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Sigaretta ed ecig: qualche differenza nella dipendenza per i vapers?

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dipendenza ecig

Uno studio americano ha analizzato i dati provenienti dal PATH (Population Assessment of Tobacco and Health) nel periodo tra il 2013 e il 2016.

Su un campione rappresentativo della popolazione americana di 13’311 soggetti maggiorenni, lo studio Dependence on E-Cigarettes and Cigarettes in a Cross-Sectional Study of US Adults ha riportato che l’utilizzo delle sigarette elettroniche è associato con una dipendenza più bassa dalla nicotina che quella provocata dal fumo della sigaretta convenzionale.

Analizzando nel dettaglio le associazioni tra assuefazione alla nicotina ed ecig, considerando sia fumatori abituali che ex fumatori che utilizzatori duali, tassi di dipendenza più alta tra i vapers sono stati osservati tra coloro che hanno recentemente smesso di fumare.

Interessanti anche i risultati che riguardano i soggetti che hanno abbondato anche la sigaretta elettronica: secondo i ricercatori, i vapers sono meno dipendenti dalla sigaretta elettronica di quanto non lo fossero con quella tradizionale.

Risultati consistenti con una precedente ricerca del 2017 del National Institutes of Health and the Center for Tobacco Products condotta su 3’586 partecipanti, sia fumatori regolari che vapers (nello studio le percentuali erano rispettivamente del 95% e del 5%).

I ricercatori hanno analizzato le abitudini dei vapers e hanno rilevato, limitatamente al campione ristretto studiato, che chi utilizza ecig ha meno voglia di fumare in luoghi con particolari restrizioni ed non tende a considerare se stesso dipendente dallo strumento.

È ovvio che, rispetto alle sigarette elettroniche, dobbiamo tratteggiare un concetto di dipendenza legato alla pratica, sia per l’assuefazione che le percentuali di nicotina presenti nei liquidi da svapo posso causare, sia per la ritualità similare a quella della sigaretta convenzionale. 

Considerando però le teorie sulla riduzione del danno, l’eliminazione delle tossine provenienti dalla combustione della sigaretta convenzionale ha un impatto in termini di salute complessiva: la nicotina in sé, infatti, non è causa delle patologie spesso correlate al fumo e, secondo alcune teorie, potrebbe svolgere una funzione protettiva nei confronti di infezioni e similari.

Storie di ex fumatori: il rapporto con il fumo di Salvatore Grillo

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Salvatore Grillo, titolare di uno studio legale e commerciale che opera su Roma, ex parlamentare  all’Assemblea Regionale Siciliana e alla Camera dei Deputati, racconta il suo rapporto con il fumo per la rubrica Storie di Ex Fumatori della nostra giornalista Gabriella Finocchiaro.

L’inizio è legato a ripetuti tentativi per riuscire a fumare accompagnati da crisi di tosse e da nausee, tutte da superare per potere essere come gli altri e fumare, come si usava fare, nella ricreazione scolastica, al cinema e nelle prime feste tra amici. Erano i 13/14 anni ed avevo appena varcato la soglia di casa per entrare nel palcoscenico della vita dove sentivo di dovere apparire più grande e più ricco di esperienze di quanto fossi. Emulare per sentirsi omologato e la sigaretta aiutava; dopo i primi mesi la nicotina lentamente si è impadronita di me rendendomi sopportabile il fatto che nuvole di fumo carico di tossine entrasse, spinto, nella parte più delicata e fragile del nostro corpo, i polmoni, fornendo l’ossigeno indispensabile alla vita assieme a fuliggine, fumi di catrame e tanto altro, riducendo fortemente la capacità dei polmoni di disintossicare il sangue e l’organismo. Ma la giovinezza aiuta a superare tutto e così, come molti, troppi, per decenni a volte prendevo il caffè per potere fumare e non viceversa, racconta Salvatore.

La storia di Salvatore è la storia di chi si rende conto di avere una dipendenza, nonostante l’impegno di provare a smettere.

Quando ha capito che era il caso di smettere?

