mercoledì, Gennaio 15, 2025
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E-cig, nuovo studio su danni ai polmoni. Polosa: “Ennesima ricerca fatta a casaccio”

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Secondo una ricerca pubblicata sull’American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine, e poi diffusa anche dai media nazionali e internazionali, il “fumo elettronico” attiverebbe una risposta immunitaria che potrebbe portare a infiammazione delle vie respiratorie.

Le preoccupazioni diffuse sulla base di questi risultati non raccolgono, però, l’approvazione del Comitato Scientifico Internazionale per la Ricerca sulla sigaretta elettronica guidato dal prof. Riccardo Polosa dell’Università degli Studi di Catania.

Secondo Polosa, infatti, si tratterebbe: “dell’ennesima ricerca di scarsa qualitá metodologica che tende a enfatizzare rischi con impatto minimo o nullo sulla salute umana e con scarsa considerazione dei potenziali benefici del vapagismo“.

“Questo studio americano – spiega lo scienziato catanese – non tiene conto di diversi importanti fattori di confondimento. Le prove a sostegno della ipotesi di lavoro degli autori statunitensi si sono appalesate a casaccio. Nello specifico – afferma – si tratta di una ricerca mirata alla valutazione di centinaia di marcatori senza alcuna controprova della loro stabilità e riproducibilità, e di valore clinico e prognostico marginale. L’uso di sigarette elettroniche – conclude Polosa – non solo non danneggia l’attività polmonare ma non crea rischi nemmeno nell’utilizzo del lungo periodo”.

 

Stop fumo in Vaticano: la rivoluzione va seguita anche in Italia

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Dal 2018 la Santa Sede smetterà di vendere (con lo sconto) sigarette ai propri dipendenti, religiosi e diplomatici. Questa è la clamorosa notizia delle ultime ore. “Una decisione di portata epocale che potrebbe essere riportata come esempio virtuoso anche in uno Stato laico come l’Italia – ha oggi affermato il prof. Riccardo Polosa della Lega Italiana Anti Fumo – l’Italia deve adeguarsi alla rivoluzione che ormai si sta diffondendo in tutto il mondo“.

Come ha affermato il direttore della sala stampa vaticana Greg Burke, infatti: “la Santa Sede non può contribuire ad un esercizio che danneggia chiaramente la salute delle persone”.  E la decisione del Papa è coerente con tutto il suo pensiero di pontificato e di cambiamento rivoluzionario che parte proprio dall’assicurare uno stile di vita più sano al maggior numero di persone possibile.

“Tantissimi Stati in realtà hanno già avviato iniziative così importanti per la lotta al fumo – ha specificato poi Polosa – a New York ad esempio il prezzo delle bionde è salito quasi a 13 dollari e l’America non è l’unico posto al mondo dove la lotta al fumo si combatte al tabacchino. Aumentare il costo delle bionde anche in Italia darebbe un incentivo importante a smettere a tutti quei fumatori che sono già intenzionati a farlo. E se a queste iniziative economiche – ha continuato il professore – si aggiungessero anche proposte e soluzioni per agevolare l’utilizzo di strumenti alternativi e meno dannosi, come ad esempio le sigarette elettroniche, lo Stato italiano riuscirebbe definitivamente a sconfiggere il fumo salvando la vita a milioni di persone e risparmiando enormemente sui costi per la cura delle malattie fumo correlate”.

Il Comitato scientifico LIAF ricorda Umberto Veronesi

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Ad un anno dalla scomparsa del prof. Umberto Veronesi, il Comitato scientifico internazionale per la ricerca applicata sulla sigaretta elettronica, di cui il professore è stato tra i primi membri, lo ricorda con ammirazione:

I suoi principi saranno sempre la nostra missione. Ci impegneremo costantemente per garantire che ogni giorno la ricerca faccia passi in avanti in questo campo. Distruggere il fumo è il nostro obiettivo. Continueremo a proporre soluzioni alternative per ridurre i danni e lavoreremo per trovare le cure più innovative alle malattie fumo correlate. Noi andiamo avanti con impegno e con la consapevolezza che il suo lavoro ed il suo esempio sono i più grandi doni che Veronesi che ci ha lasciato.

