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On line il bando di idee per la realizzazione del logo CoEHAR

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E’ appena stato pubblicato il bando per il concorso di idee volto alla realizzazione del logo CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università degli Studi di Catania diretto dal prof. Riccardo Polosa.

Il bando è rivolto a studenti, dottorandi e giovani laureati da non più di 3 anni dell’ateneo catanese. Il termine ultimo per la presentazione degli elaborati è il 5 Novembre 2018. La proposta progettuale dovrà contenere l’elaborato grafico del logo e una breve relazione che descriva il concept del progetto.

L’ideatore del miglior logo CoEHAR vincerà un premio in denaro di euro 500,00 che sarà conferito con provvedimento del Magnifico Rettore, Francesco Basile.

Il logo dovrà rappresentare l’identità internazionale del CoEHAR e la sua più importante mission: rendere il mondo libero dal fumo.

Una giuria di esperti valuterà gli elaborati pervenuti sulla base dell’efficacia comunicativa, del valore estetico e della facilità di riproduzione. Il logo nuovo sarà presentato in occasione della cerimonia inaugurale del Centro di Ricerca catanese che si terrà nel mese di Dicembre.

Stiamo lavorando alla creazione di un Centro di Ricerca che, per la prima volta al mondo – ha detto Polosa – produrrà scienza con un sistema innovativo. Un approccio scientifico creativo e rivoluzionario consente di studiare i meccanismi che regolano la dipendenza tabagica con dirompente determinazione e con una molto più diretta efficacia. Siamo nel bel mezzo di un cambiamento epocale, e vogliamo che a guidarci siano le idee dei nostri giovani talenti“.

COP8 a Ginevra: un nuovo report di politica internazionale critica l’operato dell’OMS

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Inizia oggi a Ginevra il COP8, l’ottava sessione della Conferenza delle Parti alla Convenzione quadro dell’OMS per il controllo del tabacco. E mentre i delegati si riuniscono, un gruppo di scienziati tra i più autorevoli al mondo, firma un rapporto internazionale che critica duramente l’atteggiamento dell’OMS.

Niente fuoco, niente fumo: lo stato globale della riduzione del danno da fumo” è appena stato pubblicato da APO, l’osservatorio internazionale di analisi politiche, ed è firmato da tutti gli scienziati più autorevoli al mondo nel campo della ricerca internazionale per la riduzione del danno da fumo.

Riccardo Polosa

Tra loro anche Riccardo Polosa, il direttore del CoEHAR, il Centro di Ricerca Internazionale per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania.

Gli esperti accusano l’OMS di non rispettare gli obblighi del trattato internazionale che sostiene la diffusione di strumenti alternativi al fumo e meno dannosi per la salute e affermano che prodotti come le sigarette elettroniche, i dispositivi a tabacco riscaldato e lo snus svedese hanno avuto un enorme successo nel ridurre i tassi dal fumo nel mondo ed è per questo che l’ostilità storica dell’OMS è inaccettabile.

“L’OMS ignora il trattato che obbliga tutti i firmatari ad adottare l’approccio strategico della riduzione del danno da fumo per incoraggiare i fumatori a passare a prodotti più sicuri”, ha affermato il prof. Gerry Stimson di Knowledge Action Change (Londra), che ha commissionato la relazione.

Il rapporto elenca i 39 paesi in cui sono state vietate le sigarette elettroniche o i liquidi di nicotina e riporta alcuni esempi opposti. Tra questi:

  • la Norvegia dove – dopo l’introduzione dello snus – il tasso di fumo tra le giovani donne è crollato dal 30% a solo l’1%;
  • gli Stati Uniti che, con la rapida crescita dell’uso di sigarette elettroniche, hanno visto una netta diminuzione del fumo tra gli adolescenti;
  • il Giappone che, grazie al successo dei prodotti del tabacco riscaldato, ha visto un calo delle vendite di sigarette di un quarto negli ultimi 2 anni.

E’ stato sorprendente esaminare i dati e confermare che l’utilizzo delle e-cig è sempre legato ad una netta diminuzione dei tassi di fumo di sigaretta convenzionale. Qualunque sia la motivazione secondo la quale molti Paesi scelgono di mettere a bando la vendita di e-cig è bene per loro sapere di aver firmato un patto di amicizia con l’industria del tabacco”, ha detto Harry Shapiro, l’autore principale del rapporto.

