mercoledì, Gennaio 15, 2025
Home Blog Pagina 47

Vacanze post lockdown: quali rischi si corrono a viaggiare ai tempi del COVID-19?

0
Viaggiare

Da studi preliminari emerge che le probabilità di contrarre il COVID-19 su aerei e mezzi di trasporto pubblici sono in realtà molto basse, complici le misure di sicurezza adottate e le norme igieniche da rispettare quando si viaggia.

Fine della quarantena. Tempo di sfrenata celebrazione? Non proprio. Sebbene siamo decisamente lontani dai giorni drammatici di Marzo e Aprile, il virus circola ancora. Ci stiamo piano piano riappropriando del nostro quotidiano e ritornando a uno stile di vita normale.

Ma dobbiamo imparare a convivere con il rischio del contagio per un altro po’ di tempo e senza dimenticare che igienizzare frequentemente le mani, usare la mascherina e mantenere un minimo di social distancing rimangono ancora oggi le migliori armi a difesa dal coronavirus. Soprattutto su aeroplani, treni, navi e mezzi pubblici.

Le vacanze estive hanno però riacutizzato alcune preoccupazioni sopite e il tema della sicurezza è prepotentemente ritornato alla ribalta mediatica con l’annuncio della comparsa di nuovi contagi e focolai in diverse aree turistiche, in particolare modo località marinare. In molti si sono interrogati se fossero più sicure le spiagge o i sentieri di montagna e a quali rischi si è esposti durante il viaggio. Non sorprende che i motori di ricerca del web siano intasati dalle parole chiave “areo”, “mascherina”, “viaggiare” e “sicurezza”.

Tutti abbiamo cercato di districare la massa di informazioni contrastanti che ci sono state fornite, chiedendoci quale fosse il mezzo migliore per i nostri spostamenti estivi. Una buona parte avrebbe comunque optato per l’aeroplano.

Vien da sé che l’ambiente ristretto e il contatto ravvicinato hanno destato qualche perplessità.

Ma quante probabilità ci sono effettivamente di contrarre il COVID-19 in viaggio? E al nostro rientro come ci comporteremo sui mezzi pubblici?

VIAGGIARE IN AEREO

Da quando i vari stati hanno allentato le misure restrittive e consentito gli spostamenti, l’attenzione primaria di molte compagnie è diventata garantire la “sicurezza sanitaria”. Garantire ai passeggeri igiene pulizia significa avere la possibilità di riprendere al più presto la piena operatività.

Le norme di accesso all’aeroporto sono diventate più rigide: in molte strutture, l’accesso all’area interna è consentito solo ai passeggeri in partenza. Passeggeri a cui viene rilevata la temperatura con i termoscanner e che, nelle sala d’attesa, possono sedersi alla distanza di un posto ciascuno dall’altro. Complici anche il numero esiguo di voli internazionali e la marcata riduzione nel numero di viaggiatori, la vita caotica e frenetica degli aeroporti sembra quasi sospesa e il viaggiare si svolge con molta più lentezza.

Ma veniamo al viaggio vero e proprio: molte compagnie aeree hanno deciso di adottare le norme di distanziamento, lasciando un sedile vuoto tra un passeggero e l‘altro. A bordo dell’aereomobile, inoltre, è stata vietata la vendita sia di cibo che di prodotti da duty free, limitando così le possibilità di contatto tra i passeggeri e i membri dell’equipaggio, tutti sempre dotati di mascherina.

Ma a rendere sicuro il viaggio non sono solo le norme comportamentali: la compagnia Swiss ha pubblicato un video in cui viene spiegato il funzionamento dei filtri HEPA ( Filtro Particolato ad Alta Efficienza). Questi filtri sono creati appositamente per filtrare le particelle di grandezza di 10 nanometri, molto al di sotto dunque dei 125 nanometri del coronavirus. La stessa circolazione dell’alto al basso del sistema di aerazione e il cambio frequente dell’aria filtrata dall’esterno (circa ogni 3 minuti) rendono la situazione all’interno dell’aereo relativamente sicura.

Molti hanno però hanno notato che non tutte le compagnie lasciano un posto libero tra i passeggeri. Le probabilità di contrarre il virus in questo caso sono diverse?

Arnold Barnett, Professore di Statistica alla Scuola di Management Sloan del noto Massachusetts Institute of Technology, ha tentato di quantificare le probabilità di contagio sugli aeromobili con un modello matematico di tipo probabilistico.