Comitato scientifico LIAF 

Coordinatore – Prof. Riccardo Polosa 

Umberto Tirelli da Vespa per parlare di tumori e soluzioni per prevenirli

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Vuoi arrivare a 90 anni? Controlla la salute tra i 40 e i 60” è questo il titolo della puntata di “Porta a Porta” andata in onda lo scorso 4 Ottobre su Rai1, con ospite eccezionale il prof. Umberto Tirelli, oncologo dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano e membro del Comitato scientifico internazionale per la ricerca sulle sigarette elettroniche.

Un appuntamento speciale per parlare di tumori e stile di vita in grado di prevenire gravi malattie. “In una sola giornata si possono riscontrare 1000 nuovi casi di tumori al giorno in Italia – ha detto Tirelli intervenendo dal noto salotto di Bruno Vespa – che si vanno ad aggiungere ai 3 milioni e mezzo di persone cui è già stato diagnosticato un tumore”.

Numeri altissimi, tra i più alti d’Europa e troppo spesso casi di malattie evitabili, come quelli derivanti dall’abitudine al fumo di sigaretta convenzionale. “Tutti siamo a rischio di malattie cardiovascolari – ha detto Tirelli – ma i rischi aumentano se si fuma, si fa abuso di alcol e se si fa una vita sedentaria. I dati addirittura – ha continuato il professore torinese – dicono che in America negli ultimi 20 anni, il 40% di malati di tumore era o è obeso“.

Uno stile di vita sano incide moltissimo sulla possibilità di prevenire i tumori e smettere di fumare potrebbe salvare la vita a milioni di persone. Ricordiamo, infatti, che è stato proprio a margine del convegno tenutosi a Catania lo scorso Maggio che il prof. Tirelli ha ribadito la sua posizione sull’efficacia di alcuni strumenti alternativi al fumo e utili a ridurre il rischio di malattie fumo-correlate: “La diffusione delle elettroniche – dichiarò Tirelli in quella occasione – come già avvenuto in Inghilterra, potrebbe aiutare a far smettere di fumare milioni di tabagisti in tutto il mondo. E’ ovvio che sarebbe meglio smettere completamente ma la dipendenza dalla nicotina è tale che molti fumatori non riescono a farlo, mentre l’utilizzo delle sigarette elettroniche (che mantengono la gestualità ed il possibile utilizzo di nicotina) rappresenta una risposta efficace nell’ottica della riduzione del danno che un Paese evoluto come l’Inghilterra ha già adottato da tempo”.

RIVEDI LA PUNTATA DI “PORTA A PORTA” – WWW.UMBERTOTIRELLI.IT

 

Venerdì 17 Novembre a Londra torna l’E-cigarette Summit

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Come ogni anno, Venerdì 17 Novembre a Londra torna l’E-cigarette Summit, l’appuntamento ormai consolidato con gli scienziati e gli esperti di tutto il mondo in tema di fumo e sigaretta elettronica.

Non c’è dubbio, infatti, che questi dispositivi siano ancora oggi al centro di una delle questioni di salute pubblica più dibattute di tutto il mondo e proprio per questo gli esperti di controllo del tabacco, di sanità pubblica e della comunità scientifica di tutto il mondo si incontreranno, ancora una volta, in Inghilterra, il Paese che più di tutti in Europa ha combattuto il tabagismo agevolando la diffusione dello svapo con ottimi risultati sia in termini di riduzione del rischio, sia in termini di riduzione del numero di fumatori. 

Alla Royal Society con loro ci sarà anche il prof. Riccardo Polosa, speaker dell’evento e relatore delle sessioni riguardanti l’ambito scientifico: “Sono lieto ed onorato di poter partecipare di nuovo a questo evento che ha dimostrato negli anni di rappresentare un palcoscenico neutrale ed imparziale – ha detto oggi lo scienziato catanese – Londra è il punto di osservazione tramite il quale posizioni ed idee diverse hanno potuto incontrare il giusto accordo, valutando ed analizzando dati reali e arrivando così a proporre le soluzioni più adatte e condivise per la lotta al tabagismo nel mondo“. 

Dall’incontro inaugurale del novembre 2013, l’E-cigarette Summit è stato il vertice più all’avanguardia nel dibattito scientifico ed in quello sanitario internazionale. Sin da allora, il Regno Unito si è dimostrato come un sostenitore attivo nella riduzione del danno provocato dal fumo di tabacco, attuando misure rigorose e proponendo un dialogo sempre costante e aggiornato con le autorità governative.

