venerdì, Gennaio 24, 2025
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Centro Antifumo di Catania: “I minori iniziano fumando, non svapando”

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Troppi i giovani che fumano ed è ancora troppo facile comprare le sigarette per i minori. Questi i dati della terza indagine della sorveglianza Gyts (Global Youth Tobacco Survey), realizzata in oltre 180 Paesi del mondo e finalizzata al monitoraggio dei comportamenti legati all’uso dei prodotti del tabacco fra gli adolescenti, presentata stamane al ministero della Salute. 

I prodotti da fumo più utilizzati tra i giovani italiani di 13-15 anni sono le sigarette di tabacco (1 su 5 le fuma quotidianamente) e le sigarette elettroniche (18%). Riguardo la sigaretta elettronica, invece, i dati mostrano in soli 4 anni che la sua diffusione è diventata paragonabile a quella della sigaretta tradizionale.

Troppo facile ancora l’accesso all’acquisto di sigarette tradizionali presso le tabaccherie malgrado l’inasprimento della normativa.

L’accesso alla sigaretta elettronica è prettamente di comunità: 8 ragazzi su 10 la ottengono da un amico, il resto l’ha acquistata attraverso diversi canali (rivenditore, farmacia, Internet, ecc).

I dati sulla volontà di smettere di fumare non sembrano cambiare nel tempo. Risulta alta la percezione dei ragazzi di poter smettere quando vogliono (81%), però poco più della metà ha tentato realmente di farlo negli ultimi 12 mesi. Solo 1 intervistato su 2 ha ricevuto un aiuto per riuscire in questo intento.

Dati importanti che però non convincono completamente i ricercatori del CPCT entro per la Prevenzione e Cura al Tabagismo del Policlinico “Vittorio Emanuele” di Catania:

Riceviamo ogni anno giovani fumatori tra i 17 e i 25 anni, sia uomini che donne, che hanno bisogno di curare il tabagismo. Abbiamo numerosi accessi e tutti arrivano per smettere di fumare le bionde“.

A confermarlo è la dott.ssa Marilena Maglia, una delle ricercatrici del CoEHAR che da anni collabora con il Centro Antifumo del Policlinico di Catania. In una recente intervista la dottoressa Maglia ha spiegato la difficoltà di trattare questo tipo di pazienti fumatori.

“L’importante – spiega Marilena Maglia – è creare un’alleanza sincera e duratura con loro. Per far smettere di fumare i giovani è impensabile far leva sulla paura. Il divieto di consentire loro di utilizzare le e-cig per ridurre i danni da fumo non è sempre la soluzione più efficace. Bisognerebbe invece valutare la situazione caso per caso“.

A proposito dei dati di Global Youth Tobacco, abbiamo chiesto alla dott.ssa Maglia quanti casi sono stati registrati nel Centro di ricerca catanese rispetto a giovani che hanno iniziato con la sigaretta elettronica senza prima passare dal fumo di sigaretta convenzionale:

“Nessuno” – ha detto.

In America ancora fumatori in calo

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Una buona notizia arriva dall’America dove si fuma sempre meno. Nelle prime quattro settimane del mese di marzo, le vendite di sigarette hanno subito un fortissimo calo.  

Secondo i dati di Nielsen, azienda leader mondiale nelle ricerche di mercato, rispetto a un anno fa il volume delle vendite è diminuito dell’8,8 per cento.

Questo calo, è dovuto ad un numero sempre crescente di fumatori che abbandona la sigaretta tradizionale per passare al vaping. 

La vendita di sigarette elettroniche, dunque, continua a crescere  guadagnando fette di mercato mese dopo mese. 

Questo calo rappresenta un’ulteriore conferma della crisi che l’industria del tabacco ha iniziato ad affrontare dalla seconda metà del 2018, momento in cui il mercato delle sigarette ha iniziato a registrare un calo nelle vendite consistente, mediamente superiore al 5%. 

L’impatto di questa crisi è di per sé significativo, poiché un calo annuo dell’1% nei volumi di sigarette vendute si traduce in circa 125 milioni di pacchetti di sigarette combustibili che scompaiono dal mercato statunitense.

Ma se in America diminuiscono i fumatori, in Italia qual è la situazione ?  