Grazie a mia figlia che mi procurò un appuntamento presso un medico che utilizzava l’agopuntura. Il primo incontro fu un disastro: l’agopuntore dopo avere parlato con me mi comunicò che non sarebbe intervenuto perché riteneva che io, nel mio intimo, non avessi ancora deciso di “rompere” con il fumo e segretamente consideravo questa esperienza come una sfida tra il vizio e l’abilità del medico, sfida alla quale volevo assistere senza partecipare: – Lei deve scegliere interiormente, quando capirò che lo ha fatto, io la aiuterò –. Sapevo che aveva ragione. Tornai dopo alcuni mesi e quella volta intervenne e alla fine della prima seduta mi disse di accendermi pure una sigaretta e di tornare l’indomani. Io, stupito dall’invito, uscendo accesi la sigaretta ma dopo alcune boccate mi sentii soffocare e percepii il fastidio simile a quando improvvisamente si entra in un luogo pieno di fumo,  perché magari qualcosa brucia, e sentiamo un forte fastidio e scappiamo. Spensi la sigaretta dopo poche boccate e quella è stata la mia ultima sigaretta. L’indomani altra ed ultima seduta, mi disse che mi aveva lasciato all’interno del padiglione auricolare alcuni aghi che mi avrebbero aiutato quando la nicotina avrebbe fatto sentire la sua assenza creandomi forti richiami: dovevo stringerli tra le dita. Così feci, il dolore che mi provocavano mi distraeva, poi il dolore cessò, i piccoli aghi caddero da soli ed io da allora son tornato libero e gioisco ogni mattina ringraziando l’agopuntore ma mi complimento anche con me stesso per essere stato capace di aiutarlo.

Il racconto di Salvatore rientra tra le storie di vita vera, di chi è riuscito ad aprire la porta d’uscita dal tabagismo.

Ricordiamo che l’agopuntura non rientra tra le terapie ufficiali consigliate dalle istituzioni sanitarie per smettere di fumare ma l’intento di questa rubrica è proprio quello di raccontare le singole esperienze personali e i sentimenti che si celano dietro il raggiungimento della grande vittoria per aver smesso di fumare.

Ovviamente se potessi tornare indietro farei di tutto per tenere lontano dal fumo me e tutti gli altri ragazzi che insieme a me entravano in quel tunnel terribile, tunnel che per diversi ha significato la morte prematura o una vita vissuta in maniera meno buona rispetto a quello che la natura avrebbe riservato, conclude Salvatore.

Fumo e COVID19: i fumatori ospedalizzati sono molto meno del previsto ma hanno già una malattia più grave

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I ricercatori sottolineano ancora una volta la necessità di esaminare la nicotina come potenziale opzione terapeutica per COVID-19.

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Therapeutic Advances in Chronic Disease” fornisce importanti informazioni sulla questione legata al fumo e al COVID-19. Il numero di fumatori affetto da COVID-19 e che richiede il ricovero in ospedale è di gran lunga inferiore al previsto in base ai tassi di fumo della popolazione. I pochissimi fumatori che alla fine sono ricoverati in ospedale hanno maggiori probabilità di malattie gravi ed esiti negativi.

I ricercatori dell’University of Patras, dell’University of West Attica, dell’Università di Catania e dI ricercatori dell’Università di Patras, dell’Università dell’Attica Occidentale, dell’Università di Catania e dell’Università di New York hanno eseguito una meta-analisi di 30 studi sull’associazione tra fumo e COVID-19. È la più grande meta-analisi pubblicata su questo argomento fino ad oggi, con un totale di 11.104 pazienti ricoverati in ospedale, di cui 961 fumatori.

Gli autori hanno calcolato la percentuale di pazienti ospedalizzati con COVID-19, che erano fumatori tenendo in considerazione i tassi di fumo della popolazione. Quest’ultimo è stato rigorosamente adattato per il sesso e l’età, il che ha chiaramente sottovalutato i tassi di popolazione e la prevista prevalenza del fumo.

