I giorni della rivoluzione
Eurispes lancia la ricerca sul vaping: si va verso la riduzione del danno
Si è tenuta questa mattina a Roma la presentazione della nuova ricerca Eurispes: “Verso la riduzione del danno. Il mondo del vaping alla luce della nuova regolamentazione fiscale”.
Nella Sala Cristallo dell’Hotel Nazionale in Piazza Montecitorio c’era anche il prof. Riccardo Polosa insieme al Presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara, al coordinatore della Ricerca Alberto Baldazzi, Mauro Ruggeri della Società Italiana di Medicina Generale, Antonella Panuzzo di UNIEcig, Dario Colaianni di Coiv e Mosè Giacomello di Vapitaly. A coordinare i lavori il direttore di SigMagazine, Stefano Caliciuri.
“Se si vuole veramente sradicare il tabagismo in questo paese – ha spiegato il direttore del CoEHAR, Riccardo Polosa – le attuali politiche di controllo del tabacco dovranno essere integrate con approcci innovativi che incoraggino la riduzione del rischio attraverso la promozione delle nuove tecnologie combustion-free tra i fumatori”.
Lo studio presentato da Eurispes propone un focus sul mondo della sigaretta elettronica che si avvale della prima rilevazione tra gli operatori del settore, realizzata attraverso un questionario compilato da più di 500 soggetti.
La ricerca comprende l’aggiornamento delle evidenze scientifiche, i confronti internazionali sul piano regolatorio e 20 interviste in profondità a personalità del mondo scientifico e clinico, delle istituzioni sanitarie nazionali e della comunicazione.
ECCO UNA SINTESI DELLA RICERCA REALIZZATA DA EURISPES
I medici di base: i prodotti a rischio ridotto rappresentano una opzione valida
“La scelta della classe medica deve essere quella di incentivare la cessazione del fumo. Di fronte all’impossibilità o alla mancanza di volontà di smettere del tutto,si possono prendere in considerazione valide alternative, come sigaretta elettronica e prodotti a tabacco riscaldato”. Lo ha spiegato Damiano Parretti, responsabile area cardiovascolare della Simg, la Società Italiana di Medicina Generale, riunita nei giorni scorsi in un congresso a Firenze. “Tali alternative – ha aggiunto Parretti – riducono il rischio di contrarre malattie da fumo correlate”.
“Nonostante si pensi che il fumo faccia male prevalentemente ai polmoni, in realtà un po’ meno note sono le conseguenze in termini di malattie cardiovascolari. Eppure il fumo ne è il maggiore responsabile in gran parte dei casi. Come medici di medicina generale, è fondamentale il dialogo col paziente fumatore per aiutarlo in un percorso che può avvenire per gradi” – ha concluso.
“Se un medico incontra un fumatore deve partire dal consiglio di smettere. Non bisogna avere alibi su questo. Il fumatore si deve proporre di smettere di fumare, che fa malissimo. C’è poi una larga fetta di fumatori che non sono in grado di ricevere questo consiglio. Questi fumatori non vanno lasciati a se stessi – come ha spiegato Fabio Beatrice, del comitato scientifico per la ricerca sulle sigarette elettroniche – Bisogna conoscere i device elettronici, i loro limiti, i loro vantaggi e bisogna poter creare nell’ambito del processo di cura una vera alleanza col paziente fumatore nella speranza di poterlo portare all’obiettivo finale che è la cessazione”. Per questo, Beatrice parla di una “alleanza tra medico fumatore”, che “non solo è necessaria ma è obbligatoria perché il paziente necessita di aiuto e il medico non ha un obbligo di guarigione, ma di cura, ha un obbligo morale soprattutto. Curare la persona vuol dire assecondarla e aiutarla nella ricevibilità delle terapie”.
In questo contesto abbiamo fatto delle domande anche al dott. Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale.
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Presidente, durante l’ultimo congresso della Società, avete affermato ancora una volta la vostra battaglia contro il tabagismo. Quali sono i dati del fumo in Italia?
