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GTNF 2018 a Londra, l’atteso intervento del prof. Polosa

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Londra, 14 settembre 2018 – Una tre giorni interamente dedicata alla riduzione del rischio, per discutere tutti gli aspetti riguardanti i prodotti della filiera e fare il punto sullo stato dell’arte degli ultimi dispositivi a potenziale rischio ridotto, sin dalle e-cig al tabacco riscaldato, le cosiddette “sigarette che non bruciano”.

Questo l’obiettivo del “The Global Tobacco and Nicotine Forum’ 2018″ che si concluderà proprio oggi a Londra. Si tratta di uno dei più importanti appuntamenti del settore, inaugurato 10 anni fa.

Nel corso delle numerose sessioni già programmate, esponenti del mondo scientifico e regolatorio ma anche industriale ed economico, hanno fatto il punto sul presente e sul futuro di un’industria che tende sempre di più verso la riduzione del danno e l’innovazione tecnologica. “Il nostro scopo – hanno sottolineato gli organizzatori – è quello di approfondire il dibattito sul tabacco, la nicotina e la salute pubblica, affinché questo possa portare a percezioni e decisioni più equilibrate e informate da parte di tutte le parti interessate”.

Non a caso, tra gli ospiti più attesi, c’è stato anche il nostro il prof. Riccardo Polosa, neo direttore del CoEHAR, il primo Centro di Ricerca Internazionale per la Riduzione del Danno da Fumo.

Stiamo attraversando un periodo di cambiamento epocale e da un cambiamento come questo può nascere una grande opportunità” – ha detto Polosa intervenendo alla conferenza stampa d’apertura della manifestazione.

Seguire questo cambiamento però – ha spiegato lo scienziato catanese – significa anche monitorare i percorsi della scienza, criticarli e comunicali nel modo più corretto possibile. Purtroppo la proliferazione selvaggia di ricerche che non si basano su standard di ricerca condivisi, è un problema serio. Sono urgenti standard internazionali per un rilancio del rigore nel campo della ricerca applicata alle nuove tecnologie per la riduzione del rischio. Auspico che esperti internazionali – ha concluso – possano lavorare insieme per stabilire e sottoscrivere delle linee guida che possano garantire i più alti standard di qualità degli studi“.

Riccardo Polosa al Parlamento Giapponese per un approfondimento sul tema della riduzione del rischio

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Il prof. Riccardo Polosa è stato invitato a un incontro con i rappresentanti del Parlamento Giapponese per un confronto sulle nuove normative antifumo che entreranno in vigore nel 2020 in occasione delle Olimpiadi di Tokyo e per avviare i primi rapporti istituzionali con il CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Catania.

Riccardo Polosa e Kazunori Tanaka

Proprio stamane, infatti, Polosa è stato ricevuto al The National Diet (il Parlamento giapponese che ha sede a Tokyo) dal vice Ministro delle Finanze, Kazunori Tanaka per un confronto sul tema delle nuove tecnologie a rischio ridotto.

Il Giappone ha una elevata prevalenza di tabagismo con circa 30 milioni di fumatori. Le regole relative al fumo sono alquanto singolari e diametralmente opposte a quelle applicate in Europa. Sebbene a Tokyo non sia consentito fumare negli spazi aperti (fumare per strada è considerato da maleducati), si può farlo in quelli chiusi (compresi bar e ristoranti).

Come noto, il paese del sol levante ha sempre avuto una particolare ed accentuata attrazione per la tecnologia. Proprio per questo negli ultimi anni, grazie anche ad una legislazione più permissiva nei confronti dei prodotti contenenti tabacco, la vendita dei prodotti a tabacco riscaldato ha raggiunto risultati impensabili. Nel giro di soli tre anni, 2 fumatori su 10 in Giappone utilizzano riscaldatori di tabacco; Iqos e Glo sono tra i più venduti, ma è atteso anche l’avvento dei riscaldatori ibridi come il Ploom Tech. Di contro la commercializzazione delle sigarette elettroniche con nicotina obbedisce alla normativa farmaceutica e pertanto risulta fortemente penalizzata.

Il boom che ha consentito a milioni di giapponesi di uscire definitivamente dal tabagismo è diventato in pochissimo tempo un caso-studio internazionale.