Sono 12,2 milioni i fumatori e rappresentano il 23,3% della popolazione (22,3% nel 2017). Diminuiscono le donne tabagiste: il 19,2% rispetto al 20,8 dello scorso anno contro il 27,7% degli uomini rispetto al 23,9% del 2017. Gli ex fumatori sono invece il 12,9% e i non fumatori il 63,8%. Tra i 25 e i 44 anni abbiamo la prevalenza più alta di fumatori tra i maschi (35,7). Mentre nella fascia d’età 45-64 anni la prevalenza più alta è tra le donne (26,2). Oltre i 65 anni troviamo le prevalenze più basse in entrambi i sessi. Si fumano in media 12,3 sigarette al giorno. Rispetto all’area geografica la prevalenza di uomini fumatori è uguale su tutto il territorio. La prevalenza delle donne invece è più alta al Nord (22,6%) rispetto al Sud (17,8) e al Centro (13,8). Si fumano principalmente sigarette confezionate (92,3%) sebbene continui costantemente a crescere il consumo prevalente di sigarette fatte a mano (16,9%), significativamente più diffuso tra i giovani. 

Inoltre, in Italia gli utilizzatori abituali e occasionali di e-cig sono circa 1,1 milioni. Di questi il 60,3% sono fumatori, il 32,3% sono ex-fumatori e il 7,4% non ha mai fumato. Per quanto riguarda l’uso dei prodotti del tabacco di nuova generazione (tabacco riscaldato), li ha provati il 2,7% della popolazione, circa 1,4 milioni di persone. Di questi il 54,5 sono fumatori, l’11,4 ex fumatori e il 34,1 non ha mai fumato. La notorietà di questi prodotti in tre anni è quasi triplicata passando dal 21,5% al 52,3%. 

Questi sono solo alcuni dati del rapporto nazionale italiano sul fumo 2018.

Che cosa ci riserverà in termini statistici il 2019? Lo scopriremo a breve …

Il Santone dello svapo: “Ho smesso senza avere voglia di farlo”

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Ai microfoni di Gabriella Finocchiaro per la rubrica Gli influenti dello svapo, uno dei youtuber più noti del settore: il Santone dello Svapo.

Un validissimo strumento per aiutare i fumatori a smettere. Io mi sono trovato a smettere senza avere voglia di farlo“.

La Nuova Zelanda promuove le e-cig con una campagna di informazione

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Una bella ed efficace iniziativa viene lanciata dalla Nuova Zelanda: l’obiettivo è quello di incentivare il passaggio a forme di consumo del tabacco meno dannose – tra le quali vi sono incluse le sigarette elettroniche – che siano propedeutiche, in un secondo momento, alla completa cessazione.

La HPA (Health Promotion Agency) ha spiegato quelli che saranno i termini e gli obiettivi di questa iniziativa , tramite una nota diramata dal proprio sito ufficiale: “Abbiamo lavorato allo sviluppo di una campagna di informazione pubblica per incoraggiare e supportare i fumatori a passare al vaping”.

Per molti tabagisti incalliti, spesso passare allo ‘svapo‘, ossia all’utilizzo di una e-cigarette, rappresenta il primo passo per smettere di fumare completamente. 

I ricercatori hanno affermato che i risultati dello studio sarebbero applicabili anche all’Australia poiché, come ha spiegato Tony Blakely, docente dell’Università di Melbourne e uno degli autori principali della ricerca: “Nuova Zelanda ed Australia sono ragionevolmente simili in termini di percentuale di fumatori e malattie legate al fumo”.

Secondo l’indagine, pubblicata da ‘Epidemiology‘, il risultato più probabile di un aumento dell’utilizzo di e-cigarette sarebbe un beneficio per la salute equiparabile all’aggiunta di 19 giorni di salute alla vita di ogni neozelandese.

Poiché l’impatto a lungo termine dell’uso delle sigarette elettroniche è ancora incerto, la ricerca quantifica il ‘guadagno’ di “healthy days” in un range che va da due a 37 giorni; in generale, l’impatto complessivo viene considerato positivo sulla base di presupposti altamente realistici.

Lo studio sottolinea inoltre come una maggiore diffusione del vaping – attraverso la liberalizzazione del mercato delle sigarette elettroniche – porterebbe anche dei benefici di natura economica: il risparmio sarebbe stato quantificato in 3.4 miliardi di dollari neozelandesi (una media tra un minimo di 370 milioni e oltre 7 miliardi).

