a specifiche modalità dell’esperienza ed in particolare alla consistenza, alla temperature ed ad altre proprietà oggettuali costituendo uno dei canali per l’informazione ed un ambito peculiare per i processi di strutturazione conoscitiva. Esso consente conoscenze ai livelli di realtà della percezione e del pensiero, percezione tattile ed immaginazione tattile”.

Non a caso, nei soggetti con problemi alla vista, il tatto diventa un sostituto eccezionale per orientarsi nell’ambiente, permettendo di riconoscere forme e materiali. Non solo, le sensazioni piacevoli derivano proprio dal nostro “toccare”: un letto ci sembra comodo non perchè vediamo le coperte o i cuscini, ma perché sappiamo che una volta stesi verremmo avvolti da sensazioni piacevoli, dalla morbidezza delle lenzuola o dalla sofficità dei cuscini.

Ma ancora più importante rimane la creazione del legame affettivo attraverso il tatto: esperienze positive o negative ci rimangono impresse maggiormente se connesse a un “toccare”. La sberla data da un madre ci ricorda indelebilmente un comportamento che dobbiamo evitare, così come una carezza o un abbraccio li associamo immediatamente a un senso di protezione, all’affetto e al conforto.

Creare legami duraturi e stabili è impossibile senza il contatto: fisicamente concediamo l’ingresso nel nostro spazio personale ad una altra persona, ci esponiamo, gli garantiamo di fatto che può stare con noi. Una stretta di mano per salutarsi quando non ci si conosce, un abbraccio per congedarsi quando si è diventati intimi.

Per capire quanto sia importante per un fumatore fare a meno delle piacevoli sensazioni offerte dal tatto, basta riflettere un attimo a quanto l’ormai famoso distanziamento sociale ci ha fatto perdere la stupenda sensazione che solo un abbraccio ci può offrire – commenta Marilena Maglia, ricercatrice del CoEHAR.

La forza del tatto amplificano risiede nell’amplificare le sensazioni e le emozioni che proviamo, rafforzando un esperienza tanto in positivo che in negativo. 

E questo purtroppo può succedere anche quando parliamo di smoking cessation. Le prime strategie per portare la gente fuori dal vizio del fumo si basavano molto sull’apporto dato da cerotti o gomme alla nicotina, tralasciando l’apporto che può essere fornito da dispostivi alternativi e dalla consulenza psicologica.

Con l’avvento sul mercato dei dispositivi a rischio ridotto e il diffondersi del concetto di riduzione del danno e relative strategie, si è capito come il fumare in se e per sè sia un’esperienza emozionale e sensoriale molto più complessa da eradicare. Non una semplice dipendenza dall’atto, ma un legame emotivo profondo che si instaura con un’abitudine che ci accompagna in momenti della vita particolari.

Si lega al piacere di stare a tavola, si lega alla necessità di evadere dallo stress e di alleviare l’ansia. Diventa un rito a cui è difficile rinunciare.

E proprio dal tatto inizia tutto: il cercare il pacchetto, l’aprirlo e il toccare la sigaretta, liscia e morbida, diventa un piacere. Dall’accendino alla sigaretta, tutto è studiato per essere immediato, veloce e sopratutto piacevole.

Ecco perché nella riduzione del danno molto spesso si consiglia l’utilizzo di dispositivi a rischio ridotto come le sigarette elettroniche: le forme simili alla sigaretta convenzionale e i meccanismi comportamentali abbastanza uguali, permettono di mantenere intatte le abitudini, ma attraverso uno strumento che, dati alla mano, risulta essere il 95% meno dannoso della normali sigarette.

Molto spesso pensiamo che il danno maggiore delle sigarette derivi sia dall’assunzione diretta sia dal fumo passivo: l’abolizione delle possibilità di fumare sui mezzi di trasporto o nei luoghi pubblici ha sensibilizzato l’opinione pubblica sulle potenzialità dannose del fumo di seconda mano. 

Ma tanti ignorano che esiste anche una terza forma, il cosiddetto fumo di terza mano: residui di nicotina e altri agenti chimici, combinati, permangono sulle superfici interne che, reagendo con le sostanza nell’aria e nell’ambiente, creando mix potenzialmente dannosi per la salute umana, specialmente per quella dei più piccoli.