I temi al centro del dibattito dell’edizione 2017 risponderanno a queste domande:

  • Quanto è valutata la riduzione del danno ed i diversi approcci politici e regolatori?
  • A che punto siamo su sicurezza e la ricerca?
  • Esiste un impatto per l’utilizzo della nicotina e la dipendenza degli svapatori? 
  • Che utilizzo fanno i dual-user? 
  • Heat not Burn e E-cig: differenze e similitudini?
  • Pubblicità e restrizioni?
  • Strumento medicale: è una valida soluzione?
  • Cosa dicono le evidenze scientifiche in merito alla cessazione da fumo?
  • Quali sono i rischi per la salute rispetto allo svapo passivo?
  • Se le sigarette elettroniche sono così buone, perché non tutti i fumatori utilizzano?

USA: sostituire l’e-cig alle sigarette convenzionali farebbe quasi 7 milioni di morti in meno

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Morti potenziali evitate negli USA sostituendo le sigarette convenzionali con quelle elettroniche” – è questo il titolo dell’ultimo studio appena pubblicato su BMI Journal e firmato da David T. Levy, professore della Georgetown University Medical Center di Washington, insieme ad altri sette autori del panorama scientifico internazionale.

Negli Stati Uniti – spiegano gli autori – è stato possibile ridurre il fumo di sigaretta convenzionale grazie all’utilizzo di e-cig e questo nonostante il fatto che l’impatto dello strumento sia stato abbastanza lento. Chissà, dunque – si chiedono gli stessi – quanti morti si potrebbero evitare con un impatto diverso sulla popolazione di fumatori?  

Ecco la risposta: rispetto allo Status Quo (una situazione ideale e più ottimistica calcolata al 2100 con una popolazione di fumatori da 15 a 99 anni e in cui i decessi attribuibili al fumo sono calcolati per età, sesso e anno e poi moltiplicati per il numero di fumatori) la sostituzione della sigaretta convenzionale con quella elettronica per un periodo di 10 anni produrrebbe 6,6 milioni di morti in meno.

Le proiezioni vengono applicate nel 2100 per includere gli effetti potenziali sulla salute di quelli di età più giovane. Infatti, se il quadro fosse pessimista e quindi diverso dallo Status Quo ci sarebbero comunque 1,6 milioni di morti in meno.

E non solo, oltre alle riduzioni della mortalità, il passaggio definitivo alla svapo porterebbe benefici per la salute pubblica riconducibili a ridotta disabilità, incidenza di malattie correlate al fumo ed esposizione al fumo passivo. Una riduzione che gioverebbe anche in termini di costi per il sistema pubblico perché ridurrebbe le spese per la cura di malattie polmonari e cardiache e per la cura del cancro.

L’elemento più importante dell’analisi di Levy rimane comunque che una strategia di sostituzione della sigaretta convenzionale con quella elettronica potrebbe produrre guadagni sostanziali e raddoppiare lo sforzo per mettere a punto quanto richiesto dalla Convenzione quadro dell’OMS per il controllo del tabacco. Si tratterebbe di uno scenario di “the end” per le sigarette che non sembra poi nemmeno così tanto lontano.

La sanità inglese lancia la prima campagna antifumo che promuove le sigarette elettroniche

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In Inghilterra per la prima volta al mondo è stata lanciata una campagna pubblicitaria che invita i fumatori a smettere di fumare utilizzando la sigaretta elettronica. 

Si tratta della nuova pubblicità governativa del sistema “Stoptober“, il programma del Public Health England che consente ai fumatori di trovare supporto e suggerimenti utili per smettere definitivamente di fumare.

La pubblicità, già on line da qualche giorno, dal mese di Ottobre sarà anche trasmessa in televisione.

Una rivoluzione in termini comunicativi che non poteva non partire proprio dall’Inghilterra, il Paese che – come ricordiamo – per la prima volta ha consentito ai medici di base di prescrivere la sigaretta elettronica come strumento per smettere di fumare.

Quasi 3 milioni di persone utilizzano oggi l’e-cig nel Regno Unito e più della metà ha abbandonato definitivamente il fumo di sigaretta convenzionale. Mentre il tasso di fumatori continua a scendere inesorabilmente, aumenta il numero di svapatori. Le cifre più recenti hanno dimostrato che dal 21% di fumatori del 2007 siamo passati al 15% nel 2017.

Una persona su 20 utilizza le e-cig … e spesso si tratta di un ex fumatore.

 

Polosa smentisce il Surgeon General: “Non c’è epidemia di e-cig tra i giovani americani”

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Il prof. Polosa insieme ad alcuni autorevoli colleghi smentisce il Ministero della Salute statunitense: “non c’è alcuna epidemia di utilizzo delle sigarette elettroniche tra i giovani”.