Secondo i risultati della sua ricerca, considerando un volo non molto lungo, su un aereo con due file di tre sedili ai lati del corridoio centrale, con tutti i passeggeri che indossano la maschera, le probabilità di contrarre il virus sono 1 su 4300, probabilità che salgono a 1 su 7,700 se il posto in mezzo è lasciato libero.

Anche la casistica sembra confermare tale ricerca: nel caso di un volo dagli Stati Uniti a Taiwan del 31 marzo scorso, tutti i 328 passeggeri e i membri dell’equipaggio sono stati testati dopo che si è saputo che a bordo vi erano 12 passeggeri positivi al coronavirus. Tuttavia nessuno dei passeggeri o dei membri dello staff è risultato positivo.

Uno studio pubblicato su JAMA Network Open invece ha riportato di un possibile contagio durante un volo di quattro ore da Tel Aviv a Francoforte. Due passeggeri hanno sviluppato l’infezione dopo essere entrati in contatto con un gruppo di turisti seduti vicino a loro e risultati positivi al coronavirus. Tuttavia non si può escludere che il contagio sia avvenuto da un’altra parte.

L’insieme di variabili da considerare sono molteplici e le possibilità di combinazione tra le stesse innumerevoli: indossare i dispositivi di sicurezza e rispettare le nome di distanziamento, anche sugli arei, ci permette di ridurre drasticamente il rischio di eventuali contagi.

VIAGGIARE SUI TRASPORTI PUBBLICI

Situazione diversa, invece, quella del trasporto pubblico, dalle metro ai treni, passando per gli autobus. Sia i turisti che i lavoratori dovranno interfacciarsi con gli spostamenti sui mezzi pubblici per raggiungere i luoghi di interesse o il proprio luogo di lavoro. E sulla questione si sono interrogati soprattutto i cittadini delle grandi metropoli, che utilizzano quotidianamente la metropolitana, gli autobus o i treni per viaggiare.

A New York, ad esempio, i timori iniziali avevano frenato i cittadini dall’assalire i treni sotterranei. Dati alla mano, risulta invece che il traffico sulla rete metropolitana è triplicato da aprile a giugno, sintomo della necessità delle persone di spostarsi.

Secondo ricerche preliminari, pare che il rischio di contrarre l’infezione sui mezzi pubblici sia relativamente basso. La durata del viaggio è uno dei fattori che influenzano maggiormente l’equazione. I ricercatori dell’Università di Southampton hanno recentemente tentato di stabilire con un modello probabilistico i tassi di infezione tra i viaggiatori di un treno ad alta velocità cinese seduti entro tre file da un passeggero infetto. In media, il tasso di infezione era molto basso e pari allo 0.32%; questo tasso aumentava dello 0.15% ogni ora di viaggio in più. Lo studio non teneva conto del fatto che i passeggeri indossassero o meno una mascherina.

Il tracking dei contagi effettuato a Parigi tra aprile e giugno ha rilevato che nessuno dei 386 focolai identificati era collegabile al sistema di trasporto pubblico. Anche uno studio condotto in Austria sulla falsariga di quello francese ha portato alle medesime conclusioni.

Sia per le metropolitane che per i treni vale dunque lo stesso discorso degli aerei: un buon sistema di ventilazione, sommato a una durata del viaggio piuttosto contenuta, unito alla buona volontà dei passeggeri di indossare i sistemi di protezione personale sembrerebbe contenere il rischio di infezione, riducendo le probabilità di contrarre il virus.

L’effetto combinato delle norme adottate nei mezzi di trasporto e del nostro buon senso ci permetteranno di viaggiare in sicurezza e di riguadagnare piano piano la massima fiducia negli spostamenti, siano questi per motivi turistici o di lavoro. 

QUIT STRONG: la Nuova Zelanda punta sul vaping per smettere di fumare

0
Quit strong

Il Ministero della Salute della Nuova Zelanda ha promosso l’iniziativa QUIT STRONG, un sito che permette a chi vuole smettere di fumare di ricevere tutte le informazioni possibili sul vaping, definito un’alternativa “più economica e facile”.

Parliamo di una delle prime iniziative al mondo in materia di salute pubblica che abbraccia il principio della riduzione del danno, dimostrando un’apertura invidiabile nei confronti di strategie che possano supportare i fumatori nel loro percorso di smoking cessation. Gli strumenti a rischio ridotto consentono di fornire la quantità di nicotina necessaria mantenendo inalterati i rituali comportamentali e psicologici connessi alla pratica del fumo.

Ci sono modi migliori per smettere, così puoi dare un calcio al fumo per sempre”: intitola così l’headline del nuovo sito neozelandese promosso dalle autorità di salute pubblica per informare tutti coloro che vogliono smettere di fumare sui benefici dei prodotti alternativi.