Un branca dello studio sul danno da fumo che ancora deve essere approfondita: ma secondo uno studio del 2011 di George Matt, tracce di fumo rimangono presenti in un appartamento anche due mesi dopo l’abbandono dell’immobile da parte dei proprietari e una leggera ristrutturazione.

Non solo, ma il fumo di terza mano non è semplicemente un residuato presente nell’aria ma può anche assumere una forma solida, una sorta di deposito negli oggetti con cui veniamo in contatto.

Lara Gundel, ricercatrice sul fumo di terza mano all’Università della California di Los Angeles, definisce il fumo di terza mano “anche quello che si deposita sulla nostra pelle quando sfioriamo un muro, una superficie e quando visitiamo la casa di gente che fuma”.

Va da sè, che il problema maggiore si presenta quando in casa sono presenti bambini piccoli o neonati. Come dicevamo all’inizio, la necessità di toccare per scoprire ed imparare risulta potenzialmente pericoloso in presenza di fumo sulle superfici. Sebbene ad oggi le ricerche siano in fase iniziale e dunque non sappiamo quale siano i parametri di studio sul danno da fumo di terza mano, sappiamo che un neonato o un infante sono più suscettibili ad agenti patogeni esterni. 

Aprire le finestre, areare l’ambiente, utilizzare i ventilatori o relegare i fumatori in alcune parti della casa non è abbastanza. Solo una pulizia approfondita può rimuovere le tracce e i depositi di fumo dalle superfici. Con ciò non vogliamo scatenare una caccia alla streghe. Come ribadito in precedenza, non si hanno ad oggi dati certi che indicano le statistiche relative al fumo di terza mano. Come sempre nell’ambito della riduzione del rischio, è bene conoscere le diverse possibilità per potersi regolare e garantire una maggiore sicurezza a quelle categorie che ne necessitano.

Ma i benefici in termini tattili sono evidenti anche per i soggetti fumatori: la pelle è un organo potente e delicato insieme. Le sostanze cancerogene derivanti dal fumo di sigaretta aumentano al produzione di radicali liberi, alterando la produzione di collagene, sinonimo di una pelle fresca ed elastica.

Le cosiddette rughe da fumo sono un esempio di quanto la pelle, filtro naturale del nostro organismo e prima barriera protettiva, accusi gli anni di fumo intenso. Smettere di fumare è una scelta che permette alla pelle di rigenerarsi e, perchè no, ringiovanire.

Ma quando desideriamo “toccare”, tenere una sigaretta tra le mani, cosa dobbiamo fare?

Rivolgersi agli specialisti della smoking cessation significa ricevere un sostegno costante tarato sulle proprie necessità.

E se ci prende la voglia di una sigaretta al mare o in un prato di montagna che possiamo fare? Perchè non optare per un buon libro?

Il nostro consiglio di lettura a tema udito è La Meccanica Del Cuore di Mathias Malzieu. Il romanzo racconta la storia del piccolo Jack, che in un fredda notte del 1874 nasce ad Edimburgo con il cuore ghiacciato. La levatrice lo salverà donandogli un orologio a cucù al posto del cuore. Ma la meccanica dell’orologio è tanto fragile quanto delicata e l’emozioni possono distruggerla, l’amore in primis. Ma quando Jack sentirà la voce di una piccola cantante andalusa non potrà fare a meno di scoprire di chi sia quella voce che fa perder di colpi al suo orologio.

CoEHAR: Nuove linee guida per il dosaggio della nicotina nei liquidi

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Per i ricercatori del COEHAR, la standardizzazione delle metodologie di ricerca sulle sigarette elettroniche è garanzia per l’efficacia delle tecniche di smoking cessation

Catania, 16 settembre 2020 – Un nuovo studio del CoEHAR sottolinea l’importanza di sviluppare parametri di ricerca standardizzati, allineando così le attività della ricerca sulla sigaretta elettronica a livello internazionale. Nello specifico, sono state impostate nuove linee guide per il dosaggio della nicotina nei liquidi e nuovi parametri per i laboratori: mantenere i campioni ad una temperatura stabile di -80°C fino a 30 giorni prima dell’impiego permette di ridurre gli effetti della degradazione ossidativa e termica della nicotina.