Al COP8 parteciperanno i rappresentanti di 181 paesi. Tutti i 181 paesi che, secondo la Convenzione quadro dell’OMS sul controllo del tabacco, sono obbligati a seguire la teoria della riduzione del danno. Tuttavia, nonostante l’apparenza, il COP8 è tutt’altro che inclusivo perché negli anni ha visto restare fuori i consumatori, i giornalisti e persino l’Interpol.

Per promuovere un ulteriore dialogo e una maggiore partecipazione su questioni argomenti proprio in queste ore a Ginevra si sta svolgendo una riunione parallela al COP8 cui parteciperanno anche gli autore del report:

David Abrams, USA;

Amy Arthur, USA;

Scott Ballin, USA;

Clive Bates, Zimbabwe;

Atakan Befrits, Sweden;

Jeannie Cameron, UK;

Gregory Conley, USA;

Kim Dabelstein, Denmark;

Miroslaw Dworniczak, Poland;

Konstantinos Farsalinos, Greece;

Ryan Gelbart, Australia;

Judy Gibson, UK;

Joe Gitchell, USA;

Marewa Glover, New Zealand;

Bill Godshall, USA;

Wayne Hall, Australia;

James Hargrave, UK;

Bonnie Herzog, USA;

Zvi Herzig, Israel;

Sarah Jakes, UK;

Martin Jarvis, UK;

Cecilia Kindstrand-Isaksson, Sweden;

Patricia Kovacevic, USA;

Jacques Le Houezec, France;

David Levy, USA;

Karl Lund, Norway;

Angus McKay, Australia;

Colin Mendelsohn, Australia;

Barnaby Page, UK;

Tim Phillips, UK;

Riccardo Polosa, Italy;

Helen Redmond, USA;

Rajesh Sharan, India;

Saul Shiffman, USA;

Karl Snaebjornsson, Iceland;

David Sweanor, Canada;

Nancy Sutthoff, New Zealand;

Roberto Sussman, Mexico;

Bengt Wiberg, Sweden.

Polosa analizza 3 punti del report Eurispes

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All’indomani della pubblicazione del report di Eurispes, anche il prof. Riccardo Polosa commenta tre punti salienti del documento citando alcune delle attività già avviate all’interno del CoEHAR – il Centro di Ricerca Internazionale sulla Riduzione del Danno da Fumo appena istituito all’interno dell’Università di Catania.

Nuovi dati sui prodotti a rischio ridotto?

A Catania stiamo lavorando per stabilire – ha spiegato Polosa – grazie ai risultati della ricerca indipendente svolta all’interno del CoEHAR, il livello di riduzione del rischio dei nuovi prodotti del tabacco rispetto alle sigarette convenzionali. Riusciremo entro il 2019 a fornire al mondo i nuovi dati certi sull’efficacia delle e-cig nella riduzione del rischio da fumo“.

Non basta il desiderio per smettere, serve il supporto e l’assistenza

E’ un lavoro ambizioso ma quanto stabilito da Eurispes – aggiunge il direttore del CoEHAR – dimostra che abbiamo sempre avuto ragione. Pochissimi fumatori che vogliono smettere di fumare poi ci riescono davvero da soli (il 9% è quanto dimostrato dalla società). Un dato che segue il trend dei risultati raggiunti anche nei nostri laboratori catanesi dove solo il 15% di chi ha cercato di smettere da solo ci è riuscito mentre, tra chi ci ha provato affidandosi al supporto di uno specialista (che spesso consiglia strumenti alternativi), ci è riuscito il 50%. Sebbene ci si preoccupi degli effetti sulla salute, non si rinuncia facilmente al piacere della sigaretta ed è per questo che l’utilizzo di prodotti meno dannosi potrebbe essere la scelta giusta per creare un mondo senza fumo“.

