venerdì, Gennaio 24, 2025
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Vaping e BPCO: il nuovo trend delle bufale scientifiche

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Se da un lato il vapagismo sembra rivivere un nuovo rinascimento, dall’altro c’è chi ancora tenta di remare contro senza esclusione di colpi. E’ un po’ quello che sta accadendo in queste ultime settimane in cui abbiamo assistito al trend delle bufale scientifiche con una proliferazione di notizie su nuovi studi riguardo i possibili danni respiratori derivanti dall’uso di sigarette elettroniche. 

Saranno vere? 

In un nuovo studio pubblicato sulla rivista Drug and Alcohol Dependence condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università delle Hawaii si allude al rischio di contrarre malattia cronica ostruttiva del polmone (BPCO) e asma per gli utilizzatori di sigaretta elettronica.

Secondo gli autori, infatti, la comparsa di BPCO sarebbe tre volte più frequente in chi usa la e-cig rispetto a chi non la usa.

Ma la conclusione, probabilmente affrettata, alla quale sono arrivati gli autori non ha trovato accordo tra i più autorevoli scienziati del settore. 

Saranno vere? 

Lo scienziato Michael Siegel, docente della Boston University School of Public Health e membro del Comitato Scientifico Internazionale per la Ricerca sulle e-cig fondato dalla Lega Italiana Anti Fumo, in uno dei suoi recenti articoli su Tobacco Analysis, ha spiegato che la dimensione del campione usato per le analisi dello studio hawaiano è decisamente insoddisfacente: “Il dato shock di questo studio è che viene evidenziata un’associazione significativa di uso di sigaretta elettronica con BPCO tra i non fumatori,i ma non tra i fumatori”. E per Siegel “Questo ridicolo è ridicolo dato che è assodato che il fumo di sigaretta è un fattore di rischio primario per BPCO.” 

“Inoltre la dimensione su cui viene disegnata la conclusione – scrive – è talmente bassa che l’analisi è del tutto inaffidabile”. 

Peraltro, aggiunge oggi il prof. Riccardo Polosa direttore del CoEHAR – Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania: “Anche ammettendo un simile grado di pericolosità tra e-cigarettes e sigarette convenzionali, è fantasioso pensare che si possa sviluppare una BPCO in una arco di tempo così breve. Per un fumatore devono trascorrere mediamente 30-40 anni prima di sviluppare una BPCO. Sono preoccupato per i colleghi epidemiologici dello studio perché sembra che non abbiano chiari i concetti più elementari della fisiopatologia respiratoria”.

Se lo studio capitanato dal dott. Wills fosse realistico, aggiunge Polosa: “Oggi dovremmo avere un piccolo esercito in più di pazienti affetti da BPCO e cosi non è”. 

Come interpretare correttamente questi risultati?

“È noto che i fumatori che passano dalle sigarette convenzionali alle elettroniche possono avvertire alcuni sintomi come irritazione della gola e tosse secca riferibili a irritazioni dell’apparato respiratorio – ha aggiunto Polosa – si tratta di sintomi che spariscono con l’utilizzo regolare di elettroniche proprio a testimoniare che il tratto respiratorio umano crea risposte difensive quando viene esposto a stimoli aspecifici. Quindi lo studio Hawaiano dimostra semplicemente la stranota associazione tra iniziazione allo svapo e tosse secca irritativa, ma non BPCO!

L’aspetto più inquietante della vicenda sta nel fatto che la diffusione di queste bufale serve solo ad allontanare potenziali fumatori dalla possibilità di provare soluzioni più sicure e meno dannose.

Commissione Tecnica per gli Standard di Qualitá e Sicurezza delle E-cig. Prime norme tecniche in arrivo.

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“É una grande soddisfazione rilevare che la nostra prima norma tecnica – pubblicata dalla Commissione Europea lo scorso settembre – sia giá stata adotatta da ben 14 enti di normazioni europei” – è con questa affermazione che il prof. Riccardo Polosa ha introdotto i lavori del meeting annuale del tavolo tecnico CEN/TC 437 “Electronic cigarettes and e-liquids” tenutosi nei giorni scorsi a Milano.