Una delle problematiche principali legate allo studio dei dispositivi impiegati nelle strategie di riduzione del danno, sigaretta elettronica in primis, si rispecchia nella difficoltà di garantire metodi standardizzati di ricerca applicabili in ambito internazionale in maniera omogenea. Questo impedisce ai ricercatori del settore di ottenere risultati uniformi a livello internazionale e godere di una forza argomentativa maggiore. Non a caso, il prof. Riccardo Polosa, ricordiamo anche presidente del gruppo di lavoro europeo sullo sviluppo di requisiti e test per le emissioni provenienti dalle sigarette elettroniche ha spesso sostenuto l’esigenza immediata di registrare standard internazionali per un rilancio del rigore nel campo della ricerca applicata alle nuove tecnologie per la riduzione del rischio.

La nuova pubblicazione del CoEHAR, “Nicotine  and stability in Cambridge Filter pads (CFPs) following different smoking regimen protocols and condition storage”, si pone l’obiettivo, sulla stessa linea di principio, di quantificare e misurare il dosaggio di nicotina dei liquidi, valutando la conservazione dei campioni a condizioni standard.

Lo studio permette di stabilire delle nuove linee guida per il dosaggio della nicotina nei liquidi – spiega il Prof. Giovanni Li Volti, tra i ricercatori che hanno condotto lo studio e Direttore del CoEHAR – le formule saranno utili alla valutazione della tossicità di tutti i prodotti a rischio ridotto. Solo lavorando applicando condizioni standard elevati si possono confrontare i risultati delle migliaia di pubblicazioni internazionali proliferate in questi anni sull’utilizzo delle sigarette elettroniche e di tutti i prodotti senza combustione”

Cosa è la nicotina?

La nicotina è un alcaloide ottenuto dalla pianta del tabacco che, se esposto alla luce o all’aria, si degrada facilmente diventando di colore marrone. Inoltre, l’eventuale riscaldamento crea le condizioni per sviluppare gas di natura diversa, tra cui il monossido di carbonio.

Lo studio 

Per valutare le differenti condizioni alle quali la nicotina si degrada e quali siano invece gli standard da raggiungere per la conservazione e il successivo impiego negli studi, i ricercatori del CoEHAR hanno utilizzato tre diversi prodotti, la Vape ePen 3, la Vape Stick Maxx e le sigarette. Obiettivo primario è stato quello di normalizzare la concentrazione di nicotina assorbita nelle Cambridge Filter Pads.

Una volta che i campioni sono stati normalizzati, il software di ultima generazione utilizzato all’interno dei laboratori del CoEHAR ha effettuato un’analisi statistica per valutare la degradazione della nicotina in diversi modalità di conservazione.

Analizzati i risultati, è emerso che la concentrazione di nicotina stoccata a temperatura della stanza all’interno dei Cambridge Filter Pads era inferiore a quella degli altri gruppi: ciò dimostra una degradazione della sostanza anche a temperature inferiori di 30°C. La temperatura di conservazione di -80°C è risultata essere, al contrario, efficace.

Gli strumenti utilizzati nei laboratori del CoEHAR

Per poter garantire un futuro omogeneo alla ricerca, è infatti necessario che i vari dispositivi a rischio ridotto e le stesse sigarette convenzionali siano testate utilizzando strumenti altamente innovativi, secondo uno standard affidabile e unico nel suo genere. 

Tali metodi – ha aggiunto Polosa – permetteranno di garantire lo sviluppo di dispositivi a rischio ridotto il più possibili simili, in termini di rilascio di nicotina, alla sigaretta convenzionale, favorendo lo switch nei percorsi di smoking cessation”.

ADM: drastico calo delle vendite di sigarette in Italia – Dal 2017 il consumo di sigarette è sceso del 6,80%

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Catania, 11 settembre 2020 – Il Libro Blu dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli conferma il trend positivi sul calo delle vendite di sigarette convenzionali, e per la prima volta il dato segna una diminuzione incredibile delle vendite dovute anche all’aumento dei consumatori di prodotti senza combustione. Dal 2017 il consumo di sigarette è sceso del 6,80%.