Polosa ha incontrato per conto del CoEHAR diversi stakeholders e ha potuto verificare di persona l‘entità e l’impatto che questo fenomeno sta avendo in quel paese. Noto per essere l’autore più produttivo al mondo nel campo della ricerca applicata agli strumenti alternativi al fumo di sigaretta, lo scienziato catanese ha illustrato le teorie ed i risultati della sua ricerca ai rappresentanti del governo nipponico e ha ottenuto dal vice-ministro Tanaka l’impegno per un simposio internazionale sul tema delle nuove tecnologie a rischio ridotto, che probabilmente si terrà a Tokyo entro il prossimo anno.

Questa esperienza nipponica – ha commentato il professore Polosa – mi ha insegnato che la promozione a l’accettazione delle nuove tecnologie per riduzione del danno da fumo può dare risultati straordinari in termini di salute pubblica – e ha aggiunto – la completa comprensione di queste potenzialità da parte del vice-ministro Tanaka mi ha sorpreso positivamente

L’uso di sigarette elettroniche può invertire il danno causato dal fumo di tabacco nei pazienti con BPCO, anche nel lungo termine

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CATANIA, 22 agosto 2018 – Un nuovo studio pubblicato sull’International Journal of Chronic Obstructive Pulmonary Disease, e guidato dal prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHARCentro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo del Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università degli Studi di Catania, suggerisce che l’uso di sigarette elettroniche può invertire alcuni dei danni derivanti dal fumo di tabacco nei pazienti con broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO). Inoltre, l’uso della e-cig sembra migliorare i parametri obiettivi e soggettivi della BPCO anche nel lungo periodo.

In uno studio durato 3 anni, gli investigatori hanno condotto una rivalutazione prospettica delle variazioni dei parametri respiratori oggettivi e soggettivi in ​​un totale di 44 pazienti con BPCO, confrontando 22 pazienti che avevano smesso di fumare o avevano sostanzialmente ridotto grazie all’utilizzo della e-cig, e 22 pazienti di controllo che invece erano fumatori che non usavano la e-cig al momento dello studio. I risultati convincenti della ricerca hanno mostrato che i pazienti con BPCO che passavano alla sigaretta elettronica presentavano effetti positivi anche dopo 3 anni. Ecco quali:

  • Riduzione significativa dell’uso di sigarette di tabacco (da una media di 21,9 sigarette al giorno a una media di 2 sigarette al giorno a un anno di follow-up);
  • Attenuazione marcata delle infezioni respiratorie e delle riacutizzazioni della BPCO, con una fisiologia respiratoria non aggravata dall’uso della e-cig;
  • Miglioramento costante dello stato di salute generale e delle performance di attività fisica;
  • Tasso di recidiva alla sigaretta di tabacco molto basso (solo l’8,3% dei pazienti è ritornato a fumare)

È importante sottolineare che persino i pazienti affetti da BPCO che usavano la e-cig ma continuavano a fumare sigarette convenzionali (dual user), riducevano il consumo giornaliero di sigarette convenzionali di almeno il 75%, e mostravano miglioramento nei parametri respiratori e nella qualità della vita.

Sebbene la dimensione del campione nello studio fosse relativamente piccola, i risultati potrebbero fornire prove preliminari che l’uso a lungo termine della e-cig non dovrebbe comportare gravi problemi di salute nei pazienti con BPCO.

La BPCO è una malattia polmonare cronica e progressiva, molto invalidante e non del tutto reversibile, causata soprattutto dal fumo di sigaretta, e che in Italia colpisce circa 3 milioni di persone. “Smettere di fumare è dunque una strategia chiave non solo per prevenire l’insorgenza della BPCO, ma anche per fermare la sua progressione verso stadi più gravi della malattia – ha commentato Polosa – dato che molti pazienti con BPCO continuano a fumare nonostante i loro sintomi, la sigaretta elettronica potrebbe essere un’alternativa efficace e sicura alle sigarette di tabacco anche in questa popolazione vulnerabile. Durante il periodo di osservazione di 3 anni, solo due pazienti (8,3%) hanno ripreso a fumare, ed entrambi i pazienti erano già dual user“, ha aggiunto.

Questa è una considerazione importante, poiché nelle popolazioni di fumatori con BPCO i programmi antifumo standard hanno scarsa efficacia a causa dell’elevato tasso di recidive.

Il dott. Pasquale Caponetto, co-autore dello studio, suggerisce che il basso tasso di recidiva dei fumatori con BPCO passati a e-cig è dovuto al fatto che: “questi strumenti riproducono l’esperienza del fumo e i rituali accompagnatori con grandi effetti compensativi sia fisici che comportamentali”.