Si tratta di un report tecnico che specifica esattamente cosa misurare nelle emissioni da sigarette elettroniche prima di metterle in commercio.

Polosa – nel suo ruolo di Presidente del gruppo di lavoro europeo CEN/TC437 dedicato alla definizione di requisiti e test per le emissioni provenienti dalle sigarette elettroniche – ha più volte sottolineato l’importanza strategica di dover stabilire in fretta le condizioni e i parametri degli strumenti necessari per una valutazione seria delle emissioni da e-cig.

L’incontro milanese ha sancito, in tal senso, la svolta definitiva e il raggiungimento di un ampio consenso dato che la norma sta venendo progressivamente adottata dai National Standard Bodies (n.d.r. i comitati di normazione a livello nazionale – per es. UNI per l ‘Italia).

La nuova norma tecnica (CEN/TR 17236:2018) elenca i costituenti da misurare nell’aerosol delle sigarette elettroniche e per ognuno di essi (carbonili, nicotina, metalli) dettaglia i metodi da utilizzare per attenersi a standard di qualità e sicurezza.

Una normazione equa e proporzionata con standard chiari e riconoscibili è indispensabile per garantire il consumatore e orientare la regolamentazione.

“I rischi per i consumatori possono essere affrontati solo richiedendo ai produttori di garantire la massima sicurezza e qualità dei prodotti – ha spiegato Polosa – oggi più che mai i consumatori hanno bisogno di verità e di certezze, non di bufale mediatiche”.

World Cancer Day: il monitoraggio del fenomeno non basta più

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Oggi è il World Cancer Day, la Giornata Mondiale contro il Cancro organizzata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il primo passo per prevenire efficacemente lo sviluppo dei tumori è adottare uno stile di vita sano. E smettere di fumare è indispensabile.

Lo slogan del 2019 è: “I am and I will” 

“Chiunque tu sia, hai il potere di ridurre l’impatto del cancro per te stesso, per le persone che ami e per tutto il mondo. È tempo di prendere un impegno”.

Per il prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania:

Adottare stili di vita sani, evitando le cattivi abitudini, è il primo passo per prevenire i tumori. In Italia nel 2018 si sono registrate più di 373.000 nuove diagnosi di tumore e questo dato è allarmante.

Il fumo e l’obesità sono cause modificabili della comparsa di alcuni tumori.

Il monitoraggio del fenomeno non basta più. Abbiamo il dovere di proporre soluzioni concrete soprattutto per coloro i quali importanti cambiamenti degli stili di vita risultano difficili. Smettere è vitale. Ancora più importante è smettere limitando l’incremento di peso come sta emergendo da studi recenti con le sigarette elettroniche. Proporre strumenti tecnologici alternativi è un approccio utile e innovativo per prevenire tumori“.





Ecig: un nuovo importante studio ne dimostra l’efficacia

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La ricerca compie un altro passo avanti importante e l’opportunità di un mondo senza fumo diventa ancora più vicina. Pubblicato, infatti, pochissimi giorni fa sul The New England Journal of Medicine (NEJM) uno studio che dimostra che le sigarette elettroniche sono lo strumento più efficace per smettere di fumare, meglio di altri prodotti come cerotti e gomme alla nicotina.  

Condotta in UK questa ricerca è stata finanziata dal National Institute for Health Research and Cancer Research UK. Ha visto coinvolti ben 886 fumatori che volevano smettere e a ciascuno di loro è stato assegnato, in modo casuale, o all’utilizzo di sigarette elettroniche o all’uso di terapie antifumo tradizionali a base di nicotina (es. cerotto). In ambedue i casi veniva associato un counselling antifumo per consentire una maggiore percentuale di successi.