Presentato questa mattina, infatti, alla presenza anche del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il Libro che contiene i risultati conseguiti lo scorso anno nei suoi vari ambiti di competenza dall’Agenzia delle Dogane. La riduzione di vendita delle bionde, dal 2017 ad oggi è del 6,80% con una diminuzione di tabacchi di 1,2 milioni di chilogrammi. L’importanza delle varie campagne di sensibilizzazione ha dato un valido contributo a questo dato, spingendo a modificare i comportamenti dei fumatori verso stili di vita più sani. Proprio per quanto riguarda il tabacco, il Libro Blu segnala come “parte della riduzione della domanda di tabacchi è stata dovuta anche alla progressiva sostituzione dei tabacchi da inalazione ma senza combustione”.

“Le campagne sugli effetti nocivi del fumo esistono da decenni ma mai si era assistito ad una contrazione cosi significativa in termini di consumo di sigarette convenzionali. La motivazione di questo incredibile risultato, in termini di salute, è dovuta al grande aumento di popolarità dei prodotti che erogano nicotina senza combustione e che risultano essere meno dannosi. Un risultato che deve iniziare a far riflettere le istituzioni sulla rivoluzione che è già in atto”. – così il fondatore del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania, Riccardo Polosa.

Al via “RIDE 4 VAPE” il bike tour lanciato da ANAFE per raccontare la verità sulle e-cig

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Il Presidente Roccatti pedalerà da Torino a Roma per consegnare 50 studi indipendenti sul rischio ridotto all’Istituto Superiore di Sanità.

Roma, 09 settembre 2020. Partirà domenica 13 settembre da Torino la “Ride4Vape”, il tour lanciato da ANAFE (Associazione Nazionale Produttori Fumo Elettronico aderente a Confindustria), con il supporto di LIAF (Lega Italiana Anti Fumo), nato per sensibilizzare consumatori e istituzioni sui rischi della sigaretta tradizionale e consegnare all’Istituto Superiore di Sanità gli studi indipendenti sul rischio ridotto derivante dall’utilizzo di quelle elettroniche. Protagonista della pedalata – di quasi 700 km – il Presidente Umberto Roccatti, che lascerà il capoluogo piemontese alla volta di Rapallo (Ge) e che, prima di approdare nella Capitale, lo vedrà fare tappa a Cecina (LI) e a Tarquinia (VT). Durante il tour, il Presidente di Anafe, tramite un live Facebook, racconterà nel dettaglio l’iniziativa e i suoi retroscena. Sempre su Facebook, verrà, inoltre, attivata una raccolta fondi volta a supportare l’attività dei ricercatori della Lega Italiana Anti Fumo, impegnati da anni nella lotta alle sigarette e nello studio di strumenti utili per ridurre i danni legati al loro consumo.

Le donazioni potranno essere effettuate al seguente link: https://www.liaf-italia.it/dona-ora/.

“Ride4Vape è una iniziativa che nasce per sensibilizzare pubblico e istituzioni sul minor rischio della sigaretta elettronica, i cui danni vengono spesso incautamente paragonati a quelli della sigaretta tradizionale, che miete ogni anno in Italia 80 mila vittime”– dichiara Roccatti. “Il settore è ormai maturo per dimostrare a opinion e decision maker – in questo caso soprattutto all’ISS – la qualità della propria missione: la necessità di dare un’alternativa a tutti quei fumatori adulti che non riescono o non vogliono smettere di fumare e che sono circa il 75% dei 12 milioni di fumatori in Italia, fornendo, in massima sicurezza, prodotti a rischio ridotto certificati e made in Italy.”

“Accogliamo e sosteniamo con grande entusiasmo l’impresa di Umberto Roccatti, ha dichiarato il presidente della LIAF, Ezio Campagna. Da anni LIAF, insieme ai suoi tanti ricercatori, si batte per sensibilizzare i fumatori a smettere ma anche per sostenere il principio che per chi non riesce a smettere da solo di fumare, passare all’utilizzo di prodotti meno dannosi è efficace proprio per la riduzione del danno fumo correlato. Diffondere un informazione corretta sulla ricerca applicata alle sigarette elettroniche ci spinge ad andare sempre con forza nel tentativo di fornire un aiuto concreto a coloro che decidono di smettere di fumare e di cambiare stile di vita”.