Con una revisione pubblicata ieri nell’Harm Reduction Journal, Polosa spiega che il report pubblicato dal Surgeon General nel 2016 (il portavoce delle questioni di salute pubblica nel sistema governativo USA) sull’uso delle sigarette elettroniche tra i giovani si è basato più sulla finzione che sui fatti.

Lo studio, redatto dal Prof. Riccardo Polosa, dal Dr. Christopher Russell, dal Dr. Joel Nitzkin e dal Dr. Konstantinos Farsalinos, ha rilevato che i dati utilizzati nel report del Surgeon General sono stati presentati e intertpretati in maniera così fuorviante da sollevare preoccupazioni esagerate circa i rischi per la salute delle e-sigarette e un’apparente epidemia di uso di sigarette elettroniche da parte dei giovani americani, tanto indurre la gente a concludere che la commercializzazione e l’uso delle e-cig sia una crisi sanitaria pubblica.

Gli autori sottolineano che i Report del portavoce della salute pubblica americano sono considerati autorevoli, al pari di quelle del Royal College of Physicians nel Regno Unito. Eppure in questo caso l’interpretazione della scienza è talmente erronea da mettere in discussione l’integrità scientifica dello stesso report. Lungi dall’essere una crisi sanitaria , gli autori dello studio hanno rilevato che i dati contenuti in realtà dicono il contrario, e cioè che:

  • Anni di ricerche e sondaggi rappresentativi a livello nazionale indicano che l’uso della sigaretta elettronica tra i giovani statunitensi è poco frequente o sperimentale e trascurabile tra i giovani non fumatori.
  • I crolli più alti nei tassi di fumo negli Stati Uniti si sono verificati quando le e-cig sono diventate sempre più disponibili.
  • La gran maggioranza della pur piccola percentuale di giovani americani che ha dichiarato di usare regolarmente una e-cig, consuma effettivamente liquidi privi di nicotina.

Secondo lo studio, peraltro, la maggior parte delle prove presentate nel Report a proposito del danno da nicotina non è applicabile all’uso della sigaretta elettronica perché si basa quasi esclusivamente sull’esposizione alla nicotina da fumo di sigaretta e non da aerosol di sigaretta elettronica. Inoltre, la letteratura citata descrive gli effetti negli adulti e nei modelli animali che hanno poca rilevanza rispetto all’uso nel mondo reale da parte dei giovani.

Il prof. Riccardo Polosa – Coordinatore del Comitato Scientifico Internazionale LIAF per la ricerca sulla sigaretta elettronica, e primo autore dello studio – ha dichiarato: “Ci è voluto molto coraggio per criticare il Surgeon General degli Stati Uniti, ma il Report è così fuorviante che ha richiesto un’analisi critica. Il Report non riconosce che questi prodotti rappresentano un’alternativa molto meno dannosa alle sigarette convenzionali e che i dati ad oggi non mostrano alcuna minaccia reale per i giovani. Speriamo che i prossimi Report del Surgeon General siano più accurati”.

Comunicato stampa in inglese

Sigaretta elettronica – Polosa su Rai 1: “Le ricerche condotte sui topi, mancando di seri standard di riferimento risultano inconclusive”

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Aumenta ogni giorno di più il numero di svapatori in Italia. E mentre i dati testimoniano un incremento esponenziale del numero di utilizzatori di sigaretta elettronica che scelgono di passare ad un prodotto meno dannoso rispetto alla sigaretta convenzionale, si riaccende il dibattito scientifico sull’efficacia dello strumento e sui relativi rischi nel lungo periodo.

Questa mattina, infatti, in diretta su Rai 1 ospiti di Tiberio Timperi nell’ambito della trasmissione televisiva Uno Mattina Estate sono intervenuti sul tema il prof. Riccardo Polosa, coordinatore del Comitato Scientifico internazionale per la ricerca sulla sigaretta elettronica e docente del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Catania e Moreno Paolini, docente del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna.

Rivedi la puntata (Min, 01:13:00) 

Al centro del dibattito i risultati di due importanti studi appena conclusi dai due gruppi di ricerca, che – tuttavia – giungono a conclusioni opposte. Quello condotto da Polosa ha valutato un campione di utilizzatori (da almeno 4 anni) che non avevano mai fumato tabacco in vita loro e ha dimostrato l’assenza di danni polmonari, tramite diverse metodiche (spirometria, test dell’ossido nitrico esalato, TAC del torace), anche nel lungo periodo. Lo studio condotto dal gruppo di ricerca di Paolini, al contrario, ha dimostrato come l’esposizione prolungata ai vapori delle sigarette elettroniche possa creare danni al DNA delle cellule del sangue e contribuire così al rischio di patologie tumorali.