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Qual’è il pensiero della Medicina Generale nei confronti dei sistemi a rischio ridotto?
Da trenta anni noi partecipiamo attivamente e organizziamo campagne per la disassuefazione e contro il fumo. Negli ultimi anni tali iniziative sono diminuite a causa di una riduzione o scomparsa dei finanziamenti europei. Riteniamo peraltro che il Medico di Base debba farsi carico anche di minimizzare i fattori di rischio per quella popolazione – quasi il 25% – che non vuole o non riesce a smettere di fumare. I prodotti a rischio ridotto rappresentano una opzione valida se correttamente indicati e sempre associati alle tecniche di disassuefazione.
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Lei crede che le sigarette elettroniche potranno un giorno essere prescritte anche dai medici di base?
Tentativi di questo tipo sono già attivi in Europa. Trovo naturale che il Medico di Medicina Generale si possa far carico di procedure del genere. Gli ostacoli sono legati a fattori culturali e ad una visione integralista dell’approccio alla riduzione del rischio del tipo tutto o nulla. Noi ci facciamo carico di tutti i problemi dell’intera popolazione del Paese e sappiamo che la riduzione anche parziale del rischio ha comunque sempre un impatto misurabile sulla riduzione degli eventi.
Il 20 dicembre apre a Catania il primo centro di ricerca per la riduzione del danno da fumo
Giovedì 20 Dicembre alle ore 10 nell’Aula Magna della Torre Biologica dell’Università degli Studi di Catania si terrà la cerimonia inaugurale delle attività del CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo (CoEHAR) diretto dal prof. Riccardo Polosa.
Sono stati invitati il Ministro della Salute Giulia Grillo e il Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci. Parteciperanno: l’Assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, il Rettore dell’Università degli Studi di Catania Francesco Basile ed il Sindaco di Catania Salvo Pogliese.
Inoltre, sono state coinvolte alcune scuole del territorio che presenteranno progetti per la sensibilizzazione e la lotta al fumo anche tra i minori.
La cerimonia è realizzata in collaborazione con LIAF – Lega Italiana Anti Fumo ed il CPCT – Centro Antifumo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania.
Martedì 18 Dicembre alle ore 17.30 il consiglio CoEHAR e i rappresentanti istituzionali dell’ateneo – nell’ambito degli eventi di apertura del Centro – parteciperanno alla rappresentazione dell’opera “La Capinera”, in scena in quei giorni in anteprima internazionale al Teatro Massimo Bellini di Catania con la collaborazione di Mogol.
lI CoEHAR voluto e diretto dallo scienziato catanese Riccardo Polosa è stato istituito a Marzo 2018 ed è dedicato allo studio degli effetti e dei danni prodotti sulla salute dal fumo di tabacco con particolare attenzione alle strategie per contenere e ridurre il rischio fumo correlato attraverso l’impiego di nuove tecnologie.
Il consiglio del Centro di Ricerca è composto da 40 accademici (medici, professori e operatori amministrativi) afferenti a tutti i dipartimenti dell’ateneo catanese che collaborano insieme per avviare progetti di ricerca e internazionalizzazione volti alla creazione e condivisione di scienza e conoscenza. Grazie a protocolli di partnership già avviati con atenei di 20 paesi diversi nel mondo, i ricercatori siciliani potranno lavorare in sinergia con gruppi di ricerca internazionali.
La missione del CoEHAR è quella di accelerare gli sforzi della ricerca scientifica per arrivare a ridurre l’impatto dell’abitudine tabagica sulla salute pubblica contribuendo a far diminuire il numero di morti da fumo in tutto il mondo.
https://www.youtube.com/watch?v=wqhfkZOyuKE
Scarica il programma
Giovedì 20 Dicembre – Torre Biologica (Cerimonia di inaugurazione)
Martedì 18 Dicembre – Teatro Massimo Bellini (invito riservato ai docenti del Consiglio)
Basta fisco: dal 2019 ci si concentri solo sulla riduzione del danno
“Anche in Italia, siamo pronti per spostare l’attenzione sul tema centrale della questione vaping: la riduzione del danno da fumo!” – è questo il commento che ieri il prof. Riccardo Polosa ha fatto leggendo le notizie della nuova e positiva situazione fiscale italiana.