In termini di miglioramento della salute, il co-autore dott. Massimo Caruso sostiene che “il dimezzamento delle riacutizzazioni della BPCO nei pazienti che avevano smesso o ridotto considerevolmente l’uso di sigarette di tabacco dopo il passaggio alla e-cig è una scoperta straordinaria che conferma il potenziale di inversione del danno di questi prodotti”.

Il lavoro intrapreso da Polosa e colleghi contribuisce alla crescente letteratura in questo campo, riconoscendo che la sigaretta elettronica è molto meno dannosa dei prodotti a tabacco combustibile.

Richiedi il comunicato stampa completo: [email protected]

Parlamento Inglese: Rapporto della commissione scientifica sul vaping

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Ancora una volta, il governo inglese si conferma baluardo internazionale nella lotta al fumo dimostrando che la sigaretta elettronica è lo strumento più efficace per ridurre i danni del tabagismo.

La Commissione Scienza e Tecnologia dell’House of Commons ha appena pubblicato, infatti, il rapporto finale sulla sigaretta elettronica realizzato anche grazie alle valutazioni scientifiche fornite dal prof. Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR – Centro per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania.

 

“La relazione del Comitato – ha detto Polosa – riconosce che, sebbene le e-cig non siano prive di rischio, i fumatori che passano completamente allo svapo riducono sostanzialmente la probabilità di morte prematura e disabilità causata dal fumo di sigaretta convenzionale”. 

 

Quasi 3 milioni di persone nel Regno Unito stanno attualmente utilizzando le elettroniche, e si stima che circa 470.000 persone stiano smettendo grazie ad esse.

Nel comunicato stampa diffuso dalla commissione nei giorni scorsi si legge: “Le sigarette elettroniche, stimate al 95% meno dannose delle sigarette convenzionali, sono troppo spesso trascurate come strumento per smettere di fumare. I regolamenti dovrebbero essere riconsiderati in relazione alle opportunità fornite, alla prescrizione e alla pubblicità dei loro benefici per la salute. Inoltre, deve essere riconsiderato il livello di tassazione e uso nei luoghi pubblici”.

I parlamentari inglesi avvertono: “Idee sbagliate sulle sigarette elettroniche eliminano l’opportunità per il governo di affrontare efficacemente una delle principali cause di morte”.

Nel rapporto, il Comitato esamina le attuali evidenze sulla nocività delle sigarette elettroniche rispetto alle sigarette convenzionali e analizza le politiche sullo svapo concludendo che le sigarette elettroniche non devono essere trattate allo stesso modo di quelle convenzionali. Il comitato rileva, altresì, che le sigarette elettroniche non rappresentano una porta di ingresso significativa al fumo per i giovani non fumatori.

In una serie di richieste formali, gli esperti chiedono al governo di:

  • Prendere in considerazione una regolamentazione basata sul rischio che si rifletta in diversi livelli di tassazione e diversi approcci alla pubblicità in base al rischio effettivo dei prodotti;
  • Riconsiderare l’uso delle e-cig in luoghi pubblici, e rivedere i limiti sulle dimensioni e il contenuto di nicotina dei liquidi;
  • Sostenere un programma di ricerca a lungo termine supervisionato anche da Public Health England;
  • Estendere la ricerca anche ai prodotti a tabacco riscaldato;
  • Rivedere l’attuale divieto governativo sulla vendita e uso dello snus.

Norman Lamb MP, presidente del comitato scientifico e tecnologico, ha dichiarato infine che: “Il fumo rimane una crisi sanitaria nazionale e il governo dovrebbe prendere in considerazione modi innovativi per ridurre il tasso di tabagismo. Le sigarette elettroniche sono meno dannose delle sigarette convenzionali, ma le attuali politiche e normative non riflettono sufficientemente questo aspetto e le imprese, i fornitori di servizi di trasporto e i luoghi pubblici dovrebbero smettere di considerare le sigarette convenzionali come se fossero la stessa cosa. Non ci sono motivi di salute pubblica per farlo”

“Springer” lancia una call for paper promossa da Polosa e Farsalinos

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Al via la call for paper della rivista “Springer” che invita i ricercatori di tutto il mondo ad inviare articoli scientifici sui temi riguardanti la sigaretta elettronica, per un numero speciale della rivista Internal and Emergency Medicine, giornale scientifico ufficiale della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI). Riccardo Polosa e Kostantinos Farsalinos sono gli scienziati scelti per promuovere e curare questa nuova importante iniziativa editoriale.