La campagna Quit Strong vuole fornire un esempio sia per chi vuole smettere sia per le persone che li aiutano. Senza indorare la pillola, i video della campagna puntano a far comprendere a chi vuole smettere che abbandonare la sigaretta convenzionale non è mai facile. Persone comuni, che hanno fallito più volte, mandano messaggi incoraggianti, senza nessun script a cui fare riferimento, portando alla luce la loro esperienza e consigliando di rivolgersi a qualcuno per cercare aiuto in un percorso che si presenterà irto di ostacoli e difficoltà sin dall’inizio.

Quit Strong cerca di fornire informazioni il più possibile dettagliate, ma organizzate in maniera chiara e diretta, indirizzando l’utente verso un aiuto professionale e gli strumenti che rendano più facile il loro percorso.

Il sito chiarisce che cosa sia il vaping e come possa essere di aiuto a coloro che vogliono smettere, definendolo una alternativa facile ed economica. Sul sito inoltre vi sono link diretti ai cosiddetti QUIT COACH, che forniscono un aiuto sia online che faccia a faccia.

L’utilizzo di una interfaccia semplice e chiara e la commistione con la cultura neozelandese rendono il sito un ponte comunicativo forte tra le autorità di salute pubblica e la popolazione, rompendo le barriere che rendono la comunicazione scientifica spesso difficile da recepire e da comprendere.

Obesità e COVID-19: ricercatori italiani lanciano l’allarme

0

Secondo una recente analisi dei ricercatori del CoEHAR, l’associazione tra ospedalizzazione per COVID-19 e obesità é forte e chiara.

Il meccanismo di questa associazione è ancora sconosciuto ma sono state avanzate diverse ipotesi che richiamano sia a meccanismi patobiologici che patofisiologici. I soggetti con alti indici di massa corporea, infatti, hanno una maggiore predisposizione a complicazioni anche mortali per via dell’infezione da SARS-CoV-2.

Ma quali sono effettivamente le complicazioni di malattia alle quali sono più di frequente esposti i pazienti obesi?

Quali i percorsi terapeutici dedicati? Quali sono le possibili ipotesi di lavoro che possiamo sviluppare partendo da queste analisi iniziali? Quali i consigli da dare alle persone obese nel contesto di questa pandemia?

Per rispondere a queste domande abbiamo intervistato uno degli autori dell’analisi intitolata “COVID-19 and Obesity: Dangerous Liaisons” e pubblicata di recente sulla prestigiosa rivista Journal of Clinical Medicine.

La prof.ssa Adriana Albini, Responsabile del Laboratorio di Biologia Vascolare e Angiogenesi dell’IRCCS MultiMedica di Milano, e co-autrice del nuovo studio (insieme ad alcuni membri del CoEHAR tra cui il prof. Riccardo Polosa, Grazia Caci, Mario Malerba, Douglas Noonan e Patrizia Pochetti) ci aiuterà a comprendere meglio le implicazioni di questa ricerca.

Buongiorno Adriana, ci si poteva aspettare un alto numero di pazienti obesi tra gli ospedalizzati a causa del Covid-19 o è stata una sorpresa?

“All’inizio non si sapeva esattamente cosa avrebbe determinato la gravità della malattia e del suo decorso: è stato evidente fin quasi da subito i quadri piú infausti erano associati alla presenza di co-morbiditá come ipertensione, e diabete mellito, oltre ad altri disturbi cardiovascolari. Siamo rimasti sorpresi di vedere che anche l obesitá era costantemente e significativamente associata con COVID-19 e particolarmente cone le sue forme piú gravi“.

Quali sono le problematiche più rilevanti che un paziente obeso si trova ad affrontare qualora contragga il COVID-19?

“Vi sono molteplici aspetti. Quello più scientifico è basato sul fatto che il COVID-19 induce una cascata infiammatoria che nel paziente obeso, che di per sé presenta già una patologia con aspetti infiammatori, si aggrava. L’altro riguarda la difficile gestione della circolazione sanguigna e della respirazione, che vengono compromesse dall’infezione e in qualche modo peggiorano. Dobbiamo anche considerare aspetti meccanici: la persona obesa, ad esempio, è difficile da intubare. Si può aggiungere che proprio questa epidemia ha in qualche modo evidenziato il fatto che l’obesità deve essere considerata una vera e propria patologia e non una condizione di sovrappeso”.

Quali sono le raccomandazioni che questa categoria di pazienti deve tenere a mente per tutelare la propria salute?