Rispetto  all’Australia, dove la commercializzazione delle sigarette elettroniche è soggetta a diversi tipi di limitazioni, la Nuova Zelanda ha di recente rimosso alcune restrizioni, consentendo agli adulti di accedere alla nicotina vaporizzata senza bisogno della prescrizione medica.

Viene anche raccomandato  che i prodotti per il vaping vengano venduti corredati da consigli qualificati sulle modalità di utilizzo. 

Coral Gartner, ricercatore e professore associato dell’Università di Queensland e coautore dello studio, ha spiegato che “politiche più severe sulle sigarette tradizionali, come ad esempio la riduzione dei punti vendita, potrebbe funzionare in tandem con un più ampio accesso ai prodotti per il consumo di nicotina vaporizzata, così da ottenere il massimo vantaggio dal punto di vista della salute pubblica“.

Inoltre, ha sottolineato ancora Gartner, vanno adottate misure che limitino il fenomeno del fumo giovanile tramite determinate restrizioni e una specifica regolamentazione per la distribuzione dei prodotti per lo svapo.

Ma in Italia qual è la situazione?

Sappiamo che ormai da tempo c’è il divieto di fumare nei luoghi pubblici ma può essere aggirato inalando una sigaretta elettronica (il cosiddetto ‘svaping’ o ‘svapo’, all’italiana) poiché questo genere di dispositivo, salvo alcune limitazioni, può essere utilizzato laddove le comuni sigarette sono vietate.

Esse rappresentano un’alternativa meno dannosa per la salute rispetto alle tradizionali sigarette e spesso sono la prima scelta di chi intende progressivamente smettere di fumare.

Anche noi auspichiamo un’efficace campagna di informazione in Italia, poiché tutto ciò che limita o addirittura elimina e incoraggia a smettere di fumare, ci rende più belli e sani …provare per credere !!!!

Nel mondo resterà solo l’Etna a fumare

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Il CoEHAR, il Centro di Ricerca dell’Università degli Studi di Catania per la Riduzione del Danno da Fumo, ha premiato ieri un gruppo di studenti del Liceo Statale Francesco De Sanctis di Paternò con uno dei bonus cultura previsti dal progetto “Education for a smoke Free World“.

I ragazzi di Paternò hanno partecipato ad una intera giornata di escursione sull’Etna, guidata dall’associazione Maremonti. Con loro c’erano anche i docenti dell’istituto, i referenti del centro universitario e alcuni giornalisti del territorio.

“Nel mondo resterà solo l’Etna a fumare” ha detto il prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR, durante la cerimonia inaugurale svoltasi lo scorso Dicembre presso la Torre Biologica dell’Università degli Studi di Catania.

Ricordiamo che “Education for a smoke Free World” è il progetto che ha coinvolto gli studenti di tre scuole del comprensorio etneo che hanno realizzato video amatoriali per combattere il fumo. In palio, una serie di Bonus Cultura per gli studenti, ovvero giornate dedicate alla scoperta di luoghi e tradizioni del territorio siciliano.

Già nelle scorse settimane, gli studenti dell’Istituto Comprensivo Statale “Antonio Bruno” di Biancavilla e dell’Istituto Comprensivo Statale “Campanella/Sturzo” di Catania hanno partecipato alla mostra dedicata a Salvador D’Alì allestita al Castello Ursino.

Ieri, invece, è stata la volta del De Sanctis di Paternò, premiato appunto con una visita guidata tra i sentieri del vulcano, tra meraviglie della natura e panorami mozzafiato.

I video antifumo realizzati dai ragazzi dell’IC di Luzzara

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“Il fumo passivo causa danni alla salute dei tuoi figli come asma, malattie respiratorie, otite e cancro ai polmoni e al seno”

Questo è solo uno dei messaggi fortissimi lanciati dai ragazzi dell’Istituto Comprensivo di Luzzara in provincia di Reggio Emilia che hanno realizzato per Liaf – Lega Italiana Anti Fumo una serie di video antifumo volti a sensibilizzare genitori e figli a smettere di fumare.

Smettere si può! Smettere è possibile!

