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70000 svapatori americani testimoniano che gli aromi per e-cig più dolci aiutano a smettere e impediscono le ricadute nel vizio del fumo

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Un sondaggio, condotto su circa 70000 svapatori adulti americani esclusivi e non, ha evidenziato che gli aromi più utilizzati per smettere di fumare sono quelli alla frutta, ai prodotti da forno e al cioccolato. Gusti considerati utili anche per prevenire e diminuire il rischio di ricadute, ma il timore per la dipendenza giovanile incoraggia regolamentazione statali rigide. 

Quali aromi siano in grado di aiutare i fumatori a smettere rappresenta una domanda al centro del dibattito scientifico e politico sui dispositivi elettronici a rilascio di nicotina. A frenarne in molti casi una capillare commercializzazione, il timore che questi possano diventare un incentivo per i più giovani a provare le elettroniche e, di conseguenza, a condurli al fumo tradizionale. Ad oggi, la quantità di aromi presente sul mercato, che secondo un’analisi del 2014 erano oltre 7700, spinge a domandarsi quali siano gli schemi comportamentali dei fumatori che approcciano le sigarette elettroniche. Una valutazione che potrebbe fornire ulteriori strumenti decisionali per la classe dirigente, soprattutto per evitare che un’eccessiva preoccupazione rivolta alla tutela di gruppi specifici di popolazione, possa diminuire le possibilità di riuscita di chi ha difficoltà ad abbandonare la sigaretta. 

Un team di ricercatori europei, afferenti al CoEHAR, alla University of West Attica e all’Università di Patrasso, in Grecia, ha condotto un sondaggio online su un campione di circa 70000 svapatori adulti residenti negli Stati Uniti, per valutarne sia le scelte che l’utilizzo delle diverse tipologie di aromi e per comparare i dati sull’utilizzo delle e-cig tra gli utilizzatori duali e gli svapori esclusivi, e delle loro preferenze al momento del passaggio alle elettroniche. I gusti più popolari per la prima esperienza con la sigaretta elettronica sono risultati essere gli aromi alla frutta (82,8%), seguiti da quelli al dessert e prodotti da forno e di pasticceria (68,6%) e, infine, gli aromi al sapore di caramelle e cioccolato (52,2%). È stata osservata una prevalenza leggermente più elevata dell’uso di gusti alla frutta e aromi di dessert/pasticceria/prodotti da forno in coloro che non avevano mai fumato rispetto a chi fumava al momento del sondaggio o in passato. Gli aromi del tabacco sono stati individuati, invece, dal 20,8% dei partecipanti ed erano di gran lunga i meno diffusi tra i partecipanti che non avevano mai fumato. Il sapore più diffuso per chi decideva di smettere con la sigaretta tradizionale era ancora una volta laroma alla frutta (83,3%), seguito da dessert/pasticceria/prodotti da forno (68,0%) e caramelle/cioccolato/dolce (44,5%). Questi aromi erano considerati anche come i più utili per smettere di fumare. L’uso dell’aroma del tabacco è stato segnalato solo dal 15,0%, mentre il 9,3% lo ha ritenuto utile per smettere di fumare.

Si tratta del questionario più vasto in termini di partecipanti mai condotto sullutilizzo di sigarette elettroniche – spiega il dott. Konstantinos Farsalinos, autore dello studio – La scoperta più interessante è che quando un fumatore decide di abbandonare la sigaretta utilizzando gli strumenti elettronici a rischio modificato, si orienta verso gusti diversi dal tabacco, con una netta preferenza per quelli alla frutta, al dessert e al cioccolato. Possiamo dedurre, quindi, che questi specifici aromi siano più utili per chi vuole smettere o per evitare ricadute”.

Ad oggi, non esiste un numero consistente di prove sulle scelte che compiono i fumatori quando si orientano sulle sigarette elettroniche come strumento di cessazione: da questo studio è merso che gli aromi non a base di tabacco sono la scelta preferita tra coloro che vogliono smettere.

Per quanto riguarda la possibile correlazione tra i tassi di ricaduta e le diverse tipologie di aromi, questo sondaggio evidenzia come la stragrande maggioranza dei partecipanti considera gli aromi più dolci importanti per evitare ricadute. 

Una delle preoccupazioni maggiori della commercializzazione e delluso degli aromi riguarda la dipendenza giovanile – spiega il prof Polosa, fondatore del CoEHAR – Che lo svapo rappresenti una porta di accesso privilegiata al mondo del tabagismo non è la tesi più corretta. Tuttavia, qualsiasi regolamentazione sulle sigarette elettroniche dovrebbe bilanciarsi tra la necessità di tutelare i più giovani e la necessità di poter aiutare i fumatori adulti resistenti a smettere”.