“Con questo nuovo emendamento, infatti, dal 2019, l’attenzione del settore e-cig, che sino ad oggi si è concentrata nella difesa costante e determinata della propria stessa esistenza, potrà spostarsi sul miglioramento dei servizi e sull’innovazione tecnologica – ha spiegato Polosa – le vie più importanti per promuovere anche in Italia l’utilizzo delle e-cig come strumento alternativo e meno dannoso rispetto al fumo”.
Per riprendere la vicenda, ricordiamo che con l’emendamento presentato dal leghista Massimiliano Romeo (e riformulato più volte dal relatore), la commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato – nei giorni scorsi – lo stop alle imposte sulle e-cig per quello che si configura di fatto un salvagente per i commercianti del settore. Il governo nazionale con questa norma avrà tempo in attesa di una riforma fiscale sul mondo del vaping che sino ad oggi è stato soggetto alla stessa tassazione delle sigarette convenzionali. Il provvedimento ha stoppato di fatto il versamento dell’imposta sui liquidi con e senza nicotina da parte delle aziende. L’idea del governo è quella di creare in futuro un provvedimento ad hoc sul tema, senza dover così inserire una norma nella legge di Bilancio.
Nel frattempo, anche per Umberto Roccatti di Anafe ha affermato: “Adesso, dopo l’intervento fiscale, auspichiamo che le istituzioni sanitarie si impegnino in modo effettivo per l’incentivazione di prodotti a rischio ridotto come politica di salute pubblica, seguendo la strada già tracciata da alcuni grandi Paesi europei, a cominciare dal Regno Unito”.
Infine, in una nota stampa di INNCO, la coalizione globale di associazioni e svapatori, rappresentata in Italia da Carmine Canino, si legge: “Anche se la decisione finale non è perfetta, questo è un enorme passo avanti nella ricostruzione dell’industria italiana dello svapo. I vapers potranno finalmente accedere di nuovo a prodotti convenienti come nel 2013″.
Riccardo Polosa sul parere del Ministero: il principio di precauzione non è giustificato dalle evidenze
Roma, 21/11/2018– “Inammissibile il parere del Ministero sulla questione riduzione del danno” – è quanto affermano stamane le associazioni del settore dopo il parere integrale firmato dal Ministero della Salute e fornito alla commissione Finanze del Senato in relazione all’ipotesi di abbassamento delle imposte sui liquidi di ricarica.
“Paesi come l’America, la Gran Bretagna e Islanda hanno fatto dello svapo un modello di salute pubblica innovativo (e liberale) con una accelerazione nella riduzione del tabagismo che non ha precedenti nella storia – ha commentato il prof. Riccardo Polosa, direttore scientifico di LIAF – e il ricorso al principio di precauzione non è giustificato dalle evidenze scientifiche. Public Health England, Royal College of Physicians, e il National Academy of Science hanno pubblicato report ufficiali con i quali si evince chiaramente che le e-cig sono almeno il 95% meno dannose delle sigarette convenzionali”.
La direttiva 40/2014/EU che tutti gli operatori del settore conoscono meglio con il nome di TPD, stabilisce e regolamenta l’intero settore del vaping ma non si pronuncia in nessun modo sulla tassazione dei prodotti alternativi del tabacco di nuova generazione. Si limita semplicemente a stabilire i criteri secondo i quali questi prodotti devono essere venduti e confezionati, nulla di più.