Nuovo studio rivela proprietà antibatteriche nei liquidi delle sigarette elettroniche

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I liquidi utilizzati nelle sigarette elettroniche dimostrano proprietà antibatteriche contro diversi ceppi patogeni, che aumentano in presenza di aromi e nicotina. Questo il risultato di una nuova ricerca condotta dai ricercatori del CoEHAR dell’Università degli Studi di Catania e pubblicata sulla rivista Current Pharmaceutical Biotechnology.

Catania, 9 Settembre 2020 Il propilenglicole (PG), noto anche come 1,2-propandiolo, e il glicerolo vegetale (VG) noto anche come 1,2,3-propantriolo, ampiamente utilizzati nei dispositivi delle sigarette elettroniche, si sono rivelati estremamente efficaci come battericidi. Il PG è un composto utilizzato principalmente per solubilizzare aromi e nicotina mentre il VG per aumentare la densità dell’aerosol prodotto.

Il nostro studio conferma effetti noti già da tempo sul PG e VG, ossia i loro effetti antimicrobici. Il PG vaporizzato, infatti, era già usato oltre 50 anni fa come disinfettante in ambienti sanitari, mentre il VG è tutt’oggi impiegato come antibatterico in molti preparati alimentari e farmacologici”– spiega Massimo Caruso, autore dello studio e già coordinatore di Replica, uno dei progetti di ricerca più importanti del CoEHAR che ha l’obiettivo di replicare gli studi condotti sulla sigaretta elettronica in maniera del tutto indipendente.“Nel nostro studio – continua Caruso – abbiamo dimostrato che, anche nella loro forma liquida, questi composti mantengono una certa azione battericida. Inoltre si evidenzia come sia da non trascurare l’effetto che i flavors, anche vaporizzati, possono avere su diverse specie batteriche, soprattutto in associazione con la nicotina”.

Lo Studio

Per la ricerca sono stati utilizzati sette tipi di ceppi batterici come la Klebsiella pneumoniae, Staphylococcus aereus, Pseudomonas aeruginosa, Acinetobacter baumannii, Escherichia coli, Enterococcus faecalis e Sarcina lutea, per valutare l’attività antimicrobica dei liquidi. Le valutazioni sono state eseguite su quattro tipi di liquidi per sigarette elettroniche presenti in commercio con o senza aromi, due dei quali con nicotina (18 mg/mL) e due senza nicotina. Tutte le formulazioni avevano una base di PG e VG (50:50). I componenti aromatici addizionali utilizzati per lo studio erano mentolo, vanillina, trans-anetolo ed eucaliptolo. Nella maggior parte dei casi, il valore della concentrazione battericida minima è stato uguale al valore della concentrazione inibitoria minima fino a concentrazioni pari al 6,25% v/v, confermando la tesi di partenza. Il test di vitalità nelle cellule polmonari umane A549 ha anche mostrato una inibizione dose-dipendente della crescita cellulare, fornendo importanti evidenze per nuovi approcci investigativi per chiarire la diversa sensibilità anche delle  cellule umane oltre che delle culture batteriche ai liquidi presenti nelle sigarette elettroniche ed ai componenti di nicotina e aromi.

“È importante sottolineare come il nostro studio non sia direttamente correlato al normale uso della sigaretta elettronica, ma stiamo già lavorando per esplorare gli effetti sui ceppi batterici degli stessi prodotti aerosolizzati dai dispositivi elettronici di uso comune” sottolinea Virginia Fuochi, ricercatrice per il Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche dell’Università di Catania.

I risultati finali della ricerca hanno infatti dimostrato come gli aromi presenti nei liquidi delle sigarette elettroniche aumentino notevolmente l’attività antibatterica di PG e VG e come gli aromi analizzati in questo studio abbiano lavorato in sinergia con la nicotina mostrando attività antiossidante.

Sebbene sia solo uno studio preliminare – ha aggiunto Fuochi – esso fornisce prove importanti che dovrebbero essere considerate in ulteriori approcci investigativi”.

Sono infatti necessari ulteriori studi con modelli più complessi che utilizzano il vapore di sigaretta elettronica e che dovrebbero includere l’esposizione di ceppi batterici e cellule umane su campioni di ex-fumatori e utilizzatori di sigarette elettroniche.

Veritas Cohort: lo studio sull’utilizzo delle ecig che valuta anche Messico e Costa Rica

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veritas cohort

Veritas Cohort sta cercando già da diversi mesi svapatori con un breve passato da fumatori o che non abbiano mai fumato per un’indagine relativa agli effetti sulla salute.