“Open research” della ricerca antifumo

I dati fanno emergere un’altra criticità, anche questa più volte affrontata anche da noi, inerente la poca diffusione della conoscenza e delle informazioni sul tema della ricerca antifumo. Affrontare una rivoluzione significa anche monitorare i percorsi della scienza, condividerli con il pubblico, criticarli e comunicarli nel modo più corretto possibile. All’interno del CoEHAR – spiega Polosa – l’internazionalizzazione delle attività scientifiche è il terreno su cui sviluppiamo lo scambio di conoscenza con il mondo. Grazie ad un network di collaborazioni internazionali riusciamo a creare un flusso continuo di informazioni scientifiche aggiornate puntuali. Riuscendo presto a stabilire standard regolamentati per la ricerca sui prodotti alternativi al fumo, riusciremo anche a creare una piattaforma di ricerca aperta dove ciascuno potrà inserire il suo supporto accademico e la sua visione scientifica delle politiche antifumo.

… Cosi come lo Stato ha il dovere di informare sui pericoli del tabagismo, lo stesso Stato ha il dovere di riconoscere il più basso livello di rischio delle nuove tecnologie non combustibili … e di supportare e sostenere chi si occupa di questi temi”. 

Riccardo Polosa at the United Nations General Assembly

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New York 28/09/2018 – Professor Riccardo Polosa is in New York and he participated to the Third High-level Meeting on the prevention and control of noncommunicable diseases (NCDs) of the United Nations General Assembly.

An important opportunity for the CoEHAR’s director (Center of Excellence for the acceleration of HArm Reduction of the University of Catania, Italy) that he intervened as an authoritative member of the international scientific community on public health policy and solutions to reduce smoking risks in the world.

Riccardo Polosa was at the summit of Multi-stakeholder Panels 1, the session that examinated two important issues: strengthening health systems and financing for the prevention and control of NCDs and the promotion of healthy lifestyles. These diseases (such as diabetes, mental health conditions, cardiovascular diseases and cancer) represent indeed an important challenge for public health and for human development. And smoking is a primary risk factor.

In October 2017, in fact, the United Nations General Assembly published the document: “Time to deliver: report of the WHO Independent High-Level Commission on Noncommunicable Diseases” with the main recommendations for defeating non-communicable diseases, which are mainly caused by smoking, alcohol abuse, improper nutrition and low levels of physical activity.

The media attention towards this global event must echo the great revolution that the world is experiencing – said prof. Polosa – I have presented in NY the scientific evidence and the result achieved in many countries thanks to the tools that reduce smoking harm. We are fighting a great battle and we want to change the lifestyle of millions of people in the world. But it is necessary to have the support from the Institutions. This is a challenge that represent at the same time a great opportunity”.

Polosa is also special scientific advisor for INNCO, the International Network of Nicotine Consumer Organizations that has recently sent a public letter to the WHO with some specific requests: acknowledging that the use of ENDS/ANDS are part of an effective harm reduction strategy; reversing the decision taken at COP7 to invite countries to consider regulatory measures that might include restricting or banning the manufacture or importation; confirming that all Parties to the FCTC should regulate ENDS/ANDS separately from traditional combustible tobacco products.

New York is a primary strategy for a new wave of thinking and programming the global prevention. This week is also important for the 8th session of the Conference of the Parties (COP8) to the WHO Framework Convention on Tobacco Control (WHO FCTC), which will be held in Geneva (Switzerland) from 1 to 6 October.

READ ITALIAN VERSION

 

Polosa’s speech:

We have heard that in Zambia, Nigeria, Uganda, India, Bangladesh, Armenia (strong take against ECIGS – despite their 50% prevalence of smoking in man), Portugal, Ukraine, Brazil, Venezuela, Papua New
Guinea, NCDs is growing at fast rate – mainly led by combustion of tobacco and biomass fuel. 

Despite reassuring statistics by Mr Bloomberg and others, it is clear that tobacco control is NOT gaining any significant success in LMICs, in fact smoking prevalence – that is declining in most westernized civilization – is still growing amongst several LMICs at an alarming rate (and particularly amongst the young and poor).

Now, the question is: are we correctly addressing the challenge of smoking epidemic. Is there any other additional strategies that can help us accelerate the smoking end game? The Framework Convention on Tobacco Control Treaty recognizes harm reduction as an integral part of tobacco control as defined by Article 1(d). 

It is time to apply this strategy! It is time to integrate harm reduction strategies into existing tobacco control policies and to accelerate the decline in smoking prevalence, by allowing widespread access to combustion free nicotine delivery products.