“In generale bisogna sensibilizzare l opinione pubblica e i decisori del governo al contenimento del fenomeno del sovrappeso e dell’obesità sin dalla etá pediatrica con il contrasto alla alimentazione smodata. Un progressivo aumento deve essere contrastato con prontezza mettendo in campo tutte quelle misure, dietologiche, psicologiche e di attività fisica che possano porre un freno alla crescita ponderale”

Lo studio

La correlazione tra l’obesità e il Covid-19 é emersa recentemente, ma ancora oggi molte delle casistiche non tengono conto di eventuali altri fattori (ad esempio: età, dieta, diabete, etc).
Tuttavia, anche indipendentemente dal fattore etá, l’obesità appare essere un fattore di rischio indipendente per l’evoluzione dell’infezione da coronavirus.
Essa è spesso associata al funzionamento ridotto dei polmoni, oltre che a condurre verso complicazioni quali disfunzioni renali e cardiovascolari, ipertensione e danni vascolari generalizzati, cause che accentuano il decorso negativo dell’infezione. 

In uno studio condotto nello stato di New York, su un totale di 5700 pazienti, l’obesità rappresentava il 41.7% delle comorbidità. Durante l’ospedalizzazione, il 12.2% dei pazienti è stato sottoposto a ventilazione meccanica. Trattamento complesso in questa categoria di pazienti, poiché i depositi adiposi attorno alla laringe e alla faringe creano non poche difficoltà. Molti studi in materia si focalizzano sulla correlazione tra l’obesità e il sistema renina-angiotensina, che consiste in una serie di reazione enzimatiche che conducono alla formazione di differenti peptidi di angiotensina. Correlazione rilevante poiché, una volta entrato nelle cellule, il virus SARS induce una sistematica sottoregolazione di ACE2, l’enzima di conversione dell’angiotensina: la presenza dell’ACE2 nei tessuti adiposi sembra favorire infatti l’ingresso del virus all’interno dell’organismo. In aggiunta, i pazienti obesi sembrano avere una durata dell’infezione maggiore, ospedalizzazioni più lunghe e trattamenti di ossigeno più intensi.
A peggiorare il quadro clinico, interviene la predisposizione di tali pazienti a sviluppare infiammazioni croniche, aumentando la circolazione delle citochine proinfiammatorie, che giocano un ruolo fondamentale nella degenerazione dell’infezione da coronavirus. 

Queste scoperte potrebbero dunque portare alla formulazione dell’ipotesi che un percorso di dimagrimento diminuirebbe le possibilità di rischio per i soggetti obesi.

Ovviamente tale assunto rappresenta una provocazione: sebbene l’attività fisica è provato avere generali effetti benefici, un repentino stress fisico causato da un’attività motoria intensa e rapida potrebbe avere un effetto depressivo sul sistema immunitario. Si può consigliare un l’esercizio fisico ai pazienti obesi, ma solo se in presenza di un programma di riabilitazione polmonare, e certamente solo in seguito alla guarigione dall’infezione da Covid-19. 

Più semplicemente, i pazienti con elevati indici di massa corporea devono tutelarsi prestando molta attenzione alle norme di distanziamento sociale e utilizzando correttamente i dispositivi medici di protezione. COVID o meno, una volta passata la fase acuta, adottare uno stile di vita più sano, meno sedentario e controllare la dieta significa diminuire drasticamente i fattori di rischio per una serie di patologie legate al sovrappeso.

L’acqua di mare per un vero e proprio bagno di salute

0

Chi sceglie il mare in questo periodo ha avuto un’ottima idea poiché in spiaggia ci si riposa, si prende la tintarella (senza esagerare) ma soprattutto è l’occasione ideale per fare un vero e proprio bagno di salute. La salsedine e l’acqua salata infatti, contengono una serie di sostanze naturali benefiche, oligoelementi e sali minerali che aiutano e prevengono malattie di varia natura.

Il fumatore in modo particolare trae maggior beneficio da questo aereosol marino, le onde dell’acqua salata, infatti, sprigionano nell’aria preziosi minerali che vengono assorbiti dai polmoni come il cloruro di sodio e di magnesio, lo iodio, il bromo e il silicio, che depurano le vie respiratorie e potenziano le difese immunitarie dell’organismo.

Tosse e forme asmatiche tipiche del fumatore incallito, vengono sottoposte ad un vero e proprio lifting marino, con un’azione antinfiammatoria e benefica per le vie respiratorie. L’acqua di mare ha un potere rivitalizzante, detergente e antibatterico e ci aiuta, non solo a respirare meglio ma ad avere una pelle sana e liscia, rinforza le ossa, combatte ritenzione idrica e cellulite, aiuta a dimagrire ed è un antidepressivo naturale.