Considerando il potenziale di riduzione del danno dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina una regolamentazione restrittiva potrebbe scoraggiare i fumatori a passare a tali prodotti e rallentare la lotta al fumo di tabacco. 

Da CoEHAR lettera a Ue per una ridefinizione delle politiche antifumo

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CATANIA (ITALPRESS) – Dal 20 al 25 novembre, i delegati che rappresentano i paesi che hanno firmato la Convenzione quadro sul controllo del tabacco (FCTC) si riuniranno a Panama per discutere le politiche sul tabacco e sulla nicotina in occasione della decima Conferenza delle Parti (COP10). Come avviene ogni due anni, la FCTC dell’OMS deciderà gli indirizzi di salute pubblica dei Paesi aderenti, compresa l’UE. 
La posizione della FCTC a Panama sarà quella di equiparare i prodotti senza combustione alle sigarette “e ciò in netto contrasto con i risultati di tutta la letteratura scientifica che dimostrano l’efficacia del principio della riduzione del rischio nella lotta al fumo”, afferma in una nota il CoEHAR. 
“E’ necessario comprendere che molti fumatori, se non la maggior parte, non riescono o non inten-dono smettere di fumare – spiega il professore Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR -. E per questi soggetti, soprattutto se affetti da particolari patologie, il passaggio dalla sigaretta convenzionale a strumenti privi di combustione può significare un miglioramento significativo dello stato di salute”. 
“I Paesi virtuosi (come il Regno Unito, la Norvegia, il Giappone e la Nuova Zelanda) che hanno adottato il principio di riduzione del danno hanno tutti registrato una significativa riduzione della prevalenza del fumo. Anche sui giovani”, prosegue la nota. “Qualsiasi regolamentazione sui prodotti senza combustione dovrebbe bilanciarsi tra la necessità di tutelare i più giovani e quella di poter aiutare i fumatori adulti a smettere” – ha aggiunto Polosa. 
Il programma di ricerca del Centro di Eccellenza CoEHAR ha indagato gli effetti dei prodotti senza combustione e il loro impatto sulle condizioni di salute “dimostrando con dati certi che questi prodotti offrono una significativa riduzione del rischio rispetto alle sigarette convenzionali, aiutano i fumatori a smettere e assicurano miglioramenti clinicamente rilevanti in utilizzatori con patologie fumo correlate”, prosegue la nota.
Come richiesto dagli esperti nel testo della lettera: “Il nostro auspicio è quello che, alla luce delle evidenze scientifiche, l’FCTC e l’Unione Europea conducano una review attenta, bilanciata, e trasparente sulle evidenze scientifiche disponibili riguardi ai prodotti senza combustione, a para-gone con le sigarette convenzionali, tale da offrire informazioni indispensabili per poter prendere decisioni utili nell’interesse di milioni di fumatori”. 

Scarica la lettera dal sito CoEHAR

Meno fumatori equivale a 331 milioni di euro di risparmi

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Per ogni punto percentuale di fumatori in meno, si stimano 331 milioni di euro l’anno di risparmi per le casse pubbliche” questo quanto emerge dall’ultimo studio della rivista Research in Economics, condotto dal prof. Francesco Moscone dell’Università di Venezia.

Lo studio analizza le disparità regionali in termini di mortalità evitabile e dimissioni ospedaliere, influenzate da fattori associati a comportamenti ad alto rischio come il consumo eccessivo di alcol, il fumo e livelli inadeguati di attività fisica. Una maggiore prevalenza di fumatori è associata ad un aumento della mortalità evitabile e alle dimissioni ospedaliere e, in particolare, una diminuzione dell’1% della percentuale di fumatori comporta scientificamente una riduzione media di 12,76 dimissioni ospedaliere ogni 10.000 abitanti. Che, in termini economici, nel 2020 si è tradotto in un risparmio totale di circa 331 milioni di euro in tutte le regioni.

Analizzando anche le conseguenze associate all’abitudine al fumo, come tumori, cancro ai polmoni, disturbi respiratori e malattie cerebrovascolari, “Balancing Resource Relief and Critical Health Needs through Reduced-Risk Product Transition” ha identificato anche i benefici della transizione da prodotti ad alto rischio a prodotti a rischio ridotto.

I risultati suggeriscono che se il 50% dei fumatori passasse a prodotti a rischio ridotto come le sigarette elettroniche o i prodotti a tabacco riscaldato, il servizio sanitario nazionale potrebbe potenzialmente risparmiare 722 milioni di euro in termini di malattie legate al fumo.