Massive multi-million person real life “experiments” underway in Sweden, Norway, Iceland, the United Kingdom, USA, Japan and Korea all show massive reductions in smoking prevalence unheard of. The more than 1 billion smokers worldwide deserve to have as many options as possible in order to quit this deadly habit

Riccardo Polosa partecipa all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

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Riccardo Polosa domani a New York parteciperà alla Terza Assemblea Generale delle Nazione Unite istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sulle malattie non trasmissibili.

Un’occasione unica per il direttore del CoEHAR, il Centro di Ricerca internazionale per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania, che interverrà come autorevole membro della comunità scientifica internazionale per parlare di politiche di salute pubblica e di soluzioni utili a ridurre l’impatto del fumo nel mondo.

Dalle 11.00 del mattino di New York (le 17.00 ora italiana) e sino alle 15 (le 21.00 in Italia) il prof. Polosa parteciperà al Multi-stakeholder Panels 1, la sessione durante la quale si affronteranno due temi importanti: il rafforzamento dei sistemi necessari per prevenire e controllare le malattie non trasmissibili e la promozione di stili di vita più sani. Ricordiamo che queste malattie (rappresentate dal cancro, dalle malattie cardiovascolari, dal diabete e dai disturbi respiratori cronici) rappresentano oggi il principale rischio per la salute e lo sviluppo umano e hanno come fattore di rischio primario proprio l’abitudine al fumo

Ad Ottobre 2017, la stessa Commissione delle Nazioni Unite ha pubblicato il documento “Time to deliver: report of the WHO Independent High-Level Commission on Noncommunicable Diseases” con il quale sono state elencate le raccomandazioni prioritarie per contrastare la comparsa delle malattie non trasmissibili causate principalmente dal tabagismo, dall’abuso di alcol, dall’alimentazione non corretta e dai bassi livelli di attività fisica.

L’obiettivo degli scienziati, oggi, è quello di presentare al vaglio della Commissione proposte ed esempi di buone pratiche già condivise con successo in altri Paesi del mondo. 

Prof. Riccardo Polosa

L’attenzione mediatica verso questo evento di portata globale deve fare da eco alla grande rivoluzione che il mondo sta vivendo – ha detto il prof. Polosa prima della partenza per gli Stati Uniti – presenterò a NY le evidenze scientifiche ed i risultati raggiunti in molti Paesi in questi anni. Stiamo combattendo il fumo cercando di cambiare definitivamente lo stile di vita di intere generazioni. Ma è necessario che le Istituzioni ci supportino in questo cambiamento che può rappresentare una grande opportunità”.

 

Polosa partecipa all’assemblea anche come consulente scientifico di INNCO, la coalizione globale di associazioni di svapatori che, peraltro, proprio pochi giorni fa ha inviato all’Organizzazione Mondiale della Sanità una lettera aperta con la quale ha presentato le seguenti richieste:

  • Riconoscere l’uso di sigarette elettroniche come parte efficace della strategia di riduzione del danno;
  • Invertire la decisione presa alla COP7 per invitare i paesi a prendere in considerazione misure normative più restrittive sull’uso delle elettroniche;
  • Confermare che le sigarette elettroniche devono essere regolamentate come prodotti diversi dai tradizionali prodotti del tabacco.

Le decisioni che verranno prese a New York saranno il punto di partenza di un nuovo modo di pensare e programmare la prevenzione globale. E’ una settimana fondamentale per le scelte future di politica antifumo.

Dal 1 al 6 Ottobre, infatti, a Ginevra si terrà l’ottava sessione della Conferenza delle Parti (COP 8) alla Convenzione quadro dell’OMS per il controllo del tabacco.

 

LEGGI LA VERSIONE IN INGLESE

 

 

Sigarette elettroniche: tutto ciò che non è stato detto a “Tutta Salute”