Il summit di Ginevra (COP 8) ha sancito per la sigaretta elettronica un momento epocale legalizzando un suo ambito normativo ben chiaro e distinto dagli altri prodotti del tabacco. Molto positivo anche il fatto che non si sia più insistito nell’incaricare l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) a stilare preparare un dossier sulla tossicità dei prodotti da svapo; il taglio che si intendeva dare al dossier era palesemente mirato ad enfatizzare la presenza di sostanze chimiche negli aerosol emessi dalle sigarette elettroniche senza alcun riguardo per la evidente riduzione della tossicità a confronto del fumo di tabacco; uno strumento per la riduzione del danno deve essere analizzato in un contesto di raffronto col prodotto dal quale deriva tale danno (tabacco combusto).
“Lo stato è sì tenuto (ma non costretto) a sostenere una politica fiscale e dei prezzi riguardanti i prodotti del tabacco al fine di contribuire agli obiettivi di riduzione del consumo del tabacco, ma, da nessuna parte si parla di tassazione maggiorata nonché di regime fiscale quanto più possibile avvicinato a quello delle sigarette tradizionali” – ha affermato Carmine Canino, presidente Associazione Nazionale ANPVU.
La questione risulterebbe vera in assenza di altri prodotti legalmente fruibili ma di fatto non è così, le sigarette convenzionali sono facilmente reperibili e sono molto competitive dal punto di vista del prezzo di acquisto.
“Un inasprimento della tassazione sulle e-cig favorirebbe un ritorno al tabagismo – precisa Dario Colaianni, presidente Associazione Nazionale COIV– a meno che, contestualmente, non si svincoli la tassazione delle e-cig da quella del tabacco e la tassa sul tabacco aumenti di almeno il 50%, allineando così il costo del pacchetto da 20 con quello delle sigarette in Gran Bretagna”.
“Il Ministero, in questo modo, si sta arrogando con giri di parole. Piuttosto che disincentivare l’utilizzo del tabacco applicando tasse su quei pochi strumenti che effettivamente aiutano il consumatore a ridurre – se non a cessare – l’utilizzo del tabacco combusto, si concentri su metodi di prevenzione per evitare che ve ne siano di nuovi” – conclude Antonella Panuzzo, presidente Associazione Nazionale UNIECIG.
È indispensabile – secondo tutti i rappresentanti della associazioni – procedere ad una giusta qualificazione di liquidi e vaporizzatori per conferire loro finalmente la dignità che meritano: prodotti atti alla diminuzione e/o azzeramento del danno procurato dai prodotti del tabacco per tutti coloro che non riescono a raggiungere in altro modo la cessazione del fumo.
Polosa sulle sigarette light: l’analogia con le elettroniche è fallace
Riccardo Polosa interviene su alcune delle informazioni riportate sul dossier di Repubblica del 6 Novembre.
Nello specifico, in uno dei virgolettati del prof. Roberto Boffi, responsabile del centro antifumo dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, si legge:
«Se parliamo di innocuità, i dati che abbiamo a disposizione ci dicono che le sigarette elettroniche non lo sono. Abbiamo svolto diversi studi a riguardo, e quello che posso dire con certezza è che emettono polveri sottili, anche se in quantità 20 volte inferiore alle sigarette tradizionali; la svapata espone il consumatore a metalli pesanti come il nichel, cromo, argento e titanio, a volte in quantità superiore a quella contenuta nei prodotti contenenti tabacco, e persino a sostanze pericolose come la formaldeide, un noto cancerogeno». Questo non vuol dire che siano paragonabili alle sigarette – ammette l’esperto – ma di certo servono ancora studi di lunga durata per poter dare una risposta definitiva sui possibili effetti nocivi. «In questi casi il senso comune non basta – assicura Boffi – quando sono state introdotte sul mercato le sigarette light si diceva che facessero meno male di quelle normali, e oggi sappiamo invece che provocano tumori e disturbi respiratori al pari di quelle non light».