Mosconi si spinge oltre, analizzando anche quali potrebbero essere le regioni che risparmierebbero di più da questa transizione. Tra queste la Lombardia al primo posto seguita da Campania e Lazio con 70 milioni, Veneto e Sicilia a 56 milioni di euro di risparmi.

Già nel suo intervento in audizione in Commissione Sanità, anche il prof. Riccardo Polosa si era espresso sul tema precisando che l’applicazione del principio della riduzione del danno potrebbe salvare milioni di vite umane ma, considerate anche le esigenze del sistema sanitario e del contenimento della spesa pubblica: “ridurre il danno significa anche ridurre le spese“.

Il concetto si basa sul riconoscimento del principio che tutte le persone meritano sicurezza e dignità. Per raggiungere l’obiettivo previsto del 5% di fumatori entro il 2040 le attuali politiche di contrasto al tabagismo non sono sufficienti. E’ necessario un deciso cambio di passo integrando alle politiche esistenti il principio della riduzione del danno, prendendo esempio da paesi virtuosi come Gran Bretagna, Svezia e Giappone, dove sono evidenti epocali contrazioni nel consumo di sigarette”

Il fumo accorcia i telomeri e fa invecchiare più velocemente

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Uno studio presentato in anteprima la scorsa settimana ha dimostrato che il fumo di sigaretta incide negativamente sulla “lunghezza” dei telomeri, “indicatori” della capacità dei tessuti di autoripararsi, rigenerarsi e dell’invecchiamento precoce

Gli effetti dannosi del fumo sono ben noti: invecchiamento della pelle, ingiallimento delle dita, alito e odori sgradevoli, senza contare la correlazione tra la sigaretta e un numero elevato di patologie.

Questa settimana, però, un gruppo di scienziati cinesi ha scientificamente correlato il fumo all’accorciamento dei telomeri, piccole porzioni di DNA presenti alla fine di ogni cromosoma e che possiedono un ruolo fondamentale nella durata della vita della cellula: la lunghezza del telomero è infatti un indicatore della velocità di invecchiamento della cellula e della sua capacità di rigenerarsi.

Una ricerca presentata allo European Respiratory Society International Congress a Milano, e condotta su un campione di quasi mezzo milione di partecipanti,  ha dimostrato che il fumo accorcia i frammenti finali dei cromosomi, i telomeri appunto, nei globuli bianchi del nostro sistema immunitario.

Secondo la dott.ssa Siyu Dai, assistente presso la Scuola di Medicina Clinica, Hangzhou Normal University, Cina: “Il nostro studio ha dimostrato che il fumo e la quantità di sigarette consumate possono provocare l’accorciamento dei telomeri dei leucociti, indicatori dell’autoriparazione e della rigenerazione dei tessuti e dell’invecchiamento. In altre parole, il fumo può accelerare il processo di invecchiamento, mentre smettere può ridurre considerevolmente il rischio correlato”.

I ricercatori hanno analizzato i dati sanitari e genetici di un campione di quasi 500mila partecipanti, contenuti all’interno della UK Biobank, un database biomedico su larga scala: se fossero o meno fumatori, se avessero smesso o se non avessero mai iniziato a fumare, il numero di sigarette consumate e la determinazione, attraverso analisi del sangue, della lunghezza dei telomeri.

Abbiamo scoperto che l’essere fumatori si traduceva in modo statisticamente significativo ad un accorciamento dei telomeri nei leucociti, a differenza di quanto rilevato per i fumatori che avevano smesso e per coloro che non avevano mai fumato, che non mostravano un accorciamento dei telomeri. Tra le persone che fumavano un numero elevato di sigarette, i telomeri si presentavano significativamente più corti. In sintesi, il fumo può causare l’accorciamento della lunghezza dei telomeri dei leucociti, e più sigarette vengono fumate, più forte sarà l’effetto accorciante”, ha affermato la dott.ssa Dai.

Un processo che può essere invertito fino a ripristinare condizioni di salute quasi ottimali, sempre che l’abitudine al fumo venga interrotta nel breve periodo.

Lo studio in questione, secondo i ricercatori, aggiunge ulteriori prove all’evidenza che il fumo causi un invecchiamento precoce: “Poiché ci sono chiari benefici per la salute derivanti dalla cessazione, è giunto il momento di includere il supporto per la cessazione e i trattamenti nella pratica clinica quotidiana per aiutarci a creare un mondo privo di fumo per la prossima generazione”.

Accordo riciclo e-cig: funzionerà?