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La notizia dell’allarme lanciato da FDA, come già spiegato nel nostro precedente articolo “Ai giovani va detto che svapare non è fumare, è ormai al centro dell’attenzione dei media italiani. Eppure le JUUL, le sigarette elettroniche al centro della querelle tutta americana, di fatto in Italia non sono commercializzate.
Ciononostante, la sigaretta elettronica è tornata ad essere argomento appetibile per numerose trasmissioni televisive e radiofoniche. E per spiegare l’efficacia/inefficacia dello strumento sono di nuovo tornate di moda le “intramontabili inesattezze” diffuse con, evidentemente, troppa superficialità.
Questa mattina, ad esempio, intervenuta durante la trasmissione “Tutta Salute” condotta da Pier Luigi Spada e Michele Mirabella su Rai 3, la dott.ssa Roberta Pacifici, direttore del Dipartimento di Farmacodipendenza, tossicodipendenza e doping all’Istituto Superiore di Sanità, ha fornito agli spettatori una serie di informazioni che riteniamo doveroso dover qui approfondire.
  • ROBERTA PACIFICI: “Non ci sono evidenze robuste che dimostrano l’efficacia della sigaretta elettronica per smettere di fumare”

PubMed, la banca dati ufficiale di tutte le pubblicazioni di ambito medico scientifico internazionale, fornisce un numero totale di quasi 4000 studi che affrontano il tema della ricerca sulla sigaretta elettronica. Si tratta di un campo di ricerca che è stato tra i più analizzati negli ultimi anni. Una percentuale altissima di questi studi, più della maggioranza, afferma che elettroniche fanno smettere di fumare. Ci chiediamo: ma robuste in che senso?

  • ROBERTA PACIFICI: “In Italia i dati dimostrano che i fumatori non sono in calo”

In Italia, i dati sull’abitudine al fumo diffusi nel 2018 hanno stabilito un numero di fumatori tra gli adulti pari a 12,2 milioni (dati Doxa) e un numero di utilizzatori abituali e occasionali di e-cig pari a 1,1 milioni (+fumatori, – svapatori).  Nel 2017, i fumatori erano 11,7 milioni e gli svapatori circa 1,3 milioni (- fumatori, + svapatori). L’aumento del numero di svapatori sembra essere negli anni un dato inversamente proporzionale al calo del numero di fumatori. Lo stesso dato, peraltro, si è registrato anche in Inghilterra nel 2016 quando all’aumento del numero di svapatori è corrisposto un calo del numero dei fumatori.

  • GIORNALISTA: “In america le e-cig stanno per essere vietate”

L’FDA ha lanciato un ultimatum a cinque delle maggiori aziende produttrici di sigarette elettroniche per evitare la vendita di e-cig tra i giovani. La stessa JUUL ha già dichiarato di aver investito 30 milioni di dollari per combattere il fenomeno della diffusione di e-cig tra i minori. L’America non ha vietato la vendita.

  • ROBERTA PACIFICI: “Non conosciamo gli effetti a lungo termine delle sigarette elettroniche”

La rivista scientifica internazionale “Scientific Report” del gruppo Nature ha indicato lo studio “Zero Rischi” – condotto dal team del prof. Riccardo Polosa – tra i 100 studi più letti al mondo. Lo studio – presentato a Londra nel Novembre scorso – ha dimostrato per la prima volta l’assenza di danni a carico delle vie aeree e dei polmoni in svapatori che hanno fatto uso regolare e protratto di sigarette elettroniche per un lungo periodo.

  • GIORNALISTA: “Svapare è un modo diverso di fumare”

Svapare non è assolutamente come fumare. Si tratta di due abitudini completamente diverse e con conseguenze nettamente opposte. La prima è il 95% meno rischiosa della seconda che può addirittura condurre alla morte.

Si smette di fumare anche durante “La Notte Europea dei Ricercatori”

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Venerdì 28 Settembre le luci si accenderanno solo sui ricercatori italiani. Sarà la “Notte Europea dei Ricercatori”, un evento promosso dalla Commissione Europea con lo scopo di creare un incontro con i cittadini e diffondere la cultura scientifica.

Da anni, ormai, questa manifestazione coinvolge molte città italiane che dedicano gran parte dei loro eventi di settembre proprio all’elogio della ricerca ed alla forza di migliaia di giovani che ogni giorno affrontano battaglie ideologiche, scientifiche, sociali e umani pur di portare a termine un solo obiettivo: aiutare il progresso.

Anche l’Università di Catania aprirà il suo palcoscenico. Un intenso programma di appuntamenti coinvolgerà tutto il Centro Storico e molte strutture pubbliche come i Laboratori Nazionali del Sud a piazza Università, il Monastero dei Benedettini, la Città della Scienza, le strade del centro e anche la Metro di Catania.