Con un articolo appena pubblicato sulla home page della nota rivista,  Polosa e Farsanilos spiegano l’importanza di continuare a produrre risultati scientifici su questo tema.

“Le sigarette elettroniche e quelle a tabacco riscaldato – spiegano – continuano a guadagnare popolarità tra i consumatori di tutto il mondo ma la comunità scientifica è ancora divisa tra chi ne elenca i potenziali benefici e chi invece ne sottolinea i possibili effetti negativi … Ricerche, analisi e opinioni che esplorano questi fenomeni – hanno aggiunto i due autori – potranno ampliare l’attuale base di conoscenze facendo progredire il dibattito scientifico”.

Per inviare l’articolo da valutare alla rivista basta visitare il sito: www.editorialmanager.com/iaem

 

 

CoEHAR: Primo seminario di comunicazione sulle nuove strategie antifumo

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Si è tenuto Martedì 17 Luglio nell’aula 1 della Torre Biologica il primo seminario di comunicazione strategica antifumo rivolto agli addetti del settore operanti all’interno dell’ateneo e ai docenti del nuovo CoEHAR. Il Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da fumo, afferente al Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, è diretto dal prof. Riccardo Polosa e sarà, infatti, inaugurato a breve con l’obiettivo di studiare gli effetti e i danni prodotti sulla salute dal fumo di tabacco e promuovere le strategie più efficaci per smettere di fumare. L’attività di ricerca verrà realizzata con la collaborazione di studiosi provenienti da tutto il mondo. Il corso di comunicazione è stato tenuto dal prof. Luigi Norsa, docente della Libera Università IULM di Milano.

Massimiliano Allegri a Bruxelles per dire no al fumo

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Approda a Bruxelles la campagna partita dall’Italia per promuovere stili di vita sani tra i giovani e prevenire malattie gravi come i tumori. Si chiama “Allenatore, alleato di salute” ed è il progetto promosso dalla Fondazione “Insieme contro il cancro”, presieduta dal prof. Francesco Cognetti, di cui è ambasciatore l’allenatore della Juventus, Massimiliano Allegri. Il 29% degli adolescenti europei fuma regolarmente, uno su quattro è sedentario, mentre solo il 14% consuma regolarmente le cinque porzioni di frutta e verdura raccomandate dagli esperti.

Soprattutto a loro si rivolge la campagna che, prima al mondo, “intende sensibilizzare e valorizzare il ruolo di una figura molto ascoltata dagli adolescenti: l’allenatore sportivo”, ha sottolineato il presidente del Pe, Antonio Tajani.

“Come allenatori – ha detto l”ambasciatore’ Allegri – abbiamo una grossa responsabilità. Tutti, a partire da quelli che iniziano con i bambini, devono dare un’educazione di vita, oltre che calcistica”.

(ANSA)

Identità sociale e bisogno di se stessi? La psico-sociochimica che ti riporta dalla bionda

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Secondo uno studio condotto nell’Università dell’East Anglia, nel Regno Unito, e pubblicato sul Journal of Substance Use, si torna a fumare per recuperare l’identità sociale persa e si cerca il senso di appartenenza ad un gruppo.

I ricercatori inglesi hanno preso in esame 43 partecipanti che hanno descritto la loro storia relativa all’abitudine al fumo, i precedenti tentativi di smettere e quello attuale, e hanno discusso con loro di eventuali ricadute analizzando un campione di 23 partecipanti che hanno invece fornito le informazioni più dettagliate. “Quello che abbiamo scoperto – ha detto Caitlin Notley, autrice principale della ricerca – è che la ricaduta nel fumo è associata a un’intera gamma di fattori scatenanti emotivi, spesso legata al fatto che le persone vogliono riconquistare un’identità sociale perduta”.