Il Prof. Konstantinos Farsalinos, primo autore dello studio, ha commentato così lo studio:

“Questo studio è la più grande meta-analisi su fumo e Covid-19, con 30 ricerche prese in considerazione. Inoltre, è il primo studio che ha analizzato sia la prevalenza di tabagisti tra i pazienti ospedalizzati a causa del Covid-19 e l’associazione con patologie gravi ed eventuali risultati avversi. Mentre abbiamo scoperto che il fumo è associato con probabilità più alte di esiti avversi, abbiamo al contempo notato che il numero di fumatori che ha sviluppato forme gravi di Covid-19 che richiedevano l’ospedalizzazione era rappresentato solo da 1/4 circa dei numeri che si aspettavano. Questo risultato è cruciale per capire gli effetti del fumo, in quanto la conclusione più accurata è che pochi fumatori vengono ospedalizzati per il Covid-19, ma questa piccola proporzione di fumatori può incorre in patologie più gravi dei non fumatori. Questi risultati supportano in pieno la nostra ipotesi, presentata sin da aprile, che la nicotina possa avere effetti terapeutici in casi di Covid-19. Questo deve essere esaminato urgentemente”.

La percentuale di pazienti affetti da COVID-19 e fumatori era 3-4 volte inferiore alla prevalenza del fumo previsto (basata sulla popolazione), anche attenendosi rigorosamente a fattori di età e genere. I pochissimi fumatori  ricoverati in ospedale hanno avuto un tra il 53 e il 59% di probabilità più alte di avere un esito negativo rispetto ai non fumatori.

Tuttavia, il numero molto basso di fumatori che vengono ricoverati in ospedale per COVID-19 evidenzia ancora una volta la questione della nicotina farmaceutica che ha potenziali effetti benefici sul COVID-19, un’ipotesi che è stata recentemente presentata nella pubblicazione di revisione e che deve essere ulteriormente studiata, secondo gli autori. Infatti, i risultati dello studio potrebbero essere spiegati, almeno in parte, dal fatto che l’assunzione di nicotina viene interrotta immediatamente dopo che i fumatori entrano in ospedale, privandoli dei potenziali effetti benefici della nicotina.

Interpellato sui risultati, il Prof. Riccardo Polosa, Fondatore del COEHAR, ha dichiarato:

Non è ancora certo se il fumo di tabacco sia veramente protettivo nei confronti dell’infezione da SARS-CoV-2 e/o per eventuali esiti del COVID-19. Ma una cosa è certa. I dati contro-intuitivi sulla prevalenza del fumo nella nostra meta-analisi non incriminano il fumo come fattore di rischio per la suscettibilità all’infezione da SARS-CoV-2 e al ricovero in ospedale per COVID-19. Un corollario di ciò – dato che i sistemi che rilasciano nicotina senza combustione sono molto meno tossici delle sigarette – è altamente improbabile che i prodotti per il vaping e quelli a tabacco riscaldato siano un fattore di rischio per l’infezione e/o lo sviluppo della malattia.

Link: https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/2040622320935765

Materiale aggiuntivo: https://journals.sagepub.com/doi/suppl/10.1177/2040622320935765

Australia: perché svapare dovrebbe essere più semplice?

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Secondo un interessante articolo pubblicato di recente sul quotidiano australiano The Sydney Morning Herald, il Ministro della Salute Greg Hunt avrebbe annunciato delle nuove restrizioni per tutti i vapers che in Australia utilizzano il liquido alla nicotina. Restrizioni più multe fino a 220.000 dollari per tutti coloro che cercheranno di introdurre e importare prodotti non autorizzati contenenti nicotina.

Che i consumatori di nicotina potessero acquistare solo dall’estero i prodotti per un uso personale dato che la vendita fosse stata vietata in Australia lo sapevamo già, ma quello che dobbiamo sapere è che da oggi non sarà più possibile e che l’unico modo per continuare a vaporizzare nicotina sia farsela prescrivere da un medico.

Ma anche questa possibile procedura, proprio per evitarne la vendita al pubblico, sembra difficile da attuare sia per i medici che per i pazienti.

Per quanto, secondo gli esperti, i liquidi contenenti nicotina siano considerati validi prodotti alternativi per smettere di fumare, molto più efficaci dei cerotti contenenti nicotina, il Ministro della Salute Greg Hunt resta un oppositore accanito.

Anche se il tasso legato al fumo è diminuito in questi anni, sono veramente tanti gli australiani che continuano a morire ogni anno per malattie fumo correlate, nonostante le severe politiche adottate e le tasse applicate sui prezzi.