L’obiettivo della ricerca è anche quello di raccogliere informazioni nelle varie aree di studio selezionate. Tra queste, in prima linea, anche i paesi come Costa Rica, Messico, Portogallo e Spagna.

I siti di studio previsti sono:

  • Canada (zona Toronto)
  • Costa Rica
  • Estonia
  • Germania (Bayern / Monaco)
  • Grecia (Atene)
  • Ungheria (Budapest)
  • Irlanda (Dublino)
  • Italia (Catania, Milano e Torino)
  • Messico (Città del Messico)
  • Nuova Zelanda (Auckland)
  • Polonia (diversi luoghi)
  • Portogallo (zona metropolitana di Lisbona)
  • Regno Unito (diverse luoghi)
  • Stati Uniti (diverse luoghi)
  • Spagna (zona Madrid)

Lo studio è condotto dallo scienziato Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, ed è coordinato da Carl Phillips, esperto di riduzione del danno che da diversi anni supporta le comunità dello svapo lottando per il diritto alla salute dei fumatori che vogliono smettere.

La ricerca di Veritas Cohort è rivolta a tutti i non fumatori che usano la sigaretta elettronica abitualmente e che hanno fumato pochissime sigarette nel corso della loro vita. Durante il corso dei sei anni (durata prevista per lo studio), i soggetti di ricerca saranno invitati a sottoporsi a esami medici annuali (gratuiti) che includeranno test di funzionalità polmonare e TAC.

Per sapere se puoi partecipare scopri l’area di ricerca a te più vicina e compila direttamente il questionario.

Per tutti gli aggiornamenti, invece, chiedi agli ambassador di riferimento di ogni paese e continua a seguire Veritas Cohort sui canali ufficiali di Facebook, Instagram e Twitter.

Realtà Virtuale e Schizofrenia: l’emergere di nuove tecnologie nelle terapie

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schizofrenia VR

Una review condotta dai ricercatori dell’Università di Catania e del COEHAR suggerisce che la realtà virtuale possa essere usata per trattare efficacemente alcune condizioni psichiatriche, tra cui quelle afferenti allo spettro della schizofrenia

Catania, 31 agosto 2020– La realtà virtuale è foriera di indubbi vantaggi, tra cui versatilità, riproducibilità, standardizzazione dei trattamenti, adattabilità ai bisogni dei pazienti, rapidità, efficacia, persistenza dei risultati anche dopo poche sedute e aumento della motivazione dei pazienti. Inoltre, la realtà virtuale permette di sviluppare strategie di intervento che non prevedono l’utilizzo di medicinali e, di conseguenza, essere priva di effetti collaterali, anche in quei pazienti refrattari alle terapie farmacologiche convenzionali.

I ricercatori dell’Università di Catania e del Coehar (Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo), guidati da Emanuele Bisso, hanno recentemente pubblicato una review dal titolo “Immersive Virtual Reality Applications in Schizophrenia Spectrum Therapy: a Systematic Review”, all’interno del numero speciale di “Cyber Health Psychology and Psychotherapy: The Use of New Technologies in the Service of Mental Health”, International Journal of Environmental Research and Public Health, revisionato da Pasquale Caponnetto, Maria Signorelli e Marilena Maglia.

In questo numero speciale, appartenente alla sezione “Salute Mentale”, sono state analizzate alcune delle tecnologie utilizzate in ambito clinico-psicologico, psicoterapico e della salute mentale, tra cui la realtà virtuale, i biosensori, l’intelligenza artificiale e l’affective computing, con l’obiettivo di comprendere come il progresso tecnologico e l’emergere di nuove tecnologie possano generare valore aggiunto nel panorama psicologico.

LA REALTÁ VIRTUALE

La realtà virtuale è un’esperienza digitale che consiste nello sviluppo di un ambiente virtuale tridimensionale, con cui un soggetto può interagire attraverso un controller o una tastiera. Diversi studi in ambito psichiatrico hanno dimostrato come tale tecnologia possa risultare efficace nel trattamento di diverse patologie, come i disordini da stress post-traumatico, disordini d’ansia o fobie specifiche.