Il prof. Riccardo Polosa specifica che:
“Sulla questione tossicità, si sono acquisiti oramai dati sufficienti a supporto di quanto già stabilito da Public Health England e dal National Academy of Science statunitense – vale a dire che il profilo di sicurezza delle e-cig è almeno il 95% inferiore rispetto alle “bionde”. I nostri studi su pazienti affetti da malattie respiratorie che sono passati dal tabagismo al vapagismo non solo hanno evidenziato una buona tollerabilità di questi prodotti, ma hanno svelato miglioramenti delle prove respiratorie del tutto simili a quelli che normalmente si osservano in coloro che smettono di fumare. Molti dei dati allarmistici sulle e-cig derivano da sperimentazioni in vitro o in modelli animali in cui le condizioni degli esperimenti non hanno nulla a che vedere con le normali condizioni d’uso. Spesso le condizioni sperimentali allestite da alcuni ricercatori sono talmente estreme che non deve sorprendere la produzione di sostanze tossiche in quantità industriali. Alla stessa stregua di un ‘tostapane’ che viene settato a temperature elevate e per tempi prolungati, è logico aspettarsi un pancarrè carbonizzato e ricco di sostanze tossiche.
Spesso viene evocata una analogia tra sigarette light e sigarette elettroniche per mettere in guardia i potenziali consumatori sui possibili danni alla salute. Questa analogia è campata in aria. E’ vero che le sigarette light sono state commercializzate come a più basso rischio. Ed è anche vero che nonostante il loro basso contenuto in nicotina (Ndr. la nicotina di per se non causa malattie fumo correlate) si era poi dimostrato lo stesso rischio cancerogeno delle sigarette convenzionali. Come per tutti i prodotti a combustione, la pericolosità delle sigarette light è conseguenza della inalazione di migliaia di sostanze tossiche presenti nel fumo (causa primaria delle malattie fumo correlate). Il paradosso delle sigarette light era quello di indurre il fumatore a fumare di più e ad inalare un maggior quantitativo di sostanze cancerogene nel tentativo di approvvigionarsi di concentrazioni sufficienti di nicotina. Pertanto l’analogia tra sigarette light e sigarette elettroniche è fallace; i nuovi prodotti tecnologici per l’erogazione di nicotina non necessitano di combustione e questo contribuisce a migliorare esponenzialmente il loro profilo di sicurezza”.
Su Repubblica di oggi la “riduzione del rischio” del prof. Riccardo Polosa
Giorni intensi per lo svapo italiano. Dopo il servizio di Report condotto dalla giornalista Milena Gabanelli, stamattina un dossier pubblicato su Repubblica riporta questo titolo: “Svapare non è una buona idea“. Accanto però un’altro articolo cita alcuni studi condotti dal prof. Riccardo Polosa per dimostrare l’efficacia dello svapo nella riduzione del danno.