Ai volontari di entrambi i gruppi è stato richiesto di partecipare ad almeno quattro incontri settimanali per verificare i loro progressi e affrontare le difficoltà, anche dal punto di vista psicologico. Periodicamente, i ricercatori hanno misurato la quantità di monossido di carbonio nell’aria esalata nel respiro dei partecipanti per misurare in modo più oggettivo i progressi nella riduzione del numero di sigarette fumate.

Il risultato è stato che il 18% di chi ha usato le e-cig ha smesso di fumare, mentre solo il 9,9% di chi ha usato le terapie antifumo tradizionali ha definitivamente abbandonato le sigarette convenzionali. 

Peter Hajek, autore principale dello studio e professore di psicologia clinica presso la Queen Mary University di Londra, intervenuto anche tra le pagine del New York Times, ha spiegato: “I professionisti della salute sono stati sempre riluttanti a raccomandare l’uso di sigarette elettroniche vista la mancanza di prove confermate da studi clinici randomizzati e controllati; i risultati di questo nostro studio possono contribuire ad una maggiore apertura dei medici nei confronti dell’uso di sigarette elettroniche”.

“Si tratta – commenta stamane Riccardo Polosa direttore del CoEHAR dell’Università degli Studi di Catania – di un risultato atteso. Già con il nostro studio ECLAT avevamo dimostrato 6 anni fa le potenzialità delle sigarette elettroniche come strumento per far smettere di fumare. La differenza sta nei numeri. Il gruppo del collega Peter Hajek riporta dati molto più lusinghieri dei nostri; questo è dovuto essenzialmente al fatto che gli autori anglosassoni hanno potuto utilizzare prodotti tecnologici più evoluti di quelli ‘primordiali’ impiegati nel nostro studio avviato nel lontano 2010. Nel futuro è quindi logico da aspettarsi un ulteriore miglioramento della validità di questi prodotti nella lotta al tabagismo>>

Grazie a questa nuova ricerca, inoltre, si testimonia nuovamente l’importanza della motivazione e del counselling psicologico. Elementi ampiamente condivisi e provati dagli studi condotti all’interno dei laboratori dell’Università degli Studi di Catania. “La motivazione e l’interesse a smettere sono infatti un elemento fondamentale quando si vogliono abbandonare le sigarette convenzionali” – ha concluso Pasquale Caponnetto, coordinatore del Centro Antifumo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania.

Salvador D’Alì: il premio per la miglior idea antifumo

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Education for a smoke free world” è il progetto realizzato in occasione della cerimonia inaugurale del CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da fumo) che si è tenuta lo scorso 20 Dicembre presso l’Università degli Studi di Catania.

L’iniziativa, nata in collaborazione con l’Ateneo catanese e LIAF – Lega Italiana Anti Fumo, ha coinvolto tre istituti scolastici del territorio provinciale etneo per la presentazione delle migliori idee utili a combattere il fumo.

Grazie alla collaborazione dei dirigenti scolastici, è stato possibile selezionare tre gruppi di alunni che, dopo un intenso lavoro di gruppo, hanno realizzato tre diversi cortometraggi amatoriale di grande impatto comunicativo e sociale.

Protagonisti dei “video antifumo” sono stati gli stessi alunni, le famiglie e gli insegnanti, tutti intenti a presentare l’idea migliore per la sensibilizzazione contro il fumo di sigaretta convenzionale.

Riccardo Polosa insieme ai ragazzi delle scuole

Un progetto lodevole che è solo all’inizio. Coinvolgeremo tutti gli istituti scolastici italiani perché sono convinto che stimolando la creatività dei ragazzi possiamo ottenere dei grandi risultati. La naturalezza e l’entusiasmo che abbiamo riscontrato – ha detto il direttore del CoEHAR Riccardo Polosa – ci ha dimostrato che in realtà un cambiamento è possibile e la prevenzione è il primo passo da compiere“.

I ragazzi delle tre scuole coinvolte sono state premiati, al termine della cerimonia, con dei Bonus Cultura, ossia giornate dedicate alla scoperta di luoghi e tradizioni del territorio siciliano.