“Cosa è il fumo passivo?

E’ quello inalato quando si sta a contatto con fumatori attivi”

“Respirando il fumo passivo danneggiamo: cervello, occhi, gola, cuore, polmoni, stomaco e intestino”

Un progetto interessante ed entusiasmante che ha accolto il nostro gradito apprezzamento e che ci fa comprendere come il coinvolgimento dei ragazzi possa rendere i nostri obiettivi sempre più vicini.

Questo vizio ti può restare fino alla fine dei tuoi giorni

“Il fumo di terza mano fa male come quello passivo perché le polveri sottili che si sono depositate nell’ambiente e sul corpo del fumatore vengono respirate, entrano nei polmoni e possono danneggiare l’organismo provocando gravi malattie”.

10 motivi per smettere o ridurre il danno da fumo

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Nuova puntata con “Gli influenti dello svapo”. Ai microfoni di LIAF, oggi risponde il prof. Fabio Beatrice, Direttore del Centro Antifumo dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, membro autorevole del comitato scientifico per la ricerca sulla sigaretta elettronica della Lega Italiana Anti Fumo e autore del nuovo libro “Senti chi Fuma“.

Riduzione del rischio da fumo: a che punto siamo in Italia? 

In Italia, la classe medica appare tutt’ora divisa. Ci sono esperti preoccupati dalla possibilità che i nuovi prodotti (sigaretta elettronica e fumo freddo) possano attrarre al fumo i giovani e che, in qualche modo, il loro consumo avvalli il principio che possa esistere un fumo non nocivo. Ci sono anche esperti che mettono al centro della questione la dipendenza e che considerano questo aspetto prioritario nell’ambito della tossicità del fumo.

Abbiamo dall’altro lato esperti che considerano globalmente la tossicità del fumo di sigaretta e che vedono nei nuovi prodotti del fumo una possibile tutela dei fumatori incalliti che non riescono o che non vogliono smettere: è la via della riduzione del danno. Questa posizione nasce dalla consapevolezza che i rischi della sigaretta dipendono da più fattori e non solo dalla dipendenza da nicotina. Il nuovo assetto legislativo sulle tassazione dei liquidi del fumo elettronico sembrerebbe, almeno in parte, un gesto politico di attenzione al principio pragmatico della riduzione del danno . 

Quali sono i vantaggi dell’utilizzo di e-cig? 

Il vantaggio della e-cig si apprezza ponendola in confronto con la sigaretta tradizionale.

La sigaretta elettronica non presenta combustione e l’inalazione del vapore contenente nicotina ed aromi consente certamente al fumatore di normalizzare i valori del monossido di carbonio (dato che io stesso ho dimostrato già nel 2015 e che risulta ampiamente confermato nel tempo).

I prodotti della combustione si abbattano drammaticamente al punto che il Ministero della Salute della Gran Bretagna ha confermato ancora in epoca recente una riduzione di tossicità del fumo elettronico rispetto al fumo tradizionale del 95%.

I prodotti della combustione sono rappresentati da 70 cancerogeni certi e varie centinaia di sostanze fortemente tossiche. Ovviamente il fumatore ha bisogno della nicotina che poi è anche il farmaco più utilizzato al mondo per sostenere la cessazione.

Dare inizialmente ad un fumatore una sigaretta elettronica priva di nicotina significa quasi sempre farlo fallire e riportarlo al consumo iniziale di sigarette. La tossicità da nicotina è nota da tempo.

E’ la sostanza che da il piacere del fumo e rende difficile smettere ma certamente non ha azione oncogena se non a livelli molto lontani dai consumi dei fumatori. Ha anche un impatto cardiovascolare ma anche in questo caso inferiore rispetto all’impatto che i prodotti della combustione hanno sulle pareti vasali. Quando in medicina si dice che si è in grado di risolvere un problema al 95% questo da molta sicurezza in termini di efficacia. Probabilmente sulla questione del fumo in generale, gli interessi economici, ideologici e politici sono molto presenti e quindi resta difficile trovare un punto di incontro che soddisfi tutte le esigenze .