da REPUBBLICA 06/11/2018
Contro il cancro però è utile
Si chiama “riduzione del danno”. Le e-cig diminuiscono il rischio di mortalità prematura P er alcuni esperti l’alternativa è una sola: smettere di fumare. Altri hanno un approccio più laico, e accettano l’idea che per i tabagisti impenitenti anche scegliere il male minore, come una sigaretta elettronica, può fare la differenza. Viene definita riduzione del danno, e se chiedete agli inglesi non hanno dubbi: secondo Public Health England, l’agenzia inglese per la salute pubblica e la lotta alle dipendenze, in Gran Bretagna tra le 18mila e le 50mila persone smettono di fumare ogni anno con l’aiuto delle e-cig. E la Commissione scienza e tecnologia della House of Commons ha pubblicato di recente un rapporto in cui afferma che, seppur non prive di rischio, le e-cig offrono ai tabagisti l’opportunità concreta di ridurre sostanzialmente il rischio di morte prematura e disabilità. I dati italiani, purtroppo, raccontano una storia diversa: stando al rapporto nazionale sul fumo, realizzato da Doxa e Istituto superiore di sanità, nel 2017 poco più del 14% di chi ha provato ad abbandonare le bionde con la sigaretta elettronica è riuscito nell’intento. Risultati che riflettono differenti scelte di politica sanitaria, almeno secondo Riccardo Polosa, direttore del Centro di ricerca per la riduzione del danno da fumo dell’università di Catania: «Il Regno Unito ha dato dimostrazione di lungimiranza e coerenza ponendo il vapagismo al centro delle proprie politiche antifumo – spiega – da loro la prevalenza del tabagismo si è ridotta del 15% in soli tre anni, analogamente a quanto osservato in tutti quei paesi, come Svezia, Norvegia, Islanda e Francia, che hanno deciso di promuovere la sostituzione della nicotina con alternative a basso rischio » . Corretta informazione e una minore tassazione, che non equipari le e-cig ai prodotti contenenti tabacco, secondo Polosa sarebbero la chiave per ottenere risultati simili anche nel nostro paese. Perché, a detta dell’esperto, l’Italia starebbe perdendo l’occasione per una vera e propria rivoluzione. Per quale motivo? Promuovere l’utilizzo di un dispositivo non privo di rischi per la salute, specie in mancanza di dati affidabili, può in effetti sembrare una scelta contraria alla deontologia medica. Eppure la risk reduction è accettata nel contrasto alla dipendenza dalla droga, e persino nella scelta delle terapie chirurgiche, mentre, obietta Fabio Beatrice, direttore del Centro antifumo dell’ospedale S. G. Bosco di Torino: « Per il tabagismo continuiamo a perseguire l’obbiettivo della cessazione » . È vero dunque che con le e- cig non si risolve il problema della dipendenza, ma lo si sposta semplicemente verso un prodotto meno nocivo. Ma a fronte di quasi 80mila morti l’anno causati dalle sigarette, per Beatrice potrebbe essere arrivato il momento di un cambio di strategia: «Dobbiamo riuscire a raggiungere i fumatori con una proposta ricevibile, perché attualmente solo lo 0,1% chiede aiuto ai centri antifumo. E la sigaretta elettronica potrebbe essere un buon mezzo per tenere il fumatore legato al suo medico».
Polosa: nuove collaborazione con l’Università di Bucarest
Il prof. Riccardo Polosa in Romania per avviare le collaborazioni tra l’Università degli Studi di Catania e quella rumena.
Di seguito il commento del direttore del CoEHAR rilasciato alla stampa rumena:
“Ho accolto con entusiasmo l’invito del Rettore dell’Università Titu Maiorescu di Bucarest per sviluppare un programma di #ricerca comune incentrato sulla #riduzione del danno da #fumo di #sigaretta. A tal proposito, il Coehar Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo, di cui sono direttore, avvierà rapporti di collaborazione con l’ateneo della capitale rumena per progetti di valutazione scientifica e salutare da diffondere in ambito internazionale. Il primo di questi riguarda la valutazione della salute dentale in coloro che si sdoganano dal tabagismo per passare al vapagismo. Nel corso della mia breve visita a Bucarest, inoltre, ho avuto anche il piacere e l’onore di illustrare ai membri del parlamento rumeno le concrete opportunità di salute pubblica che si prospettano con la diffusione massiccia di questi nuovi prodotti combustion-free. Sebbene la Romania sia uno dei Paesi europei che ha approvato più in ritardo rispetto agli altri i divieti sul fumo, oggi i membri del governo hanno accolto con interesse le mie osservazioni sulla possibilità di utilizzare strumenti alternativi per limitare i danni da fumo e ridurre la prevalenza del tabagismo tra la popolazione Romena”.
COP 8 – Polosa: “Sancita la distinzione tra e-cig e bionda”
Dopo la conclusione dei lavori del COP8 di Ginevra, tre associazioni italiane – capitanate da Carmine Canino (presidente Anpvu), Dario Colaianni (presidente Coiv), Antonella Panuzzo (presidente Uniecig) – hanno diffuso proprio ieri una nota di commento alle decisioni prese nell’ambito della Conferenza delle Parti.