  • Mercoledì 30 Gennaio gli studenti dell’Istituto Comprensivo Statale “Antonio Bruno” di Biancavilla sono stati ospiti del CoEHAR per una giornata culturale nel centro storico di Catania che si è conclusa con la visita guidata alla mostra di Salvador D’Alì in scena al Castello Ursino di Catania. (Guarda il video)
  • Venerdì 8 Febbraio sarà invece la volta dell’Istituto Comprensivo Statale “Campanella/Sturzo” di Catania.
  • Ed infine, nel mese di Marzo gli studenti del Liceo Statale “F. De Sanctis” di Paternò trascorreranno una giornata sull’Etna alla scoperta dei percorsi naturali e paesaggistici del nostro vulcano grazie alla collaborazione con l’associazione Maremonti.
https://youtu.be/a5l7YQrhAaM
Premio CoEHAR – visita guidata alla mostra di Salvador D’Alì


20 buoni motivi per smettere

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La motivazione è il primo passo. Volete smettere di fumare ma non è ancora arrivato il momento decisivo? Ecco tanti buoni motivi per farlo.

Indipendentemente dalle ragioni, sarà un piacere scoprire come la vostra vita migliorerà senza le sigarette.

  1. Migliorare la salute e l’aspetto fisico.
  2. Il rischio di tumore, infarto e patologie cardiache in genere, ictus, cataratta e altre malattie diminuirà drasticamente.
  3. Mi ammalerò di meno, soprattutto durante la stagione invernale.
  4. Respirerò meglio e tossirò meno.
  5. La pressione si abbasserà.
  6. Avrò una pelle più bella e sembrerò più giovane.
  7. Non avrò più le unghie e i denti macchiati.
  8. Risparmierò un sacco di soldi.
  9. Potrò trascorrere più tempo con la famiglia, lavorerò meglio e potrò dedicarmi al mio hobby preferito.
  10. Non dovrò più preoccuparmi di quando potrò fumare o dei divieti di fumo.
  11. Sentirò meglio i sapori.
  12. I miei vestiti non sapranno più di fumo.
  13. La mia macchina, casa mia e i miei figli non puzzeranno più di fumo.
  14. Potrò sentire meglio i profumi.
  15. Proteggerò i famigliari e gli amici dai rischi connessi al fumo passivo.
  16. I miei figli staranno meglio.
  17. Avrò più energie per dedicarmi alla famiglia e agli amici.
  18. Potrò avere figli perché fumare riduce la fertilità.
  19. Potrò fare sesso più a lungo perché fumare comporta un calo delle prestazioni sessuali.
  20. Sarò d’esempio ai miei figli, perché bisogna essere molto forti per riuscire a smettere. Chi smette, indipendentemente dall’età, corre un rischio minore di morire a causa di malattie legate al fumo:
    • Smettere a 30 anni: alcune ricerche hanno dimostrato che i fumatori che smettono di fumare intorno ai trent’anni riducono del 90% la probabilità di morte prematura a causa di malattie legate al fumo e guadagnano quasi 10 anni di aspettativa di vita.
    • Smettere a 40 anni consente di guadagnare circa 9 anni di aspettativa di vita.
    • Smettere a 50 anni: Chi smette di fumare intorno ai 50 anni dimezza la probabilità di morte prematura rispetto a chi continua a fumare e aumenta di sei anni la propria aspettativa di vita.
    • Smettere a 60 anni: Anche chi smette a 60 anni o dopo vive più a lungo di chi continua a fumare, mediamente circa tre anni in più. Smettere a seguito di un infarto permette di abbattere del 50% le probabilità di avere un secondo episodio.

Sentenza epocale della Cassazione: approvato risarcimento per danni da fumo passivo

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Finalmente un precedente. La Cassazione conferma il risarcimento per il danno da fumo passivo in ufficio.