Resta però come un macigno il fatto che in Italia fumino 12 milioni di persone e che nei centri antifumo per smettere di fumare arrivino non più di 16 mila fumatori, cioè una frazione piccolissima rispetto al mondo globale dei fumatori italiani. E’ evidente che la proposta di aiuto va in qualche modo riformulata e resa ricevibile. Continuano a morire 80 mila fumatori all’anno nel nostro paese ed aggredire questa cifra sembra prioritario . Non sembra giusto dare le spalle a questa evidenza del presente nel dubbio di ciò che potrebbe capitare domani . 

Ogni giorno assistiamo alla proliferazione di studi e notizie sui danni possibili causati dalle sigarette elettroniche. In generale cosa ne pensa? 

Penso che andrebbe messa pragmaticamente al centro un’azione di aiuto ricevibile rivolta ai fumatori che continuano a fumare e ad ammalarsi. Molte notizie che si leggono sui giornali, quando poi si va a consultare approfonditamente la fonte scientifica, appaiono davvero lontane dalla realtà del dato scientifico. Non è bene che questo accada perché produce confusione nell’opinione pubblica e porta discredito alla comunità scientifica.

Sono favorevole ad una discussione che veda coinvolti tutti gli attori. Per farlo è necessario superare contrapposizioni ideologiche e mettere al centro i dati scientifici e gli interessi economici per ciò che realmente sono. Poiché la Gran Bretagna è la nazione che in Europa è al primo posto nella lotta al tabagismo avendo un incidenza del fenomeno tra le più basse in assoluto, il fatto che abbia destinato al fumo elettronico un’attenzione così grande dovrebbe far riflettere. 

Nel suo libro 101 motivi per non fumare lei elenca tante buone ragioni per cercare di far capire quanto il fumo possa far male. Quali sono i primi 10 buoni motivi? 

  1. Smettere di fumare abbassa moltissimo il rischio di cancro, di infarto e di ictus.
  2. Se uno ama andare a correre, smettere di fumare migliora di molto la performance sportiva.
  3. Una buona ragione potrebbe averla una coppia di fumatori che desidera avere dei figli e non riesce: spesso smettendo si recupera la fertilità.
  4. Una mamma in gravidanza smettendo difende il suo bambino/a prevenendo rischio di aborto, di nascita prematura o di sottopeso alla nascita.
  5. Un bel ragazzo o una bella ragazza potrebbero aver interesse a smettere di fumare per puzzare un po’ meno ed avere una pelle in stato migliore.
  6. Chi ha in cura i denti farebbe bene a smettere perché fumare aumenta il rischio di complicazioni se per caso si deve installare un impianto o fare altre cure dentarie.
  7. Chiunque assume farmaci per svariate ragioni ha interesse a non fumare poiché le sigarette abbassano l’efficacia di azione delle medicine in maniera molto significativa: vale ad esempio per ipertesi, diabetici, iperuricemici ecc.
  8. Anche un allergico se fuma starà assi peggio.
  9. Ancora fumare riduce le prestazioni sessuali anche se i fumatori e le fumatrici si sentono leoni e leonesse!
  10. E’ una mera illusione data dalla nicotina ! Potrebbero fare di meglio! Credetemi, smettere è vincente!

Fumo e artrite reumatoide. Quali novità?

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Chi ha smesso di fumare da anni è esposto a un rischio inferiore di sviluppare artrite reumatoide rispetto a chi ha abbandonato le sigarette solo da poco tempo. 

È quanto emerge da uno studio USA pubblicato da Arthritis: Care and Research.

Da tempo il fumo è associato a un rischio aumentato di artrite reumatoide e smettere di fumare può ridurre tale rischio. Tuttavia, questo nuovo studio offre nuove evidenze in merito all’efficacia legata al tempo. 

Il fumo è il fattore scatenante in più della metà dei casi in cui la patologia si presenta in persone che hanno una qualche suscettibilità genetica. 

Secondo i ricercatori, è innegabile che esistano altri fattori ambientali che danno il via allo sviluppo della patologia, per esempio l’inquinamento atmosferico o fattori ormonali. Ma questi risultati – sostengono – sono più che sufficienti per invitare le persone con familiarità per artrite reumatoide a spegnere immediatamente la sigaretta. 

Oggi con questo ultimo studio si apprende che gli adulti che hanno smesso di fumare da decenni presentano un rischio inferiore di artrite reumatoide rispetto a quelli che hanno abbandonato le sigarette in periodi più recenti. 