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E’ notizia di pochi giorni fa che le e-cig e i dispositivi riscaldatori di tabacco esauriti verranno riutilizzati. Il progetto fa parte di un accordo di programma firmato da Logista Italia, Federazione Italiana Tabaccai e Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica volto ad incrementare il ritiro di dispositivi elettronici usati, gratuitamente e senza obbligo di acquistare un dispositivo nuovo.

La finalità, si legge nella nota, è quella di “perseguire un più elevato livello di protezione dell’ambiente mediante una gestione più efficace del ritiro e della raccolta di apparecchiature elettriche ed elettroniche generate da riscaldatori di tabacco“.

Logista, che si occupa della distribuzione di sigarette elettroniche, si impegnerà a collocare dei contenitori per la raccolta dei rifiuti elettronici nelle tabaccherie e negli altri punti vendita che aderiranno all’iniziativa. I rifiuti raccolti saranno trasportati in appositi luoghi di raggruppamento da dove saranno avviati agli impianti di trattamento. Logista e FIT provvederanno inoltre anche a sensibilizzare punti vendita e consumatori al fine sia di aumentare la quantità di rifiuti elettronici ritirati sia di mantenerne inalterate le caratteristiche per favorire il riutilizzo e il riciclaggio. 

Un idea che parte dalla volontà di accogliere la direttiva europea sul corretto riciclo dei dispositivi elettronici.

Tuttavia – come oggi spiega il prof. Davide Campagna, membro del CoEHAR ed esperto sul tema – l’Europa richiede che i dispositivi elettronici siano facilmente smontabili dal consumatore in modo da poter separare e smaltire correttamente tutta la componentistica elettronica (ricordiamo che batterie e circuiti elettrici possono essere riciclati correttamente solo se separati prima di essere smaltiti)“.

Considerato che alcuni dispositivi non sono così facilmente separabili, ci si chiede, l’iniziativa approvata dal Ministero può essere vincente se non pensata nel modo più efficace possibile?

“Con il progetto che prevedeva il riciclo delle pile – ricorda Campagna – nonostante la buona volontà non è stato facile raggiungere l’obiettivo, anche se nel 2018 si è arrivati ad un tasso di recupero vicino al 43%. Per raggiungere il più alto tasso di successo, bisogna incentivare l’utente finale a riciclare il dispositivo nel modo più corretto. Anziché riciclo 1 a 0, si potrebbe parlare di riciclo 1 a 0.5, con uno sconto da concordare tra produttori, FIT e Logista (e perché no, anche il Ministero per l’Ambiente) da applicare all’acquisto di un nuovo dispositivo“.

A tal proposito, ricordiamo che proprio il CoEHAR in questi mesi ha presentato diverse proposte progettuali al fine di implementare un sistema di riciclo efficace dei dispositivi elettronici.

Grazie al supporto del Ministero della Ricerca, proprio il prof. Campagna a breve illustrerà importanti novità.

Cochrane: smettere? e-cig, citisina e vareniclina i più efficaci

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Secondo un aggiornamento della review Cochrane, le sigarette elettroniche e i trattamenti farmacologici con citisina e vareniclina sono tra i metodi più efficaci per smettere di fumare. Riscontrato un numero molto basso di danni derivanti da questi prodotti

Su 100 persone, è probabile che tra le 10 a 19 smettano di fumare grazie alla sigaretta elettronica, da 12 a 16 utilizzando vareniclina e da 10 a 18 utilizzando la citisina: sono questi i risultati dell’ultima pubblicazione della revisione Cochrane.

La revisione Cochrane, che quest’anno festeggia il suo 30esimo anniversario, ha appena rilasciato un aggiornamento della pubblicazione in merito ai metodi più efficaci per smettere di fumare, comparando i dati ottenuti tra loro e individuando, eventualmente, i casi in cui tali metodi hanno provocato danni alla salute dei pazienti.

Gli studi validi per l’inclusione della review “How effective are medications and e-cigarettes for quitting smoking, and what works best?” sono stati 319, per un totale di di 157,179 fumatori adulti, la gran parte inclusi in studi effettuati in America o in Europa. Un volta individuati i trial randomizzati da inserire, è stata condotta una meta analisi per comparare i dati sui vari trattamenti.

È emerso che le sigarette elettroniche, la citisina e la vareniclina sono tra i metodi più efficaci per aiutare i fumatori a smettere. Inoltre, coloro che utilizzavano una combinazione di due forme di terapie sostitutive a base di nicotina, come, ad esempio, cerotti e gomme alla nicotina, sembravano avere tassi di abbandono simili a quelli di coloro che utilizzavano una delle tre forme elencate prima.