L’attuale dibattito sullo svapo, secondo Alex Wodak, medico in pensione, consulente emerito presso il St Vincent’s Hospital di Sydney e direttore dell’Australian Tobacco Harm Reduction Association, ricorda un po’ le dinamiche dei dibattiti legati alla riduzione del danno riguardo l’uso generale di droghe sin dagli anni Ottanta: cosa danneggia maggiormente? Qual è la soluzione migliore da adottare?

Ma oggi, l’importante è non perdere di vista quello che è lo scopo della sigaretta elettronica, ovvero uno strumento alternativo che serve per smettere di fumare o per ridurre i danni causati da anni di combustione.

Lo svapo è, infatti, un’innovazione che ha notevolmente compromesso l’industria delle sigarette. Negli ultimi anni, da quando lo svapo e altre opzioni di riduzione del danno hanno cominciato a penetrare nel redditizio mercato delle sigarette, la capitalizzazione di mercato delle aziende del tabacco è diminuita drasticamente. Nell’aprile 2016 sono stati introdotti sul mercato giapponese prodotti a tabacco riscaldato, un’altra forma di riduzione del danno da tabacco. Tre anni dopo, le vendite di sigarette sono diminuite del 31 per cento.

Greg Hunt e l’Istituto Sanitario australiano sono profondamente radicati nelle loro posizioni ma l’Australia dovrebbe rendere il più facile possibile per i 2,7 milioni di fumatori passare dalle certamente dannose sigarette convenzionali alle meno dannose sigarette elettroniche.

Anche perché è risaputo che quando la richiesta di uno specifico prodotto è molto elevata ma non è legalizzata, altre fonti illegali inevitabilmente emergono.

Estate: una buona stagione per smettere di fumare

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Alla fine, l’estate è arrivata!

L’abbiamo aspettata così tanto quest’anno, a causa del lockdown, uscendone cambiati noi e il mondo.

Anche se non sappiamo cosa accadrà domani, sentiamo un’energia nuova dentro di noi, il nostro corpo vuole ritornare ad essere libero a sorridere seppur con mascherina, abbracciarsi e stringersi di nuovo la mano. Complici i colori, il sole caldo che ci riscalda la mente e il cuore, il mare e il cielo blu, i balconi fioriti tutto ciò ci spinge ad una visione ottimista del futuro.

In quest’ottica positiva si è propensi a prendere decisioni importanti, come quella di smettere di fumare.

L’estate infatti è la stagione adatta perché si è più freschi, più caparbi, si adotta un regime alimentare più sano e si comincia a fare attività fisica, due fattori che si sposano perfettamente con la scelta di dire addio alle sigarette.

Le giornate sono più lunghe permettendo di ritagliare spazi per fare attività piacevoli, salutari e gratificanti, ottimi alleati dello stop al fumo. Ne guadagnerà la salute e l’aspetto, il fumo si sa rende la pelle opaca e spenta e fa apparire più stanchi e privi di energia, per non parlare delle tante malattie da fumo correlate.

Inoltre il fumo riduce l’apporto di importanti antiossidanti e antinfiammatori come la vitamina C, la vitamina E, utili per combattere malattie degenerative del cuore, polmoni e cervello. Una buona idratazione (bere molto) facilita l’eliminazione di tossine e d’estate la frutta, verdura e gelati la fanno da padrone.

Scegliere il momento giusto, per avere più probabilità di riuscita con una condizione di ridotto stress emotivo come ad esempio il periodo delle vacanze.

Smettere di fumare fa bene sempre, ma come abbiamo detto, l’estate offre una serie di opportunità che la rendono uno dei momenti migliori per affrontare questo passo.

Il consiglio del prof. Pasquale Caponnetto: “Gustatevi i gelati, l’aria, il sole, la sabbia, il mare, le relazioni ritrovate, assaporate ogni momento delle vostre giornate e ricordatevi che è tutto prezioso. Solo questo può farci capire che non abbiamo bisogno di avvelenarci con le sigarette e che la vita è bella e solare anche senza di esse“.

Fumatori, ex fumatori, non fumatori e svapatori durante il lockdown: un questionario del CoEHAR ci racconta le loro abitudini

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Catania, 17 Giugno 2020

I risultati di un questionario condotto dai ricercatori del CoEHAR su quasi 2000 utenti residenti su tutto il territorio italiano hanno evidenziato una lieve diminuzione nel numero di sigarette fumate dagli italiani durante il lockdown e un aumento delle scorte di sigarette e di liquidi per e-cig da tenere in casa.