<< Studi di popolazione come questo sono importanti nella formulazione di ipotesi relative agli eventi che si verificano nella fase preclinica dell’artrite reumatoide >> dice il Dr Salvatore Bellinvia, specialista reumatologo che da anni collabora con il team diretto dal Prof. Riccardo Polosa. 

<< In particolare – prosegue – le evidenze che associano il fumo di sigaretta con il rischio generale, nonche’ con la transizione tra la fase pre-clinica e clinica di questa patologia, suggeriscono come l’apparato respiratorio possa rappresentare un potenziale sito iniziatore nella patogenesi dell’artrite reumatoide. Questi dati confermano che anche il tempo gioca un ruolo fondamentale >> 

Sparks e colleghi hanno esaminato 38 anni di dati relativi a oltre 230.000 donne partecipanti al Nurses Health Study, di cui 1.528 con artrite reumatoide.

Rispetto alle donne che non avevano mai fumato, le fumatrici presentavano il 47% in più delle probabilità di sviluppare artrite reumatoide.

Le fumatrici presentavano anche il 67% in più delle probabilità di sviluppare la forma sieropositiva, che tende ad avere un decorso più grave con maggiori deformità articolari, disabilità e infiammazione.

Rispetto alle donne che avevano smesso di fumare nei precedenti cinque anni, quelle che avevano abbandonato le sigarette da almeno 30 anni avevano il 37% in meno delle probabilità di sviluppare artrite reumatoide sieropositiva. 

“Non si conosce invece – spiega Riccardo Polosa – il risultato su chi ha utilizzato strumenti come sigarette elettroniche per smettere di fumare. Servirebbero – aggiunge – studi longitudinali con gruppo di controllo costituito da vapers non ex-smokers per verificare l’effetto dell’esposizione alle sigarette elettroniche e la loro influenza sul profilo di espressione genetica ed epigenetica tra cui ad esempio anche il rischio di sviluppare artrite reumatoide”

In Nuova Zelanda addio alle Marlboro

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Philip Morris annuncia che la Nuova Zelanda sarà la prima “Smoke-free country” ad abbandonare la vendita di sigarette convenzionali. Quello che sembrava una prospettiva ancora lontana, sta pian piano diventando reale. 

Come già sapete, Philip Morris Internation ha investito quasi 7 miliardi di dollari per trasformare radicalmente la propria produzione. L’obiettivo è passare da una azienda che vende solo sigarette convenzionali ad una che vende solo sigarette elettroniche. 

Così, in una recente intervista, James Williams (general manager di PMI Nuova Zelanda) ha detto che proprio loro saranno i primi a trasformare il loro mercato in “cigarettes-free”.

Le politiche di protezione rispetto al fumo sono molto rigide in Nuova Zelanda. Il Governo ha aumentato di recente la tassa sui prodotti da tabacco, è vietata la pubblicità e non è permesso ai negozianti nemmeno mostrare i prodotti da tabacco.

Ci sono circa 605.000 fumatori attivi in Nuova Zelanda ma il dato che ha portato i vertici di PMI a prendere questa decisione è che il numero di fumatori tende a scendere velocemente, da circa il 20% nel 2007 si è passati al 16% del 2018. 

A Catania un seminario sull’organizzazione dei servizi sanitari

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Lunedì 11 marzo alle 11, nell’aula magna del Palazzo Centrale dell’Università, si svolge il seminario dal titolo “L’organizzazione dei servizi sanitari regionali alla prova del regionalismo differenziato“.

Ospite speciale è il prof. Renato Balduzzi, ordinario di Diritto costituzionale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, già ministro della Salute e componente del Consiglio Superiore della Magistratura.

L’incontro è anche occasione per presentare la rivista “Corti Supreme e Salute”, diretta dallo stesso Balduzzi.

prof. Agatino Cariola

A moderare il seminario, uno dei massimi esperti di legislazione antifumo italiani e membro della Lega Italiana Anti Fumo, il prof. Agatino Cariola.

Nel pomeriggio, a partire dalle 18, Renato Balduzzi e Agatino Cariola saranno ospiti della Scuola Superiore di Catania per conversare con gli allievi sul tema “Il diritto alla salute nei quarant’anni di Servizio sanitario nazionale“.