Al contrario, i cerotti alla nicotina e il buproprione danno risultati sicuramente migliori del placebo di alcun trattamento farmacologico, ma presentano tassi inferiori di cessazione.

Secondo la pubblicazione, il grado di certezza di tali risultati è abbastanza elevato e i ricercatori non ritengono che ulteriori prove che emergeranno possano in qualche modo modificare le prove in questione, nonostante servano studi che comparino i dati sui diversi trattamenti e sui potenziali danni avversi.

Nonostante servano ricerche nel lungo periodo per valutare i danni da sigarette elettroniche e da uso di medicinali nei percorsi di cessazione, la revisione ha evidenziato come i casi di danni conseguenti al loro utilizzo fossero molto pochi.

Israele: piano contro il fumo solleva preoccupazioni per la salute pubblica

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Israele fumo

La World Vapers’ Alliance (WVA) sta attivamente esprimendo le proprie preoccupazioni riguardo al piano d’azione sul fumo recentemente annunciato da Israele. Pur applaudendo gli sforzi volti a frenare i tassi di fumo, la WVA sottolinea la necessità di un approccio equilibrato e basato sull’evidenza che distingua lo svapo dal fumo tradizionale.

Da comunicato integrale World Vapers’ Alliance

Il piano di Israele prevede l’innalzamento dell’età minima per fumare da 18 a 21 anni e l’introduzione di immagini grafiche di avvertimento sui pacchetti di sigarette.

Tuttavia, l’approccio allo svapo all’interno del piano ha sollevato perplessità tra i sostenitori della riduzione del danno, poiché include misure come divieti sugli aromi, limiti alla nicotina, divieti sullo svapo usa e getta e tassazione equalizzata.

Michael Landl, direttore di World Vapers’ Alliance, ha espresso le sue preoccupazioni:

Mentre apprezziamo l’impegno del governo nel ridurre il tasso di fumo in Israele, il piano attuale avrà inavvertitamente l’effetto opposto sulla salute pubblica. La lotta contro il fumo merita strategie mirate che riconoscano le differenze sostanziali tra lo svapo e il consumo tradizionale di tabacco. Per combattere veramente il fumo , è fondamentale adottare alternative meno dannose come lo svapo. È stato dimostrato come lo svapo sia meno dannoso del 95% rispetto al fumo ed uno degli strumenti più efficaci per smettere di fumare”.

Un importante studio condotto recentemente negli Stati Uniti sostiene l’utilizzo dei prodotti per lo svapo come prezioso aiuto per smettere di fumare. I ricercatori del MUSC Hollings Cancer Center hanno concluso che gli individui che utilizzano prodotti di sigaretta elettronica hanno dimostrato tassi di astinenza maggiori rispetto a quelli che non li hanno utilizzati.

Matthew Carpenter, autore principale dello studio, ha dichiarato: “Non importa da che angolazioni si osservi la situazione, chi ha acquistato le sigaretta elettroniche ha dimostrato tassi di astinenza maggiori e danni ridotti rispetto a chi non le ha ricevute“.

Alla luce di questi risultati, la World Vapers’ Alliance invita le autorità israeliane a valutare attentamente le conseguenze indesiderate dell’equiparazione dello svapo al fumo. Landl ha sottolineato gli esempi di successo in paesi come Svezia e Regno Unito, che hanno abbracciato la riduzione del danno attraverso normative sensate sullo svapo.

Per raggiungere un futuro senza fumo, è imperativo promuovere una strategia globale di riduzione del danno che riconosca il potenziale dello svapo di salvare vite umane. Un approccio su misura alla regolamentazione dello svapo può garantire ai fumatori alternative efficaci e incoraggiarli alla transizione verso alternative meno dannose“.

La World Vapers’ Alliance continua a impegnarsi a sostenere politiche che diano priorità alla salute pubblica, riconoscendo allo stesso tempo le caratteristiche uniche dello svapo come alternativa meno dannosa al fumo.

Mentre il Piano d’azione israeliano contro il fumo va avanti, la WVA spera di contribuire a un quadro più equilibrato e pragmatico che, in ultima analisi, vada a beneficio della salute e del benessere della nazione.

Nicotina e fumo: tra i medici italiani, percezioni errate

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Secondo un sondaggio condotto da Sermo tra oltre 15000 medici in 11 paesi diversi, c’è bisogno di ulteriore formazione su nicotina e fumo tra i professionisti del settore sanitario. Nello specifico, in Italia, quasi 7 medici su 10 credono erroneamente che la nicotina causi il cancro ai polmoni

I medici e, più in generale, i professionisti del settore sanitario, rappresentano la prima linea di contatto del paziente fumatore che desidera smettere. Avere a propria disposizione informazioni scientificamente aggiornate e un ventaglio di opzioni quanto più vasto possibile, può creare la differenza tra il successo e l’insuccesso all’interno di un percorso di cessazione.