Se si espongono topini a quantità industriali di vapori da e-cigarette e per tempi ingiustificatamente prolungati, non deve sorprendere il riscontro di un DNA compromesso – ha commentato a tal proposito Riccardo Polosa – le modalità di generazione degli aerosol da e-cigarettes, così come i tempi di esposizione in questo esperimento, sono distanti anni luce dalle normali condizioni d’uso e quindi assolutamente poco rappresentative del reale rischio cancerogene di questi prodotti per l’uomo. La scarsa conoscenza delle caratteristiche di esposizione in normali condizioni d’uso è il vero problema con cui adesso la scienza deve confrontarsi – ha continuato il docente catanese – non possiamo più accettare la diffusione indiscriminata di risultati basati su modelli sperimentali che non rispondono ai più elementari criteri di standardizzazione di questi prodotti. Servono delle raccomandazioni precise sul come condurre una ricerca sperimentale qualificata sulle sigarette elettroniche”.

Rivedi la puntata (Min, 01:13:00) 

Di particolare interesse anche l’intervento in studio del prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione “Insieme contro il cancro“, che – commentando i risultati della ricerca catanese – ha sottolineato l’importanza del ruolo di questi prodotti in termini di benefici per la salute sia individuale che pubblica, citando non solo la capacità delle e-cigarette di ridurre i danni respiratori in pazienti affetti da malattie fumo-correlate, ma anche e soprattutto riferendosi al loro ruolo in termini di prevenzione dei tumori polmonari.

FDA – Meno nicotina nelle sigarette e più respiro per il settore delle e-cig

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Anche l’FDA cambia approccio nei confronti della nicotina e della regolamentazione delle e-cig. A dirlo è stato pochi giorni fa Scott Gottlieb, commissario della Food and Drug Administration (l’Autorità statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici), che in netto anticipo rispetto ai tempi previsti, ha dichiarato ufficialmente che l’America regolerà i prodotti contenenti tabacco in base al loro rilascio di nicotina, dal meno al più dannoso.

Due le linee di cambiamento intraprese, una che riguarda il contenuto di nicotina nelle sigarette ed una che si basa proprio sulla regolamentazione dell’intero settore compreso quello delle elettroniche.

Nello specifico, per proteggere meglio i bambini e per ridurre significativamente le malattie fumo correlate, l’FDA propone di ridurre la nicotina presente nelle sigarette e considerata la causa principale della dipendenza (nicotine is addictive). 

Inoltre, l’Ente americano propone di sostenere i prodotti che mirano alla riduzione del danno fumo correlato (quali appunto anche le e-cig) e di spostare il termine ultimo per la presentazione dei dossier scientifici per la commercializzazione dei prodotti a basso rischio (Deeming Rule) dal 2016 al 2020 o addirittura 2022. Per le sigarette elettroniche, l’FDA propone una politica di conformità che ritarda l’applicazione dei requisiti di autorizzazione per i prodotti ritenuti già sul mercato al momento dell’entrata in vigore della legge e salva migliaia di aziende.

I fattori principali da prendere in considerazione in questo processo di trasformazione sono due, ha spiegato il commissario della FDA: uno riguarda proprio il numero di morti attribuibili al fumo di sigaretta convenzionale causato proprio dall’esposizione continuata alle sostanze chimiche rilasciate nella combustione, l’altro, invece, riguarda l’accesso al tabagismo che nella maggior parte delle volte avviene da bambini perché quasi il 90% dei fumatori ha iniziato a fumare prima dei 18 anni.

“La chiave – secondo Gottlieb – sta nel prendere un approccio nuovo e più completo rispetto alla regolazione della nicotina”. Questo perché la nicotina vive al centro del problema e rappresenta la soluzione alla questione della dipendenza. “Ma la nicotina nelle sigarette – precisa l’FDA – non è direttamente responsabile di cancro, malattie polmonari e malattie cardiache … sono gli altri composti chimici nel tabacco, e nel fumo creato dalla regolazione del tabacco in fiamme che direttamente e principalmente causano la malattia e la morte, non la nicotina”.