Le passeggiate sul bagnasciuga, i tuffi e le nuotate in mare aumentano la serotonina, il cosiddetto “ormone della felicità”.

Con tutti questi fattori positivi al tabagista non resta altro che decidere di buttare via la sigaretta, per godersi questa estate libero dalla dipendenza, in buona salute e perché no…felice, poiché non si smette mai di fumare solo per se stessi, ma anche per gli altri.

Sei uno svapatore che non ha mai fumato molto? Partecipa alla ricerca Veritas Cohort

0
veritas cohort

Sei uno svapatore che non ha mai fumato molto?

Ti chiediamo di prendere in considerazione l’idea di partecipare a questa ricerca.

Il gruppo di studio VERITAS sta cercando svapatori con un breve passato da fumatori o che non abbiano mai fumato come potenziali partecipanti per un’indagine relativa agli effetti sulla salute: https://veritascohort.coehar.org/

Lo studio è internazionale e ha più sedi, tra cui Catania, Milano, Torino.

La maggior parte dei consumatori di sigarette elettroniche sono ex fumatori, i quali potrebbero aver subito danni alla salute a causa del fumo, rendendo difficile valutare con certezza se anche la vaporizzazione possa aver causato o causare danni. Comprendere questo aspetto diventa importante per gli svapatori e per le persone che potrebbero iniziare a usare le e-cig, così come per informare le politiche di prevenzione. Se non vi è traccia di rischi correlati all’uso delle e-cig, sarebbe utile dimostrarlo. In caso contrario, sarebbe utile scoprirlo in modo tale che gli attuali o futuri vapers possano ponderare adeguatamente la possibilità di svapare.

Per risolvere questo quesito, stiamo avviando uno studio della durata di 6 anni su fruitori di sigarette elettroniche che non hanno mai fumato o hanno fumato poco (meno di mille sigarette in totale). I soggetti in questione effettueranno esami medici non invasivi ogni anno e risponderanno periodicamente ad alcuni sondaggi. Questo sarà lo studio più significativo per ora effettuato sulle conseguenze del vaping sulla salute (in assenza di fumo di tabacco) e fornirà preziose informazioni a vapers, fumatori e politici.

Lo studio è condotto da due scienziati affermati, il Dr. Carl V Phillips e il prof. Riccardo Polosa, con un’ampia esperienza nel settore della ricerca e supporto nell’ambito delle sigarette elettroniche e della riduzione dei danni da fumo.

Se sei interessato/a a partecipare o vuoi saperne di più, contatta gli organizzatori locali e seguici sui canali ufficiali di Veritas Cohort su Facebook, Instagram e Twitter.

Tutto questo non sarà possibile senza di te.

Il fumo e i cinque sensi: l’udito

0
i cinque sensi fumo udito

Fu Aristotele il primo a descrivere i cinque sensi nel suo De Anima, creando una schematizzazione che è resistita nei corso dei secoli, arrivando fino a noi. Oggi sappiamo benissimo che i sensi sono molti di più e nella lista sono inserite diverse capacita e abilità.

Ma nel mondo scientifico, il numero dei sensi è rimasto invariato, strettamente connesso ad altrettanti organi.

L’esperienza sensoriale é un connubio di diverse percezioni legate a organi diversi, strettamente connessi tra loro. Basti pensare a quando mangiamo: i recettori sulla lingua ci rimandano un determinato sapore, ma in realtà quando pensiamo ad un alimento lo identifichiamo anche per l’odore che emana, oltre che dal sapore che ha.

Tra chi fuma, la sigaretta trasmette precise caratteristiche sensoriali: l’abitudine del fumo è difficile da spezzare proprio per l’insieme strettamente interconnesso di sensazioni che la sigaretta convenzionale provoca. Tutti elementi scatenanti che aumentano il desiderio di fumare e che amplificano l’appagamento che ne deriva.

Finalmente “sento qualcosa di nuovo”! esclamerebbe un fumatore o semplicemente qualsiasi lettore leggendo questo articolo” commenta Pasquale Caponnetto, Docente a contratto di Clinica della Dipendenze DISFOR, Università degli studi di Catania “Il sentire” è strettamente collegato al sentimento umano…… cosa sarebbe un mondo senza il suono di ciò che ci emoziona? Quanti altri pericoli non riusciremo ad identificare senza il nostro prezioso udito? È chiaro che questo potrebbe essere un ulteriore elemento motivazionale in grado di sostenere il fumatore nel suo processo di cambiamento verso una nuova identità libera dal fumo ed i non fumatori a non intraprendere questo percorso”.