In questo contesto, Sermo, piattaforma indipendente e leader nel campo delle informazioni di valore pratico per gli operatori sanitari, ha intervistato online oltre 15.000 medici in 11 paesi (Cina, Germania, Grecia, India, Indonesia, Israele, Italia, Giappone, Sudafrica, Regno Unito e Stati Uniti) per valutare le conoscenze su nicotina e fumo a livello internazionale.

Il sondaggio ha rilevato che, sebbene il 90% dei medici in Italia sia almeno moderatamente d’accordo che aiutare i pazienti a smettere di fumare sia una priorità, c’è una media allarmante del 70% che ritiene erroneamente che la nicotina causi una serie di malattie, dal cancro polmonare, alla BPCO, ai difetti congeniti. Inoltre:

  • In media, il 67% dei medici italiani ritiene erroneamente che la nicotina causi il cancro ai polmoni e una percentuale ancora maggiore (76%) crede che causi l’aterosclerosi e (76%) difetti congeniti.
  • Sebbene in media il 90% dei medici in Italia sia almeno moderatamente d’accordo sul fatto che aiutare i pazienti a smettere di fumare sia una priorità, quasi 7 su 10 non si ritengono adeguatamente formati per farlo.
  • È però incoraggiante che il 90% dei medici intervistati sia almeno moderatamente interessato a una formazione aggiuntiva sulla cessazione e sulla riduzione dei danni causati dal tabacco.

Questi risultati fanno sorgere gravi preoccupazioni sulla capacità dei medici italiani di offrire ai pazienti che fumano indicazioni quanto più accurate ed efficaci su come smettere. Un pensiero errato che potrebbe spiegare il fatto che in media solo un terzo (35%) dei medici italiani raccomanda la terapia di sostituzione della nicotina con farmaci da banco per aiutare i pazienti a ridurre o smettere di fumare.

«È imperativo che i medici ricevano la formazione adeguata per conoscere i dati sulle opzioni di riduzione dei danni da nicotina e tabacco che possano aiutare i pazienti che fumano a smettere,» ha affermato il Dott. Muhammad Ahmed, Director of Health and Science Research per Foundation for a Smoke-Free World. «Visti gli oltre 7 milioni di fumatori che muoiono ogni anno per malattie correlate al fumo in tutto il mondo, molte vite potrebbero venire salvate se i medici venissero maggiormente informati sugli strumenti a disposizione per smettere.»

Anche se nella comunità sanitaria globale vi è quasi unanimità che sia la combustione, più che la nicotina, ad avere conseguenze negative per la salute, il sondaggio sui medici ha scoperto che in Italia:

  • il 66% dei medici concorda almeno moderatamente sul fatto che la nicotina provochi tumori ai polmoni, alla vescica e cancro a testa/collo/stomaco;
  • il 76% dei medici, in media, concorda almeno moderatamente sul fatto che l’aterosclerosi è causata dalla nicotina;
  • il 69% dei medici italiani, sempre in media, concorda sul fatto che la BPCO è causata dalla nicotina.

Questi travisamenti, insieme al fatto che il 40% dei medici italiani dichiara di essersi informato da sé in merito alla cessazione del fumo e alla riduzione del danno dal tabacco, nonché al 58% che dichiara di non aver ricevuto formazione nella scuola medica o in seguito, sono allarmanti. È però incoraggiante che il 90% dei medici intervistati sia almeno moderatamente interessato alla formazione.

L’indagine, condotta nel 2022, ha inoltre rilevato che, sebbene i colloqui dei medici coi pazienti fumatori si concentrino sui benefici per la salute derivanti dalla riduzione o dallo smettere di fumare (69%) e sui rischi per la salute derivanti dal continuare a farlo (71%), un numero relativamente basso di medici, ossia meno della metà (44%), raccomanda di ridurre la quantità di prodotti a base di tabacco da fumo e un numero ancora minore (36%) aiuta i pazienti a sviluppare un piano per smettere.

«È preoccupante che una parte significativa (64-77%) dei medici in Italia abbia la convinzione errata che la nicotina sia la causa diretta di varie patologie legate al fumo, con addirittura un terzo degli intervistati che ne è piuttosto fermamente convinto», ha dichiarato il professor Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania.