Link: https://www.pagepressjournals.org/index.php/hpr/article/view/9124

60 milioni di italiani hanno dovuto adattarsi alle politiche di distanziamento sociale imposte a seguito del diffondersi del COVID-19. I ricercatori del COEHAR, guidati dal Prof. Pasquale Caponnetto, in collaborazione con l’Università di Roma Sapienza e la LIAF Lega Italiana Anti Fumo, hanno pubblicato sulla rivista internazionale Health Psychology Research uno studio dal titolo “Smoking behavior and psychological dynamics during COVID-19 social distancing and stay-at-home policies: A survey, basato su un questionario online, primo nel suo genere, che ha analizzato le risposte di 1825 partecipanti nei giorni in cui l’Italia si trovava ancora nella prima fase del suo lockdown.

I partecipanti della ricerca sono stati divisi in 7 sotto gruppi, a seconda che fossero fumatori esclusivi di sigarette convenzionali, svapatori esclusivi, utilizzatori esclusivi di sigarette a tabacco riscaldato, utilizzatori duali (sia di ecig che di prodotti a tabacco riscaldato), ex fumatori o mai fumatori.

I risultati hanno mostrato in primis una leggera diminuzione nel numero di sigarette fumate, dovuto alla mancanza delle abitudini solitamente correlate all’accensione della sigaretta, alla convivenza con membri della famiglia che non fumano e ai timori generalizzati legati allo sviluppo di forme gravi di COVID-19. In secondo luogo, si è notato un aumento dei comportamenti di accumulo di sigarette e di liquidi per e-cig.

Un comportamento paragonabile a chi ha fatto scorte di generi alimentari durante il lockdown hanno spiegato gli psicologi Marilena Maglia e Lucio Inguscio – seguito alla paura di rimanere senza un bene che, considerato di primaria importanza, ha portato molte persone a fare scorta del bene stesso. La chiusura delle attività ricreative, dei ristoranti e le misure di distanziamento sociale hanno creato condizioni psicologiche di stress e ansia nelle persone, nonché eradicato alcune abitudini, come quelle relative al fumo, aggravando anche situazioni di instabilità emotiva e psicologica”.

Anche molto prima dei risultati del nostro sondaggioha spiegato il fondatore del CoEHAR, prof. Riccardo Polosa – era chiaro che una condizione di quarantena forzata, amplificando eventi scatenanti stress e ansia, avrebbe avuto un impatto significativo sulle abitudini dei fumatori e degli svapatori. È ben noto che il consumo di nicotina serve ad allentare tensione, stress e ansia. Sono orgoglioso che il nostro gruppo di ricerca sia stato il primo al mondo a documentare su una casistica cosi importante come un lockdown possa influire sugli stili di vita”.

La maggior parte dei partecipanti si è rivelata essere fumatori di sigarette convenzionali (32%). Gli ex fumatori che hanno partecipato rappresentano il 16% del totale, mentre gli utilizzatori esclusivi di prodotti a tabacco riscaldato ed e-cig sono stati rispettivamente il 4.4% e il 12.3%.

I risultati dell’indagine hanno evidenziato che i fumatori esclusivi di sigarette convenzionali e i consumatori duali di bionde ed elettroniche hanno leggermente ridotto i livelli di consumi quotidiani; è rimasto invece invariato il consumo medio giornaliero degli utilizzatori esclusivi di sigarette convenzionali.

Sebbene da un lato sia stato rilevato un decremento del consumo medio giornaliero, dall’altro si è invece registrato un aumento della quantità di prodotto acquistato che ha interessato principalmente i fumatori di sigaretta convenzionale e di sola sigaretta elettronica.

Inoltre, per quanto riguarda il desiderio di smettere, la categoria cha ha riportato percentualmente di valori più alti è quella dei fumatori.

Infine, il 29.7% degli ex-fumatori ha dichiarato che durante il lockdown avrebbe pensato di ricominciare a fumare e circa il 3% di coloro che non avevano mai fumato avrebbe pensato di iniziare a fumare principalmente sigarette tradizionali.