Un luogo innovativo che in questi mesi è stato scenario simbolico di diversi incontri istituzionali. Gli incontri riguarderanno laboratori, spettacoli, talk e attività pensate e realizzate per un pubblico di tutte le età. I temi affrontati saranno differenti: da quelli di frontiera della ricerca di base alle applicazioni tecnologiche nei campi più disparati, con una particolare attenzione alle sfide per il futuro.

E’, infatti, dall’innovazione condivisa che si crea il futuro. E Sud, si sa, è proprio eccellente in questo. La Sicilia è stata per secoli culla di migliaia di cervelli in fuga verso diverse parti del globo. Il loro più grande merito è quello di aver disseminando ovunque cultura, conoscenza e genio. 

In occasione della Notte dei Ricercatori anche la nostra LIAF – Lega Italiana Anti Fumo, insieme ai ricercatori del CoEHAR – Il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università degli Studi di Catania, parteciperà agli eventi già in programma.

Nello specifico, vi aspettiamo il 28 Settembre alle ore 19.30 presso la Metro Stazione “Giovanni XXIII” per il Minitalk dal titolo: Scienza e Società al quale parteciperà anche il prof. Pasquale Caponnetto con l’intervento intitolato: “La ricerca che ti aiuta a smettere di fumare“.

 

 

Nuovo lavoro del team CoEHAR pubblicato su European Respiratory Journal (ERJ)

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Nuovo lavoro del team CoEHAR pubblicato su Eurupean Respiratory Journal.

Secondo gli esperti, lo studio di Miyashita e colleghi – dal titolo “Il vapore di sigarette elettroniche aumenta l’aderenza degli pneumococchi all’epitelio delle vie aeree” – presentava delle incoerenze che andavano dimostrate.

Per capire bene la vicenda bisogna però fare un passo indietro nel tempo. Nei primi mesi del 2018, infatti, una ricerca scientifica di un gruppo di ricercatori londinesi, capitanati da Lisa Miyashita, ha pubblicato lo studio sulla prestigiosa rivista scientifica  European Respiratory Journal suscitando molto scalpore poiché suggeriva che l’utilizzo delle sigarette elettroniche aumenterebbe la suscettibilità alle infezioni da Pneumococco.

Tuttavia, lavorando allo stesso tipo di valutazione, il team di ricercatori del prof. Riccardo Polosa (tra cui Massimo Caruso e Lia Emma) in collaborazione con il gruppo del noto microbiologo del Dipartimento BIOMETEC dell’Università degli Studi di Catania, il prof. Pio Maria Furneri, ha studiato dettagliatamente il report di Miyashita e ne ha riscontrato una serie di criticità, raccogliendole nel lavoro pubblicato in questi giorni dalla stessa rivista (ERJ) dal titolo “Il vapore di sigarette elettroniche aumenta l’aderenza degli pneumococchi all’epitelio delle vie aeree in condizioni di esposizione abnormi.

Innanzitutto, lo pneumococco è un microbo che si trova generalmente nella gola o nel naso spesso senza provocare alcun sintomo. A volte però la sua presenza può causare l’insorgere di malattie non invasive (come otiti, sinusiti e bronchiti) o talvolta anche gravi (come polmoniti e meningiti) soprattutto se si considerano soggetti immunodepressi, come riferito dalla dr.ssa Virginia Fuochi, collaboratrice del prof. Furneri.

Pio Furneri

L’approfondita analisi dei metodi e dei risultati che hanno portato i ricercatori londinesi alle conclusioni infauste – ha spiegato Furneri – ha evidenziato che lo studio era stato impostato in maniera da esporre le cellule ad uno stimolo abnormale ed abnorme. Questo – ha aggiunto – ha esposto le cellule a stimoli eccessivamente stressanti, non paragonabili a quelli cui è sottoposto uno svapatore (neanche uno estremo!)“.

Inoltre, il team di microbiologi ha notato che il ceppo di pneumococco scelto da Miyashita e colleghi è un ceppo poco adatto a questo tipo di studi, poiché presenta una scarsa ripetibilità nella capacità di crescita, come pur confermato da precedenti studi condotti dallo stesso gruppo di Miyashita con questi batteri.