A tal proposito, abbiamo chiesto un parere al nostro team di ricercatori esperti di smoking cessation e di psicologia. Sull’argomento di seguito trovate il commento del prof. Pasquale Caponnetto:

La ricaduta è un fenomeno dinamico multideterminato dove il recupero di un’identità sociale perduta può spingere gli ex fumatori a ricascare nella dipendenza. Ma oltre all’identità sociale viene coinvolta anche l’identità nucleare che riguarda il sè. Il recupero dell’appartenenza gruppale è si importante ma secondaria al bisogno di riconoscere se stessi, e quel se stessi per anni è stato fatto di buonanotte e buongiorno solitari in compagnia di una bionda, la sigaretta, forse l’unica in grado di darti quella tenerezza di cui hai bisogno senza mai presentarti il conto. Il rapporto del fumatore con la sigaretta è veramente profondo e va oltre, va al di là dell’amata nicotina. Quindi quando parliamo di identità quale fattore di ricaduta dobbiamo considerare anche l’identità vera e propria del fumatore oltre a quella sociale. Il fumatore si è sempre accompagnato alla sigaretta e questa è diventata parte della sua identità intra ed interpersonale. Lo studio dei ricercatori UK, sebbene fatto su un campione iniziale di 43 partecipanti con soli 23 che hanno completato la ricerca, rileva un’intera gamma di fattori scatenanti emotivi ed interpersonali associati al processo di assuefazione e disassuefazione dal fumo di sigaretta. E forse l’elemento veramente importante di questo studio è questo, non si parla di nicotina, di biochimica, ma di psico-sociochimica, identità, emozioni, relazioni, di lati umani, insomma del meglio di noi. Quando le persone tentano di smettere di fumare – conclude Caponnetto – ciò che stanno realmente facendo è tentare di seppellire parte della loro vecchia identità e riconfigurarne una nuova. Ma il processo può essere davvero difficile da affrontare“.

Dalle parole dell’articolo emerge anche quello che gli psicologi definiscono mancata elaborazione del lutto – ha aggiunto la dott.ssa Marilena Maglia – nel senso che anche lo smettere di essere fumatore presuppone certamente un viraggio rispetto alla propria identità fin a quel momento delineata ma anche una messa in crisi di ciò che per il fumatore è importante ovvero le azioni quotidiane scandite anche in funzione della pausa sigaretta. Che si abbia davanti un grande manager o una annoiatissima casalinga, il concetto di rielaborazione del lutto e della perdita della sigaretta è molto importante. Tale processo prevede certamente l’impegno da parte dell’ex fumatore e la coadiuvazione dello specialista che nel corso dell’iter avrà la responsabilità di supportare il paziente e assicurare una ottima aderenza al nuovo stile di vita”.

Inghilterra fuoriclasse: fumatori ancora in calo nel 2017

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L’Inghilterra si conferma ancora una volta fuoriclasse nella lotta al fumo. Nel corso di questi ultimi 5 anni, il Regno Unito ha dato dimostrazione di lungimiranza e coerenza facendosi promotore di programmi innovativi di salute pubblica che hanno posto il vapagismo al centro delle politiche antifumo di quel paese.

Grazie a questo, come dimostrato oggi dai dati riportati dal PHE – Public Health England, il tasso di prevalenza di fumatori è sceso a poco meno del 15%.

Dal 2014 ad oggi, inoltre, l’Inghilterra ha creato un esercito di persone più sane formato da 1 milione di fumatori in meno.  E non è finita qui perché il dato più brillante è che la caduta più veloce in percentuale – come si evince anche dal grafico – si è riscontrata tra i giovani adulti. Dal 2011, anno in cui la prevalenza dei giovani fumatori si attestava a più del 25%, si è giunto al 18% del 2017.

Sebbene il numero di fumatori sia nettamente diminuito, inoltre, ciò che desta particolare attenzione è che la prevalenza dello svapo rimane più o meno la stessa. A dimostrazione del fatto che sono stati gli stessi svapatori a smettere completamente di fumare. In Inghilterra, infatti, più della metà dei vapers ha completamente smesso di fumare e quando ha iniziato a svapare lo ha fatto per uscire dal tabagismo. Si tratta di circa 600 mila fumatori che hanno cambiato il loro stile di vita definitivamente. 

Solo l’Inghilterra,  che è l’unico Paese al mondo dove i medici possano promuovere le  sigarette elettroniche per smettere di fumare, poteva riuscire ad ottenere tali risultati – ha detto il prof. Riccardo Polosa – adesso sarà importante verificare l’effetto di questi massicci miglioramenti sulla salute pubblica. E’ molto probabile che la naturale conseguenza sia una riduzione significativa del numeri di accesso in ospedale per malattie fumo correlate. La prospettiva di risparmiare ingenti somme di denaro per l’assistenza sanitaria dovrebbe essere un incentivo in più per una migliore regolamentazione“.