Lo scopo della review consiste nel focalizzarsi sulle terapie utili per trattare i disordini dello spettro della schizofrenia attraverso la realtà virtuale, fornendo al contempo una visione aggiornata sull’insieme delle tecniche e strategie terapeutiche ad oggi disponibili.

Per meglio comprendere i risvolti della ricerca, bisogna partire dalla distinzione tra realtà virtuale “immersiva” e non immersiva o “interattiva”: nel primo caso, un display montato sula testa del paziente permette un’immersione completa e interattiva del paziente nell’ambiente virtuale che si crea, nel secondo caso, invece, il paziente è posto di fronte a uno schermo che riproduce semplicemente la realtà fittizia, mancando dunque delle caratteristiche di immersione completa che la realtà virtuale immersiva permette di sperimentare.

Nonostante non esistano studi specifici, dovuti anche al carattere innovativo dell’approccio, gli articoli presi in considerazione concordano sulla tollerabilità e sulla persistenza nel lungo periodo degli effetti benefici della realtà virtuale nel trattamento di vari sintomi positivi o negativi collegati ai disordini dello spettro della schizofrenia.

REALTÀ VIRTUALE E SMOKING CESSATION

In uno studio precedente del COEHAR, I ricercatori hanno arruolato quaranta giovani fumatori adulti, tra i 20 ei 30 anni, non motivati a smettere di fumare e li hanno invitati a valutare la loro motivazione dopo essere stati sottoposti a tre diversi stimoli: un pacchetto di sigarette con le immagini scioccanti, un breve film che mostrava gli effetti polmonari del fumo e una sessione di realtà virtuale sulla progressione delle possibili malattie legate al fumo. 

Rispetto all’obiettivo primario di incremento motivazionale, tutti gli stimoli forniti sono stati significativi nel miglioramento della motivazione a smettere di fumare ma la differenza tra lo stimolo provocato dalle immagini sul pacchetto di sigarette e del video rispetto a quello provocato dalla realtà virtuale è stata significativa. La realtà virtuale ha avuto un impatto molto più forte sulla motivazione intrinseca del fumatore.

DELIRI E PARANOIA

I deliri persecutori derivano da convinzioni di minaccia incoerenti che attivano comportamenti volti ad evitare situazioni ansiogene. Due trial randomizzati hanno dimostrato come la terapia cognitiva comportamentale basta sulla realtà virtuale abbia portato a risultati apprezzabili anche dopo che i pazienti hanno iniziato a fronteggiare situazioni nel mondo reale. Secondo l’opinione dei ricercatori, è necessario però espandere il campione oggetto dello studio e confrontare i risultati ottenuti dalle terapie cognitivo-comportamentali tradizionali e quelle basate sulla realtà virtuale.

ALLUCINAZIONI VERBALI UDITIVE

Le allucinazioni verbali uditive rappresentano uno dei sintomi più frequenti di una psicosi. In uno studio, i pazienti affetti da schizofrenia resistente ai farmaci e trattati attraverso l’utilizzo della realtà virtuale hanno dimostrato un miglioramento significativo della gravità delle allucinazioni, dei sintomi depressivi e della qualità della vita.

Tali miglioramenti sono rimasti apprezzabili anche nel follow up dei tre mesi, dimostrando come le strategie apprese durante le terapie con la realtà virtuale hanno portato a miglioramenti nella vita dei pazienti anche dopo la fine del trattamento. Attraverso la realtà virtuale i pazienti possono esplorare i propri sentimenti e le proprie emozioni in un ambiente controllato, modulando la loro risposta alle voci persecutorie.

DEFICIT COGNITIVI

Le funzioni cognitive nei pazienti con disordini dello spettro della schizofrenia sono spesso compromesse. Due trial clinici condotti da La Paglia hanno utilizzato la realtà virtuale per far compiere determinate attività mirate ai pazienti in quattro scenari virtuali differenti, un supermercato, un parco, una spiaggia e una valle. Dopo 10 sessioni, il gruppo di pazienti curati con la realtà virtuale ha evidenziato una miglior riduzione del numero di errori e del tempo di esecuzione delle attività, insieme a una maggior ottemperanza delle regole e a un’attenzione sostenuta.