Ed è proprio su queste percezioni che i percorsi di smoking cessation insistono, concentrandosi sull’utilizzo di strumenti come la sigaretta elettronica che ricreano l’esperienza del fumo di sigaretta convenzionale diminuendo sensibilmente il danno.

Tornando al riferimento letterario iniziale, cercheremo di offrire una visione a 360° sui singoli sensi e sul tabagismo. E se proprio non il desiderio di una sigaretta non passa, vi proponiamo delle letture per aiutare a svagare la mente casomai il pensiero e la voglia di una sigaretta siano troppo forti da combattere.

L’UDITO

L’udito, come tutti gli altri sensi, riveste nella vita di ognuno di noi molta importanza: basti pensare all’emozione che si può provare ascoltando una canzone che ci  ricorda un primo ballo o una gita in bus con i compagni di scuola.

Se interroghiamo un qualsiasi fumatore, saprà descriverci ad occhi chiusi il suono di un pacchetto di sigarette che viene aperto o quello di un accendino. Suono deboli, ma che rimandano al contrario a una sensazione molto intensa, preludio dell’appagamento.

Sappiamo che il fumo rappresenta un fattore di rischio elevato per una seria di patologie, da quelle metaboliche a quelle vascolari a quelle respiratorie, mentre molto spesso vengono tralasciate eventuali complicazioni legate ad altri organi, dalle prestazioni sessuali sino ai danni all’udito.

Anche i fumatori, come già affermato prima, collegano il senso delludito alla propria dipendenza tabagica associandola quindi a qualcosa di apparentemente piacevole. Ma se si usasse la stessa strategia per ottenere esattamente il contrario? 

Ci spiega Marilena Maglia,Collaboratore di ricerca Università degli Studi di Catania, ricercatrice LIAF/Coehar: “La frase sembrerebbe strana ma se abbinassimo il ricordo della prima sigaretta al suono della tosse provocata da essa probabilmente l’associazione non sarebbe poi così piacevole. Si tratta di utilizzare il nostro prezioso senso, l’udito, non solo per ciò che ci ricorda qualcosa di piacevole ma anche come strumento per attivare campanelli di allarme che ci allontanano dall’accensione della classica sigaretta”. 

Da uno studio inglese condotto su 160,770 pazienti tra i 40 e i 69 anni che analizzava le possibili interazioni tra fattori di rischio quali alcool e fumo sulla perdita dell’udito, è emerso che i soggetti fumatori avevano probabilità più alte, circa il 15%, di sviluppare danni all’udito rispetto ai soggetti non fumatori. 

Ovviamente tali probabilità sono intrinsecamente legate ai livello di fumo, all’età dei soggetti e in generale alle abitudini di vita. Il fumo, però, rappresenta un problema anche per chi vive vicino a tabagisti: il fumo passivo aumenta del 28% le probabilità di incorrere in danni parziali dell’udito.

Anche uno studio coreano sembra attribuire i danni a tali organi ad livelli di consumo di sigarette convenzionali: cifre alte se si analizzano gruppi di età tra i 40 e i 70 anni. 

E cosa possiamo fare se la nostra voglia di smettere di fumare non scende?  Piuttosto che aprire un pacchetto, magari mentre siamo in spiaggia sotto l’ombrellone, perché non optare per un romanzo?

Il nostro consiglio di lettura a tema udito?

NORWEGIAN BLUES, di Levi Henriksen. Un romanzo eccentrico, romantico e avvincente su Jim, discografico di Oslo, tormentato e stanco dei successi discografici mainstream, che, dopo una sbornia, si ferma in una chiesa e improvvisamente si trova immerso in un canto che lo stupisce. Ma chi sta cantando? Tre vecchie star, ritiratasi all’improvviso dalle scene. Ora Jim ha una nuova missione, riportare il trio di ottantenni alla ribalta ripercorrendo la loro storia.

Una lettura avvincente che magari vi distrarrà dalla voglia di fumare una sigaretta.

Consigli per l’estate: la frutta che ti aiuta a smettere di fumare

0

L’idea della dieta e di mettersi a dieta è quasi all’ordine del giorno per molti di noi, ma vi siete mai chiesti cosa non deve mai mancare nella dieta di un ex fumatore? Sicuramente, per evitare di prendere peso, gli alimenti antiossidanti sono molto importanti. La frutta in generale aiuta in questo processo, soprattutto in estate.