La Cassazione (con ordinanza 276/2019, sezione lavoro) ha infatti definitivamente condannato Poste Italiane, in questo caso come datore di lavoro, a risarcire un proprio dipendente affetto da tumore con 174 mila euro.

Il dipendente, oggi novantenne, ha avuto danni alle corde vocali, ha perso tutti i denti, fa fatica a ingerire cibi (è costretto a un’alimentazione per lo più liquida) ma soprattutto non è mai stato un fumatore.

La sua colpa (se così la si può chiamare) è stata quella di aver svolto la propria attività lavorativa dal 1980 al 1994 “in locali insalubri, di ridotte dimensioni e saturi di fumo”.

Secondo i giudici, Poste italiane avrebbe dovuto tutelare le condizioni di lavoro del dipendente non fumatore, considerando gli effetti negativi sulla salute anche del fumo passivo.   

Un sentenza che crea per la prima volta un precedente importante e che consente di aprire nuove strade di legittimità per la tutela dei lavoratori dal fumo passivo.

Il fumo raddoppia l’età biologica

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La ricerca della Insilico Medicine, una compagnia americana con sede nei Johns Hopkins University’s Emerging Technology Centers che si occupa di biotecnologia e intelligenza artificiale, ha evidenziato come uomini e donne che fumano dimostrino in media circa il doppio dell’età biologica se paragonati ai non fumatori.

Lo studio pubblicato su Scientific Reports ha sfruttato l’intelligenza artificiale per analizzare la composizione biochimica del sangue di circa 149 mila adulti, in modo da analizzare l’impatto del fumo e le differenze di età biologica tra fumatori e non fumatori. 

Utilizzando dei modelli di previsione dell’età, è emerso che i fumatori hanno un rapporto di invecchiamento più elevato rispetto a chi non ha questa brutta abitudine.

Sia gli uomini che le donne dimostravano il doppio degli anni rispetto ai non fumatori.

Come evidenzia Polina Mamoshina, ricercatrice senior della compagnia: “Il fumo è un problema reale, che mina la salute delle persone, provoca morti premature ed è spesso la causa di molte gravi malattie. Abbiamo applicato l’intelligenza artificiale per dimostrare che aumenta significativamente l’età biologica”.

Inoltre, i risultati dello studio suggeriscono che l’analisi approfondita degli esami del sangue di routine potrebbe sostituire l’attuale metodo di auto-segnalazione dello stato di fumatore e valutare l’influenza che altri fattori ambientali e stili di vita hanno sull’invecchiamento . 

Il fumo resta la causa primaria del cancro

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Aumentano i numeri del cancro e la causa primaria resta il fumo.

E’ stato presentato infatti il volume sui numeri del cancro. Secondo gli esperti, i numeri sono in linea con quelli del 2017 ma registrano un leggero aumento delle diagnosi tra le donne (5.800 contro le 5.750 nel 2017). Il fumo è il principale fattore di rischio. I cinque tumori più frequenti sono quelli del colon-retto (1.750), mammella (1.650), polmone (1.350), prostata (950) e vescica (900). In calo i decessi.

Lo studio presentato in Regione Liguria è denominato “I numeri del cancro in Italia 2018” ed è stato realizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), da Fondazione AIOM e PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia).

Come ha spiegato Lucia Del Mastro, membro del Direttivo Nazionale AIOM: “Anche a livello nazionale si osserva un incremento delle diagnosi fra le donne, dovuto alla sempre maggiore diffusione dell’abitudine al fumo di sigaretta nella popolazione femminile. Il 23% delle liguri è tabagista. I dati contenuti nel libro permettono di impostare programmi efficaci di prevenzione: si deve fare di più per ridurre l’impatto di questa malattia perché oltre il 40% delle diagnosi, cioè più di 4.780 casi nella Regione ogni anno, è evitabile seguendo uno stile di vita sano (no al fumo, attività fisica costante e dieta corretta)”. 