Un periodo di instabilità come questo, ha aperto una breccia nella possibilità di cambiamento degli esseri umani di tutto il mondo, una ferita feritoia dove i professionisti potranno promuovere stili di vita sani, piacevoli e dai rischi limitati o assenti”ha aggiunto Pasquale Caponnetto, docente di psicologia clinica delle dipendenze presso il corso di laurea in psicologia dell’ateneo catanese.

Nonostante il questionario abbia visto una partecipazione maggiore tra le donne e i più giovaniha concluso il presidente della Lega Italiana Antifumo, Ezio Campagnaè interessante notare come sia realistico iniziare a diffondere il messaggio di uno stile di vita più sano, promuovendo i percorsi di smoking cessation ed aiutando gli ex fumatori a non ricadere nel vizio, allontanando invece chi non ha mai fumato dalla possibilità di iniziare e tutelando le nuove generazioni”.

Ho un piccolo nodulo al polmone. Posso svapare?

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Francesco ha 55 anni e svapa da 5. Ha scritto a noi dicendo che grazie alle sigarette elettroniche ha smesso completamente di fumare dopo 42 anni di fumo di sigaretta convenzionale.

Francesco ha anche un nodulo ai polmoni riscontrato qualche anno fa e tenuto sempre sotto controllo dal suo medico specialista. Purtroppo, di recente la tac di Francesco ha anche evidenziato la presenza di “bolle enfisematose”.

La domanda che oggi si rivolge al prof. Riccardo Polosa è: posso continuare a svapare anche in presenza di noduli polmonari?

Questi purtroppo sono i danni cumulativi dovuti a decenni di fumo. E la verità è che difficile poter recuperare quanto perso. Ciò che importa è tenere sempre sotto controllo, con esami periodici, le eventuali problematiche che possono emergere dalla presenza di queste patologie legate ai polmoni.

Il modo migliore per evitare la progressione del danno è di certo smettere definitivamente di fumare o, se non si riesce, passare a prodotti senza combustione e meno dannosi.

In questi casi però, aggiunge il prof. Riccardo Polosa: “sulla base delle mie conoscenze, credo sia meglio non svapare assolutamente di polmone. Meglio tirare di guancia, anche dovendo aumentare la concentrazione di nicotina“.

GFN 2020 – Polosa: “non è probabile che il vaping aumenti il rischio di infezione”

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Che il fumo svolga o meno una funzione protettiva nei confronti dell’infezione, ancora non si sa con certezza e la comunità scientifica non ha ancora preso una posizione univoca. Ma se dovessimo procedere per ipotesi sulla base dei dati che oggi abbiamo a disposizione, sicuramente possiamo affermare che non è probabile che il vaping aumenti il rischio di infezione” – così stamane il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR Centro di Ricerca Internazionale per la Riduzione del Danno da Fumo, ha introdotto l’edizione 2020 del Forum Globale sulla Nicotina che ogni anno si svolge a Varsavia ma che, in ottemperanza alle restrizioni previste dal Covid, per la prima volta si è tenuto online e sarà disponibile sulla piattaforma youtube anche nei prossimi giorni. 

L’evento, iniziato oggi, si concluderà domani e prevede gli interventi di un panel scientifico di elevato prestigio internazionale. Tra loro: Gerry Stimson, David Sweanor, Clive Bates, Marewa Glover, Louise Ross e Konstantinos Farsalinos, e molti altri. 

Segui il programma

In questi mesi si è parlato molto dello stato di salute di fumatori, ex fumatori e vapers e sulle correlazioni esistenti tra fumo e Covid19. Ma è proprio su questo tema e sulla qualità degli studi scientifici condotti in questi ultimi mesi che il prof. Riccardo Polosa ha concentrato il suo intervento di oggi. 

L’approccio di questi mesi ha tenuto conto della difficoltà di ottenere molto spesso dati certi e verificati. Diversi sono gli studi analizzati ma, nello specifico, secondo uno studio francese condotto su un campione di alunni, insegnanti e genitori di un liceo nel nord della Francia, i fumatori hanno probabilità minori di contrarre il COVID-19 o sviluppare forme gravi. Dati simili provengo da uno studio trasversale inglese condotto su un campione di 3802 individui, dei quali 587 risultati positivi al tampone per il COVID19. Paragonando i dati dei risultati positivi con i record elettronici sanitari, i risultati ottenuti sono simili a quelli francesi. Ancora più interessanti – ha aggiunto lo scienziato catanese – sono i dati che provengono da uno studio condotto in Israele, dove l’approccio è notoriamente anti tabagismo e anti vaping. Su 114.545 individui, il 4% è risultato positivo al COVID-19, ovvero 4537 individui. Analizzando i dati medici, i fumatori risultano meno suscettibili all’infezione di circa il 45% rispetto ai non fumatori e il 20% rispetto agli ex-fumatori”.