 

Massimo Caruso

Peraltro – ha aggiunto Massimo Caruso – dal lavoro è emerso che gli effetti osservati sulle cellule di epitelio nasale erano acuti e transitori, tanto che l’espressione del marcatore di danno nasale, scelto dai ricercatori inglesi, non mostrava differenza significativa tra un gruppo di soggetti sani non fumatori ed un gruppo di soggetti sani svapatori“.

Le conclusioni di Miyashita e colleghi sono in netto contrasto con le osservazioni sull’uomo riportate da numerosi trial clinici, tra i quali spiccano proprio quelli del team CoEHAR. Ed il punto resta sempre lo stesso, come sottolineato più volte dal direttore Polosa: “E’ necessario applicare standard di ricerca internazionali condivisi dall’intera comunità scientifica e regolamentati da un comitato autorevole”.

Polosa al primo summit sulla riduzione del danno in Spagna. Presenterà lo studio su elettroniche e cura della BPCO

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Dal 19 settembre a Barcellona, in Spagna, avrà inizio il primo congresso scientifico sulle sigarette elettroniche e la riduzione del danno da fumo.

Un momento importante per condividere insieme ai più illustri esponenti della comunità scientifica le ultime evidenze nel campo della ricerca sui prodotti alternativi al fumo di sigaretta convenzionale e sul loro utilizzo per ridurre i danni derivanti dall’abitudine al tabagismo.

Tra gli ospiti d’eccezione anche il nostro prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR – Centro di Ricerca Internazionale sulla Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania.

Con lui, Konstantinos Farsalinos, ricercatore presso il Centro di cardiochirurgia Onassis di Atene; Linda Bauld, vicedirettore del Centre for Tobacco Studies del Regno Unito; Ángel González Ureña, Direttore del Dipartimento Lasers e Molecular Beams, dell’Università Complutense di Madrid.

Uno degli esempi più significativi di questa prima edizione è lo studio che Polosa presenterà per la prima volta in Spagna sugli effetti della sigaretta elettronica come alternativa al fumo nei pazienti con BPCO

Carmen Escrig, consulente scientifico di ANESVAP e coordinatore internazionale dell’Organizzazione medica a supporto di Vaping e sigaretta elettronica (MOVE), ha sottolineato: “È un evento essenziale in un Paese in che, finora, ha voltato le spalle al potenziale riduzione del danno, ignorando tutte le prove scientifiche a sostegno. Speriamo che questo incontro segnerà un prima e un dopo nella lotta contro il fumo in Spagna”. 

Ai giovani va detto che svapare non è fumare. JUUL investirà 30 mln di dollari

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Come molti di voi già avranno letto, la scorsa settimana, la Food and Drug Administration, l’agenzia governativa statunitense che si occupa della sicurezza dei farmaci, ha lanciato un ultimatum a cinque delle maggiori aziende produttrici di sigarette elettroniche. “Se non adotteranno misure urgenti per bloccare la vendita di questi prodotti ai giovani – hanno avvertito – interverranno per bloccarne la commercializzazione. Il rischio è – affermano – quello di una epidemia dilagante tra i giovani”.

In America, infatti, la vendita delle JUUL (una particolare sigaretta elettronica molto simile ad una chiavetta USB) ha avuto una vendita incredibile negli ultimi mesi, tale da impattare in modo pesante sui dai relativi alla diffusione del tabagismo in quel paese, facendo abbassare clamorosamente gli indici di vendita delle sigarette convenzionali. Soprattutto trai giovani.

Proprio due giorni fa, la stessa azienda che commercializza JUUL ha diffuso un comunicato – rispondendo all’FDA – che chiarisce con fermezza la sua posizione nei confronti dell’ultimatum: “Stiamo lavorando ed investendo per combattere il secolare problema dell’uso illegale di sigarette elettroniche tra i giovani. Abbiamo stanziato 30 milioni di dollari di investimenti dedicati alla ricerca indipendente e per una informazione più corretta e responsabile mirata non solo ai giovani ma anche ai genitori”.

E continuano elencando una serie di azioni già in atto, tra cui: “un codice di marketing rigoroso, più sorveglianza tra i venditori, monitoraggio dei social media con relativa rimozione dei contenuti inappropriati, gestione di una linea dedicata alla prevenzione dell’uso di ecig tra i minori e sviluppi di materiale educativo”.