Poca calorica e molto gustosa, parliamo ad esempio, della fragola un frutto piccolo con un ottima presenza di vitamina C in grado di combattere lo stress ossidativo, giocando un ruolo importante nel turnover epidermico e cellulare per il suo contenuto di acido salicilico ad azione esfoliante e rigenerante. Grazie alla presenza di potassio è utile per attenuare gli inestetismi da cellulite causate dalla ritenzione idrica. Un frutto buono e come abbiamo visto efficace sul nostro organismo e corpo umano.

Non rinunciate però ai carboidrati, prediligete quelli a basso indice glicemico (per esempio ananas, mela, pera, arancia, pompelmo, fragole, frutti di bosco, noci, mandorle, pesche, amaranto) ma senza eccedere con quelli ad alto indice glicemico (per esempio: pane, pasta, succhi di frutta, albicocche, susine, ciliegie, uva, cachi, mandarini, castagne).

L’ex fumatore ha una particolare necessità di vitamina C, per contenere l’effetto ossidante del fumo, ma frutta e verdura servono anche ad avere una dieta in grado di bilanciare gli effetti dell’aumento di peso che derivano dall’abbandono delle sigarette.

In particolare arance, limoni, kiwi, pomodori, broccoli, cavolfiori e peperoni.

Per disintossicarsi il nostro ex fumatore può assumere carote, cetrioli e finocchi, ottimo anche l’ananas ricco di sali minerali e fibre si presta per perdere peso, disintossicarsi e digerire bene, frutti che oltre a depurare l’organismo allontanano dalla dipendenza dalla nicotina.

Per migliorare la circolazione mirtilli e melograno ci aiutano ossigenando il sangue, compromesso dal fumo lungo le arterie, e il limone che alcalinizza il sangue con un forte potere antiossidante. Diversi studi hanno anche dimostrato che una dieta ricca di pomodori e mele, aiuta a riparare i polmoni, provati da anni di dipendenza dal tabacco, contrastando proprio la perdita dell’efficienza polmonare causata sia dalla nicotina che dall’invecchiamento “naturale“ di cellule e tessuti. Infine cercate di eliminare il caffè sostituendolo con il tè, la caffeina per i fumatori significa tornare ad accendersi una sigaretta!

Storie di ex fumatori: oggi vi raccontiamo di Benji, idolo degli adolescenti

0

Continua il nostro appuntamento con le storie di ex fumatori. Quella di oggi è la storia di Benji, idolo degli adolescenti, parte duo musicale Benji & Fede che negli ultimi anni ha conquistato le classifiche con i suoi brani, e che ora si è sciolto. In una serie di interviste rilasciate a diversi giornali, Benji ha parlato così della sua storia di ex fumatore.

Di seguito il suo racconto: “Esattamente sei anni fa, uno stile di vita sbagliato e il troppo fumo (sigarette e non solo) mi spedirono per due interminabili settimane intubato in terapia intensiva con una rara malattia chiamata istiocitosi polmonare, la presenza cioè nei polmoni di noduli che tendono a formare cisti. Non mi sono mai sentito così vicino dal perdere tutto quello che stavo inseguendo. Una volta dismesso pesavo 10 kg in meno, non riuscivo a camminare e parlare contemporaneamente e il parere dei medici era chiaro: “Se smetterai di fumare recupererai una vita normale ma dovrai comunque rinunciare all’idea di praticare sport.

(Avevo solo 21 anni). Da quel giorno scattò qualcosa nella mia testa. Cambiai radicalmente stile di vita, adottai abitudini sane e feci una promessa a me stesso: NON AVREI FUMATO MAI PIÙ.

Per me, per la mia famiglia e per tutte le persone che credevano nei mille traguardi che volevo raggiungere. Viviamo in una società che tende a metterci continuamente in competizione, gli uni contro gli altri. A scuola, nel lavoro, nei rapporti. Sempre a sbatterti in faccia chi è più bravo di te. Ma se posso darvi un consiglio (io che di cose da imparare ne ho ancora tantissime): sfidate voi stessi, i vostri limiti, le vostre abitudini e nessun altro. Solo così raggiungerete i risultati più importanti .

Oggi ho corso 25 km (15.5 miglia) e tra poco andrò a farmi una nuotata con la mia ragazza. Ascoltate la vostra testa e lottate per i vostri sogni, non c’è niente che vi farà sentire più vivi.

Piante di tabacco per il nuovo vaccino contro il Covid-19

0
pianta di tabacco

Le piante di tabacco, secondo alcuni studi, forniscono validi metodi per produrre i vaccini più rapidamente. I produttori di tabacco, i cui prodotti sono collegati al danno polmonare, hanno iniziato a correre per sviluppare un vaccino contro il Coronavirus.