La necessità e l’urgenza di trovare risposte scientifiche alla pandemia che ha bloccato il mondo intero ha purtroppo, secondo il professore, accelerato il lavoro scientifico ma ha perso di vista il punto più importante: la qualità degli studi. 

Mi rendo conto – ha detto Polosa – che la difficoltà dei ricercatori e degli scienziati è notevole, spaziando dalla mancanza di un numero di studi condotto su un campione abbastanza grande di popolazione sino alla impossibilità di reperire tutti i dati clinici e medici. In soli sei mesi, le riviste scientifiche hanno gestito un numero di pubblicazioni scientifiche sul COVD-19 pari al triplo delle pubblicazioni sulla sigaretta elettronica rese pubbliche in 10 anni. Questo non è sempre sinonimo di qualità. Rispettare gli standard internazionali previsti per lo studio degli strumenti a rischio ridotto invece deve essere una priorità” 

La nuova “malattia” dei più piccoli si chiama “abuso da schermi”

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Oltre 50% in più di tempo speso su digital device, la nuova “malattia” dei più piccoli si chiama abuso da schermi.

Si parla spesso in questo periodo delle possibili soluzioni per la ripartenza delle scuole da Settembre: divisori in plexiglass, frequentazione alternata nelle classi, divisioni in gruppi sono alcune delle possibili iniziative. Un fenomeno però sta prendendo piede in maniera decisa negli ultimi mesi e che potrebbe avere effetti enormi nello sviluppo soprattutto dei più piccoli: l’abuso da schermi.

Una ricerca statunitense segnalata da Axios svela un lato nascosto delle conseguenze della pandemia, a causa delle diverse limitazioni di socialità e dello “smart learning” con lezioni in videoconferenza: i bambini hanno aumentato notevolmente il loro tempo trascorso sui digital device (tv, pc, smartphone e tablet) e questo è dovuto in parte agli strumenti di condivisione delle lezioni ma soprattutto dall’isolamento sociale.

Con le scuole chiuse ed i genitori in smart working, che provano a portare avanti il loro lavoro nonostante alcuni non siano preparati adeguatamente, i bambini, passando molto più tempo a casa e non avendo molto da fare hanno iniziato ad abusare dei digital device: si stima un incremento del 50% del loro tempo passato davanti ad uno schermo rispetto all’inizio dell’isolamento. Le bambine, secondo la ricerca, sono più interessate alle app come TikTok e a quelle conversazionali mentre i bambini sono attratti dai giochi online. Questo utilizzo chiarisce la necessità intrinseca: si tratta infatti di forme di socializzazione che permettono un’interazione continua con i propri amici online o con i personaggi delle loro avventure.

Queste nuove abitudini hanno effetti dannosi sullo sviluppo neuro-cognitivo, l’apprendimento, il benessere, la vista, l’udito e le funzioni metaboliche e cardiocircolatorie. Le particolari luci degli schermi hanno conseguenze anche su tempi e qualità del sonno.

Stimolare la fantasia senza usare il digitale: l’approccio di Lunii “La fabbrica delle storie”

Un trend importante, già confermato dal report di PwC (Kids Digital Media Report 2019) che rivelava come il 40% dei nuovi fruitori di internet fossero bambini dai 6 ai 12 anni, per questo bisogna adottare delle soluzioni che tengano impegnati i più piccoli attraverso una componente interattiva sana, che non comprometta il loro sviluppo evolutivo.