ABILITÁ SOCIALI

Secondo un trial randomizzato controllato condotto su 91 pazienti affetti da disturbi dello spettro della schizofrenia, la realtà virtuale ha permesso un miglioramento delle abilità di conversazione e ha indotto una maggiore assertività e motivazione al trattamento.

In conclusione, i dati attuali non permettono di stabilire se i trattamenti basati sulla realtà virtuale risultino essere migliori di quelli convenzionali. Tuttavia sono necessari ulteriori studi su un campione più vasto per poter confermare questi dati preliminari molto incoraggianti.

Parte a Troina il primo studio tra CoEHAR, Duke University e Irccs Oasi Martia SS. di Troina per verificare la correlazione esistente tra abitudine al fumo e COVID-19

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Troina

Catania, 3 Settembre 2020 – Il CoEHAR dell’Università degli Studi di Catania, la Duke University (USA) e l’IRCCS Oasi Maria SS. di Troina avviano una indagine siero-epidemiologica per valutare il grado di immunità anti-coronavirus sulla popolazione del Comune di Troina, già zona ad alto rischio per l’elevato numero di casi di contagio.

In questi giorni si stanno effettuando nella palestra comunale “Don Pino Puglisi” di Troina i test siero-epidemiologici sui cittadini per valutare l’impatto del fumo sulle infezioni da COVID-19 su una popolazione ad alto rischio.

I soggetti sono stati selezionati secondo il piano di campionamento probabilistico multistratificato per genere ed età su tutta la popolazione, da cittadini di 5 anni fino agli over 80. Oltre ai soggetti selezionati, inoltre, si è svolta un’indagine sui dipendenti dell’IRCCS Oasi che si sono arruolati volontariamente in quanto hanno lavorato a stretto contatto con i pazienti.  

Fin dall’inizio della pandemia, l’Italia è stata capofila del dibattito scientifico internazionale. I dati italiani e gli studi effettuati sulle zone ad alto rischio sono stati essenziali per la valutazione dell’impatto e delle misure di contenimento della pandemia. Questo nuovo studio, targato CoEHAR, si inserisce nel filone degli studi sul COVID-19 analizzando per la prima volta, con metodo scientifico rigoroso e con test sierologici recentemente validati, i rapporti esistenti tra fumo di sigaretta, contagio e malattia causata dal virus.

L’ipotesi di partenza è stata dettata dalle osservazioni di numerosi studi internazionali che svelano a sorpresa un possibile effetto “protettivo” del tabagismo nei confronti della infezione da coronavirus e di ospedalizzazione da COVID-19. 

“I risultati di numerosi studi effettuati su pazienti ospedalizzati per COVID-19 hanno evidenziato una bassissima percentuale di fumatori – ha spiegato il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR – e questo ci deve far riflettere sui potenziali meccanismi che interagiscono tra fumo di sigaretta e grado di diffusione del coronavirus e livello di gravità per COVID-19. Tuttavia, è necessario analizzare questa correlazione con metodi più affidabili di quelli usati finora”.

Lo studio prevede un’analisi sierologica per misurare i livelli di anticorpi bloccanti anti-SARS-CoV-2, un sondaggio epidemiologico effettuato tramite questionario elettronico e infine, tra gli aspetti innovativi del progetto, l’analisi di specifici biomarcatori del tabagismo, per la conferma biochimica dello stato di fumatore. 

L’indagine sta coinvolgendo quasi 2000 residenti nel territorio di Troina ed è svolta con la preziosa collaborazione della Direzione Scientifica dell’IRCCS Oasi, dello stesso Comune e della Protezione Civile. 

I risultati della ricerca potranno dare le risposte certe ai quesiti che anche l’OMS e le più grandi organizzazioni di sanità pubblica internazionale si stanno ponendo negli ultimi mesi sulla correlazione tra fumo e coronavirus, oltre a fornire ai governi le indicazioni più utili in attesa che sia al più presto disponibile un vaccino per tutti. 

Il progetto inoltre si propone di istituire una BioBanca di campioni di siero, che sarà realizzata e gestita in collaborazione con lo spin off dell’Università di Catania, Eclat srl e che permetterà di convalidare test rapidi e affidabili per la valutazione dei biomarcatori del tabagismo. Lo studio si svolge in collaborazione con alcuni docenti del CoEHAR, tra cui i membri Venera Tomaselli, Margherita Ferrante e Filippo Caraci.