Medicago Inc., una società di biotecnologia in parte di proprietà del produttore di sigarette rivale Philip Morris International Inc., sta anche sviluppando un vaccino a base vegetale che potrebbe essere disponibile nella prima metà del 2021, se avesse successo. L’idea della sussidiaria di BAT Kentucky BioProcessing è quella di utilizzare piante di tabacco per produrre il vaccino sperimentale, derivato dalla sequenza genetica di Sars-CoV-2. Gli elementi del vaccino si accumulano nelle piante di tabacco entro sei settimane, mentre altri metodi richiedono mesi, secondo la BAT.

Se così fosse, le ipotesi fino ad ora addotte da numerosi studi scientifici sarebbero ancora più confutate. Ciò che importa è trovare un “freno” all’epidemia che sta cambiando le sorti del mondo intero.

Al momento ciò che è opportuno ricordare sempre è che seguire linee guida di comportamento è essenziale per il contenimento del virus. Il miglior modo che abbiamo per confrontarci con questa epidemia rimane sempre quello di fornire linee guida contenitive e terapeutiche che informino sull’evoluzione della malattia.

Fumare per alleviare lo stress, ma la tua salute sessuale è a rischio

0
salute sessuale

Secondo le stime, le patologie non trasmissibili quali malattie cardiovascolari, metaboliche oncologiche e respiratorie causano oltre 15 milioni di morti. Per tali patologie, uno dei fattori di rischio più diffusi è il fumo, che nei soggetti maschili è una dipendenza associata a disfunzioni erettili e parametri spermatici alterati.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista internazionale Journal of Endocrinological Investigation, il tabagismo è considerato un fattore di rischio dei disturbi dell’apparato sessuale nei soggetti maschili, come la disfunzione erettile, che affligge circa 100 milioni di persone nel modo, con previsioni che innalzano la cifra a 300 milioni di casi entro il 2025.

I dispositivi a rischio ridotto, come la sigaretta elettronica, sono attualmente oggetto di studio per verificare che il loro utilizzo possa diminuire il danno associato all’apparato riproduttivo. Sebbene per quest’ultimo non siano ancora disponibili i risultati di studi specifici, ricerche preliminari indicano come le ecig provochino minori danni vascolari se paragonate alle sigarette tradizionali.

Il Massachusetts Male Aging Study, il primo studio su larga scala compiuto sulla popolazione riporta che il fumo di sigaretta raddoppia il rischio di sviluppare forme di disfunzione erettile. Nel 2001 una systematic review di 19 studi ha evidenziato come i soggetti maschi fumatori incorrano in disfunzioni erettili più dei soggetti non fumatori di circa il 12.4%.  

La Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità è la prima società scientifica nel mondo” ci spiega Emmanuele A. Jannini, Professore di Endocrinologia e Sessuologia Medica all’Università di Roma Tor Vergata e uno degli autori dello studio “tra quelle dedicate alla salute sessuale e riproduttiva dell’individuo e della coppia, ad aver preso posizione sul tema della riduzione del rischio del fumatore inveterato“.

Ad oggi, non esistono ricerche che ci forniscano dati incontrovertibili sui benefici della sigaretta elettronica nella diminuzione dei disturbi legati alla sessualità o alla fertilità. Se però consideriamo che sia per patologie cardiovascolari e respiratorie sia per l’infertilità o la disfunzione erettile il fumo rappresenta un fattore di rischio rilevante, l’utilizzo di strumenti a rischio ridotto come le ecig, riconosciute come strumenti utili di riduzione del danno, potrebbero diminuire i sintomi legati alla disfunzione erettile.

L’applicazione dei concetti di harm reduction può dunque fornire un valido supporto nel trattamento di queste condizioni cliniche: il tabacco e la nicotina assunte attraverso la sigaretta convenzionale sono riconosciute essere nemici della salute sessuale e riproduttiva. Promuovere percorsi di smoking cessation attraverso dispositivi che possano mantenere intatte le abitudini del fumatore riduce enormemente il danno provocato dalla combustione della sigaretta convenzionale.

Da sottolineare come molto spesso nella lotta la tabagismo la salute sessuale venga relegata in secondo piano: gli operatori che si muovono nelle maglie del tessuto sanitario dovrebbero ricevere informazioni più accurate e godere di una preparazione maggiore in materia di salute sessuale per fornire informazioni più precise a chi si rivolge loro per un aiuto.

Educazioni medica e ricerca scientifica: fornire ai fumatori informazioni precise e dettagliate e convogliarle sui mezzi di informazioni rappresenta ad oggi una grandissima possibilità per aiutare coloro che faticano a smettere di fumare, diminuendo il danno provocato dalla dipendenza da tabacco.