L’attenzione sollevata dalla stessa azienda e da tutto il mondo accademico – che in queste ore ha commentato la notizia dell’avvertimento di FDA – resta comunque alta su un punto centrale della questione che non è davvero stato affrontato: svapare una sigaretta elettronica e fumare una sigaretta convenzionale sono due abitudini completamente diverse e con conseguenza nettamente opposte. La prima è – come dice Riccardo Polosa – quasi a “Zero Rischi”, la seconda ha conseguenze mortali. Questo, peraltro, è lo stesso concetto più volte da noi diffuso e dimostrato dalle numerose evidenze scientifiche portate a termine da gruppi di ricerca internazionali.

Il prof. Polosa, direttore del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione dei Danni da Fumo intervenendo sulla questione ha spiegato: “Lo svapo nel tempo cambierà le sorti del fumo, invertendo completamente la rotta verso l’utilizzo di prodotti ad alto rischio ridotto. La riduzione del danno non è più solo un concetto o un ipotesi – ha aggiunto – è un vero e proprio percorso, sanitario e governativo, che molti Paesi hanno già intrapreso con risultati epocali. Cercare di evitare la diffusione dello strumento tra i minori è giusto e azioni condivise dalle industrie del settore, regolamentate come standard di responsabilità sociale, potranno di certo limitare l’avanzare di quella che secondo il comunicato di FDA sarebbe simile ad un epidemia. Certo resta che la diffusione dello svapo aiuterà milioni di fumatori a ridurre i danni da fumo”.

E resta doveroso sottolineare anche che i dati FDA non includono i numeri relativi alla frequenza di utilizzo o alle abitudini di juule (come lo si definisce in gergo americano) e non dimostrano la prevalenza del consumo di sigarette convenzionali rispetto alle e-cig. Quindi, paragonata alle abitudini da fumo dei giovani, non è possibile ne affermare che si tratta di un epidemia, ne testimoniare quanti di questi giovani di fatto siano passati dal fumo allo svapo, migliorando quindi le loro aspettative di vita.

A tal proposito, anche il New York Times, con un articolo firmato da David Leonhardt, ha scritto: “Se ogni fumatore adulto di sigarette convenzionali passasse a quelle elettroniche, i benefici per la salute pubblica sarebbero enormi poiché le elettroniche sono molto meno dannose”. Ciononostante, il giornalista americano ha ricordato che se il governo non tenta di limitare la diffusione di questi strumenti tra i giovani ci si potrebbe trovare tra 10 anni con una popolazione enorme di svapatori. Ma come si fa a scegliere per il futuro senza dei giovani senza invogliarli a votare sulle proprie scelte? Questa è domanda che il giornalista si è posto in sintesi, con una parabola politica, che ha messo insieme la vicenda FDA e JUUL ed il ritorno in campo di Barack Obama che attacca Donald Trump. E sottolineando che, è stato proprio Obama a dimenticare che quattro anni fa solo una persona su sei tra i 18 ei 29 anni ha votato, nonostante l’invito da parte di tutti. Questo probabilmente perché i giovani sono ormai disillusi nei confronti di qualsiasi voto o elezione.

Per quanto riguarda la situazione italiana, seppur di forte impatto mediatico, la notizia del comunicato di FDA in realtà non dovrebbe trovare riscontro in Italia o in altre Paesi dove le JUUL non sono di fatto commercializzate.

In queste ore abbiamo letto ed ascoltato concetti ed affermazioni “falsate” in merito alla questione svapo e fumo. Giornali, Tv e Radio (tra queste citiamo anche la nota trasmissione radiofonica RadioDeeJay) hanno diffuso messaggi fuorvianti.

E’ importante rimarcare che: “Svapare non è fumare”. E lo sanno bene anche Fedez e Jay Ax.

Innanzitutto, perché la nicotina non è di fatto la vera causa della comparsa delle malattie fumo-correlate. “Non si muore per la nicotina – ha sempre spiegato Polosa – bensì per il cocktail di sostanze tossiche liberate dal processo di combustione del tabacco”.

Secondariamente, perché è noto che le sigarette elettroniche sono per il 95% meno dannose rispetto alle sigarette convenzionali e possono essere utilizzate anche per far smettere di fumare pazienti affetti da malattie cardiorespiratorie come affermato nel dossier della massima autorità di sanità pubblica inglese – Public Health England.