Lunii, la startup focalizzata sul cambiare l’approccio al gioco dei bambini, ha creato “La fabbrica delle storie”, un piccolo dispositivo per i piccoli dai tre anni in su, privo di onde elettromagnetiche e schermi, in grado di sviluppare delle vere e proprie favole attraverso tasti multifunzione che consentono di intervenire nello sviluppo narrativo. Il bambino può infatti selezionare l’eroe che preferisce, il secondo protagonista e l’ambientazione, dando il via allo sviluppo della storia. Si possono ascoltare quarantotto favole ottenibili dai diversi incroci narrativi e se ne possono scaricare di nuove tramite l’applicazione per PC, MAC o Linux Luniistore. Il dispositivo consente l’interazione di cui i piccoli hanno ormai molto bisogno, stimolandone la fantasia e la creatività senza costringerli a tenere lo sguardo incollato ad uno schermo.

“Non è possibile fare finta di nulla sul problema dell’abuso da schermi, come Lunii ci sentiamo direttamente responsabili nella sensibilizzazione su questa tematica e vogliamo dare una soluzione alternativa ai genitori che a causa anche della chiusura di scuole ed attività si ritrovano senza reali alternative per gestire i più piccoli durante lo smartworking” spiega Lorenzo Asuni, Communications Manager di Lunii.

Storie di ex fumatori: il racconto di un “amore” mai cominciato

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Le storie di ex fumatori oggi continuano con le interviste di Gabriella Finocchiaro, la nostra giornalista antifumo sempre sul pezzo.

Tra i suoi ospiti, oggi arriva lo showman catanese, Ruggero Sardo.

Abbiamo chiesto a Ruggero quale fosse la sua esperienza legata al “vizio” del fumo e lui ce l’ha raccontata così:

“La mia storia con la sigaretta? È la storia di un “amore” finito male e cominciato ai tempi della scuola, dove la moda imponeva di fatto il giro di sigaretta, se non fumavi non eri nessuno! Così iniziai anche io ma il solo pensiero di poter dipendere da qualcuno o da qualcosa, figuriamoci da una bacchetta di tabacco di pochi centimetri, mi rendeva detestabile con me stesso e nei confronti degli altri. Una dipendenza che già intuivo mi avrebbe fatto prigioniero per sempre, così con questa consapevolezza smisi di fumare e soprattutto cambiai giro di amici. Negli anni a seguire attorno a me, in tanti, che per un motivo o per un altro cedevano alle lusinghe delle “bionde” ma io restavo fermo nel mio proposito di cedere ad altre “bionde” ben più belle e salutari di una triste sigaretta”.

Ruggero ci ha confessato che da sempre ha visto la sigaretta come qualcosa di triste e che intristisce, che isola, che dà un finto piacere. Conoscendo i vizi, ha sempre saputo purtroppo che non è facile resistervi, ma lui e le sigarette non sono mai andati d’accordo! Era come se ci fosse una incompatibilità di coppia! E che quando deve concedersi una deroga all’ira, preferisce magari 2 o 3 boccate ad un sigaro, in compagnia di un buon cognac in assoluta solitudine!

La storia di Ruggero, più che essere legata al “vizio” del fumo, sembrerebbe essere legata a una personale esperienza, quella di un amore mai cominciato, come lui stesso l’ha definita.

Le storie di ex fumatori nascono per raccontare storie di vita vera di chi è riuscito ad aprire la porta d’uscita dal tabagismo e Ruggero, che non si definisce come ex fumatore ma che capisce allo stesso tempo quanto sia difficile smettere, ha concluso così:

“Non giudico, non lo faccio per forma mentis, e non faccio caccia alle streghe nei confronti dei fumatori ma essendo ormai chiaramente consapevole di quanto il vizio del fumo faccia male mi piacerebbe tanto che le persone a me care non fumassero ma capisco la difficoltà nello smettere soprattutto quando lo si fa da tanti, troppi anni, ecco perché credo la cosa migliore sia proprio non cominciare! Insomma oggi a 45 anni mi vanto di non essere un fumatore, a parte il ricordo della parentesi scolastica, di non essere costretto ad uscire dai locali pubblici, magari in pieno inverno, per fare “2 boccate”, di non essere costretto in piena notte a cercare un distributore automatico per evitare la crisi d’astinenza, di non puzzare come un posacenere in una sala da gioco. In fondo è vero smettere di fumare è complicato ma non cominciare mai è molto più semplice! E soprattutto anche senza sigaretta, oggi nel mio piccolo, sono qualcuno!”