Tra i tabagisti, circa uno su quattro consuma più di un pacchetto al giorno. L’esposizione al fumo passivo in ambito domestico è ancora rilevante. Il 21% dei liguri dichiara che nella propria abitazione è ammesso fumare; questa percentuale scende a un non trascurabile 12% fra coloro che vivono in case in cui sono presenti minori di 14 anni. Purtroppo è ancora scarsa l’attenzione dei clinici nei confronti di queste pericolose abitudini: solo il 24% dei liguri ha ricevuto, da parte di un operatore sanitario, il consiglio di effettuare regolarmente attività fisica, al 46% dei cittadini in sovrappeso o obesi è stato suggerito di perdere peso e solo al 47% dei tabagisti di smettere di fumare.

Riccardo Polosa

Oggi arriva anche il commento del professore Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo: “Che il fumo abbia raggiunto una diffusione epidemica anche tra le donne, era un dato già noto, anche grazie ai report diramati annualmente dal Ministero della Salute. La domanda da porsi é se si stia facendo veramente qualcosa di concreto oltre al semplice monitoraggio del fenomeno.
Quali sono i dati che arrivano dai Centri Antifumo della Regione Liguria? Quanti pazienti vengono assistiti e quanti riescono a smettere? La porta di uscita dal tabagismo è difficile da varcare. La diffusione di strumenti tecnologici alternativi alla sigaretta convenzionale possono essere di aiuto a smettere e a prevenire i tumori.

Prof. Purrello: “Il fumo può causare il diabete”

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Il fumo può causare il diabete. Infatti i fumatori hanno un rischio del 30-40% maggiore di sviluppare la malattia rispetto ai non fumatori e, maggiore è il numero di sigarette fumate al dì, maggiore è il pericolo di divenire diabetici. Per di più i diabetici fumatori hanno una difficile gestione della malattia (minor controllo glicemico) e maggior rischio di complicanze come l’infarto miocardico, la retinopatia o problemi renali. E’ quanto riportato online dai Centers for Disease Control and Prevention statunitensi.

“Si tratta di un dato assolutamente solido – spiega Francesco Purrello, presidente della Società Italiana di Diabetologia e ordinario di Medicina Interna all’Università di Catania -, di recente è stata condotta una vasta meta-analisi che associava il fumo proprio al rischio di diabete, con un effetto dose-dipendente, cioè con i fumatori pesanti (più di 25 sigarette al dì) che hanno più rischio-diabete dei ‘light smokers’ (non più di 10 ‘bionde’ al dì). Addirittura ci sono indizi tra fumo passivo e diabete”, continua Purrello.

Ci sono alcuni meccanismi che sono stati proposti per spiegare in che modo il vizio del fumo può portare al diabete, afferma l’esperto: la nicotina o qualche suo sottoprodotto sembra avere una azione sulle cellule del pancreas che producono insulina e naturalmente ha anche azione a livello vascolare, creando uno stato di infiammazione cronica che aumenta l’insulino-resistenza (cattivo funzionamento dell’insulina), alla base dell’esordio del diabete.

“Chi non ha il diabete e fuma ha il rischio che il diabete gli venga – ribadisce con forza Purrello. Il fumo è dunque uno di quei fattori modificabili, come la dieta e la sedentarietà, che possono davvero cambiare il corso della salute di una persona. Si può e si deve intervenire – sottolinea il diabetologo – perché è assodato che lo tsunami di casi di diabete sia prevenibile cambiando gli stili di vita”.

E non è tutto, il fumo nuoce anche a chi il diabete lo ha già: i diabetici, che già solo a causa della loro malattia hanno un rischio di infarto e ictus maggiore dei non diabetici, fumando impennano ancora di più il loro rischio cuore. Il paziente diabetico deve acquisire la consapevolezza che smettere di fumare è importante come cambiare alimentazione e fare attività fisica; deve far riferimento ove possibile ai centri antifumo e farsi aiutare anche su questo fronte, conclude Purrello.

Fonte ANSA