«Le persone fumano per la nicotina ma muoiono a causa del catrame. Quando così tanti medici non sono in grado di riconoscere la natura relativamente benigna della nicotina quando viene usata a scopo ricreativo, il potenziale della riduzione del danno da tabacco per arrivare a sconfiggere il fumo va perduto. È necessaria un’attenzione urgente per ripensare alla formazione medica includendo informazioni accurate sulla nicotina, sui rischi per la salute legati al fumo e sul concetto di riduzione del danno, avvicinando in ultima analisi la società a un mondo libero dal fumo.»

Il prof. Polosa ha partecipato al webinar sull’indagine dei medici, unendosi ad altri esperti di controllo del tabacco per discutere i risultati e il loro impatto sulla cessazione del fumo e sulle iniziative di riduzione dei danni. Il webinar è accessibile a https://bit.ly/DoctorsSurveyWebinar.

La Foundation for a Smoke-Free World invita i ricercatori a presentare proposte per analizzare ulteriormente i risultati dell’indagine sui medici e proporre programmi che aiutino a migliorare la competenza dei medici sulla cessazione del fumo e sulla riduzione dei danni del tabacco. I ricercatori interessati a inviare una proposta sono pregati di contattare [email protected]

I risultati del sondaggio medico per l’Italia sono disponibili sul sito della fondazione a www.smokefreeworld.org/doctorssurvey/italy/.

Smettere? Settembre è arrivato, i 5 consigli per farcela

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Settembre è il mese del rientro, del riannodare i fili delle incombenze che avevamo accantonato e che segna la possibilità di un rinnovo: smettere in questo mese può essere più facile con il giusto mindset

Giuro, a settembre si cambia!”: che sia una dieta, un corso di yoga, la lettura, il punto croce o il corso di calistenics, la fine dell’estate attende placida che tornino a galla tutte quelle promesse che, di fronte a un bicchiere di vino e un buon tramonto, ci sembravano a portata di mano.

Ma spesso il rientro è anche sinonimo di stress, con le scadenze che tornano ad accumularsi e la frenesia quotidiana che lascia poco spazio a una pianificazione attenta.

Per smettere di fumare, soprattutto a settembre, però, sono necessari alcuni requisiti imprescindibili che possano aiutare a compensare stress ed ansia e la tendenza inevitabile alla procrastinazione, che vede in natale un limite temporale abbastanza prossimo per rimandare il fioretto.

Ma quale sono gli step necessari per abbandonare la sigaretta? Ecco i 5 consigli che vi faciliteranno la vita

  1. IMPOSTARE PICCOLI TRAGUARDI E RICOMPENSE

Smettere di fumare non è una maratona: sfruttare l’energia a la positività del periodo post-ferie è certamente utile, ma per evitare un carico emotivo elevato di un percorso indubbiamente difficile serve fissare piccoli step da raggiungere gradualmente, in modo da non pregiudicare un esito positivo. Dopo le prime 24 ore, e per poco meno di una settimana, i sintomi dell’astinenza saranno più intensi e difficili da gestire. Via libera quindi alle attività che possono aiutare a distrarsi, evitando quei momenti di stallo o quei rituali che innescano il meccanismo automatico ed abitudinario di fumare.

2) NON PROCRASTINARE

Non cedere alla pigrizia, costruisciti una struttura mentale forte che non conceda spazio ai ripensamenti: ricordati che smettere è importante per la tua salute. Già dopo la prima settimana, il nostro corpo incomincia ad “autoripararsi” e avvertire i primi benefici dell’aver detto addio al fumo. Il momento migliore per smettere? Ora

3) CHIEDERE AIUTO

Non esiste una formula universalmente valida e utile per smettere di fumare. Il primo step sta nel chiedere una mano ad esperti e professionisti che possano creare un percorso su misura. Chiedere aiuto non significa essere deboli. È vero che alcune persone riescono a smettere del tutto, in solitaria e subitaneamente, ma è anche vero che le percentuali ricaduta sono alte e che potrebbero portare al fallimento del percorso. Un sostegno psicologico, abbinato a farmaci antifumo, aumenta le vostre possibilità. Si anche alle sigarette elettroniche, il cui minor danno apportato può giovare ai fumatori che non riescono o non vogliono smettere.

4) DISINNESCA I CONDIZIONAMENTI MENTALI

La nostra mente è molto più forte di quello che pensiamo. Eppure, può essere facilmente ingannata da quelle piccole percezioni e stimoli che nemmeno notiamo, che ma che fanno scattare  l’intensa voglia di fumare. Rimuovi le abitudini e sostituiscile con alcune nuove: la pausa caffè al lavoro? Meglio una passeggiata di cinque minuti. Il dopo pranzo? Concentrati su un’attività alternativa mentre intorno a te fumano. Rimuovi i posacenere da casa. Inverti, insomma, tutti quegli stimoli ambientali dannosi e crea un sistema che ti favorisca e non ti si opponga. 