Nella nota anche una dichiarazione del prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR, che ha sottolineato come “Il summit di Ginevra ha sancito per la sigaretta elettronica un momento epocale con la distinzione chiara e definita tra e-cig e bionda. Era ora! – ha esclamato il professore, che ha poi aggiunto – molto positivo anche il fatto che non si sia più insistito nell’incaricare l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) a preparare un dossier sulla tossicità dei prodotti da svapo; il taglio che si intendeva dare al dossier era palesemente mirato ad enfatizzare la presenza di sostanze chimiche negli aerosol emessi dalle sigarette elettroniche senza alcun riguardo per l’evidente riduzione della tossicità a confronto del fumo di tabacco”.
“Consapevoli che nei prossimi mesi, a livello mondiale, si giocherà una partita determinante – continuano le associazioni – sul destino dei prodotti del vaping, ci sentiamo in dovere di sottolineare alcuni punti salienti per il futuro del nostro amato settore. In primis, ci preme evidenziare l’importanza che ha ormai assunto nella comunità scientifica internazionale il concetto della riduzione del danno, inteso come l’utilizzo di strumenti alternativi al fumo di sigaretta convenzionale (ad esempio le sigarette elettroniche) capaci di ridurre in maniera esponenziale i danni provocati dalla cattiva abitudine al fumo. Numerose evidenze scientifiche hanno dimostrato che il passaggio dal tabagismo al vapagismo arresta o riduce il danno fumo correlato anche in popolazioni vulnerabili come quelle di fumatori ipertesi, con malattie respiratorie croniche e affetti da schizofrenia.
A pochi giorni dalla conclusione a Ginevra del COP8, vogliamo qui commentare la recente presa di posizione dell’OMS che non include la sigaretta elettronica nella lista dei nuovi prodotti del tabacco e rimanda ogni decisione al 2020. Tale scelta, se da un lato costituisce uno “scampato pericolo”, dall’altro rappresenta una nuova opportunità di impegno e determinazione in vista di una decisione finale che dovrà per certo affrontare il dibattito con una visione diversa. D’altra parte non pensiamo che l’OMS avrebbe potuto far bene diversamente trattando allo stesso modo prodotti del tabacco e prodotti liquidi e dovendo differenziare tra vaporizzazione e combustione.
Abbiamo accolto bene la decisione dell’OMS di prendere le distanze dai c.d. “riscaldatori di tabacco” chiedendo una maggiore analisi sull’efficacia dello strumento. Mentre le elettroniche sono sotto la lente di ingrandimento dei laboratori scientifici internazionali da anni, i riscaldatori di ultima generazione necessitano di ulteriori studi specifici.
In ultimo, ma non per importanza, vogliamo precisare che stiamo attraversando un cambiamento epocale che eliminerà la combustione delle sigarette. Paesi come Francia e Regno Unito, sono baluardo di questa rivoluzione.
È indispensabile procedere ad una giusta qualificazione di liquidi e vaporizzatori per conferire loro finalmente la dignità che meritano: prodotti atti alla diminuzione e/o azzeramento del danno procurato dai prodotti del tabacco per tutti coloro che non riescono a raggiungere in altro modo la cessazione del fumo!
La speranza è che con l’imminente riforma dell’attuale regime fiscale dei liquidi da inalazione promessa dal Governo, possa finalmente aprirsi un fronte di concreta e fattiva collaborazione con le istituzioni sanitarie, come già avvenuto in altri Paesi. Vogliamo essere pronti, se e quando sarà richiesta, ad offrire tutta la nostra collaborazione, mettendo a disposizione tutti i dati e testimonianze che abbiamo raccolto in questi anni. Permane, con sempre maggior vigore, l’appello a tutti i Consumatori, Produttori ed esercenti a sostenere in ogni modo e forma gli obiettivi comuni“.