5) SI ALLA TECNOLOGIA E ALLE RELAZIONI INTERPERSONALI 

La socialità può rappresentare un’arma a nostro vantaggio. Smettere non è un percorso in solitaria. Amici, parenti, colleghi possono aiutare. Magari perché lo hanno già fatto. Oppure, potrebbe essere  stimolante smettere in gruppo, per trovare una sostegno nei momenti di difficoltà. Anche il mondo digitale rappresenta un porto sicuro e ci permette di accedere a servizi di assistenza a distanza o a gruppi di persone che sanno per esperienza cosa significa dire addio al fumo 

USA: fumo un’abitudine in via di estinzione tra i giovani americani 

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Secondo i dati del National Health Interview Survey 2022 recentemente pubblicati, il fumo di sigaretta è un’abitudine che sta scomparendo tra i giovani americani, raggiungendo minimi storici

In terra americana, la lotta tra il fronte anti-tabacco e la cauta apertura ai dispositivi elettronici a rilascio di nicotina, come valida alternativa nei percorsi di cessazione, si gioca a colpi di statistiche.

L’atteggiamento del CDC, il Centers for Disease Control and Prevention, è passato da un atteggiamento di chiusura totale, all’ammissione che le sigarette elettroniche abbiano il potenziale per aiutare i fumatori adulti nei percorsi di cessazione, qualora ovviamente vengano impiegate come sostituti completi del fumo di sigaretta.

Secondo i dati pubblicati dal National Health Interview Survey, un rapporto che monitora i dati generali sulla salute degli americani, le statistiche sul fumo combusto stanno raggiungendo i minimi storici, soprattutto in specifiche fascia di età. 

Se analizziamo l’andamento dei dati dal 2014 al 2022, i tassi sul fumo tra gli adulti americani sono crollati dal 16.8% all’11.6%. Nello stesso periodo, i tassi sull’uso di dispositivi per il vaping sono aumentati dal 3.7% nel 2014 al 6% nel 2022. 

Ma il dato più sorprendente arriva dall’analisi della fascia di età 18-24 anni, ovvero quella dei giovani adulti americani.

In quest’ultima, infatti, i dati del 2014 mostrano una prevalenza del 16.6% del fumo di sigaretta, identica quindi alla media americana generale, ma nel 2022 la percentuale di utilizzo è scesa al 4.8%, dimostrando un’impressionante diminuzione del 71%. Nello stesso periodo, invece, l’utilizzo di sigarette elettroniche è aumentato.

Dati che attestano come il fumo di sigaretta rappresenti un’abitudine ormai in via di estinzione tra i giovani americani. Non solo, ma i dati ci restituiscono una realtà ancora più articolata all’interno della quale si può dichiarare tranquillamente che l’uso di ecig non debba essere inteso come una porta di accesso al fumo di sigaretta. 

Conferme arrivano anche dal numero di sigarette elettroniche vendute in territorio americano, il cui mercato sale a 22.7 milioni di vendite dal 2020 al 2022.

Nonostante i dati incoraggianti che sembrano spingere verso ovvie considerazioni e che comunque dovranno essere supportati da studi nel lungo periodo per poter arrivare a indicazioni precise e veritiere sugli effetti in termini di salute del consumo di ecig, esistono ancora sacche di resistenza alle strategie di riduzione del danno che provengono da alcune associazioni di professionisti e che rappresentano il pensiero sanitario mainstream americano.

In ultimo, un comunicato dell’American Heart Association, che avverte dei potenziali rischi connessi all’uso di sigarette elettroniche, i cui componenti causerebbero un aumento della pressione sanguigna e del battito cardiaco e sconsigliandone l’uso nei percorsi di cessazione. Recenti revisioni sistematiche, invece, dimostrano che non ci sono evidenze tali da supportare alterazioni a livello cardiocircolatorio conseguenti all’uso di ecig. 

Il mondo del consumo elettronico di nicotina necessita di ulteriori approfondimenti scientifici, ma deve beneficiare dello stesse possibilità riservate ad altri campi di indagine: se le prove ci indicano una determinata direzione, non devono essere interpretate in maniera erronea solo per giustificare un atteggiamento di chiusura o essere totalmente ignorate, precludendo la possibilità a milioni di fumatori che desiderano smettere di poter finalmente cambiare le proprie scelte .